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Tendenze 2013 (487kb)

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RAPPORTO

SULL’ECONOMIA REGIONALE

TENDENZE 2013

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RAPPORTO

SULL’ECONOMIA REGIONALE

TENDENZE 2013

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Lo scenario internazionale ... 7 

Lo scenario italiano ... 8 

L’evoluzione del Pil dell’Emilia‐Romagna nel 2013 e le prospettive per il biennio 2014‐2015. ... 9 

Mercato del lavoro e ammortizzatori sociali ... 10 

Agricoltura ... 12 

Industria in senso stretto ... 14 

Artigianato manifatturiero ... 15 

Industria delle costruzioni ... 15 

Commercio interno ... 17 

Commercio estero ... 17 

Credito ... 18 

Trasporti ... 20 

Stradali ... 20 

Marittimi ... 20 

Aerei ... 21 

Turismo ... 21 

Cooperazione ... 23 

Registro delle imprese ... 23 

Protesti e fallimenti ... 24 

Inflazione ... 24 

Investimenti ... 25 

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7

Lo scenario internazionale

La scena internazionale è caratterizzata dal rallentamento del tasso di crescita del Pil mondiale. Nella bozza del World Economic Outlook di settembre il Fmi prospetta per il 2013 un aumento reale del 2,9 per cento, in frenata rispetto alla crescita del 3,1 per cento prevista per il 2012, che a sua volta scontava un ampio rallentamento rispetto all’incremento, prossimo al 4 per cento, dell’anno precedente. La previsione di settembre ha corretto al ribasso di 0,3 punti percentuali quella formulata in luglio, sottintendendo un peggioramento della congiuntura internazionale. Questa situazione dipende da svariati fattori. Continua a persistere la debolezza dell’Europa monetaria, Grecia e Portogallo in primis, cui si

aggiunge il rallentamento di alcune economie emergenti asiatiche. Le condizioni dei mercati finanziari globali hanno riflesso l’emergere di incertezze degli investitori sulla durata futura della politica di offerta di moneta (quantitative easing) negli Stati Uniti. In agosto questa situazione è stata evidenziata dalla crescita dei rendimenti sui titoli governativi più sicuri e dall’uscita di capitali di alcuni paesi emergenti. Un altro elemento di incertezza è rappresentato dalla paralisi dello Stato federale statunitense a causa del mancato accordo sul bilancio, che rischia di minare la fiducia dei consumatori, con ripercussioni sulla crescita economica. Oltre a ciò si stanno diffondendo timori sulle prospettive del credito in Cina. Il colosso asiatico rischia di alimentare bolle sui prezzi degli asset interni, scontando politiche orientate a favorire i consumi piuttosto che gli investimenti.

Prometeia nella nota di aggiornamento di inizio settembre ha prospettato un incremento del Pil mondiale del 2,8 per cento, leggermente inferiore alla stima del Fmi, oltre che in rallentamento rispetto all’aumento del 3,1 per cento del 2012.

La crescita mondiale è come sempre frutto di situazioni piuttosto diversificate da area ad area, sintesi di un mondo a due velocità. Secondo il Fmi, alla nuova recessione che si profila per l’area dell’euro (-0,6 per cento), si contrappongono i più elevati tassi di crescita delle economie emergenti e in via di sviluppo (+4,6 per cento), tuttavia in rallentamento rispetto all’evoluzione del 2012. Per la Cina il Fmi prospetta un aumento del Pil pari al 6,3 per cento, contro il +7,8 per cento del 2012. Rispetto alla stima di luglio c’è stata una limatura di 0,6 punti percentuali. Stessa sorte per l’India, il cui tasso di crescita del 2013 è previsto al 3,8 per cento, con una correzione al ribasso di 1,8 punti percentuali. Le economie

avanzate dovrebbero rallentare rispetto al contenuto ritmo di crescita del 2012 (+1,2 per cento). A raffreddare la crescita, a fronte, come accennato, della debolezza dell’Unione monetaria, trascinata in basso dagli andamenti recessivi, fra gli altri, di Spagna, Francia e Italia, dovrebbe contribuire il rallentamento previsto per gli Stati Uniti (+1,6 per cento), rispetto all’aumento del 2,2 per cento del 2012.

Secondo l’outlook del Fmi dello scorso luglio, il commercio internazionale di merci e servizi dovrebbe aumentare del 3,1 per cento, in leggera ripresa rispetto a quanto registrato nel 2012 (+2,5 per cento). Occorre sottolineare che anche in questo caso il Fmi ha ridotto di 0,5 punti percentuali la stima di aprile. La stabilità della crescita mondiale e il

raffreddamento degli scambi internazionali ha avuto effetti calmieranti sull’inflazione. Nell’outlook di luglio il Fmi ha previsto per i prezzi al consumo, un aumento nelle economie avanzate pari all’1,5 per cento, leggermente più contenuto rispetto alla stima di aprile (+2,0 per cento nel 2012). Nei paesi emergenti e in via di sviluppo la crescita sarà

decisamente più elevata (+6,0 per cento), mantenendo nella sostanza l’evoluzione del 2012. Al rallentamento del’inflazione ha dato un forte contributo il rientro dei corsi delle materie prime, sia petrolio (-4,7 per cento) che non energetiche (-1,8 per cento). Secondo l’indice Confindustria espresso in dollari, nello scorso maggio l’indice generale dei prezzi internazionali delle materie prime ha registrato un calo tendenziale del 6,5 per cento, che per il greggio sale al 6,9 per cento. Per Prometeia il 2013 si chiuderà per il petrolio Brent con una quotazione media di 109,9 $ al barile contro i 112,1 del 20121, sempre che la crisi siriana non influisca pesantemente.

Resta ancora vivo il problema della disoccupazione, soprattutto nell’area dell’Europa monetaria. Le stime più recenti prevedono per il 2013 un tasso di disoccupazione superiore al 12 per cento, contro l’11,4 per cento del 2012. Nello scorso agosto il tasso di disoccupazione destagionalizzato di Eurolandia si è attestato al 12,0 per cento rispetto all’11,5 per cento di un anno prima. Nella Ue a 28 paesi si è arrivati al 10,9 per cento. Ad agosto 2012 era del 10,6 per cento. In rialzo appaiono anche i tassi di disoccupazione dei giovani sotto i 25 anni. Nell’Europa monetaria agosto 2013 è coinciso con un tasso destagionalizzato del 23,7 per cento, a fronte del 23,4 per cento di un anno prima. Nella Ue a 28 paesi, nell’arco di un anno si è passati dal 23,1 al 23,3 per cento.

Secondo il Fmi, nel 2014 la crescita mondiale riprenderà ad accelerare (+3,6 per cento), tuttavia con una riduzione della stima di 0,2 punti percentuali rispetto allo scenario descritto in luglio. Per l’Europa monetaria si avrà una crescita decisamente più contenuta (+0,9 per cento), immutata rispetto alla previsione contenuta nell’outlook di luglio. Nell’area dell’euro ci sarà nella sostanza una ripresa che sarà comunque ancora debole come entità, a dimostrazione di come la recessione che ha investito il biennio 2012-2013 abbia inciso profondamente sul tessuto economico europeo.

      

1 Stima contenuta nella nota di aggiornamento alla previsione di luglio 2013 di Prometeia.

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Lo scenario italiano

L’economia italiana chiuderà il 2013 nuovamente in recessione, anche se in termini più contenuti rispetto alla diminuzione del 2,4 per cento registrata nel 2012.

Nella nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza 2013 del 20 settembre, il Governo ha rivisto al ribasso la previsione di calo del Pil dell’1,3 per cento contenuta nel Documento di Economia e Finanza deliberato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 10 aprile, prevedendo una diminuzione dell’1,7 per cento.

Le previsioni dei vari centri di previsione concordano sostanzialmente con la stima governativa. Nell’’outlook dello scorso settembre il Fmi ha previsto una riduzione dell’1,8 per cento, la stessa proposta dall’Ocse a inizio mese. Per Confindustria – la stima è di settembre - il calo dovrebbe attestarsi all’1,6 per cento e dello stesso tenore è la previsione di Prometeia contenuta nella nota di aggiornamento di inizio settembre. E’ da sottolineare che sia Confindustria che Prometeia hanno corretto al rialzo le precedenti stime, pari per entrambe a -1,9 per cento.

La previsione governativa non ha fatto che recepire la tendenza emersa nei primi sei mesi del 2013.

