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I momenti più significativi dell’azienda e della vita della famiglia Crastan sono ricordati in numerosi articoli di giornale, soprattutto della cronaca locale.

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La Crastan...quotidianamente

I momenti più significativi dell’azienda e della vita della famiglia Crastan sono ricordati in numerosi articoli di giornale, soprattutto della cronaca locale.

Prendendo come punto di riferimento date particolari, messe in evidenza dallo svolgersi della ricerca, sono stati recuperati alcuni articoli dei principali quotidiani locali, anche se sicuramente i Pontederesi e i Pisani hanno sicuramente letto molto più spesso delle vicende accadute a Luzio Crastan e ai suoi discendenti dal suo arrivo nella cittadina Toscana.

Questa antologia non vuole assolutamente pretendere di essere una raccolta completa degli articoli apparsi sui quotidiani che abbiano trattato argomenti relativi alla ditta Crastan, ma soltanto presentare alcune situazioni, di alcune delle quali si è gia parlato nei capitoli precedenti,in modo diverso, dal punto di vista dei contemporanei.

La lettura di questi trafiletti ha arricchito molto la ricerca, non soltanto fornendoci notizie sconosciute o poco documentate, ma soprattutto riportandoci indietro nel tempo, nell’ambiente in cui si sono svolti i fatti, quasi a stretto contatto con le persone che li hanno vissuti.

Questo vale soprattutto per gli articoli più vecchi, risalenti alla fine del

1800 e ai primi anni del 1900, nei quali i giornalisti si presentano

come appassionati narratori di avventure per fatti di cronaca che

sembrano romanzi, tanta è la loro partecipazione agli avvenimenti. Le

loro parole, ma soprattutto il loro stile elegante e sentimentale, sono

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molto diverse da quelle che leggiamo sugli articoli odierni, più schematici, nei quali si è persa la poesia dei giornalisti-scrittori.

Da quanto emerge dagli articoli, il nemico principale della Crastan, dall’inizio del ‘900 ad oggi, sembra essere il fuoco, che segna i passaggi più importanti dell’evoluzione della Crastan. Numerosi incendi, di diverse dimensioni, hanno spesso messo alla prova la resistenza dello stabilimento, dal primo, il più devastante, che causò la distruzione del vecchio edificio, nel 1916, fino a quello del 2004, che ha bruciato parte delle macchine ancora rimaste nella sede pontederese e che ha accelerato il tanto atteso trasferimento nel nuovo edificio.

Gli articoli più recenti sono quasi tutti incentrati, anche quelli scritti in occasione degli incendi, sul tema del trasferimento dell’azienda nel nuovo stabilimento costruito nella zona industriale di Gello, a pochi chilometri dalla città. Il Comune di Pontedera appoggia il progetto e pensa già a come riutilizzare gli spazi liberati dall’azienda, che si trovano in un punto centrale della città, vicino alla stazione degli autobus e del treno. Il fatto che il trasloco duri più del previsto sembra preoccupare i giornalisti, che non dimenticano mai di ricordarne l’imminenza. Negli articoli il trasferimento è dato come imminente già nel 2000, ma oggi, alle porte del 2005, non è ancora concluso.

Qui di seguito sono riportati alcuni articoli tratti di quotidiani “La Nazione”, “Il Tirreno” e “Il Nuovo Giornale”.

Il più antico, scritto da Antonio Morosi durante il suo viaggio tra le

industrie della Toscana nel 1894, è stato riportato dal volume edito a

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cura dell’Unione industriale Pisana, Industria story. L’industria a Pisa alla fine dell’800, nel 1998 1 .

Per poter leggere l’articolo originale, e averne un’immagine, è stata fatta una ricerca nell’archivio dei microfilm posseduto dalla biblioteca provinciale “Macarrone” di Pisa.

