• Non ci sono risultati.

1.1 Biografia di Emma Dante p. 12

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "1.1 Biografia di Emma Dante p. 12 "

Copied!
114
0
0

Testo completo

(1)

1

Indice

Premessa p. 5

Introduzione p. 6

1. La compagnia Sud Costa Occidentale: genesi e sviluppo

1.1 Biografia di Emma Dante p. 12

1.2 Il condominio di Emma Dante: una scelta di vita

La prima fase: il nucleo p. 14

La seconda fase: verso l’ampliamento p. 21

La terza fase: l’ampliamento p. 23

1.3 Il fenomeno della “donna di libro” p. 29

2. Emma Dante, Medea e Carmen: l’inizio di un percorso variegato

p. 34

2.1 Le due Medee p. 35

2.2 Dalla Scala all’Opéra Comique: Carmen e La muta di Portici p. 44

3. Analisi di Cani di bancata

L’idea e lo sviluppo p. 53

L’intreccio p. 56

(2)

2

3.1 Cani di bancata: «Le cose che non si sanno non sono»

Prologo p. 59

Rito di affiliazione p. 62

Il rito del pane e del vino p. 66

La rivelazione p. 73

3.2 Considerazioni dopo la visione p. 75

Il messaggio dello spettacolo p. 78

La tessitura drammaturgica p. 81

4. Analisi di Le pulle

«Se non avessi fatto la regista avrei fatto la dj» p. 84

Introduzione allo spettacolo p. 86

L’intreccio p. 87

4.1 Lo spettacolo

Mab affida le pulle alle fate p. 88

Rosi p. 91

Il rito del trucco: prima parte p. 93

Sara p. 94

Il rito del trucco: seconda parte p. 95

La sfilata p. 96

Moira p. 97

La svestizione p. 98

Ata p. 100

Verso il matrimonio di Stellina p. 102

4.2 Considerazioni dopo la visione

I codici della scena p. 106

La tessitura drammaturgica p. 108

La tematica della famiglia: prima e dopo Le pulle p. 110

(3)

3

Apparato iconografico p. 115

Teatrografia p. 148

Bibliografia p. 158

(4)

4

A mio babbo

(5)

5

Premessa

Desidero innanzitutto ringraziare la Professoressa Anna Barsotti per i preziosi insegnamenti durante i due anni di laurea magistrale e per avermi seguito costantemente nella stesura della tesi. Grazie anche a Sabino Civilleri e Manuela Lo Sicco per l’esperienza laboratoriale di Cascina nella scorsa estate, che mi ha dato modo di conoscere da vicino il particolare metodo di lavoro sul corpo dell’attore.

Un ringraziamento speciale a Andrea per il sostegno morale e per l’essere rimasto sempre al mio fianco. Le amiche di una vita e Annamaria, con cui ho condiviso i caffè più dolci al

“Caffè dei Cavalieri”.

Infine, ringrazio coloro che mi sono stati vicini durante questo periodo di lavoro, in

particolare mia madre per la pazienza e l’infinita forza d’animo e mia sorella per l’aver

sempre creduto in me.

(6)

6

Introduzione

La seguente tesi magistrale ha per oggetto lo studio del percorso teatrale della compagnia palermitana Sud Costa Occidentale dal 2006 al 2009, periodo nel quale il gruppo, fondato da Emma Dante nel 1999, subisce un ampliamento e, in parte, un ricambio generazionale.

Il teatro della Dante ormai si è imposto nel panorama teatrale italiano

1

ed europeo con la sua innovativa fisionomia, parallelamente ad altri attori-autori della scena siciliana, come Franco Scaldati, Spiro Scimone, Vincenzo Pirrotta e Davide Enia, solo per citarne alcuni.

Ciò che accomuna questi nomi è il rapporto viscerale con la terra d’origine, assunto come carattere identitario della loro arte.

La produzione dei Sud Costa Occidentale si alimenta della storia, delle tradizioni, delle usanze e dei miti dell’isola sicula e i temi ispiratori dei drammi, seppur radicati nella realtà palermitana, finiscono per diventare condizione universale: l’immagine ambigua della donna, contemporaneamente vittima-sposa in un mondo maschile predominante e Madre potente, generatrice e allo stesso tempo distruttrice; la tematica dell’identità di genere, come questione scomoda da nascondere se contraria alla norma; la strumentalizzazione e l’oppressione che una certa religione esercita sulla società, producendo tabù coercitivi; la sfera della memoria quale possibile rifugio dal presente o comunque dimensione predisposta a riaffiorare per mescolarsi alla quotidianità; il dialetto siciliano, che per la sua ricchezza fonetica diventa lingua teatrale da modellare e impastare con altri idiomi e lingue straniere.

Gli spettacoli sono creati attraverso laboratori corporei, mediante un processo di scomposizione e ricomposizione dell’oggetto d’indagine, per cui gli interpreti giungono ad una resa attorica non naturalistica, ma allusiva e credibile.

La drammaturgia viene, prima, scritta sul corpo dell’attore e, solo in un secondo momento, è fissata e rielaborata sulla carta, generando in alcuni casi veri e propri testi “letterari”. La

1 Nel momento in cui nasce la compagnia, altre realtà vanno a costituire il teatro giovane e quello cosiddetto di ricerca. La fine degli anni Novanta e il principio del nuovo millennio vede l’esordio di nuove generazioni:

la Sociétas Raffaello Sanzio; il fenomeno detto della “Romagna Felix”, con le compagnie emiliane Motus, Fanny & Alexander, Teatrino Clandestino; la consacrazione del teatro di narrazione avviata con Baliani, Paolini, Curino e Celestini; la spinta verso un teatro politico con Il teatro delle Albe, Ninni Bruschetta, i tentativi linguistici con lo Shakespeare “napoletanizzato” da Carlo Cecchi e l’esordio drammaturgico di Sarah Kane nella scena italiana. Cfr. A. Porcheddu, La tribù tragica di Emma Dante, in A. Porcheddu (a cura di), Palermo dentro. Il teatro di Emma Dante, Civitella in Val di Chiana, Zona, 2006, pp. 94-95.

(7)

7

modalità di lavoro collettivo nei training si protrae anche nella fase di stesura dei copioni, per cui gli attori collaborano con la regista in veste di co-autori.

Quello della Dante è un teatro che, seppure si ascrive al filone “di ricerca”, si distanzia dai fenomeni cosiddetti del “teatro 90” e del “teatro 2000”, ossia da quelle realtà che per rivendicare l’originalità dei propri linguaggi negano ogni paternità ai maestri del passato

2

. Lei stessa dichiara di sentire la necessità di confrontarsi «con la nostra tradizione teatrale»,

«di studiarla e di studiarne soprattutto gli aspetti teorici»

3

.

Nel primo capitolo “La compagnia Sud Costa Occidentale: genesi e sviluppo” è tracciato il percorso artistico e il metodo di lavoro del gruppo, mettendo in evidenza nel primo paragrafo (Biografia di Emma Dante) la vita della regista-autrice e in quello successivo (Il condominio di Emma Dante: una scelta di vita) le varie fasi attraversate dalla compagnia nel corso degli anni.

Le esperienze biografiche della Dante hanno condizionato la sua poetica e, in particolare, gli eventi che l’hanno profondamente segnata sono stati trasportati simbolicamente nella dimensione artistica: ad esempio l’adozione di finali luttuosi per molti spettacoli è da associare alle perdite subite dalla Dante in età giovanile, prima del fratello minore e poi della madre.

È durante la sofferenza, provata per la dipartita dei due cari, che la strada dell’attrice- autrice s’incrocia con quella di Manuela Lo Sicco, Sabino Civilleri, Italia Carroccio e Gaetano Bruno, unendoli in una compagnia-famiglia, destinata poi ad evolvere nel tempo.

La produzione dei Sud Costa Occidentale comincia in una situazione di disagio e nomadismo: le possibilità economiche sono limitate e gli spettacoli, prima di essere portati nelle piazze, nelle case private e nei pub, sono provati in spazi poco “salubri” e pericolanti.

Un esordio che li vede adottare, per necessità più che per vocazione, scenografie

2 A. Barsotti, La lingua teatrale di Emma Dante. mPalermu, Carnezzeria, Vita mia, Pisa, Edizioni ETS, 2009, p. 221. “I gruppi 90 e 2000”, oltre a rompere con il teatro di regia, sperimentano altri linguaggi e approcci alla scena (videoinstallazioni, happening), enfatizzando particolarmente il processo comunicativo con lo spettatore; non passano per le accademie e lavorano attraverso laboratori e seminari, molto spesso autofinanziandosi, senza disporre di un proprio spazio in cui operare. Questi “microcosmi indipendenti” si dichiarano estranei all’avanguardia storica e denunciano un azzeramento. Le loro rappresentazioni trovano spazio in luoghi improvvisati oppure nei festival dedicati alla ricerca, con un pubblico in parte limitato, quasi elitario. Cfr. P. Ruffini, C. Ventrucci, I gruppi 90, in Il Patalogo 19. Annuario 1996 del teatro, Milano, Ubulibri, 1996, e A. Calbi (a cura di), Teatri 90. La scena ardita dei nuovi gruppi, Catalogo del Festival Teatri 90, Milano, Teatri 90, 1997-1998-1999. Cfr. inoltre O. P. di Pino, Il nuovo teatro italiano. 1975-1988.

