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andate nel villaggio che vi sta di fronte

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Academic year: 2022

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28 marzo 2021

Commemorazione dell'ingresso di Gesù in Gerusalemme- anno B Mc 11,1-10 Trascrizione del video-commento del biblista p. Fernando Armellini non rivista dall’autore

Quando furono vicini a Gerusalemme, verso Bètfage e Betània, presso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due dei suoi discepoli e disse loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito, entrando in esso, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è ancora salito. Slegatelo e portatelo qui.

E se qualcuno vi dirà: “Perché fate questo?”, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito”».

Andarono e trovarono un puledro legato vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo slegarono.

Alcuni dei presenti dissero loro: «Perché slegate questo puledro?». Ed essi risposero loro come aveva detto Gesù. E li lasciarono fare.

Portarono il puledro da Gesù, vi gettarono sopra i loro mantelli ed egli vi salì sopra. Molti stendevano i propri mantelli sulla strada, altri invece delle fronde, tagliate nei campi. Quelli che precedevano e quelli che seguivano, gridavano:

«Osanna!

Benedetto colui che viene nel nome del Signore!

Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide!

Osanna nel più alto dei cieli!».

L'episodio viene raccontato nel brano evangelico che abbiamo appena ascoltato va ambientato nel contesto in cui l'evangelista Marco lo colloca. Cos'è accaduto immediatamente prima? L'episodio della guarigione della cecità di Bartimeo a Gerico. È lì che quest'uomo, illuminato dalla luce di Cristo, segue Gesù lungo la via È l'immagine del discepolo che, dopo avere alzato gli occhi e aver visto il cammino che Gesù sta percorrendo, che è quello del dono della vita, lo segue, è proprio l'immagine del discepolo illuminato da Cristo. Gesù quindi viene da Gerico; è il viaggio che lui sta compiendo dalla Galilea fino al dono della vita, fino al calvario.

È ormai vicino alla meta e venendo da Gerico giunge a Betania e a Betfage.

Sono i luoghi che vengono citati nel brano evangelico di oggi, proprio all'inizio del brano. Vediamo di localizzare questi luoghi e capiamo meglio ciò che è accaduto. Anzitutto viene citata Betfage, un villaggio in cui c'è una cappelletta dei Francescani, che è stata costruita sul luogo dove Gesù avrebbe iniziato il suo viaggio sull'asinello verso la città di Gerusalemme.

Qui vi viene indicata anche la strada che Gesù ha percorso sull'asinello per arrivare fino alla città.

È andato fino sulla cima del monte degli ulivi, poi ha cominciato a scendere verso il torrente

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Cedron, è passato è passato accanto ai Getsemani è poi entrato nella spianata del tempio.

Secondo il racconto che ci fa l'evangelista Marco, lui è entrato nel tempio e la conclusione del brano evangelico di oggi sarà proprio questa: Gesù osservato tutto ciò che stava accadendo lì.

Sarà nei giorni seguenti, anzi il giorno seguente, il mattino dopo, che Gesù entrerà nel tempio e compirà quel gesto sul quale abbiamo già riflettuto 15 giorni fa, la purificazione del tempio, che non ha il senso di riportarlo l'antico splendore, ma di capovolgere radicalmente il modo di rapportarsi con Dio, non più un tempio materiale ma un tempio che la sua persona.

Uniti a lui si offrono i sacrifici graditi a Dio.

Veniamo adesso a questo racconto. Gesù mandò due dei suoi discepoli e disse loro "andate nel villaggio che vi sta di fronte", cioè andate a Betfage.

Questo è l'affresco che si trova nell'abside della cappella francescana.

L'obiettivo dell'evangelista non è quello di raccontarci un semplice episodio. È un gesto molto significativo quello che Gesù compie, di salire su un asinello e di entrare nella città santa.

L'evangelista vuole darci un messaggio che coinvolge poi radicalmente la nostra vita.

