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Alternanza scuola – lavoroanno scolastico 2016/2017

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(1)

Alternanza scuola – lavoro

anno scolastico 2016/2017

Parte 1

“Francesco Alberghetti”

PROFESSIONALE PER L’INDUSTRIA E L’ARTIGIANATO – TECNICO INDUSTRIALE

LICEO SCIENTIFICO

Via Pio IX, 3 - tel. 0542 691711 - fax 44296 - 40026 - Imola BO - Codice fiscale 02103431207

(2)

Formazione Specifica

conforme ai contenuti dell'accordo Stato-Regioni Rep. Atti n. 221/CSR del 21/12/2011

2

Corso di formazione in materia di salute e sicurezza dei Lavoratori

ai sensi dell'art. 37 c. 2 del decreto legislativo 9 aprile 2008 N.° 81 e s.m.i

(3)

Di cosa parliamo oggi

 Ambienti di lavoro, viabilità

 Rumore, vibrazioni, rischi determinati da attrezzature di lavoro

 Microclima, illuminazione

 Movimentazione manuale dei carichi, movimenti ripetuti degli arti superiori,

 rischio chimico, biologico, cancerogeno, mutageno,

 Dispositivi di protezione individuale

(4)

Titolo IV

Cantieri temporanei o mobili (art 88-160)

Titolo III

Uso delle attrezzature di lavoro e dei DPI (art 69-87)

Titolo II

Luoghi di lavoro (art 62-68)

Titolo I

Principi comuni (art 1-61)

D.Lgs. 9 aprile 2008 n.81

13 Titoli (306 articoli) / 51 Allegati (232 pagine) Allegati I, II e III

Allegato IV

Allegati dal V al IX

Allegati dal X al XXIII Sanzioni artt 55-60

Sanzioni art 68

Sanzioni art 87

Sanzioni artt 157-160

4

(5)

Titolo VII

Attrezzature munite di

videoterminali (art 172-179) Titolo VI

Movimentazione manuale dei carichi (art 167-171)

Titolo V

Segnaletica di salute e sicu- rezza sul lavoro (art 161-166)

Titolo VIII Agenti fisici Allegati dal XXIV al

XXXII

Allegato XXXIII

Allegato XXXIV

Allegati XXXV, XXXVI e XXXVII

Sanzioni artt 165-166

Sanzioni artt 170-171

Sanzioni artt 178-179

D.Lgs. 9 aprile 2008 n.81

13 Titoli (306 articoli) / 51 Allegati (232 pagine)

(6)

Titolo XI

Protezione da atmosfere esplosive (art 287-297) Titolo X

Esposizione ad agenti biologici (art 266-286)

Titolo IX

Sostanze pericolose (art 221-265)

Allegati dal XXXVIII al XLIII

Allegati dal XLIV al XLVIII

Allegati XLIX, L e LI Sanzioni artt 262-265

Sanzioni artt 282-286

Sanzioni art 297

D.Lgs. 9 aprile 2008 n.81

13 Titoli (306 articoli) / 51 Allegati (232 pagine)

6

(7)

Titolo XIII

Norme transitorie e finali (art 304-306)

Titolo XII

Disposizioni in materia penale e di procedura penale

(art 298-303) 298 - Specialità

301 – D.Lgs. 758/94

302 – Pena di solo arresto

D.Lgs. 9 aprile 2008 n.81

13 Titoli (306 articoli) / 51 Allegati (232 pagine)

301bis – Estinzione illeciti amministrativi

302bis – Potere di disposizione

TO

(8)

Ambienti di lavoro, viabilità

 Rumore, vibrazioni, rischi determinati da attrezzature di lavoro

 Microclima, illuminazione

 Movimentazione manuale dei carichi, movimenti ripetuti degli arti superiori,

 rischio chimico, biologico, cancerogeno, mutageno,

 Dispositivi di protezione individuale

(9)

D.Lgs. 81/08 Titolo II art. 62

… luoghi di lavoro: i luoghi destinati a ospitare posti di lavoro, ubicati all’interno dell’azienda o

dell’unità produttiva, nonché ogni altro luogo di pertinenza

(10)

D.Lgs. 81/08 Titolo II art. 64 Il Datore di Lavoro deve accertarsi che:

• I luoghi di lavoro siano conformi ai requisiti indicati nell’ALLEGATO IV.

• I luoghi di lavoro, gli impianti e i dispositivi vengano sottoposti a regolare pulitura, onde assicurare condizioni igieniche adeguate.

• Gli impianti e i dispositivi di sicurezza, destinati alla prevenzione o all'eliminazione dei pericoli, vengano sottoposti a regolare manutenzione e al controllo del loro funzionamento.

• I luoghi di lavoro devono essere strutturati tenendo conto, se del caso, dei lavoratori disabili.

(11)

D.Lgs. 81/08 Titolo II art. 64 Il Datore di Lavoro deve accertarsi che:

• Le vie di circolazione interne o all'aperto che conducono a uscite o ad uscite di emergenza e le uscite di emergenza siano sgombre allo scopo di consentirne l'utilizzazione in ogni evenienza.

(12)

• destinare al lavoro locali chiusi sotterranei o semi sotterranei Se necessario per particolari esigenze tecniche, il datore di lavoro deve provvedere ad assicurare idonee condizioni di aerazione, di illuminazione e di microclima.

• consentire l’accesso dei lavoratori in ambienti sospetti di inquinamento (es: pozzi neri, fogne, camini, fosse, ecc), ove sia possibile il rilascio di gas nocivi, senza che sia stata prima accertata l’assenza di pericolo per la vita e l’integrità fisica dei lavoratori, o senza prima aver risanato dell’atmosfera mediante ventilazione o altri mezzi idonei.

Quando possa esservi dubbio sulla pericolosità dell’atmosfera, i lavoratori devono essere legati con cintura di sicurezza, vigilati per tutta la durata del lavoro e, ove occorra, forniti di apparecchi di protezione. L’apertura di accesso a detti luoghi deve avere dimensioni tali da poter consentire l’agevole recupero di un lavoratore privo di sensi.

È vietato :

(13)

AMBIENTI DI LAVORO Alcune caratteristiche

che devono avere…..

(14)

REQUISITI DEI LUOGHI DI LAVORO

14

(15)

I locali devono essere stabili

I luoghi destinati a deposito devono riportare l’indicazione della portata massima (Kg/m2).

I carichi non devono superare tale portata massima e devono essere distribuiti razionalmente ai fini della stabilità del solaio o della scaffalatura.

(16)

16

1.2 ALTEZZA, CUBATURA E SUPERFICIE

• Nelle aziende con più di 5 lavoratori o in quelle in cui si eseguono lavorazioni che comportano la sorveglianza sanitaria, i limiti sono i seguenti:

Altezza non inferiore a 3 metri;

Superficie di almeno 2 m2 per ogni lavoratore;

Volume di almeno 10 m3 per ogni lavoratore.

