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SIGNIFICATO E RUOLO DELLA “FORESTA URBANA”NELLA GESTIONE TERRITORIALE IN ITALIA

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– L’Italia Forestale e Montana / Italian Journal of Forest and Mountain Environments 68 (1): 11-23, 2013 © 2013 Accademia Italiana di Scienze Forestali doi: 10.4129/ifm.2013.1.01

MARIAGRAZIA AGRIMI (*)

SIGNIFICATO E RUOLO DELLA “FORESTA URBANA”

NELLA GESTIONE TERRITORIALE IN ITALIA

(*) Dipartimento per la Innovazione nei sistemi Biologici Agroalimentari e Forestali (DIBAF), Università degli Studi della Tuscia; agrimi@unitus.it

I

ntroduzIone

Le foreste svolgono un ruolo essenziale per il mantenimento degli equilibri ambientali del pianeta e per la vita e il benessere dell’uma- nità. Tuttavia, nella percezione degli addetti ai lavori, non sempre i boschi sono associati ai paesaggi urbani benché, anche in questo spe- cifico ambito, alberi e popolamenti forestali forniscano alla società preziosi servizi culturali, ricreativi e sanitari di cui le popolazioni urbane sono sempre più consapevoli e partecipi.

Livelli differenti di crescita economica e di sviluppo tra città e campagna, sommati ai cam- biamenti culturali, dei modi di vita e delle aspi- razioni, condizionano in modo decisivo le dina- miche demografiche connesse ai mutamenti nel rapporto tra queste due componenti essenziali del territorio (V

éron

, 2008; A

ugé

, 2010). Tali elementi influenzano l’espansione e la struttu-

razione degli insediamenti umani con sempre maggiore rapidità, così le città si trasformano e continuano a inglobare territorio non urba- nizzato.

Gli eco-sistemi urbani sono artificiali, aperti e dinamici, si modificano rilasciando materia ed energia e interagiscono con gli ecosistemi naturali. Gli spazi verdi e, in particolare, le coperture arboree nelle aree urbane e periur- bane sono essenziali per l’equilibrio biologico e idrologico con effetti che si ripercuotono anche sullo sviluppo economico: la vegetazione crea habitat a beneficio della fauna, permette un mi- gliore assorbimento delle acque piovane con un risparmio nella gestione delle risorse idriche e può svolgere un ruolo importante nella ridu- zione dell’inquinamento atmosferico e nella mitigazione climatica, migliorando le condi- zioni di vita nelle città (n

owAk

e C

rAne

, 2000;

n

owAk

e d

wyer

, 2000; M

C

P

herson

e s

IMP

-

Alberi e popolamenti forestali nel continuum rurale-urbano possono svolgere un ruolo peculiare di carattere ambientale, sociale, economico. L’aumento sempre più rapido della popolazione urbanizzata in Europa enfatizza tali aspettative. Alla “foresta urbana” sono attribuiti valori e funzioni da parte di numerosi portatori di interesse. L’articolo offre una sintesi dei principali temi di riflessione inerenti la pianificazione e la gestione territoriale, forestale e paesaggistica nell’ambito della selvicoltura urbana.

Evidenziando indirizzi di metodo comuni con la selvicoltura, si sottolinea la necessità di elaborare una specifica politica di settore, da affiancare in modo coerente alla politica forestale, anche allo scopo di rendere più efficace e incisivo l’apporto culturale delle competenze forestali nella gestione territoriale.

Parole chiave: selvicoltura urbana; pianificazione e gestione della foresta urbana; inventario del verde urbano; politica del verde urbano.

Key words: urban forestry; urban forest management; urban forest inventory; urban forest policy.

Citazione - AgrIMI M., 2013 – Significato e ruolo della “foresta urbana” nella gestione territoriale in Italia.

L’Italia Forestale e Montana, 68 (1): 11-23. http://dx.doi.org/10.4129/ifm.2013.1.01

(2)

son

, 2002; n

owAk

et al., 2007). Anche attività agricole sostenibili e nel rispetto dell’ambiente e la possibilità di accedere all’uso di terre comuni (es. uso civico) potrebbero essere considerate nella pianificazione territoriale delle aree urbane e periurbane (k

nuth

, 2005).

