J e s u s G r a c ilia n o G o n z à le z *
Introduzione
Il C apitolo generale [= CG], organo suprem o di governo della Società salesiana, è l ’incontro fecondo tra le personalità più rilevanti d ell’Istituto, che si radunano p e r trattare dei p roblem i di m ag g io r rilev an za e p ro vv ed ere a quanto si richiede p er il m antenim ento, lo sviluppo e l ’aggiornam ento della Società. M om ento di riflessione com unitaria, presieduta dal Superiore M ag
giore, p e r riafferm are la propria identità, p er m antenersi fedeli al carism a del fo n d a to re m a, c o n te m p o ran ea m e n te , p e r risp o n d e re ai n u o v i b iso g n i dei tem pi e dei luoghi.
A i CG arriva in u n m odo o in u n altro tutta la problem atica che tocca la congregazione: le grandi questioni, le grandi difficoltà, le grandi sfide, le num erose preoccupazioni, i pesanti dubbi che gravano sulle spalle di coloro che la governano, i grandi progetti di futuro. Ciò significa che i CG m arcano praticam ente il percorso del lungo cam m ino della esistenza della C ongrega
zione e costituiscono fonte di m assim a im portanza p er la conoscenza della sua storia, del suo governo e dei principali protagonisti del suo sviluppo.
Inoltre, i CG servono a dare prospettiva storica alla interpretazione delle C ostituzioni e dei regolam enti della C ongregazione. Le diverse opinioni m a
nifestate nelle discussioni sui diversi tem i consentono di conoscere il senso che si è voluto dare alle deliberazioni. Ci offrono dunque una buona chiave p er l ’interpretazione delle C ostituzioni e delle tradizioni salesiane.
Il presente saggio n on è che una sintesi di alcuni dei m olti aspetti che ci offrono i CG presieduti da don Rua. Tutto il m ateriale disponibile su questi CG, ossia le convocazioni, le norm e p e r il loro sv olgim en to, i v erb ali, le deliberazioni e altri docum enti che possono risultare u tili p er capire m eglio ciò che in essi fu fatto, è stato raccolto in u n volum e, di oltre 700 pagine, intito lato I s e i C a p ito li g e n e r a l i p r e s i e d u t i d a d o n M i c h e l e R u a 1. A d esso
* Salesiano, Istituto Storico Salesiano - Roma.
1 Jesus Graciliano Gonzàlez, I sei Capitoli generali presieduti da don Michele Rua.
Roma, Casa Generalizia 2010. Edizione extracommerciale.
rim ando p e r una com pleta inform azione e giustificazione di ciò che qui si dice.
1. Aspetti generali sui sei Capitoli generali presieduti da don Rua
C om incio ricordando alcune generalità che ci m ettono in contesto e ci aiutano a capire cosa hanno rappresentato il CG nel rettorato di don Rua.
1.1. L a fr e q u e n z a , il lu o g o e la d u r a ta
D on R ua è stato il R ettor m aggiore [= RM ] che ha presieduto più CG, e non solo p er durata del suo rettorato, 22 anni, m a anche p e r il fatto che a ll’inizio il ritm o dei CG era triennale2 e solo n e ll’ultim o CG presieduto da lui, nel 1904, si stabilì che i CG si sarebbero celebrati ogni sei anni. Perciò nel rettorato di don R ua ci furono sei CG: negli anni 1889, 1892, 1895, 1898, 1901 e 1904. Il successiv o avrebb e dovuto ce le b rarsi n el 1910 e di fatto
2 Capitoli generali e Rettori maggiori che lo presiedettero
1°. 1877 Don Bosco Lanzo. 3 sett. 5 ott.
2°. 1880 Don Bosco Lanzo. 3 sett. 15 sett.
3° 1883 Don Bosco Valsalice 2 sett. 7 sett.
4°. 1886 Don Bosco Valsalice 1 sett. 7 sett.
5°. 1889 Don Rua Valsalice 2 sett. 7 sett.
6°. 1892 Don Rua Valsalice 29 agosto 7 sett.
7° 1895 Don Rua Valsalice 4 sett. 7 sett.
8° 1898 Don Rua Valsalice 28 agosto 4 set\t.
9° 1901 Don Rua Valsalice 1 sept. 5 sept.
10° 1904 Don Rua Valsalice 23 agosto 13 settembre
11° 1910 Don Albera (el) Valsalice 15 agosto. 31 agosto
12° 1922 Don Rinaldi (el) Valsalice 23 aprilel 9 maggio
13° 1929 Don Rinaldi Valsalice 9 giugno 20 luglio
14° 1932 Don Ricaldone (el) Valdocco 16 maggio 18 maggio
15° 1938 Don Ricaldone Rebaudengo 23giugnoo 7 luglio
16° 1947 Don Ricaldone Valsalice 24 agosto 11 settembre
17° 1952 Don Ziggiotti (el) Valdocco 31 luglio 14 agosto
18° 1958 Don Ziggiotti Vasdocco 27 luglio 14 agosto
19° 1965 Don Zigg. - Ricceri Roma UPS 8 aprile 10 giugno
Oo 1971-72 Don Ricceri Roma Pisana 10 giugno 7 gennaio (72) 21° 1977-78 Don Ricceri - Viganò Roma Pisana 23 ottobre 12 febbraio (78)
°22 1984 Don Viganò R. Pisana 14 gennaio 12 maggio
23o 1990 Don Viganò R. Pisana 4 marzo 5 maggio
24o 1996 Don Vecchi (el) R. Pisana 19 febbraio 20 aprile
°52 2002 Don Chàvez (el) R. Pisana 24 febbraio 20 aprile
°62 2008 Don Chàvez R. Pisana 26 febbraio 12 aprile
don R ua lo aveva convocato p er il 10 settem bre di q u ell’anno, m a m orì in aprile, alcuni m esi prim a. N el 1900 scadevano i 12 anni del suo rettorato e ci doveva essere un CG straordinario p er la nuova elezione del RM , m a don R ua rinunciò, con il consenso della Santa Sede, a due anni del suo prim o m andato p er far coincidere l ’elezione del nuovo R M con quella degli altri m em bri del C apitolo superiore, nel 1898.
T e m p o e a l lu o g o . I sei CG si celebrarono sem pre durante le vacanze au
tunnali: fine agosto e inizio settem bre e tutti ebbero luogo a Torino-Valsalice, p er volontà espressa di don Rua, che voleva che si celebrassero accanto alla tom ba di don Bosco p er sentire da vicino il suo spirito e la sua protezione3.
I m p o r ta n z a . Tutti e sei, in uno o altro senso, furono im portanti, m a tre sono da considerarsi fondam entali p er l ’organizzazione della Congregazione:
l ’V III, del 1898, in cui ebbe luogo la prim a elezione di u n R M n ella storia della C ongregazione; il IX, del 1901, che regolò il curricolo form ativo dei Salesiani, istituendo il triennio pratico e creò i C apitoli ispettoriali; e il X , del 1904, che fu praticam ente u n C apitolo costituente, perché dovette adattare la legislazione anteriore alle nuove norm e della Chiesa, approvò u n nuovo re golam ento p er la costituzione e andam ento dei CG e decise di rifondere in un volum e tutte le D eliberazioni e R egolam enti elaborati fino a quel m om ento.
I l R e g o la to r e del prim o CG di don R ua fu don D om enico Durando. Gli altri cinque ebbero com e R egolatore don F rancesco C erruti, che com e C onsi
gliere scolastico generale ebbe u n ruolo di prim o piano, soprattutto riguardo a tem i im portanti com e gli studi e la form azione dei soci4.
L a d u r a ta fu sem pre breve: dai 4 giorni dei CG V II e IX, ai 22 del X.
Q uesta brevità suppone che i tem i non sem pre potessero essere trattati a fondo e che m olte volte si lasciasse al R M e al suo C onsiglio (o ad alcuna com m is
sione nom inata all’uopo) il com pito di com pletare i lavori solo iniziati nei CG.
3 “Credo incontrare il gradimento di tutti disponendo che il Capitolo Generale XI si aduni nuovamente a Valsalice, presso la tomba del nostro Venerabile fondatore e Padre D.
Bosco. Nessun altro luogo potrebbe essere così adatto per compiere convenientemente l’alta missione che è affidata a coloro che vi sono chiamati. A Valsalice specialmente, ove riposano le venerate spoglie di D. Bosco, si sente aleggiare il suo spirito. Egli ci assisterà perché ogni parola e ogni atto del Capitolo abbia a tornare di vantaggio all’umile nostra Congregazione”:
[Michele Rua], Lettere circolari di don Michele Rua ai Salesiani. Torino, Direzione generale delle opere salesiane 1965, p. 508s.