Tali valori si intendono lordi, ovvero senza deduzione dei mobili, macchine ed impianti fissi.

• Lo spazio destinato al lavoratore nel posto di lavoro deve essere tale da consentire il normale movimento della persona in relazione al lavoro da compiere.

• Per gli uffici e le aziende commerciali i limiti di altezza sono individuati dalla normativa urbanistica vigente.

(17)

1.3 PAVIMENTI, MURI, SOFFITTI, FINESTRE,

LUCERNARI, SCALE, MARCIAPIEDI, BANCHINE E RAMPE DI CARICO

A meno che non sia richiesto diversamente dalle necessità delle lavorazioni è vietato adibire a lavori continuativi locali che:

•non siano difesi contro agenti atmosferici, calore e rumore;

•non abbiano aperture sufficienti per il ricambio d’aria;

•non risultino ben asciutti e difesi dall’umidità;

•non risultino provvisti di pavimenti e pareti efficacemente lavabili.

(18)

I pavimenti devono essere:

fissi;

stabili;

antisdrucciolevoli;

esenti da protuberanze, cavità o piani inclinati pericolosi

 Nelle parti dei locali dove abitualmente si versano sul pavimento sostanze putrescibili o liquidi, il pavimento deve avere superficie unita ed impermeabile e pendenza sufficiente per avviare rapidamente i liquidi verso i punti di raccolta e scarico.

 Se il pavimento si mantiene bagnato (es: zone di passaggio) deve essere fornito di graticolato o palchetti, a meno che i lavoratori non siano forniti di calzature impermeabili.

PAVIMENTI:

(19)

• Qualora non ci siano particolari condizioni le pareti devono essere a tinta chiara.

• Le pareti trasparenti o traslucide devono essere segnalate e costruite con materiali di sicurezza fino a 1 metro.

Segnalare!

(20)

FINESTRE E LUCERNAI:

• Le finestre e i lucernari devono poter essere aperti, chiusi e regolati in totale sicurezza

• Le finestre e i lucernari devono poter essere pulite senza rischi

• L’accesso ai tetti costruiti di materiale non resistente può essere autorizzato solo con l’uso di dispositivi anticaduta

(21)

PORTE E PORTONI

• Le porte devono essere agevolmente apribili dall’interno

(22)

1.5 VIE E USCITE DI EMERGENZA

• Devono sempre rimanere sgombre!

• In caso di pericolo tutti i posti di lavoro devono poter essere evacuati rapidamente.

• Il numero e le dimensione delle vie e delle porte di uscita deve essere dimensionato all’azienda.

• Le porte devono poter essere aperte nel verso dell’esodo a meno di altri pericoli.

• Non devono mai essere chiuse a chiave quando sono presenti lavoratori a meno di casi specificatamente autorizzati.

• È vietato adibire a porte delle uscite di emergenza saracinesche, scorrevoli, ecc.

• Devono essere evidenziate da apposita segnaletica ed illuminate.

NO!

(23)

1.5 VIE E USCITE DI EMERGENZA

(24)

• Le aperture sul suolo devono essere provviste di coperture e/o parapetto con segnaletica di sicurezza annessa

• Le aperture nelle pareti che consentano il passaggio di una persona e che presentano pericolo di caduta devono essere protette.

• Per le finestre sono consentiti parapetti di 90 cm quando in relazione al tipo di lavoro non ci siano particolari condizioni di pericolo.

APERTURE SUL SUOLO

(25)

• Le zone con pericolo di caduta devono disporre di dispositivi e segnaletica che impediscano l’accesso ai lavoratori non autorizzati.

• Devono essere prese misure appropriate per proteggere i lavoratori autorizzati ad accedere alle zone di pericolo.

ZONE DI PERICOLO

(26)

APERTURE SUL SUOLO

26

(27)

1.9 MICROCLIMA (AERAZIONE – TEMPERATURA – UMIDITA’)

(28)

INQUINAMENTO INDOOR

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INQUINAMENTO INDOOR

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INQUINAMENTO INDOOR

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(31)

Di grande importanza per le vie di transito è l’illuminazione che si adotta; in particolare i requisiti essenziali che questa dovrebbe avere, sono:

omogeneità nella sua diffusione;

presenza di un impianto di emergenza che permetta l’evacuazione nel caso di accidentale interruzione della corrente;

1.10 ILLUMINAZIONE NATURALE ED ARTIFICIALE

(32)

1.11 LOCALI DI RIPOSO E REFEZIONE

• Quando la sicurezza dei lavoratori lo richiede devono essere presenti locali di riposo.

• Non sono obbligatori negli uffici.

• Devono avere dimensioni sufficienti e dotati di tavoli e sedie.

• Devono essere adottate protezioni per i non fumatori.

• Nel caso di lavori all’aperto con più di 30 lavoratori impiegati che rimangono in azienda devono essere messi a disposizione locali per la refezione.

• I refettori devono essere tenuti in perfette condizioni igieniche.

• Nel caso di esposizione a sostanze insudicianti è vietato consumare i pasti nei luoghi di lavoro.

(33)

1.12 SPOGLIATOI E ARMADI PER IL VESTIARIO

• Locali spogliatoi devono essere messi a disposizione ogni qualvolta si renda necessario

• Gli spogliatoi per aziende con oltre 5 dipendenti devono essere divisi per sesso

• Devono essere in ottime condizioni igieniche e vicini al luogo di lavoro

• Dotati di armadietti mono doppia anta

(34)

1.13 SERVIZIO IGIENICO ASSISTENZIALE

• I lavoratori devono avere a disposizione acqua potabile

• Nel caso sia necessario (il tipo di lavoro o la salubrità lo richiedano) devono essere messe a disposizione delle docce, separate per sesso.

• Devono essere previsti gabinetti separati per sesso nel caso di più di 10 dipendenti

• I servizi devono essere in perfette condizioni igieniche.

1.14 DORMITORI

• Per i lavori in aperta campagna, lontano dalle abitazioni, quando i lavoratori debbano pernottare sul luogo, il datore di lavoro deve fornire loro dormitori capaci di difenderli efficacemente contro gli agenti atmosferici.

• I locali devono essere forniti dei necessari suppellettili e rispondere alle esigenze dell’igiene

(35)

• Nelle lavorazioni che producono polveri il datore di lavoro deve adottare i provvedimenti atti a impedirne o a ridurne, per quanto è possibile, lo sviluppo e la diffusione nell’ambiente di lavoro

• Il Datore di lavoro deve mettere a disposizione dei lavoratori che eseguono lavorazioni che prevendono l’utilizzo di sostanze chimiche l’aspirazione localizzata.

