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Astronomia nel Paleolitico Superiore: contestualizzazione dei reperti e ipotesi interpretative.

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Academic year: 2021

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Presentazione di Storia dell’Astronomia (LM) 2019-2020

Astronomia nel Paleolitico

Superiore: contestualizzazione dei reperti e ipotesi interpretative.

Studente: Mirabello Mattera Docente: Paola Focardi

DISCI: - Dipartimento di Storia Culture Civiltà

- Sezione di Archeologia e Storia antica

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Schema riassuntivo

- Breve introduzione al concetto di Preistoria e storia degli studi.

- Cronologia del Quaternario, evoluzione biologica e dinamica delle popolazioni umane: Homo Sapiens.

- Inquadramento del Paleolitico Superiore e delle sue fasi: contesti geografici e analisi delle società di cacciatori-raccoglitori.

- Approfondimento e contestualizzazione dei principali reperti di interesse astronomico del Paleolitico Superiore:

1) I calendari Lunari:

a) La placchetta in osso da Abri Blanchard.

b) Il ciottolo da Barma grande.

c) Il ciottolo da Monte alto.

d) Gli ossi incisi da Lebombo e da Ishango.

2) La Venere di Laussel. (Con breve approfondimento di religioni comparate) 3) La placchetta in osso dell’adorante da Geißenklösterle cave.

4) Le pitture rupestri nella grotta di Lascaux.

- Conclusioni e Bibliografia

(3)

Definizione di Preistoria

Il termine Preistoria (dal latino præ "prima, innanzi" e historia

"storia”) in paletnologia indica ,convenzionalmente, il complesso delle manifestazioni e delle vicende umane anteriori alla comparsa di

qualsiasi documento scritto e quindi ricostruibili soltanto attraverso le fonti archeologiche (reperti materiali, geologici, archezoologici,

archeobotanici ecc.) e mediante le ipotesi paletnologiche.

Il secondo periodo della preistoria viene definito come “Protostoria”

Il termine Protostoria (dal greco πρῶτος (prôtos, “primo, iniziale”) e ἱστορία (historía, “storia”) in paletnolgia indica, convenzionalmente, il periodo più recente della preistoria di certe aree. Il termine ha un

significato soprattutto metodologico e viene applicato a quelle culture ancora prive di scrittura, per le quali si hanno a disposizione, oltre ai materiali archeologici, anche documenti scritti appartenenti a

popolazioni contemporanee o più recenti che vi fanno riferimento, e che sono quindi fonti indirette d’informazione delle culture

protostoriche.

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Il sistema delle 3 età

- Isaac La Peyrère: ”Systema theologicum ex prae Adamitarum hypothesi” (1655)

- John Frere : primo tentativo di datazione di alcuni reperti precedenti all’età storica (1797)

- Christian Jürgensen Thomsen: “Ledetraad til Nordisk

Oldkyndighed” dove applica, per la prima volta, il Sistema delle 3

età (1836)

(5)

C. Lyell e E. Harris: “Principi di Stratigrafia”

- Principio di sovrapposizione - Stratigrafia relativa

- Stratigrafia assoluta

• Principles of Archaeological Stratigraphy (1979) E. Harris

• Principles of Geology (1830) C. Lyell

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Cronologia del Quaternario

(7)

Evoluzione biologica umana durante il Quaternario

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La comparsa di Homo Sapiens

(9)

Origine Pan-Africana di Homo Sapiens

(10)

Dinamica delle popolazioni umane di Sapiens

300.000

(11)

Inquadramento temporale dei reperti trattati:

l’Aurignaziano

(12)

Inquadramento cronologico dell’Aurignaziano

(13)

Industrie litiche di transizione nel Paleolitico

Superiore

(14)

Arte Figurativa nel Paleolitico Superiore: il contesto dei reperti di

interesse astronomico

(15)

Alexander Marshack – “The roots of Civilizations”

Alexander Marshack (1918-2004) Paleolithic archeologist and researcher associate at the Peabody Museum of Archaeology and

Ethnology at Harvard University.

Nel 1972 pubblica “The Roots of Civilization: the Cognitive Beginning of Man’s First Art, Symbol and Notation.”

Propone la teoria dei calendari lunari su alcuni reperti del Paleolitico Superiore.

(16)

Il “calendario lunare” da Abri Blanchard

- Placchetta in osso di renna ritrovata nel 1910 con gli scavi di L. Didon e proveniente dal riparo sottoroccia di

“Abri Blanchard” presso Castel Merle in Dordogna (Francia). Le fasi più antiche di occupazione risalgono all’Aurignaziano medio.