4 Don Francesco Cerruti era sette anni più giovane di don Rua. Laureato in lettere, diret
tore e ispettore. Nel 1885 fu nominato da don Bosco Consigliere scolastico. Studioso, scrittore, diffusore del sistema preventivo è stato organizzatore della scuola salesiana e promotore degli studi. Cf Francesco Cerruti, Lettere circolari e programmi di insegnamento (1885-1917). Introduzione, testi critici e note a cura di José Manuel Prellezo. (= ISS - Fonti, Serie seconda, 10). Roma, LAS 2006.
1.2. L o s v ilu p p o
I sei CG puntarono soprattutto a risolvere problem i pratici, di ordinaria am m inistrazione, quelli che sorgevano nella prassi ordinaria della vita delle com unità, delle case o dei soci, particolarm ente in una C ongregazione ancora in f i e r i, con un ritm o im pressionante di espansione, con strutture ancora non corroborate da una lunga tradizione, e che risentivano fortem ente della dina
m ica originalità carism atica del fondatore, da poco scom parso e sem pre m olto vivo nel ricordo. Ciò significa che è inutile cercare in questi sei CG grandi elucubrazioni dottrinali o program m atiche. Quello che dom in ava nelle discus
sioni era il senso pratico e l ’esperienza dei capitolari. E in questo senso spic
cava l ’autorità di don Rua, p er la sua lunga esperienza, la sua conoscenza a fondo della C ongregazione e la sua vicinanza a don Bosco.
II lavoro si svolgeva fondam entalm ente in com m issioni nom inate p re viam ente, che si radunavano nei giorni che precedevano l ’inizio del Capitolo.
Q ueste com m issioni, dopo aver ordinato e studiato, ognuna, uno dei tem i p ro posti, presentavano in assem blea le loro conclusioni, che venivano discusse da tutti i capitolari, votate e accettate, o rigettate, secondo il parere della m ag gioranza. A partire dal V II CG del 1895 le conclusioni delle C om m issioni furono stam pate e consegnate ai singoli capitolari, p er facilitare così la lettura e agevolare le discussioni.
N el IX CG si introdusse una novità nel m odo di studiare i tem i. Fino a quel m om ento, e siam o già al 1901, ogni cap itolare era assegnato ad u na co m m issione e p o tev a assistere solo alle ad unanze della p ro p ria co m m is
sione. Q uesto creava un certo m alessere. Perciò nel IX CG furono nom inati solo il presidente, il relatore e u n m em bro di ogni com m issione, che dove
vano radunarsi in tem pi diversi con lo scopo di offrire agli altri capitolari la possibilità di assistere a tutte le riunioni che ognuno desiderasse. Inoltre si am m ettevano Salesiani non capitolari che volessero assistere alla discussione di u n tem a di loro particolare com petenza. B astava dare avviso al Regolatore.
1.3. I m e m b r i
Fino al IX CG del 1901 non fu chiaro chi erano i m em bri di diritto del C G 5, perciò il num ero dei capitolari fu m olto diverso d all’uno a ll’altro C api
5 Fino all’epoca le ispettorie erano state create ad experimentum e non erano state sotto
mese all’approvazione della Santa Sede. Ma nel Capitolo IX del 1901 si suscitò la questione su chi avesse diritto a partecipare ai CG, dal momento che nelle Costituzioni approvate nel 1874
tolo: al V assistettero 44 capitolari; al VI, 69; al V II, 93; a ll’V III, 217 p er l ’e
lezione del R M e il suo C onsiglio, m a dopo si ritirarono i delegati elettori e rim asero solo i 146 capitolari6; al IX furono 154; al X, già con la nuova reg o
lam entazione7, furono soltanto 75.
Eccettuato il V, in tutti gli altri furono presenti, com e m em bri con voce attiva e voto, anche se non erano eleggibili, i vescovi salesiani8.
P er regola fino al 1904 no n potevano assistere i coadiutori, perché non entravano nelle categorie di capitolari, tu tti e x o ffic io : superiori m aggiori, ispettori, procuratore generale, direttori delle case e m aestro generale dei n o vizi. Q ualche coadiutore fu presente com e consultore: p er esem pio si sa che nel V CG, quando si trattò del canto e della m usica, intervenne il m aestro G iuseppe D ogliani; anche tra gli elettori del V II CG troviam o il coadiutore G iacom o C eva di M ontevideo. N el X CG del 1904, già con la nuova rego la
m en taz io n e , si p re sen tò u n caso d u bbioso: d a ll’isp e tto ria d ella T erra del F uoco era venuto il coadiutore A ntonio Tarable, supplente d ell’im pedito don B ernabè. D on Piscetta, che aveva presieduto la com m issione incaricata di ri
vedere i verbali delle elezioni dei delegati e supplenti, pose la questione se un confratello coadiutore p otev a essere am m esso com e m em bro del C apitolo.
N o n riscontrandosi nulla né nelle C ostituzioni né nelle norm e inviate da don R ua p er questo C apitolo che vi si opponesse, il C apitolo risolse la questione afferm ativam ente; l ’indom ani però, quando si lesse il verbale della seduta, si aggiunse la clausola: “ Salve le disposizioni del diritto can on ico ” . D on Pi-
non era determinato. Nell’edizione italiana del 1875 era stata aggiunta una nota all’articolo 3 del capitolo VI, che diceva: “Il CG è composto dei membri del capitolo superiore e dei direttori delle case”. Nel 1877 il CG modificò nella pratica la norma ammettendo come membri del CG gli ispettori recentemente creati. Nel 1880 si introdusse una nuova modificazione riguardo ai di
rettori residenti nelle missioni estere. Invece di venire tutti, sarebbero venuti unicamente gli ispettori e uno dei direttori per ogni ispettoria, eletto dall’ispettore d’accordo con il RM. Vivente don Bosco queste modifiche non causarono nessun problema. Ma poi cominciarono a vedersi alcuni inconvenienti, che obbligarono a cercare soluzioni più giuridiche. Si ricorse alla Santa Sede che con un decreto firmato dal cardinale Gotti, il 20 gennaio 1902, approvava le ispettorie.
6 Per le elezioni ogni direttore era accompagnato da un delegato eletto dai soci nelle sin
gole case, ma questo delegato non era membro del Capitolo e, finita l’elezione, si ritirava.
7 Cf Deliberazioni dei Capitoli generali della Pia Società Salesiana. Torino, 1905, Cap.
VI, parte II, art. 1 e 2.
8 Mons. Cagliero, assistette a tre Capitoli: il VI, l’VIII e il X, e in essi fece sentire con autorità la sua voce. Mons. Costamagna fu presente prima come direttore al V Capitolo e poi come vescovo al VII, VIII e X; i suoi interventi furono spesso su questioni e cerimonie litur
giche. Il prefetto apostolico mons. Fagnano fu presente ai Capitoli VII, VIII, IX e X. Nel X CG si sollevò la questione se i “Vescovi non residenziali, ossia i Vicari Apostolici e con essi i Pre
fetti Apostolici della Società Salesiana potessero aver voce attiva nei Capitoli generali”. Messa la questione ai voti, ne risultarono 62 favorevoli su 73 votanti.
scetta presentò allora la proposta che il delegato fosse u n sacerdote, perché non era della com petenza di u n laico giudicare su cose ecclesiastiche. D on B ertello fece osservare che si trattava di u n argom ento gravissim o e che non sarebbe stato né procedente né giusto togliere ai coadiutori u n diritto che non negano loro le C ostituzioni. A nche don R ua era di questo parere e propose che si lasciasse la cosa indecisa. D on Piscetta ritirò la sua proposta9.
P iù tardi, n elle norm e approvate dalla Santa Sede rigu ardo al re g o la
m ento del CG, tra i com ponenti si legge: “U n D elegato di ogni singola Ispet
toria eletto nel C apitolo ispettoriale, secondo le norm e dei C apitoli ispettoria- li”, senza specificare di più, il che vuol dire che anche u n coadiutore poteva essere eletto delegato al C apitolo10.