Tra aprile e giugno il Pil corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, ha accusato, per l’ottavo trimestre consecutivo, un calo dello 0,3 per cento rispetto al trimestre precedente, che sale al 2,1 per cento se il confronto viene eseguito con lo stesso periodo dell’anno precedente. La variazione acquisita2 per il 2013 è di -1,8 per cento, appena superiore alla stima governativa. Tra gli stati membri dell’Unione europea, solo Slovenia, Cipro e Grecia hanno evidenziato un andamento peggiore, con cali tendenziali rispettivamente pari al 2,2, 5,2 e 4,6 per cento. Le prospettive appaiono tuttavia improntate a un cauto ottimismo. Secondo Prometeia, la recessione potrebbe già terminare dal terzo trimestre, facendo da preludio a una ripresa che sarà comunque debole, visto che si prevede per il 2014 un aumento del Pil di appena lo 0,8 per cento (+0,5 per cento per il Fmi). Che il clima stia un po’ migliorando lo dicono le rilevazioni dell’Istat su famiglie e imprese. In settembre il clima di fiducia dei consumatori è apparso in ripresa rispetto al mese precedente per la quarta volta consecutiva e un’analoga tendenza, in termini più o meno simili, ha riguardato le imprese manifatturiere, commerciali e dei servizi3. La produzione industriale stenta tuttavia a ripartire – in luglio si è interrotta la fase di risalita dei due mesi precedenti – riflettendo la pesantezza della domanda interna. Va un po’ meglio quella estera, che in luglio è tornata a crescere sul mese precedente, dopo l’impasse di giugno.

Figura 1 – Il rendimento medio lordo dei BTP quotati alla Borsa italiana (M.O.T.).  Serie storica gennaio 1996 – agosto 2013. 

Fonte: elaborazione Centro studi e monitoraggio dell’economia Unioncamere Emilia‐Romagna su dati Banca d’Italia. 

Sul fronte dei tassi di interesse del debito pubblico nei primi otto mesi del 2013 sono state registrate condizioni meno onerose rispetto all’analogo periodo del 2012. Il rendimento medio lordo dei btp quotati alla Borsa italiana (Mot) è

      

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Crescita annuale che si otterrebbe in presenza di una variazione congiunturale nulla nei restanti trimestri dell’anno

,

3

 Il dato va considerato con una certa cautela a causa della revisione metodologica dell’indagine in atto da giugno. 

0,00000 2,00000 4,00000 6,00000 8,00000 10,00000 12,00000

GEN.96 LUG GEN.97 LUG GEN.98 LUG GEN.99 LUG GEN. 2000 LUG GEN. 2001 LUG GEN. 2002 LUG GEN. 2003 LUG GEN. 2004 LUG GEN. 2005 LUG GEN. 2006 LUG GEN. 2007 LUG GEN. 2008 LUG GEN. 2009 LUG GEN. 2010 LUG GEN. 2011 LUG GEN. 2012 LUG GEN. 2013 LUG

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risultato mediamente inferiore al 4 per cento, a fronte del 5,42 per cento di un anno prima. Ancora più ampio è apparso il miglioramento dei Cct a tasso variabile che hanno chiuso i primi otto mesi del 2013 con un rendimento mediamente pari al 2,31 per cento, contro il 5,10 per cento dello stesso periodo del 2012. Altri miglioramenti hanno riguardato Ctz e Bot.

Questi ultimi sono rimasti stabilmente sotto la soglia dell’1 per cento. L’alleggerimento dei tassi di interesse ha consentito di ridurre il servizio del debito dagli 86 miliardi e 717 milioni di euro del 2012 agli 83 miliardi e 949 milioni di euro del 2013, ma le previsioni sono orientate a ulteriori e progressivi aumenti per il quadriennio 2014-2017 .

Al di là dell’alleggerimento della spesa per interessi, sulla finanza pubblica continua a pesare l’abnorme consistenza del debito pubblico, che in luglio è ammontato a 2.072 miliardi e 863 milioni di euro, vale a dire il 4,8 per cento in più rispetto all’analogo periodo del 2012. Nella media dei primi sette mesi l’aumento è stato del 4,4 per cento. Nei confronti del Pil la Nota di aggiornamento al Def prevede un rapporto del 133,0 per cento, rispetto al 127,0 per cento del 2012.

Dal lato del fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche4, i primi sette mesi del 2013 si sono chiusi negativamente, con un deficit che è ammontato a 51 miliardi e 183 milioni di euro, a fronte dei 43 miliardi e 743 milioni dell’analogo periodo del 2012. Secondo quanto contenuto nella Nota di aggiornamento al Def, l’indebitamento netto della Pubblica

amministrazione, a legislazione vigente, è destinato a incidere per il 3,1 per cento del Pil, oltre il limite del 3 per cento previsto dal trattato di Maastricht. Per Prometeia si profila un rapporto ancora più elevato di quello proposto dal Governo pari al 3,2 per cento.

Si è acuita la pressione fiscale, nonostante la sospensione della tassazione sulla prima casa. Secondo la Nota di aggiornamento al Def è destinata a incidere nel 2013 sul 44,3 per cento del Pil, in aumento rispetto al 44,0 per cento del 2012.

La spesa pubblica appare inarrestabile, al pari del debito pubblico. Nel 2013 è stata stimata in 807 miliardi e 618 milioni di euro, conto gli oltre 801 miliardi di un anno prima. L’incidenza sul Pil è del 51,9 per cento rispetto al 51,2 per cento del 2012.

L’evoluzione del Pil dell’Emilia‐Romagna nel 2013 e le prospettive per il biennio 2014‐2015

.

Nello scenario economico predisposto in settembre con la collaborazione di Unioncamere Emilia-Romagna, Prometeia ha previsto per il 2013 una situazione dai connotati recessivi, ma meno evidenti rispetto a quanto avvenuto nel 2012.

Per il Pil dell’Emilia-Romagna si prevede una diminuzione reale dell’1,6 per cento (+2,4 per cento nel 2012), in

peggioramento rispetto alla stima proposta a inizio giugno (-1,1 per cento). In Italia è stato prospettato un calo analogo a quello regionale, con una leggera correzione al ribasso rispetto a quanto prospettato nello scenario previsionale di giugno (-1,5 per cento).

Figura 2 – Il Pil dell’Emilia‐Romagna. Variazioni percentuali in termini reali sull’anno precedente. Serie storica 1992 – 2015. 

Fonte: elaborazione Centro studi e monitoraggio dell’economia Unioncamere Emilia‐Romagna su dati scenario economico  Prometeia – Unioncamere Emilia‐Romagna. Settembre 2013. 

      

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 Al netto di regolazioni di debiti pregressi e dismissioni. 

-8,0 -6,0 -4,0 -2,0 0,0 2,0 4,0 6,0 8,0

1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015

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La flessione attesa per il 2013 ha portato il Pil dell’Emilia-Romagna sotto il livello del 2004. Secondo le previsioni, nemmeno nel 2015 si riuscirà a eguagliare, quanto meno, la situazione del 2007, quando la crisi nata dai mutui statunitensi ad alto rischio non si era ancora manifestata (-6,0 per cento).

La domanda interna è destinata a diminuire del 2,9 per cento, scontando la riduzione degli investimenti fissi lordi (-6,6 per cento) e dei consumi sia delle famiglie (-2,4 per cento) che delle Amministrazioni pubbliche e Istituzioni sociali private (-1,1 per cento). Il calo della spesa delle famiglie si è associato al negativo andamento del relativo reddito disponibile (- 0,6 per cento), compreso le Istituzioni sociali private, e del valore aggiunto reale per abitante (-2,1 per cento).

Per quanto concerne la formazione del reddito, il calo più vistoso è previsto per l’industria edile (-6,1 per cento), bissando nella sostanza l’andamento del 2012. L’industria in senso stretto è destinata a chiudere il 2013 con una diminuzione del valore aggiunto pari al 2,3 per cento, più leggera rispetto a quanto registrato nel 2012 (-3,5 per cento). I servizi

dovrebbero mostrare una relativa maggiore tenuta (-0,8 per cento) e anche in questo caso in termini meno negativi rispetto al 2012 (-1,1 per cento).

La nuova fase recessiva avrà conseguenze negative sul mercato del lavoro. Nel 2013 si prevede per l’occupazione regionale una diminuzione del 2,7 per cento, mentre il tasso di disoccupazione è destinato a salire all’8,9 per cento, vale a dire su un livello mai raggiunto negli ultimi vent’anni.

Per il 2014 lo scenario di settembre di Prometeia e Unioncamere Emilia-Romagna prevede una timida ripresa del Pil (+0,9 per cento), che dovrebbe consolidarsi nel 2015 (+1,4 per cento). Tra i settori di attività torneranno i segni positivi per industria in senso stretto (+1,1 per cento) e servizi (+1,0 per cento), mentre le costruzioni continueranno a scendere, anche se in misura più attenuata (-0,7 per cento).

Il mercato del lavoro non dovrebbe beneficiare significativamente dell’inversione di tendenza. Nel 2014 la consistenza degli occupati rimarrà invariata e solo dal 2015 dovrebbe instaurarsi un ciclo moderatamente espansivo (+0,6 per cento).

Note decisamente negative per la disoccupazione, il cui tasso toccherà un nuovo record nel 2014 (9,1 per cento), per poi ridursi leggermente nell’anno successivo, ma sui livelli, comunque elevati, del 2013 (8,9 per cento).