Nel 2005, la percentuale di urbanizzazione della popolazione europea era del 75% ma è previsto che questo valore possa salire all’80%

entro il 2020, con punte del 90% in sette paesi (EEA, 2006). Più di un quarto del territorio dell’Unione Europea è ormai direttamente de- stinato ad usi urbani (EEA, 2006) e il futuro delle città in Europa è diventato una questione politica di interesse rilevante (EEA, 2006, 2009, 2010).

In Italia, oltre il 70% della popolazione si concentra in aree urbane con un consumo di suolo sempre più intenso intorno alle città sti- mato – secondo il rapporto Ambiente Italia 2011 – addirittura in oltre 500 km

2

di territorio all’anno (B

IAnChI

e z

AnChInI

, 2011). Dall’An- nuario dei dati ambientali 2011 (ISPRA, 2012 - www.isprambiente.it) si apprende che l’incre- mento delle aree artificiali ha una distribuzione non omogenea tra le diverse regioni, oltre il 60% delle trasformazioni tra il 1990 e il 2006 è concentrato in sei regioni (Piemonte, Lom- bardia, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana e Sardegna). Inoltre, il consumo di suolo non si limita all’espansione della periferia urbana ma si diffonde anche nelle aree agricole, naturali e semi naturali.

Numerose ricerche evidenziano il ruolo fon- damentale degli spazi verdi urbani e periurbani per promuovere tra la popolazione comporta- menti di vita salutari e sostenibili: molti pro- blemi di carattere sanitario legati a diverse fasce di età si possono prevenire favorendo l’esercizio fisico e il contatto con l’ambiente e il paesaggio naturale (s

eMenzAto

e A

grIMI

, 2009). L’entità dei benefici percepiti è legata strettamente al grado di complessità strutturale della vegeta- zione (s

CoPellItI

et al., 2012) ma, soprattutto, all’estensione delle aree verdi e alla possibilità di raggiungerle tramite brevi spostamenti. L’im- mediata accessibilità del verde pubblico ha un ruolo chiave nella valutazione della sostenibilità urbana; l’indicatore formulato più diffuso a li-

vello internazionale considera la percentuale di cittadini che vive entro 300 metri da aree di verde pubblico maggiori di 5000 m

2

(AA.VV., 2003). Tale indicatore potrebbe aumentare il suo contenuto espressivo se fosse affiancato a indicatori di estensione, forma, composizione e struttura delle formazioni vegetali in ambito urbano e periurbano (l

orusso

et al., 2007);

inoltre, i benefici relativi alla frequentazione di aree verdi sono percepiti in modo articolato dai fruitori in relazione alle proprie caratteristiche socio-demografiche, alle esigenze specifiche e alla durata della permanenza (r

ooVers

et al., 2002; s

AnesI

et al., 2006; A

rnBerger

, 2006; l

A

-

fortezzA

et al., 2009; d

entAMAro

et al., 2010).

In questo articolo viene offerta una sintesi dei temi generali più recenti sviluppati dalla ri- cerca in selvicoltura urbana, a livello nazionale e internazionale, connessi alla pianificazione e alla gestione territoriale. A partire dalle cause scatenanti il fenomeno dell’urbanizzazione, il merito è precisato attraverso l’illustrazione di definizioni e concetti chiave e il riferimento a diversi livelli di scala di analisi. Appare evi- dente che le potenzialità di sviluppo in Ita- lia richiedono un’efficace politica di settore in stretta coerenza con quella forestale, allo scopo di elevarne complessivamente il ruolo nella gestione sostenibile e nello sviluppo eco- nomico del territorio nazionale.

l

AforestAurBAnA

L’espressione foresta urbana è condivisa e comunemente utilizzata dagli studiosi per de- scrivere il verde urbano come (...) l’insieme della vegetazione compresa nell’ambito urbano, suburbano e nella frangia città-campagna sia dei piccoli comuni in ambiente rurale sia delle aree metropolitane (M

Iller

, 1997; k

uChelMeIster

, 2000; s

AnesI

, 2002; k

onIjnendIjk

et al., 2006).

