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L’elaborato presenta una divisione in quattro capitoli.

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Academic year: 2021

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INTRODUZIONE

Questa tesi tratta dell’attore-regista italiano Carlo Cecchi, ripercorrendo le tappe del suo percorso teatrale dagli inizi della carriera fino alla sua ultima messinscena, Tartufo di Molière, rappresentata in prima nazionale il 14 febbraio 2007 al Teatro Stabile Mercadante di Napoli e a cui ho avuto modo di assistere personalmente.

L’elaborato presenta una divisione in quattro capitoli.

Il primo di essi è dedicato alla biografia e alla produzione artistica di Cecchi, dagli esordi degli anni Sessanta fino alla fine degli anni Novanta e, dal momento che non esiste un archivio che conservi la documentazione relativa ai suoi spettacoli né una cronologia esatta per datarli, ho ricostruito il profilo dell’attore-regista basandomi, principalmente, su articoli, recensioni, saggi e interviste apparse su libri, quotidiani e riviste specializzate.

Il trentennio preso in esame descrive la maturazione di Cecchi sia come attore sia come regista sottolineando le influenze che sono state determinanti per la sua formazione. Attraverso varie esperienze, infatti, tra cui lo studio dei grandi registi russi, l’incontro con il Living Theatre e con Eduardo, Cecchi approda alla concezione di un suo teatro che si concretizza nel 1971, con la fondazione della Cooperativa Granteatro.

Questo periodo, seppur attraversato da forti tensioni politiche e sociali, impegna l’attore-regista e la sua compagnia in un progetto ben preciso, alla continua ricerca di un punto di incontro tra l’avanguardia europea e la tradizione comica napoletana, cercando di avvicinare il teatro anche a nuovi spazi e tentando di instaurare un contatto sempre più diretto con il pubblico.

Dopo una prima fase, dedicata alla sperimentazione, Cecchi, però, sembra voler rafforzare il suo interesse verso le problematiche della recitazione e si

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avvicina, così, a quella concezione scenica antinaturalistica che vede il suo punto di forza nel play, cioè in quel gioco continuo che egli stesso crea, ancora oggi, sia con i suoi attori sia con gli spettatori.

Il secondo capitolo prende, invece, in esame il rapporto di Cecchi con un autore molto importante per il Novecento italiano, ma da lui non molto amato:

Luigi Pirandello. Dello scrittore siciliano Cecchi ha rappresentato due soli testi: L’Uomo la bestia e la virtù, ripreso più volte dal 1976 al 1991 e i Sei personaggi in cerca d’autore che ha debuttato nel 2003.

Il dato fondamentale che emerge da entrambe le rappresentazioni prese in considerazione è il particolare approccio del regista verso le opere pirandelliane, conseguenza del sentimento conflittuale di amore e odio che egli stesso afferma di nutrire nei confronti del commediografo e che lo porta, inevitabilmente, ad operare tagli e modifiche alla scrittura originale, evidenziandone maggiormente la parte teatrale, già insita nel testo, e tralasciandone, invece, i contenuti filosofici.

Anche se tale procedimento, a testimonianza della critica, sembra accomunare una buona parte della produzione del regista, nel confronto con Pirandello questo aspetto è ancora più accentuato e, probabilmente, proprio a causa della compresenza che esiste nell’opera dell’autore siciliano di due elementi così diversi: uno marcatamente teatrale e perciò “geniale” per Cecchi e l’altro forzatamente concettuale e “angosciante”, da dover essere messo da parte.

Un atteggiamento completamente diverso, caratterizzato da un fondamentale sentimento di rispetto sembra, invece, contraddistinguere il rapporto del regista con Molière. Il terzo capitolo è, infatti, dedicato al confronto di Cecchi con l’autore francese. Nonostante l’attore-regista abbia messo in scena ben sei opere del commediografo seicentesco, di cui cinque tra la fine degli anni Settanta e la fine degli anni Ottanta, ho scelto di restringere

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l’interesse della mia ricerca solo a tre di queste commedie: Il borghese gentiluomo (1977), Don Giovanni (1978) e, in ultima sede, Tartufo (2007).

Per l’analisi dei primi due spettacoli, oltre alle relative recensioni, mi sono stati di grande aiuto il Diario di Prove del Borghese gentiluomo curato dagli allievi della Facoltà di Lettere e Filosofia di Genova sotto la guida del Professor Eugenio Buonaccorsi e un’intervista a Cecchi, da me realizzata, riguardante il Don Giovanni.

Il quarto capitolo affronta in modo più dettagliato la messinscena di Tartufo, facendo riferimento al ricordo delle rappresentazioni a cui ho assistito, alla visione del dvd e alla rassegna stampa, anche se minima, dato che il debutto della pièce è di poco antecedente alla tesi.

In quest’ultima sezione cerco, in primo luogo, di mostrare il metodo di lavoro di Cecchi nei confronti del testo tradotto da Cesare Garboli e, successivamente, di evidenziare i vari codici che compongono lo spettacolo proponendo un’analisi più completa della rappresentazione, scena per scena.

A conclusione ho inserito, in appendice, fotografie e bozzetti di alcuni spettacoli trattati e la trascrizione di due interviste rilasciatemi dallo stesso Cecchi: la prima in occasione del debutto di Tartufo a Napoli, presso il Teatro Stabile Mercadante il 17 febbraio 2007, e l’altra a Firenze presso il Teatro della Pergola in data 8 marzo 2007.

Gli incontri con il regista sono stati fondamentali per il mio lavoro, in quanto non solo mi hanno permesso di approfondire i vari aspetti del suo percorso artistico e del suo ultimo allestimento, ma soprattutto perchè mi hanno consentito di comprendere meglio la linea interpretativa e registica seguita dall’artista, anche nei confronti di spettacoli passati, le cui critiche, testimonianze e registrazioni sono difficilmente reperibili.

Inoltre, nonostante Carlo Cecchi sia attivo, ormai già da molti anni, sulle scene italiane, rimane una figura sui generis, non ancora pienamente

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valorizzata dalla critica accademica. “Un animale da palcoscenico”, come più volte lo definisce l’amico Cesare Garboli, in cui vita e arte si confondono; un artista in continua evoluzione e latore di un tipo di teatro che, in quanto accadimento reale, non è mai uguale e, per questo, a mio avviso, ancora più interessante da approfondire e indagare nei suoi sviluppi, replica dopo replica.

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