La ricerca dei gruppi: materiali e documenti, Firenze, La Casa Usher, 1988, e S. Chinzari, P. Ruffini, Nuova scena italiana. Il teatro dell’ultima generazione, Roma, Castelvecchi, 2000.

3 P. Randazzo, Intervista a Emma Dante, in «Drammaturgie», sezione di www.dramma.it, 2000, consultato il 21/03/2013.

(8)

8

polifunzionali e scarne, accanto a costumi ed oggetti scenici essenziali divenuti a lungo andare una marca autorale.

Dalla fase iniziale, in cui Emma Dante è contemporaneamente attrice e regista, si passa a quella in cui la leader comincia a dedicarsi alla formazione degli attori, a partire dalla

“trilogia della famiglia siciliana”: mPalermu (2001), Carnezzeria (2002) e Vita mia (2004).

Dopo i primi spettacoli, la Dante allarga i propri orizzonti poetici e il nucleo familiare, con le sue relazioni infide e ambigue, si mescola ai temi dell’omosessualità, della mafia, della pedofilia, della prostituzione e della malattia. La capacità della regista-autrice sta nel riuscire ad adoperare in maniera paradossale gli “strumenti” che Palermo le offre, riscuotendo grandi successi all’estero. La reazione di fascino suscitata nel pubblico, straniero e non, sta a dimostrare come il dialetto “palermitano”, rielaborato dalla compagnia, non rappresenti un ostacolo per l’interpretazione, ma concorra, assieme agli altri codici della scena alla riuscita degli allestimenti. In questo periodo (2002-2005) nascono le prime collaborazioni con gli enti teatrali nazionali (il Crt di Milano) e internazionali, soprattutto nel panorama francese e belga, alcune delle quali si rinnoveranno anche per le produzioni successive.

In seguito alla notorietà raggiunta in Italia e all’estero con la tournée della “trilogia della famiglia siciliana”, i laboratori propedeutici agli spettacoli, dapprima rivolti esclusivamente ai membri della compagnia, vengono aperti al pubblico, così da permettere confronti con personalità che, se in alcune circostanze si dimostrano occasionali, in altre avviano rapporti stabili col gruppo.

L’aumento numerico degli interpreti ha poi concesso una moltiplicazione quantitativa della produzione scenica, permettendo alla regista-autrice di dedicarsi contemporaneamente a più progetti. Inoltre, i campi artistici da cui provengono i componenti del gruppo hanno dato modo ad alcuni di affiancare la Dante nelle regie, nelle coreografie e nelle scenografie.

Il terzo paragrafo (Il fenomeno della donna di libro) è una premessa esplicativa riguardo al rapporto tra gli spettacoli e le trasposizioni drammaturgiche, tenendo conto delle considerazioni proposte da Anna Barsotti nel libro La lingua teatrale di Emma Dante.

mPalemu, Carnezzeria, Vita mia. Dopo la pubblicazione in rivista dei testi di mPalermu e Carnezzeria (2003), a distanza di quattro anni, l’autrice matura il desiderio di ripubblicarli in libro (Carnezzeria. Trilogia della famiglia siciliana)

4

, anche nella prospettiva di vederli

4 E. Dante, Carnezzeria. Trilogia della famiglia siciliana, prefazione di A. Camilleri, Roma, Fazi, 2007.

(9)

9

rappresentati da attori diversi. Desiderio poi divenuto urgenza con la pubblicazione di un altro progetto, La Trilogia degli occhiali, libro

5

dato alle stampe in concomitanza al debutto dei tre spettacoli. Le analisi della Barsotti sui diversi elaborati editi e inediti hanno fatto emergere il carattere “mobile” della scrittura dell’autrice, sensibile alle variazioni, ma anche ai “tradimenti” se comparata alle versioni performative; in particolare per il formato

“libro”, la studiosa ha riflettuto su quegli elementi che lo orientano di più verso il genere letterario, quali le citazioni, le didascalie poetiche e il glossario, contenuti in entrambi i volumi del 2007 e 2011.

Il secondo capitolo “Emma, Medea e Carmen: l’inizio di un percorso variegato” esamina gli spettacoli su commissione Medea e Carmen.

Nel primo paragrafo Le due Medee è ripercorsa l’esperienza, che vede la regista-autrice nel 2004 accettare il riadattamento del testo euripideo per il Mercadante di Napoli, in parte variando il proprio metodo di lavoro; esperienza che potrà dirsi conclusa solo otto anni più tardi, con un nuovo allestimento all’Olimpico di Vicenza, firmato interamente Sud Costa Occidentale. Il paragrafo successivo Dalla Scala all’Opéra Comique: Carmen e La muta di Portici è rivolto al confronto della Dante con il genere lirico: la Carmen inaugura la stagione 2009-2010 del Teatro alla Scala di Milano, mentre La muta di Portici è portata in scena nel 2012 all’Opéra Comique di Parigi.

La scelta di allestire un’opera per musica è da interpretare come conseguenza di una pratica abituale dalla compagnia: durante i laboratori, gli attori utilizzano il tessuto sonoro come strumento per dare il giusto ritmo alle azioni, ai personaggi, per lavorare in gruppo all’ascolto di sé e dell’altro. L’elemento musicale, da sempre presente negli spettacoli dantiani, è riproposto dal vivo nella Medea al Teatro Mercadante di Napoli e in quella vicentina del 2012; la musica fa parte dei codici dello spettacolo, sia come accompagnamento sia come interazione drammatica, ma è anche connessa a due esperienze biografiche della Dante durante la formazione attorica, ovvero allo spettacolo- evento Canto per Torino

6

per cui lei studiò canto

7

e al «laboratorio come cantante»

8

del Parsifal di Cesare Ronconi.

5 E. Dante, La Trilogia degli occhiali, Milano, Rizzoli, 2011.

6 Canto per Torino, regia: Gabriele Vacis; progetto: Gabriele Vacis, Gian Luca Favetto, Laura Curino, Lucio Diana, Michele di Mauro, Richi Ferrero, Valeriano Gialli, Beppe Rosso, Antonia Spaliviero, Roberto Tarasco. Interpreti: Eugenio Allegri, Anna Coppola, Oliviero Corbetta, Laura Curino, Michele Di Mauro, Richi Ferrero, Lucilla Giagnoni,Valeriano Gialli, Beppe Rosso, Domenico Castaldo, Cristina Cavalli, Emma Dante, Olivia Manescalchi, Elisabetta Pogliani, Paola Rota, Elena Russo, Simona Barbero, Lara Ruschetti, Lucia Chiarla, Milutin Dapcevic, Diana Hobel, Evelyn Lukacic, Antonio Pizzicato, Beppe Scutellà, Serena Sinigaglia, Sandra Zoccolan. Allestimento: Assemblea Teatro, Il Gruppo della Rocca, Laboratorio Teatro

(10)

10

Tra la “prima” Medea e Carmen intercorrono cinque anni e in entrambi i lavori si nota, oltre ad un trattamento differente della scena, la comparsa di componenti nuovi nella compagnia, rispetto al nucleo storico. Gli spettacoli precedenti a Medea sono intimi e contenuti nel numero di attori, mentre quelli successivi mostrano un impianto coreografico più ampio e un dilatamento spaziale della scenografia.

Questo fenomeno diventa argomento del terzo (“Analisi di Cani di bancata”) e del quarto capitolo (“Analisi di Le pulle”)

9

, per cui le due opere vengono anche messe a confronto con i testi editi. Le produzioni datate reciprocamente 2006 e 2009 si adattano alle considerazioni fin qui fatte, riguardo all’evoluzione della compagnia e dei suoi lavori e, se mostrano legami con le opere che le precedono, diventano occasione per crearne di nuove.

In particolare, in Cani di bancata e Le pulle è evidente uno sviluppo tecnico, attraverso l’uso e la creazione di grandi intelaiature scenografiche adattabili e trasformabili nel corso della rappresentazione.

Entrambi i capitoli sono strutturati fornendo, prima, un’introduzione allo spettacolo, poi l’analisi della rappresentazione e, infine, le relative considerazioni riguardo al messaggio e alla drammaturgia.

