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Capitolo IV: Il Post Adozione

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Capitolo IV: Il Post Adozione

4.1 Le ragioni che giustificano l'intervento nel post

adozione

Come è stato ampiamente trattato nel primo capitolo, l'azione professionale posta in essere dai servizi psicosociali costituisce un potente fattore protettivo e al contempo un fattore di rischio per ciò che concerne la buona riuscita dell'adozione. Lo studio effettuato da Jesus Palacios285 sulle adozioni fallite in Spagna ha rilevato come la scarsezza o l'assenza di sostegno e supporto durante il post-adozione fosse una costante rintracciabile con frequenza nei casi di fallimento. In assenza di un adeguato supporto e monitoraggio in questa delicata fase può risultare molto complicato per gli operatori intercettare eventuali difficoltà presenti nella costruzione del legame affettivo in uno stadio precoce delle relazioni, così come attivare interventi volti a risolvere il problema286. Il modello di presa in carico della famiglia adottiva deve essere precoce e tempestivo, in tal modo gli operatori hanno la possibilità di intervenire prima che eventuali pattern relazionali disfunzionali si siano instaurati e/o scelte scorrette siano state fatte287.

Utilizzando un'affermazione dell'autore: “di fatto, una delle costanti in molti dei fallimenti adottivi studiati da noi è che, quando il caso arriva ai servizi, è già troppo tardi per intervenire con successo, perché le relazioni si sono molto deteriorate ed è ormai poco quello che si può fare per cercare di ricomporle288”. “Il fallimento adottivo ha anche a che fare con il fallimento dell'intervento

285 Palacios, J., Sanchez-Sandoval, Y., Leòn, E. 2005 Intercountry adoption disruption in Spain, in Adoption Quarterly, Vol.9, n.1.

286 Palacios, J. 2010. Adozioni che falliscono, in Valdilonga, F. (a cura di), Curare l'adozione, Milano, Raffaello Cortina.

287 Chistolini M. La famiglia adottiva, come accompagnarla e sostenerla, Franco Angeli, 2010.

288 Palacios, J. 2010. Adozioni che falliscono, in Valdilonga, F. (a cura di), Curare l'adozione, Milano, Raffaello Cortina. p. 272.

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professionale che dovrebbe controbilanciare i rischi insiti nell'adozione. Quando un adozione fallisce, non solo i genitori e il bambino hanno fallito, ma l'intero sistema istituzionale ha fallito289”.

Da quanto sin qui delineato si giunge alla conclusione dell'importanza di presidiare in maniera adeguata e fattiva la fase del post adozione; la presenza e l'offerta di servizi di aiuto e accompagnamento qualificati e specialistici dopo l'arrivo del bambino può dunque essere considerata come un fattore protettivo sia durante la creazione dei primi legami di filiazione/genitorialità adottiva sia successivamente, per accompagnare le famiglie durante i principali passaggi del ciclo vitale dei bambini290. I servizi di post-adozione assolvono, infatti, alla necessità di garantire un adeguato inserimento del minore nella famiglia adottiva e nel nuovo contesto di vita, e il positivo esito dell'adozione.

L'adozione implica un reciproco riconoscersi genitori e figli nella costruzione di una comune appartenenza familiare, ed in questo percorso di transizione le famiglie non possono essere lasciate da sole, bensì necessitano che i servizi si prendano cura di loro e che attivino all'interno del nucleo processi di formazione e auto-formazione secondo un ottica di empowerment del sistema familiare, individuando strategie appropriate di intervento e sostegno e favorendo l'individuazione e l'attivazione di quelle risorse che consentono di vivere l'adozione come un'occasione di crescita per tutta la famiglia291.

Il lavoro di post adozione implica la capacità da parte degli operatori di saper individuare precocemente la presenza di eventuali aspetti problematici insiti nella dinamica relazionale familiare al fine di attivare strumenti di supporto volti a far

289 Palacios, J., Sanchez-Sandoval, Y., Leòn, E. 2005 Intercountry adoption disruption in Spain, in Adoption Quarterly, Vol.9, n.1.

290 Monica Malaguti. (2012). Modelli e protocolli operativi nel post adozione In AA.VV. I percorsi formativi nelle adozioni internazionali. L'evoluzione del percorso e gli apporti internazionali. Attività 2010-2011.Istituto degli Innocenti, Firenze.

291 Rosnati R. Accompagnare la transizione adottiva: una prospettiva “salutogenitca”, in Politiche sociali e servizi, 1, 2003 p. 61-70. Vita e Pensiero. Milano.

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si che le dinamiche patologiche non si cristallizzino e non vadano ad inficiare il processo di sviluppo affettivo e cognitivo del bambino292.

Assumendo un'ottica di prevenzione primaria e secondaria, i genitori devono essere aiutati ad osservare la dimensione dell'adattamento nel rapporto tra genitori e figlio adottivo, a sostenere e rafforzare il legame e l'attaccamento nelle relazioni familiari, a verificare ed incrementare la loro capacità di comprensione delle esigenze del bambino e di sintonizzazione con lo stesso, a promuovere la capacità di resilienza sia del bambino che della coppia stessa e ad individuare eventuali fattori di rischio o di stress da contrastare con l'attivazione di fattori protettivi293.

Occorre inoltre sottolineare che frequentemente i minori che vengono collocati in adozione presentano storie particolarmente difficili, di deprivazione; ne consegue che divenire genitori di minori sofferenti, che presentano problematiche comportamentali, nel sistema dell'attaccamento o con problematiche di salute, può essere un compito gravoso per la coppia genitoriale294. Per i minori la costruzione delle relazioni di filiazione può scontrarsi con la presenza di difficoltà nell'interazione familiare quotidiana, dovute all'acquisizione di strategie comportamentali, spesso incoerenti e disfunzionali, precedentemente apprese nei contesti di istituzionalizzazione e di avversità come modalità di coping, che possono risultare difficili da comprendere e da affrontare per i nuovi genitori295. Si pensi al dolore che può suscitare nella coppia il dover accettare l'atteggiamento di rifiuto del figlio che non vuole farsi toccare. Inoltre possono presentarsi situazioni di criticità rilevanti che non vengono riconosciute come tali o sono sottovalutate dai genitori, sia per l'assenza di competenze specifiche, sia per la fatica emotiva che consegue al doversi confrontare con realtà articolate e

292

Jolanda Galli. (2008) Il lavoro psicologico-clinico e sociale nel post adozione . In AA.VV. Il post adozione tra progettazione e azione. Collana della Commissione per le Adozioni Internazionali. Istituto degli Innocenti. Firenze.

293 Marina Farri. (2008) Modello, processo e metodo: verso un percorso post-adozione integrato. In AA.VV. Il post adozione tra progettazione e azione. Collana della Commissione per le Adozioni Internazionali. Istituto degli Innocenti. Firenze.

294 Chistolini M. La famiglia adottiva, come accompagnarla e sostenerla, Franco Angeli, 2010.

295 Barbara Ongari, Alessandro Decarli. (2013) Leggere le relazioni familiari degli adolescenti adottati alla luce della teoria dell'attaccamento. In minorigiustizia n. 2-2013 p. 11-21. Franco Angeli. Milano.

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distanti dalle proprie aspettative. É altamente probabile che la coppia possa sentirsi provata e vulnerabile innanzi alle sollecitazioni che il figlio può portare296.

I genitori devono imparare ad individuare risposte adeguate e su misura dei bisogni complessi e a volte contraddittori dei figli, che si esprimono nel corso delle routine familiari297. Tuttavia non sempre l'interpretazione dei segnali del bambino è di facile lettura. Per tale motivo è necessario che gli operatori conoscano il minore e valutino le sue condizioni psicofisiche e le strategie relazionali in atto all'interno del nucleo.

Inoltre l'esercizio della genitorialità adottiva implica il dover affrontare alcuni aspetti definiti come “temi sensibili dell'adozione”, tra i quali si annoverano i seguenti298:

 l'informazione al minore sul suo essere stato adottato;

 la rottura del legame con i genitori naturali ed il confronto con il passato;

 la costruzione di una positiva identità di genitori adottivi;

 la costruzione di una equilibrata identità etnica nel minore;

 la costruzione di una buona relazione di attaccamento bambino-genitori;

 l'inserimento a scuola e nel contesto sociale;

 la possibile presenza di traumi specifici.