1.4. L a p a r te c i p a z io n e d e i s o c i
I prim i CG erano praticam ente riunioni di direttori che si radunavo ogni tre anni. Tutti si conoscevano e quasi tutti appartenevano ad u n ’area geogra
fica v icin a al R M e al C apitolo [= C onsiglio] superiore. I C ap ito li erano dunque assem blee di superiori convocati p er trattare affari che interessavano m aggiorm ente tutti e p e r provvedere ai nuovi bisogni della Società, anche in vista della progressiva espansione11.
L a partecipazione di altri confratelli era lim itata alla prassi, iniziata dallo stesso don B osco, di concedere a tutti i soci il diritto di far arrivare al CG de
sideri e proposte. U na partecipazione certam ente im portante e utile, perché le proposte dei confratelli perm ettevano ai Superiori e ai m em bri del CG di far conoscere il vero stato della C ongregazione e offrivano suggerim enti utili per il m iglioram ento della v ita individuale e com unitaria dei Salesiani. D i fatto,
9 Cf J. G. Gonzàlez, I sei capitoli..., p. 566 n. 14 e p. 574 n. 32.
10 Cf Deliberazioni dei Capitoli generali..., Cap. VI, Parte II, Art. 1, g.
II Parlando dei membri dei CG presieduti da don Rua, conviene ricordare che in essi furono presenti e con voce molto attiva tutti i più noti Salesiani delle origini della Congrega
zione: sette dei presenti il 18 dicembre 1859 al momento della fondazione della Società: don Rua, mons. Cagliero, don Cerruti, don Bonetti, don Durando, don Francesia, don Lazzero. As
sistettero anche altri notevoli personaggi dei primi anni della Congregazione: don Barberis, mons. Costamagna, mons. Fagnano, don Luigi Lasagna, prima di esser vescovo; don Marenco, don Bertello, don Lemoyne, don Vespignani, don Manuel Hermida, primo sacerdote salesiano spagnolo, i segretari di don Bosco don Berto e don Viglietti e molti altri grandi Salesiani; in vari Capitoli furono presenti insieme i primi quattro Rettori maggiori della Congregazione:
don Rua, don Albera, don Rinaldi e don Ricaldone; e anche tre dei Salesiani elevati all’onore degli altari: San Luigi Versiglia, i beati Michele Rua e Filippo Rinaldi. Tutti uomini di virtù e di esperienza, che diedero certamente un valore tutto particolare a questi sei Capitoli generali presieduti da don Rua.
furono num erosi i suggerim enti e le osservazioni che arrivarono ai CG. N on poche versavano su tem i non ufficialm ente oggetto di prevista trattazione in Capitolo.
Q uesta tenue apertura alla base veniva in certo senso ribadita con l ’ob
bligo che avevano i superiori, a com inciare dal RM , di inform are adeguata
m ente i confratelli sui lavori e le decisioni prese nei Capitoli, m a venne fatta più esplicitam ente quando nel IX CG si diede la possibilità di assistere alle adunanze delle com m issioni a quei Salesiani, anche n on capitolari, che fos
sero interessati ai tem i che in esse venivano trattati.
Solo a partire dal 1901, con l ’entrata a far parte dei C apitoli non più dei direttori, m a dei delegati eletti dai confratelli12, i CG incom inciarono ad avere u n carattere p iù co m u n itario , com e assem b lea di co n fratelli u n iti sotto il segno della carità fraterna. D a allora i CG n on furono p iù solo u n esercizio suprem o d ell’autorità, m a u n m om ento in cui tutta la C ongregazione, attra
verso i suoi rappresentanti, si radunava p er rafforzare i vincoli di unità e cer
care, in spirito di carità, il m odo m igliore di raggiungere lo scopo della C on
gregazione: riafferm arsi nel carism a del fondatore e attualizzare la prop ria m issione secondo i bisogni dei tem p i13.
2. Ruolo di don Rua
Il prim o C apitolo di don R ua ebbe luogo a distanza di poco più d ’un anno dalla m orte di don B osco. C ’era una certa preoccupazione su com e sa
rebbero andate le cose senza la p re sen za ca rism atica d e ll’ind im en ticab ile padre. M a tutto procedette con norm alità. E ffettivam ente il ruolo di don Rua, non solo in questo m a in tutti i Capitoli da lui presieduti, fu pienam ente sod
disfacente e tutti guardarono al nuovo Superiore “ com e a un secondo faro lu
m inoso, in cui la luce di don B osco brillò di vivo splendore” 14.
12 A grandissima maggioranza fu approvata la proposta del Regolatore che chiedeva: “Se attesa la diffusione della Congregazione e l’impossibilità morale che all’elezione dei membri del Capitolo Superiore possano prendere parte tutti coloro che attualmente ne hanno il diritto (cf Cap. VIII e IX delle Cost.), non sia da regolare detta elezione in modo che tutte le ispettorie possano facilmente prendervi parte con equo numero di voti” J. G. Gonzàlez, I sei capitoli..., p. 460s. Questo si attuò mediante l’articolo del Regolamento che regola l’elezione del delegato ispettoriale: “È compito del Capitolo ispettoriale: a) eleggere tra i professi perpetui dell’ispet- toria il delegato ispettoriale al CG ed un suo supplente”. Cf Verbale del X CG J. G. Gonzàlez, I s e i capitoli..., p. 574.
13 Sul tema del clima in cui si svolsero i CG. Cf J. G. Gonzàlez, I sei capitoli..., pp. 80
94.
C ertam ente il R M è obbligato a rispettare ciò che le C ostituzioni e i R e
golam enti determ inano sul m odo di procedere rispetto ai CG: ritm o di cele
brazione, partecipanti, andam ento norm ale delle sedute ecc. D ’altra parte tutti i capitolari hanno piena libertà e autorità di esporre la loro opinione e di v o tare le proposte e le deliberazioni. M a ciononostante il m argine di azione del R ettor m aggiore è m olto am pio e il suo ruolo, prim a e durante il Capitolo, non è passivo, o m eram ente esecutivo, m a fortem ente propositivo e determ i
nante in m olti aspetti.
D ifatti è com pito del R M convocare il C apitolo, determ inare i tem i da trattare, nom inare il regolatore, fissare il luogo e la durata del C apitolo, p re siedere con voce attiva le sessioni e, dopo il C apitolo, portare a term ine l ’ap plicazione concreta e tem pestiva delle deliberazioni prese; tutto questo senza dim enticare che al tem po di don R ua dipendeva in gran m isura da lui la n o m ina degli ispettori e dei direttori, i quali in cinque di questi sei C apitoli fu rono, insiem e ai m em bri del C apitolo superior e, gli unici capitolari.
D ’altra parte, la durata a volte brevissim a dei CG lasciava m olto lavoro, m o lti problem i, m olte decisioni e m olte nom ine di persone o com m issioni alla discrezione ultim a del R M stesso o aiutato dal suo C onsiglio. Spettava a lui decidere e portare a term ine ciò che n on era stato possibile fare durante il C apitolo. E don R ua se ne occupava con grande diligenza e intensità, espo
nendo poi al seguente CG il lavoro svolto15.
Lo faceva sem pre, è vero, con il consenso alm eno indiretto del rispettivo CG, che alla fine dei lavori rilasciava una dichiarazione sottoscritta dai capi
tolari, nella quale si dava al R M piena facoltà di concludere tutto ciò che ri
m an ev a da d ec id e re 16. Se si p en sa che i C ap ito li con vocati da lui ebbero luogo ogni tre anni, si può facilm ente dedurre che la preparazione, la realizza
zione e la m essa in pratica delle deliberazioni occupava un a buona parte del tem po del suo governo ordinario.
14 Eugenio Ceria, Annali II. Torino, 1943, pp. 46 e 38.
15 Così per esempio, nell’introduzione ai verbali stampati del VII CG, dove parla di “al
cune gravi questioni, lasciate per unanime consenso da risolvere al vostro RM”. Scrive: “Ed io non ho mancato di occuparmi con vivo interesse e studio di questi importanti argomenti a me devoluti, quali il regolare le relazioni tra rettore e direttore nelle Case ispettoriali, regolare le relazioni degli ispettori colle famiglie di suore da loro dipendenti, stabilire il concorso delle case per sostenere le spese del Bollettino, ordinare che si mettessero in vigore nei collegi degli ascritti gli statuti per questi già preparati, ed altri speciali regolamenti”. J. G. Gonzàlez, I sei capitoli..., p. 264.
16 Cf per esempio il Verbale del V CG: “Don Durando chiude con la lettura di una dichiarazione da sottoscriversi da tutti, con un ringraziamento al Superiore maggiore. In essa si dice di lasciare a lui piena facoltà di decidere tutto ciò che rimane. I direttori si sottoscrivono a questo”: Ibid., p. 175.
