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Roma, 15 maggio 2013

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Roma, 15 maggio 2013 

     

Caro Presidente,   

la vicenda di Amedeo Bianco, eletto senatore e tuttora al vertice della Fnomceo e dell'Ordine di  Torino, agli occhi dell'opinione pubblica è insostenibile. Non è una questione di forma, di rispetto  delle  regole  statutarie,  come  sostenuto da  una  recente mozione  della  FNOMCeO (nessuno  comunque  aveva  mai  posto  sul  tavolo  la  questione  dell’incompatibilità,  semmai  del  conflitto  di  interessi), ma di sostanza: è il simbolo di una classe dirigente che appare, a ragione o a torto, avida  di incarichi ed emolumenti. Non comprenderlo in questo contesto storico è preoccupante, perché  è  la  dimostrazione  della  lontananza  dei  vertici  della  categoria  dalla  realtà.  Le  numerose  dichiarazioni  di  sostegno  di  questi  giorni  sono  controproducenti,  alimentano  l'anti  politica  e  la  sfiducia  nei  confronti  dei  medici,  già  sotto  accusa,  ingiustamente,  per  tutte  le  disfunzioni  del  nostro Ssn e per le perniciose ingerenze della partitocrazia.  

Perché questa non è solo una situazione particolare, si inquadra in un contesto generale  che viene  da lontano e che merita scelte precise e chiare.  

Le  istituzioni  ordinistiche  in  questi  ultimi  anni  hanno  subito  l'attacco  concentrico   di  una  parte  dell'opinione  pubblica,  di  numerosi  opinion  leader  e  della  quasi  totalità  delle  forze  politiche,  all'insegna  del  pensiero  unico  delle  liberalizzazioni.  Numerosi  in  questo  senso  i  provvedimenti  sull'attuale ordinamento e molte le proposte per l'abolizione tout court degli ordini o per un loro  forte  ridimensionamento.  Il  modello  di  riferimento  di  queste  politiche  è  quello  delle  libere  associazioni  di  matrice  anglosassone.  Tuttavia,  gli  ordini  resistono  e,  nel  bene  e  nel  male,  continuano  ad  esercitare  la  loro  opera,  nonostante  per  milioni  di  cittadini  siano  sinonimo  di  corporativismo, di casta, di meccanismi di autotutela, di promozione di logiche nepotistiche. Non  giovano  certo  i  tentennamenti  o  le  posizioni  pilatesche  (l'assordante  silenzio  della  FNOMCeO),  assunte  rispetto  a  comportamenti  di palese  violazione  del  codice  deontologico,  come  nel  caso  della sponsorizzazione di marchi di acque minerali da parte della Fimmg, così eclatante da subire la  censura dell'Istituto dell’autodisciplina Pubblicitaria perché, “manifestamente contrari all'art. 2 –  Comunicazione  commerciale  ingannevole  –  del  Codice  di  Autodisciplina  della  Comunicazione  Commerciale”. È bene ricordare che un caso analogo e ancora più grave ebbe, qualche anno fa,  come protagonisti la Fimp e una nota impresa di uova. 

In questa contingenza si inquadra l'affaire Bianco, eletto al Senato nelle liste di un partito, quindi  comunque rappresentante di parte per quanto non vi sia vincolo di mandato, ma anche il diffuso  accumulo (e confusione) di ruoli sindacali con incarichi ordinistici e nell’Enpam.  

Per intenderci: non è opportuno e non è corretto che un presidente di ordine sia anche segretario  di un sindacato nonché gestore delle pensioni dei medici (o dei fondi immobiliari), così come un  senatore nel Parlamento non può appresentare la categoria, come se fossimo ancora nelle Camere  delle  Corporazioni  del  ventennio  fascista:  il  parlamentare  rappresenta  i  cittadini  che  lo  hanno  eletto. Nel caso di Bianco i siciliani di tutte le classi sociali e professionali. 

     

Far valere il peso dei medici, come si è detto in questi mesi, è un'altra cosa, si basa su impegno  serio,  su  un  rilancio  del  protagonismo  della  professione,  partendo,  appunto,  dal  recupero  della  dimensione etica di una moderna classe dirigente che dà l'esempio e che è capace di dimostrare  un momento di discontinuità e rottura con il consociativismo di questi tristi anni di declino. Così e 

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con le necessarie riforme i medici potranno parlare a testa alta di un moderno ed efficace sistema  ordinistico e di una ritrovata vitalità della categoria. 

Il  Sindacato  dei  Medici  Italiani  in  questo  dibattito  manicheo,  pro  o  contro  gli  ordini,  ha  sempre  mostrato un forte disagio, convinto da un lato dell'utilità di un sistema sussidiario di autogoverno  come  quello  rappresentato  dagli  albi,  dall'altro,  certo,  della  necessità  di  una  forte  modernizzazione,  a  partire  dalla  riforma  di  uno  scandaloso  meccanismo  elettorale  (vetusto,  barocco  e  clientelare)  e  istituzionale  (da  snellire  gli  organi  e  i  costi)  e  da  una  spesso  inefficace  capacità di controllo deontologico e formativo degli iscritti.  

Ma ora, è giunto il momento di avviare azioni concrete di rinnovamento. 

Le dimissioni dalla Fnomceo di Amedeo Bianco, così come la risoluzione di tutti gli altri conflitti di  interesse  che pesano  negativamente  sull'immagine  della  categoria,  sarebbero  un  primo,  ma  importante passo nella giusta direzione. 

  

Certo della tua sensibilità e della tua attenzione ti saluto cordialmente. 

   

Segretario Generale Sindacato dei Medici Italiani   

F.to Salvo Calì   

 

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