È doveroso affermare che il termine di un anno, quale durata del sostegno post-adottivo garantita al nuovo nucleo familiare, costituisce un periodo insufficiente per assicurare un accompagnamento adeguato, al punto che, alcune regioni (tra cui l'Emilia Romagna e il Veneto) lo hanno prolungato a due o tre anni. Tuttavia anche queste previsioni non rispondono in modo adeguato alle necessità di affiancare la famiglia in alcuni passaggi critici che, frequentemente, si verificano

296

Chistolini M. La famiglia adottiva, come accompagnarla e sostenerla, Franco Angeli, 2010.

297 Barbara Ongari, Alessandro Decarli. (2013) Leggere le relazioni familiari degli adolescenti adottati alla luce della teoria dell'attaccamento. In minorigiustizia n. 2-2013 p. 11-21.Franco Angeli. Milano. 298 Chistolini M. La famiglia adottiva, come accompagnarla e sostenerla, Franco Angeli, 2010.

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a distanza di molti anni dall'inserimento del minore nella famiglia299. Si delinea dunque l'importanza di un percorso di accompagnamento delle coppie adottive che sia costante, con una presenza di servizi diffusa e di lungo respiro che non può essere circoscritta agli anni immediatamente successivi all'ingresso del minore nel nucleo familiare, che possa fornire delle risposte adeguate alle varie criticità che possono incorrere durante il ciclo di vita della famiglia adottiva300. Il sostegno post-adottivo deve essere dunque considerato come un processo di lungo periodo “che va declinato sia come disponibilità ad intervenire nel caso la famiglia abbia delle difficoltà, sia quale accompagnamento preventivo nel gestire situazioni complesse301”. In tal modo si configurerebbe un sistema di servizi in grado di intervenire prima che i problemi si cronicizzino, prevenendo l'insorgere di criticità future nei minori adottati che possano dar luogo a fallimenti adottivi; un sistema che agisce dunque secondo un ottica preventiva e promozionale non limitando l'operatività alla gestione dell'emergenza, sulla presa in carico di casi particolarmente problematici, senza avere la possibilità di intervenire in modo coordinato e organizzato302.

Tuttavia occorre affermare che dopo il periodo di monitoraggio dell'équipe adozioni le famiglie tendono a chiudersi nella propria intimità, verificandosi in tal modo un allentamento dei rapporti tra servizi e famiglia; questo aspetto se da un lato può essere considerato come un elemento che connota l'acquisizione da parte del nucleo di autonomia e maturità, dall'altro può rappresentare un fattore negativo in quanto non consente agli operatori di analizzare ciò che accade all'interno del nucleo familiare e di attivare azioni di prevenzione del fallimento e di tutela del minore. Per evitare ciò è opportuno promuovere ed incrementare le occasioni di contatto, di scambio e confronto con le coppie nel post adozione,

299

Marco Chistolini. (2013). Valutazione e sostegno alla genitorialità sociale: come creare continuità? In

minorigiustizia n. 2-2013. p. 28-40. Franco Angeli. Milano.

300 Giovanna Pischedda (2012). Le adozioni nel tempo. In La rivista di servizio sociale n. 1-2012 p.

61-74.

301

Marco Chistolini. (2013). Valutazione e sostegno alla genitorialità sociale: come creare continuità? In

minorigiustizia n. 2-2013 p. 31. Franco Angeli. Milano.

302 B. Segatto, G. Pianezzola, L. Lazzari. (2013) L'impatto dell'adozione sui Servizi socio-sanitari. In La

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aspetto molto importante, volto a creare uno spazio di ascolto in tutto l'iter post-adottivo303.

Non si tratta, come sostiene Vadilonga304 “di immaginare per le famiglie adottive delle prese in carico perenni, ma di costruire servizi post-adozione in grado di fornire un buono standard di interventi di sostegno di base e, al bisogno, interventi specializzati e fortemente congruenti con le necessità presentate dalla famiglia in quella specifica fase”.

Dunque, i servizi pubblici devono presentare una chiara e capillare offerta di servizi e attività promossi e portati a conoscenza di tutta l'utenza interessata, la quale, nella fasi particolarmente critiche del ciclo di vita, potrà scegliere quale sia l'intervento più appropriato in base alle sue necessità.

L'adozione è un azione umana a grande vantaggio relazionale, ma allo stesso tempo complessa, impegnativa e in alcuni contesti può presentarsi anche come molto difficile; per questo motivo assumendo una prospettiva preventiva e di accompagnamento al nucleo, occorre affermare che le famiglie non devono essere lasciate sole. Infatti, come sostiene Dante Ghezzi305, la buona riuscita dell'adozione è frutto di plurime concause, purché siano garantite due variabili di fondo: la dimensione accogliente della famiglia adottiva e la sua capacità di intercettare tempestivamente il sorgere dei problemi e il coraggio di non sottrarsi al compito di affrontarli, mettendosi in discussione e chiedendo aiuti esterni. “È infatti la variabile temporale della precocità nella richiesta di aiuto che fa da catalizzatore verso esiti di ripresa di benessere; mentre al contrario l'affrontare tardivamente rapporti critici ormai stabilmente compromessi o comportamenti difficilmente arginabili riduce drasticamente l'utilità dell'aiuto306”.

303 Tartari, Morena 2011. Le crisi dell'adozione: rappresentazioni ed esperienze di operatori, genitori, ragazzi. Regione Veneto.

304 Vadilonga F. Curare l’adozione, modelli di sostegno e presa in carico della crisi adottiva, R.Cortina Editore, 2010. p. 209.

305 M. Chistolini, M. Raymondi. (2010) Figli adottivi crescono. Adolescenza ed età adulta: esperienze e proposte per operatori, genitori e figli. Milano. Franco Angeli.

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4.2 Strategie di intervento nel post adozione

Dal punto di vista dei servizi interessati dal post-adozione è opportuno distinguere diverse tipologie: servizi di primo livello e servizi di secondo livello. Con servizi di primo livello si delineano un insieme di attività e di strumenti volti ad accompagnare e sostenere l'inserimento familiare, sociale e scolastico del minore e a incrementare le competenze genitoriali307.

I servizi di secondo livello si contraddistinguono per la valenza clinica a sostegno dei nuclei che esprimono sofferenze importanti di natura psicologica.

L'adozione di una delle tipologie menzionate o di entrambe è subordinata allo svolgimento di incontri preliminari finalizzati a una prima valutazione puntuale delle esigenze espresse dalla singola famiglia adottiva, delle difficoltà che la nuova famiglia affronta a seguito dell'inserimento del minore e delle risorse che sta attivando per fronteggiare le eventuali difficoltà di relazione e dalla presenza di eventuali fattori di rischio. In considerazione di ciò, nei primi due, tre mesi a seguito dell'ingresso del minore, è auspicabile privilegiare i colloqui individuali con la famiglia e le visite domiciliari, prestando molta attenzione alle comunicazioni verbali e non verbali e al clima emotivo interno alla famiglia308. Chistolini309 propone di articolare la valutazione in fasi distinte e tra loro integrate:

 valutazione strutturale: si tratta di analizzare la presenza o meno di alcune caratteristiche strutturali, oggettive e non modificabili che la letteratura indica come significative nel determinare la riuscita dell'adozione (età dei genitori, età del bambino, presenza di altri figli, minori con bisogni speciali, problemi comportamentali gravi ecc). L'analisi dei fattori di

rischio e di protezione consente di individuare potenziali

307 Paolo Raciti. (2008) Sintesti dei lavori del gruppo 2. In AA.VV. Il post adozione tra progettazione e azione. Collana della Commissione per le Adozioni Internazionali. Istituto degli Innocenti. Firenze. 308 Rosnati, Palandri, Il legame adottivo. Contributi internazionali per la ricerca e l'intervento,

UNICOPLI, Milano 2010.