D on Rua, inoltre, fu sem pre presente in tutte le adunanze e in ogni ses
sione dei sei CG. N ei verbali si accenna a qualche sua breve assenza o ritardo a ll’inizio di u n paio di sessioni, p er esem pio n ella sezione del 2 settem bre 1898 d ell’V III CG, dove si legge: “ Com inciò la seduta senza don R ua” . O la sessione del 30 agosto del 1904 del X CG, quando una delle relazioni dei v er
bali (R elazione che noi abbiam o chiam ato B) dice:
“All’inizio della seduta manca don Rua. Don Rinaldi approfitta l’occasione per dire essere ordine espresso del medico dr. Battistini che il Sig. D. Rua, in vista della sua salute non si occupi delle solite udienze che tanto lavoro gli cagionano.
Contentiamoci dunque di averlo in mezzo di noi, giacché il suo cuore paterno gode di essere con noi, ma non vogliamo essergli di molestia”17.
E ffettivam ente a don R ua piaceva essere presente e la sua presenza era sem pre m olto attenta e attiva. Interveniva spesso nelle discussioni e i suoi in
terventi erano chiari, precisi, ponderati e m olte volte decisivi, perché la sua autorità m orale, il suo equilibrio, la sua esperienza e il suo continuo riferi
m ento alla tradizione di don B osco davano spessore al suo carism a18.
D on R ua approfittò dei CG p er svolgere con generosità e diligenza il suo ruolo di padre e m aestro, anim atore, form atore e guida della C ongregazione.
A ll’inizio delle sessioni e quando gli si offriva u n ’opportunità, egli prendeva la parola p er fare raccom andazioni, spiegare qualche punto delle C ostituzioni 0 leggere alcune parole di don B osco. E ra un m odo, com e dirà lui stesso, per com pensare alquanto il dolore che tutti provavano al n on vedersi p iù p resie
duti da don B osco. Perciò gli piaceva farne udire in certo qual m odo la voce d e ll’am ato padre e m aestro, leggendo e com m entando qualche sua pagina:
1 ricordi ai direttori, che gli erano stati inviati quando fu nom inato direttore di M irabello, il testam ento spirituale, fino allora sconosciuto, che don Bosco lasciò durante l ’ultim a m alattia, o altri tem i sem pre di grande portata form a
tiva e spirituale. La sua autorità m orale, il suo im peccabile esem pio e la sua calda parola calavano profondam ente nella m ente e nel cuore dei devoti capi
17 Ibid., p. 585.
18 L’autorità a don Rua veniva: 1. Dall’esercizio prolungato responsabile di questa auto
rità. Chierico, eletto catechista generale nell’atto di fondazione della Congregazione; primo direttore nominato da don Bosco; prefetto generale della Congregazione; vicario scelto da don Bosco e confermato dal papa; 2. Dalla sua personalità morale: fedeltà assoluta a don Bosco, compimento esatto delle Costituzioni (Regola vivente). Tutti sapevano che il primo a compiere le norme e le deliberazioni era lui e questo gli conferiva una superiorità morale su tutti gli altri.
3. Dalla sua conoscenza di don Bosco e dello spirito salesiano. Nessuno come lui era stato vi
cino al fondatore, nessuno come lui aveva vissuto tutto il processo di formazione, approva
zione e sviluppo della Congregazione.
tolari, che spesso chiedevano che le cose dette fossero poi scritte o pubblicate p er servire a tutti di m ateria di m editazione.
Considerando l ’insiem e dei suoi interventi, p iù o m eno lunghi, durante i sei CG, possiam o dire che siam o di fronte ad un vero corso di form azione al più alto livello di udienza. Parlò sem pre con franchezza. Il tono paterno era piuttosto esortativo, m a non privo di chiarezza e autorità, sicché le sue parole erano di u n ’efficacia straordinaria.
A questi interv en ti in aula capitolare b iso g n a agg iun gere q uelli fuori aula, com e le buone notti, dove da testim oni presenti19 si sa che spesso svi
luppava i tem i già esposti in aula, e com e le conversazioni private che m an te
neva con i singoli capitolari che continuam ente gli chiedevano udienza. Le sue illum inanti parole costituiscono un ricco patrim onio p er tutta la fam iglia salesiana e non debbono essere dim enticate dagli storici e da coloro che stu
diano il pensiero e la spiritualità di don Rua, anche se purtroppo n on ne p os
sediam o il testo com pleto, giacché norm alm ente parlav a a braccio. D isp o niam o soltanto di ciò che i segretari hanno consegnato nei verbali, m a ad ogni m odo sono parole ricche di dottrina spirituale e pedagogica, sem pre a ll’in
terno della più genuina tradizione salesiana e tram andate da chi p iù da vicino conosceva don Bosco.
3. I compiti dei CG durante il rettorato di don Rua
Secondo le C ostituzioni e quanto afferm ava don R ua nelle convocazioni dei C apitoli e nei suoi interventi capitolari, quattro erano i com piti principali dei CG da lui convocati: proporre le norm e opportune p er m eglio rispondere al fine della C ongregazione; l ’elezione del R M e dei m em bri del suo C onsi
glio; m antenere intatto lo spirito del fondatore; e trattare le cose di m aggior im portanza della C ongregazione.
Ci dom andiam o com e adem pirono questi com piti i CG presieduti da don R ua?
3.1. L 'a t t i v i t à le g is la tiv a d e i C G
Certo è che durante il rettorato di don R ua la C ongregazione stava p ro g re ssiv am en te p ren d en d o co scien za della n ec essità di adeg uare d ilig e n te m ente le p roprie C ostituzio ni e stru tture alle no rm e canoniche: ric o n o sc i
19 Cf scritti di don Vespignani.
m ento ufficiale delle ispettorie, erezione canonica del noviziato, costituzione dei CG, ordinam ento delle fasi della form azione etc. Vennero a galla le n o ta
bili irregolarità nel processo form ativo e il poco rigore n e ll’osservanza delle norm e, sia della C hiesa che della Congregazione. In m olti casi si era p ro ce
duto troppo alla leggera, era dunque arrivato il m om ento di m ettere u n poco più di ordine e rigore20.
N el 1931 don A ngelo A m adei lodava don R ua com e il fautore “della si
stem azione della Società Salesiana [...] D on R ua fu l ’araldo d ’ogni avanza
m ento d ella S ocietà S alesiana verso la re g o la rizza zio n e”21. È u n g iudizio com unem ente accettato dalla tradizione agiografica su don Rua. È vero che questo fu uno degli aspetti più appariscenti del lavoro dei CG presieduti da don Rua, m a sem bra troppo ardita l ’afferm azione di don A m adei, perciò con
viene far alcune precisazioni generali circa il lavoro di “ sistem azione” com piuto durante il rettorato di don Rua:
3.1.1 Tale lavoro invero ebbe inizio già al tem po di don Bosco. Infatti, quando don R ua succedette a don Bosco, l ’apparato legislativo della C ongrega
zione era già costituito dal testo delle Costituzioni approvato nel 1874, dal R e
golam ento dell’Oratorio e da quello delle Case salesiane pubblicati entram bi nel 1877 e da due raccolte di D eliberazioni dei successivi CG pubblicate nel 1882 e nel 1887. Q uesta attività legislativa - cui don R ua diede u n notevolis
simo contributo fin da prefetto-vicario di don Bosco - è u n lavoro che non m ai è m ancato nella storia della Società salesiana, perché rientra n ella dinam ica di aggiornam ento che esige la finalità stessa della Congregazione. R ispetto ai Capitoli presieduti da don R ua essa fu così intensa che quasi si direbbe che i capitolari si abbandonassero talvolta “alla gioia della regolam entazione”22.
3.1.2. Il lavoro di regolam entazione si sviluppò in una duplice direzione:
anzitutto quella di com pilare una serie di regolam enti che riguardavano le di
verse attività e uffici della C ongregazione e poi quella di raccogliere, sem plifi
care e ordinare tutte le deliberazioni prodotte nei capitoli precedenti. D i fronte al m oltiplicarsi dei regolam enti, già il V I CG del 1892, decise di creare una
20 “Par proprio venuto il tempo di eseguire le Costituzioni che D. Bosco ci lasciò. Egli poteva andare più alla buona, a noi tocca ora fortiter et suaviter santamente spingere gli altri ad essere ciò che devono essere” Paolo ALBERA-Calogero GUSMANO, Lettere a don Giulio Bar- beris durante la loro visita alle case d ’America (1900-1903). Introduzione, testo critico e note a cura di Brenno Casali. (= ISS, Fonti, Serie seconda, 9). Roma, LAS 2000, p. 290.