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Il “calendario lunare” da Abri Blanchard

- Le analisi al microscopio condotta da A.

Marshack hanno messo in evidenza 69 incisioni, molte delle incisioni sono state tracciate più volte, con strumenti diversi, ripassando sullo stesso segno come se si fossero contati e ricontati i punti in più occasioni.

- Le incisioni assumono forme differenti che, secondo lo studioso, sarebbero riconducibili alle diverse fasi lunari che si susseguivano nei giorni.

- Lo studioso interpreta questo manufatto come un calendario basato sul mese sinodico. I 69 segni corrisponderebbero a poco più di due mesi lunari. L’ipotesi, se corretta, dimostrerebbe l’uso di computi del tempo a partire da circa 30.000 anni fa (Aurignaziano medio).

- L’uso pratico del calendario resta ancora oscuro.

E’ possibile che venisse usato dai cacciatori paleolitici in previsione dei giorni utili all’attività venatoria sfruttando la fonte di luce lunare.

Un’altra ipotesi li vedrebbe come calendari usati dalle gestanti in previsione delle nascite.

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Sistemi insediativi e nuovi ritrovamenti da Abri Blanchard

- Le strategie di insediamento e di sussistenza sono state oggetto di studi specifici e di proposte di modelli interpretativi. Qui il modello apparentemente più ricorrente è quello dell’impianto di un campo base, normalmente all’aperto ma anche in grotta dal quale partivano spedizioni di caccia che lasciavano bivacchi in grotta o in ripari sottoroccia (ex. Abri Blanchard).

I campi base appaiono formati da più strutture coperte con impianto a pianta ovale o subcircolare seminterrato munite di una copertura deperibile, ma non mancano esempi di costruzioni con intelaiature di sostegno ricavate da ossa di mammut (vedi F. Martini 2008:91)

- “Calendario lunare” proveniente da Abri Lartet (Medio Aurignaziano).

- Ciottolo da Abri Blanchard ritrovato nel 2012 (White) con un uro inciso.

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Altri esempi: Il ciottolo da Barma Grande

- Il reperto datato a circa 24.000 anni fa proviene dalla grotta di Barma grande, una delle cavità del complesso dei Balzi rossi scoperte nel 1872. Il sito è celebre per le

sepolture di Cro-magnon.

(20)

Altri esempi: Il ciottolo da Monte Alto (2019)

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Le ossa incise da Lebombo e Ishango (Africa Meridionale)

- L ’osso di Lebombo consiste di una fibula di babbuino che porta incise molto chiaramente 29 tacche. L'oggetto è stato rinvenuto nel 1970 nei lavori di scavo nella Border Cave, una grotta con reperti del periodo Paleolitico che si trova sui Monti Lebombo nel nord della provincia del KwaZulu-Natal nel Sudafrica. Il reperto è stato datato al 35.000 a.C. , La presenza delle 29 incisioni suggerisce che potrebbe essere stato usato come un contatore di fasi lunare. l'osso di

Lebombo assomiglia ai bastoni da calcolo ancora oggi usati come calendari dai Boscimani della Namibia.

- L'Osso d'Ishango è un reperto in osso datato al Paleolitico superiore, e precisamente tra il 20.000 a.C. e il 18.000 a.C. fu rinvenuto vicino a Ishango, nei pressi del lago Edoardo, oggi presso il confine tra l'Uganda e il Congo. Si tratta del perone di un

babbuino, di colore scuro, con una scaglia tagliente di quarzo innestata a una estremità, probabilmente utilizzata per incidere. È ricoperto da una serie di scalfitture raggruppate in tre colonne che occupano tutta la lunghezza dell'oggetto.

L'organizzazione delle tacche in tre raggruppamenti asimmetrici implica che la loro funzione era più pratica che decorativa, tanto da far supporre che la loro disposizione sia dovuta alla necessità di sviluppare un sistema numerico usato per semplici calcoli

matematici. Alexander Marshack ha esaminato l'osso al

microscopio e ha ritenuto che esso possa rappresentare i sei mesi di un calendario lunare.

(22)

La venere di Laussel

- La Venere di Laussel è una rappresentazione femminile nuda e in gestazione scolpita in bassorilievo su pietra calcarea con tracce d’ocra, è stata scolpita su di un grande blocco di calcare scoperto nel 1911 nel riparo sottoroccia di Abri Laussel in Dordogna. La scultura è associata alla cultura gravettiana del

Paleolitico superiore (circa 25.000 anni). La figura tiene nella mano destra un oggetto che è stato causa di molte discussioni: viene interpretato come un corno, probabilmente bovino e forse potorio, uno strumento musicale o un calendario lunare rappresentato, simbolicamente, come una mezzaluna.