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vulnerabilità/punti di forza del nucleo, tuttavia non possono essere considerati come variabili causali certe dell'esito dell'adozione;

 valutazione anamnestica: si riferisce all'analisi delle storie pregresse della coppia e del bambino, al fine di poter individuare fattori di rischio o di protezione in esse presenti. Le informazioni riguardanti i genitori sono reperibili dallo studio di coppia compiuto in occasione della valutazione di idoneità, mentre quelle relative al bambino andranno recuperate attraverso i genitori e l'ente autorizzato. In particolare, per ciò che concerne la storia pregressa del minore è importante approfondire le aree riguardanti: la storia della famiglia di origine, le cause e modalità dell'abbandono, la salute psicofisica, il percorso istituzionale, la preparazione ricevuta all'adozione, lo stile relazionale e il comportamento, la presenza di eventuali esperienze traumatiche, eventuali rapporti con la famiglia di origine;

 valutazione attuale: si tratta della valutazione che viene effettuata al momento di avviare l'accompagnamento del nucleo familiare. Unitamente alle caratteristiche peculiari di ciascun nucleo familiare, si possono individuare quattro dimensioni di analisi specifiche che devono essere adeguatamente monitorate: le caratteristiche del minore, il processo di attaccamento genitori-figlio, il grado di apertura nella famiglia, le scelte organizzative.

Per ciò che concerne le caratteristiche del bambino, occorre analizzarne il funzionamento generale al fine di valutare il livello di problematicità dello stesso. Ciò consentirà di effettuare una cognizione sulle condizioni del minore, dei suoi bisogni e delle risorse che lo contraddistinguono. É auspicabile che l'operatore analizzi l'eventuale sussistenza di sintomi post-traumatici, il livello di sviluppo neuropsicologico, problemi di comportamento.

Per ciò che concerne l'analisi della relazione di attaccamento genitori-figlio, questa riveste un ruolo molto importante in quanto consentirà

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nell'attuazione del progetto di intervento di individuare delle modalità adeguate di sostegno al fine di aiutare i genitori nella costruzione del rapporto genitori-figlio, in special modo tale intervento si renderà opportuno nel caso di bambini che non sono in grado di utilizzare adeguatamente l'offerta relazionale posta dalla famiglia adottiva.

Un ulteriore area prima citata è relativa all'analisi dell'approccio che genitori e bambini hanno nei confronti della storia adottiva. Il confronto con la storia del minore, con la sua esperienza di abbandono e perdita dei legami primari costituisce un tema nodale dell'adozione in quanto vi è una correlazione tra la riuscita dell'adozione e il grado di apertura della famiglia adottiva.

L'ulteriore area di analisi su cui è opportuno soffermarsi concerne la

modalità di riorganizzazione del nucleo familiare a seguito

dell'inserimento del minore, aspetto molto importante in quanto contribuisce a definire i pattern relazionali che condizioneranno lo strutturarsi del rapporto. Chistolini sostiene come sia importante intervenire precocemente per monitorare e orientare queste scelte. Nello specifico l'operatore dovrà acquisire informazioni circa: la modalità di svolgimento della giornata tipo; le regole che vengono impartite al minore e quale grado di adesione lo stesso dimostra; dove dorme il bambino; attività di gioco; autonomie personali; riconoscimento del ruolo dei

genitori; presenza di eventuali comportamenti problematici;

comportamenti regressivi; la sintonia educativa nella coppia;

l'atteggiamento della stessa relativamente ai temi sensibili dell'adozione.

Una volta effettuata la valutazione, l'operatore avrà acquisito un quadro sufficientemente ampio della situazione del nucleo familiare, delle sue criticità e delle sue risorse, sulla base del quale verrà redatto il progetto di intervento.

La varietà degli interventi nel post-adozione è molto ampia, in funzione non solo della situazione o momenti del ciclo di vita della famiglia adottiva, ma anche in

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relazione a quanto e come i genitori sono in grado di mutare le loro modalità relazionali nella transizione dall'essere coppia al divenire coppia genitoriale e famiglia310.

Come affermato in precedenza gli interventi si distinguono in primo e secondo livello, questi ultimi andranno attivati nel caso in cui emergano, in fase di valutazione, bisogni particolari nel nucleo. Nelle situazioni di maggiore criticità, oltre a potenziare la frequenza degli interventi di primo livello è opportuno attivare ulteriori forme di sostegno al nucleo quali: sostegno psicologico ed educativo ai genitori, sostegno psicologico al bambino, psicoterapia familiare e/ o individuale, attivazione di servizi specialistici per far fronte a specifiche problematiche del bambino quali ad esempio handicap, disturbi del linguaggio, malattie, gravi problemi comportamentali ecc.311.

Per ciò che concerne la tipologia di interventi di primo livello, questi, devono essere volti in primo luogo a rafforzare il processo di inserimento del minore nel nucleo familiare, in modo tale che tra genitori e figli si crei un solido legame di attaccamento reciproco. Gli operatori devono accompagnare la coppia ad incrementare la propria capacità riflessiva, ossia l'insieme dei processi che consentono di interpretare in maniera sia esplicita sia implicita le proprie azioni e quelle del figlio come significative e intenzionalmente basate su desideri, bisogni, sentimenti e opinioni, il fattore più potente per la possibilità di trasmettere modelli sicuri dei legami di attaccamento. Gli operatori devono, inoltre, sviluppare a loro volta quelle capacità riflessive, quali la disponibilità, la sensibilità, l'accettazione e la cooperazione che gli permettano di comprendere la mente dei due poli protagonisti, i minori da un lato e i genitori dall'altro, al fine di sostenere un legame di attaccamento sicuro e di configurarsi come una base sicura per entrambi312.

310 Rosnati, Palandri, Il legame adottivo. Contributi internazionali per la ricerca e l'intervento, UNICOPLI, Milano 2010.

311 Chistolini M. La famiglia adottiva, come accompagnarla e sostenerla, Franco Angeli, 2010.

312 Barbara Ongari, Alessandro Decarli. (2013) Leggere le relazioni familiari degli adolescenti adottati alla luce della teoria dell'attaccamento. In minori giustizia n. 2-2013 p.11-21. Franco Angeli. Milano.

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Grande importanza rivestono, quindi, gli interventi volti a supportare l'implementazione delle abilità empatiche e responsive dei genitori e il potenziamento della competenza riflessiva genitoriale e lo sviluppo delle abilità di rispondere ai segnali del bambino, in quanto producono effetti preventivi ai fini della costruzione di legami di attaccamento sicuri313. Una tipologia di intervento orientato all'attaccamento, utilizzato in Olanda, è il Video Feedback, il quale si è dimostrato efficace nel ridurre in maniera sensibile i tassi di disorganizzazione dell'attaccamento dei bambini, incidendo anche come fattore di riduzione delle problematiche comportamentali legate all'aggressività. Tale metodologia consiste nella videoregistrazione a domicilio di tre sessioni interattive familiari genitori-bambino, successivamente discusse con un esperto al fine di evidenziare e validare al genitore le proprie capacità di interazione con il bambino, nello specifico le capacità di cogliere e gestire i segnali emotivi in maniera corretta, tempestiva e adeguata, per rinforzarli e promuoverli314. Un ulteriore strumento che la ricerca ha validato come funzionale ai fini dell'empowerment della capacità responsiva dei genitori adottivi, volto ad incoraggiare modalità sicure e nutrienti di caregiving, è il Parent attachment diary, un diario in cui il genitore scrive quotidianamente i comportamenti tenuti dal bambino in tre tipologie di situazioni stressanti che dovrebbero attivare il suo sistema di attaccamento315.

Al di là di questi strumenti innovativi indicati dalla letteratura internazionale, le attività rivolte alle famiglie possiedono una finalità formativa, che le permetterà di incrementare le risorse presenti nel nucleo familiare e di fornire strumenti alla famiglia per contrastare situazioni di disagio e per prevenirne la formazione, interventi volti appunto a favorire l'empowerment dei genitori, la loro autonoma capacità di affrontare le situazioni, di costruire forme di solidarietà, di aiuto

313 Ongari Barbara.(2012) Adozione e attaccamento: strumenti di valutazione e interventi. In AA.VV. I percorsi formativi del 2009 nelle adozioni internazionali. Approfondimenti, specificità, innovazioni. Collana della Commissione per le adozioni internazionali. Istituto degli Innocenti, Firenze.