DIFESA CONTRO LE POLVERI E DAGLI AGENTI NOCIVI

(36)

MISURE CONTRO L’INCENDIO E L’ESLOSIONE

Il Datore di lavoro ha l’obbligo di effettuare la VALUTAZIONE DEL RISCHIO INCENDIO della Sua azienda.

Il rischio è sempre presente e può essere:

BASSO – MEDIO – ALTO

In relazione al rischio dovranno essere formati gli addetti antincendio e predisposti idonei impianti estinguenti.

(37)

• Nei luoghi con pericolo di incendio o esplosione è:

 Vietato fumare

 Vietato usare fiamme libere

 Vietato usare apparecchi incandescenti

• Devono essere predisposti idonei sistemi di spegnimento. Tali sistemi devono essere mantenuti in efficienza e controllati almeno una volta ogni 6 mesi da personale esperto.

• Vietato usare acqua su sostanze che reagiscono e su apparecchi in tensione. Questi divieti devono essere resi noti ai lavoratori tramite avvisi.

(38)

• Nelle lavorazioni che producono polveri il datore di lavoro deve adottare i provvedimenti atti a impedirne o a ridurne, per quanto è possibile, lo sviluppo e la diffusione nell’ambiente di lavoro

• Ove non sia possibile sostituire il materiale di lavoro polveroso, si devono adottare procedimenti lavorativi in apparecchi chiusi ovvero muniti di sistemi di aspirazione e di raccolta polveri

2.2 DIFESA CONTRO LE POLVERI

(39)

• Nel caso vi debbano entrare i lavoratori devono essere provvisti di aperture di accesso di dimensioni tali da poter consentire l’agevole recupero di un lavoratore privo di sensi.

• Prima di entrare chi sovraintende ai lavori deve assicurarsi dell’assenza di gas o vapori nocivi o una temperatura dannosa e deve, nel caso vi siano pericoli, disporre di efficienti lavaggi, ventilazioni o altre misure idonee.

• Chi sovrintende deve provvedere a bloccare tutti i flussi in comunicazione con il recipiente e provvedere ad apporre un avviso con l’indicazione di divieto di manovra sui dispositivi di chiusura.

• I lavoratori all’interno devono essere assistiti all’esterno da un altro lavoratore posto all’esterno presso l’apertura di accesso.

VASCHE, CANALIZZAZIONI, TUBAZIONI, SERBATOI, RECIPIENTI, SILOS

(40)

Lavaggio con acqua nebulizzata

Ventilazione

(41)

•NORMATIVA

• D.LGS. 81/2008 E S.M.I.

•Titolo II capo I art. 64:

•Art. 64. - Obblighi del datore di lavoro

•1. Il datore di lavoro provvede affinché:

•[…] b) le vie di circolazione interne o all'aperto che conducono a uscite o ad uscite di emergenza e le uscite di emergenza siano sgombre allo scopo di consentirne l'utilizzazione in ogni evenienza;[…]

Allegato IV: Definizioni e caratteristiche delle vie di uscita ed emergenza.

Titolo V: Segnaletica, obblighi del datore di lavoro, informazione e formazione.

Allegato XXV: Prescrizioni generali per i cartelli segnaletici .

D.M. 10 MARZO 1998

Definisce le caratteristiche delle vie di esodo e delle uscite di emergenza.

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42

DEFINIZIONI

Per VIABILITA' AZIENDALE intendiamo le strutture e

l’organizzazione predisposte per gli spostamenti delle persone, dei mezzi di trasporto, delle materie prime e dei prodotti

all’interno del perimetro di un’azienda, nonché all’interno ed all’esterno degli edifici e degli eventuali reparti che la

compongono.

Aree di transito: definiremo come tali tutte le aree, le zone e le corsie adibite al passaggio pedonale e di veicoli.

Piazzali con movimentazione: sono tutte le zone adibite al deposito di materiali, alla loro movimentazione ed allo stoccaggio di rifiuti.

(43)

RISCHI

FATTORI DI RISCHIO

• MANCATA ORGANIZZAZIONE DELLA VIABILITÀ

• INTERFERENZE

• PASSAGGIO DI MEZZI

• PERCORSI NON IDONEI

•SEGNALETICA MANCANTE o INADEGUATA

• PAVIMENTAZIONE NON IDONEA

•MANCATA SEGNALAZIONE DI PERICOLI

• ILLUMINAZIONE NON ADEGUATA

• INGOMBRI

(44)

44

ORGANIZZAZIONE DELLA VIABILITA'

ORGANIZZAZIONE AZIENDALE

1.Informare sempre i fornitori esterni,

all’ingresso in azienda circa il luogo di carico o di scarico delle merci ed il percorso da

seguire all’andata ed al ritorno (eventual- mente installando al passo carraio degli ap-

positi dispositivi di comunicazione a distanza o mettendo a disposizione una piantina con le necessarie spiegazioni, anche in più lingue).

1.Semplificare e ridurre il più possibile i flussi dei prodotti, basandosi sul layout aziendale e limitare al massimo le operazioni di trasporto interno, utilizzando dei sistemi automatici d’avanzamento dei prodotti, quali , ad esempio, i nastri trasportatori.

2.Ridurre al minimo tutte le attività non connesse strettamente alla

produzione, ma in grado generalmente di rallentare il flusso dei prodotti, quali, ad esempio, gli stoccaggi intermedi con deposito e ripresa dei

prodotti stessi.

(45)

ALCUNI DIVIETI….

deposito “caotico” dei materiali al di fuori delle aree

previste, soprattutto quando questo costituisce intralcio alla viabilità e pericolo per i lavoratori in caso di caduta dei

materiali stoccati in altezza sui posti di lavoro e di passaggio;

transito dei pedoni e dei mezzi al di fuori delle zone previste e prescritte;

condotta dei mezzi d’opera e di trasporto senza permessi, autorizzazioni e formazione specifica;

trasporto di persone su veicoli non autorizzati.

(46)

46

PASSAGGIO DEI MEZZI

CARATTERISTICHE GENERALI DEI PERCORSI

•Segnalazione delle vie di circolazione: le vie di circolazione dei carrelli elevatori ed automezzi dovranno essere segnalate mediante segnaletica orizzontale di colore bianco o giallo.

•Dimensioni delle vie di circolazione (carrelli):

se a senso unico dovrebbero avere una larghezza pari ad 1 metro in più rispetto alla larghezza del carrello o del carico trasportato (la più grande delle due).

se a doppio senso la larghezza andrà aumentata di 1,40 metri rispetto a quella del carrello o del carico trasportato.

(47)

Adottare comandi a distanza o dispositivi di apertura automatica dei portoni e dei cancelli.

