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7. S.ANDREA IN CHINZICA

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Academic year: 2021

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7. S.ANDREA IN CHINZICA

La tavola XXVI della Descrizione del Tronci raffigura la chiesa di S.Andrea mostrandone la facciata e la fiancata sinistra. La facciata è a capanna, è dotata di un solo portale d'ingresso sormontato da una lunetta ed è bucata da un oculo nella parte superiore. Il lato sinistro presenta un'entrata architravata, affiancata da un elemento rettangolare (forse identificabile con un sarcofago). Nell'ordine superiore sono presenti due monofore affiancate da altre tre piccole aperture quadrate disposte in modo irregolare. Spicca infine la sommità di un campanile situato sul fianco destro della chiesa [FIG.27].

Il testo contiene alcune notizie che nel tempo sono state smentite. Innanzitutto il Tronci ne data la fondazione al 1117, in seguito alla vittoria dei pisani alle Baleari e parla di un'immediata destinazione di questa e del costruendo monastero attiguo ai monaci Vittorini di Marsiglia, come ringraziamento per avere custodito i cadaveri dei pisani morti nell'impresa.1

Il primo documento riguardante la chiesa risale però al 10952 ed è riportato per la prima volta

da Leopoldo Centofanti Tanfani in una retrospettiva storica sullo stesso edificio stilata nel 1885. Come scrive lui stesso “tale documento è un atto del 3 ottobre 1096 (stile pisano) col quale i fratelli Signoretto e Bono, figli di Moro e Bona, dopo aver narrato che in tempo precedente avevano, insieme con le loro mogli Benedetta e Gisla, offerto e consegnato un piccolo pezzo di terra posto in luogo detto Cartangula perché ivi fosse fabbricata una chiesa in onore di S.Andrea e S.Vincenzo, riservandosi il diritto di eleggere col consiglio dei vicini il Rettore di essa, fanno donazione di questo diritto alla chiesa e al monastero di S.Vittore di Marsiglia”.3 Il documento costituisce a tutti gli effetti l'atto di trasformazione di una chiesa da

poco costruita in abbazia di filiazione. S.Vittore di Marsiglia, dal canto suo, aveva una discreta importanza al tempo nel bacino mediterraneo e contava una serie di filiazioni nell'area: questo meccanismo solitamente va ad implicare risvolti e intrecci non solo di natura religiosa, ma anche sociale ed economica.4

Tutte le operazioni di fondazione e dedicazione vanno in conclusione retrodatate di più di vent'anni rispetto a quanto scrive il Tronci. Anche il caritatevole atto dei Vittorini marsigliesi nei confronti dei caduti pisani alle Baleari è successivo e dunque il rapporto tra i due eventi

1 TRONCI, “Descrizione...”, c.XXIX r. 2 GARZELLA, 1990, p.101.

3 TANFANI CENTOFANTI, 1885, doc I, “(...) nos ad honorem Dei congregati Signorectus videlicet et Bonus germani, qui pro remedio animarum parentum nostrorum et nostrarum obtulimus Deo unam petiolam de terra nostra posita in loco ubi dicitur Cartangula, et cum uxoribus nostris tradidimus eam ad edificadam ecclesiam in honore tuo Deus noster et sacti Andree et sancti Vincentii (...)”

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potrebbe essere invertito:5 il favore di accogliere le suddette spoglie può essere stato frutto di

un do ut des in virtù della presenza di un priorato vittorino in Pisa fresco di fondazione e dei contatti attivi tra questo e la chiesa madre. Inoltre, la posizione dell'edificio, defilato rispetto al centro abitato, ma allo stesso tempo vicino alle importanti vie di comunicazione costituite dal fiume e dalla strada passante per la Porta Fiorentina, risultano coerenti con quella che è generalmente la norma per le fondazioni abbaziali in questo periodo.

Successivamente il Tronci descrive la chiesa di S.Andrea come molto ridotta nelle sue dimensioni rispetto al passato, priva ormai della parte monasteriale, la cui distruzione viene ascritta al momento “della caduta di Pisa o delle guerre antecedenti”,6 dimostrando però di

non avere in proposito dati certi e non specificando a quale “caduta” si riferisce, se a quella del 1409 o quella del 1512.

Il Tronci non dà certezze nemmeno riguardo l'effettivo tempo di permanenza dei padri Vittorini, pur citando il fatto che nel 1405 il complesso si trova ad essere commenda dell'Arcivescovo Giuliano di Tarso per volontà pontificia. In realtà il Memoriale del monastero annota al 25 agosto 1400 questa riduzione a commenda in seguito alla morte dell'ultimo Priore.7 Come però scrive di seguito il Tronci stesso, la chiesa continua ad

assolvere funzioni monasteriali ospitando i Serviti tra il 1405 e il 1475, spostatisi poi in S.Antonio a causa dei lavori di costruzione della prima Fortezza fiorentina nella stessa zona. Centofanti Tanfani però ricorda nello stesso libello che la Fortezza è conclusa per il 1468 e dunque ipotizza che già a quella data i serviti avessero abbandonato il luogo. A supporto di quest'idea allega la trascrizione di una provvisione dei Priori datata 2 ottobre 1465 in cui si spiega come, per evitare che i serviti portino fuori città le campane ed altri averi della chiesa di S.Andrea, questi oggetti siano temporaneamente custoditi in S.Cristoforo e poi in S.Domenico.8

Con la costruzione della Fortezza, S.Andrea viene infine investita del ruolo di chiesa parrocchiale per i soldati di stanza presso di essa.