314 L. Barone, F. Lionetti. (2013) Modelli a confronto ed efficacia degli interventi basati sull'attaccamento.In minori giustizia n. 2-2013 p. 21-28 Franco Angeli. Milano.

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reciproco. In questo modo l'intervento si fonda sulla valorizzazione delle risorse e delle potenzialità educative presenti, quale punto di partenza per un sostegno che potenzi le competenze ed aiuti a rileggere una situazione complessa, ma non compromessa. Promuovere la capacità della coppia genitoriale di analizzare i problemi che si possono presentare e di individuare delle soluzioni più adeguate alla loro risoluzione, garantisce al nucleo di essere il protagonista della propria storia e di essere in grado di osservare ed intercettare le dinamiche che conducono al disagio familiare per poterle prevenire, garantendo in questo modo il benessere del nucleo316.

Le modalità di intervento vengono articolate in modo diverso a seconda dei destinatari dell'intervento. Per i genitori si prevede generalmente l'utilizzo dei seguenti strumenti: la consulenza sociale, psicologica ed educativa ai genitori, i colloqui di sostegno con i genitori o l'intero nucleo familiare, l’osservazione minori/genitori, le visite domiciliari, gli interventi di educativa domiciliare, i gruppi espressivi di confronto tra genitori, i gruppi di genitori con figli adolescenti, gli incontri formativi sulla narrazione autobiografica. Per i bambini si attua una valutazione psicodiagnostica, gli interventi di psicomotricità e il ricorso al gruppo dei bambini317.

La scrivente ritiene importante focalizzare l'attenzione sullo strumento del gruppo, in quanto si configura come uno strumento prezioso, altamente efficace ed economico che permette di monitorare, sostenere e accompagnare le coppie lungo l'iter post-adottivo. Generalmente questo intervento è rivolto ai genitori adottivi, ma si stanno attivando anche esperienze di gruppi rivolti ai bambini318. Il lavoro di gruppo, lungi dall'essere terapeutico, consente ai genitori adottivi di confrontarsi con modelli organizzativi diversi di altre persone che sono nella

316 M. Crotti. Adottare e lasciarsi adottare. Vita e pensiero. Milano. 2006.

317 M. Farri. (2013) Il post adozione. Metodi e strumenti degli operatori delle adozioni in Italia. In AA.VV. L'Italia e il Brasile per il benessere dell'infanzia nelle adozioni internazionali. Collana della Commissione per le Adozioni Internazionali. Istituto degli Innocenti, Firenze.

318 Marco Chistolini. (2008) Strumenti e metodologie nel post-adozione: le esperienze plurime dei gruppi. In AA.VV. Il post adozione tra progettazione e azione. Collana della Commissione per le Adozioni Internazionali. Istituto degli Innocenti. Firenze.

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stessa loro condizione319. Tale metodologia di lavoro ha come assunto di base la

consapevolezza che far esperienza, riflettere, interpretare, conducano all'apprendimento in virtù del potere trasformativo posseduto dalla narrazione di quanto è stato esperito, meditato e compreso e dal confronto con un gruppo dei pari che versa nella medesima condizione320.

I gruppi di genitori assolvono molteplici obiettivi quali: sostegno alla genitorialità adottiva, verifica sull'andamento dell'adozione e sullo stato di benessere del nucleo, contenimento dell'ansia e dei timori connessi all'esercizio del ruolo genitoriale, prevenzione delle disfunzioni relazionali intrafamiliari e delle crisi adottive, sostegno nelle fasi critiche del ciclo vitale della famiglia, accompagnamento e sostegno ad affrontare i temi sensibili dell'adozione, rafforzamento del ruolo e dell'identità di genitori adottivi, incremento delle competenze teoriche, relazionali, educative e di problem-solving dei genitori, creazione di una rete di relazioni tra i partecipanti321.

Generalmente i gruppi vengono presidiati da due conduttori, psicologo ed assistente sociale, consentendo in tal modo di focalizzare l'attenzione su aspetti diversi: per conto dello psicologo sui meccanismi più personali (individuali e di coppia), per conto dell'assistente sociale sulle relazioni extrafamiliari, sociali, di inserimento nel tessuto sociale e nella realtà territoriale322. La presenza di figure professionali adeguatamente formate, oltre a favorire il confronto sulle diverse tematiche, a stimolare la partecipazione del gruppo, a connettere i vari argomenti che verranno trattati tra loro, permette anche di fornire risposte qualificate ad eventuali domande emergenti in quel contesto inerenti i vari aspetti dell'adozione. Le tipologie di gruppi differiscono tra loro a seconda degli obiettivi specifici da essi perseguiti; possono essere centrati sull'esperienza (nei quali l'oggetto del

319

Leonardo Luzzato. (2013) Il gruppo di sostegno ai genitori per il post adozione. Obiettivi, contenuti, metodologia. In In AA.VV. I percorsi formativi nelle adozioni internazionali. L'evoluzione del percorso e gli apporti internazionali. Attività 2010-2011. Collana della Commissione per le adozioni internazionali. Istituto degli Innocenti, Firenze.

320 Marina Farri. (2008). Modello, processo e metodo: verso un percorso post-adozione integrato. Op. Cit 321

Marco Chistolini. (2008) Strumenti e metodologie nel post-adozione: le esperienze plurime dei gruppi. In Op. Cit.

322 Leonardo Luzzato. (2013) Il gruppo di sostegno ai genitori per il post adozione. Obiettivi, contenuti, metodologia. In Op. Cit.

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lavoro è l'esperienza stessa dei partecipanti); centrati su temi specifici (nei quali vengono discussi ed approfonditi singoli temi precedentemente definiti); misti ovvero centrati sull'esperienza e su temi specifici (in cui si verifica un integrazione tra i due modelli sopra menzionati); centrati sui vissuti (nei quali il lavoro è esclusivamente centrato sui vissuti dei partecipanti con un approccio marcatamente clinico).

Per ciò che concerne i contenuti da affrontare, i temi più ricorrenti in genere sono i seguenti: l'inserimento del minore nella famiglia, le strategie di gestione attivate dai genitori, le relazioni con le famiglie estese, le relazioni con la rete sociale, gli stati emotivi dei partecipanti, confronto e verifica dell'andamento dell'adozione e della vita familiare, l'informazione sull'essere stati adottati, la rottura dei legami con i genitori naturali e il confronto con il passato, la costruzione di una positiva identità di genitori adottivi, la costruzione di un'equilibrata identità etnica, la costruzione di una buona relazione di attaccamento bambino-genitori, l'inserimento a scuola e nel contesto sociale, la presenza di traumi specifici nel bambino323.

La metodologia di lavoro maggiormente utilizzata è quella del confronto verbale, tuttavia può essere funzionale anche il ricorso a esercitazioni in sottogruppo, la visione di video, letture di articoli, l'ascolto di testimonianze.

Inoltre la valenza fondamentale del gruppo è quella di aiutare i genitori adottivi a costruire una rete relazionale spontanea, cioè a trasformarsi nel tempo in gruppi di auto aiuto324, cioè gruppi che prevedono l'assenza degli operatori, in cui il confronto e il dialogo con persone che vivono lo stesso momento critico, o che l'hanno superato, è occasione per recuperare strategie di soluzione, in una logica di reciprocità e mutualità dell'esperienza325. Questo aspetto è molto importante in quanto in ogni momento del post adozione la presenza di una rete che garantisca un sostegno sociale e una sorta di controllo sociale informale costituisce un

323 Marco Chistolini. (2008) Strumenti e metodologie nel post-adozione: le esperienze plurime dei gruppi. In Op. Cit.

324 Leonardo Luzzato. (2013) Il gruppo di sostegno ai genitori per il post adozione. Obiettivi, contenuti, metodologia. In Op. Cit.

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fattore di successo al fine del buon esito dell'adozione, in quanto può sostenere la coppia nei momenti di difficoltà326.

Come sopra descritto, la metodologia di gruppo viene utilizzata anche nel lavoro con i bambini e le esperienze più diffuse sono relative al gruppo dei bambini in parallelo a quello dei genitori e a gruppi su temi specifici dell'adozione; in questo caso vengono privilegiate tecniche di conduzione di tipo osservativo, espressivo e psicomotorio327.