21 Angelo Amadei, Il Servo di Dio Michele Rua successore del beato D. Bosco. Vol. I.
Torino, SEI 1931, p. 303.
22 Morand Wirth, Da don Bosco ai nostri giorni. Roma, LAS 2000, p. 342.
com m issione p er rivedere, coordinare e riunire in u n solo volum e tutte le deli
berazioni prodotte dai sei CG celebrati fino allora. R isultato di questo im pegno fu il volum e titolato D e lib e r a z io n i d e i s e i p r i m i C G d e lla P ia S o c ie tà S a le s ia n a , edito nel 1894. A sua volta il X CG, ultim o di don Rua, del 1904, deter
m inò di adattare e rifondere tutta la legislazione anteriore, sia quella delle D e
liberazioni, sia quella dei R egolam enti, in u n volum e pubblicato nel 1906 che raccoglieva in 1406 articoli (quelli del volum e del 1894 erano soltanto 712) tutti i regolam enti esistenti e tutte le decisioni dei dieci precedenti CG 23.
3.1.3. Il lavoro di regolam entazione dei quattro prim i CG di don R ua fu sem plicem ente funzionale e aveva di p er sé carattere pratico e provvisorio e n o n com portava grandi innovazioni. A lcune deliberazioni furono cam biate nei C apitoli seguenti e altre approvate a d e x p e r im e n tu m e poi riviste e adat
tate alla luce d ell’esperienza fatta. M olte delle deliberazioni prese in questi Capitoli furono ritenute com e no n valide e altre, p er m agg io r sicurezza, fu
rono sottoposte alla autorità della Chiesa. M a soltanto i C apitoli del 1901 e del 1904 toccarono articoli considerati o r g a n ic i e che, com e tali, avevano bisogno di una approvazione speciale della Santa Sede prim a di entrare a far parte delle Costituzioni.
3.1.4. N el trattare le questioni non si fecero speciali elucubrazioni teo riche; i principi teorici necessari si trovavano già nelle C ostituzioni e n e ll’in
segnam ento di don B osco. Si trattò piuttosto di stabilire norm e pratiche per un m iglior funzionam ento delle attività e delle strutture nei diversi settori. U n lavoro, questo, delicato e allo stesso tem po, indispensabile. D elicato perché ad alcuni potevano sem brare un grave ardim ento e una m ancanza di rispetto a don Bosco toccare anche m inim am ente ciò che lui aveva stabilito o suggerito.
Perciò don Rua, ogni volta che fece conoscere ai Salesiani delle deliberazioni dei C apitoli, si preoccupò m olto di dire che n on si era m ai toccato niente di essenziale e che non si era andati contro lo spirito di don Bosco. Tutto questo era anche indispensabile perché i tem pi, la crescita della C ongregazione, le nuove situazioni, nonché alle volte la legislazione della Santa Sede o dello Stato, esigevano di precisare m eglio alcune deliberazioni, potenziare alcune
23 Si tratta di un volume composto di sei volumetti contenenti i regolamenti divisi in sei parti: 1.- Il Regolamento p er le Case, che a sua volta contiene molti altri regolamenti sulla vita e il funzionamento della casa e sui diversi uffici: dal direttore al cuoco o al sagrestano e il regolamento per gli alunni. 2.- Regolamento per le Case di Noviziato. 3. Regolamento per gli ispettori. 4.- Regolamento per le Parrocchie. 5.- Regolamento per gli Oratori Festivi. 6.- Re
golamento della Pia Unione dei Cooperatori ad uso dei Soci Salesiani. Il volume fu pubblicato a Torino, Tip. Salesiana 1906. Un importante lavoro critico da fare è quello di studiare le modi
fiche che in questi adattamenti e riordinamenti ebbero luogo.
strutture, definire con più precisione i com piti dei diversi organism i di go verno di una Società, che stava diventando sem pre più com plessa e im pian
tata in paesi e situazioni m olto diverse. C ertam ente erano m olte le cose che bisognava chiarire e ordinare24.
3.1.5. Credo che si possa dire che questo lavoro legislativo era, fonda
m entalm ente, anim ato da una tendenza a centralizzare il governo della C on
gregazione ed a unificare la sua attività, con il correlativo pericolo di lim itare, quando non di coartare, la capacità creativa dei singoli e il conveniente adat
tam ento alle differenti situazioni, alle volte tanto dissim ili di quelle di Torino o d ell’Italia in genere. N ecessità e p aura coesistevano: necessità, perché da un a parte, la C ongregazione era ancora m olto giovane e no n aveva solide tra
dizioni: bisognava crearle e sperim entarle nella pratica; i diversi regolam enti tendevano a consolidare le tradizioni, racco gliend o quanto di valido si era fatto sin d all’inizio, p e r m antenere così sem pre l ’essenziale; m a anche paura, perché com inciavano già ad apparire certe tendenze centrifughe, che l ’espan
sione geografica favoriva, m a che dovevano essere contenute nei giusti lim iti p er non perdere l ’unità della C ongregazione in tutto il m ondo; nasceva da ciò il bisogno di regolam entare i diversi settori, anche i p iù secondari, p er racco gliere nei regolam enti quello che doveva esser rispettato ovunque, lasciando u n certo m argine di autonom ia in ciò che non era essenziale. M a bisogna dire che al tem po di don R ua questo m argine di autonom ia fu m inim o.
Senza dubbio un grande progresso in cam po organizzativo e giuridico fu la regolam entazione delle Ispettorie (create già da don B osco) e dei C apitoli ispettoriali. C on questo si creava una struttura nuova che decentralizzava il governo della C ongregazione e poneva le basi p er affrontare con p iù agilità ed efficacia i problem i e i rischi della sua espansione in paesi e culture diffe
renti da quella italiana.
3.2. E le z io n e d e i S u p e r io r i- C o n s ig lie r i
U n secondo com pito dei CG era l ’elezione del R M e dei m em bri del suo C onsiglio. D urante il rettorato di don R ua tre volte i capitolari furono chia
m ati a fare tali elezioni: nel 1892, solo i m em bri del C apitolo superiore; nel 1898, elezione del R M e del suo C onsiglio; e nel 1904, solo i m em bri del C apitolo superiore. L’unica volta, dunque, che don R ua fu eletto R M avvenne
24 Per conoscere lo sviluppo dei Regolamenti cf Francis Desramaut, Règlements de la Societé salésienne... ju s q u ’en 1953. Lyon-1953; Grouppe lyonnais de recherches salésiens, Evolution du teste des “Regolamenti della Società Salesiana”. Lyon, 1962-1967.
il 30 agosto del 1898 n e ll’V III CG. E ra anche la p rim a volta in assoluto che nella C ongregazione si eleggeva il RM . Q uesta elezione poteva perciò creare un precedente giuridico. N el giorno che precedette l ’elezione m ons. Cagliero additò la possibilità che il R M fosse eletto p er acclam azione e l ’assem blea scoppiò in un fragoroso applauso, acclam ando don R ua R ettor m aggiore. Lui si alzò, ringraziò com m osso, m a ordinò che l ’elezione fosse fatta secondo la R egola. Il giorno seguente, nel m om ento d ell’elezione, don Rua, che aveva rifiutato le vive insistenze fatte dal Prefetto generale, don B elm onte, perché occupasse il seggio presidenziale, fece leggere al R egolatore u n biglietto che avvertiva:
“ 1. Che i vescovi non erano eleggibili; 2. Che si potrebbe convenientemente eleg
gere a RM un confratello non tanto avanzato negli anni, che avrebbe avuto mag
giori forze per sostenere il peso del lavoro che lo sviluppo della Congregazione gli imponeva, promettendo di continuar a lavorare, anche nel più umile posto, a gloria di Dio e a salvezza delle anime”25.
M a le sue parole caddero n el vuoto e il risultato della votazione fu di 213 voti a suo favore, su 217 votanti. Gli m ancarono soltanto 4 voti: il suo (votò don M arenco), i 2 vo ti che ottenne don B ertello (dopo si seppe che erano di due capitolari che si erano lasciati im pressionare dalle sincere parole di don Rua), e 1 voto nullo (quello di u n coadiutore d ell’U ruguay che, vinto d a ll’em ozione del m om ento e pieno di venerazione p e r don B osco, scrisse sulla scheda “V iva don G iovanni B osco”). D on R ua interpretò l ’elezione non com e m erito della propria persona, m a com e om aggio che i votanti facevano a don B osco e al Somm o Pontefice, che lo avevano scelto com e V icario della C ongregazione.