7.1. Le discordanze tra scavo e piante.

Nonostante le diatribe avutesi nei secoli sulla permanenza o meno delle strutture monasteriali e sulla coerenza o incoerenza dell'edificio con le sue originarie fattezze, Centofanti Tanfani nel suo libello parla di un dato riportato da Alessandro Da Morrona nella Pisa Illustrata che

5 BELLINI, 1913, p.260.

6 TRONCI, “Descrizione...”, c.XXIX r.

7 FEBBRARO, GATTIGLIA, RONZANI, 2006, p.44. 8 CENTOFANTI TANFANI, 1885, doc. IV.

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farebbe riferimento esplicito a un nuovo assetto dell'edificio risalente proprio al 1475 e coincidente con la sua riduzione da monastero a chiesa. Il dato riportato da Alessandro Da Morrona è un'iscrizione presente all'interno dell'edificio riportante la consacrazione della chiesa da parte del Vescovo di Calcedonia Zacherìa avvenuta la seconda domenica d'aprile, sotto il capitanato di Iacopo d'Antonio Peri nel 1475.9

La presenza della stessa iscrizione viene già registrata durante una Visita Pastorale di Francesco de' Conti d'Elci datata 22 gennaio 1687, dove è descritta come posizionata su un pilastro alla sinistra dell'entrata.10 Anche successivamente alla seconda edizione della Pisa

Illustrata del Da Morrona la stessa iscrizione viene citata nel corso di altre due Visite

Pastorali effettuate dal meticolosissimo Ranieri Alliata il 23 maggio 181311 e il 27 luglio

1823.12

Esaminando i dati disponibili si apre però un'ulteriore questione, ossia se la chiesa di S.Andrea descritta ed illustrata dal Tronci sia effettivamente la stessa fondata nel 1095, oppure no. Prendendo per corrette le dimostrazioni dell'abbattimento delle strutture monasteriali tra gli anni '60 e '70 del '400, in seguito alla costruzione della prima Fortezza fiorentina, si aprono due possibilità. Nel primo caso la consacrazione del 1475 potrebbe fare riferimento alla prima fabbrica, privata della parte monasteriale, magari ridotta nelle dimensioni e destinata ad essere parrocchia. Nel secondo caso il riferimento potrebbe riguardare un secondo edificio poco distante riadattato o costruito ex novo per assolvere soltanto le funzioni parrocchiali. Stando alla Descrizione si tratta dello stesso edificio, dal momento che l'autore dichiara che “la detta Chiesa è ancora in piedi”,13 ma è molto difficile

dimostrare la veridicità di questa affermazione.

Tra 2003 e 2005 infatti viene portata avanti una campagna di scavo preventivo nelle immediate adiacenze del palazzo Scotto-Corsini volta a tracciare la storia di questa costruzione impiantatasi sul lato nord del bastione una volta smilitarizzato, e finalizzata a studiare le preesistenze attorno ad esso. La zona indagata, pur essendo interna al perimetro della Fortezza, non coincide con quella che è l'area occupata dalla chiesa di S.Andrea. Infatti, come si evince da tutte le piante che la riportano, da quelle più dettagliate a quelle meno affidabili, la chiesa risulta essere più a sud-est rispetto all'area scavata [FIG.28]. Nonostante

9 DA MORRONA, 1812, p.282.

10 ACDP, Visite Pastorali, f.17, c.119 v. “Vi è la memoria della sua consacrazione in un pilastro posto nella parte di detta chiesa a mano sinistra di dove s'entra in chiesa consacrata l'anno 1475”.

11 ACDP, Visite Pastorali, f.36, p.270. “Questa Chiesa (…) Fu consacrata da Mons. Zaccheria Palmieri Arcivescovo di Calcedonia unitamente alla Mensa dell'Altare l'anno 1475 come consta dall'iscrizione in marmo esistente nella parete in Cornu Evangelii.”.

12 ACDP, Visite Pastorali, f. 43, c.135 v. 13 TRONCI, “Descrizione...” c. XXVII r.

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questo gli scavi hanno riportato alla luce la porzione nord-occidentale di una struttura identificata proprio come la medievale chiesa di S.Andrea14 [FIG.29].

Il perimetro dell'edificio scavato permette di descriverla come una chiesa ad aula con tetto in scisti, pavimento in malta e ciottoli fluviali, pareti interne intonacate e forse decorate.15 Parte

di questa struttura risulta essere stata obliterata dalla cortina muraria che, secondo i risultati dello scavo, aveva inglobato il campanile stesso della chiesa, individuato, per la sua posizione, nella cosiddetta Torre di S.Antonio16 ancora visibile oggi all'entrata del Giardino

Scotto, seppur sbassata e modificata [FIG.30]. In prossimità dell'edificio scavato, in una zona al tempo probabilmente ortiva, sono anche state ritrovate alcune sepolture.17

Il complesso dei dati restituiti dallo scavo permette di datare la demolizione di questo edificio alla metà del '400, quando la sua area viene tagliata dalla buca di fondazione delle mura e alcuni suoi materiali vengono riusati. La provvisione dei Priori dell'ottobre 1465 viene pertanto utilizzata qui come ulteriore prova dello smantellamento in atto dell'edificio.18

Prendendo per corretta l'analisi archeologica, ossia ammettendo che l'edificio scavato e analizzato sia la vecchia chiesa di S.Andrea, allora si possono trarre ulteriori deduzioni. Da quando scrive il Tronci fino al 191319 non viene mai scritto che la chiesa è stata distrutta, ma

solo che è stata “ridotta nelle sue dimensioni”, parlando di demolizione solo riguardo agli altri ambienti monasteriali. A questo punto però è praticamente certo che la S.Andrea di cui parla il Tronci sia una chiesa diversa rispetto a quella fondata nel 1095. La famosa iscrizione testimoniante la consacrazione di S.Andrea e datata 1475, si riferirebbe quindi alla consacrazione di una nuova chiesa, e non di una vecchia chiesa con nuova destinazione. Resta solo aperta la questione se la seconda S.Andrea sia stata costruita ex novo (magari riusando materiali di quella vecchia e magari ricaldandone le fattezze, elemento che non si può provare per mancanza di evidenze iconografiche del periodo medievale) oppure sia stata ricavata a partire da strutture murarie preesistenti non demolite. L'unico elemento che possiamo desumere rispetto alla sua struttura in pianta è, oltre alle dimensioni contenute, la terminazione piana con abside semi-circolare, rappresentata nelle mappe più dettagliate dell'area circostante.

14 GARZELLA, FEBBRARO, RONZANI, 2006, p.45. 15 Ibid., p.46.

16 Ibid., p.48. 17 Ibid., p.49 18 Ibid., p.50. 19 Si veda p.110.

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7.2. Testimonianze successive alla Descrizione.

