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L Perché rivedere le carte del rischio cardiovascolare

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22 M.D. Medicinae Doctor - Anno XXV numero 1 - febbraio 2018

A ggiornAmenti

L

e attuali carte del rischio car- diovascolare presentano or- mai potenziali limiti, che porte- ranno a breve la comunità scientifica a rivederle e riformularle, con la Me- dicina Generale coinvolta a pieni titoli.

Il primo limite è che sono incentrate sul rischio ischemico, escludendo di conseguenza altre condizioni (fibrilla- zione atriale, scompenso cardiaco).

“Le carte del rischio CV sono state prodotte ormai molti anni fa quando il profilo del rischio nella popolazione era sostanzialmente diverso da quel- lo attuale - spiega Claudio Cricelli, Presidente SIMG, nel corso del Congresso “L’evoluzione della pre- venzione cardiovascolare nel nuovo millennio: adeguamento degli stru- menti per la valutazione del rischio”

(Roma, ISS - dicembre 2017), orga- nizzato dalla SIMG. “Le carte sono state utilizzate innanzitutto dai medi- ci per individuare il rischio nei singo- li individui all’interno della popolazio- ne, ma anche per stimolare la cultu- ra del rischio CV e per favorire un corretto impiego delle risorse e dei farmaci per la prevenzione. Con il passare del tempo non possiamo dire che siano superate, ma sono sicuramente da rivedere”.

Fra i parametri non valutati vi sono l’iperuricemia, la familiarità cardiova-

scolare, la durata della malattia dia- betica, i livelli dell’emoglobina gli- cata e le sue variazioni, la variabilità dell’ipertrigliceridemia e l’uso de- gli antipsicotici. Il database Health Search potrà essere un utile suppor- to per lo sviluppo delle nuove carte del rischio, utilizzando i dati della MG sicuramente si copre un bacino di popolazione di maggior interesse, soprattutto in termini numerici.

¼

¼ Figure coinvolte

“Un primo punto nell’evoluzione del- la prevenzione è relativo all’impor- tanza di estendere nella popolazione la valutazione della classe di rischio CV da parte di tutte le figure coinvol- te, il medico di medicina generale, che qui è tenuto a svolgere un ruolo fondamentale per il soggetto appa- rentemente sano, e il cardiologo che assume un ruolo da protagonista nel paziente a elevato rischio cardiova- scolare, ma anche l’infermiere - spiega Andrea Di Lenarda, Diretto- re Centro Cardiovascolare, ASUI di Trieste e Presidente ANMCO - Il secondo aspetto riguarda il tratta- mento farmacologico”.

Nonostante la disponibilità di farmaci efficaci sono ancora troppo pochi i pazienti trattati correttamente, una

situazione che deve sicuramente es- sere migliorata. Una conferma viene da una ricerca sulla popolazione friu- lana. “Dal data warehouse CV della Regione Friuli Venezia Giulia abbia- mo estratto i dati relativi a poco me- no di 100.000 persone a rischio car- diovascolare molto elevato - ricorda il Presidente ANMCO. Ebbene, in questa popolazione di pazienti le persone in trattamento con statine sono solo il 40% e la percentuale delle persone a target è del 30%”.

C’è molto spazio dunque per inter- venire, anche perché la popolazione di pazienti si fa sempre più ampia.

Ciò dipende in primo luogo dall’in- cremento della prevalenza delle ma- lattie CV secondario all’invecchia- mento della popolazione, ma entra- no in gioco anche altri fattori. Negli ultimi anni in Italia si sta osservando un anticipo della data di prima insor- genza delle patologie CV: se 10 anni fa la prima diagnosi veniva posta in media all’età di 59 anni, adesso si verifica 4-5 anni prima, a 53-54 anni.

Le ragioni di questo fenomeno sono riconducibili essenzialmente al fatto che i medici diagnosticano prima il problema. Tuttavia vi sono forti indizi che questo anticipo dipenda anche da un cambiamento dello stato di salute della popolazione.

Perché rivedere le carte del rischio cardiovascolare

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ardiologia

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Attraverso il

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presenteQR-Code è possibile ascoltare con tablet/smartphone il commento di Claudio Cricelli e Andrea Di Lenarda

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