P er quel che riguarda gli altri m em bri del C apitolo superiore, nelle vo ta
zioni degli anni 1892, 1898 e 1904 furono tutti rieletti a m aggioranza assoluta alla prim a votazione.
In tutte e tre le votazioni don R ua interpretò la rielezione, a m aggioranza assoluta, dei m em bri del C apitolo superiore com e u n segno della concordia, affetto e confidenza che regnavano nella C ongregazione.
3.3. L a f e d e l t à a d o n B o s c o
C om pito im portante del CG era quello di conservare intatto lo scopo e lo spirito della C ongregazione. Q uesto com pito fu interpretato com e assoluta
25 Cf Verbale del VIII CG J. G. Gonzàlez, I s e i capitoli..., p. 350.
fedeltà a don B osco. P er don R ua e p er tutti i m em bri dei CG, che in grande m ag g io ran za avevano cono sciuto p erso n alm en te don B osco e m o lti erano stati form ati da lui, la C ongreg azio n e era in certo m odo don B osco. D o n B osco rappresentava il suo più quotato valore. Tutti erano coscienti che era lui che attirava l ’attenzione di tutto il m ondo. L’espansione della C ongrega
zione era dovuta al fatto che dappertutto si voleva avere don B osco, incarnato nei suoi Salesiani, tutti desideravano il suo carism a, il suo m etodo educativo, la sua preoccupazione p er la gioventù, le sue soluzioni ai problem i dei gio
vani. Questo obbligava alla fedeltà assoluta, a m antenere intatto e vivo lo spi
rito di don Bosco, a non far niente che potesse no n già tradire, m a nem m eno oscurare il carism a del fondatore. La fedeltà era considerata e vissuta come condizione indispensabile di continuità.
N iente di strano, perciò, che i CG facessero continuo riferim ento a don B osco. N e lle p roposte, n elle iniziative, n eg li agg iornam en ti, n elle d iscu s
sioni... la grande preoccupazione era quella di no n distaccarsi m inim am ente da don Bosco.
La presenza di don Bosco fu costante e m olto viva durante questi CG; il suo spirito aleggiava in ogni m om ento su ll’aula capitolare. I sei CG ebbero luogo a Valsalice, vicino alla salm a di don Bosco; durante il giorno i capitolari facevano frequenti visite alla tom ba p er m editare e pregare; nel V II Capitolo fu consegnato a tutti il prim o volum e della vita di don Bosco scritta da don L em oyne; nel corso d e ll’V III si m ise la p rim a p ietra della n uov a cappella destinata ad accogliere i resti del venerato fondatore; già nel CG del 1889, solo u n anno dopo la sua m orte, i capitolari chiesero ufficialm ente l ’apertura del processo di beatificazione di don B osco, firm ando u n docum ento da inviare alla curia episcopale di Torino; e nel X, del 1904, fu aperta la tom ba perché tutti i capitolari potessero vedere ancora una volta il corpo d ell’am ato padre.
R ip e tu ta m e n te si p ro p o se che si facesse u n ’ed izio n e co m p leta delle opere di don B osco, che si leggessero in refettorio i suoi scritti, che si facesse un a specie di v a d e m e c u m con essi, affinché servisse com e guida spirituale anche p e r la m editazione giornaliera.
C he don R ua avesse fatto della sua v ita u n atto di fedeltà totale a don B osco lo si constatò indiscutibilm ente anche durante i CG da lui presieduti, nei quali egli si sforzò visibilm ente di m antenere in tutto lo spirito del buon padre. Il suo “culto” p er la R egola, m assim a eredità di don B osco, lo portava a preoccuparsi p er l ’osservanza della m edesim a, e no n cessava di raccom an
dare ai capitolari la più stretta fedeltà anche alle usanze, alle tradizioni e alle C ostituzioni lasciate dal fondatore. Secondo lui, la R egola no n era soltanto il libro di vita che m isurava la perfezione del salesiano, m a anche la garanzia di
fecondità della Congregazione. N ei C apitoli no n solo inculcò queste idee, m a cercò di tenerle presenti in ogni m om ento quando si discutevano i tem i che in qualche m odo toccavano le C ostituzioni o l ’insegnam ento di don Bosco.
Sono innum erevoli le testim onianze al riguardo. P er ragione di tem po m i perm etto di presentare soltanto le prim e parole di don R ua riportate dal v er
bale del prim o CG da lui presieduto: “A lle ore 19 i capitolari si radunarono nella sala capitolare dove don R ua diede loro il benvenuto e subito passò a parlare di don B osco” :
“Ma un pensiero ci addolora: manca don Bosco. Ma dobbiamo consolarci, siamo vicini alla sua salma e come le reliquie dei santi sono fonti di benedizione, così lo sarà specialmente per noi la salma di D. Bosco; ma non solo la salma, bensì il suo spirito ci guiderà e ci otterrà lumi nelle deliberazioni delle varie Commissioni e sessioni. Preghiamo, ma uniformiamoci specialmente ai suoi sentimenti; inda
ghiamo bene quali fossero i suoi intendimenti... poiché si vide come fu guidato da Dio nelle sue imprese; egli intendeva sempre in tutto la gloria di Dio ed il bene delle anime”26.
Le citazioni e i riferim enti a don B osco sono costanti e lasciano inten
dere che i sei CG non ebbero altro significato che quello di rendere presente e attuale don B osco, senza scostarsi un apice dal suo spirito e dal suo operato.
Perciò don Rua, e ugualm ente gli altri capitolari, si appellavano sem pre alla tradizione, alle idee o alle parole di don B osco quando volevano esporre o so
stenere le proprie opinioni o respingevano le proposte o iniziative presentate da qualcuno.
L a fedeltà totale portava quasi inevitabilm ente ad un atteggiam ento con
servatore, con rischio evidente di im m obilism o. È vero che la preoccupazione dei C apitoli di m antenere ad ogni costo l ’essenziale del patrim onio di don B osco non elim inava del tutto il bisogno di introdurre adattam enti o corre
zioni. Q ueste però dovevano essere bene studiate e ponderate perché nessun cam biam ento potesse m ettere in qualche m odo in pericolo lo spirito genuino del fondatore. Perciò i capitolari si videro non di rado di fronte a due esigenze contrastanti: fedeltà e novità. U n equilibrio no n facile da m antenere in quei tem pi ancora tanto vicini a ll’am ato don B osco e tanto m arcati dalla sua p erso nalità carism atica. D i fatto, da ciò che si può dedurre dai CG n on sem bra che questo necessario equilibrio sia stato sem pre correttam en te m antenuto. La tendenza di don R ua e della m aggioranza dei capitolari andava certam ente verso la assoluta fedeltà e una certa resistenza alla novità. Il conservatorism o si percepisce da una doppia prospettiva: da u n lato, la necessità di m antenere
26 Cf Verbale del V CG J. G. Gonzàlez, I s e i capitoli..., p. 108.
l ’unità, intesa spesso com e uniform ità, era, in grande m aggioranza, sentita nei diversi tem i trattati. Si avvertiva chiaram ente la paura che le novità potessero rom pere l ’unità e indebolire così la coerenza, la credibilità e l ’efficacia del sistem a, e questo frenava le proposte o iniziative che anche lontanam ente p o tevano sem brare estranee al sistem a salesiano prim itivo. L a fedeltà no n solo allo spirito m a persino alla lettera di don B osco non di rado bloccò la n eces
saria rinnovazione che em ergeva in alcuni (non m olti), interventi o iniziative dei capitolari.
D ’altro lato, in questi CG pare che non si conoscessero, o n on si pren
dessero in considerazione, le n uove idee, i nuo vi m etodi, le n uo ve analisi riguardanti la situazione della gioventù e la sua educazione che erano già ope
rativ e a ll’epoca. S tudiando gli interven ti dei capito lari si ha l ’im pressione che, p er educare la gioventù, il sistem a educativo di don Bosco non era sol
tanto il m igliore, m a addirittura l ’unico possibile ed efficace p er tutti i tem pi e tutte le situazioni, perché conteneva in sé tutto ciò che di buono esisteva in qualsiasi altro sistem a. N o n solo n on si prendevano in considerazione altre idee so cio -p e d ag o g ich e, m a n em m en o si m e tte v a in d iscu ssio n e qu alche aspetto del sistem a salesiano. Gli am bienti salesiani sem bravano u n ’isola al riparo dai cambi, dove tutto era sem pre uguale o dove i cam bi erano al m as
sim o solo esterni e legislativi. Si era creata una specie di educazione endoga
m ica di poca o nessuna apertura ad altre culture o gruppi, con idee m olto ri
gide e, quindi, soluzioni assai stabili.