Nonostante la semi-distruzione del primo bastione perpetrata dai pisani nel 1494, la Fortezza Nuova viene ricostruita nella stessa posizione a partire dal 1512. Già dalla metà del '400 S.Andrea svolge funzione spirituale per i soldati abitanti nella fortezza, ruolo che ricoprirà fino alla smilitarizzazione di quest'ultima. Il Tronci, al suo tempo, la definisce parrocchia, e l'ultima informazione tra lo storico e il leggendario che aggiunge è la sua importanza in quanto luogo di sepoltura di Spingarda Buzzaccherini, madre di S.Ranieri, patrono di Pisa. Tornando al discorso riguardante la distruzione e ricostruzione della chiesa, viene da pensare che la tomba possa essere spostata nella nuova costruzione e potrebbe essere identificata con lo spazio rettangolare raffigurato nella Descrizione di fianco alla porta laterale. Nonostante questo, testimonianze molto successive come la guida redatta dal Bellini nel 1913 parlano di questa sepoltura come non più esistente.

La prima testimonianza dell'esistenza di questa chiesa successiva alla sua citazione nel Tronci è la già menzionata Visita Pastorale del 1687. L'unica informazione ulteriore che restituisce è quella riguardante il pilastro con l'iscrizione, ma c'è un dato curioso. Il testo riportato si trova nella descrizione di una chiesa annotata in realtà come “S.Barbara in Fortezza”, benché la stessa carta corrisponda nell'indice a “S.Andrea in Arce”. Data la corrispondenza dovuta alla presenza dell'iscrizione, forse per un periodo la chiesa ha una doppia dedicazione, oppure S.Barbara è un nome alternativo usato per l'edificio o per l'area circostante. Infatti, benché non ci siano altri documenti in cui la chiesa viene chiamata così, la Torre della cortina muraria nelle sue immediate vicinanze è annotata con il toponimo “Posto di S.Barbara” al rimando 21 nella raffigurazione della fortezza attribuita a Luigi Giachi e realizzata nella seconda metà del '700 [FIG.31-32].

Tra '600 e '700 la chiesa di S.Andrea viene annotata sulla maggior parte delle piante della città. La pianta Scorzi segna la chiesa al rimando 95, sebbene la legenda si fermi al numero 94 (associato all'Oratorio delle Carceri). Non si conosce il motivo di questa “dimenticanza”, ma, comunque sia, l'edificio è annotato con la croce che contraddistingue le fabbriche ecclesiastiche. Precedentemente non annotata nella pianta Pezzini, dopo la Scorzi ricompare nella pianta Ricci del 1735 sempre al rimando 95 e nella pianta Lorenzi del 1777 al rimando 153.

Un'ulteriore prova dell'attività di S.Andrea come cappella e parrocchia per gli abitanti della Fortezza è costituita dalla presenza dei suoi Libri Parrocchiali. I Libri dei Battezzati, dei Morti e dei Matrimoni vengono tutti rifatti nel 1775 a spese dello Scrittojo delle Fortificazioni di

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Sua Altezza Reale dal Cappellano Parroco del tempo, Antonio Bondi di Castiglioncello.20 Il

Libro dei Battezzati è addirittura fornito di un regolamento in quindici articoli “per i cappellani delle truppe di S.A.R. e dei corpi della sua Guardia, da osservarsi nelle guarnigioni di Firenze, Livorno, Pisa e Portoferraio”21 e l'ultimo battesimo riportato (eseguito come gli

altri nel Battistero di S.Giovanni ad opera di un Cappellano Militare) risale all'8 novembre 1780. Il Libro dei Morti riporta la finalità per cui viene rinnovato, essendo terminato quello precedente, ossia registrare i defunti tra gli addetti alla Fortezza che trovano sepoltura sia in S.Andrea, sia altrove. L'ultimo defunto è attestato al 24 gennaio 1781.22 Infine il Libro dei

Matrimoni è privo di introduzioni e attesta l'ultima unione al 31 ottobre 1780.23 I tre Libri, pur

essendo predisposti con la massima cura, assolvono il loro ruolo per pochi anni e infatti gli avvenimenti annotati occupano solo una piccola parte delle pagine.

7.3. La smilitarizzazione della Fortezza e il nuovo uso di S.Andrea.

Le vicende riguardanti S.Andrea si intrecciano inevitabilmente con quelle riguardanti la presenza della Fortezza ed è questo il motivo della brusca interruzione dell'attività parrocchiale della chiesa. Tra 1780 e 1781, per iniziativa di Pietro Leopoldo, ha luogo l'effettiva smilitarizzazione dei presidi militari della città, ormai inutili. La smilitarizzazione del bastione prevede una sua parziale demolizione (soprattutto vicino al ponte per liberare il passaggio) e la sua messa in vendita: il 26 giugno 1781 viene infatti acquistato da Pietro Chiesa, residente a Livorno, e la chiesa di S.Andrea, unitamente agli altri beni presenti nella fortezza, passa sotto la sua proprietà.24 Pietro Chiesa si dedica a costruire parte della propria

abitazione, nota al tempo col nome di “Tre Palazzi”, impiantandola sul lato nord del bastione prospiciente al fiume e trasformando in giardino la zona retrostante. Il suo intervento però non va oltre il 26 ottobre 1792, giorno in cui muore lasciando la moglie Maria Maddalena Salucci e due figli piccoli di nome Agostino e Teresa.25

Prima della sua morte però, nell'aprile dello stesso anno, compie un'azione riguardante la chiesa di S.Andrea. Come già ricordato, Ferdinando III succedendo a Pietro Leopoldo ripristina una serie di compagnie e confraternite precedentemente soppresse, tra queste anche la compagnia dell'Arcangelo Raffaello, soppressa nel 1785. Essendo al tempo già distrutto

20 Si veda l'intestazione di tutti e tre i Libri in ACDP, Libri Parrocchiali, n.24, reg. A. 21 Ibid.

22 ACDP, Libri Parrocchiali, n.24, reg. B. 23 ACDP, Libri Parrocchiali, n.24, reg. C. 24 SOBRERO, 2006, p.94.

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l'oratorio da questa in precedenza utilizzato, come ricorda Alessandro da Morrona,26 Pietro