Gli anni che separano i due allestimenti sono segnati da un’attività inarrestabile, nonostante Palermo si dimostri madre ostica nei confronti della compagnia, negando ad essa qualsiasi appoggio, persino una “residenza”. La modalità lavorativa da cui prendono corpo i drammi matura nella Dante l’urgenza di trovare uno spazio per garantire continuità alla ricerca avviata.

Dalla fine del 2008 la Vicaria – spazio autogestito e autofinanziato – è diventata la dimora dei Sud Costa Occidentale, che ne hanno fatto “un’officina” culturale attiva, luogo d’incontro con i palermitani, palestra in cui formare attori, banco di prova per i nuovi studi e, recentemente, laboratorio creativo per i bambini.

A questo punto del percorso artistico, alcuni attori del nucleo storico hanno intrapreso un cammino diverso, come Gaetano Bruno, che dopo Il festino (2007) ha lasciato la compagnia o come la coppia Manuela Lo Sicco e Sabino Civilleri fondatori nel 2009 dell’associazione culturale Uddu, che ha scelto di intraprendere un’esperienza analoga a

Settimo con il contributo della Città di Torino Assessorato per le risorse Culturali e la Comunicazione.

Rappresentato a Torino alla Mole Antonelliana nel giugno 1995.

7 Cfr. E. Dante, La strada scomoda del teatro, in A. Porcheddu (a cura di), Palermo dentro. Il teatro di Emma Dante, cit., p. 38.

8 Ibidem.

9 In Le pulle segnalo il ritorno della componente musicale, tanto che il dramma è indicato dalla stessa autrice come “operetta amorale”.

(11)

11

quella della Dante ma in modo autonomo. Un caso opposto è quello di Italia Carroccio, la quale subito dopo la fondazione, si era allontanata dal gruppo per dedicarsi alla maternità e si è riavvicinata in un secondo momento.

Alla fine del terzo capitolo, nel paragrafo La tessitura drammaturgica, sono esposte alcune riflessioni in merito all’evoluzione della Dante: le considerazioni fanno riferimento al passaggio “da donna di scena a donna di libro”, fenomeno già precedentemente accennato, sulla base anche della definizione di Nando Taviani

10

.

Nell’omonimo paragrafo del quarto capitolo, il teatro dantiano è valutato tenendo presente le ipotesi avanzate da Hans-Ties Lehmann, allievo di Peter Szondi, circa il teatro post- drammatico, quale ulteriore sviluppo della crisi iniziata con l’epicizzazione del dramma moderno.

La conclusione dell’elaborato è dedicata alla tematica della famiglia, le cui dinamiche relazionali sono state e continuano ad essere campo d’indagine della compagnia Sud Costa Occidentale, come mostrano anche i “nuclei” protagonisti di Cani di bancata (il clan della mafia) e di Le pulle (il ghetto dei travestiti).

10 F. Taviani, Uomini di scena uomini di libro. Introduzione alla letteratura teatrale italiana del Novecento, Bologna, Il Mulino, 1995.

(12)

12

1. La Compagnia Sud Costa Occidentale: genesi e sviluppo

1.1 Biografia di Emma Dante

Emma Dante nasce a Palermo nel 1967, all’età di sei anni si traferisce a Caltanissetta, dove trova lavoro il padre. Terminato il liceo classico torna nella sua città natale e nel 1986 s’iscrive alla scuola Teatés di Michele Perriera

11

, teorico e letterato che segnerà il suo percorso artistico, avvicinandola a quell’ambiente che aveva deciso di frequentare, ma che poco conosceva

12

. Dopo un anno, abbandona gli studi a Palermo e, spinta dalla madre, decide di «fare sul serio»

13

spostandosi a Roma, entrando all’Accademia Nazionale D’Arte Drammatica Silvio D’Amico. Qui conosce Arturo Cirillo, la spalla comica

14

dell’esame d’ammissione, per cui tutt’oggi nutre una certa ammirazione, Elena Stancanelli, la coinquilina del periodo romano, conosciuta prima come attrice, e poi come scrittrice; ma anche Davide Iodice, Lorenza Indovina, Ilaria Borelli, Roberto Romei, Sabrina Scuccimarra

15

.

L’esperienza dell’Accademia si rivela decisiva per la formazione della Dante, tanto da preferire, una volta teatrante

16

, gli attori usciti dalla Silvio D’Amico per gli spettacoli, reputati, a suo avviso, preparati e convincenti

17

.

I corsi frequentati sono tenuti da docenti di diverse generazioni, che accrescono il bagaglio culturale della Dante, offrendole tante possibilità, senza una connotazione precisa: Mario Ferrero, Lorenzo Salveti, Andrea Camilleri, Enzo Siciliano (storia del teatro), Elena Povoledo (storia dello spettacolo), Paolo Terni (musica), Stefano Valentini (danza), Adriana Martino (canto), Ninni Giromella (dizione)

18

.

11 Il 26 settembre 2012 gli è stato dedicato uno spazio all’interno dei Cantieri Culturali della Zisa.

12 Cfr. E. Dante, La strada scomoda del teatro, cit., p. 28.

13 Come racconta la Dante: «Mia madre, che era più intelligente di me, un giorno mi disse: “tu vuoi fare il teatro e allora lo devi fare seriamente”. Mi portò il bando di concorso e mi disse: “tu di qua te ne devi andare”». Ivi, p. 29.

14 Ivi, p. 30.

15 Cfr. A. Barsotti, La lingua teatrale di Emma Dante. mPalermu, Carnezzeria, Vita mia, cit., p. 219.

16 La Dante non trova nella figura del regista quella ricchezza che invece riguarda il suo mestiere: «Essere teatranti significa occuparsi della scenografia, dei costumi, prendersi cura degli attori, occuparsi di cosa dicono e di come lo dicono, del testo da scrivere, della Siae, dei contratti...». E. Dante, La strada scomoda del teatro, cit., p. 73.

17 Ivi, p. 32.

18 Ibidem.

(13)

13

Per lei, quegli anni comprendono tanta lettura e tanto teatro: l’incontro con l’Odin Teatret (Memoria) e, soprattutto, con Kantor (La macchina dell’amore e della morte), la cui poetica si avverte nelle produzioni della compagnia Sud Costa Occidentale, strutturate per oscillare tra la vita e la morte, accanto alle problematicità dell’universo siciliano preso a modello.

Uscita dall’Accademia, la giovane attrice partecipa alla Turandot di Brecht, rappresentata a Torino per la regia di Guicciardini, entrando in contatto col Gruppo della Rocca, a cui si unisce dal 1993 al 1995.

In questi anni, che la Dante considera di «gavetta»

19

, realizza il desiderio di lavorare con Gabriele Vacis

20

, il quale le insegna «l’ascolto del silenzio»

21

e il famoso training della schiera, sfruttato poi, in versione rivisitata, nei futuri laboratori della compagnia. Il progetto Canto per Torino (1995) offre alla Dante la possibilità di conoscere quel regista, ma sarà un’esperienza dolce («È stato l’unico spettacolo, nella mia breve carriera d’attrice, in cui mi sono divertita davvero tantissimo»)

22

e al contempo amara, a causa della morte improvvisa del fratello minore, Dario.

Dal 1996 al 1998 riprende a lavorare con Vacis, ma dopo la tournée della Rosa tatuata, la Dante è pronta ad abbandonare il mestiere di attrice, demoralizzata dalla massacrante routine della “compagnia di giro”

23

.

Trasferita a Catania, la giovane palermitana si concede una pausa lunga un anno, in cui trova spazio solo il laboratorio a Roma con Cesare Ronconi e Mariangela Gualtieri del Teatro Valdoca, per il Parsifal

24

.

Nel 1999 la Dante è costretta a tornare a Palermo, per assistere la madre ammalata e in quella condizione sente più che mai di aver fallito il percorso iniziato anni prima.

Proprio in quel momento di totale insoddisfazione, nella deludente convinzione di aver toccato il fondo, comincia la risalita della Dante:

Mi ero data, sin da ragazza una scadenza: “se a trenta anni non riesco a fare questo mestiere smetto”. E cosa facevo?

[…] Sono tornata a Palermo con questo senso di

19 Ivi, p. 34.

20 Col senno di poi, Vacis riscontra già in quell’esperienza, il futuro percorso della Dante: «Quando io lavoravo con gli attori, gli altri attori guardavano gli attori. Emma guardava me, guardava il regista».

Dall’intervista a Gabriele Vacis, contenuta nel documentario di Clarissa Cappellani, Emma Dante. Sud Costa Occidentale, prodotto da G. J.J. Bartolomucci, Clarissa Cappellani e Pinup, 2011.