Prevedere aree appositamente segnalate e dimensionate per lo stazionamento dei carrelli durante la fase di ricarica.

Proteggere con appositi ripari perimetrali le strutture che si trovino sulle vie di circolazione dei carrelli elevatori e che pertanto potrebbero essere soggette ad urti da parte dei carrelli elevatori (tubazioni gas, quadri elettrici, idranti, cornici laterali dei portoni di passaggio, scaffalature, ecc.).

Altezza delle vie di circolazione: altezza massima del carrello o del suo carico trasportabile aumentata di almeno 30 cm.

Non devono essere presenti pendenze superiori al 10% nella pavimentazione.

Larghezza consigliata di un percorso per il passaggio dei trans-pallets elettrici (a sini- stra) e manuali (a destra)

(48)

48

IDONEITA' DEI PERCORSI

CARATTERISTICHE DEI PERCORSI PEDONALI ESTERNI

1.Ridurre al minimo indispensabile il transito dei pedoni all’esterno degli edifici, agendo, a seconda dei casi, sulla dislocazione dei parcheggi, degli edifici complementari a quelli produttivi, dei locali d’uso collettivo e sulla automazione del trasporto interno.

2.Adottare il più possibile, per la realizzazione dei percorsi destinati agli spostamenti delle persone, soluzioni di tipo strutturale, quali

marciapiedi, isole rialzate, ecc., evidenziandoli sempre in modo chiaro.

3.Delimitare le corsie di transito pedonale, ove sussista l’impossibilità di adottare soluzioni di tipo strutturale, evidenziandole in modo ben visibile e duraturo nel tempo con strisce gialle o bianche continue tracciate sulla pavimentazione.

(49)

4. Evitare che i luoghi interrati ed i serbatoi fuori terra abbiano lo sbocco del proprio accesso direttamente sulle vie di circolazione veicolare.

5. Proteggere i percorsi pedonali dalle intemperie.

4. Prevedere una zona sicura esternamente alle porte pedonali installando,

eventualmente, una barriera.

5. Tenere separate gli ingressi destinati ai pedoni rispetto a quelli deputati alla circolazione dei carrelli elevatori.

(50)

50

Adottare la segnaletica atta ad indicare

pericoli, divieti, prescrizioni o indicazioni relativamente alle problematiche aziendali nelle quali potrebbero incorrere i lavoratori.

Posizionare la segnaletica in modo da risultare visibile.

Evitare di coprire la segnaletica.

Collocare in prossimità di passaggi o incroci, laddove la visuale sia limitata, appositi

specchi.

Gestire la circolazione interna dei mezzi con vie di transito preferibilmente a senso unico e con sensi rotatori, antiorari, attorno ad appositi rondò (rotatorie), ma anche ad edifici.

SEGNALETICA VERTICALE

(51)

Garantire un facile esodo in caso di pericolo.

Le vie di esodo dovranno essere adeguate per distribuzione e dimensioni sulla base della destinazione di uso dei locali, degli impianti ivi installati nonché del numero di persone massimo che possono essere presenti.

Le porte destinate ad uscita di emergenza devono aprirsi con facilità nel verso dell’esodo.

Le porte di emergenza dovranno inoltre essere segnalate in maniera idonea e dotate di un’illuminazione di emergenza avente sufficiente intensità.

Le vie di esodo non devono mai essere ingombrate dal deposito di materiali o attrezzature.

Le vie di esodo devono essere adeguatamente illuminate in modo da garantire al personale una facile evacuazione in caso di necessità.

PERCORSI INTERNI

(52)

•CARATTERISTICHE DEI PERCORSI PEDONALI INTERNI

1.Collocare le macchine e gli impianti in modo da non intralciare il transito dei pedoni

2.Anche all’interno occorre tenere separate gli ingressi destinati ai pedoni rispetto a quelli deputati alla circolazione dei carrelli elevatori.

3.Rendere fisicamente inaccessibili eventuali aperture presenti sul piano di calpestio mediante barriere.

4.Consentire la visibilità attraverso le porte, mediante oblò o finestre 5.Preferire le porte a funzionamento automatico nel caso di utilizzo frequente

(53)

SEGNALETICA ORRIZZONTALE Da realizzarsi con materiali

antisdrucciolevoli e ben visibili, anche di notte.

Dovrà essere utilizzata per:

separare i sensi di marcia.

evidenziare percorsi e attraversamenti pedonali;

indicare particolari direzioni da prendere;

segnalare ostacoli fissi

l’identificazione dei percorsi di viabilità

interni all’azienda.

(54)

 Ambienti di lavoro, viabilità

Rumore, vibrazioni, rischi

determinati da attrezzature di lavoro

 Microclima, illuminazione

 Movimentazione manuale dei carichi, movimenti ripetuti degli arti superiori,

 rischio chimico, biologico, cancerogeno, mutageno,

 Dispositivi di protezione individuale

54

(55)

Un particolare tipo di suono che presenta delle caratteristiche tali in termini di qualità e di intensità

da risultare fastidioso o addirittura dannoso per la salute delle persone

È una perturbazione di carattere oscillatorio prodotta da una sorgente

sonora che, propagandosi per un mezzo elastico, determina una variazione di pressione tale da essere

percepita dall’orecchio umano

(56)

Il suono suono è una perturbazione meccanica emessa da una sorgente che si propaga in un mezzo elastico (gas,

liquido, solido) sotto forma di vibrazioni e che è in grado di eccitare il senso dell’udito.

SORGENTE

SORGENTE PROPAGAZIONEPROPAGAZIONE RICEVITORERICEVITORE

56

(57)

EMISSIONE, PROPAGAZIONE, RICEZIONE DEL SUONO

• Emissione

: meccanismo con cui una sorgente sonora provoca un movimento oscillatorio in un mezzo elastico.

• Propagazione

: meccanismo con cui il movimento è trasmesso e si propaga attraverso il mezzo.

• Ricezione

: meccanismo con cui il suono è rivelato e trasformato in sensazione fisiologica (orecchio umano) o in segnale misurabile (strumento di misura)

(58)

Il RUMORE è invece prodotto da onde irregolari e non periodiche che generano una sensazione sgradevole e fastidiosa dell'orecchio

Il SUONO è prodotto da onde acustiche regolari e periodiche con uguale frequenza (toni puri)

IL SUONO e IL RUMORE

58

(59)

Essendo il rumore una variazione di pressione, la sua unità di

misura è il Pascal (Pa), equivalente a un newton su metro quadrato.

Per rendere facilmente comprensibile il fenomeno è stata però

introdotta universalmente quale unità di misura il decibel (dB), che permette una rappresentazione più immediata dei fenomeni acustici.

La scala dei decibel non è lineare, per cui non si possono sommare i livelli sonori in modo aritmetico ma occorre ricorrere ai logaritmi.