Chiesa concede S.Andrea in livello alla compagnia. Questa utilizza l'edificio fino al gennaio 181127 quando, per porre rimedio ai disagi legati alla sua scomoda posizione, decide di

spostarsi in una delle chiese rimaste inutilizzate in seguito alle soppressioni napoleoniche, scegliendo S.Giovanni de' Fieri come nuova sede.28 La traslazione della compagnia viene

sancita ufficialmente il 24 gennaio 1811 tramite un documento sottoscritto dal Maire Ruschi in cui il Priore Del Voglia, aggiudicatario della fabbrica di S.Giovanni de' Fieri, ne concede l'uso alla compagnia suddetta affinché lì svolga le proprie funzioni.29

S.Andrea risulta allivellata ancora alla compagnia dell'Arcangelo Raffaello anche quando nel 1797 Domenico Scotto acquista dalla vedova Salucci Chiesa i “Tre Palazzi” e alcune parti del giardino retrostante. Lo Scotto negli anni successivi lavora alacremente per modificare quanto realizzato dai Chiesa e costruire il proprio lussuoso palazzo, tant'è che nemmeno la paralisi edilizia della parentesi francese lo tiene a freno.30

La chiesa di S.Andrea resta però di patronato di Agostino Chiesa, figlio del defunto Pietro, come si può evincere sia dalla Visita Pastorale del 1813, sia da quella del 1823, entrambe di Ranieri Alliata e dunque molto dettagliate. Mentre la famiglia Scotto fa in modo di rendere l'area verde circostante una sorta di giardino pittoresco racchiuso tra le rovine del vecchio bastione e arricchito di nuove aggiunte (come il “camminamento romantico”), la chiesa resta dunque sotto un'amministrazione diversa, ma sicuramente ben inserita nel contesto del “giardino di delizie”.31

Nella Visita del 23 maggio 1813 effettuata da Ranieri Alliata la chiesa di S. Andrea viene

26 DA MORRONA, 1812, p.282. 27 ACDP, Visite Pastorali, f.43, c.128 r/v.

28 ACDP, Visite Pastorali, f.47, p.460. Estratto da una retrospettiva sulla storia della Compagnia dell'Angelo Raffaello compilata dal Canonico de Fulger nel 1856.“[l'Arciconfraternita] fu quindi ripristinata il dì 15 Aprile 1792, mediante nuova Sovrana Annunenza, nella Chiesa di S.Andrea, detta di Fortezza, concessa loro a titolo di Livello dal Patrono di essa, sig. Pietro Chiesa, per contratto sotto il dì 19 Aprile 1792. La località di tale Oratorio per il cattivo accesso, specialmente nella stagione invernale, rendendo sommamente incomodo l'esercizio delle pie funzioni, che si praticavano dai Fratelli, pensarono i rappresentanti la Confraternita di chiedere una delle chiese rimaste libere per la soppressione dei Monasteri, avvenuta nell'Epoca della Francese Invasione, ed infatti ottennero dall'Arcivescovo Ranieri Alliata di gloriosa memoria, la facoltà di uffiziare nella Chiesa di S.Giovanni de' Fieri, ove prima esistevano le Monache dell'Ordine Gerosolimitano.”

In questo documento è indicato come cambio di sede l'anno 1815, ma si tratta di un errore, v. qui nota 37

29 ACDP, Atti Straordinari, f.69, c.137. “Adì 24 gennaio 1811. L'aggiudicatario della fabbrica del soppresso Convento di S.Giovanni de' Fieri di questa città, inerendo alla richiesta dei Sig.ri componenti la Venerabile Compagnia sotto il titolo dell'Arcangiolo Raffaello, presta ai medesimi ogni opportuno consenso di riaprire la chiesa, compresa in detto locale, per l'esercizio delle sacre funzioni, che già si celebrano in altro oratorio di incomodo accesso, previo il consenso dell'Autorità Civili ed Ecclesiastiche, il tutto conforme all'Articolo 45, inserito nell'Atto di Aggiudicazione della detta Fabbrica ed il quale essi medesimi potranno procurarsi. Firmato Priore Cosi del Voglia aggiudicatore. Nulla si oppone per parte dell'Autorità Municipale all'apertura della suddetta Chiesa. Pisa 24 gennaio 1811, firmato il Maire Ruschi.”

30 SOBRERO, 2006, p.101.

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definita semplicemente come un edificio ecclesiastico presente nel circondario di S.Martino (ragion per cui ad accogliere i Visitatori c'è il Priore Natale Sguanci) privo di cura d'anime, dove la messa viene celebrata ogni giorno festivo per devozione del suo padrone. Le uniche informazioni aggiuntive sulla chiesa riguardano la presenza di un solo altare ligneo con gradino e ciborio, sovrastato dall'immagine di un crocefisso coperto per devozione. L'unica esortazione dell'Arcivescovo è di provvedere a celebrare il giorno della consacrazione della chiesa, secondo la forma consueta.32 Non viene fatta parola della presenza della compagnia

dell'Arcangelo Raffaello, cosa che conferma l'abbandono precedente del luogo da parte di essa.

La presenza di un crocefisso coperto è riportata anche dal Da Morrona ne I pregi di Pisa, redatto nel 1816, indicandolo come dato di rispettabilità della chiesa assieme alla sua antichità,33 e risulta anche nella Visita Pastorale del 13 luglio 1823, eseguita sempre da

Alliata. Anche in quest'occasione l'immagine del crocefisso resta coperta per devozione, ma viene ordinata l'apposizione del titolo “I.N.R.I.”. Non ci sono altre informazioni nuove sulla chiesa in sé, se non il fatto che nel frattempo c'è un nuovo Priore di S.Martino a fare gli onori di casa (Jacopo Falcioni) e che non viene ancora adempiuto l'ordine di celebrare la ricorrenza della consacrazione.

L'utilizzo religioso dell'edificio è segnalato anche nel quasi coevo catasto particellare dove la particella corrispondente a S.Andrea, la numero 1482, è contraddistinta dalla croce che indica le fabbriche religiose. Diversamente da quanto raffigurato in passato, però, la terminazione dell'edificio risulta piana e non ad abside semicircolare [FIG.33].