21 E. Dante, La strada scomoda del teatro, cit., pp. 35-36.

22 Ibidem.

23 Ivi, p. 40.

24 Ivi, p. 39.

(14)

14

fallimento. […] Quello era il periodo più brutto della mia

vita: avevo perso mio fratello, mia madre stava morendo, ero disoccupata, avevo lasciato la casa di Roma, non avevo più niente, ero stata mollata dal mio fidanzato […]

Io dovevo trasformare quei guai in un miracolo, quel dolore doveva essere una cosa miracolosa, doveva diventarlo, altrimenti non ne sarei uscita

25

.

Palermo segna il compiersi del percorso formativo della Dante attrice, ma innesca la dinamica generativa della Dante “teatrante”

26

.

1.2 Il condominio di Emma Dante: una scelta di vita

27

La prima fase: il nucleo

Tornata nella propria città natale, Emma Dante è invitata da Roberto Atanasio

28

, amico del fratello da poco scomparso, a collaborare con la sua associazione culturale, La Vicaria, per realizzare una rappresentazione.

La Dante mette su un gruppo e insieme creano lo spettacolo Il sortilegio

29

, disponendo per le prove di un locale cedutole dalla drammaturga e giornalista Beatrice Monroy, figura chiave di quegli anni. Dei dieci attori coinvolti nel laboratorio teatrale, soltanto tre si mostrano disposti a continuare l’avventura con la Dante.

Nel 1999 nasce la Compagnia Sud Costa Occidentale per volontà di due donne trentenni e di due ragazzi poco più che ventenni. Emma Dante e Italia Carroccio

30

, Sabino Civilleri

31

e

25 Ivi, p. 47.

26 Cfr. S. Bottiroli, I felici pochi di Emma Dante. La grazia scomoda del teatro, in «Culture teatrali», autunno, n. 19, 2008, p. 160.

27 Il titolo prende spunto dalle considerazioni della Dante riguardo alla sua compagnia, che afferma: «La nostra è stata una scelta di vita e questo credo sia giusto ricordarlo. Siamo cresciuti insieme, ci siamo confrontati su aspetti importanti, ci siamo interrogati su domande scottanti, per cui alla fine noi siamo un vero gruppo». E. Dante, La strada scomoda del teatro, cit., pp. 41-45.

28 Atanasio è un personaggio importante della prima fase: oltre ad interpretare un ruolo nel primo spettacolo della Dante, subito dopo la costituzione della compagnia Sud Costa Occidentale, si occupa della direzione tecnica e degli elementi scenici.

29 Il sortilegio, liberamente tratto da Dell’amore e di altri demoni di Gabriel Garçia Marquez, drammaturgia e regia di Emma Dante; con: Roberto Atanasio, Italia Carroccio, Daria Castellini, Sabino Civilleri, Emma Dante, Manuela Lo Sicco, Renza Monteleone, Alessandra Perrone, Daniele Petruccioli, Manfredi Siragusa;

organizzazione e direzione tecnica di Roberto Atanasio; produzione Ass. Cult. La Vicaria. Debutta nel novembre 1999, al Castello di Alcamo a Palermo.

30 Il primo impatto con la Dante è molto forte per la Carroccio, che ricorda: «Mi piaceva l’attenzione e la generosità con cui lei lavorava con gli attori. Mi colpì moltissimo quando disse di lavorare con i cellulari spenti e lei chiese il permesso, a noi, di lasciare il suo acceso, perché la mamma in quel periodo non stava molto bene. Quel dolore lei lo trasferiva, lo rendeva parte del lavoro, le dava la forza». Dall’intervista a Italia Carroccio, contenuta nel documentario di Clarissa Cappellani Emma Dante. Sud Costa Occidentale, cit.

(15)

15

Manuela Lo Sicco

32

sono fondatori di una realtà artistica dinamica e in movimento, destinata a durare nel tempo.

Tra le prime esperienze del neo-gruppo risulta un laboratorio con i bambini disagiati dello Zen di Palermo

33

e la messinscena di Odissea, progetto finanziato dal Ministero degli Interni, con il patrocinio della Prefettura di Palermo.

Contemporaneamente, comincia il lungo percorso di ricerca con testi di rottura, volutamente molto provocatori: Insulti

34

, tratto da Superwoobinda di Aldo Nove, è il primo spettacolo del quartetto, seguito da Il filo di Penelope

35

, il mito di Ulisse raccontato dal punto di vista della moglie, L’arringa

36

, La principessa sul pisello

37

– un lavoro sul maschile e il femminile ispirato ai testi Intervista a uomini schifosi di David Foster Wallace e Manifesto per l’eliminazione dei maschi di Valerie Solanas – e La favola di Farruscad e Cherestanì

38

. Sono tutti spettacoli che nascono da un’occasione, spesso una rassegna o un concorso indetti da enti locali. Ricorda la Lo Sicco che «in questi spettacoli

31 Per Sabino, la Dante rappresenta il primo incontro con il teatro: dopo la parentesi di studio (1995-1996) in Inghilterra, dove da uditore segue il corso per attori all’Accademia Royal Shakespeare Company – nella speranza di comprendere le tecniche drammaturgiche – tornato a Palermo, Roberto Atanasio lo invita al laboratorio tenuto dalla Dante, nell’atelier di Beatrice Monroy. Civilleri ha bene impressa quella giornata, che paragona ad un “parto”, un travaglio di sei lunghissime ore, ma che il giudizio della teatrante ridimensiona a «un perfetto mal di pancia». Dall’intervista a Sabino Civilleri, contenuta nel documentario di Clarissa Cappellani Emma Dante. Sud Costa Occidentale, cit.

32 Ancora attraverso Roberto Atanasio, Manuela Lo Sicco conosce la Dante, rimanendo fin da subito colpita da quel modo di vivere il teatro con “urgenza”: «Emma è così, ha un carattere dirompente, per lei tutto è una questione di vita e di morte […] e per me che venivo dalla scuola del Biondo dove non c’era nessun tipo di urgenza, dove il teatro era un’esposizione e non una necessità, incontrarla fu una valanga». M. Lo Sicco, Giocare a nascondino in un campo minato, in A. Porcheddu (a cura di), Palermo dentro. Il teatro di Emma Dante, cit., p. 170.

33 Ivi, p. 171.

34 Insulti, regia di Emma Dante; con: Italia Carroccio, Sabino Civilleri, Emma Dante; direzione tecnica di Roberto Atanasio. Debutta nel febbraio 2000 alla Fiera del Mediterraneo di Palermo e si classifica al primo posto nel concorso Shownoprofit.

35 Il filo di Penelope, regia di Emma Dante; con: Emma Dante, Italia Carroccio, Manuela Lo Sicco. Nel 2000 debutta nell’ambito del concorso per giovani artisti con tema la seduzione, al Teatro Libero di Palermo. Cfr.

A. Barsotti, La lingua teatrale di Emma Dante. mPalermu, Carnezzeria, Vita mia, cit., p. 47.

Lo spettacolo, per cui Davide Enia scrive la drammaturgia, ha vinto il primo premio al concorso Terre d’Arance di Lentini (SR), per la sezione nazionale di drammaturgia teatrale. Cfr. I. Mannino, Artisti seduttori per due giorni in “vetrina”, in www.larepubblica.it, 8 settembre 2000, consultato il 05/02/13.

36 L’arringa, tratto dal racconto La panne di F. Dürrenmatt, drammaturgia di Sabrina Petyx, regia di Emma Dante, tra gli attori Gaetano Bruno. Debutta a Palermo nel 2000, nell’ambito della manifestazione “il teatro è servito” organizzata dall’Associazione culturale “L’Altro Arte Contemporanea”.

37 La principessa sul pisello, regia di Emma Dante; con: Italia Carroccio, Sabino Civilleri (la principessa), Manuela Lo Sicco; elementi scenici di Roberto Atanasio. Rappresentato nell'ambito della rassegna “Teatro in terrazza” organizzata dalla compagnia Sud Costa Occidentale, debutta nel giugno 2001, al pub “Berlin Café”

di Palermo.

38 Lo spettacolo fa parte del progetto Casa dalle porte rosse, un dramma in sei stanze per cinque compagnie, ideato e scritto da Violante Valenti. La favola di Farruscad e Cherestanì (o La schifa serpentessa), da La donna serpente di Carlo Gozzi, adattamento di Violante Valenti, regia di Emma Dante; con: Italia Carroccio, Manuela Lo Sicco, Sabino Civilleri, Gaetano Bruno, Alessandra Fazzino. Debutta nel giungo 2001 alla stazione Lolli di Palermo.

(16)

16

usavano dei trucchi molto forti per “pagliacciare”» e per “impagliacciarsi”, creando un distacco netto con la realtà, ma anche provocando un’attrazione negli spettatori

39

.