In Italia il 2014 dovrebbe riservare una crescita del Pil di appena lo 0,8 per cento, recuperando parzialmente sulla diminuzione dell’1,6 per cento prospettata per il 2013.

Mercato del lavoro e ammortizzatori sociali

Nel primo semestre 2013 l’occupazione dell’Emilia-Romagna è mediamente ammontata a circa 1.925.000 persone, vale a dire il 2,0 per cento in meno rispetto all’analogo periodo del 2012, equivalente in termini assoluti a circa 39.000 persone. A un primo trimestre caratterizzato da un andamento spiccatamente negativo (-2,4 per cento) sono seguiti tre mesi ancora in diminuzione, ma in termini relativamente meno accentuati (-1,6 per cento). Nella ripartizione nord- orientale il calo dell’occupazione è apparso leggermente più contenuto (-1,9 per cento), mentre in Italia è risultato superiore (-2,2 per cento). La nuova fase recessiva si è fatta pertanto sentire pesantemente. Nel secondo trimestre 2013 la consistenza degli occupati è stata la più bassa degli ultimi sette anni. Nel primo trimestre degli ultimi otto anni.

Sotto l’aspetto del genere, nel primo semestre sono state le femmine a subire il calo medio percentuale più accentuato (- 2,8 per cento), a fronte della riduzione dell’1,3 per cento accusata dai maschi.

Nel secondo trimestre il tasso di occupazione della popolazione in età 15-64 anni si è attestato al 66,7 per cento, in diminuzione di 1,2 punti percentuali rispetto alla situazione di un anno prima (-1,3 nel Nord-est; -1,4 in Italia). Nonostante il peggioramento, solo il Trentino-Alto Adige ha evidenziato una incidenza superiore a quella dell’Emilia-Romagna, pari al 67,6 per cento. La quasi totalità delle regioni italiane ha registrato un calo del tasso di occupazione, con le punte più elevate nel Mezzogiorno. Uniche eccezioni Lombardia (+0,1 punti percentuali) e Toscana rimasta invariata.

Per quanto concerne la posizione professionale, sono stati i dipendenti a incidere sulla diminuzione degli occupati, con una flessione del 3,1 per cento, parzialmente compensata dalla crescita dell1,4 per cento degli autonomi. Le

comunicazioni obbligatorie relative ai primi sei mesi del 2013 hanno registrato una situazione negativa. Le assunzioni5 sono ammontate a 470.297 contro le 506.705 dello stesso periodo dell’anno precedente (-7,2 per cento). All’aumento del 3,9 per cento del lavoro dipendente si sono contrapposte le pronunciate flessioni del lavoro parasubordinato (-15,4 per cento), intermittente (-57,8 per cento) e domestico (-17,4 per cento).

In ambito settoriale – siamo tornati all’indagine sulle forze di lavoro - sono emersi andamenti lineari, nel senso che ogni ramo di attività ha perduto occupati. Nei primi sei mesi le attività dell’agricoltura, silvicoltura e pesca hanno subito una flessione piuttosto pesante (-14,1 per cento), che è equivalsa in termini assoluti a circa 11.000 addetti, equamente divisi tra autonomi e dipendenti e su questo andamento possono avere avuto un ruolo importante le avverse condizioni climatiche.

Le attività industriali hanno registrato un calo degli addetti pari al 2,5 per cento, corrispondente a circa 16.000 persone.

Sotto l’aspetto della posizione professionale, la perdita percentuale più ampia ha riguardato gli autonomi (-7,1 per cento).

      

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 La stessa persona può essere avviata più volte nel corso dell’anno. 

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La flessione delle attività industriali è stata soprattutto determinata dall’industria delle costruzioni, la cui flessione del 5,1 per cento è corrisposta a circa 6.000 addetti, sintesi del calo di circa 10.000 dipendenti e della crescita di circa 4.000 autonomi. I sintomi di ripresa registrati un anno prima sono stati del tutto annullati, nonostante le opportunità offerte dalla ricostruzione post-sisma e dagli incentivi alle ristrutturazioni. L’industria in senso stretto ha chiuso il primo semestre 2013 con un decremento dell’1,9 per cento rispetto all’analogo periodo del 2012, equivalente in termini assoluti a circa 10.000 addetti. Gli autonomi hanno accusato una flessione del 20,5 per cento, a fronte della discreta tenuta dell’occupazione alle dipendenze (+0,4 per cento) e su questo andamento può avere avuto un ruolo importante il sostegno offerto dalla Cassa integrazione guadagni, che nei primi sei mesi del 2013 è aumentata del 20,8 per cento rispetto a un anno prima. Il punto più basso dell’industria in senso stretto è stato toccato nei primi tre mesi (-4,2 per cento), a causa dei concomitanti cali di autonomi e dipendenti. Nel secondo trimestre la ripresa dell’occupazione alle dipendenze ha colmato il nuovo calo degli autonomi, consentendo un aumento complessivo dello 0,5 per cento.

Nei servizi, che hanno rappresentato quasi il 64 per cento dell’occupazione dell’Emilia-Romagna, è stato registrato un calo dell’1,0 per cento, per un totale di circa 12.000 addetti, sintesi della crescita del 6,3 per cento degli autonomi e della diminuzione del 3,4 per cento degli occupati alle dipendenze. Da questo andamento si è tuttavia distinto il comparto del commercio, alberghi e ristoranti che ha evidenziato un aumento dell’1,2 per cento, esclusivamente determinato dagli autonomi (+18,9 per cento). Nelle altre attività dei servizi c’è stato invece un decremento del 2,0 per cento, sul quale hanno maggiormente pesato gli autonomi (-2,7 per cento) rispetto ai dipendenti (-1,8 per cento).

La disoccupazione è aumentata considerevolmente.

Il numero delle persone in cerca di lavoro, pari a circa 179.000 unità, è cresciuto del 24,2 per cento rispetto ai primi sei mesi del 2012 per un totale di circa 35.000 persone (+21,1 per cento Nord-est; +15,3 per cento Italia). Il tasso di disoccupazione è conseguentemente aumentato dal 6,8 all’8,5 per cento (Italia 12,4 per cento; Nord-est 8,0 per cento), livello mai raggiunto nella prima metà dell’anno dal 2004, ultimo periodo con il quale è possibile effettuare un confronto omogeneo. Sotto l’aspetto del genere, la crescita della consistenza delle persone in cerca di occupazione ha riguardato soprattutto le femmine (+28,9 per cento), mentre i maschi hanno evidenziato un aumento più contenuto, ma comunque importante (+19,5 per cento).

Nell’ambito della condizione, la crescita più consistente ha nuovamente interessato chi ha perso una precedente occupazione (+26,0 per cento). Stessa sorte, in termini relativamente un po’ più contenuti, per i disoccupati che provengono dallo stato di inattività (+22,5 per cento). Chi non ha mai lavorato è aumentato del 19,4 per cento. Da sottolineare che tra le non forze di lavoro è cresciuta del 29,0 per cento la consistenza di coloro che cercano lavoro non attivamente e lo stesso è avvenuto, in misura ancora più accentuata, per coloro che sono disponibili a lavorare, ma che non cercano lavoro (+45,7 per cento). Questi andamenti potrebbero essere la spia di un crescente scoraggiamento.

L’utilizzo degli ammortizzatori sociali risulta in aumento.

Figura 3 – Il tasso di disoccupazione  dell’Emilia‐Romagna. Consuntivo e previsioni. Serie storica 1991 – 2015. 

Fonte: elaborazione Centro studi e monitoraggio dell’economia Unioncamere Emilia‐Romagna su dati scenario economico  Prometeia – Unioncamere Emilia‐Romagna, settembre 2013. Previsioni dal 2013. Previsioni dal 2013. 

Nei primi otto mesi del 2013 la Cassa integrazione guadagni ha autorizzato circa 62 milioni e 430 mila ore, con un incremento del 14,8 per cento rispetto allo stesso periodo del 2012, in contro tendenza rispetto alla sostanziale stabilità

0,0 1,0 2,0 3,0 4,0 5,0 6,0 7,0 8,0 9,0 10,0

1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015

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rilevata in Italia (-0,4 per cento). La crescita è stata determinata dagli aumenti riscontrati negli interventi straordinari6 (+15,1 per cento) e in deroga (+23,7 per cento), mentre sono apparse in diminuzione del 3,2 per cento le ore autorizzate per gli interventi ordinari di matrice anticongiunturale. Lo sfasamento temporale che intercorre tra la richiesta di Cig e la relativa autorizzazione deve indurre a una certa cautela nell’interpretazione dei dati, senza dimenticare che non sempre le ore autorizzate vengono affettivamente integrate, in quanto possono subentrare nel frattempo ordini inaspettati che comportano il richiamo dei dipendenti collocati in Cassa integrazione. Occorre inoltre sottolineare che da gennaio 2013 la Cig straordinaria è stata estesa alle imprese commerciali, agenzie di viaggio e turismo, compresi i tour operator, con più di 50 dipendenti (prima erano 200), oltre ad altri settori7, rendendo di conseguenza meno omogeneo il confronto. Al di là di queste considerazioni, la crescita delle deroghe, a fronte del concomitante calo della Cig ordinaria, sembra presupporre l’esaurimento dei termini oltre i quali scattano le procedure di deroga.