Come si può vedere, nel corso dell'800 sono svariate le testimonianze riguardo S.Andrea, e infatti non sono finite qui, poiché la chiesa risulta annoverata in diverse guide di Pisa. Ranieri Grassi nel 1836 la inserisce nella Descrizione storica e artistica di Pisa e de' suoi contorni, riportando le informazioni tramandate dal Tronci e quelle riguardanti la permanenza della confraternita dell'Angelo Raffaello, indicandone l'uso coevo di “privata cappella della nobil famiglia Chiesa”.34 Nonostante questo la pianta elaborata dallo stesso autore nel 1831 non

riporta la chiesa tra gli edifici religiosi, pur appuntando in legenda, tra gli edifici pubblici, la fortezza “cambiata in accessorio di delizia del giardino Scotto”.35

S.Andrea non compare nemmeno nella successiva pianta del Grassi del 1851 e, a partire dalla guida del Nistri pubblicata nel 1852, non è più indicata tra le principali chiese della città

32 ACDP, Visite Pastorali, f.36, pp.269-270. 33 DA MORRONA, 1816, p.176.

34 GRASSI, 1836, p.161. 35 NUTI, 1982, p.53

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diversamente da quanto accaduto fino a quel momento: viene infatti inserita all'interno della descrizione della fortezza, mentre le notizie su di essa sono ridotte all'osso.36 Tra queste

spunta però un'informazione, ossia che la chiesa sia stata il luogo di battesimo di Galileo, elemento che ritorna anche nella guida redatta da Francesco da Scorno nel 1874, dove l'edificio ecclesiastico rimane sempre brevemente citato solo nel momento in cui viene descritta la fortezza.37 Inoltre, quest'informazione è già riportata nella raccolta XII Vedute di

Pisa realizzata da Bartolomeo Polloni nel 1834. L'incisore annovera infatti tra le stampe di

questa pubblicazione anche la raffigurazione dell'ingresso al bastione dismesso dalla parte di Via di Fortezza, aggiungendo nella didascalia chiari riferimenti a questo come il luogo di nascita e battesimo di Galileo. Tuttavia, la chiesa di S.Andrea non risulta visibile [FIG.34]. Restando nell'ambito delle raffigurazioni, anche la guida di Destantins-Anthony del 1888 riporta una veduta del giardino Scotto, ma da un punto di vista inusuale. La raffigurazione è collegata alla descrizione dell'ex-Fortezza e, come dice la didascalia, punta l'attenzione sulla passeggiata coperta fatta costruire dallo Scotto. Dal punto di vista che fornisce l'immagine è possibile scorgere un edificio addossato alle mura nei pressi della posizione occupata dalla chiesa di S.Andrea. Tuttavia le sue fattezze sembrano piuttosto ricordare quelle di un qualsiasi edificio finestrato coperto da un tetto a un solo spiovente, circondato da una vegetazione selvaggia. La chiesa, dal canto suo, nel testo viene a malapena citata secondo il solito cliché, ossia subordinata alla storia del bastione38 e quindi, essendo il dato d'attrazione palesemente

diverso, va da sé che non ci sia particolare interesse a raffigurarla distintamente [FIG.35]. Durante la Visita Pastorale che l'Arcivescovo Maffi effettua il 20 gennaio 1907 alla chiesa di S.Martino e agli edifici religiosi del suo circondario, S.Andrea viene descritta soltanto come “chiusa da circa dodici anni e in stato di rovina”.39 Facendo un breve calcolo, dunque, la

chiesa risulterebbe chiusa almeno dal 1895, ma tra le filze degli Atti Straordinari non sono reperibili informazioni a riguardo. L'accento sul suo stato di degrado torna anche nella guida di Ross e Erichsen, Story of Pisa, pubblicata nel 1909, dove è presente una descrizione più organica del suo stato fisico. La chiesa è evidentemente ancora in piedi e in stato di abbandono: è descritta infatti come piccola, umile e fatiscente, con le pareti infangate e i vetri

36 NISTRI, 1852, p.213, “Passato il Ponte e presa la strada a sinistra lungo quell'esteso prato denominato il Piaggione vedesi l'antica Fortezza costrutta nel 1512 ora però cambiata in accessorii ad un giardino di delizia: vi è nell'interno la chiesa di S.Andrea in Kinseca edificata nel 1117, in questa fu battezzato Galileo”.

37 DA SCORNO, 1874, p.119.

38 DESTANTINS-ANTHONY, 1888, p.171 “Lorsque vous avez traversé ce pont, prenez le chemin que vous voyez sous une sombre voute du Palais Scotto-Corsini, vous entrerez dans l'enceinte de l'Antica Fortezza, construite en 1475 par les Florentins, quand ils se furent rendus maitres de Pise. La petite église qu'on rencontre à gauche est celle de S.Andrea in Chinzica, où fut baptisé Galilée, et où est enselevie Mingarda Buzzaccherini, mère de S.Ranieri, ce qui prouve l'antiquité de la Fortresse et de l'église.”

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rotti. Non manca inoltre nel testo una velata critica allo stato in cui versa l'edificio, testimone, secondo le autrici, del periodo più glorioso della storia pisana e dunque meritevole di essere trattato con più riguardo.40 Sebbene dal punto di vista storico le informazioni di questa guida

inglese non siano particolarmente approfondite, limitandosi a ricalcare la versione del Tronci con alcune aggiunte poco plausibili,41 questo testo è importante per avere un'idea delle

condizioni in cui l'edificio si affaccia al '900.

Una maggiore attenzione riguardo la storia della chiesa (senza fare però parola sul suo effettivo stato materiale) si ha nella guida redatta da Antonio Bellini. Sia nell'edizione del 1913, sia in quella del 1922 viene riportata e smentita la storia della fondazione successiva alla conquista delle Baleari, così come viene riportato e smentito il fatto di essere luogo di battesimo di Galileo. Viene inoltre ricordata la sepoltura in loco della madre di S.Ranieri, benché il Bellini riporti che “di questa sepoltura non v'è oggi traccia” e viene citata l'ulteriore supposizione che voleva lì presente in passato anche la tomba di Pier delle Vigne. Ma a parte queste speculazioni foriere più che altro di ekfraseis erudite, il Bellini è l'unico a riportare il fatto che sia la chiesa medievale, sia la parte conventuale vengono effettivamente distrutte nel '400 e l'edificio visibile è infatti conseguentemente “ricostruito in forma molto ridotta”.42

7.4. L'epilogo di S.Andrea.

Sembra ormai appurato che la chiesa di S.Andrea, ridotta a rovina, venga distrutta negli anni '30 del '900 nel corso dei lavori promossi dal Regime per trasformare il giardino privato Scotto in parco pubblico,43 una volta che sia l'area verde, sia il palazzo stesso passano sotto la

proprietà del Comune di Pisa.