Inizialmente le rappresentazioni essenziali, nella mancanza di apparati complessi, sono adatte a qualsiasi contesto spaziale. Le piazze, le terrazze, i salotti dei palermitani, i pub sono luoghi che si dimostrano fondamentali per la struttura dei successivi lavori, soprattutto in riferimento al rapporto col pubblico

40

.

Proprio «l’accostamento tra una forma molto grezza», «una sostanza estremamente forte»

41

e quegli spazi “assurdi” delle rappresentazioni avevano incuriosito Gaetano Bruno, che, da casuale spettatore, si era fatto avanti nel gruppo, partecipando al laboratorio di Il sortilegio, per cui in un secondo momento ricoprirà una parte

42

.

Tre dei cinque giovani, quando entrano nella compagnia, si lasciano alle spalle l’esperienza del Teatro Biondo di Palermo: Civilleri, di ritorno da Londra dopo sei mesi di scuola teatrale, l’abbandona insoddisfatto; dello stesso parere è Gaetano Bruno quando dichiara, riguardo allo spettacolo visto al pub, di essere rimasto «attratto da “qualcosa” che ancora non sapeva definire», così diverso dal «“niente” visto e fatto al Biondo»

43

, mentre per la Lo Sicco è solo una fase, preferendo poi altro per la sua ricerca

44

.

Le strade di queste personalità incontrandosi con la Dante hanno generato nel tempo una forte relazione non solo professionale, ma soprattutto viscerale, andando a ricreare l’idea di

«famiglia compagnia»

45

scelta per affinità e non dovuta a legami di sangue:

Sabino è l’unico, del gruppo, a non aver mai fatto esperienze con nessun altro regista. […] È come se fosse mio figlio […] Manuela è sempre stata più avvantaggiata, è speciale rispetto agli altri.[…] Gaetano è quello più

39 M. Lo Sicco, Giocare a nascondino in un campo minato, cit., p. 171. Riguardo alle prime rappresentazioni la Dante ricorda di aver preso come modello l’estetica del Teatro della Valdoca: «Avevo ancora impresso in me il laboratorio fatto con Cesare e Mariangela. […] Il cerone, con i graffi di rosso che Cesare disegnava sugli attori, riempiendoli di ferite. E io scimmiottavo un mondo che avevo intravisto, ma di cui non avevo assolutamente idea. Poi con mPalermu inizia a svilupparsi, davvero, l’embrione della mia pratica». E. Dante, La strada scomoda del teatro, cit., p. 49.

40 Rammenta Civilleri: «La principessa sul pisello […] si apriva con una bestemmia e due donne, Italia e Manuela, che si masturbavano, dando le spalle al pubblico. […] Si trattava di piccoli eventi nei quali poteva accadere di tutto perché c’era una totale interazione col pubblico, la gente passava, urlava, ci tirava oggetti.

Questi piccoli progetti in realtà diventarono il primo grande progetto mPalermu». S. Civilleri, Uno spazio dove tutto è possibile, in A. Porcheddu (a cura di), Palermo dentro. Il teatro di Emma Dante, cit., p. 178.

41 G. Bruno, Forza e verità in scena, in A. Porcheddu (a cura di), Palermo dentro. Il teatro di Emma Dante, cit., p. 165.

42 Cfr. A. Barsotti, La lingua teatrale di Emma Dante. mPalermu, Carnezzeria, Vita mia, cit., p. 128.

43 G. Bruno, Forza e verità in scena, cit., p. 165.

44 La Lo Sicco dichiara: «Ho iniziato da bambina, studiando danza, poiché ero convita di dover diventare una ballerina classica. […] Dopo tanti anni mi sono detta: “adesso che conosco il mio corpo voglio tradurre le mie emozioni in parole”». M. Lo Sicco, Giocare a nascondino in un campo minato, cit., p. 170.

45 A. Barsotti, La lingua teatrale di Emma Dante. mPalermu, Carnezzeria, Vita mia, cit., p. 131.

(17)

17

“duro”. […] Ma adesso anche lui è diventato, a mio avviso, un attore bravissimo. […] Comunque si capisce che i miei ragazzi sono la mia vita, no?

46

.

Le prime produzioni sono autofinanziate e l’organizzazione è affidata a persone gravitanti intorno al gruppo, come lo stesso Atanasio, che già in Il sortilegio, oltre a interpretare una parte, si occupa della direzione tecnica, come per i successivi spettacoli del 2000.

Questa è la fase in cui la Dante partecipa alle rappresentazioni da regista ma anche da attrice, preferendo poi, a due anni dalla fondazione, il percorso registico e la formazione degli attori nella compagnia.

Italia Carroccio ricorda le prime esperienze con lei, a suo avviso «un’attrice straordinaria», motivandone il “cambiamento di rotta”, anche se a distanza di anni per alcune occasioni la Dante tornerà a recitare:

La sua presenza dava molta forza, la sua presenza era per noi un elemento di sicurezza. Lei era geniale davvero, perché riusciva ad essere dentro e fuori con la stessa intensità. Credo sia estremamente difficile e credo che, a un certo punto, lei per questo abbia deciso di occuparsi soltanto della regia

47

.

Probabilmente questa dote, fin dal primo laboratorio, ha condotto i partecipanti a considerarla come il leader del gruppo

48

.

La svolta per i Sud Costa Occidentale arriva con il Concorso Scenario del giugno 2001, a cui partecipano e vincono con un progetto su Palermo. Su iniziativa della Dante i quattro ragazzi realizzano mPalermu

49

, quello che può essere considerato il manifesto della compagnia, seppure Italia Carroccio, in attesa del figlio, segue la gestazione e la successiva produzione teatrale da lontano, ritornando poi al gruppo nel 2008.

46 E. Dante, La strada scomoda del teatro, cit., p. 45.

47 Dall’intervista a Italia Carroccio, contenuta nel documentario di Clarissa Cappellani Emma Dante. Sud Costa Occidentale, cit.

48 Dalla conversazione del 2005 tra Silvia Bottiroli e la Dante: «Costruire un gruppo è stata una scelta precisa. Io neanche pensavo di diventare una regista, in realtà; volevo un gruppo, e poi poteva anche succedere che a un certo punto […] il leader non diventassi io ma qualcun altro: questo non era importante all’inizio, […] volevo invece incominciare a condividere un percorso con delle persone. […] Poi le cose sono andate così: evidentemente la mia esperienza e le mie capacità erano più forti rispetto a quelle delle persone che ho incontrato». S. Bottiroli, Libertà e durata. Spazi collettivi di ricerca nel teatro italiano contemporaneo, Tesi di Dottorato di Ricerca in Storia del Teatro, del Cinema e della Televisione, Università degli Studi di Pisa, Relatrice Prof.ssa Anna Barsotti, 2003-2005, pp. 221-226.

49 mPalermu, drammaturgia e regia di Emma Dante; con: Monica Angrisani/Simona Malato/ Ersilia Lombardo (zia Lucia), Gaetano Bruno (Mimmo), Sabino Civilleri (Giammarco), Tania Garibba (nonna Citta), Manuela Lo Sicco (Rosalia); produzione tecnica Sud Costa Occidentale. Lo studio partecipa alla finale 8° Premio Scenario (nell’ambito del XXXI Festival Santarcangelo dei Teatri), Santarcangelo di Romagna, il 29-30 giugno 2001 e debutta il 10 novembre dello stesso anno al Teatro al Parco di Parma.

(18)

18

In questo periodo il quartetto ricava una sala prove all’interno del centro sociale occupato in Via Mongitore, un ex-carcere femminile. In una situazione di disagio e di pericolo – la Lo Sicco, precisa nel documentario della Cappellani, che i muri dei locali attorno a quella stanza crollavano – nascono anche gli altri due capitoli della “trilogia della famiglia siciliana”, Carnezzeria

50

e Vita mia

51

.

Questo spazio sarà la loro nuova “casa” fino al 2007 e, in attesa di permettersi quello più grande e sicuro della Vicaria, si dimostrerà aperto agli arrivi e alle partenze di nuove persone, garantendo la conservazione del nucleo centrale della compagnia.

Velocemente mPalermu comincia a girare nella penisola italiana nella stagione 2001-2002, ricevendo altri riconoscimenti di rilievo

52

, attestando la graduale ascesa del gruppo.

Intanto accanto al «nocciolo duro»

53

– Civilleri, Lo Sicco, Bruno ‒ nuove personalità prendono domestichezza col metodo dantiano: Enzo Di Michele

54

, Giacomo Guarneri

55

, Ersilia Lombardo

56

si formano attraverso i laboratori di Via Mongitore.