4.3 Special needs adoptions e ruolo dei servizi

L'Hague Conference on Private International Law, nella pubblicazione della Guida alle buone pratiche individua quattro diverse categorie rispetto alle quali un bambino deve ritenersi con bisogni speciali:

 minori con un età pari o al di sopra dei 7 anni;

 minori che fanno parte di un gruppo di fratelli;

 minori disabili fisicamente o mentalmente;

 minori che presentano problematiche comportamentali o reduci da

esperienze sfavorevoli infantili particolarmente traumatiche.

Come si può notare, ad eccezione delle disabilità fisiche o mentali, le altre tre categorie appena menzionate rientrano nei fattori di rischio di fallimento del processo adottivo. Proprio per tale motivo la scrivente ha ritenuto importante dedicare un'attenzione particolare a questa problematica.

326

Tartari, Morena 2011. Le crisi dell'adozione: rappresentazioni ed esperienze di operatori, genitori, ragazzi. Regione Veneto.

327 Marco Chistolini. (2008) Strumenti e metodologie nel post-adozione: le esperienze plurime dei gruppi. In Op. Cit.

(16)

137

L'adozione di minori con special needs e la gestione delle complesse dinamiche che ne conseguono richiede ai servizi la capacità di fornire risposte nuove a domande e bisogni altrettanto nuovi al fine di sostenere adeguatamente le famiglie che si cimentano nel difficile compito di accogliere e crescere questi minori. Pur affermando che non vi sia un nesso deterministico tra adozione di minori con special needs adoption ed esiti fallimentari della stessa, tuttavia occorre tener presente che si tratta di un tipo di esperienza mediamente più complessa rispetto alle altre, e dunque è esposta a un rischio maggiore rispetto all'emergere di difficoltà. Proprio per tale motivo questo tipo di adozioni necessitano di un’attenzione particolare e competenze adeguate da parte degli operatori per rispondere al legittimo bisogno dei minori di avere una famiglia che sappia crescerli in modo sufficientemente buono, in quanto, come più volte riportato nella presente trattazione, l'azione del sistema istituzionale può e deve svolgere un importante ruolo preventivo328. La scrivente condivide appieno l'affermazione di Chistolini329: “nella misura in cui sapremo meglio sostenere le special needs adoption, potremmo ridurre il numero delle stesse che va incontro a problemi.”

Nei casi di sostegno alle famiglie che presentano minori con special needs adoption è opportuno che i servizi si attivino tempestivamente in favore del nucleo non appena lo stesso fa rientro in Italia, dopo l'avvenuta adozione, e che il minore venga conosciuto e osservato, preferibilmente in visita domiciliare con la presenza dei neo-genitori. É molto importante che i genitori non si sentano soli nella fase iniziale di inserimento del minore e che gli operatori si rendano concretamente disponibili ad offrire consulenza, sostegno ed accompagnamento al nucleo familiare; quindi è auspicabile che gli operatori dei servizi predispongano un calendario di incontri in cui la situazione possa venir presa in carico senza patologizzare il/i minore/i. Nello specifico, nella prima fase di

328 Marco Chistolini (2012) Special needs adoptions: aspetti definitori, caratteristiche generali e qualitative del fenomeno. In AA.VV. I percorsi formativi nelle adozioni internazionali. L'evoluzione del percorso e gli apporti internazionali. Attività 2010-2011.Istituto degli Innocenti, Firenze.

329 M. Chistolini. L'adozione dei bambini grandi. p. 252 In Minorigiustizia. n.1-2009 p.242-254. Franco Angeli. Milano.

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inserimento ed adattamento del nucleo familiare, l'intervento degli operatori è opportuno si focalizzi sull'iniziale accoglimento e contenimento delle preoccupazioni, ansie, timori che la coppia genitoriale può nutrire relativamente alla specifica problematica in questione, creando un clima di ascolto ed empatia. É inoltre auspicabile che gli operatori nei primi incontri suggeriscano generali norme psicopedagogiche e di comportamento che consentano ai genitori di poter fronteggiare sin da subito la problematica emersa330.

Come sottolinea Luciana Cursio331, le complessità che tali situazioni possono presentare richiedono che nell'accompagnamento del nucleo familiare siano presenti due figure di riferimento per la famiglia, quali lo psicologo e l'assistente sociale.

L'obiettivo degli interventi in favore di queste famiglie è quello di incrementare le competenze degli adulti in modo che siano in grado di far fronte alle varie complessità che si possono delineare, e inoltre, di accompagnarli nel processo di reciproca identificazione.

Come è stato precedentemente sottolineato nel paragrafo relativo

all'identificazione dei fattori di rischio del minore, alcune tipologie di special need adoption possono prefigurarsi come altamente problematiche, in quanto può essere difficile per i genitori saper gestire comportamenti aggressivi, di sfida, di non riconoscimento affettivo, strategie di evitamento delle relazioni, atteggiamenti erotizzati, rifiuto del contatto fisico ecc332. Proprio per questo motivo gli operatori devono sostenere il nucleo familiare, aiutando i genitori a comprendere che i minori hanno bisogno del giusto tempo per poter intessere una relazione significativa con la coppia, quindi devono accompagnarli nell'attendere

330

Luciana Cursio. (2013) Un valido ascolto agli special need: senza desiderio e senza memoria. In AA.VV. I percorsi formativi nelle adozioni internazionali. L'evoluzione del percorso e gli apporti internazionali. Attività 2010-2011. Collana della Commissione per le Adozioni InternazionaliIstituto degli Innocenti, Firenze.

331 Ibidem. 332

Bianca Bertetti (2013) L'adozione di bambini reduci da esperienze sfavorevoli infantili particolarmente difficili. In AA.VV. I percorsi formativi nelle adozioni internazionali. L'evoluzione del percorso e gli apporti internazionali. Attività 2010-2011. Collana della Commissione per le Adozioni Internazionali. Istituto degli Innocenti , Firenze.

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139

e saper aspettare333, e devono inoltre affiancarli nel complicato compito di avvicinamento psicologico al bambino lasciandogli lo spazio e il tempo per maturare fiducia e sicurezza334.

I genitori devono inoltre essere sostenuti nello sviluppo e potenziamento della capacità di mentalizzazione e della funzione riflessiva; quest'ultima infatti risulta particolarmente importante quando i minori sono stati esposti a situazioni sfavorevoli, in quanto permette ai genitori di rappresentare le idee e gli stati mentali del minore. Le capacità riflessive presenti nel nucleo familiare adottivo sono essenziali per favorire lo sviluppo di una personalità coesa e per far si che il minore mantenga connessi ed integrati gli eventi significativi della propria vita; inoltre facilitano il mantenimento del benessere, la soluzione dei conflitti e la capacità di adattamento335. Valdilonga sostiene che la carenza delle funzioni riflessive nel nucleo familiare può essere considerata un fattore prognostico negativo per l'esito adottivo, in quanto può esporre i membri del nucleo a difficoltà relazionali, disturbi psicologici, comportamentali e somatici. Per questo motivo, se le specificità del caso lo necessitano, può essere utile nel percorso di sostegno, il ricorso a strumenti, come il video-feedback, che favoriscano lo sviluppo nel nucleo delle capacità di sintonizzazione affettiva e della consapevolezza delle emozioni e degli stati della mente propri e altrui336.

Gli operatori devono inoltre far si che la famiglia adottiva si venga a costituire nel tempo come una base sufficientemente sicura337. Come afferma Vadilonga: “diventare genitori base sicura significa poter modificare le modalità di entrare in relazione con il bambino confidando nella propria maggiore capacità di sintonizzarsi con la sua mente e contestualmente poter usufruire della

333 Luciana Cursio. (2013) Un valido ascolto agli special need: senza desiderio e senza memoria. Op. Cit. 334

M.R. Monaco (2013) Dalla ferita della sterilita all'accoglienza di un bambino con bisogni speciali: fragilità risorse della coppia candidata all'adozione. In AA.VV. I percorsi formativi nelle adozioni internazionali. L'evoluzione del percorso e gli apporti internazionali. Attività 2010-2011. Collana della Commissione per le Adozioni Internazionali. Istituto degli Innocenti , Firenze.

335 Vadilonga F. Curare l'adozione, modelli di sostegno e presa in carico della crisi adottiva. Raffaello Cortina Editore. 2010.