L’aumento complessivo delle ore autorizzate di Cig assume una valenza ancora più negativa, se si considera che il confronto è avvenuto con un periodo che era stato “gonfiato” dalle straordinarie cause di forza maggiore dovute al sisma del 20 e 29 maggio 2012.

Dal lato della posizione professionale, gli operai hanno registrato un incremento delle ore autorizzate pari al 12,7 per cento), mentre ancora più ampia è stata la crescita degli impiegati (+20,6 per cento).

All’aumento delle ore autorizzate di Cig straordinaria si è associata una analoga tendenza in termini di accordi sindacali stipulati per accedervi. Nei primi sei mesi del 2013 sono ammontati a 299 contro i 221 dell’analogo periodo del 2012, con conseguente aumento dei lavoratori coinvolti passati da 9.134 a 14.634. Note negative anche per le iscrizioni nelle liste di mobilità contemplate dalla Legge 223/918, che nel primo trimestre 2013 sono cresciute del 39,0 per cento rispetto all’analogo periodo del 2012. Altre zone d’ombra hanno riguardato i licenziati per esubero di personale iscritti nelle liste di mobilità (Legge 223/91), che a fine marzo sono saliti a 16.611 contro i 15.366 di un anno prima (+8,1 per cento). Le domande di disoccupazione dei primi sette mesi del 2013 sono risultate 139.608, uguagliando nella sostanza il quantitativo dello stesso periodo del 2012 (-0,1 per cento), ma superando del 38,8 per cento quello dei primi sette mesi del 2011.

Le prospettive per il 2013 non appaiono delle migliori. Lo scenario economico predisposto in settembre da Prometeia e Unioncamere Emilia-Romagna prevede un calo dell’occupazione del 2,7 per cento, superiore a quanto prospettato per l’Italia (-1,4 per cento). Dello stesso tenore è prevista la riduzione delle unità di lavoro, che ne misurano il volume effettivamente svolto. Anche le previsioni espresse a inizio anno dalle imprese industriali e dei servizi, raccolte dalla tradizionale indagine Excelsior sul fabbisogno occupazionale delle imprese, sono apparse di segno negativo. Nel 2013 a 54.260 assunzioni dovrebbero corrispondere in Emilia-Romagna 71.860 uscite per una variazione negativa dell’1,6 per cento, sintesi delle diminuzioni dell’1,5 per cento dell’industria e dell’1,8 per cento dei servizi. In Italia si attende un calo un po’ più accentuato pari al 2,2 per cento, analogamente a quanto prospettato per il Nord-est (-1,8 per cento). E’ da sottolineare che nel 2013 solo il 23,8 per cento delle assunzioni previste è con contratto a tempo indeterminato.

Secondo lo scenario disegnato da Prometeia e Unioncamere Emilia-Romagna, la disoccupazione è destinata nel 2013 a salire al valore record dell’8,9 per cento, tuttavia inferiore al tasso nazionale del 12,2 per cento.

Agricoltura

Il clima dell’annata agraria 2012-2013 è stato caratterizzato da una stagione invernale ricca di precipitazioni, spesso sopra la norma, cui è seguita una primavera dello stesso stampo, caratterizzata da temperature che specie nella seconda metà di maggio, sono apparse decisamente basse per le medie del periodo. L’estate è stata caratterizzata da una piovosità generalmente inferiore alla norma, con alcune fasi di gran caldo comunque relativamente limitate come frequenza in rapporto a quanto avvenuto nel 2012.

Non sono mancati i fenomeni estremi (trombe d’aria e grandinate) che in talune zone della pianura reggiana, del ferrarese e del bolognese hanno provocato seri danni a fabbricati e colture9.

      

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 Per una corretta interpretazione dei dati si tenga presente che dal 1 gennaio 2013 la Cig straordinaria è stata estesa  alle imprese esercenti di attività commerciali con più di 50 dipendenti; agenzie di viaggio e turismo, compresi gli  operatori turistici, con più di 50 dipendenti; imprese di vigilanza con più di 15 dipendenti; imprese del trasporto aereo  e imprese del sistema aeroportuale a prescindere dal numero di dipendenti. 

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 Imprese di vigilanza con più di 15 dipendenti, imprese del trasporto aereo e del sistema aeroportuale a prescindere  dal numero di dipendenti. 

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 Si tratta di lavoratori licenziati a seguito di procedure collettive. Dal 1 gennaio 2013 non è stata prorogata la  normativa di iscrizione dei lavoratori licenziati individualmente (Legge 236/93). 

9

 Da sottolineare i tre tornado (grado F2‐ F3  della scala Fujita) e trombe d’aria minori nelle zone limitrofe che si sono 

manifestati il 3 maggio, provocando ingenti danni nei comuni di Argelato, Bentivoglio, San Giorgio di Piano, San Pietro 

in Casale, Mirandola, frazione di San Martino in Spino, e Castelfranco. 

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13

Sotto l’aspetto quantitativo, l’annata agraria 2012-2013 ha risentito delle avverse condizioni climatiche primaverili (abbondanza di piogge e basse temperature), senza dimenticare i danni causati da trombe d’aria e grandinate. Non dovrebbero esserci pertanto progressi significativi rispetto alla magra annata precedente, che era stata colpita dal terremoto e da un clima estremamente sfavorevole, a causa della prolungata siccità estiva e delle ondate di gran caldo, dovute alle frequenti rimonte dell’anticiclone africano.

I primi dati sulle produzioni divulgati da Istat hanno registrato, nell’ambito dei cereali, l’aumento delle superfici coltivate a frumento tenero e sorgo, mentre hanno perso terreno frumento duro, orzo e mais. Le rese per ettaro sono risultate generalmente superiori alla media dei dieci anni precedenti, con l’unica eccezione, comunque di entità moderata, del mais. Tra le orticole in piena aria, patate, aglio, fagioli freschi, asparagi, cipolle, fragole, lattuga e indivia hanno accusato una generalizzata diminuzione delle rese unitarie, con conseguente calo dei raccolti. Nell’ambito delle coltivazioni legnose, gli investimenti di susine, pere e ciliegie sono risultati sostanzialmente stabili, mentre si sono un po’ ridotti quelli di mele, pesche e nettarine. Le rese per ettaro di ciliegie, pesche, nettarine, susine e mele sono apparse superiori a quella media del decennio 2003-2013, mentre sono risultate piuttosto scarse per pere e, soprattutto, albicocche. Per la vendemmia si stima una crescita produttiva di circa il 5 per cento, e una qualità decisamente buona, se non ottima, specialmente per i bianchi.

Sotto l’aspetto mercantile è difficile delineare un quadro riassuntivo a causa della frammentarietà delle informazioni disponibili, ma sulla base dei primi dati sembra emergere una tendenza positiva. In agosto l’indice nazionale Ismea dei prezzi alla produzione dei prodotti agricoli ha registrato un aumento dell’1,7 per cento rispetto a un anno prima, sintesi degli incrementi del 2,2 per cento delle coltivazioni e dell’1,1 per cento della zootecnia. Nell’ambito delle coltivazioni destinate all’alimentazione, i prezzi sono apparsi in forte risalita soprattutto per frutta fresca e secca (+18,0 per cento), olio di oliva e altri oli e grassi (+13,8 per cento) e vini a altre bevande (+22,1 per cento). Unica nota stonata il comparto dei cereali, che ha accusato un calo tendenziale del 15,2 per cento. Il rientro dei prezzi dei cereali evidenziato da Ismea ha trovato conferma nelle quotazioni registrate presso la Borsa merci di Bologna. In agosto il frumento tenero del nuovo raccolto 2013, varietà “speciale di forza”, ha raggiunto i 223 euro per tonnellata, con una flessione del 17,9 per cento rispetto alla quotazione dello stesso periodo dell’anno precedente. Stessa tendenza per le varietà speciali (-21,3 per cento) e “fino” (-23,9 per cento). Il frumento duro ha riservato un calo tendenziale del 2,5 per cento relativamente alla varietà “Nord fino”, mentre è cresciuta dell’8,9 per cento la varietà “Centro fino”. Anche il mais nazionale è apparso in calo. In agosto ha spuntato mediamente quasi 207 euro a tonnellata, con un calo del 24,2 per cento rispetto a un anno prima. Note negative anche per il sorgo nazionale quotato alla Borsa merci di Modena, che in settembre ha accusato una flessione tendenziale della quotazione media pari al 36,6 per cento.