Le tematiche contenute nel progetto d’esordio non si esauriscono nella rappresentazione, ma sono stimoli che invogliano a continuare la ricerca nei due capitoli successivi, poi riuniti, con il primo, nel libro del 2007 Carnezzeria. Trilogia della famiglia siciliana. Non a caso la Dante, riferendosi a questi spettacoli, parla di «schegge» della «prima bomba»

57

,

50 Carnezzeria, drammaturgia e regia di Emma Dante; con Gaetano Bruno (Paride), Sabino Civilleri (Toruccio), Enzo Di Michele (Ignazio), Manuela Lo Sicco (Nina); produzione Crt Centro di ricerca per il teatro di Milano. Debutta il 5 novembre 2002 al Crt Teatro dell’Arte di Milano. Recentemente la Rai ha trasmesso una versione video del dramma, all’interno del programma Atto Unico, un progetto curato dalla Dante e Gianfranco Capitta. Manuela Lo Sicco è ancora Nina, mentre i tre fratelli diventano Claudio Garrubba (Paride), Massimo Odierna (Ignazio) e Giuseppe Tantillo (Toruccio).

51 Vita mia, drammaturgia e regia di Emma Dante; con: Ersilia Lombardo (la Madre), Enzo di Michele (Gaspare), Giacomo Guarneri (Chicco), Alessio Piazza (Uccio); produzione Sud Costa Occidentale in co- produzione con Romaeuropa Festival, Scènes étrangères La Rose de Vents-Lille, Festival Castel dei Mondi di Spoleto. Debutta il 27 ottobre 2004 presso Villa Medici, nella rassegna del Romaeuropa Festival.

52 mPalermu vince il Premio Scenario nel 2001; nello stesso anno la Dante riceve il premio “Lo straniero”

come giovane regista emergente e l’anno successivo lo spettacolo vince il Premio Ubu come migliore novità italiana. Nel 2003 è con Carnezzeria che la Dante vince il Premio Ubu sempre come migliore novità italiana.

La trilogia riceve il Premio della Critica nel 2004, oltre ad altri riconoscimenti (Salisburgo, Berlino, Venezia, Parigi).

53 A. Barsotti, La lingua teatrale di Emma Dante. mPalermu, Carnezzeria, Vita mia, cit., p. 119.

54 Di Michele viene notato dalla Dante mentre lavora con Davide Enia allo spettacolo Malangelità, per il Premio Scenario del 2001, affiancato da Giacomo Guarneri. Una volta concluso il lavoro con il regista, Di Michele è invitato a prender parte al progetto di Carnezzeria. Cfr. E. Di Michele, Il sangue sotto la finzione, in A. Porcheddu (a cura di), Palermo dentro. Il teatro di Emma Dante, cit., pp. 183-184.

55 Guarneri inizialmente partecipa al progetto di Vita Mia come uditore, ma le considerazioni da lui avanzate durante i laboratori convincono la regista-autrice a inserirlo nello spettacolo, nonostante la giovane età e la poca esperienza. Ibidem.

56 Secondo quanto raccontato da Di Michele, la Lombardo seguiva da tempo la Dante in attesa di entrare nella compagnia. Il momento arriva con Vita mia e poco dopo la Lombardo sostituisce Simona Malato nella parte di zia Lucia in mPalermu. Ivi, p. 185.

57 E. Dante, La strada scomoda del teatro, cit., pp. 54-56.

(19)

19

destinate a frantumarsi ancora nelle produzioni seguenti, accrescendo il repertorio della compagnia.

Nel 2002 debutta Carnezzeria, prodotto da un circuito teatrale di rilievo: per l’occasione il Crt di Milano rappresenta un importante appoggio e manterrà tale ruolo anche per altre produzioni future.

Il terzo capitolo della trilogia (Vita mia) è preceduto da due nuovi drammi, che segnano i primi passi verso l’evoluzione della compagnia: nel gennaio 2004 è in scena Medea

58

, la prima opera su commissione del Teatro Mercadante di Napoli, mentre a settembre crea scalpore

59

lo spettacolo La scimia

60

, adattamento del testo letterario Le due zitelle di Tommaso Landolfi.

La lettura euripidea è per la Dante un’ulteriore esperienza con attori esterni al nucleo originario: i cinque ragazzi che interpretano il coro femminile, prima di unirsi a Tommaso Ragno e Iaia Forte, sono sottoposti a laboratori propedeutici secondo il metodo della regista, per giungere alla creazione della parte. Anche La scimia, sebbene coinvolga per lo più i fondatori della compagnia

61

, mostra i sintomi di una tendenza nuova, volta all’espansione: le prove sono aperte al pubblico nei diversi luoghi che ospitano la rappresentazione, permettendo ai più curiosi di assistere al lavoro del gruppo, penalizzato dalla mancanza di uno spazio sicuro e agibile a Palermo; inoltre si tratta del primo spettacolo prodotto in collaborazione con una realtà estera, il Theatre Monty di Anversa.

58 Medea, da Euripide, adattamento e regia di Emma Dante; con: Iaia Forte (Medea) e Tommaso Ragno (Giasone); e con: Gaetano Colella (Creonte/donna di Corinto), Luigi Di Gangi (donna di Corinto), Stefano Miglio (donna di Corinto), Alessio Piazza (donna di Corinto), Antonio Puccia (donna di Corinto), Francesco Villano (messaggero); musiche composte ed eseguite dal vivo dai Fratelli Mancuso; scene di Fabrizio Lupo;

costumi di Emma Dante; assistente alla regia Ersilia Lombardo; produzione Teatro Mercadante - Teatro Stabile di Napoli, in collaborazione con Amat- Associazione Marchigiana Attività Teatrali. Nel maggio 2003 al Teatro il Serpente Aureo di Offida è stato presentato il primo studio, Indagine su Medea – tracce per un allestimento, all’interno della rassegna “I Teatri di Scena Picena”. Debutta il 28 gennaio 2004 al Teatro Mercadante di Napoli.

59 Mi riferisco alla polemica dell’arcivescovo Tarcisio Bertone, che definì lo spettacolo, all’indomani della messinscena a Genova, «offensivo come le vignette censurate dall’Islam». R. Battisti, Il cardinale disse: quel teatro è blasfemo, in «l’Unità», 1 aprile 2006.

60 La scimia, drammaturgia di Elena Stancanelli, regia di Emma Dante; con: Gaetano Bruno (Padre Alessio), Sabino Civilleri (Tombo), Marco Fubini (Monsignor Tostini), Manuela Lo Sicco (Nena),Valentina Picello (Lilla); produzione Crt Centro di ricerca per il teatro di Milano, La Biennale di Venezia, Teatro Garibaldi di Palermo; in collaborazione con Monty-Anversa. Debutta il 28 settembre 2004 in occasione della Biennale di Venezia alle Tese delle Vergini.

61 La Dante svela l’iter seguito per scegliere gli attori di La scimia: «Con Valentina Picello ho fatto un laboratorio di dieci giorni, prima di decidere. […]. Non solo, l’ho fatta venire a Palermo per stare un po’ con me, per capire se mangiava, se poteva essere forte. […] I laboratori servono a capire se una persona è […] in grado di presentare un certificato di sana e robusta costituzione!». E. Dante, La strada scomoda del teatro, cit., p. 75. E ancora: «Quel che mi interessa, è capire fino a che punto quell’attore può arrivare, quali sono le contaminazioni, quanto può sporcarsi. Ovvero quanto un attore si lascia contaminare dallo spettacolo che sta facendo». Ivi, p. 43.

(20)

20

Nell’ottobre del 2004 è la volta di Vita mia, co-prodotto da Scènes étrangères La Rose de Vents-Lille. L’appoggio straniero arriva a seguito della tournée europea partita nel principio dello stesso anno, con ottimi risultati: la trilogia viene presentata in Francia fino al 2007, sia nei teatri con programmazione sperimentale (Carnezzeria, gennaio 2004 al Le Lieu Unique Scène nationale a Nantes; mPalermu, ottobre 2005 alla Maison des Arts et de la culture a Créteil, Parigi), sia in quelli che mescolano tradizione e ricerca (Vita mia, maggio-giugno 2007 al Théâtre du Rond Point di Parigi); nel 2006 risponde positivamente anche il Belgio per il cui pubblico sono state programmate sia una fruizione, per capitoli, in tre serate (Vita mia 26 aprile, Carnezzeria il 27, mPalermu il 28) sia una messinscena unica, concentrata nella stessa serata (29 aprile). In tutto ciò va considerata anche la partecipazione ai vari Festival sparsi per il mondo: nell’ottobre-novembre 2004 mPalermu e Carnezzeria sono al Festival de Otonõ di Madrid e nel novembre-dicembre al PoNTI Festival Teatri d’Europa a Porto; mPalermu è nel giugno 2005 all’Eurokaz Festival of New Theatre di Zagabria, mentre nel luglio-agosto dello stesso anno al Salzburger Festspiele in Austria, poi arriva nel marzo-aprile del 2006 al Festival Internacional de teatro de Caracas e, due anni più tardi, è a Mosca; Vita mia è rappresentato dall’1 al 3 dicembre 2005 al Garage Roubaix – Festival scènes étrangerès in Francia e, ad anno nuovo, al Festival di Wiesbaden in Germania

62

.