I due articoli relativi alla morte di Parisina Crastan Bellincioni, e all’incendio del 1916, ci sono stati prestati dall’azienda, ma ne è comunque stata verificata la cronologia con l’esame dei microfilm degli originali, anche questi conservati alla biblioteca provinciale di Pisa. Grazie a questa verifica abbiamo potuto datare con precisione il primo articolo, che non riportava alcun riferimento temporale.

L’azienda ha inoltre contribuito con gli articoli del gennaio 2002, quando è stata divulgata la notizia del trasferimento.

L’articolo di Athos Gastone Banti, Direttore de “Il Nuovo Giornale”

di Firenze, è stato citato dal libro L’Aeroscalo di Pontedera. I dirigibili italiani 2 . L’autore ha conservato, e ci ha prestato, la copia della pagina originale del giornale.

Il pezzo relativo all’incendio del settembre 2002, dopo una verifica fatta direttamente alla redazione pontederese de “La Nazione”, è stato ricercato nell’archivio cartaceo della Biblioteca Comunale di Pontedera.

Le ultime notizie riguardanti l’incendio divampato nel 2004 sono state raccolte da me, come documenti validi per la ricostruzione storica delle vicende vissute dalla Crastan.

1

Unione Industriale Pisana (a cura di), Industria story. L’industria a Pisa alla fine dell’800, Nistri-Lischi, Pisa, 1998.

2

M. Quirici, E. Agonigi, L’Aeroscalo di Pontedera. I dirigibili italiani, Ed. L’Ancora, CLD s.r.l.,

Fornacette (Pi), 2000. Pagg. 81.88 e 171-177.

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“La Nazione”, 19 luglio 1894. (Cronaca di Pisa)

Uno dei primi articoli di cui si ha notizia, riguardante l’attività della ditta Crastan, è stato scritto da Antonio Morosi.

Questo pezzo fa parte di una serie di articoli scritti dal giornalista durante il suo tour delle industrie toscane, nell’estate del 1894. Alle industrie pontederesi sono dedicati addirittura due articoli, uno lunedì 16, e l’altro, quello per noi di maggior interesse, il giovedì 19, a conclusione dei reportage sulle industrie pisane.

Dopo essersi recato a Pisa, Cascina e dintorni, finalmente giunge con il tram alla stazione di Pontedera.

Nell’ultimo giorno di permanenza nella cittadina toscana, dopo aver visitato la Tessiture Morini e Bellincioni, la Ditta Ricci, produttrice di filati di cotone, e l’azienda elettrica Taddei, si ferma a visitare la Ditta Figli di Luzio Crastan.

Cicerone d’eccezione è il direttore dello stabilimento, il signor Pitchen, che mostra al giornalista la lavorazione e la confezione della cicoria.

Morosi elogia la ditta, che ha ricevuto consensi anche a numerose esposizioni, e sembra apprezzare le scatole di latta stampata, omaggio per i clienti.

Dopo aver visitato la Crastan l’inviato continua il pellegrinaggio per le industrie cittadine, recandosi alla manifattura di busti Bellincioni e ad alcuni pastifici.

Qui di seguito, oltre alla prima pagina de “La Nazione” su cui è stato

pubblicato il pezzo,è riportata la parte dell’articolo in cui Morosi

racconta la visita allo stabilimento Crastan.

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Fig. 108- Giovedì 19 luglio 1894. La prima pagina de “La Nazione” con l’articolo di Morosi,

L’industria in Toscana.

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Fig. 109- Giovedì 19 luglio 1894. Particolare dell’articolo.

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“La Nazione”, 26 maggio 1904. (Cronaca di Pisa e Firenze) Parisa Bellincioni, giovane moglie di Manlio Crastan, muore dopo una sfortunata operazione chirurgica. Al funerale non sono presenti soltanto i familiari e gli amici più stretti, ma tutta la cittadinanza, che esprime il suo cordoglio con un affollatissimo corteo funebre.

Tra i nomi dei partecipanti possiamo leggere, oltre a quelli di Crastan e Bellincioni, anche quelli delle maggiori famiglie industriali pontederesi: Morini, Ricci, Dini, Pitschen e Leoncini.