L a m entalità di adesione al papa, tanto rad icata n ella tradizion e sale
siana, soffiava anche in questa direzione conservatrice. Solo l ’im pegno di carità verso i più poveri e bisognosi e la cura degli artigiani im m etteva i Sale
siani nel m ovim ento sociale propugnato da Leone X III e li sensibilizzava alla questione operaia. N egli altri cam pi: la teologia, la m orale, la pedagogia si m antenevano a ll’interno della più stretta tradizione gesuitica. I libri di testo che i C apitoli raccom andavano p e r lo studio dei chierici dovevano attenersi alla p iù tradizionale ortodossia; il latino si voleva pronunciato alla rom ana; si rifiutava qualsiasi idea che suonasse a m odernism o27; n on si accettava facil
27 Nei verbali del X CG si legge: “Si dà lettura del verbale e si fa l’osservazione di ag
giungere la raccomandazione di don Rua fatta agli ispettori di vigilare perché non si introdu
cano nelle nostre case né si leggano dai nostri certi libri e periodici che difendono dottrine con
trarie alla Chiesa”. A questo proposito il regolatore aggiunge: “ho udito dire che alcuni confra
telli e persino direttori (non so se sarà calunnia) abbiano lasciato scappare certe espressioni in difesa di certe dottrine.... Credo però che nessuno dei presenti sia di questa opinione, ma se mai udissi alcunché a questo riguardo, mi crederei in dovere di riferirne al RM perché lo chiami ad audiendum verbum”. Cf J. G. Gonzàlez, I s e i capitoli..., p. 572, n. 28.
m ente la diversificazione alle volte anche in cose m inim e; e si percepisce che com inciavano già ad apparire, anche se ancora in form a assai m oderata, certe tendenze patriottiche italiane: studio e propagazione della lingua italiana, as
sistenza prioritaria agli em igranti italiani (anche se si raccom andava di evitare le dispute di nazionalità) ecc.
3.4. T r a tta r e le“c o s e d i m a g g io r m o m e n to”
A ltro com pito prim ario assegnato ai CG era quello di rad u n arsi “p er trattar delle cose di m agg ior m om ento” . N o n c ’è dubbio che i sei CG del ret
torato di don R ua trattarono gli affari di m aggior im portanza che la C ongrega
zione aveva in quegli anni. N o n credo esagerato afferm are che tutta la p rob le
m atica della C ongregazione al tem po di don R ua è passata attraverso i CG da lui presieduti. L a sola enum erazione dei tem i trattati basterebbe p e r riem pire una intera com unicazione a questo congresso28.
N e ll’im possibilità di farlo, m i sofferm o solo brevem ente su uno dei fatti più incontrovertibili del tem po di don Rua, cioè l ’espansione della C ongrega
zione, con le grandi sfide che essa com portava: la fedeltà al sistem a, le v oca
zioni e la form azione dei nuovi Salesiani.
3.4.1. L’espansione della C ongregazione29
D e ll’espansione della C ongregazione si parla in altra relazione del con
gresso. Q ui interessa trattare del fenom eno così com e appare nei CG.
28 Ai sei CG furono presentate più di 50 questioni ufficiali, alcune con vari quesiti. 49 fu
rono le commissioni che studiarono tali questioni generali e presentarono in assemblea un gran numero di proposte particolari, dalla cui discussione sorsero molte altre questioni. Se inoltre pen
siamo che, tra gli argomenti ufficiali, in tutti i Capitoli c’erano quelli che versavano sullo stato generale della Congregazione, o sui punti delle Costituzioni e delle deliberazioni meno osservati, o sul miglior modo di mantenere lo spirito di don Bosco, si potrà capire la quantità di temi che nei sei Capitoli Generali vennero a galla. Tanto per farci un’idea, diciamo che ai Capitoli arriva
rono e furono discusse le questioni che si riferivano agli studi ecclesiastici e civili, allo studio del latino e dell’italiano, alle pratiche di pietà, al canto e alla musica sacra, all’osservanza dei voti, all’ordinamento delle attività e degli uffici in Congregazione, all’economia, alla formazione dei Salesiani, alla vita di comunità, ai coadiutori, alle vacanze dei Salesiani e degli alunni, alle voca
zioni, al noviziato e agli studentati filosofici e teologici, all’ispettore e alle ispettorie, alle parroc
chie, al direttore e alle case, all’oratorio festivo, alle relazioni con le suore, alla devozione al Sacro Cuore e a Maria Ausiliatrice, al lavoro con gli emigranti, ai Cooperatori, ai confessori, al sistema preventivo... e a molti altri temi, ognuno dei quali meriterebbe una trattazione specifica.
29 Le statistiche confermano questo fatto: 57 case alla morte di don Bosco 345 a quella di don Rua; 774 Salesiani nel 1888, più di 4000 nel 1910. Cf quella riportata da M. Wirth, Da don Bosco..., p. 287.
a) N ei CG esso era visto com e u n fatto provvidenziale e quasi sopran
n atu ra le30: era D io che m o strav a così la sua ben ev o len za verso l ’opera di don B osco, era lo stesso don B osco che com piva la sua p ro m essa di co nti
nuare ad assistere la sua C ongregazione anche dopo la m orte. Lo si vedeva, dunque, com e segno e prova della speciale prov viden za di D io e della san tità di don B osco. In più, tu tti erano con v in ti che q u esta b e n e v o le n za da parte di D io e questa protezione da parte di don B osco sarebbe continuata se i S alesiani si fossero m an ten u ti fedeli allo spirito del P adre e avessero corrisposto con la loro santità alla santità del fondatore. Perciò, se si voleva che la C ongregazione si m antenesse e continuasse a crescere, era im p rescin dibile m antenere vivo e intatto il sistem a educativo di don B osco, che in d e
fin itiva era ciò che desideravano quanti ch iedevano la fo ndazione di case salesiane.
Q ueste erano anche le convinzioni di don Rua, che le ripeteva spesso nei suoi interventi capitolari. L’espansione era, dunque, una sfida che esigeva la più stretta osservanza alle C ostituzioni, la fedeltà più assoluta a don B osco, l ’im pegno p iù deciso di santità personale dei Salesiani. P er don Rua, la fe
deltà era non solo questione di identità, m a di sopravvivenza.
b) N ei C apitoli l ’espansione era però anche oggetto di seria preoccupa
zione. La sua rapidità non sem pre ben controllata im pensierì i capitolari, che senza entrare a studiare le ragioni della crescita, si preoccuparono soprattutto delle co n se g u en ze e dei p e ric o li che l ’a p e rtu ra di ta n te case supp on eva:
p reo ccupavano soprattutto la scarsità di perso n ale o l ’in sufficien te fo rm a
zione dei Salesiani, i quali, p er necessità, erano inviati subito a lavorare nelle nuove fondazioni, senza dar il tem po necessario p e r la loro m aturazione intel
lettuale e religiosa; il che era una delle cause principali delle m olte defezioni.
R ipetutam ente in diversi C apitoli si insistette perché data la carenza del p er
sonale e degli inconvenienti che essa com portava, si lim itasse la fondazione di nuove case. Il X CG propose di non aprirne di nuove alm eno p er lo spazio di dieci anni, m a alla fine si approvò una deliberazione generica che lasciava la porta aperta p e r continuare a fare più o m eno quello che già si stava fa- cendo31.
30 Gli storici, i sociologi, i pedagogisti, i politici ed altri analisti della situazione storica, sociale, culturale, economica, scolastica ecc. studiano il fenomeno dalle loro prospettive per segnalarne le cause. Lasciamo ad essi il loro lavoro e le loro conclusioni; a noi qui interessa la prospettiva di don Rua e dei Capitoli.