Il contratto con cui il Comune procede all'acquisto del giardino Scotto è datato 26 giugno 1935 e viene registrato il 15 luglio.44 Nell'autunno del 1936 iniziano le espropriazioni di un

paio locali posti all'interno del giardino, finalizzate alla loro demolizione. Vengono quindi invitati i rispettivi proprietari (il presidente del Comitato Croce Rossa Italiana e la ditta Raffaello Cambi&figli) a lasciare gli edifici in loro uso, posti entrambi in Via di Fortezza.45 Il

processo di esproprio e demolizione comunque risulta accompagnato dalle lungaggini del

40 ROSS, ERICHSEN, 1909, p.264. “The entrance to the old Fortezza is at the end of the street, and not far off will be found S.Andrea in Chinsica, a very humble and dilapidated little church in Via della Fortezza. It stands close under the city walls that formed the River boundary of the great Florentine fortress of 1515. Associated as it is with the most glorious period of Pisan history, the church deserves better treatement, and one longs to see the shuttered windows mended and the mud wiped from its defiled walls”.

41 Ibid., La permanenza dei Serviti, per esempio, viene estesa fino al 1515. 42 BELLINI, 1913, p.260. oppure BELLINI, 1922, p.158.

43 TOLAINI, 2009, p.18.

44 ASP, Comune di Pisa-sezione separata, serie III, f.79, p.578. 45 ASP, Comune di Pisa-sezione separata, serie VII, cat. II, f.46.

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caso, tant'è che il 13 febbraio 1937 l'Ufficio Tecnico del Comune di Pisa manda una nuova ingiunzione al Presidente del Comitato Croce Rossa Italiana per avvertirlo che nel giro di una settimana avranno inizio le demolizioni di quei locali per i quali il destinatario “assicurava lo sgombro fin da questa estate.”46

Anche la chiesa di S.Andrea subisce lo stesso processo di esproprio e demolizione. Innanzitutto, a quanto risulta dall'atto di compravendita del fabbricato, pare che il 2 settembre 1937 l'Ufficio Tecnico effettui una perizia sull'edificio con tanto di planimetrie.47 Il 23 ottobre

1937 il Comune procede all'acquisto, sebbene l'atto venga ufficializzato due mesi dopo. La chiesa di S.Andrea, ultimo fabbricato rimasto, viene comprata al prezzo di 20.000 £ dal suo proprietario, tale Oreste Marrazzini48: il fine della compravendita è la demolizione

dell'edificio.49

Il progetto per la sistemazione del giardino viene varato dal'Ufficio Tecnico del Comune il 20 giugno 1938 e la ditta Giusti Ferdinando di Riglione vince l'appalto per occuparsi dei lavori.50

Tra l'ufficializzazione dell'atto di compravendita della chiesa e l'approvazione del progetto non ci sono elementi che testimoniano un effettivo via libera alla demolizione di S.Andrea. Rispetto ai lavori iniziali sul giardino è però attestato che alla data dell'approvazione del progetto “fu provveduto alle espropriazioni, alle demolizioni dei fabbricati, oltre che alla esecuzione di vari lavori preparatori e di manutenzione ai manufatti esistenti”.51 Considerando

le solite lungaggini accompagnanti gli espropri, è plausibile che la chiesa venga quindi demolita nella prima metà del 1938, calcolando un lasso di tempo di circa sei o sette mesi tra

46 Ibid.

47 Nelle carte custodite all'ASP rispetto i lavori portati avanti dall'Ufficio Tecnico nel 1937 non c'è traccia né di questa perizia, né delle planimetrie allegate.

48 Il nome di Oreste Marrazzini compare in alcune delibere del potestà del 1930, in cui è indicato come il proprietario di un'impresa che quello stesso anno si aggiudica i lavori di ampliamento del cimitero presso S.Giovanni al Gatano (18 febbraio 1930) e i lavori di sistemazione per il fabbricato ospitante il nuovo Museo Civico (14 luglio 1930).

49 ASP, Comune di Pisa-sezione separata, serie III, f.79, p.578. “Li 23 ottobre 1937 XV. Il Podestà, Visto il contratto 26 Giugno 1935 XIII registrato a Pisa il 15 Luglio successivo n°77 Vol.174 col quale dal Comune di Pisa, insieme alla Provincia, venivano acquistati il Palazzo Scotto, quest'ultimo assegnato come sua parte al Comune di Pisa; Considerato che ai fini propostisi dal Comune e cioè di sistemare ed isolare il giardino per valorizzarlo e destinarlo a parco pubblico occorre, come già fatto per gli immobili di proprietà del Cav.Giorgio Serra, provvedere all'acquisto e alla demolizione dell'ultimo fabbricato rimasto, di proprietà del sig. Oreste Marrazzini; Vista la perizia redatta dall'Ufficio Tecnico Comunale in data 2 settembre u.s. che stima il valore di detti immobili complessivamente da £ 22.000 a £ 23.000 circa; Visto il disegno planimetrico allegato alla perizia suddetta; Viste le trattative svolte colla Ditta suddetta che portano ad un accordo nella somma complessiva di acquisto per £ 20.000 (ventimila) degli immobili che sopra; Visto il parere favorevole espresso all'unanimità dalla Consulta Municipale nella adunanza del 18/9/1937 XV; Delibera di approvare l'acquisto dal Sig.Oreste Marrazzini per la somma complessiva di £. 20.000 dell'immobile già chiesetta, e fabbricati annessi, compreso il resede di terreno posteriore, rappresentati al catasto del Comune di Pisa in sezione C dalla particella 1482, art.di stima 1965, esente, e da porzione della particella 1483 art.2192, di bq.365 mq.124, reddito 4,23, posto in Via di Fortezza.”

