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Academic year: 2021

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Introduzione

L’Oriente inizia a ogni punto, come l’Occidente, grazie alla trappola della terra che è tonda. Ma non sarà mai una cosa acquisita abbastanza. Perché in Europa, l’Oriente o l’Est (sfumature) comincia simbolicamente sempre a est della propria casa; a volte dal villaggio vicino, a volte dal paese vicino. (Rada Iveković, Autopsia dei Balcani)

Questa tesi ha come oggetto di studio l’immagine dei popoli e dei paesi balcanici mostrata attraverso le pagine della rivista “Illustrazione Italiana”

in un arco di tempo che va dai primi anni Settanta del XIX secolo al periodo precedente lo scoppio della Prima guerra mondiale. Lo scopo è quello di analizzare, attraverso le rappresentazioni grafiche e le testimonianze pubblicate dalla rivista, come la complessa realtà balcanica veniva contemporaneamente immaginata, scoperta e riprodotta alla luce di eventi politici e sociali e di influenze culturali fondamentali per la storia europea.

In particolar modo il quarantennio compreso tra la fine Ottocento e i primi anni del ventesimo secolo rappresenta un periodo fondamentale sia della storia italiana sia del Sud Est europeo.

I paesi balcanici vengono coinvolti da una serie di mutamenti politici dal

lento crollo del secolare potere ottomano (il “giogo”), alla nascita o al

risveglio delle numerose nazionalità, e al costituirsi, a prezzo di

interminabili rivendicazioni e scontri, di nuove entità statali. Nel corso

dell’Ottocento infatti, la penisola balcanica diviene uno dei centri nevralgici

della politica europea: la sempre più evidente debolezza dell’Impero

ottomano (il Grande Malato) e le mire espansionistiche che il suo

imminente crollo suscita (la così detta Questione Orientale), trasforma i

paesi balcanici da un territorio di scarso interesse, se non come punto di

passaggio tra l’Occidente e l’Oriente in generale, allo scacchiere della

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politica europea in cui si gioca la partita degli equilibri delle Potenze (e dello scontro di potere tra queste, Austria e Russia in primo luogo). Ma non solo questo, perché nel corso del XIX le nazioni balcaniche, nel rivendicare una propria autonomia, diventano fonte di continua minaccia per le aspirazioni occidentali e per l’intero sistema europeo che s’infrangerà proprio, tra le altre cause, davanti a un’instabilità balcanica riassunta nell’assassinio dell’erede al trono asburgico, per mano di un serbo nazionalista, Gavrilo Princip, in una Sarajevo in mano alle forze austriache, evento che innesca lo scoppio della Grande Guerra. Dunque per tutto il periodo esaminato, fin dalle prime rivolte nazionaliste contro il dominio ottomano di inizio Ottocento alle infinite guerre che segnano i due anni precedenti lo scoppio della Prima guerra mondiale, i Balcani restano una questione aperta per la politica europea e frequente oggetto di cronaca.

Dal punto di vista italiano il quarantennio esaminato coincide con il

consolidarsi dell’identità statale del giovane Regno e il suo inserimento nel

contesto politico europeo. In questo panorama i territori d’oltre Adriatico,

saranno uno dei banchi di prova e di scontro per la diplomazia italiana,

impegnata da un lato a contrastare le mire espansionistiche delle Potenze

confinanti e dall’altro a legittimare un ruolo italiano nella progettata

spartizione dei territori ottomani. L’area adriatico-balcanica sarà terreno

anche del tentativo di radicamento della influenza italiana, dapprima

culturale ed economica, tramite alcune iniziative come l’apertura di scuole

italiane in Albania o l’avvio di alcune imprese economiche (ad esempio il

monopolio dei tabacchi in Montenegro), e che, parallelamente e attraverso

queste, intravedeva una possibile espansione politica. Questi fattori

influiscono sul grado di interesse della regione balcanica e, quindi, sul

modo di presentare un certo luogo o una certa popolazione. Ma non solo. I

cronisti, gli inviati sul campo dalla rivista, ma anche i collaboratori casuali

(ufficiali, personale amministrativo, viaggiatori che inviavano i loro

contributi), sperimentavano la realtà balcanica, filtrandola attraverso la

propria esperienza personale e l’insieme di influenze culturali tipiche del

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periodo: il tardo romanticismo ottocentesco, il nazionalismo, la fiducia nel progresso, l’eurocentrismo e le teorie sulla superiorità della razza sono tutti elementi che in qualche modo incidono sulla visione dei narratori.

A seconda del momento storico, dell’influsso culturale e del punto di vista di chi osserva, la “scoperta” di questo mondo, che, dopo secoli di separazione dalla storia dell’Occidente europeo torna con prepotenza a farne parte, provoca reazioni assai diverse e spesso contraddittorie. Non mancano commenti dovuti a repulsione e a biasimo come pure a stupore e ad ammirazione per qualche abitudine, fatto o episodio la cui portata viene assunta come giudizio generalizzante di un intero paese da parte dei cronisti, i quali sembrano a volte più interessati all’incontro con l’esotismo che non a conoscere il paese reale in sé, salvo poi rimanere delusi quando invece di tessuti damascati e profumi voluttuosi si trovano in stamberghe puzzolenti, truffati da qualche oste scorretto, dalla parlata incomprensibile e minacciosa.