La foresta urbana è il risultato, nel tempo e nello spazio, della frammentazione del paesaggio na- turale e include elementi anche molto diversi per origine, struttura, forma di proprietà, sog- getto preposto alla sua pianificazione, quali:

lembi residui di superfici agricole, spazi natu-

rali, alberate, viali, giardini e parchi di ville stori-

(3)

che, ville comunali, orti, aree ripariali, boschetti, aree forestali, fasce di rispetto stradali e ferro- viarie, incolti, ecc. Le frammentazioni e/o tra- sformazioni di uso del suolo indotte dall’entità e dalle forme di urbanizzazione del territorio e dalle reti infrastrutturali danno luogo anche a frazionamenti improduttivi e aree dismesse in attesa di destinazione, i cosiddetti campi bruni (brownfield).

La foresta urbana è un ecosistema, ma include fisicamente anche edifici, sistemi di trasporto e persone (k

nuth

, 2005). La progettazione e la gestione delle diverse aree verdi all’interno degli agglomerati urbani coinvolgono professionisti e tecnici che operano in ambienti molto com- plessi, in cui si trovano a fronteggiare le esigenze molteplici di diverse categorie di portatori di interesse. I siti sono spesso problematici sotto il profilo ecologico, caratterizzati da numerose pressioni e impatti: limitazione crescente del biospazio a disposizione degli alberi, condizioni climatiche avverse determinate dal fenomeno dell’isola di calore, compattazione del suolo, carenze idriche, inquinamento atmosferico e del suolo, realizzazione di pavimentazioni im- permeabili, ecc. (M

Iller

, 1997; k

onIjnendIjk

et al., 2005).

La gestione di alberi e formazioni boscate nel paesaggio urbanizzato trova uno specifico riferimento pianificatorio, colturale e gestio- nale nella selvicoltura urbana (traduzione dal termine anglosassone urban forestry), un’area scientifica multidisciplinare sviluppata e strut- turata nell’ambito della ricerca forestale inter- nazionale, definita come “L’arte, la scienza e la tecnologia di gestione degli alberi e delle risorse forestali all’interno e all’intorno dell’ecosistema urbano al fine promuovere benefici fisici, sociali, economici ed estetici destinati alla società ur- bana” (h

elMs

, 1998).

Gli aspetti teorici e gli elementi tecnici della selvicoltura urbana sono imperniati sui seguenti elementi: a) analisi delle tipologie strutturali di vegetazione; b) loro disposizione spaziale nel continuum forestale (urbano, suburbano, peri- urbano e rurale); c) gestione tecnica fondata su basi di ecologia forestale (M

Iller

, 1997; r

An

-

druP

et al., 2005). In questo scenario, il con- cetto di albero quale unità elementare di riferi-

mento nella gestione della foresta urbana (k

o

-

nIjnendIjk

et al., 2006) si presta ad assumere valore paradigmatico in riferimento ai diversi elementi che la compongono (alberi, sistemi di alberi e popolamenti forestali a diverso grado di complessità e frammentazione) ma anche in relazione al principio di salvaguardia dell’inco- lumità del pubblico che ne fruisce nonché dei manufatti di natura e funzioni diverse (edifici, abitazioni, opere di interesse storico-artistico e architettonico, ecc.).

Nella traduzione di forestry, l’uso del termine selvicoltura, seppure riferito spesso ad ambienti del tutto differenti dalla foresta, intende sug- gerire indirizzi metodologici sostanziali nella pianificazione e gestione del verde urbano: i) l’approccio ecosistemico e multidisciplinare che invita a considerare tutti i rapporti tra la vegeta- zione e le altre componenti biotiche e abiotiche del sistema urbano; ii) la concezione del verde urbano come risorsa rinnovabile da conservare e perpetuare nel lungo periodo, per garantire la continuità e possibilmente il miglioramento dei servizi forniti. Tali elementi avvalorano il ri- conoscimento della selvicoltura urbana nell’am- bito più generale della selvicoltura (s

