Il mio figlio Malgascio (Andreina Barri)
Ho conosciuto Jacquatina nel 2002, la mia prima volta in Madagascar. Era il maggiore del gruppo dei ragazzi che lasciavano l’orfanotrofio per iniziare l’avventura di Ambalakilonga. Eravamo tutti
emozionati ma anche preoccupati di fronte a questa nuova esperienza. Io non conoscevo neanche una parola di malgascio e l’unico mezzo di comunicazione era quel poco di francese scolastico che, piano piano, mi tornava in mente. In questa situazione Jacquatina era il mio punto d’appoggio. Ogni sera, quando si faceva un po’ di “parola”, come d’uso in Exodus, lui con grande disponibilità e pazienza faceva da tramite con gli altri ragazzi. Anche lui, come tutti quelli che venivano
dall’orfanotrofio, aveva la sua storia di sofferenza e di abbandono, ma è riuscito a fare un percorso con la comunità che gli ha permesso di diventare un punto di riferimento per i nuovi ragazzi che, via via, sono arrivati ad Ambalakilonga. Oggi è un attento educatore, un padre affettuoso e per me che lo considero “il mio figlio malgascio” è una grande soddisfazione e una gioia immensa.