Nel 2005, mentre la compagnia è impegnata nei teatri con la trilogia, Mishelle di Sant’Oliva

63

debutta nell’ambito del Festival Garofano Verde, con due attori appositamente scelti dalla Dante

64

, realizzando il «più leggiadro»

65

degli spettacoli:

Giorgio Li Bassi

66

e Francesco Guida. La rappresentazione, in più occasioni, affianca

62 Cfr. A. Barsotti, La lingua teatrale di Emma Dante. mPalermu, Carnezzeria, Vita mia, cit., pp. 225-226.

63 Mishelle di Sant’Oliva, drammaturgia e regia di Emma Dante; con: Giorgio Li Bassi (Gaetano), Francesco Guida (Salvatore); scene e costumi di Emma Dante; musiche di Gianluca Porcu; produzione Sud Costa Occidentale, co-produttori Festival delle Colline Torinesi, Espace Malraux Scène Nationale de Chambéry et de la Savoie, Drodesera˃Centrale Fies. Programmato per il Festival Garofano Verde (scenari di teatro omosessuale) diretto da Rodolfo Di Giammarco, debutta il 26 giugno 2005 al Festival delle Colline Torinesi.

64 Riguardo alla selezione attorica: «Io scelgo gli attori per la storia che ho in mente, perché li ritengo adatti.

Studio non solo l’anatomia del loro corpo, ma il modo in cui guardano, in cui gesticolano, in cui si muovono.

Da questo, lentamente, capisco cosa “dipingere” su di loro, cioè qual è la qualità del linguaggio e della parola che serve loro». E. Dante, La strada scomoda del teatro, cit., p. 57.

65 Ivi, p. 46. Il processo generativo di questo spettacolo, è stato ritenuto dalla Dante una novità, in quanto si è trovata a lavorare con i due attori “a tavolino”: «Non gli si può chiedere di improvvisare come fanno normalmente i miei attori. [..] Li Bassi o attori nuovi rispetto al nucleo “storico” […] non essendo abituati al nostro metodo, hanno bisogno di una concretezza maggiore: anche per questo ho iniziato a lavorare da sola alla drammaturgia». Ivi, p. 57.

66 L’anno prima, nella stessa rassegna promossa da Rodolfo Di Giammarco, la teatrante aveva già scritto la performance Monellerie per Giorgio Li Bassi.

Sul palcoscenico da oltre quarant'anni, Giorgio Li Bassi, classe 1945 originario del quartiere Zisa, è stato tra i pionieri del cabaret palermitano: negli anni Sessanta Salvo Licata lo assolda nei Travaglini, sottoponendogli le filastrocche in rima baciata di Peppe Schiera, un poeta di strada che negli anni del fascismo recitava

(21)

21

all’estero la “trilogia della famiglia siciliana”

67

, come ulteriore interrogativo sulle dinamiche famigliari.

L’ampliamento del repertorio negli anni e le relative tournées europee degli spettacoli impongono agli attori un percorso comune che non conosce limiti: «sono persone che si incontrano su una progettualità condivisa, persone che si incontrano anche nella vita, sulla concretezza, non semplicemente per il fatto di essere obbligati a lavorare insieme, a fare un viaggio insieme»

68

.

La seconda fase: verso l’ampliamento

La compagnia inizia a dimostrarsi flessibile, per cui mentre una parte costruisce un progetto, un’altra fa altrettanto senza escludere la possibilità, nel tempo, che un determinato ruolo venga rivestito da un attore diverso da quello per cui è nato:

Il gruppo viene modulato in ragione dei singoli progetti produttivi, ma tutti gli incontri diventano innesti e apportano alla compagnia tecniche, linguaggi, immaginari che vengono metabolizzati e spostano la natura stessa del lavoro arricchendola di elementi e strumenti nuovi

69

.

Questa è la fase in cui la Dante comincia a formare altri ragazzi, andando ad allargare la compagnia Sud Costa Occidentale, come è evidente nello spettacolo del 2006 Cani di bancata

70

, in cui sono in scena dieci attori e un’attrice.

Il graduale aumento degli “adepti”, dovuto all’affermazione del gruppo in ambito nazionale, e soprattutto gli appoggi economici internazionali portano la regista-autrice a

versetti beffardi sull'arroganza del regime. Ma, oltre il teatro, Li Bassi amava la gastronomia: prima inaugurò il ristorante Il Ricovero e poi, con l’amico-attore Raffaele Sabato, aprì il teatro-ristorante Al Convento (in una sala avverranno le prove di Mishelle di Sant’Oliva), dove i due indossati i sai francescani si soffermavano durante la cena col pubblico. Partecipò a varie trasmissioni televisive locali come Il mercante in fiera, Gli zii d’America, Amici per la palla, Il Signor Giorgio, mentre in teatro si ricordano Manu mancusa, Da grande voglio fare S. Giuseppe, Palermo, oh cara e, tra i film, Un gioco per Eveline, Stanno tutti bene, Un sogno perso, L’uomo delle stelle, L’uomo cane, Il 7 e l’8. Viene a mancare il 16 febbraio 2010.

67 Mishelle di Sant’’Oliva è presentato nell’ottobre del 2005 alla Maison des Arts et de la culture a Créteil assieme a mPalermu; mentre con Vita mia nel maggio 2007 al Centre Culturel Marc-Sangnier de Rouen e in giugno al Théâtre du Rond Point di Parigi. Cfr. A. Barsotti, La lingua teatrale di Emma Dante. mPalermu, Carnezzeria, Vita mia, cit., p. 225.

68 E. Dante, La strada scomoda del teatro, cit., pp. 40-41.

69 S. Bottiroli, I felici pochi di Emma Dante. La grazia scomoda del teatro, cit., p. 169.

70 Cani di bancata, drammaturgia e regia di Emma Dante; con: Manuela Lo Sicco (Mammasantissima), Antonio Puccia (Totò Siciliano detto “Zù Totò ʼu bisturi”), Salavatore D’Onofrio (Salvatore Spagnuolo detto

“Don Sasà”), Sandro Maria Campagna (Toni Cintola detto “Big Jim”), Carmine Maringola (Girolamo Riccio detto “Gegè ʼu farmacista”), Sabino Civilleri (Stefano Varvarà detto “Slim Fast”), Michele Riondino/Alessandro Rugnone (Gennaro Panzanella detto “Joker”), Alessio Piazza (Giuseppe Bonanno detto

“Spatuzza”), Fabrizio Lombardo/Enzo Di Michele (Vito Montalto detto “Cicciobello”/ “Topo Gigio”), Ugo Giacomazzi (Federico Panunzio detto “ʼU purtiere”) Stefano Miglio (Cst Liborio Paglino); musiche di Gianluca Porcu; produzione Crt Centro di ricerca per il teatro di Milano, in collaborazione con Palermo Teatro Festival. Debutta il 14 novembre 2006 al Crt Teatro dell’Arte di Milano.

(22)

22

pensare gli spettacoli sotto altre prospettive: non più spazialmente e coreograficamente ridotti, ma scenograficamente e attoricamente consistenti.

Mentre una cospicua parte della compagnia è impegnata dietro la programmazione italiana ed estera di Cani di bancata, per cui non manca la presenza a importanti manifestazioni (Festival de Liege, gennaio 2007; Holland Festival Amsterdam, giugno 2007), la teatrante continua la sua ricerca con quei ragazzi e quelle ragazze rimasti con lei a Palermo: a gennaio parte il tour della “cantantessa” Carmen Consoli, che vede la Dante lavorare al progetto Eva e la Bambola

71

; nel mese di maggio in Svizzera è presentato uno studio sull’Alcesti

72

assieme ad attori stranieri; a giugno debutta il monologo Il festino

73

, portando in scena Gaetano Bruno per l’ultima volta con la compagnia; mentre nell’estate successiva è realizzata, in memoria di Borsellino, una performance

74

all’aperto con gran parte di quegli attori che segneranno la produzione artistica successiva.

La terza fase: l’ampliamento della compagnia

71 Eva e la bambola, testi teatrali di Emma Dante; voce e chitarra Carmen Consoli; musicisti M. Roccaforte, S. Pulvirenti, P. Panettieri, M. Siniscalco, A. Di Cesare, G. Parisi; voce recitante Simona Malato; produzione Francesco Barbaro. Debutta il 16 gennaio 2007, alla Città del Teatro di Cascina.

Il progetto accompagna l’uscita del disco Eva contro Eva, per cui tra un pezzo e l’altro, s’inseriscono i tre personaggi creati dalla Dante, interpretati singolarmente da Simona Malato, l’attrice che, durante la tournée di mPalermu del 2003, veste i panni della Zia Lucia (dopo Monica Angrisani e prima di Ersilia Lombardo).