103 dB

(60)

Impressione Livello

sonoro Numero di stesse sorgenti sonore

quattro volte

più forte + 20 dB(A) x 100

doppiamente

forte + 10 dB(A) x 10

decisamente

più forte + 6 dB(A) x 4

più forte + 3 dB(A) x 2

poco

più forte + 1 dB(A) x 1,25

Livello di riferimento

per es. 70

dB(A) x 1

Parte 1: Fondamenti 60

(61)
(62)

Soglia del dolore

62

(63)

I DANNI UDITIVI

RUMORI ripetuti e prolungati sopra gli 80 dB:

affaticamento acustico, trauma acustico RUMORI“traumatici”, sopra i 120 dB:

possibile rottura del timpano: danno immediato

danno cronico: ipoacusia (sordità)

(64)

Ipoacusia:

1: è progressiva

(cioè tende a peggiorare se l'esposizione continua)

2: è inizialmente subdola

(posso non accorgermene)

3: è irreversibile (indietro non si torna!)

perchè è causata dalla morte delle cellule ciliate

eeeeh??!

I DANNI UDITIVI

64

(65)

I DANNI EXTRA UDITIVI

Per rumori prolungati anche sotto gli 80 dB:

stress, ipertensione arteriosa, difficoltà digestive, irritabilità, disturbi dell’equilibrio, mal di testa,

perdita di concentrazione, ecc.

possibile aumento degli infortuni

(66)

Gli effetti extrauditivi comprendono varie tipologie di disturbi e possono colpire:

il sistema neuropsichico (quadri neuropsichici a sfondo ansioso con somatizzazioni, insonnia, stati di depressione, eccitazione,

nevrosi, affaticamento, diminuzione della vigilanza e della risposta psicomotoria);

il sistema cardiocircolatorio (ipertensione, ischemia miocardiaca);

il sistema respiratorio;

l’apparato intestinale (ulcere);

l’apparato digerente (ipercloridria gastrica, azione spastica sulla muscolatura liscia);

l’apparato endocrino (aumento del livello di ormoni di tipo corticosteroideo).

 

Viene sottolineato tuttavia che

la risposta è individuale

.

I DANNI EXTRA UDITIVI

66

(67)

Rischio da esposizione al rumore

(68)

Prodotto dalla normale apparecchiatura di lavoro (computer, stampante, fotocopiatrice, ecc.), dagli impianti climatizzazione o dai rumori prodotti dai colleghi operanti nello stesso ambiente o negli ambienti attigui.

I livelli di esposizione sonora sono di entità tale da NON CAUSARE DANNI UDITIVI possono contribuire a fenomeni di disturbo e disagio. Inducono fatica difficoltà a concentrarsi.

 Ufficio: rumore non deve essere > 60-65 dBA.

 Negli ambienti dove si effettuano

conversazioni telefoniche (es. Call Center) consentito il limite di 65 dBA.

 dove viene richiesto un grande impegno mentale non dovrebbe superare i 50 dBA.

68

(69)

Zone pericolose nel tempo libero

95 - 105 dB(A) 90 - 100 dB(A) 90 - 105 dB(A)

Concerto rock Discoteca Lettore MP3

Batterista Musica delle band

(70)

70

(71)

IL RILIEVO FONOMETRICO

IL RILIEVO FONOMETRICO

(72)

LIVELLO DI PRESSIONE SONORA LIVELLO DI PRESSIONE SONORA

Gli elementi che determinano la nocività di un rumore sono:

DURATA DELL’ESPOSIZIONE DURATA DELL’ESPOSIZIONE

SENSIBILITÀ SOGGETTIVA SENSIBILITÀ SOGGETTIVA

DELL’ORECCHIO DELL’ORECCHIO

72

(73)

L L

eqeq (livello (livello acustico acustico continuo continuo equivalente)

equivalente) definito come il livello definito come il livello continuo con medesimo contenuto di continuo con medesimo contenuto di energia, ovvero medesimo potenziale energia, ovvero medesimo potenziale nocivo per l’udito.

nocivo per l’udito.

L L

EPEP (277/91)(277/91) Lex,8h Lex,8h (81/08)(81/08) è la misura in è la misura in dB(A) della dose di rumore assorbita dB(A) della dose di rumore assorbita dal lavoratore riferita ad 8 ore (turno dal lavoratore riferita ad 8 ore (turno

INTENSITÀ ED ESPOSIZIONE

AL RUMORE

(74)

è un misuratore di livello sonoro che, tramite un microfono ed una serie di circuiti amplificatori elettronici, trasforma il segnale acustico in segnale elettrico ed

esprime il livello di rumore in dB.

74

(75)
(76)

La normativa prevede che il Datore di lavoro

nell’ambito del processo di valutazione del rischio

rumore, deve prendere in considerazione, per quanto possibile a livello tecnico, tutti gli effetti sulla salute e sicurezza dei lavoratori derivanti da interazioni fra:

Rumore e sostanze ototossiche

(tossiche per l’orecchio)

Rumore e farmaci

Rumore e vibrazioni

76

(77)

Breve elenco di sostanze ototossiche industriali.

Alcune sostanze segnalate come potenzialmente ototossiche:

monossido di carbonio;

alcuni solventi aromatici (toluene, stirene, etilbenzene, xylene), il monossido di carbonio e l’acido cianidrico. Il toluene (utilizzato nella composizione di pitture, vernici, inchiostri, sgrassanti), lo stirene (resine), solventi di uso diffuso nell’industria, possono dar luogo ad ipoacusie difficilmente distinguibili dai tipici quadri di ipoacusia da rumore;

piombo, manganese, arsenico, mercurio, acido cianidrico, oro;

tabacco, bevande alcoliche”.

 

(78)

deputate alla funzione uditiva e all’equilibrio (organo del Corti, labirinto posteriore o vestibolo e nervo acustico).

- antibiotici;

- diuretici;

- salicilati;

- antimalarici;

- idantonici;

- FANS;

-farmaci antitumorali.

in alcuni studi su donne esposte professionalmente al rumore “è stato riscontrato un aumento della percentuale di disturbi mestruali, una riduzione della fertilità, del peso fetale alla nascita e della durata media della

gravidanza. Infine è stata segnalata una correlazione tra esposizione a rumore durante la gravidanza e riduzione della capacità uditiva dei neonati

alle alte frequenze”.

78

(79)
(80)

80

(81)

Per la semplicità d’uso e l’efficacia dei sensori disponibili per la misura, l’accelerazione è il fenomeno fisico che viene normalmente utilizzato per caratterizzare le vibrazioni, e viene espressa in m/s2.