Quest’ultima ipotesi sarebbe rafforzata dal fatto che la superfice dell’oggetto presenta esattamente 13 incisioni che indicherebbero la durata delle 13 lunazioni necessarie a completare l’anno sinodico. E’ probabile che già dal paleolitico l’uomo si fosse reso conto della coincidenza che esisteva tra la durata di un ciclo lunare completo a quello di un ciclo mestruale, è inoltre evidente la sua associazione simbolica a un culto della fertilità come si evince dai seni cadenti e dai larghi fianchi.

- E’ estremamente interessante

l’associazione che si viene a creare, già da tempi così antichi, tra:

Luna-donna

Luna-fertilità/nascita Luna-computo del tempo Luna-caccia-bovino (corna) Luna-acqua

- Venere di Berlino (calco di originale perduto).

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Cosa ci dicono le fonti storiche successive? Analisi del simbolismo lunare mediante religioni comparate (M. Eliade)

Antica Grecia: è interessante notare che gli antichi greci non avevano una sola dea lunare, ma quattro. Ad ognuna è era associata una fase lunare e ognuna di loro possiede caratteristiche ed epiteti precisi:

1) La più antica è certamente la dea Artemide, dea della Luna (associata alla Luna crescente) e sorella gemella di Apollo (Dio del Sole). Ella era la dea della caccia e delle faune. La dea è già presente in antiche tavolette micenee in cui viene definita come “Potnia Theron” o più semplicemente come “Signora degli animali”, in accordo con W. Burkert tale appellativo sarebbe un eco preistorico di un culto estremamente lontano nel tempo. (Luna-donna-animali-caccia) 2) La dea Selene è un’altra manifestazione della Luna (associata alla Luna piena) definita “La luminosa”, I greci avevano

un solo mito riguardante questa dea: ella, innamoratasi del mortale Endimione, si univa al giovane ogni notte e da lui ebbe 50 figli ovvero il numero dei mesi lunari compresi tra i giochi olimpici. (Luna-donna-fertilità-computo del tempo) 3) Ecate è una divinità della Luna (associata alla Luna calante) di origine pre-indoeuropea e ripresa dalla mitologia

greco-romana. Ecate rappresenta la luna nel suo aspetto ctonio e infero, ella infatti regnava sui demoni malvagi, sulla notte, la luna, i fantasmi, i morti e la necromanzia. Ecate era una divinità psicopompa, in grado di viaggiare

liberamente tra il mondo degli uomini, quello degli dei e il regno dei Morti. Spesso è raffigurata con delle torce in mano, proprio per questa sua capacità di accompagnare anche i vivi nel regno dei morti. La natura di Ecate è bi- sessuata, in quanto possiede in sé entrambi i principi della generazione, il maschile e il femminile. Per questo motivo viene definita la fonte della vita e le viene attribuito il potere vitale su tutti gli elementi. (Luna-donna-rinascita)

4) L’ultima è Perseide, una ninfa oceanina della Luna (Associata alla Luna nuova). Figlia delle divinità primordiali Oceano e Teti, sposò Helios e da lui ebbe 4 figli tra i quali la maga Circe. Ella è una delle 3.000 oceanine e sappiamo che veniva accostata ad Ecate. Purtroppo le notizie su questa figura mitologica sono scarne ma è estremamente interessante notare il suo collegamento al mondo acquatico-marino. (Luna-donna-acqua)

Rappresentazione di Artemide , armata di arco, sul cratere dei Niobidi (460-450 a.C.) da Orvieto,ceramica attica nera a figure rosse.

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Cosa ci dicono le fonti storiche successive? Analisi del simbolismo lunare mediante religioni comparate (M. Eliade)

Un altro episodio della mitologia greca vede come protagonista Pasifae regina di Creta e moglie di Minosse, era la figlia di Perseide (la ninfa associata alla Luna Nuova) ed Helios. Il mito narra che ella si innamorò del Toro bianco inviato a Creta da Poseidone, si innamorò di esso e dalla loro unione nacque il Minotauro. Sappiamo inoltre che a Creta esistono

archeologicamente diverse tracce di un culto lunare praticato. (Luna-donna-fertilità-bovino)