Noi cercheremo di cogliere leggendo in profondità questo racconto.

Villaggio anzitutto ha un significato nei Vangeli, perché quando nei vangeli troviamo il termine villaggio è sempre il luogo dove c'è una mancanza di accettazione della novità introdotta da Gesù.

Il villaggio, noi lo sappiamo, è piuttosto restio ad accettare la novità; in città, dove circolano maggiormente le idee, si è più aperti. I villaggi invece sono in genere molto chiusi, molto diffidenti e allora villaggio nei Vangeli rappresenta proprio questa chiusura, ha questo simbolismo.

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Quando Gesù cura il cieco di Betsaida lo conduce fuori dal villaggio, altrimenti non riesce a recuperare la vista, non può vedere la novità. Lo porta fuori e poi, dopo averlo curato, gli dice di non tornare dentro, di non tornare in questa mentalità antica. Hai accolto la luce, non tornare ai criteri vecchi che ti impedivano di veder chiaro nella vita! È questo il significato che ha il villaggio.

Del resto pensiamo anche alla difficoltà che Gesù ha avuto di farsi accogliere nel villaggio di Nazaret, in cima alle montagne, in un ambiente chiuso, diffidente. Ha preferito andare ad annunciare la novità a Cafarnao, che era una città molto più aperta all'accoglienza del suo messaggio.

Dice Gesù ai suoi discepoli "entrando in questo villaggio troverete un asinello legato su cui nessuno è mai salito". L'asinello direi che è il protagonista di questo episodio. È proprio questo asinello che viene citato quattro volte, con una grande insistenza perché c'è un grande significato.

Anzitutto si parla di asinello o polos in greco; non è onos. Onos è l'asino, polos è l'asinello.

Nell'antico testamento si parla 111 volte dell'asino e sempre in modo positivo perché è il simbolo dell'animale mite, pacifico o laborioso. L'asino lavora e basta, non reagisce, non si ribella, è proprio il simbolo della mitezza, del lavoro, della pace. Nella Bibbia si parla dell'asino che fa girare la

macchina dei mulini, oppure in Egitto le ruote dei pozzi, quindi sempre attività belle, benefiche, produttive di vita. L'asino non è mai usato come arma di guerra, ma solo simbolo della pace.

Ben diverso il cavallo, il cavallo è l'animale superbo, solenne e non è mai usato per il lavoro dei campi, ma solo per i combattimenti. È una macchina da guerra e nella Bibbia, quando si parla di cavallo e cavaliere, si intende proprio la forza bellica che soltanto Dio affronta e distrugge.

Ricordiamo nel libro dell'Esodo il Canto del Mare: "Cavallo e cavaliere ha gettato in mare, i carri del faraone e il suo esercito sono sprofondati nelle acque del Mar Rosso, gli abissi le ricoprono.

Però i re d'Israele hanno sempre sognato questa grandezza della cavalleria, avevanoun'invidia incredibile per gli eserciti egiziani che potevano contare sui cavalli. Il re Ezechia aveva cercato l’appoggio della cavalleria egiziana e il profeta Isaia si adonta e pronuncia l'oracolo "Guai a coloro che scendono in Egitto per cercare aiuto e confidano nei carri e nella cavalleria egiziana perché molto potente".

L'asinello non è il simbolo della forza, ma il simbolo del servizio ed è importante questo gesto che Gesù fa. Sciogliere l'asinello diventa il simbolo di una scelta del nuovo regno che lui è venuto a introdurre nel mondo, non il regno delle cavallerie, ma il regno di chi cavalca l'asinello, di chi scioglie l'asinello.

Sono i due animali che compaiono nel Vangelo e che sono molto significativi: l'asinello e poi l'agnello. Sono gli animali che per loro natura rivelano il cuore di Dio.

Scioglietelo e conducetelo.