Cfr. A. Barsotti, La lingua teatrale di Emma Dante. mPalermu, Carnezzeria, Vita mia, cit., p. 226.

72 Alkestis, riadattamento di Kurt Steinmann; regia di Emma Dante; scene costumi di Emma Dante e Tassilo Tesche; con: Danielle Clamer, Elisabeth opp, Annika Meier, Elina M ller Me er, Ania Sch eitzer, Marta Zollet, Sabino Civilleri, ristof Gerega, Cristoph nzler, Gianluca Loddo, Carmine Maringola, J rgen Sarkiss, Andreas Storm, Peter Waros; prodotto da Luzerner Theater di Lucerna, dove debutta il 28 maggio 2007.

73 Il festino, drammaturgia e regia di Emma Dante, con: Gaetano Bruno (Paride/Iacopo); produzione Sud Costa Occidentale, in collaborazione con Nuovo Teatro Nuovo di Napoli e il Festival delle Colline Torinesi, in cui debutta il 24 giugno 2007. Cfr. A. Barsotti, La lingua teatrale di Emma Dante. mPalermu, Carnezzeria, Vita mia, cit., p. 47. La Dante “calca” lo spettacolo addosso all’attore – inizialmente coinvolto in Cani di bancata – rielaborando un precedente studio scritto da Davide Enia, Una stanza con nessuno dentro, e interpretato nel 2002 da Bruno e Sabino Civilleri, all’interno della rassegna FeraKalsa, raccontare è resistere, al Teatrino Ditirammu di Palermo. Il festino rappresenta un’eccezione per la lingua italiana utilizzata, rispetto agli altri drammi della compagnia costruiti intorno al dialetto palermitano “reinventato”.

Cfr. L. Nobile, Al Teatrofficina 30 è di scena ‘Musica e battaglia’ al Ditirammu si replicano ‘Chermina’ e

‘Una stanza’, in www.larepubblica, 18 gennaio 2002, consultato il 14/01/13.

74 Strada senza uscita. In memoria di Paolo Borsellino e della sua scorta, regia di Emma Dante; con: Clio Gaudenzi, Giulia d’Imperio, Enrico Ballardini, Luisa Supino, Libero Stelluti, Laura Riccioli, Simone Siverino, Lidia Miceli, Valentina Tramontana, Marco Pezza, Valentina Chiribella, Maria Claudia Caselli, Valerio Amoruso, Mariagrazia Pompei, Marta Meneghetti, Gisella Vitrano, Marcella Vaccarino, Dario Muratore, Lara Pedilarco, Italia Carroccio, Elisabetta d’Avenia, Flavio Ciancio, Alice Mangione, Gabriele Paolocà, Claudia Benassi, Olivia Corsini, Antonio Pinna, Annalisa Esposito, Alice Conti, Maria Concetta Liotta, Paola Passarello, Daniele Squilibrio, Lisa Pugliese, Massimo Vinti, Onofrio Zummo. Debutta il 18 luglio 2008, in Via D’Amelio.

(23)

23

Nel 2008 il gruppo si stabilisce in Via Polito 5, dietro i Cantieri della Zisa, in uno spazio tutt’oggi autofinanziato e autogestito, La Vicaria, «dove si creano piattaforme progettuali e dove si svolge un laboratorio permanente»

75

. A novembre dello stesso anno sono aperte le porte alla comunità palermitana, con la prima edizione di “Onora i giorni di festa”, rassegna di performance, musica e teatro, spostata per le edizioni successive al periodo estivo.

L’avere trovato finalmente una dimora

76

per la compagnia ha significato molto, non solo perché ha concesso alla Dante di gestire al meglio gli studi e i laboratori degli spettacoli, ma ha reso possibile l’organizzazione di corsi e stage di formazione nei diversi settori (regia, danza, musica, scenografia, costume, tecnico del suono, di luci e del video, macchineria teatrale), sfruttando le competenze artistiche del gruppo

77

.

Durante la rassegna, che inaugura il fondo, i Sud Costa Occidentale stanno lavorando ad un nuovo spettacolo

78

, con le musiche di Gianluca Porcu, già responsabile delle composizioni di Mishelle di Sant’Oliva e Cani di bancata. Proprio Porcu, alias Lu, apre il 16 novembre 2008 il ciclo di appuntamenti stabiliti nei fine settimana alla Vicaria, con il concerto di musica elettronica “Guitar attack”, affiancato dalla Dante che per la prima volta canta alcuni testi in dialetto siciliano, scritti per Le pulle.

L’edizione di “Onora i giorni di festa” ospita il primo degli incontri-dibattiti sulla cultura cittadina, Cu arriva ietta vuci, per un teatro civile a Palermo

79

, seguito dalla performance

75 E. Dante, Ass. Culturale La Vicaria, in www.emmadante.it, consultato il 22/01/13.

76 «Ho capito che dovevamo affittare uno spazio, perché questa città non ce lo avrebbe mai dato. Ed è arrivata la Vicaria, la Nostra casa». Dall’intervista a Emma Dante, contenuta nel documentario di Clarissa Cappellani Emma Dante. Sud Costa Occidentale, cit.

77 Mi riferisco a tutte le collaborazioni tra la Dante e i suoi ragazzi: nella prima opera lirica (Carmen, 2009), Manuela Lo Sicco cura le coreografie, Sandro Maria Campagna dirige le scene di combattimento e alla regia, accanto alla Dante, Giuseppe Cutino della compagnia M’Arte; Davide Celona sarà assistente alla regia per la favola del 2012 (La bella Rosaspina addormentata). In questa considerazione sono compresi anche i laboratori, come quello tenuto dalla danzatrice Alessandra Fazzino “La linea che interseca il cuore” o il laboratorio teatrale rivolto ai piccoli, diretto da Italia Carroccio. Questo percorso “professionalizzante” ha interessato anche la Dante che, a partire da Medea, inizia a curare i costumi dei successivi spettacoli, mentre da Mishelle di Sant’Oliva comincia anche ad occuparsi delle scenografie, ben presto affiancata dall’attuale marito, Carmine Maringola, nonché fotografo della compagnia.

78 Le pulle, drammaturgia e regia di Emma Dante; con: Manuela Lo Sicco (fata parlante), Clio Gaudenzi (fata danzante), Elena Borgogni (fata cantante), Emma Dante/Chiara Muscato (Mab), Ersilia Lombardo (Ata), Sandro Maria Campagna (Rosi), Sabino Civilleri (Sara), Antonio Puccia (Moira), Carmine Maringola (Stellina); musiche di Gianluca Porcu; prodotto dal Teatro Mercadante di Napoli, Théâtre du Rond- Point di Parigi, Théâtre National de la Communauté Française di Bruxelles. Debutta l’11 febbraio 2009 al Teatro Mercadante di Napoli.

79 L’iniziativa nasce da un’idea di Mila Spicola e Emma Dante, nella volontà di dare spazio agli artisti, ma non solo, di esprimere, attraverso delle letture, lo scontento sulla condizione di Palermo e dell’Italia in generale. Di qui l’espressione palermitana Cu arriva ietta vuci, ossia “chi arriva alla Vicaria può dire la sua”.

L’11 gennaio 2009 ha avuto luogo il secondo incontro, con sottotitolo A chi serve la mafia?, a cui sono seguiti quello dell’8 marzo Non è un paese per donne e quello del 24 maggio, Per non dimenticare. Nel 2010 ancora due date: il 31 gennaio l’incontro Munnizza e Uno e il 30 maggio Dentro&fuori Palermo.

Riferimenti

Documenti correlati

Una sorta di volontà di potenza alla ricerca di un'Origine: “In realtà questa formula definisce, al di là del romanticismo e anche al di là della sua forma

However, in the 2000s, improvements in the ability to insure transitory risk in urban areas (compared with rural areas) due to changes in the compo- sition of public transfers

In summary, the following can be gathered from our study: (1) this is the first genetic study of this size in the Italian FTD popula- tion; (2) we identi fied 2 novel potential loci

GIS software and commercial vendors can typically geocode 70-80% of addresses automatically with a reasonable degree of spatial accuracy using this method (Gregorio et al.,

Most studies related to Mobile Learning in education, focus on development of Mobile Learning materials but little is known about the attitudes of teachers towards Mobile Learning

Nella regione di Luxor, estremità occidentale della Valle dei Re, un team di archeologi dell’università di Basilea, in col- laborazione con il Ministero dell’Antichità egiziano,

Distinzione tra segreto naturale (che stabilisce dai rapporti di intimità tra le persone per nulla obbligate a scambiarsi confidenze) e segreto professionale (legato alla posizione