Questa mentalità influisce sulla percezione della realtà balcanica in un linguaggio bipolare che si esprime attraverso i temi della differenza (l’alterità assoluta) e della somiglianza (la familiarità) che caratterizzano il modo di confrontarsi con le realtà diverse dalla propria.

Così questo arcaico ed esotico pezzo di Europa, si costituisce in una serie di immagini variopinte che sostituiscono, in parte, il precedente modo di percepire l’identità balcanica come un tutt’uno con quella ottomana ma che non escludono generalizzazioni e ripetizioni di modelli e di stereotipi tipici del pensiero ottocentesco.

Come fonte principale per indagare l’immagine di questo multiforme

“Oriente europeo”, è stata scelta “Illustrazione Italiana”, una delle più note

riviste italiane dell’epoca per alcune caratteristiche che la rendono idonea

allo scopo: periodico al tempo stesso politico, culturale, scientifico e di

diletto, che raggiungeva un pubblico relativamente ampio, e che fin dagli

esordi (nel dicembre del 1873) mostra la volontà di essere una

pubblicazione di stampo marcatamente italiano, in un’Italia unita

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costituitasi solo da poco come tale.

Il lavoro è stato quindi articolato in due parti: la prima offre uno sguardo d’insieme sulla fonte utilizzata, sul periodo storico e sui rapporti tra Italia e paesi balcanici, letti attraverso le pagine della rivista, mentre la seconda parte si concentra essenzialmente sulle immagini pubblicate dalla rivista.

Il primo capitolo traccia una breve storia di “Illustrazione Italiana”, inquadrandola all’interno della nascita e dello sviluppo dei periodici illustrati moderni e nel contesto storico italiano, definendo le caratteristiche principali della rivista, i gruppi sociali di cui è espressione e il tipo di pubblico a cui si rivolge, il ruolo svolto delle immagini e il grado di circolazione di queste.

Il secondo capitolo, data la complessità dell’area balcanica, definisce i confini e i paesi che ne fanno parte geograficamente, stabilendo quali Stati della penisola sono oggetto di questa tesi e perché. Seguono una descrizione sintetica degli avvenimenti storici che trasformano la carta politica della penisola e una analisi di come nel corso del XIX secolo cambi la percezione del mondo balcanico dal punto di vista occidentale.

Il terzo capitolo analizza il periodo storico preso in considerazione seguendo le notizie pubblicate da “Illustrazione”, proponendo una serie di avvenimenti che causano un coinvolgimento italiano, più o meno diretto, nelle vicende della penisola balcanica, al fine di inquadrare che tipo di legame corresse tra Italia e paesi balcanici e come questo incidesse sull’immagine balcanica.

Nella seconda parte, il quarto capitolo analizza la tipologia delle immagini pubblicate sulla rivista, gli aspetti tecnici della riproduzione di disegni e fotografie su carta stampata, il lento passaggio dalla xilografia alla fotoincisione, i soggetti e le tematiche delle raffigurazioni.

Il quinto capitolo individua una serie di immagini e di impressioni che

hanno come tema di fondo la percezione dei Balcani come un “Oriente

europeo”, inteso sia come mondo appartenente alla sfera orientale, quindi

diverso e in opposizione all’Europa occidentale, che per alcuni aspetti si

rivela, allo sguardo stupefatto dei cronisti, meno esotico e più europeo da

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quanto ci si aspetti sia come una società in cui l’introduzione della modernità, l’influenza occidentale e l’appartenenza fisica al continente europeo, non riesce ad eliminare del tutto l’essenza orientale rintracciabile nel permanere di tradizioni, usi e costumi “diversi”.

Il sesto propone alcune caratteristiche, frequentemente attribuite alle popolazioni balcaniche, viste attraverso l’esperienza occidentale e che, a seconda dei casi, produce una duplice e contraddittoria immagine: una realtà definita attraverso la differenza e l’opposizione rispetto all’Occidente in cui prevalgono le caratteristiche negative attribuite al mondo orientale (e al mondo non occidentale) o più romanticamente, un luogo non ancora corrotto dalla modernità in cui popoli dalle abitudini semplici, dopo secoli di immobilismo, si affacciano alla storia europea in qualità di soggetti nazionali. Tra i personaggi della storia balcanica, si è effettuata una scelta di figure maschili e femminili in cui è particolarmente evidente l’emergere di questa ambiguità di fondo.

Il settimo tratta un insieme di immagini e narrazioni che accentuano l’idea

di una peculiarità balcanica fatta di particolari che richiamano alla mente

occidentale l’idea di un Oriente strano e meraviglioso, oltre che inferiore e

incivile, in cui gli usi tradizionali, i costumi pittoreschi e le storie raccontate

dal popolo affascinano e stupiscono.

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