Per quanto riguarda il latte e derivati, la Borsa merci di Modena ha evidenziato il generale rientro delle quotazioni di Parmigiano-Reggiano, che nei primi nove mesi del 2013 sono scese mediamente dell’8,3 per cento per il prodotto stagionato a 24 mesi, dell’8,4 per cento per quello 18 a mesi e del 5,3 per cento per quello a 12 mesi. Il

ridimensionamento dei prezzi è maturato in uno scenario caratterizzato dal calo delle giacenze (-1,0 per cento al 31 agosto 2013), della produzione (-1,2 per cento nei primi otto mesi) e del volume degli acquisti nei punti vendita della distribuzione moderna10 (-3,4 per cento nei primi nove mesi). Anche il Grana Padano, che in regione viene prodotto in provincia di Piacenza, ha evidenziato un ridimensionamento delle quotazioni. Le rilevazioni della Borsa merci di Mantova hanno registrato nella media dei primi nove mesi del 2013 una diminuzione superiore al 9 per cento rispetto allo stesso periodo del 2012. Aria di forte ripresa invece per lo zangolato di creme fresche per burrificazione (+53,2 per cento), dopo i sensibili cali che avevano interessato il 2012.

Nell’ambito degli allevamenti zootecnici, i pregiati baliotti da vita di 60 kg. quotati alla Borsa merci di Modena hanno registrato un andamento mensile costantemente negativo. Il bilancio dei primi nove mesi del 2013 si è pertanto chiuso con una flessione media del 15,8 per cento rispetto all’analogo periodo del 2012. Sono invece apparsi leggermente cedenti i prezzi dei vitelloni maschi da macello Charolaise e incroci francesi di 700-750 kg e in aumento del 4,6 per cento quelli relativi ai più pregiati Limousine Extra da 550-600 kg. Per i suini grassi da macello da 156 a 176 kg il mercato è apparso in ripresa, se si escludono le pause dei mesi di aprile e agosto, consentendo di chiudere i primi nove mesi del 2013 con un incremento medio del 4,3 per cento. Nel settore avicunicolo, la Borsa merci della CCIAA di Forlì ha registrato, nei primi nove mesi del 2013, quotazioni mediamente in rialzo per polli, conigli e tacchini, mentre le galline hanno accusato sensibili cali. il mercato delle uova ha avviato da marzo una tendenza spiccatamente negativa, che ha interrotto la fase espansiva in atto dall’estate del 2011. E’ da sottolineare che i focolai di influenza aviaria che hanno colpito in agosto alcuni allevamenti del ferrarese e bolognese non hanno provocato particolari tensioni sulle quotazioni di volatili e uova tra agosto e settembre.

Per quanto concerne l’occupazione, i primi sei mesi del 2013 si sono conclusi con una pesante flessione della consistenza degli addetti pari al 14,1 per cento rispetto all’analogo periodo del 2012, equivalente in termini assoluti a circa 11.000 addetti, equamente divisi tra autonomi e dipendenti. Con tutta probabilità le avverse condizioni climatiche hanno avuto un peso determinante.

      

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 Ipermercati, supermercati e liberi servizi. 

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Il numero di imprese attive delle coltivazioni agricole e allevamenti zootecnici è risultato, in agosto, nuovamente in calo nei confronti dello stesso mese del 2012 (-5,3 per cento).11

Industria in senso stretto

I primi sei mesi del 2012 hanno prolungato la fase recessiva avviata sul finire del 2011.

Nel primo semestre 2013 la produzione è mediamente diminuita del 3,7 per cento rispetto all’analogo periodo del 2012 (- 4,1 per cento in Italia) e un analogo andamento ha caratterizzato il fatturato totale (-3,8 per cento) e gli ordinativi (-4,3 per cento). Se guardiamo all’evoluzione trimestrale, è tuttavia emerso, tra aprile e giugno, un andamento meno negativo rispetto ai trimestri precedenti, che potrebbe preludere a una inversione della tendenza recessiva che perdura, come accennato, dagli ultimi tre mesi del 2011.

L’unico segno positivo è venuto dai mercati esteri, i cui ordini e vendite sono aumentati nella stessa misura del 2,0 per cento. Un’analoga tendenza è emersa dai dati Istat. Nella prima metà del 2013 l’export dell’industria in senso stretto è ammontato a circa 24 miliardi e 793 milioni di euro, superando dell’1,5 per cento l’importo dello stesso periodo dell’anno precedente, a fronte del calo dello 0,7 per cento registrato in Italia.

Figura 4 ‐ La produzione dell’industria in senso stretto dell’Emilia‐Romagna. Variazioni percentuali sullo stesso trimestre  dell’anno precedente. Serie storica 1 trimestre 1989 – 2 trimestre 2013. 

‘(*) nel secondo, terzo e quarto trimestre 2012 sono state escluse dalla rilevazione le imprese situate nel cratere del terremoto. 

Fonte: elaborazione Centro studi e monitoraggio dell’economia Unioncamere Emilia‐Romagna su dati delle indagini  congiunturali del Sistema camerale dell’Emilia‐Romagna. 

Ogni settore ha chiuso il primo semestre con un bilancio produttivo negativo. Occorre tuttavia sottolineare che per tutti i settori di attività il secondo trimestre ha presentato indici relativamente meglio intonati rispetto al trend dei dodici mesi precedenti. I cali della produzione più marcati hanno riguardato le industrie dei metalli (-5,3 per cento) e del legno e mobili (-4,1 per cento). Su quest’ultimo settore, nel quale prevalgono le imprese produttrici di infissi, serramenti, ecc. ha pesato non poco il perdurare della crisi dell’edilizia. La diminuzione più contenuta è stata registrata nelle industrie alimentari e bevande (-2,0 per cento), che hanno confermato la maggiore impermeabilità ai cicli economici.

Ogni classe dimensionale ha ridotto la produzione, in particolare le piccole imprese fino a 9 dipendenti (-4,8 per cento), che sono quelle meno orientate all’internazionalizzazione e, di conseguenza, più esposte al calo dei consumi interni.

      

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 Il dato deve essere interpretato con la dovuta cautela, in quanto nel 2013 è stato avviato l’adeguamento delle  codifiche dell’attività a quelle dell’Agenzia delle Entrate. Ciò può comportare una discontinuità delle serie storiche  basate sull’attività delle imprese. Si tenga inoltre presente che nel computo del settore possono mancare le imprese  alle quali viene attribuito il codice di attività in un secondo tempo, comprese in un primo momento nel gruppo delle 

“imprese non classificate”. 

‐20,0 

‐15,0 

‐10,0 

‐5,0  0,0  5,0  10,0  15,0 

I.89 IV.89 III.90 II.91 I.92 IV.92 III.93 II.94 I.95 IV.95 III.96 II.97 I.98 IV.98 III.99 II.2000 I.2001 IV.2001 III.2002 II.2003 I.2004 IV.2004 III.2005 II.2006 I.2007 IV.2007 III.2008 II.2009 I.2010 IV.2010 III.2011 II (*) I.2013

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Negli altri ambiti dimensionali, le medie imprese, da 10 a 49 dipendenti, hanno registrato una flessione del 3,6 per cento, che scende al 3,3 per cento in quelle medio-grandi, che vantano la più elevata propensione a esportare. Anche in questo caso è da rimarcare che ogni classe dimensionale ha presentato, tra aprile e giugno, indicatori meno negativi rispetto al trend.

Secondo la rilevazione di Trender sull’attività delle micro-imprese manifatturiere, i primi sei mesi del 2013 si sono chiusi con una diminuzione reale del fatturato del 4,7 per cento rispetto all’analogo periodo del 2012. Il secondo trimestre ha avuto un esito meno negativo (-2,6 per cento) rispetto al primo (-7,0 per cento), rispecchiando la tendenza emersa dalle rilevazioni del Sistema camerale.

L’utilizzo della Cassa integrazione guadagni dei primi otto mesi del 2013 è ammontato a poco più di 38 milioni di ore autorizzate, con un aumento dell’11,6 per cento rispetto all’analogo periodo del 2012, che per le sole deroghe sale al 30,8 per cento. Anche in questo caso l’incremento delle deroghe è maturato alla luce della diminuzione degli interventi ordinari, di matrice anticongiunturale (-4,9 per cento), sottintendendo l’esaurimento dei termini oltre i quali può essere concessa la deroga.

Nei primi sei mesi del 2013 l’occupazione dell’industria in senso stretto ha accusato una diminuzione dell’1,9 per cento rispetto all’analogo periodo del 2012, corrispondente a circa 10.000 addetti in meno. Il calo è da attribuire agli autonomi (-20,5 per cento), a fronte della moderata crescita dei dipendenti (+0,4 per cento), in parte sostenuta dall’accresciuto ricorso alla Cassa integrazione guadagni. E’ da sottolineare che nel secondo trimestre l’occupazione alle dipendenze è risalita del 4,1 per cento, dopo la flessione patita nei primi tre mesi, in linea con l’andamento meno negativo descritto dalle indagini congiunturali del sistema camerale.