336 Ibidem.

337 Bianca Bertetti (2013) L'adozione di bambini reduci da esperienze sfavorevoli infantili particolarmente difficili. In Op. Cit.

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disponibilità del coniuge a svolgere una funzione riparatrice rispetto alle esperienze precedenti di rapporti di attaccamento che non hanno costituito una base sicura. Diventare genitori base sicura significa in estrema sintesi tenere nella propria mente l'altro con i suoi specifici bisogni e rispondervi in maniera coerente, all'interno di un contesto familiare che garantisca a ciascuno dei suoi membri il senso di protezione, senza il quale l'essere umano non può esplorare liberamente le relazioni, e la fiducia di base in sè e negli altri, necessaria per far fronte agli eventi della vita338”.

In particolare, le seguenti caratteristiche si configurano rilevanti per far si che la famiglia si costituisca come base sicura: l'attendibilità e la stabilità delle nuove relazioni, la capacità dei genitori adottivi di comprendere e rispondere in modo empatico ai bisogni evolutivi ed affettivi del minore. La famiglia adottiva deve configurarsi per il minore come un contenitore vivificante di ansie e paure, non sottraendosi innanzi alle richieste del figlio circa il significato delle propria storia passata, e deve incentivare nei bambini un senso di appartenenza all'interno della famiglia adottiva, della scuola e della realtà sociale.

É compito degli operatori mantenere come obiettivo dell'intervento a sostegno della famiglia quello di incentivare la sicurezza interna, l'autostima e il senso di autoefficacia dei minori, individuando gli ambiti che gli suscitano maggiore interesse, in modo da potersi ancorare ad essi per consentire ai minori di sperimentare le proprie risorse, sostenendone inoltre la capacità introspettiva e sociale339.

Gli operatori devono accompagnare il minore con special needs verso un percorso riparativo-trasformativo che favorisca la creazione e la cura dei legami affettivi attraverso metodologie di intervento che lo aiutino ad intraprendere una

338

Vadilonga F. Curare l'adozione, modelli di sostegno e presa in carico della crisi adottiva. p. 234. Raffaello Cortina Editore. 2010.

339 Bianca Bertetti (2013) L'adozione di bambini reduci da esperienze sfavorevoli infantili. particolarmente difficili. In Op. Cit.

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risignificazione del proprio mondo emozionale, una rappresentazione dei propri vissuti e la condivisione interpersonale dei propri stati affettivi340.

Nella predisposizione di un progetto operativo, è doveroso ricordare che ogni intervento deve essere personalizzato, rispettando le esigenze peculiari di ogni singolo caso, e deve essere concordato con la coppia di neo genitori. È opportuno dal punto di vista metodologico adottare quella che viene definita da Paola De Nicola341 l'attivazione del processo del pensare il pensiero individuando nuove risposte di accompagnamento a questo tipo di famiglie che non siano precostituite, definendo nuove metodologie di lavoro e integrando gli strumenti classici di sostegno alla coppia (come il colloquio individuale, di coppia, familiare, visite domiciliari, aiuti educativi domiciliari, sostegno scolastico, terapia individuale o familiare, supporto economico al nucleo familiare), con strumenti diversi (quali gruppi di sostegno alla genitorialità, come i gruppi di auto-mutuo aiuto, gruppi di parola; pet-therapy, musicoterapia, strumenti di respite care, la tecnica di scrittura autobiografiche, programmi di enrichment familiare) e attraverso un integrazione fattiva con gli altri attori chiamati in causa che a seconda del caso specifico possono essere coinvolti (ad esempio la neuropsichiatria infantile, logopedisti, servizi ambulatoriali ecc).

Trattandosi di situazioni complesse, l'intervento deve essere poliedrico, integrato sulla famiglia, sui bambini, sul contesto sociale e culturale, articolando le proposte a seconda delle diverse esigenze342. Gli operatori devono essere competenti nell'individuare le risorse disponibili nei singoli individui, nel sistema familiare e nel contesto sociale, saperle organizzare per poterle utilizzare nel

340

F.Vitrano, E. Morello. I legami affettivi nell'adozione tra trauma di maltrattamento e trauma dell'abbandono. In Miorigiustizia n. 1-2009 p. 205-217. Franco Angeli. Milano.

341 P. De Nicola (2012) Adozioni internazionali e nuove mappe relazionali: come si ridefiniscono le relazioni di fratellanza. In AA.VV. I percorsi formativi del 2009 nelle adozioni internazionali. Approfondimenti, specificità innovazioni. Collana della Commissione per le adozioni internazionali. Istituto degli Innocenti, Firenze.

342 Bianca Bertetti (2013) L'adozione di bambini reduci da esperienze sfavorevoli infantili particolarmente difficili. In Op. Cit.

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progetto di intervento343. L'approccio orientato alla resilienza conferisce un valore alla collaborazione e all'impegno congiunto, individuando come strategie di intervento la risoluzione condivisa dei problemi tra membri della famiglia, della comunità e delle istituzioni344. Al fine di incrementare le capacità di coping nel nucleo familiare risulta fondamentale l'appartenenza a una rete sociale, che nel caso specifico di special needs adoption può essere individuata nella presenza dei servizi, delle istituzioni, degli enti autorizzati, dei gruppi di self-help, delle associazioni di famiglie o più in generale del terzo settore, della parentela e del vicinato. L'azione integrata delle varie componenti della rete contribuisce infatti a mitigare gli effetti negativi di una situazione stressante e favorisce l'attivazione delle risorse familiari345. Dunque gli operatori, per poter svolgere un intervento efficace, possono assumere il ruolo di attivatori della rete, potenziatori di reti di relazioni connettendo le risorse esistenti nella comunità invitando la famiglia a farne parte. Infatti, un orientamento centrato sulle risorse familiari, in una prospettiva di intervento di comunità risulta proficuo nel lavoro con famiglie sottoposte a stress multipli e vulnerabili346.

Questi minori frequentemente possono aver bisogno di interventi medici, fisici, emozionali e di sviluppo al fine di poter raggiungere a pieno il proprio potenziale; proprio per tale motivo è opportuno individuare delle procedure specifiche che comprendano il sostegno di molteplici professionisti, ed elaborare delle prassi di intervento integrate che permettano alla famiglia di muoversi agilmente tra un servizio ed un altro347.

Gli operatori dei servizi devono orientare, sostenere ed accompagnare i nuclei familiari a collocarsi a un più elevato livello di riflessività, tale capacità riflessiva

343 Raffaella Iafrate. (2010) Transizioni familiari tra identite cambiamento: fatiche e risorse del percorso familiare. In AA.VV. La qualità dell'attesa nell'adozione internazionale. Significati, percorsi, servizi. Collana della Commissione per le Adozioni Internazionali. Istituto degli Innocenti. Firenze.

344

Froma Walsh. La resilienza familiare, Milano, Raffaello Cortina. 2008.

345 Raffaella Iafrate. (2010) Transizioni familiari tra identità e cambiamento: fatiche e risorse del percorso familiare. In Op. Cit.

346 Froma Walsh. La resilienza familiare, Milano, Raffaello Cortina. 2008. 347

Vanessa Carocci. (2013) Special needs adoption: significato e monitoraggio. In AA.VV. I percorsi formativi nelle adozioni internazionali. L'evoluzione del percorso e gli apporti internazionali. Attività 2010-2011. Collana della Commissione per le Adozioni Internazionali. Istituto degli Innocenti , Firenze.

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143

può essere sviluppata dalla famiglia solamente se adeguatamente accompagnata da un sapere esperto, il quale a sua volta deve essere competente nell'esercitare una corrispondente e contemporanea azione riflessiva per poter far fronte a tali problematiche per le quali le risposte preordinate non sono sufficienti. Gli operatori dei servizi non devono farsi condizionare dalle routine e dalle risposte preconfezionate, per poter elaborare nuove strategie di azione348.

Come sostiene Chistolini: “l'accoglienza di questi bambini implica la responsabilità di creare le condizioni migliori per far si che essa possa davvero essere un'occasione di riscatto e di cambiamento positivo per piccoli e adulti e non si trasformi in un percorso di sofferenza e fallimento349.”