Il potenziale lesivo degli strumenti vibranti è correlato quasi esclusivamente alla frequenza ed all’accelerazione. Quanto più è elevata la frequenza tanto meno l’effetto lesivo si propaga dal punto di contatto

Le vibrazioni meccaniche possono essere definite vibrazioni meccaniche come un movimento oscillatorio di un corpo solido intorno ad un punto o posizione di riferimento

DEFINIZIONI

(82)

Vibrazioni inferiori a 2 Hz: agiscono su tutto l’organismo. Sono provocate da alcuni mezzi di trasporto e determinano nell’uomo effetti noti come “mal di mare”, “mal d’auto”, ecc.

Vibrazioni comprese fra 2 e 20 Hz:

agiscono su tutto l’organismo e sono prodotte dagli autoveicoli, dai treni, dai trattori, dalle gru, ecc. e sono trasmesse all’uomo attraverso i sedili e il pavimento e determinano nell’uomo alterazioni

degenerative a carico della colonna vertebrale

DEFINIZIONI

82

(83)

• Vibrazioni superiori a 20 Hz:

prodotte principalmente da

utensili portatili e trasmesse agli arti superiori. Agiscono: su settori limitati del corpo e sono prodotte da trapani elettrici, motoseghe, ecc e determinano sull’uomo lesioni osteoarticolari a carico dell’arto superiore e disturbi

neurovascolari (angioneurosi) a

DEFINIZIONI

(84)

Vibrazioni trasmesse al sistema mano- Vibrazioni trasmesse al sistema mano- braccio (HAV)

braccio (HAV)

le vibrazioni meccaniche che, se trasmesse al sistema mano-braccio nell'uomo, comportano un rischio per la salute e la sicurezza dei lavoratori, in particolare disturbi vascolari, osteoarticolari, neurologici o muscolari

Si riscontra in lavorazioni:

• in cui si impugnino utensili vibranti o materiali sottoposti a vibrazioni o impatti.

• in cui vi è contatto delle mani con l'impugnatura di utensili manuali o di macchinari condotti a mano.

Si riscontra in lavorazioni:

• in cui si impugnino utensili vibranti o materiali sottoposti a vibrazioni o impatti.

• in cui vi è contatto delle mani con l'impugnatura di utensili manuali o di macchinari condotti a mano.

DEFINIZIONI

84

(85)

vibrazioni rotaia

rumore trasmesso per via aerea

vibrazioni della fondazione rumore irradiato

dalle pareti e dai solai

onde superficiali onde di taglio

onde di pressione cammino di

(86)

• Lesioni tendinee: tendinite dei muscoli flessori della mano

• Lesioni osteoarticolari: cisti, vacuoli delle ossa carpali e metacarpali, artrosi dei polsi, artrosi ed osteofitosi dei gomiti (sperone oleocranico)

SINDROME DA VIBRAZIONI MANO BRACCIO

lesioni muscoloscheletriche

86

(87)

Edilizia - lapidei, metalmeccanica Scalpellatori, Scrostatori, Rivettatori Edilizia - lavorazioni lapidei Martelli Perforatori

Edilizia - estrazione lapidei Martelli Demolitori e Picconatori

Metalmeccanica Trapani a percussione

Metalmeccanica, Autocarrozzerie Avvitatori ad impulso Fonderie - metalmeccanica Martelli Sabbiatori

Metalmeccanica Cesoie e Roditrici per metalli Metalmeccanica - Lapidei - Legno Levigatrici orbitali e roto-orbitali Metalmeccanica - Lapidei - Legno Seghe circolari e seghetti alternativi Metalmeccanica - Lapidei - Legno Smerigliatrici Angolari e Assiali Metalmeccanica - Lapidei - Legno Smerigliatrici Diritte per lavori leggeri

Lavorazioni agricolo-forestali Motoseghe

Lavorazioni agricolo-forestali Decespugliatori

Manutenzione aree verdi Tagliaerba

Lavorazioni agricolo-forestali Motocoltivatori

Palletts, legno Chiodatrici

Produzione vibrati in cemento Compattatori vibro-cemento Produzione vibrati in cemento Iniettori elettrici e pneumatici Metalmeccanica, Lavorazioni artisticheTrasporti etc. Limatrici rotative ad asse flessibileManubri di motociclette

Lavorazioni lapidei (porfido) Cubettatrici

(88)

Si riscontra in lavorazioni a bordo di:

• mezzi di movimentazione usati in industria ed edilizia,

• mezzi di trasporto

• in generale macchinari industriali vibranti che trasmettano vibrazioni al corpo intero.

Vibrazioni trasmesse al corpo Vibrazioni trasmesse al corpo

intero (WBV):

intero (WBV):

le vibrazioni meccaniche che, se trasmesse al corpo intero, comportano rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori, in particolare lombalgie e traumi del rachide.

DEFINIZIONI

88

(89)

Principali settori di impiego Macchinario

Edilizia, lapidei, agricoltura Ruspe, pale meccaniche, escavatori

Lapidei, cantieristica Perforatori

Agricoltura Trattori, Mietitrebbiatrici Cantieristica, movim. industriale Carrelli elevatori Cantieristica, movim. industriale Trattori a ralla

Trasporti, servizi spedizioni etc. Camion, autobus

Trasporti, marittimo Motoscafi, gommoni, imbarcazioni Trasporti, movimentazione industriale Trasporti su rotaia

Protez.civile, Pubblica sicurezza etc. Elicotteri

Pubblica sicurezza, servizi postali, etc. Motociclette, ciclomotori Cantieristica, movim. industr. Autogru, gru

Vibrati in cemento, varie industriali Piattaforme vibranti

Sanità Autoambulanze

(90)

VIBRAZIONI TRASMESSE AL CORPO INTERO W.B.V. (Whole Body Vibration)

 Patologie del rachide lombare

 Disturbi cervicobrachiali

 Disturbi digestivi

 Disturbi circolatori nel sistema venoso periferico

 Effetti sull’apparato riproduttivo femminile

 Effetti cocleo-vestibolari

90

(91)
(92)

Livello di azioneazione giornaliero di esposizione Livello limitelimite giornaliero di esposizione

VIBRAZIONI TRASMESSE AL SISTEMA MANO-BRACCIO Livello di azioneazione giornaliero di esposizione

2,5 m/s2

Livello limitelimite giornaliero di esposizione 5 m/s2 20 m/s2 (periodi brevi) VIBRAZIONI TRASMESSE AL CORPO INTERO

Livello di azioneazione giornaliero di esposizione 0,5 m/s2

Livello limitelimite giornaliero di esposizione 1 m/s2 1,5 m/s2 (periodi brevi)

Livello di AZIONE AZIONE giornaliero di

esposizione

Livello LIMITE LIMITE giornaliero di

esposizione

NON C’E’ RISCHIO MISURE DI PREVENZIONE E PROTEZIONE (BONIFICHE) SORVEGLIANZA SANITARIA

MISURE IMMEDIATE PER RIPORTARE L’ESPOSIZIONE AL DI

SOTTO DEL LIMITE

92

(93)
(94)

http://www.ispesl.it/test/lineeGuida.htm

94

(95)
(96)

http://www.inail.it/pubblicazionieriviste/tuttititoli/rischio/vibrazioni/indice.htm

96

(97)
(98)

98

(99)
(100)

100

(101)

I SEDILI SONO EFFICACI?