Nell’ambito del credito è continuata la fase di rientro degli impieghi “vivi” (al netto delle sofferenze), che a luglio hanno evidenziato un calo tendenziale del 7,2 per cento, in sostanziale linea con il trend negativo dei dodici mesi precedenti (- 7,8 per cento)

Secondo lo scenario di settembre di Prometeia-Unioncamere Emilia-Romagna, nel 2013 il valore aggiunto dell’industria manifatturiera, comprese le attività estrattive ed energetiche, dovrebbe diminuire in termini reali del 2,3 per cento rispetto all’anno precedente (-3,0 per cento in Italia), in misura tuttavia meno accentuata rispetto a quanto rilevato nel 2012 (-3,5 per cento). Nel biennio 2014-2015 il valore aggiunto tornerà a risalire, recuperando sulla flessione accusata nel 2013.

Nel 2015 si avrà tuttavia un livello largamente inferiore a quello del 2007, precedente la crisi (-13,2 per cento).

La compagine imprenditoriale dell’industria in senso stretto si è articolata a fine agosto 2013 su 48.281 imprese attive, vale a dire il 2,1 per cento in meno rispetto all’analogo periodo del 2012. Tra gennaio e agosto c’è stato un saldo negativo, tra iscrizioni e cessazioni, al netto delle cancellazioni d’ufficio, di 1.156 imprese, superiore al passivo di 1.103 imprese riscontrato nell’analogo periodo del 2012. Al di là delle necessarie cautele indotte dall’adeguamento dei codici di attività (vedi nota 9), resta una situazione di fondo piuttosto negativa, come testimoniato dal pesante passivo della movimentazione.

Artigianato manifatturiero

Primo semestre 2013 nuovamente recessivo sia sotto l’aspetto produttivo (-5,5 per cento) che commerciale (-6,1 per cento). Stessa sorte per gli ordini che sono calati del 6,8 per cento. Note negative anche per il commercio estero, contrariamente a quanto avvenuto per l’industria, con cali per ordini e vendite pari rispettivamente all’1,1 e 1,2 per cento.

La sfavorevole congiuntura ha avuto effetti sul ricorso alla Cassa integrazione guadagni in deroga che nei primi otto mesi del 2013 ha registrato 10 milioni e 370 mila ore autorizzate, vale a dire il 180,2 per cento in più rispetto al quantitativo dell’analogo periodo dell’anno precedente. Nella sola meccanica le ore autorizzate hanno superato i cinque milioni, circa il triplo rispetto ai un anno prima.

La fase recessiva si è ripercossa sulla compagine imprenditoriale. Nel primo semestre 2013 il saldo tra imprese manifatturiere iscritte e cessate, queste ultime al netto delle cancellazioni d’ufficio, è risultato negativo per un totale di 424 imprese, appena al di sotto del passivo di 459 imprese rilevato nella prima metà del 2012. Occorre tuttavia sottolineare che il nuovo saldo negativo è stato determinato dal primo trimestre (-443). Nei tre mesi successivi c’è stato un segno positivo, sia pure moderato (+19), in contro tendenza rispetto al passivo di 52 imprese dell’analogo periodo del 2012.

Industria delle costruzioni

La prima metà del 2013 si è chiusa negativamente, dopo i tenui segnali di ripresa emersi negli ultimi tre mesi del 2012.

Non c’è stato pertanto alcun riflesso positivo delle opportunità offerte dalla ricostruzione post-sisma e dalle agevolazioni fiscali legate alle ristrutturazioni.

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Nel primo semestre 2013 il volume di affari si è ridotto del 6,0 per cento rispetto all’analogo periodo del 2012, per effetto soprattutto della flessione tendenziale del primo trimestre (-6,8 per cento), cui è seguito il calo del 5,1 per cento dei tre mesi successivi. La situazione più critica ha riguardato le piccole imprese da 1 a 9 dipendenti (-7,1 per cento). Nelle classi dimensionali più strutturate il volume d’affari è diminuito in misura più contenuta, ma comunque importante: -5,9 per cento la media dimensione da 10 a 49 dipendenti; -2,8 per cento quella grande da 50 a 500 dipendenti.

Il quadro offerto da Trender, relativo al primo semestre, ha registrato per le micro imprese delle costruzioni una flessione del fatturato totale pari al 10,6 per cento, che ha cancellato gli aumenti rilevati nella seconda metà del 2012. A un primo trimestre decisamente negativo (-18,1 per cento) sono seguiti tre mesi caratterizzati da un calo relativamente più contenuto (-3,9 per cento).

Note negative per la produzione, con larga prevalenza delle imprese che hanno registrato diminuzioni (saldo negativo di 62 punti percentuali). Nelle imprese più grandi è stato registrato il saldo negativo più elevato pari a 74 punti percentuali.

Il mercato del Partenariato Pubblico e Privato12 è apparso in calo sotto l’aspetto dei bandi di gara, gettando ulteriori ombre sulle prospettive del settore. Nei primi sei mesi del 2012 ne sono stati indetti in Emilia-Romagna 81 per un investimento, relativo a 49 gare di importo conosciuto, del valore complessivo di circa 93 milioni di euro. Rispetto allo stesso periodo del 2012 sono stati registrati cali rispettivamente pari al 20,6 e 27,6 per cento. Stessa sorte per l’importo medio sceso da 2,6 a 1,9 milioni di euro (-26,9 per cento). La situazione cambia di segno sotto l’aspetto delle

aggiudicazioni, con l’assegnazione di 67 contratti (erano 45 un anno prima) per un importo complessivo di oltre 118 milioni di euro, contro i 64 milioni dei primi sei mesi del 2012. Il peso del PPP sull’intero mercato delle opere pubbliche si è rafforzato. Per quanto concerne i bandi di gara, in termini di numero di opportunità si passa dal 12 al 16 per cento, per valore economico dal 19 al 26 per cento. Rispetto alle aggiudicazioni si passa dall’8 al 15 per cento in termini numerici e dal 10 al 29 per cento per quanto riguarda il valore

Il mercato immobiliare non ha dato segnali di recupero. Secondo le rilevazioni dell’Agenzia delle Entrate, nei primi sei mesi del 2013 le transazioni di immobili residenziali sono diminuite del 9,3 per cento rispetto all’analogo periodo del 2012 (-11,6 per cento in Italia). Relativamente al primo semestre si tratta del livello più basso degli ultimi dieci anni. Per quanto concerne l’edilizia non residenziale, non è emersa alcuna nota positiva. Le transazioni riferite al terziario (uffici e istituti di credito) sono diminuite in regione del 7,8 per cento rispetto alla prima metà del 2012 (-9,9 per cento in Italia). Ancora più elevata è apparsa la flessione del settore commerciale (negozi e centri commerciali, alberghi) pari al 14,7 per cento (-5,7 per cento in Italia). Stessa sorte per i capannoni industriali (-6,4 per cento) e le pertinenze, rappresentate da box, posti auto, ecc. (-9,3 per cento).

Una ulteriore nota negativa ha riguardato la Cassa integrazione guadagni straordinaria, di matrice strutturale. Nei primi otto mesi del 2013 sono state autorizzate circa 2 milioni e 221 mila ore, superando del 56,4 per cento il quantitativo dello stesso periodo dell’anno precedente. Nel primo semestre sono stati stipulati 41 accordi per accedere alla Cig

straordinaria, in crescita rispetto ai 26 dell’analogo periodo del 2012. I lavoratori coinvolti sono ammontati a 1.765 rispetto ai 925 di un anno prima.

Nell’ambito del credito, il mese di luglio ha riservato una diminuzione tendenziale degli impieghi “vivi” (al netto delle sofferenze) piuttosto marcata (-10,9 per cento), in leggero aumento rispetto al trend dei dodici mesi precedenti (-10,6 per cento). Il sensibile riflusso dei crediti concessi dalle banche si è associato a tassi d’interesse tra i più onerosi. Secondo i dati aggiornati al primo trimestre, relativi alle operazioni auto liquidanti e a revoca, l’industria edile ha registrato un tasso d’interesse attivo del 7,08 per cento, il più alto dopo quello riscontrato per i servizi di alloggio e ristorazione (7,40 per cento).

Lo scenario di Prometeia-Unioncamere Emilia-Romagna prevede per il 2013 un calo reale del valore aggiunto pari al 6,1 per cento rispetto all’anno precedente, che consolida le pesanti flessioni registrate nel quinquennio 2008-2012. Nel 2014 si attende un nuovo segno negativo, anche se di entità più contenuta rispetto al passato (-0,7 per cento). Dal 2015 ci dovrebbe essere una inversione di tendenza, di spessore tuttavia assai debole (+0,8 per cento). E’ da sottolineare che nel 2015 il valore aggiunto dell’edilizia registrerà un deficit del 35,2 per cento rispetto al livello pre-crisi del 2007.

L’occupazione è apparsa in ridimensionamento. A un primo trimestre caratterizzato da una crescita tendenziale del 6,8 per cento sono seguiti tre mesi di segno pesantemente opposto (-14,5 per cento), determinando per la prima metà del 2013 una flessione media degli addetti del 5,1 per cento, equivalente in termini assoluti a circa 6.000 persone. Questo andamento è stato determinato dall’occupazione alle dipendenze, la cui diminuzione del 13,7 per cento ha annullato l’incremento del 7,7 per cento degli autonomi. Segno negativo anche per le assunzioni che nel primo semestre 2013 sono ammontate a 17.115, con una flessione del 9,2 per cento rispetto all’analogo periodo del 2012.