I servizi devono assumere un'idea dell'adozione basata sulla resilienza, sulle capacità di recupero e di cambiamento, sulla possibilità di superare iniziali condizioni di svantaggio, sulla capacità di individuare strategie compensative e su una visione della vita che contempli diverse declinazioni del concetto di benessere. Occorre dunque assumere una prospettiva basata sulla resilienza, che sia in grado di valorizzare le competenze e le risorse della coppia e dei minori, anche se il nucleo familiare versa in condizioni oggettivamente complesse350. Come sottolinea Bianca Bertetti, la resilienza non è una caratteristica personale acquisita una volta per tutte, bensì un processo che si può rafforzare a contatto con rapporti costruttivi. Essa si sviluppa quando prevalgono i fattori protettivi (familiari, individuali, extrafamiliari e valoriali) su quelli di rischio. I fattori protettivi rilevanti per i minori sono le risorse familiari, nello specifico il rapporto positivo con i genitori adottivi e con la rete di supporto parentale. Rilevanti sono anche le risorse extrafamiliari e sociali, quali la rete amicale, la

348 P.D. Nicola (2012) Adozioni internazionali e nuove mappe relazionali: come si ridefiniscono le relazioni di fratellanza. In Op. Cit.

349 Marco Chistolini (2012) Special needs adoptions: aspetti definitori, caratteristiche generali e qualitative del fenomeno. p. 180 In Op. Cit.

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scuola, i gruppi sportivi o di aggregazione e le istituzioni che attivano e sostengono le adozioni351.

Per fari si che gli operatori assumano il ruolo di tutori della resilienza nei minori e nell'intero nucleo, potenziando il funzionamento e l'efficienza familiare intervenendo sulle problematiche attuali, i servizi devono riorganizzarsi in modo da poter garantire interventi che siano flessibili, precoci e preventivi, basati sulla collaborazione, sia con la famiglia che all'interno delle èquipe multidisciplinari al fine di superare la frammentazione e l'inerzia nell'offerta dei servizi. Inoltre, come è già stato sottolineato, i servizi devono poter garantire interventi multisistemici e su base comunitaria, volti a creare collegamenti tra gli individui, le famiglie e le reti sociali352.

4.4 Adolescenza adottiva e ruolo dei servizi

L'adolescenza si configura come una fase particolarmente significativa del ciclo di vita in cui il ragazzo/a è impegnato/a nella costruzione della propria identità attraverso un processo che lo/a conduce ad abbandonare le identificazioni infantili in favore della costruzione di nuove caratteristiche personali e nuovi modi di funzionamento sociale353. In letteratura si ritiene che l'abbinamento delle due a, adolescenza-adozione, costituisca un ulteriore elemento di complessità, in quanto la famiglia deve fronteggiare dei compiti evolutivi che sono specifici dell'esperienza adottiva354.

351 Bianca Bertetti (2013) L'adozione di bambini reduci da esperienze sfavorevoli infantili particolarmente difficili. In Op. Cit.

352

Froma Walsh. La resilienza familiare, Milano, Raffaello Cortina. 2008.

353 M. Farri Monaco, M.T. Niro. Adolescenti ed adozione: aspetti teorici ed esperienziali. In Adolescenza e adozione. Atti delle giornate di approfondimento 9-10 Novembre 2004 Provincia di Bologna a cura del Coordinamento Provinciale Adozioni.

354

Antonio D'andrea. (2012) Essere genitori di un adolescente adottivo: aspettative, compiti, opportunità. In AA.VV. I percorsi formativi del 2009 nelle adozioni internazionali. Approfondimenti, specificità, innovazioni. Collana della Commissione per le adozioni internazionali. .Istituto degli Innocenti, Firenze.

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145

Il processo di costruzione dell'identità personale è generalmente più complesso per gli adolescenti adottati; per questi ragazzi due sono le famiglie che assumono una rilevanza psicologica: quella adottiva e quella biologica, che rimane simbolicamente presente e della quale il ragazzo frequentemente non ha molte informazioni355. L'adolescente deve quindi compiere un viaggio interiore che gli consenta di integrare e attribuire un senso alla propria storia personale, di riappropriarsi delle proprie origini recuperando quei tasselli mancanti per la costruzione della propria identità, trovando in tal modo un senso profondo di connessione tra presente, passato e futuro. L'adolescenza è dunque una fase di ricapitolazione che conduce il ragazzo a rapportarsi con il fatto di essere stato abbandonato, con la sua storia, i suoi ricordi; egli deve inoltre integrare due diverse etnicità, per giungere alla costruzione di una propria identità etnica356. In questo periodo è stato documentato un incremento delle difficoltà comportamentali e dei fattori di rischio per la salute mentale, proprio in relazione alla discontinuità rispetto alle origini, alla lacunosità delle informazioni sugli eventi precoci della vita, al dover rielaborare l'idea di essere stati abbandonati, alle diversità che si evidenziano dal confronto con coetanei e all'interrogarsi circa le differenze etniche e culturali357. Dunque questa tappa evolutiva è più complicata per i ragazzi adottati, perché, come afferma G.C. Turri, “nel duro lavoro del superamento della loro identità verso l'individuazione di quella adulta, devono misurarsi con l'esplosione delle bombe della diversità e dell'abbandono, e anche con quel bel macello del colore della pelle358”.

Ai genitori adottivi sono richiesti sforzi diversi rispetto ai genitori di famiglie naturali, in quanto devono sostenere l'adolescente adottato nel difficile compito

355 D. Brodzinsky, J. Palacios. Lavorare nell'adozione. Dalle ricerche alla prassi operativa. Milano, Franco Angeli 2011.

356

Ondina Greco. (2012) L'intervento nelle situazioni di difficoltà. Il lavoro con l'adolescente adottato. In AA.VV. I percorsi formativi del 2009 nelle adozioni internazionali. Approfondimenti, specificità, innovazioni. Collana della Commissione per le adozioni internazionali. .Istituto degli Innocenti , Firenze.

357 Ongari Barbara.(2012) Adozione e attaccamento: strumenti di valutazione e interventi. In AA.VV. I percorsi formativi del 2009 nelle adozioni internazionali. Approfondimenti, specificità, innovazioni. Collana della Commissione per le adozioni internazionali. Istituto degli Innocenti , Firenze.

358 G.C. Turri. Adolescenza, costruzione dell'identità e appartenenze familiari plurime. In

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sin qui delineato. Agli stessi spetta il compito di parlare al ragazzo delle proprie origini, di ricostruire o narrare con lui la storia al fine di permetterne la rielaborazione e fornirgli la possibilità di affrontare anche gli eventi maggiormente traumatici del suo passato359. Inoltre la necessità evolutiva degli adolescenti di prendere le distanze interne dalle figure di attaccamento adottive riapre negli adottati le ferite legate all'abbandono subito, rendendo in tal modo più complesso il raggiungimento dell'autonomia. Per tale motivo ai genitori è richiesta la capacità di offrire una partnership competente e riflessiva, che sia in grado di creare uno spazio di accoglienza all'ambivalenza dei sentimenti, supportando i movimenti del figlio verso l'indipendenza360. Come sostiene Marina Farri Monaco, “nei genitori adottivi possono riattivarsi antichi fantasmi collegati alla sterilità, alla presenza dei genitori biologici e al timore che il distacco e l'indipendenza siano finalizzati alla ricerca delle proprie origini,

facendo risuonare come aggressivo un atto comunque protestatario361”. La

curiosità da parte degli adolescenti adottivi di avere informazioni sulla famiglia d'origine può essere motivo di difficoltà per la coppia adottiva, la quale può considerare queste richieste come motivo di svalutazione o di attacco circa le proprie capacità genitoriali. I genitori possono inoltre convivere con la paura che il proprio figlio crescendo si riveli un estraneo, più simile ai genitori biologici che a loro. Tale timore può esacerbarsi se il ragazzo inizia a mostrare difficoltà scolastiche o comportamenti antisociali362.