eMenzAto

e A

grIMI

, 2009). Tuttavia, poiché il verde ur-

bano e periurbano è caratterizzato da elementi

diversi per ampiezza, forma, composizione

specifica, struttura dei popolamenti vegetali,

composizione architettonica, criteri e modalità

di gestione, proprietà e funzioni, la selvicoltura

urbana mantiene stretti legami con altri settori

scientifici e professionali quali, l’arboricoltura,

l’architettura del paesaggio, l’urbanistica e la

progettazione di edifici e di infrastrutture. A

esempio, per la tutela e la valorizzazione del

verde storico – una componente paesaggistica

diffusa nel territorio italiano – il selvicoltore

urbano si trova a interagire con le Soprinten-

denze e altre strutture preposte alla gestione

dei beni culturali di carattere ambientale. Tali

ambiti richiedono la soluzione di problematiche

del tutto specifiche, inerenti sia la vegetazione

arborea delle architetture vegetali sia vere e pro-

prie aree a carattere forestale (a es. i barchi), con

la necessità di prospettare soluzioni colturali

e gestionali anche in relazione agli esiti della

loro evoluzione nel tempo sotto l’influenza di

(4)

fattori biotici e a biotici e dei cambiamenti di gusto estetico (s

eMenzAto

, 1999; s

eMenzAto

e A

grIMI

, 2009).

Nel 2011, nell’ambito dell’Anno Internazio- nale delle Foreste, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha proclamato la selvicoltura ur- bana uno dei temi principali del partenariato sulle foreste (Collaborative Partnership for Fo- rests) (FAO, 2011) ponendo l’accento sul rap- porto dinamico tra le foreste e le popolazioni che da esse dipendono in vario modo. Foreste per tutti è il tema principale, formulato per sti- molare nelle società la consapevolezza riguardo alla gestione sostenibile di tutti i tipi di foreste e alla loro conservazione per uno sviluppo econo- mico realmente sostenibile.

Anche nell’ambito del Forest Action Plan (EU-FAP) è stata aperta la discussione sulle esperienze dei Paesi membri in materia di sel- vicoltura urbana nell’intento di esplorare il po- tenziale di conoscenze maturate e individuare le raccomandazioni per far progredire il tema nell’ambito della politica forestale dell’UE (s

te

-

wArt

et al., 2011).

V

erdeurBAno

:

funzIonIeClAssIfICAzIonI

Il verde urbano comprende quelle porzioni di territorio non edificate, di proprietà privata (il verde è destinato esclusivamente al godimento del proprietario) o pubblica (il verde è destinato all’incremento dell’utilità sociale attraverso lo svolgimento di funzioni a favore della generalità dei cittadini), che coesistono con le strutture e i manufatti e sono destinate al godimento e alla salute della collettività. Il verde privato deve, comunque, sottostare a prescrizioni di massima (es. il Regolamento del verde), perché può assu- mere secondariamente funzioni pubbliche per le caratteristiche paesaggistiche o ambientali del bene (M

Arone

, 2008).

B

enCIVennI

e

de

V

ICo

f

AllAnI

, (2003) evi- denziano come, (...) il verde pubblico urbano, nella sua accezione più ampia, e i giardini pub- blici urbani – intesi come quegli spazi, di grandi o piccole dimensioni, lineari o puntiformi, che però hanno in comune la caratteristica del libero accesso e del libero godimento da parte dei cit- tadini, (...) tutti i giorni dell’anno – più che alla

categoria dei servizi pubblici devono (...) essere ricondotti a quella di beni culturali fondamentali che riportano la figura dei cittadini da quella par- ticolare di utenti di un servizio a quella di soggetti di diritti generali riconosciuti dalla carta costitu- zionale quali il diritto alla salute, al benessere e alla cultura.