50 ASP, Comune di Pisa-sezione separata, serie VII, cat. XV, f.414. 51 ASP, Comune di Pisa-sezione separata, serie III, f.80, p.302.

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l'atto di compravendita e il via al progetto per la trasformazione del giardino in parco pubblico.

Stando al progetto, infatti, nell'elenco dei lavori da eseguire e nei disegni corrispettivi non vi è nessuna traccia della chiesa, la quale non viene neanche nominata. L'unico riferimento ad uno smantellamento di strutture preesistenti è contenuto nei sommari dei registri di contabilità: in questi la seconda voce elencata è costituita sempre dalla generale dicitura “demolizioni di varia natura” oppure “demolizione di vecchie murature e trasporto macerie”.52 Non

conoscendo la data esatta della demolizione della chiesa non si sa quanto questa sia a ridosso dell'inizio dei lavori successivi all'approvazione del progetto. Resta quindi il beneficio del dubbio rispetto all'entità di queste “vecchie murature” demolite, considerando che durante i lavori vengono effettuati interventi anche su altre superfici murarie, come alcune parti perimetrali della fortezza stessa.

Nelle varie parti del progetto di sistemazione del giardino si trovano piuttosto elencati gli interventi da eseguirsi nella zona precedentemente interessata dalla presenza della chiesa. Nelle perizie di spese per il giardinaggio dell'aprile 1939 è appuntata la volontà di formare una “cortina di verde lungo le mura nel tratto dell'ingresso dal Torrino fino alla rampa di accesso al Bastione e da questo all'ingresso di via della Fortezza”. La zona indicata è tutta quella rasente l'interno delle mura in corrispondenza dell'odierno Lungarno Fibonacci e quindi include anche lo spazio occupato in passato da S.Andrea.53

Il cosiddetto Torrino infatti è la Torre di S.Antonio, ossia il campanile sbassato della prima S.Andrea, presso il quale è tuttora situato l'ingresso al parco. Questa struttura, composta da file pseudoisodome di pietre tagliate e sbozzate, viene infatti preservata e considerata in questa fase all'interno di diversi progetti di valorizzazione che la vuole trasformata in una specie di guardiola54 [FIG.36-37-38].

Nella parte corrispondente alla chiesa di S.Andrea viene effettivamente predisposta una cortina di verde, con l'aggiunta di due voliere, una per trampolieri e una per passeracei, le quali costituiscono uno degli ultimi lavori di rifinitura al giardino pubblico [FIG.39]. Il materiale per la loro costruzione viene ordinato tra il settembre 1939 e il febbraio 1940. A seguito degli ulteriori lavori di restauro al Giardino Scotto in tempi molto più recenti, lo spazio occupato al tempo dalle voliere risulta essere quello occupato oggi dai due gazebo

[FIG.40].

Il Giardino Scotto viene inaugurato come parco pubblico nel dicembre 1940, a dispetto del

52 ASP, Comune di Pisa-sezione separata, serie VII, cat. XV, n.414. 53 Ibid.

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secondo conflitto mondiale che dal giugno dello stesso anno vede partecipe anche l'Italia. L'area della fortezza va a costituire un luogo importante durante la guerra poiché sede del più capiente rifugio antiaereo in Pisa, approntato nei sotterranei del bastione prospiciente l'attuale Piazza Guerrazzi. Inoltre l'area del giardino subisce alcuni bombardamenti, complice la sua vicinanza al fiume e al ponte della Fortezza che, come tutti gli altri, viene fatto saltare nel 1944. L'ex- Palazzo Scotto, i “Tre Palazzi” e parte della cortina muraria nei pressi della quale un tempo sorgeva S.Andrea, proprio per la loro posizione, escono molto danneggiati dal conflitto.

La cosa bizzarra è che nel bollettino dei danni di guerra stilato dall'Ufficio del Genio Civile di Pisa all'attenzione del Ministero dei Lavori Pubblici viene inserita anche la chiesa di S.Andrea, demolita però ben prima dei bombardamenti. L'edificio viene addirittura segnato come “distrutto” e “in corso di ricostruzione” e tra i materiali occorrenti allo scopo vengono segnati 1500 mattoni, 84 chili di calce, 10 chili di cemento, 1 metro cubo di legname e 25 metri cubi di pietre, per una stima complessiva di 300.000 £.55

La spiegazione più probabile a questa anomalia è che la chiesa di S.Andrea venga annotata tra quelle distrutte per racimolare denaro extra in seno alle altre richieste di finanziamento per le ricostruzioni post-belliche. L'edificio infatti si presta bene per passare come fabbrica distrutta dai bombardamenti. Innanzitutto la sua effettiva demolizione, come la sistemazione del giardino, sono eventi temporalmente vicini ai bombardamenti. La distruzione di una chiesetta da tempo inutilizzata come S.Andrea è un fatto che può passare tranquillamente in sordina, quindi in un documento ufficiale da mandare al Ministero la distruzione effettiva e la distruzione fittizia costituiscono due fatti che possono sovrapporsi senza destare sospetto. Infine, il dato tangibile dei danni veri provocati dai bombardamenti nell'area circostante, ben documentato anche da fotografie, rende ancora più credibile il tutto [FIG.41]. Bisogna notare infatti che la chiesa viene astutamente inserita nell'elenco di quelle distrutte e non fra quelle danneggiate, così da giustificare ulteriormente la sua totale assenza.

In conclusione, le vicende della chiesa di S.Andrea sono molteplici e complicate, a partire dai fraintendimenti che per secoli si sono avuti rispetto la sua originaria costruzione e la successiva fondazione nel 1475. La chiesa ricostruita ex novo, nel corso della sua storia, risulta progressivamente legata al cambiamento della macrostruttura militare che la comprende dalla metà del '400 in poi. Se prima di questo periodo la zona in cui è posta rimane al limite dell'abitato, ma pur sempre nei pressi di uno dei punti d'entrata alla città, con la costruzione della fortezza la sua posizione e funzione originarie risultano entrambe snaturate.