Antica Mesopotamia: La divinità sumera della Luna, sin dalle sue origini, è una divinità maschile ovvero Nanna figlio di Enlil. Fu sincretizzato dagli Accadi in Nanna/Sin. E’ interessante il fatto che l’animale associato alla divinità lunare era il toro definito come il “forte Toro di Nanna” inoltre il suo appellativo era “Toro del cielo”. Egli viene descritto come un vecchio dalla barba di lapislazzuli, gli era sacro il numero 30 (approssimazione del mese sinodico) , governa il passaggio dei mesi, le maree e i cicli mestruali .Dalle fonti sappiamo che a Ur esisteva il celebre tempio della Luna dedicato a Nanna in cui

operavano solo sacerdotesse. Quando Sir L.Wolley scavò le tombe reali d Ur in una delle tombe trovò un’arpa decorata con una testa di toro dalla barba di lapislazzuli.. (Luna-bovino-computo del tempo)

Bibbia-Antico Testamento: Il nome della Luna nelle terre di Caanan era Yarih. Un testo cananeo narra delle sue nozze con Nikkal (associata a Ningal, la consorte del Dio della Luna sumero). Secondo gli studiosi non c’è dubbio che il Vitello d’oro adorato nell’Esodo fosse un’immagine della Luna e che il monte Sinai fosse la sua dimora, anticamente infatti il monte Sinai era luogo di culto del Dio accadico Sin, il termine “Sinai” è traducibile come “Monte di Sin”(Luna-Bovino)

Antico Iran: nella religione iranica la Luna fa parte di una triade di divinità, la più bassa delle quali è il bue sacro che veniva offerto in sacrificio. Il seme del bue penetra nella Luna, dove si purifica e si divide in tutte le specie di piante ed animali. Essi credevano che quando tutte le cose erano state poste in movimento da Angra Mainyu , il principio del male, la Luna avesse creato il tempo che durerà fin quando Angra Mainyu non sarà sconfitto. (Luna-donna-bovino-fertilità-computo del tempo).

Decorazione bovina in oro e lapislazzuli proveniente dalla necropoli reale di Ur (2600-2400 a.C. ) presso l’area del tempio del Dio lunare.

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La placchetta dell’adorante da Geißenklösterle cave (Ach Valley)

- Scoperta nel 1963, scavi sistematici a partire dal 1973 al 2002 da J. Hahn.

- I sedimenti della grotta sono stati divisi stratigraficamente in 6 livelli per l’Aurignaziano datati tra 43.000 e 32.000 anni fa, prosegue con strati del Gravettiano ecc.

- Placchetta in osso di

mammut interpretato come oggetto rituale.

- Dagli strati aurignaziani della grotta proviene anche il più antico strumento musicale finora scoperto, anch’ esso in osso.

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L’ipotesi astronomica di M. A. Rappenglück: lato A

- Secondo lo studioso la figura umana sulla placchetta rappresenterebbe una mappa stellare identificabile con la celebre costellazione di Orione.

Rappenglück ,a sostegno della sua ipotesi, fa notare che l‘arto inferiore dx è leggermente sottoavanzato rispetto a quello sx esattamente come apparirebbe Rigel rispetto a Saiph nella costellazione di Orione.

Costellazione di Orione

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L’ipotesi astronomica di M. A. Rappenglück: lato B

- Sul lato B appaiono 86 tacche circa.

- Le tacche incise vengono interpretate dallo studioso come un computo calendariale ciclico riferibile al periodo di tempo che intercorre tra il tramonto eliaco e la successiva levata eliaca di Betelgeuse, in questo lasso temporale Betelgeuse risulta non visibile in cielo e tale periodo corrisponderebbe a circa 86 giorni. Inoltre Rappenglück precisa che il tramonto eliaco di Betelgeuse avveniva, in quel luogo e a quella

cronologia, 14 giorni prima dell‘equinozio di Primavera, invece la levata eliaca dell‘astro avveniva 19 giorni prima del solstizio d‘Estate.

- Inoltre egli pone questa cifra in correlazione al numero di giorni da sottrarre ad un ipotetico anno completo per ottenere il tempo medio di una gestazione umana. (280 giorni circa = 9 mesi e 10 giorni, dunque 365-86= 279). Stabilendo, in questo modo, una sorta di parallelo

simbolico temporale tra la durata in cui Betelgeuse era visibile nel cielo e il tempo medio di una gestazione umana. Quindi, secondo questa teoria, Orione doveva essere simbolicamente collegato a rituali inerenti alla fertilità ponendo il reperto totalmente in linea con le credenze magico-rituali riscontrabili in altri manufatti aurignaziani.

