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Academic year: 2021

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Italian Journal of Special Education for Inclusion | © Pensa MultiMedia Editore srl | ISSN 2282–6041 (on line) |

1. RECENSIONE

Claudio Imprudente (in collaborazione con E. Papa)

Da geranio a educatore. Frammenti di un percorso possibile

Erickson, Trento, 2018, pp. 127 Ines Guerini

Università Roma Tre / ines.guerini@uniroma3.it

Il libro di Claudio Imprudente (Da geranio a educatore. Frammenti di un percorso possibile), scritto in collaborazione con Enrico Papa, si configura – più che come una biografia – come un’antologia di esperienze e temi (Imprudente, 2018). Difatti, Da geranio a educatore racconta le esperienze di vita dell’autore, il tutto condito con quel pizzico d’ironia che traspare dallo stesso titolo e che ci viene spiegato nell’Introduzione (La disabilità fa cultura), in cui l’autore rivela che alla nascita i propri genitori sono stati informati del fatto che lui sarebbe stato con-dannato a essere per sempre un vegetale. Così, Imprudente ha scelto di essere un geranio (Imprudente, 2018).

Di questa fioritura (Nussbaum, Sen, 1993), a cui lo stesso Imprudente fa rife-rimento nel testo (p. 61), sono responsabili i genitori, i quali hanno opportuna-mente saputo coltivare le aspirazioni e le capacità dell’autore. Una vita, quindi, quella di Imprudente, condotta perseguendo i propri desideri, piuttosto che es-sere «vittima della medicalizzazione e rimane[re] intrappolata in un paradigma ospedalizzante» (p. 40).

Relativamente alla struttura del libro, questo si presenta diviso in otto capitoli. A cura dell’autore sono – oltre la già citata Introduzione – anche le Conclusioni, a cui segue la Nota del collaboratore (curate, per l’appunto, da Enrico Papa). Scritta da Roberta Caldin è, invece, la Presentazione, la quale relativamente al testo sostiene sia «un confronto che ci aiuta/costringe a inoltrarci nella vita delle persone con disabilità con rispetto e con complicità […], illuminando parti di vita lasciate in ombra, rendendole familiari, conosciute, accessibili, condivisibili. In-somma, nostre» (p. 13).

Addentrandoci nel libro, particolarmente rilevante è il terzo capitolo (Laurea honoris causa) in cui Imprudente riporta la lectio magistralis tenuta presso la se-de di Rimini se-dell’“Alma Mater Studiorum” (di Bologna) in occasione se-del conferi-mento della laurea honoris causa in Formazione e Cooperazione. Laurea fortemente voluta dal professor emerito Andrea Canevaro, il quale introducendo l’evento, ha invitato il pubblico presente ad imparare a non «vedere nell’altro unicamente quello che già sappiamo» (p. 49).

Allo stesso modo, Canevaro sostiene l’importanza di «accettare l'imprevisto, poiché è l’imprevisto che permette di raggiungere l'innovazione» (p. 50). Difatti, lo stesso Imprudente evidenzia come sia stato necessario a tutti «abbandonare il sentiero già tracciato e intraprenderne un altro con caratteristiche e mete in

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parte sconosciute» (p. 52). È questo, ad esempio, il caso della costituzione del Centro Documentazione Handicap di Bologna, di cui Imprudente ci racconta nel primo capitolo (La rivoluzione delle coscienze).

Un modo, quello dell’operato del Centro per tentare di cambiare la cultura, visto che Imprudente sostiene «la disabilità sia, almeno in parte, una costruzione culturale, ma che al tempo stesso concorra a produrre nuova cultura» (p. 16). Questione su cui non possiamo che essere d’accordo, così come auspichiamo fortemente possa essere rimossa dall’immaginario collettivo «l’idea erronea che la diversità e la disabilità debbano necessariamente essere affrontate come pa-tologie, finendo per incentivare l’instaurarsi di legami assistenziali e curativi» (p. 92).

Si tratta, in altri termini, di concedere a ciascuno la possibilità di fiorire (per tornare al pensiero di Nussbaum, Sen, 1993), seguendone poi le esperienze di vita, responsabili queste ultime di dar forma all’inclusione (Imprudente, 2018), giacché per farlo «non è sufficiente una legge» (p. 45). Piuttosto, è necessario ri-disegnare «le coordinate spazio-temporali dell’apertura all’altro, che recuperano le direzioni di crescita comune, nelle quali costruire spazi co-evolutivi che tra-sformino i limiti in soglie, i vincoli in risorse» (pp. 12-13).

Un viaggio in direzione dell’altro quello di Da geranio a educatore che il letto-re – desideroso di abitaletto-re i contesti educativi – deve obbligatoriamente conce-dersi per contribuire a scardinare quel meccanismo che «comunica già della e sulla disabilità in un certo modo» (p. 71).

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