La notizia è stata riportata, dal giornalista F. Pettinelli, sia sulla cronaca di Pisa, che su quella di Firenze, segno che questo lutto aveva colpito non soltanto la città di Pontedera, ma tutta la Toscana.

L’articolo è anche un importante documento che dimostra l’unione delle due delle famiglie più in vista della città: Crastan e Bellincioni.

Anche questa volta viene ricordato il nome dei Pitschen, una famiglia svizzera che possedeva una pasticceria nel centro di Pontedera.

Qui di seguito riportiamo la copia dell’articolo apparso sulla cronaca di Firenze, poiché più leggibile rispetto all’altro.

Fig. 110- Pasticceria Pitchen (sulla destra) in piazza Vittorio Emanuele, oggi Piazza Cavour.

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Fig. 111- Giovedì, 26 maggio 1904.

“La Nazione”, 6 aprile 1916. (Cronaca di Firenze)

E’ sempre l’inviato della “Nazione”, Pettinelli, che ci informa dell’ultima notizia su Pontedera.

Alle prime luci dell’alba un furioso incendio, aiutato dal forte vento,

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per domarlo sono stati chiamati non soltanto i pompieri della zona, ma anche quelli di Livorno, giunti quando ormai non rimanevano che le mura dell’edificio. Le case circostanti sono state evacuate.

A mezzogiorno, quando il giornalista telefona alla redazione per dettare l’articolo, le fiamme non sono ancora spente. I danni sono ingenti, e circa 250 operai sono rimasti senza lavoro.

Pettinelli si sofferma molto sulle reazioni dei pontederesi, soprattutto degli operai, che piangono disperati e imprecano al destino davanti all’edificio in fiamme.

Dopo l’incendio lo stabilimento venne completamente ricostruito, e il vecchio edificio fu sostituito da quello che possiamo vedere anche oggi.

Fig. 112- Lo stabilimento Crastan prima dell’incendio del 1916.

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“Il Nuovo Giornale”, 28 maggio 1919.

In un lungo articolo a tutta pagina, il Direttore del giornale A. G.

Banti racconta il viaggio in dirigibile a cui ha preso parte il giorno precedente. All’escursione, la prima delle quattro organizzate a scopo di beneficenza, partecipano quattro giornalisti e alcuni dei membri delle famiglie più ricche della zona, tra cui Luzio Crastan e sua sorella Elsa, visto che il biglietto costava ben 100 lire. Insieme ai Crastan ci sono alcuni membri della famiglia Dini e Leoncini.

Il volo segue un tragitto circolare: da Pontedera fino a Firenze e ritorno, senza mai scendere. Banti ci descrive minuziosamente il paesaggio, con occhi meravigliati ed emozionati, lodando la pace e la tranquillità del cielo (dove non c’è il telefono a disturbare!), ma non si risparmia neppure alcune battute spiritose sui suoi compagni di viaggio.

Il dirigibile M-9 sorvola tranquillamente, e senza complicazioni, il cielo toscano riportando a Pontedera i suoi ospiti, che non possono far altro che esclamare “Che bella gita!”.

Fig. 114- Panorama di Pontedera agli inizi del Novecento.

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Fig. 115- Mercoledì, 28 maggio 1919.

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“La Nazione”, 14-15 e 22 gennaio 2000. (Cronaca di Pisa) Con l’inizio del nuovo millennio la Crastan ha già iniziato i lavori per la costruzione del nuovo stabilimento nella zona industriale, lontano dal centro cittadino.

Gli ultimi accordi con il Comune per la costruzione della nuova ciminiera sembrano decretare il definitivo trasloco della produzione e l’abbandono dell’edificio storico, soprattutto dopo che il consiglio comunale ha dato voto unanime. La ciminiera, infatti, a causa dei fumi e delle polveri emesse nell’aria aveva attirato le proteste dei residenti in prossimità dello stabilimento, tanto che già in passato era stata rialzata, nel tentativo di disperdere più velocemente i vapori.