Spesso i sedili montati sui mezzi non riducono le vibrazioni trasmesse al

conducente, anzi, nell’intervallo 1 Hz ÷ 20 Hz, amplificano talvolta anche di un fattore 2-3 e oltre le vibrazioni.

Progettazione ad hoc di sedili antivi- branti passivi (meccanici, idraulici, pneumatici) o attivi (Active Vibration Control)

Progettazione ad hoc di sedili antivi- branti passivi (meccanici, idraulici, pneumatici) o attivi (Active Vibration Control)

(102)

 Ambienti di lavoro, viabilità

 Rumore, vibrazioni, rischi determinati da attrezzature di lavoro

Microclima, illuminazione e radiazioni artificiali

 Movimentazione manuale dei carichi, movimenti ripetuti degli arti superiori,

 rischio chimico, biologico, cancerogeno, mutageno,

 Dispositivi di protezione individuale

102

(103)

MICROCLIMA

“Complesso di parametri fisici ambientali che caratterizzano l’ambiente locale e che insieme a quelli individuali, quali l’attività

metabolica e l’abbigliamento, determinano gli scambi termici tra

l’ambiente e gli individui”

(104)

MICROCLIMA

1.Aerazione dei luoghi di lavoro chiusi;

2.Temperatura dei locali;

3.Umidità.

104

(105)

RICAMBIO ARIA PRIMARIA:

•SUPERFICI FINESTRATE PRIVILEGIARE L’AEREAZIONE NATURALE (> 1/20 sup. calpestabile deve essere apribile)

•IMPIANTI VENTILAZIONE FORZATA

(non devono essere presenti nell’aria particelle di dimensioni maggiori di 50 micron-5 decimi di un millimetro)

•VASCHETTE UMIDIFICATRICI (polmoni e occhi)

•VELOCITÀ DELL’ARIA: 0,10-0,25 m/s

•PULIZIA PERIODICA FILTRI CLIMATIZZATORI

(ALMENO UNA VOLTA OGNI 6 MESI)

EMETTONO

POLVERI SOTTILI

VENTILAZIONE DEGLI AMBIENTI

(106)

TEMPERATURA DEGLI AMBIENTI

Deve essere adeguata all’attività svolta nell’ambiente di lavoro.

I parametri sono definiti anche da specifiche norme tecniche EN ed UNI e dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità)

Uffici e per l’attività intellettuale

•Periodo estivo: compresa tra 23°e 26° massima differenza con l’esterno 7°C

•Periodo invernale: compresa tra 20° e 22°

•UMIDITA’ RELATIVA : 40 – 60 %

106

(107)

La temperatura nei locali di lavoro deve essere adeguata

all’organismo umano durante il tempo di lavoro, tenuto conto dei metodi di lavoro applicati e degli sforzi fisici imposti ai lavoratori, e dell’influenza di umidità e movimento d’aria.

Si deve evitare un soleggiamento eccessivo da finestre, lucernari e pareti vetrate, tenendo conto del tipo di attività e della natura del luogo di lavoro.

Contro le temperature troppo alte o troppo basse è necessario applicare misure tecniche localizzate o mezzi personali di

protezione, quando non è conveniente modificare la temperatura di tutto l’ambiente.

TEMPERATURA DEGLI AMBIENTI

(108)

Ambienti termici moderati

: tutti i luoghi di lavoro nei quali non esistono specifiche esigenze produttive che, vincolando uno o più dei principali parametri microclimatici (principalmente temperatura dell’aria, ma anche umidità relativa, velocità dell’aria, temperatura radiante e

resistenza termica del vestiario), impediscano il raggiungimento del confort.

Ambienti termici severi: Ambienti severi freddi;

Ambienti severi caldi.

Tutti i luoghi di lavoro nei quali specifiche ed ineludibili esigenze produttive (lavori a ridosso di forni, accesso a celle frigorifere, sale operatorie, ecc…) determinano la presenza di parametri termoigrometrici stressanti. Dati i rischi alla salute, che comporta, un ambiente severo (caldo o freddo) trova una sua giustificazione soltanto se esso permane tale a valle della adozione di tutte le possibili misure tecniche a protezione dei lavoratori.

AMBIENTI TERMICI

108

(109)

Gli ambienti di lavoro moderatamente freddi (T compresa tra 0°C e + 10°C) o severi freddi (T inferiore a 0°C) sono caratterizzati da

temperature molto basse e uniformi, che in determinati cicli produttivi servono a mantenere nel tempo sostanze che, altrimenti, si

degraderebbero velocemente; in questi casi, pertanto, è impossibile intervenire sui parametri ambientali per mitigare gli effetti sulla salute, perché il risultato sarebbe incompatibile con l’uso del freddo.

Il principale metodo di controllo degli effetti negativi degli ambienti severi freddi è pertanto l’abbigliamento, dato che il vestiario riduce la perdita di calore per isolamento.

In Italia gli ambienti di lavoro che solitamente presentano microclimi severi freddi sono quelli legati alla macellazione delle carni ed all’industria conserviera ed alimentare, ove sono presenti celle frigorifere, oppure quelli svolti all’aperto in cantieri, cave, agricoltura, ecc. durante la stagione invernale.

AMBIENTI MODERATAMENTE FREDDI O SEVERI FREDDI

(110)

Il meccanismo del brivido si attiva quando la quantità di energia termica ceduta dal corpo è maggiore di quella prodotta e la sua insorgenza rappresenta il limite oltre il quale il sistema di

termoregolazione non è più in grado di garantire l’omeotermia; ne

consegue il raffreddamento delle zone interne del corpo e degli organi vitali (ipotermia, con temperatura del nucleo corporeo inferiore a 35 °C) con possibili conseguenze letali, come perdita di coscienza fino alla morte per arresto cardiaco (assideramento).

I dolori alle estremità rappresentano i segni premonitori del pericolo dello stress da freddo; l’esposizione a basse temperature di parti del corpo può produrre ustioni da freddo e congelamento dei tessuti, con stasi venosa fino alla cancrena.