La compagine imprenditoriale ha dato ulteriori segni di cedimento. A fine agosto 2013 si è articolata su quasi 72.000 imprese, vale a dire il 2,8 per cento in meno rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente. Il saldo, tra iscrizioni e cessazioni al netto delle cancellazioni d’ufficio, è risultato negativo per un totale di 1.784 imprese, in aumento rispetto al passivo di 1.384 di un anno prima. Anche in questo caso occorre tuttavia richiamare la nota 9.

      

12 I dati sono stati elaborati da

ll’Osservatorio Regionale del Partenariato Pubblico Privato dell’Emilia Romagna 

(www.sioper.it), un sistema informativo e di monitoraggio degli avvisi di gara e delle aggiudicazioni sull’intero 

panorama del PPP, promosso da Unioncamere Emilia‐Romagna e realizzato da Cresme Europa Servizi. 

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Commercio interno

La riduzione dei consumi – Prometeia e Unioncamere Emilia-Romagna prevedono per il 2013 un calo reale della spesa delle famiglie emiliano-romagnole pari al 2,4 per cento - si è riflessa pesantemente sulle vendite al dettaglio, che nei primi sei mesi hanno evidenziato una flessione del 6,4 per cento rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente, di proporzioni mai riscontrate in passato. Le maggiori difficoltà, e non è una novità, hanno riguardato la piccola

distribuzione (-8,8 per cento), seguita a ruota da quella media (-7,3 per cento). La grande distribuzione ha limitato i danni (-2,3 per cento), consolidando tuttavia la fase negativa in atto dall’estate del 2011. Nell’ambito degli esercizi

specializzati, i prodotti alimentari hanno accusato una diminuzione del 6,9 per cento, che sale al 7,6 per cento negli altri prodotti. In questo ambito spicca la flessione dell’8,6 per cento dell’abbigliamento e accessori. Nella distribuzione despecializzata (ipermercati, supermercati e grandi magazzini) le vendite del primo semestre 2013 hanno mostrato una maggiore tenuta (-1,0 per cento), ma è dalla primavera del 2012 che si susseguono cali tendenziali.

Le giacenze di magazzino sono state dichiarate in esubero in misura maggiore rispetto alla percentuale di imprese che le ha reputate scarse. Rispetto alla situazione di un anno prima è da sottolineare il peggioramento avvenuto negli esercizi della grande distribuzione. Gli ordini ai fornitori per i trimestri successivi a quelli della prima metà del 2013 sono apparsi in diminuzione, con una intensità superiore rispetto a quanto rilevato un anno prima. Da segnalare inoltre che circa il 2 per cento delle imprese del campione ha manifestato l’intenzione di ritirarsi dal mercato nei dodici mesi successivi al secondo trimestre 2013. Per quanto relativamente contenuta, si tratta di una percentuale di proporzioni mai riscontrate in passato, segno anch’essa della difficile situazione delle attività commerciali al dettaglio.

Il basso profilo congiunturale si è associato alla riduzione della compagine imprenditoriale. A fine agosto 2013 le imprese attive impegnate nelle attività commerciali13 sono ammontate a 95.320, con una diminuzione dello 0,3 per cento rispetto a un anno prima. Se restringiamo il campo al solo commercio al dettaglio, escludendo quello di autoveicoli e motocicli, il calo sale allo 0,5 per cento. La movimentazione dei primi otto mesi del 2013 ha avuto un esito negativo, con un passivo per l’intero ramo commerciale di 2.245 imprese, tuttavia più contenuto rispetto al saldo negativo di 2.475 imprese dell’analogo periodo del 2012. Sono numeri pesanti, ma che tuttavia devono essere interpretati con la dovuta cautela alla luce di quanto descritto nella nota 9.

Nel primo semestre 2013 l’occupazione14 ha evidenziato una crescita media dell’1,2 per cento (-1,3 per cento in Italia) rispetto allo stesso periodo del 2012, sulla quale ha influito l’incremento degli addetti autonomi (+18,9 per cento), a fronte della flessione dell’8,1 per cento dei dipendenti. L’aumento degli addetti è da attribuire soprattutto alla ripresa del secondo trimestre (+3,2 per cento), a fronte del calo tendenziale dello 0,8 per cento dei tre mesi precedenti.

Per quanto concerne la Cassa integrazione guadagni, nei primi otto mesi del 2013 le attività del commercio all’ingrosso e al minuto hanno registrato circa 6 milioni e mezzo di ore autorizzate, con un aumento del 27,6 per cento rispetto

all’analogo periodo del 2012. Le sole deroghe hanno sfiorato i 5 milioni di ore autorizzate, superando del 18,5 per cento il quantitativo di un anno prima, mentre ancora più elevato è apparso l’incremento degli interventi straordinari (+64,8 per cento). L’andamento è decisamente negativo, ma occorre sottolineare che il confronto non è pienamente omogeneo in quanto dal 1 gennaio 2013 la Cig straordinaria è stata estesa alle imprese commerciali con più di 50 dipendenti, e non più 200 come precedentemente15.

Commercio estero

Nei primi sei mesi del 2013 le esportazioni dell’Emilia-Romagna sono apparse in moderata crescita, su ritmi meno elevati rispetto agli andamenti registrati nel 2012. A un primo trimestre segnato da un calo su base annua dello 0,6 per cento, sono seguiti tre mesi meglio intonati (+3,3 per cento).

Il valore dell’export è ammontato a circa 25 miliardi e 273 milioni di euro, superando dell’1,4 per cento l’importo dell’analogo periodo del 2012 (-0,4 per cento in Italia; +0,8 per cento nel Nord-est). In ambito nazionale, l’Emilia-

Romagna si è collocata tra le regioni che hanno maggiormente sostenuto l’export italiano. Solo Lazio, Marche, Piemonte e provincia autonoma di Bolzano hanno evidenziato tassi di crescita più sostenuti.

Tra i principali prodotti che compongono l’export dell’Emilia-Romagna è da sottolineare l’aumento dell’8,8 per cento del sistema agroalimentare, che ha rappresentato il 10,4 per cento del totale delle vendite all’estero. In questo ambito si è distinta la forte crescita delle bevande (+17,6 per cento). I prodotti metalmeccanici – hanno costituito il 56,6 per cento delle vendite all’estero – sono aumentati di appena lo 0,5 per cento. Il comparto più importante sotto l’aspetto economico e tecnologico, vale a dire le macchine e apparecchi meccanici nca (è compreso il segmento del packaging), è cresciuto dell’1,1 per cento, denotando un rallentamento rispetto al ritmo di crescita dei primi sei mesi del 2012 (+2,9 per cento).

      

13

Codifica Ateco2007 “G”.

14

E’ riferita al settore del commercio, alberghi e ristoranti

.

15

 Articolo 3, comma 1, Legge 92/2012.  

(18)

18

La migliore performance è venuta dai prodotti in metallo, esclusi macchinari e attrezzature, il cui export è salito del 16,1 per cento, per effetto del forte incremento degli elementi da costruzione in metallo, le cui vendite all’estero sono più che raddoppiate rispetto alla prima metà del 2012.

A frenare il settore metalmeccanico sono stati i segni meno dei mezzi di trasporto (-2,4 per cento), della metallurgia (-4,2 per cento) e delle apparecchiature elettriche e apparecchiature per uso domestico non elettriche (-3,1 per cento). I mezzi di trasporto sono stati trascinati verso il basso dalla flessione del 9,8 per cento delle parti ed accessori per autoveicoli e loro motori, a fronte della contenuta crescita delle automobili (+2,7 per cento).

Negli altri settori, i prodotti della moda – hanno costituito il 10,7 per cento dell’export - sono aumentati moderatamente (+2,4 per cento). La buona intonazione degli articoli in pelle, escluso il vestiario, (+8,4 per cento) è stata annacquata dalla crescita prossima allo zero della voce più consistente, ovvero gli articoli di abbigliamento, compresi quelli in pelle e pelliccia. I prodotti della lavorazione dei minerali non metalliferi, che includono la produzione di piastrelle, sono cresciuti del 4,3 per cento, accelerando rispetto all’incremento del 3,1 della prima metà del 2012. I soli materiali da costruzione in terracotta, in pratica le piastrelle per pavimenti e rivestimenti, sono aumentati del 5,3 per cento, grazie soprattutto alla ottima intonazione del mercato statunitense (+17,6 per cento), a fronte della stasi degli importanti mercati francese (-0,2 per cento) e tedesco (+0,7 per cento). Hanno segnato il passo i prodotti chimici (-1,7 per cento), farmaceutici (-0,2 per cento), gli articoli in gomma e materie plastiche (-2,4 per cento) oltre ai prodotti del sistema legno (-1,8 per cento).