(vedi Hahn 1986:119)

(28)

Le pitture rupestri nella grotta di Lascaux

- Le Grotte di Lascaux sono un complesso di caverne che si trova nella Francia sud-occidentale. Le grotte si trovano vicino al villaggio di Montignac, nel dipartimento della Dordogna. Nelle grotte si trovano esempi di opere di arte parietale risalenti al Paleolitico superiore: molte di queste opere vengono fatte risalire ad una data approssimativa di 17.500 anni fa

(Magdaleniano) Il tema più comunemente rappresentato è quello di grandi animali dell'epoca (fra i quali l'uro, oggi estinto), resi con grande ricchezza di particolari. La grotta contiene circa 6.000 figure, di queste immagini, ci sono 364 dipinti di equini e 90 dipinti di cervi, sono rappresentati anche bovini e bisonti, ciascuno dei quali rappresenta il 4-5% delle immagini. altre immagini includono 7 felini, un uccello, un orso, un rinoceronte e un umano. Non ci sono immagini di renne, anche se quella era la principale fonte di cibo per gli artisti.

La maggior parte delle immagini principali sono state dipinte sui muri usando i colori rosso, giallo e nero da un elevato numero di pigmenti minerali: composti di ferro come l'ossido di ferro (ocra), ematite, goethite e pigmenti contenenti manganese.I colori stesi direttamente sulla roccia calcarea la quale riusciva a far penetrare in profondità il pigmento colorato, soprattutto se la grotta presentava un clima interno umido. In questo modo si realizzavano pitture di grande durata, se la roccia fosse stata di altro tipo, la pellicola colorata avrebbe avuto scarsa aderenza alla superficie rocciosa e sarebbe sparita definitivamente nel giro di poche decine di anni. Attualmente le grotte sono state chiuse al pubblico a causa del loro deterioramento, si possono osservare delle repliche nella vicina Lascaux II.

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L’ipotesi astronomica di Chantal Jégues-Wolkiewiez

- L’etnoastronoma francese ha proposto la sua teoria dopo aver misurato l'orientamento dell'ingresso della grotta e aveva constatato che durante il solstizio d'estate i raggi del Sole al tramonto vi entrassero fino a illuminare i dipinti della grande Sala dei Tori. Per questo motivo il 21 giugno 1999, la studiosa e Jean-Michel Geneste, l'archeologo

responsabile della conservazione di Lascaux, confermarono la teoria, ciò dimostrava che la grotta non era stata scelta a caso. I dipinti della Sala dei Tori erano realizzati in modo che venissero rischiarati dal Sole morente del solstizio, forse perchè‚ come ha dimostrato Alexander Marshak nel suo libro “The Roots of Civiliation”, il solstizio d'estate era un periodo speciale che serviva come punto di riferimento per la misurazione del tempo durante l'Era paleolitica.

L’ingresso alla grotta di Lascaux durante il solstizio d’estate.

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La mappa stellare celata nelle pitture rupestri

Per verificare la sua supposizione la studiosa francese elaborò una mappa del cielo relativa al 15.000 a.C. ottenuta al

computer utilizzando un software di simulazione.

Esaminò la levata delle stelle la sera del solstizio d'estate scegliendo come riferimento i punti più marcati che

contrassegnavano i contorni degli animali dipinti sulla roccia quali le estremità delle corna, del muso, la posizione degli occhi constatando una certa rispondenza (lei in realtà parlò di

“perfetta coincidenza”) tra questi ed alcuni punti del cielo simulato per il 15.000 a.C.

Asterismo delle Iadi nella testa del toro.

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L’Interpretazione

Secondo la Wolkiewiez il complesso pittorico era una ricostruzione del cielo stellato, in cui le costellazioni erano l'immagine delle loro divinità. La grotta era un luogo di culto in cui venivano celebrate particolari

cerimonie religiose, riti d'iniziazione e invocazioni agli dei i quali erano celebrati in una sala della grotta piuttosto che in un'altra a seconda delle parti del cielo stellato che vi erano rappresentate. I riti erano motivati da un'idea di trasformazione e di rinascita, che avveniva dopo un

percorso disseminato di prove rituali. Il cuore della grotta poteva simboleggiare sia il regno dei morti sia la madre terra dietro la quale al tramonto scompaiono i corpi celesti prima di risorgere alla successiva alba.

- A sostegno della sua ipotesi la studiosa ha analizzato nuovamente il reperto studiato Da A.

Marshack negli anni 70’

da Abri Blanchard confermando la sua ipotesi di calendario lunare.

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L’ipotesi di M. A. Rappenglück a Lascaux

Lo studioso tedesco propone che i 29 punti neri, al di sotto dell’equide, siano la trasposizione simbolica del conteggio dei giorni entro una lunazione.

Un altro dipinto mostra un cervo che viene rappresentato sopra una sequenza di 13 punti scuri, anche in questo caso l’interpretazione prevede un computo lunare di una mezza lunazione circa o , più probabilmente, i 13 mesi di un anno sinodico.

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Bibliografia

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Riferimenti

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