Il trasferimento viene annunciato come rapidissimo, e a Pontedera si pensa già come riutilizzare i locali. Anche il sindaco interviene, convinto dell’importanza storica dell’edificio, per il quale sarà necessario trovare, seppur con modifiche interne e restauri, una destinazione che ne rispetti e tramandi la memoria. E’ proprio il sindaco Paolo Marroncini ad affermare: “Per quanto riguarda l’edificio centrale, deve però restare come ora, ovviamente con possibilità di restauri e modifiche interne. Ma alla Crastan, Pontedera deve tanto e questo palazzo deve restare una testimonianza storica di archeologia industriale” 3 .

Le idee sono molte (parcheggi prima di tutto!), ma il punto fermo è che la fabbrica rimarrà un monumento di archeologia industriale, almeno per quanto riguarda l’aspetto dell’edificio.

3

“La Nazione”, sabato 15 gennaio 2000.

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Fig. 116- Venerdì, 14 gennaio 2000.

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Fig. 118- Sabato, 22 gennaio 2000.

“La Nazione”, 10 settembre 2002. (Cronaca di Pisa)

Come quasi ottanta anni prima, anche questa volta la Crastan torna protagonista dei giornali per un incendio, scoppiato nel cuore della notte. Questa volta, per fortuna, i danni non sono così ingenti e l’arrivo tempestivo dei vigili del fuoco ha impedito che le fiamme si propagassero. Non sembra un incendio doloso, visto che le fiamme si sono sviluppate da una catasta di pancali di legno e scatoloni.

La cosa più curiosa è che ancora una volta si parla del trasferimento dello stabilimento, che, come due anni prima sembra imminente. Il titolo “Fiamme prima dell’addio” mette in primo piano il tema del trasloco, forse più che quello dell’incendio. Anche questa volta vengono azzardate ipotesi di riutilizzo, che però sembrano più chiare:

centro commerciale e residenziale con nuovi parcheggi.

(naturalmente!)

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Fig. 119- Martedì, 10 settembre 2002.

“La Nazione”, 8-9 aprile 2004. (Cronaca di Pisa)

“il Tirreno”, 8-9 aprile 2004. (Cronaca di Pisa)

L’ultimo incendio che ha colpito lo stabilimento Crastan è purtroppo, forse davvero l’ultimo, che Pontedera si ricorderà, anche perché questa volta è bruciata una intera macchina per la produzione del Moretto, una perdita non da poco. Le fiamme si sono sviluppate nel tardo pomeriggio, molto probabilmente per la fuoriuscita di olio diatermico (il calore necessario alle diverse fasi della lavorazione è ottenuto grazie allo scorrimento di olio caldo in apposite intercapedini tra i tubi) dall’impianto utilizzato per la tostatura.

Non è stato ancora appurato se l’incendio sia stato causato da una

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notato niente, se non il fuoco e la colonna di fumo quando ormai era troppo tardi.

L’incendio,molto probabilmente, ha provocato anche una piccola esplosione, di potenza sufficiente da far crollare il tetto, distruggendo completamente un’ala dell’edificio di circa 100 metri quadrati.

Fortunatamente nessuno stava lavorando in quel reparto, e il danno, seppur ingente, è circoscritto all’edificio.

L’episodio ha risvegliato la questione del trasferimento della produzione. Il sindaco ribadisce che la Crastan deve allontanarsi dal centro della città, nonostante occupi lo stesso posto da prima che sorgessero le case, mentre l’azienda temporeggia, perché non è cosa semplice trasferire un intero stabilimento.

Fig. 120- “La Nazione”, giovedì 8 aprile 2004.

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Fig. 121- “Il Tirreno”, giovedì 8 aprile 2004.

Fig. 122- “La Nazione”, venerdì 9 aprile 2004.

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Fig. 123- “Il Tirreno”, venerdì 9 aprile 2004.

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