La duplicità delle istanze di autonomia e appartenenza compresenti nel periodo dell'adolescenza può far si che il ragazzo si relazioni con i genitori con comportamenti contraddittori che si inseriscono tra i due poli dell'aggressività e della ricerca di affetto. Quando si tratta di adolescenti adottati, tali tipi di

359

Chistolini M. La famiglia adottiva, come accompagnarla e sostenerla, Milano, Franco Angeli, 2010. 360 Ongari Barbara.(2012) Adozione e attaccamento: strumenti di valutazione e interventi. In Op. Cit. 361 M. Farri Monaco, M.T. Niro. Adolescenti ed adozione: aspetti teorici ed esperienziali. p. 29 In

Adolescenza e adozione. Atti delle giornate di approfondimento 9-10 Novembre 2004 Provincia di Bologna a cura del Coordinamento Provinciale Adozioni.

362 G.C. Zavattivi, V. Guerriero, A. Santona. (2012) Le specificità dell'adolescenza adottiva. In AA.VV. I percorsi formativi del 2009 nelle adozioni internazionali. Approfondimenti, specificità, innovazioni. Collana della Commissione per le adozioni internazionali. Istituto degli Innocenti , Firenze.

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comportamenti fisiologici rendono la relazione familiare complessa, in quanto come sostiene Chistolini “il senso di estraneità e distanza cosi normale in questo ciclo di vita può essere percepito come molto più intenso e l'assenza del legame biologico può divenire la chiave di lettura delle fisiologiche conflittualità che caratterizzano la relazione. Inoltre i genitori adottivi possono sentire di non essere riusciti a costruire un legame sufficientemente forte con il figlio, interpretando la fisiologica necessità di differenziarsi da loro contestandoli, come il segnale di un rapporto di appartenenza non sufficientemente forte363”.

A volte i comportamenti dell'adolescente adottivo possono suscitare negli adulti un forte senso di estraneità e la sensazione di non avere nulla a che spartire con il figlio che si comporta in un modo così difficile da comprendere e da gestire. Occorre inoltre considerare che se la relazione affettiva con i genitori adottivi è stata instabile, carente o conflittuale, l'adolescente può agire sul piano comportamentale tentativi di fuga da una situazione emotiva che non gli ha permesso di acquisire una sufficiente fiducia di base364. A tal proposito Rosnati sostiene che il legame adottivo si basa sulla reciprocità della scelta, per cui all'adolescente viene chiesto di scegliere di essere figlio di quei determinati genitori e di appartenere a quella particolare famiglia; a tal fine quanto più fluida è la comunicazione nella famiglia e quanto più saldi sono i legami al suo interno, tanto maggiore è il senso di appartenenza reciproca per i genitori e per il figlio adottivo e tanto è minore la possibilità che possano verificarsi problematiche all'interno del nucleo familiare365. In questo periodo di alta vulnerabilità personale e relazionale, la valenza protettiva rappresentata da legami sicuri di attaccamento con i genitori adottivi viene individuata come un fattore di rilevanza e di prevenzione fondamentale366. Dunque, ai fini di un equilibrato sviluppo dell'adottato adolescente, si delinea l'importanza del lavoro di

363 Chistolini M. La famiglia adottiva, come accompagnarla e sostenerla, p. 183-184. Milano, Franco Angeli, 2010.

364 M. Farri Monaco, M.T. Niro. Adolescenti ed adozione: aspetti teorici ed esperienziali. In Op. Cit. 365

D. Brodzinsky, J. Palacios. Lavorare nell'adozione. Dalle ricerche alla prassi operativa. Milano, Franco Angeli 2011.

366 Barbara Ongari, Alessandro Decarli. (2013) Leggere le relazioni familiari degli adolescenti adottati alla luce della teoria dell'attaccamento. In minorigiustizia n. 2-2013 p. 11-21 Franco Angeli. Milano.

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148

monitoraggio dei legami di attaccamento familiari nel periodo successivo all'inserimento del bambino nel nucleo, in modo tale che quando il minore giunge nella fase di adolescenza tale transizione avverrà nel modo più equilibrato possibile.

Da quanto sin qui delineato emerge con forza quanto la realtà degli adolescenti adottivi contenga in sé un potenziale destabilizzante sulle dinamiche familiari e si connoti come irta di difficoltà e di aspetti critici da gestire, che conducono in un certo numero di casi, a delle situazioni di vero e proprio fallimento367.

La ricerca effettuata dalla Commissione delle Adozioni Internazionali368 sui fallimenti adottivi rileva che:

 l'86,5% dei minori allontanati sono preadolescenti o adolescenti;

 l'allontanamento si colloca nella fase adolescenziale sia che il figlio sia stato adottato in età prescolare sia che sia stato adottato in età preadolescenziale o adolescenziale;

 anche nei casi in cui l'adozione difficile coinvolga minori accolti nel nucleo adottivo in età prescolare, comunque il momento della difficoltà definito dall'evento allontanamento si colloca ugualmente nella fase del ciclo di vita della famiglia in cui il figlio è adolescente.

Dai dati delineati dalla ricerca, dunque emerge come l'adolescenza si configuri come una sfida per genitori e figli. Tale fase viene definita nell'indagine come uno specchio che riflette, amplifica e talvolta distorce le fragilità della coppia e del sistema familiare, in cui emergono con dirompenza difficoltà di relazione che erano già presenti prima della fase adolescenziale, connesse all'incapacità di riconoscersi come membri appartenenti allo stesso nucleo familiare e alla non corrispondenza delle rappresentazioni che bambino e coppia hanno costruito

367 M. Chistolini. L'adolescenza adottiva. (2012) In AA.VV. I percorsi formativi del 2009 nelle adozioni internazionali. Approfondimenti, specificità, innovazioni. Collana della Commissione per le adozioni internazionali. Istituto degli Innocenti , Firenze.

368 Collana della commissione per le adozioni internazionali, Percorsi problematici dell’adozione internazionale, in collaborazione con l’istituto degli Innocenti di Firenze, 2003.

(28)

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reciprocamente. Nei casi di fallimento descritti dalla ricerca sembra essersi realizzato quello che Rosnati369 definisce il patto impossibile, in cui genitori e figli occupano posizioni psichiche così distanti tra loro da rendere impossibile la creazione di un patto adottivo, in cui il figlio viene percepito come estraneo e gli aspetti negativi del suo comportamento vengono ricondotti alle sue origini. Da parte sua il figlio conferma la propria estraneità dei rapporti familiari, con frequenti strategie di acting out nel processo di individuazione e separazione dai genitori. Dunque, come la stessa autrice sostiene “la transizione adolescenziale rappresenta una fase cruciale nell'evoluzione del legame adottivo, perché svela ancor più chiaramente lo scenario relazionale familiare formatosi nelle fasi precedenti, e offre al tempo stesso indicazioni sul successo o sul fallimento del processo adottivo370.

È tuttavia doveroso affermare che l'adolescenza dei figli adottivi non rappresenta un periodo necessariamente problematico e doloroso, per tale motivo non deve essere considerata come un periodo patologico, bensì come fase di trasformazione che può dare luogo a crisi irrimediabili ma anche e più frequentemente a un assetto migliore e più funzionale.

Per ciò che concerne il ruolo degli operatori psico-sociali, risulta di fondamentale importanza individuare delle strategie di intervento, spazi di pensiero e percorsi di sostegno che siano in grado di accompagnare e sostenere il ragazzo e i suoi genitori affinché i cambiamenti che l'attraversano siano gestiti in maniera

adeguata e diano luogo a trasformazioni evolutive371. Le famiglie devono essere

aiutate a creare il legame adottivo, non solo immediatamente dopo il collocamento del minore, ma soprattutto durante l'età adolescenziale, affinché la relazione tra genitori e figli possa essere sempre serena e positiva372.

369 R. Rosnati, D. Bramanti, R. Regina. Il patto adottivo. L'adozione internazionale di fronte alla sfida dell'adolescenza. p. 155 Milano, Franco Angeli. 1998.

370 D. Brodzinsky, J. Palacios. Lavorare nell'adozione. Dalle ricerche alla prassi operativa. p. 160 Milano, Franco Angeli 2011.

371 M. Chistolini. (2012) L'adolescenza adottiva. In Op. Cit.

372 D. Brodzinsky, J. Palacios. Lavorare nell'adozione. Dalle ricerche alla prassi operativa. Milano, Franco Angeli 2011.

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A) the specific mention that women who were married to a foreigner did not lose their nationality and that foreign women married to a Bolivian could acquire the Bolivian