Relativamente alle grandi aree di sbocco, nei primi sei mesi del 2013 il continente europeo si è confermato il principale acquirente dell’export emiliano-romagnolo con una quota del 64,4 per cento. Nei confronti della prima metà del 2012 è stato tuttavia registrato un decremento del 2,0 per cento, in contro tendenza rispetto all’aumento complessivo dell’1,4 per cento. Nella sola Unione europea a 28 paesi la diminuzione è salita al 3,2 per cento, riflettendo i cali evidenziati dai principali partner, quali Germania e Francia (per entrambi -2,7 per cento). Tra i mercati extra-UE sono da segnalare i significativi incrementi di Russia (+6,8 per cento) e Turchia (+7,5 per cento). Negli altri continenti sono emersi aumenti che hanno assunto un certo spessore in Africa (+14,4 per cento) e America (+11,2 per cento). Per il continente nero è da sottolineare la performance dell’Egitto (+32,9 per cento), che non ha risentito del turbolento quadro politico. In ambito americano sono da sottolineare gli incrementi a due cifre di Stati Uniti (+11,3 per cento), Messico (+12,1 per cento), Brasile (+12,2 per cento) e Argentina (+21,3 per cento). Il continente asiatico è cresciuto del 4,2 per cento), frenato dalle diminuzioni accusate da Cina (-1,8 per cento), India (-7,6 per cento) e Giappone (-9,7 per cento). E’ da notare che la guerra in Siria ha comportato un forte calo delle esportazioni pari all’80,2 per cento.

La Germania si è confermata il principale cliente acquirente delle merci emiliano-romagnole, con una quota del 12,3 per cento, seguita da Francia (11,4 per cento) e Stati Uniti d’America (8,6 per cento).

Secondo lo scenario predisposto da Prometeia e Unioncamere Emilia-Romagna, il 2013 si chiuderà con un aumento reale dell’export dello 0,5 per cento. Nel biennio 2014-2015 il ciclo delle esportazioni riprenderà vigore, con incrementi rispettivamente pari al 3,6 e 5,4 per cento,

Credito

Gli impieghi bancari hanno segnato il passo. Due le cause principali: la maggiore cautela adottata dagli istituti di credito nel concedere prestiti, acuita dalla nuova fase recessiva16, e la sfavorevole congiuntura, che ne ha ridotto la domanda da parte di imprese e famiglie.

Secondo le statistiche divulgate dalla Banca d’Italia nella Bip on line, a fine luglio 2013 gli impieghi “vivi”17, ovvero al netto delle sofferenze, sono diminuiti tendenzialmente del 5,6 per cento, in misura leggermente superiore rispetto a quanto rilevato in Italia (-5,0 per cento). Se restringiamo l’analisi alle imprese e famiglie produttrici, il calo sale al 7,2 per cento, in sostanziale linea con quanto rilevato in Italia (-7,4 per cento). Se si esegue il confronto con l’evoluzione media dei dodici mesi precedenti, il mese di luglio ha evidenziato un peggioramento di oltre un punto percentuale, a

dimostrazione di una tendenza negativa che non ha dato segni di miglioramento.

Nessun ramo di attività è stato risparmiato dal riflusso degli impieghi “vivi”. Le attività dei servizi – hanno rappresentato il 27,2 per cento del totale – hanno registrato la diminuzione relativamente più contenuta pari al 6,5 per cento, ma

superiore di oltre tre punti percentuali al trend. Di spessore più ampio i cali dell’industria in senso stretto (-7,2 per cento) e, soprattutto, delle costruzioni che hanno accusato una flessione del 10,9 per cento, più elevata di quella riscontrata nel Paese (-7,6 per cento).

Sotto l’aspetto dimensionale, le imprese più strutturate, cioè le società non finanziarie con almeno 20 addetti , hanno accusato a luglio la diminuzione tendenziale più ampia (-7,2 per cento), rispetto alle “quasi società non finanziarie” con

      

16

 L’ultima “Bank lending survey” di luglio ha rilevato un nuovo irrigidimento nelle politiche di offerta di credito,  dovuto alla percezione di un elevato rischio delle imprese connesso al basso profilo dell’attività economica,  soprattutto in alcuni settori. 

17

I dati si riferiscono alla clientela ordinaria residente escluso le Istituzioni finanziarie e monetarie. Totale Ateco al 

netto di Organizzazioni e organismi territoriali, comprese le attività non produttive

.

 

(19)

19

meno di 20 addetti e famiglie produttrici (-6,9 per cento). Le famiglie, assieme alle Istituzioni sociali private e soggetti non classificabili, hanno mostrato una maggiore tenuta, registrando rispetto a luglio 2012 una diminuzione dell’1,0 per cento, appena inferiore al trend dei dodici mesi precedenti (-1,2 per cento). Nell’ambito delle famiglie consumatrici è da sottolineare la battuta d’arresto dei mutui destinati all’acquisto dell’abitazione. A fine giugno 2013 la consistenza dei relativi finanziamenti si è ridotta tendenzialmente del 4,0 per cento, mentre le somme erogate nel primo semestre sono scese a 987 milioni e 121 mila euro contro l’oltre 1 miliardo di un anno prima (-2,5 per cento). Stessa sorte per gli acquisti di beni durevoli, le cui erogazioni alle famiglie nei primi sei mesi del 2013 si sono ridotte del 12,3 per cento rispetto all’analogo periodo del 2012.

Figura 5 – Impieghi bancari “vivi”, al netto delle sofferenze. Emilia‐Romagna. Valori in milioni di euro. Periodo giugno 2011 –  luglio 2013. 

Fonte: elaborazione Centro studi e monitoraggio dell’economia Unioncamere Emilia‐Romagna su dati Banca d’Italia. 

Per quanto riguarda i finanziamenti oltre il breve termine, nel secondo trimestre 2013 è stata registrata una risalita della consistenza (+3,6 per cento), a fronte della crescita zero riscontrata mediamente nei quattro trimestri precedenti. A sorreggere l’aumento sono stati tuttavia i soli investimenti di natura non meglio specificata (+17,8 per cento). Di ben altro segno l’acquisto di immobili (-3,3 per cento), gli investimenti in costruzioni (-7,7 per cento) e gli acquisti di macchine, attrezzature, mezzi di trasporto e prodotti vari (-6,3 per cento).

I depositi sono cresciuti a luglio 2013 dell’8,8 per cento rispetto a un anno prima (+5,5 per cento in Italia), in leggera frenata rispetto al trend dei dodici mesi precedenti (+10,8 per cento). Al di là del rallentamento, si tratta di un’evoluzione comunque sostenuta, che è andata ben oltre l’inflazione e il livello dei tassi passivi. In un contesto economicamente sfavorevole, a causa dell’aumento della Cassa integrazione guadagni e dei senza lavoro, le famiglie consumatrici hanno accresciuto dell’8,8 per cento i propri depositi – hanno rappresentato quasi il 70 per cento del totale – in misura superiore all’evoluzione rilevata nel Paese (+6,6 per cento). Tra le varie forme di deposito, è da sottolineare il boom di quelli a durata stabilita, saliti tendenzialmente a marzo del 74,7 per cento, arrivando a coprire il 13,7 per cento del totale, rispetto alla quota dell’8,9 per cento di un anno prima.

L’incremento dei risparmi famigliari, che taluni osservatori interpretano come un segnale di incertezza riguardo al futuro, si è contrapposto alla tendenza negativa della relativa raccolta indiretta, che a marzo è scesa tendenzialmente dell’1,6 per cento, riprendendo la fase calante in atto dagli ultimi tre mesi del 2010, dopo la parentesi di moderata crescita registrata negli ultimi tre mesi del 2012. Per la fetta più consistente della raccolta indiretta, che per le famiglie

consumatrici è costituita dai titoli a custodia semplice e amministrata, la riduzione è salita al 2,4 per cento, consolidando la fase di riflusso in atto dagli ultimi tre mesi del 2010.

Anche le imprese private hanno aumentato i propri depositi in modo considerevole (+11,1 per cento), ma in questo caso in misura meno ampia rispetto all’andamento nazionale (+14,0 per cento). Secondo Prometeia, questa sensibile crescita potrebbe essere, da un lato, il frutto degli incassi degli arretrati della Pubblica amministrazione e, dall’altro, la

conseguenza della riduzione dei piani d’investimento e dell’accumulo di risorse a fini precauzionali, nell’eventualità di un ulteriore inasprimento delle condizioni di accesso al credito.

La qualità del credito è nuovamente peggiorata. A fine marzo 2013 in Emilia-Romagna le sofferenze bancarie sono cresciute tendenzialmente del 23,2 per cento (+20,2 per cento in Italia), facendo salire l’incidenza sugli impieghi totali al valore record del 6,54 per cento rispetto al 5,15 per cento dell’anno precedente. Segnali negativi sono venuti inoltre dalle

150.000,000 155.000,000 160.000,000 165.000,000 170.000,000 175.000,000 180.000,000

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