31 Art. 1020-1021. Cf anche i Verbali del VIII, IX e X CG.
3.4.2. Le vocazioni
C onnesso al fatto d e ll’espansione era il p roblem a delle vocazioni. Di esse si parlò m olto nei CG. D on R ua lo fece sia in form a am pia in qualche occasione, sia più spesso in form a di avvisi puntuali, di brevi raccom anda
zioni o di circostanziali esortazioni, raccom andando agli ispettori e ai direttori che badassero a coltivarle e sostenerle, e suggeriva loro i m ezzi che gli det
tava l ’esperienza: esem plarità dei buoni m aestri, cura della b ella virtù, pratica del sistem a preventivo, pazien za e dolcezza con i giovani, lavoro e buona co n d o tta dei S alesiani, p ro m u o v ere l ’O pera di M aria A u siliatrice, parlare spesso di don B osco e delle m issioni, dare a conoscere i principali superiori della C ongregazione, prom uovere le C om pagnie, far leggere le vite di Savio e M agone, raccom andare lo studio del latino com e u n m odo di suscitare nei giovani il desiderio di diventare sacerdoti ecc.
E p er conservare le vocazioni dei giovani Salesiani suggeriva l ’im ita
zione di don Bosco
“che sapeva industriarsi per la formazione del personale. Non tralasciando mai le prediche dei giorni festivi, i sermoncini serali, oltre a ciò moltiplicava le confe
renze speciali: ogni settimana faceva lezione di testamentino; con lo scopo di col
tivare le vocazioni faceva regolarmente i rendiconti, dei quali erano così contenti i buoni confratelli di allora che s’andava dicendo valere più una passeggiata fatta con Don Bosco che una muta d ’esercizi”32.
N o n solo don R ua trattò delle vocazioni; pure i capitolari ne discussero.
P er esem pio, a proposito degli oratori, si dedicò tu tta u n a sezione alla cura delle vocazioni33. M a non bastava la quantità, b isog nav a prestare attenzione alla qualità. I C apitoli ne parlarono spesso e racco m an daro no u n a m ig lio r selezione dei candidati e u n a m aggior form azione dei giovani Salesiani34.
3.4.3. Le defezioni
Preoccupante era anche il problem a delle defezioni. A l X CG arrivò da parte di u n confratello anonim o una statistica allarm ante sulle defezioni avute n e ll’ultim o decennio. P er studiare il problem a il C apitolo nom inò una com m issione, presieduta da don A lbera, C atechista generale, che alla fine con
segnò una lunga relazione con i risultati dello studio.
32 Parole di don Rua nella sessione del 2 settembre 1901, nel IX CG J. G. Gonzàlez, I sei capitoli..., p. 461.
33 Cf Verbale dell’VIII CG J. G. Gonzàlez, I s e i capitoli..., p. 370.
34 Cf Verbali del VII, VIII CG.
In essa la com m issione, seguendo i dati ufficiali, riduceva notevolm ente il num ero delle defezioni indicate dal confratello35, m a risultavano sem pre m olte. R itenne, invece, com e valide le cause indicate dal confratello: il ser
vizio m ilitare, che fu p e r m o lti uno scoglio pericolosissim o; la condizione speciale in cui si trovava la Società, form ata da individui provenienti p er la m aggior parte da fam iglie m odeste o bisognose, il che accresceva di m olto il pericolo di abbandono della Società (e infatti m olti risultavano usciti p er m o tivi di fam iglia); la scarsità di buoni direttori e del personale form ativo che lo coadiuvasse, essendo forse troppe le case aperte senza che si avesse il p erso nale sufficiente.
La C om m issione proponeva anche al CG i rim edi che credeva efficaci.
Soprattutto si insistette sulla responsabilità dei superiori: i direttori erano re
sponsabili praticam ente del progresso spirituale dei soci, costituendosi veri direttori spirituali di essi sebbene n on ne fossero più i confessori. A tal fine si raccom andava che le anim e fossero il loro principale pensiero, le opere spiri
tuali, il p erfezionam ento m o rale ed il progresso relig io so la p recip u a loro cura; che gli ispettori non m ancassero di radunare ogni anno i direttori della loro ispettoria - ed in tali adunanze ricordassero loro i propri doveri, segna
lando i difetti trovati nel corso della visita alle case - e specialm ente insistes
sero nella pratica della carità fraterna e del sistem a preventivo; che i superiori m aggio ri, n ella scelta dei direttori, avessero di m ira di tro v are p ersone di pietà soda, criterio sano e cuore grande, e ove difettassero tali persone n on si aprissero case. Se poi qualche direttore si trovava im pari al suo ufficio, senza riguardi um ani venisse rim osso, m entre chi era p iù atto, purché no n am bi
zioso e presuntuoso, non si sostituisse con facilità.
D on R ua raccom andava che non si avesse paura di dim ettere quelli che non si com portavano com e Salesiani: “Le piante e l ’erbe nocive si hanno a gettare fuori dal giardino”36.
35 Per esempio, le defezioni dell’anno 1899 sarebbero state non 136, ma ufficialmente soltanto 60; quelle del 1900, non 133, ma 40; e quelle del 1901, non 139, ma 50. Però non tutti erano d’accordo con le statistiche ufficiali.
36 “Le piante e l’erbe nocive si hanno a gettare fuori dal giardino. Sono tuttavia a scrutar bene le coscienze meticolose, che sogliono temere anche quando non vi è ragionevole motivo.
Si domandi dunque bene e non si concedano le dimissioni se non quando consti che il restare torni dannoso all’individuo o alla Congregazione. Talora è da vedere se non basti licenziare ad tempus. Ad ogni modo conviene che l’individuo parta amico. In ogni caso poi non si hanno con gli usciti a tenere relazioni, se non quelle strettamente necessarie e tanto meno si hanno da ospitare se non per stretto bisogno e per breve tempo. Infine è bene che uscendo un socio si aiuti a trovar modo di vivere”. Cf J. G. Gonzàlez, I s e i capitoli..., p. 233.
3.4.4. Il problem a della form azione
L a form azione dei S alesiani fu senza dubbio la grande sfida e il p ro blem a che più occupò i lavori e le discussioni dei Capitoli. Si trattava di un problem a essenziale p e r la C ongregazione. D alla buona form azione d ipen
deva in gran parte tutto il suo andam ento, la sua riuscita, il suo bu on nom e.
D a lla caren za di form azio n e p ro v e n iv a n o m o lti altri p ro b lem i, com preso quello delle num erose defezioni e di alcuni gravi insuccessi.
Se a ll’inizio la presenza e il carism a di don B osco potevano coprire al
cune lacune della form azione, con l ’espandersi della C ongregazione e le ri
chieste di entrarvi di m olti nuovi candidati, si vide la necessità di una m ag gior regolarità sia n e ll’am m issione, sia nelle esigenze form ative dei giovani Salesiani. D on R ua insisteva ripetutam ente su tali argomenti.
Il problem a si presentava soprattutto rispetto al noviziato e a ll’ordina
m ento del c u r r ic u lu m form ativo fino al sacerdozio.
a. L a q u e s tio n e d e l n o v iz ia to
L a questione del noviziato era un a di quelle che da tem po attendeva una soluzione convincente. G ià don B osco aveva trovato serie difficoltà n e ll’ap provazione delle C ostituzioni proprio a causa di essa. A nche don R ua ebbe problem i con il tem a del noviziato, che ripetutam ente fu proposto da lui ai CG. E rano m olti gli aspetti che rim anevano indefiniti, a com inciare dal n u m ero di m aestri di novizi: uno solo, o uno p e r ogni no viziato? Si scoprì che le C ostituzioni e i R egolam enti erano in contrasto tra loro e si dovette rico r
rere alla Santa Sede, che stabilì la presenza di un m aestro p e r ogni noviziato.
Poi i CG determ inarono il m odo concreto di eleggere i diversi m aestri dei no vizi37.
L a b o rio sa ris u ltò la co m p ila z io n e di u n re g o la m e n to p e r le case di noviziato. D ata la diversa situazione della C ongregazione si sentì il bisogno di aggiornare l ’abbozzo fatto sotto l ’ispirazione dello stesso don B osco. D on R ua nom inò una com m issione p e r fare questo lavoro e presentarlo al V CG del 1889. L a discussione del testo suscitò tali pro blem i che il C apitolo non arrivò a u n accordo e si lasciò la questione di nuovo in m ano di don Rua, che presentò u n nuovo testo ai successivi CG. Si trattavan o pro blem i com e le am m issioni dei novizi, perché erano n um erose le voci che si lagnavano che esse erano fatte spesso troppo alla buona, senza quel prudente rigore che avrebbe garantito u n a buona riu scita dei futuri m em bri della C ongregazione.
37 Cf Verbali del VI, e del X CG.