Problemi da basse temperature

110

(111)

Le caratteristiche fondamentali degli ambienti caldi sono:

– valori di temperatura elevati in relazione alle caratteristiche dell'attività svolta e del vestiario indossato dagli operatori,

eventualmente accompagnati da alti valori di umidità relativa dell'aria e richiedenti un considerevole intervento del meccanismo di scambio termico per sudorazione al fine di conservare l'omeotermia;

– condizioni termoigrometriche differenti da posizione a posizione di lavoro ed eventualmente anche entro una posizione di lavoro;

– sensibile variabilità nel tempo delle condizioni;

– disuniformità del livello di impegno fisico richiesto e del vestiario indossato dagli operatori.

AMBIENTI SEVERI CALDI

(112)

Problemi da alte temperature

•Malattie generalizzate:

> Crampi di calore: spasmi muscolari dolorosi dovuti a squilibrio idrosalino per sudorazione eccessiva con conseguente perdita di acqua e cloruro

di sodio (soggetti non acclimatati e lavoro intenso)

> Esaurimento da calore: debolezza, vertigine, nausea, cefalea,

ipotensione, tachicardia dovuto a scarso apporto di liquidi e Sali minerali

> Colpo di calore: grave aumento della temperatura corporea per un blocco dei sistemi di regolazione (sono predisposti soggetti obesi, non acclimatati in seguito a prestazione lavorative molto impegnative)

> Colpo di sole: sindrome simile alla precedente dovuta all’esposizione diretta ai raggi solari (attività lavorativa intensa)

•Malattie localizzate:

>Ustioni: contatto diretto con corpi solidi, liquido o gassosi ad elevate temperature

AMBIENTE DI LAVORO: siderurgia, miniere 112

(113)

Nei locali chiusi di lavoro delle aziende industriali nei quali l’aria è soggetta ad inumidirsi notevolmente per ragioni di

lavoro, si deve evitare, per quanto è possibile, la formazione della nebbia, mantenendo la temperatura e l’umidità nei limiti compatibili con le esigenze tecniche.

UMIDITA’

(114)

Tra l’uomo e l’ambiente avvengono degli scambi termici allo scopo di mantenere costante la temperatura interna e di consentire

dissipazione del calore metabolico prodotto in eccesso. L’uomo, come tutti i mammiferi e gli uccelli è un animale omeotermo.

INTERAZIONE UOMO/AMBIENTE

L’

omeotermia

è la capacità di mantenere la sua temperatura interna entro un ambito abbastanza ristretto anche quando si trova

in condizioni climatiche diverse

114

(115)

Range di temperature

L’uomo è in grado di sopportare temperature da 12°C a 65°C (in aria secca) mantenendo la temperatura interna vicino a 37°C (intervallo normale = 35,5 – 37,7°C).

Si possono anche sopportare, ma solo per brevi periodi di tempo, temperature interne più alte di 40*/41° come nell’esercizio intenso o nella febbre.

Temperature interne > 42,5°C portano ad una rapida denaturalizzazione delle proteine vitali per le cellule e quindi a morte

(116)

116

(117)

I parametri individuali sono:

1. ATTIVITÀ METABOLICA:

È associata al compito lavorativo.

L'energia metabolica è l'energia richiesta per sostenere un dato lavoro.

La produzione di energia metabolica (potenza metabolica)

è la misura dell'attività del corpo umano.

(118)

Esistono 5 classi di energia metabolica:

118

(119)

La stima dell’energia metabolica viene ottenuta sommando vari contributi:

• energia metabolica basale

(funzione del peso, dell’età, della statura, del sesso);

• energia metabolica di postura

(funzione della posizione del corpo: seduto, in piedi,….);

• energia metabolica di attività

(funzione dell’intensità dell’attività e degli organi coinvolti nel lavoro: mani, braccia, tronco,…);

• energia metabolica di movimento

(funzione della velocità dei movimenti effettuati).

(120)

2. ABBIGLIAMENTO:

Cioè: resistenza termica che il vestiario oppone alla dispersione del calore

120

(121)

Un microclima confortevole è rappresentato da quelle condizioni in cui l’organismo riesce a mantenere

l’equilibrio termico senza l’intervento del sistema di termoregolazione propria.

Sistema di termoregolazione nell’uomo:

La maggior parte degli organi vitali lavora normalmente alla temperatura costante di 37°C, e comunque per valori compresi fra 35.5 e 40°C.

Variazioni di tale temperatura sono dovute a esercizio fisico, età, stress, digestione, ecc…..

Al di fuori di questo intervallo però il corpo è vulnerabile: a basse temperature si corre il rischio di congelamento, alle alte la coagulazione di alcune proteine.

Il sistema termoregolatorio è dotato quindi di sistemi di controllo (il flusso di

sangue alla superficie, l’erezione pilifera, la secrezione di ghiandole sudoripare, la frequenza respiratoria, la produzione metabolica di calore).

(122)

A. Quando l'equilibrio termico viene mantenuto con un minimo

sforzo da parte dei sistemi di termoregolazione, le corrispondenti condizioni climatiche possono essere definite di benessere;

B. Quando l'equilibrio viene mantenuto con sforzo da parte dei meccanismi di termoregolazione (ad esempio: notevole

produzione di sudore) si parla di condizioni climatiche di equilibrio ma non di benessere;

C. Quando l'equilibrio termico, nonostante il massimo sforzo da

parte dei meccanismi di termoregolazione, non viene mantenuto, si parla di condizioni climatiche di disequilibrio.

122

(123)

Le equazioni del comfort non soddisfano mai la totalità delle persone, ma forniscono combinazioni di

variabili in grado di dare il comfort alla maggioranza delle persone.

Per ogni persona esistono intervalli di temperature ambientali all’interno dei quali si sente in condizioni di comfort.

Tuttavia non esistono degli intervalli comuni per gruppi

numerosi di persone, in grado di soddisfare tutti.

Ci sarà una temperatura

ambientale corretta in grado di lasciare insoddisfatto il 5% delle persone.

(124)

124

(125)

ILLUMINAZIONE

(126)

REQUISITI DELL’ILLUMINAZIONE

L’illuminazione di un ambiente di lavoro deve essere tale da soddisfare esigenze umani fondamentali quali:

Buona visibilità: per svolgere correttamente una determinata attività, l’oggetto deve essere percepito ed inequivocabilmente riconosciuto con facilità, velocità ed accuratezza;

Comfort visivo: l’insieme dell’ambiente visivo deve soddisfare necessità di carattere fisiologico e psicologico;

Sicurezza: le condizioni di illuminazione devono sempre consentire sicurezza e facilità di movimento ed un pronto e sicuro discernimento dei pericoli insiti nell’ambiente di lavoro.

126

(127)

UN I 12464-2001

ATTIVITA’ IN AREA DI UFFICIO VALORI DI

LUX

Archiviazione, copiatura etc. 300

Reception, archivi

Scrittura, dattilografia, lettura, elaborazione dati 500 Sale conferenze

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