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Sullo sfondo l'affresco nella cappelletta francescana di Betfage, ma è interessante osservare a sinistra una pietra sopra la quale c'è un altro affresco.

È una pietra che è stata collocata lì in questa chiesa dai crociati e hanno dipinto poi su questa roccia anche l'asinello con i due discepoli che sono stati inviati a prendere l'asinello per portarlo poi da Gesù. Quello che è curioso è che i crociati hanno collocato questa roccia, questa pietra,

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dentro la Chiesa e hanno detto che Gesù è salito su questa pietra per poi salire e cavalcare

l'asinello. Interessante che crociati hanno messo questa pietra, perché avevano i cavalli e per salire sul cavallo si sale su questa pietra, ma sull'asinello no perché se uno sale su questa pietra, poi dovrebbe scendere per cavalcare l'asinello. È un dettaglio un po' curioso questo.

Veniamo invece adesso all’importante significato che ha questo gesto compiuto da Gesù. Il riferimento è alla profezia del profeta Zaccaria. Cosa aveva detto il profeta Zaccaria? “Esulta grandemente figlia di Sion”. Chi è questa figlia di Sion? Figlia di Sion era la parte più povera della città di Gerusalemme, i sobborghi, proprio dove abitavano coloro che si erano rifugiati scappando da Samaria, dopo la distruzione della città da parte degli Assiri di Sennacherib.

Dice il profeta a questa città: “Esulta grandemente, giubila perché viene il tuo re; è giusto e vittorioso”. È una situazione quindi di cui si aspetta un cambiamento perché c'è povertà, sofferenza e adesso viene un re che cambia tutto, è giusto e vittorioso, umile.

Questa è una sorpresa perché questa città sta aspettando quel re promesso alla dinastia davidica che avrebbe sconfitto i nemici. Ma viene umile, questo non va bene, cavalca un asino, un puledro figlio d'asina, e questo farà sparire i carri da Efraim e i cavalli da Gerusalemme. Che profezia strana! Perché ci si aspetta sempre che arrivi con i cavalli e sconfigga tutti i nemici, invece arriva cavalcando un asino e farà sparire i cavalli: “l'arco di guerra sarà spezzato, porterà la pace alle genti e il suo dominio sarà da mare a mare e dal fiume Eufrate fino ai confini della terra, fino a Tarsis”, là nella Penisola iberica.

Quindi tutto il mondo allora conosciuto sarà sottoposto al dominio di questo re che non cavalca i destrieri, le armi da guerra invincibili di quel tempo, ma un asinello.

Questa era la profezia che è stata pronunciata da un profeta vissuto subito dopo Alessandro Magno, quando Israele non era più nemmeno una nazione indipendente. Israele non era in guerra con nessuno, ma era un popolo insignificante sullo scacchiere internazionale, colonizzato dai persiani prima e dai Greci poi, sfruttato, oppresso da potenze straniere.

Qui c'è questa sorpresa del profeta che annuncia la venuta di un re che avrebbe cambiato tutto, ma non nel modo come ci si sarebbe aspettati: avrebbe capovolto il mondo con un metodo che gli uomini non avrebbero minimamente immaginato, Non con la violenza, non con la forza.

È annunciata l'instaurazione di un regno sorprendente, diverso da ogni aspettativa.

Non saranno i deboli a essergli sottomessi, sarà lui che si metterà a servizio dei deboli.

Questo asinello è legato, va sciolto e se non si scioglie questo asinello, la profezia non può realizzarsi perché questo re deve entrare cavalcando un asinello e dare inizio a questo regno atteso. E l'asinello è legato nel villaggio.

È il villaggio che trattiene questo asinello, è nel villaggio dove si continua a coltivare una mentalità che è quella del mondo vecchio: i sogni di gloria, di trionfo, quelli che perpetuano il mondo antico, il regno dei dominatori di questo mondo.

Infatti Marconota un dettaglio su quell'asinello: nessuno è mai salito sopra.