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La chiesa diventa uno degli elementi contenuti nel bastione, così come dopo la sua smilitarizzazione diventa uno degli elementi del giardino privato. A discapito del suo importante ruolo passato, l'ultimo mezzo secolo di storia di questa chiesa narra il suo progressivo abbandono, fino alla sua vendita e demolizione. Fino alla fine le sue vicende sono intrecciate a quelle della fortezza che la contiene, dal momento che non sopravvive all'ultimo grande cambiamento che investe l'area, ossia la trasformazione del bastione in uno dei parchi pubblici e polmoni verdi della città. Anche la sua storia “postuma” resta legata alla fortezza e al giardino, donando alla chiesa una seconda fittizia demolizione ad opera dei bombardamenti che danneggiano per davvero la zona circostante.

Per concludere, la S.Andrea ricostruita nel '400 non lascia alcun elemento visibile o tangibile della sua storia. La S.Andrea di prima fondazione invece lascia tuttora il suo vecchio campanile sbassato e ormai quasi completamente ricoperto da vegetazione superiore infestante, all'entrata del giardino Scotto [FIG.42]. Inoltre nel 1968 il Comune, con il favore dell'associazione “Amici di Pisa” fa porre in loco una lapide commemorativa in ricordo della prima fondazione di questa chiesa e della spedizione dei pisani alle Baleari [FIG.43]. La lapide recita così:

“In questo luogo di Chinzica chiamato Cartangula o Baractularia sorse la chiesa dei SS.Andrea e Vincenzo dai fratelli Bono e Signoretto nel 1095 donata all'abbazia di S.vittore di

Marsiglia nella quale la primavera del 1115 ebbero onorata sepoltura con il ricordo marmoreo qui trascritto i pisani caduti nella vittoriosa spedizione alle Baleari condotta dall'Arcivescovo

Pietro:

+ Verbi incarnati de virgine mille peractis annis, his centum bis septem connumeratis,

vincere Maiorcas, Christi famuli inimicas, temptant Pisani Maometi regna profani Marte neci dantur multi tamen hii sociantur

angelice turbe celioque locantur in urbe terra destructa classis redit equore ducta,

et vi divina redeunt victrice carina. O pia victorum bonitas! Defuncta suorum corpora classe cerunt Pisamque reducere querunt:

sed simul adductus ne turbet gaudia luctus, cesi pro Christo tumulo clauduntur in isto.

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BIBLIOGRAFIA: CACIAGLI, C., 1994, p.35. CENTOFANTI TANFANI, L., 1885. BELLINI, A., 1913, pp.260-261. BELLINI-PIETRI, A., 1922, p.158. BELLINI-PIETRI, A., 1932, p.234. DA MORRONA, A., 1812, p.282. DA MORRONA, A., 1816, p.176. DA SCORNO, F., 1874, p.119. GRASSI, R., 1836, p.161. GRECO, G., 1984, pp. 146, 177, 182, 231. GARZELLA, G., 1990, pp. 35, 94, 101, 102, 118, 148, 151, 153, 159, 182, 189, 199, 220, 227, 238, 240. GARZELLA, G., 2006, pp.15-24.

GARZELLA, G.- FEBBRARO, M., - RONZANI, M., 2006, pp.41-51. PIZANELLI, A., 1909, p.134. ROSS, J., ERICHSEN, N., 1909, pp.264-265. SOBRERO, A., 2009, p.71. TOLAINI, E., 1979, pp. 96, 98, 105, 120, 129, 152, 153. TOLAINI, E., 1992, p.60. TOLAINI, E., 2009, pp.10-25.

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7.5. Appendice.

Dalla Descrizione di Paolo Tronci.

c.XXVII r. S.Andrea in Chinzica

Tornati che furno li Pisani dall'impresa delle Isole Baleari vincitori, e trionfanti l'anno 1117, per mostrarsi grati alli monaci di S.Vittore di Marsilia nella Chiesa delli quali havevan lassati seppelliti li cadaveri delli lor morti nelle fattioni di quel'impresa, cominciorno a fabricare una Chiesa sotto il titolo di S.Andrea Apostolo, con un Monastero congiunto, e ridutto ben presto il tutto a perfettione, vi condussero li sopradetti monaci di S.Vittorio con assegnarli sufficienti entrate per il loro mantenimento, con grandissima consolatione di tutta la città, alla quale potevano molto giovare con le loro orationi, e buoni esempi. E ancora in piedi la detta Chiesa, credo molto diminuita rinchiusa nella fortezza fatta fabricare dai fiorentini nel Quartier di Chinzica, e serve per Chiesa Parrocchiale in detto luogo, non puo già conoscersi vestigio alcuno del detto monastero forse destrutto ò nella caduta di Pisa, ò nelle guerre antecedente, come ne anco posso imaginarmi fino a che tempo perseveronno a starci li predetti monaci. Certo e che questa Abbatia, o Priorato che fusse partiti che furno li detti Monaci, fù dal Pontefice ridotta in Commenda, e l'anno, 1405, la teneva Giuliano Arcivescovo Tarsense, il quale quando fu concessa la detta Chiesa ai Padri de li Servi dalli Pisani con buona grazia del signor Gabbrielmaria Visconti Prior di Pisa, ne diede il suo consenso, e l'anno 1475, quando i Fiorentini fecero la nuova fortezza in Pisa, erano ancora in detto luogo i Serviti, e di lì per detto effetto sen'andorno a stare a S.Antonio, dove sono ancora di presente, come il tutto apparisce nella prima parte degl'Annali di dett'Ordine de Servi nell'ultimo del libbro, dove sono numerati li Conventi di detta Religione. Nella sopra detta Chiesa antica fù seppellita la Madre di S.Ranieri nominata Spingarda della nobilissima famiglia de Buzzaccherini, è raccontasi nella vita del medesimo Santo che tornato che fù di Gerusalemme à Pisa visitato che hebbe il Duomo, là si trasferì, è con molte lacrime fece oratione longa sopra la Sepoltura di lei, poi predicò al popolo che vi era concorso essortandolo à far penitenza è li narrò quanto l'era occorso dal dì della sua Conversione fino al suo ritorno con grandissimo contento di chi lo sentì.

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