Tutti hanno pensato di instaurare il mondo nuovo cavalcando destrieri, nessuno è mai salito sull'asinello. È un mondo completamente nuovo quello a cui adesso questo re vuol dare inizio.

Avevano sempre coltivato sogni di dominio e infatti, se apriamo i libri di storia, noi troviamo che sono un elenco di violenze dei forti sui più deboli. Questi erano i regni dei cavalli, non sono quelli del regno dell'asinello. L'asinello è il simbolo del servizio, il simbolo di chi mette la propria vita a disposizione di chi ha bisogno.

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Se vogliamo immaginare quelli che erano i regni antichi, quelli del cavalli, basta andare al British Museum a vedere i bassorilievi del palazzo di Sennacherib a Ninive. Sono 3 km di bassorilievi che riempivano le pareti di 21 stanze che davano poi accesso alla sala del trono del re Sennacherib.

Quando si contemplano quei bassorilievi che riproducono solo scene di violenze, di massacri sui nemici, di vittoria sui leoni, immaginate coloro che dovevano fare visita al grande sovrano e passavano attraverso queste stanze in cui si rendevano conto con chi avevano a che fare.

Questa è proprio l'immagine del mondo antico, i dominatori dei forti sui deboli, rappresentati dal cavallo.

Qui abbiamo un nuovo re, un re pacifico, l'asinello del servizio che deve essere sciolto.

Vediamo di continuare a leggere il significato che l'evangelista dà a tutti i dettagli di questo episodio. C'è qualcuno che non vuole che venga sciolto questo asinello e difatti dice Gesù

“qualcuno si lamenterà e vi chiederà perché fate questo” e voi rispondete "il maestro ne ha bisogno".

La reazione a chi scioglie questo asinello è interessante: non sono i padroni dell'asinello che si ribellano, ma qualcuno del villaggio.

Qual è il significato? Diciamolo chiaro: l'asinello è il simbolo del servizio, il cavallo è il simbolo della forza, del regno dei dominatori.

L'asinello è la forza, l'impulso che in ognuno di noi è presente e che ci porta soccorrere il fratello, ad aiutare il fratello, a servire il fratello. In noi ci sono tutte queste due forze, quella del cavallo, che ci porterebbe a dominare sugli altri, ma in noi c'è anche l'asinello, cioè la pulsione che viene da Dio e che ci porta a servire il fratello. Questa seconda forza va sciolta.

L'asinello che è dentro di noi va sciolto e notiamo che non è il padrone dell'asinello che impedisce che venga sciolto. perché il padrone dell'asinello che è dentro di noi, di questa pulsione che ci porta ad amare il fratello, è Dio.

Chi non vuole che questo asinello venga sciolto sono quelli del villaggio, cioè quelli che coltivano la mentalità che ti dice non servire il fratello. Sono tutti quelli che ti dicono “pensa a te stesso, lascia perdere gli altri”. Sono la gente del villaggio, la gente della mentalità antica, che ti dice di non metterti a servire, di dominare sugli altri se ci riesci.

E Dio invece ha bisogno che noi sciogliamo questa capacità di servire che è dentro di noi.

Difatti vanno, sciolgono l'asinello legato e rispondono a coloro che vogliono impedire questo gesto dicendo ciò che il Signore aveva loro suggerito: “Il Signore ne ha bisogno” e conducono l'asinello da Gesù.

Adesso c'è la scena molto significativa dal punto di vista simbolico e la leggiamo proprio secondo quelli che sono i riferimenti e le allusioni bibliche: il mantello che viene gettato sul l'asinello.

Il mantello nella Bibbia indica la persona.

Ricordiamo Elia che, quando chiama Eliseo, gli butta addosso il mantello. Vuol dire che gli comunica tutta la missione che lui ha svolto, tutto il suo stesso spirito e la sua persona che continua adesso nel discepolo Eliseo.

Buttare il mantello sull'asinello vuol dire l'accettazione, il mettere la propria persona a

disposizione della proposta nuova che Gesù fa, che è quella di scegliere fra il cavallo e l'asinello e scegliere quindi il regno dell'asinello.

Questo il gesto di buttare il mantello sull'asinello, scegliere questo regno nuovo che Gesù sta proponendo.

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E Gesù si siede sopra. Quell'asinello diventa praticamente il trono di questo nuovo sovrano.

Il trono non è il cavallo ma l'asino che rappresenta il servizio. Si mette sul trono come servo, si installa. Sappiamo che Gesù è presentato nella nostra professione di fede seduto alla destra di Dio, questo è il suo trono, e il suo trono qui sulla terra è l'asinello, il simbolo del servizio.

Adesso abbiamo un gesto che spesso è equivocato: quello di coloro che sono con Gesù e che vengono dalla Galilea.

Non sono le persone che sono uscite dalla città per andargli incontro, sono quelli che hanno accompagnato Gesù e che non hanno capito il gesto che lui ha compiuto. Lo equivocano perché stendono i propri mantelli sulla strada, non sopra l'asinello.

Questo è un gesto ben noto nella Bibbia perché stendere i mantelli sulla strada significava accogliere il re di Israele davanti al suo cavallo. Per esempio quando Jehu fa una rivolta contro la dinastia di Achab, tutti prendono il loro mantelli, li stendono sulla strada e suonano la tromba e gridano “Jehu è il re!”

Hanno equivocato e il perché lo capiamo da quello che gridano quelli che andavano innanzi a Gesù e quelli che venivano dietro, che gridavano "Osanna benedetto colui che viene nel nome del

signore, benedetto il regno del nostro padre Davide!"

Non hanno capito. Non è che cantano e proclamano, ma gridano, gridano perché pensano che Gesù introduca adesso quel regno del padre Davide, che era un regno immaginato ancora secondo i criteri di questo mondo.

Non acclamano il nuovo regno di Gesù, non pongono i loro mantelli sull'asinello, non consegnano la loro vita alla proposta del servizio, ma lo stendono davanti al cavallo, come facevano coloro che accoglievano i re vincitori e dominatori. Non hanno capito la proposta di Gesù della scelta fra il regno antico e il nuovo regno che lui propone.

Si può continuare ancora a coltivare i sogni di gloria, di dominio, che sono quelli che hanno

caratterizzato l'umanità fino alla venuta di Gesù, il primo che ha cavalcato l'asinello, che è salito su questo trono, oppure scegliere il nuovo regno, donare la propria vita.

È una scelta fra due proposte opposte, contraddittorie nella vita: il dominio o il servizio.

Gesù fa la proposta di questo regno nuovo.

Hanno equivocato: volevano catturare Gesù per asservirlo al loro disegno, ai loro sogni, ai loro progetti. Difatti, dice il brano evangelico, lo avevano come posto nel mezzo, gli andavano davanti e didietro, volevano che lui realizzasse il loro regno, il regno che loro avevano in mente.

Non avevano capito.

Difatti, una settimana dopo, proprio coloro che lo acclamavano diranno crocifiggilo, perché abbiamo equivocato, abbiamo sbagliato persona, non era lui il re che noi aspettavamo.

Immaginavamo che fosse il re che avrebbe realizzato i nostri sogni, invece lui voleva introdurci nei suoi sogni, i sogni di coloro che realizzano la propria vita donandola.

E Gesù entra in Gerusalemme, entra nella spianata del tempio e dopo aver guardato ogni cosa attorno, siccome era già tardi, esce e va verso Betania. Ha osservato tutto ciò che accadeva nel tempio e sarà poi il mattino seguente, quando lui tornerà nella spianata del tempio, che compirà quel gesto che indicherà la fine di un certo modo di rapportarsi con Dio e l'inizio del nuovo tempio del nuovo rapporto con il Signore.

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