M

Arone

(2008) evidenzia che (...) la classifi- cazione delle aree verdi secondo le categorie di verde di arredo, verde funzionale, verde privato, riferite a tipologie urbanistiche, diffusa in Italia, non risulta esauriente e condivisibile, sia sotto il profilo del significato delle rilevazioni statisti- che, sia come strumento funzionale alla gestione del territorio, nel senso più ampio del termine.

l

orusso

et al. (2007) sottolineano, inoltre, che la grave mancanza di standard di riferimento, relativi a tipologie strutturali chiaramente defi- nite e inerenti a specifiche funzioni ecologiche, impedisce di inquadrare correttamente le pro- blematiche di pianificazione e di gestione e le soluzioni possibili di progettazione. A questo riguardo, l’unico riferimento di tipo normativo esistente rimanda al D.I. 1444/68 che si limita a definire un livello minimo di verde “dispo- nibile” ed “utilizzabile” da parte del cittadino, mentre non stabilisce le funzioni e la qualità che queste risorse devono avere, né indica tipologie.

L’ISTAT, in assenza di una classificazione ti- pologica omogenea per la rilevazione del verde urbano, ne ha adottata una propria riferendola alla normativa di tutela e salvaguardia del verde e alle diverse modalità di fruizione delle aree verdi (ISTAT, 2002). Le tipologie individuate sono: aree di arredo urbano, aree speciali, par- chi urbani, verde storico, verde attrezzato. La classificazione è improntata a criteri estetico- paesaggistici mutuando un concetto di verde quale elemento urbanistico statico, funzionale alle esigenze ricreative della comunità urbana e ai valori assegnati dalla normativa in materia (C

hIesurA

, 2009).

A

reeBosCAteurBAneePerIurBAne

:

CrIterIdesCrIttIVI

A scala locale, la definizione delle aree bo-

scate in contesto urbano e periurbano è carat-

(5)

terizzata da una serie di specifici criteri e in- dicatori (k

onIjnendIjk

, 1999; k

onIjnendIjk

e A

ndrIAn

, 1999). L’ubicazione e l’accessibilità rappresentano il primo criterio: i boschi, lo- calizzati all’interno o in prossimità di un’area urbana, sono facilmente raggiungibili da parte degli utenti nell’arco di una giornata con spo- stamenti brevi, possibilmente anche con mezzi pubblici. L’uso multiplo predominante è legato principalmente alla ricreazione psico-fisica, alla socializzazione e alla protezione ambientale. La produzione legnosa è di secondaria importanza e deriva soprattutto da potature, abbattimenti programmati o schianti e può essere riutilizzata a fini energetici (A

rtese

, 2008). Le superfici boscate sono ridotte e maggiormente frammen- tate e isolate rispetto alle coperture forestali tradizionali; spesso sono caratterizzate dalla presenza di diverse specie esotiche; la struttura somatico-cronologica dei popolamenti è condi- zionata dall’intensità dell’impatto antropico che altera la dinamica evolutiva e il processo di rin- novazione naturale. Tali effetti influiscono sulla conservazione delle caratteristiche qualitative e funzionali dei popolamenti e sulla perpetuità dei beni e servizi forniti.

La proprietà pubblica prevale, soprattutto quella comunale. I processi di gestione dei bo- schi urbani e delle strutture connesse sono di- namici e caratterizzati da elevate pressioni da parte della popolazione urbana, le cui richieste cambiano rapidamente influenzando diretta- mente il processo decisionale.

Riguardo agli strumenti di politica forestale urbana, i mezzi di comunicazione e le relazioni pubbliche hanno maggiore importanza mentre diventa decisivo il ruolo della partecipazione pubblica, della consultazione dei vari soggetti con le relative procedure (j

ones

et al., 2005;

s

AlBItAno

, 2005; V

An

h

erzele

et al., 2005).

Gli aspetti normativi e sanzionatori volti a pro- teggere le risorse forestali dalla forte pressione esercitata dall’ambiente urbano possono acqui- stare un peso rilevante. I conflitti sull’uso e sulla gestione delle risorse sono spesso più frequenti che non nei tradizionali ambiti forestali.

In ambiente mediterraneo, i boschi peri- urbani rivestono particolare interesse; qui il rapporto privilegiato torna a essere quello con

la selvicoltura e le scienze forestali, ma anche sempre di più con l’ecologia del paesaggio, per il contributo delle formazioni forestali alla con- servazione della biodiversità (A

lVey

, 2006).

l

eInfrAstruttureVerdI

Nell’ambito della pianificazione territoriale la nozione di foresta urbana è rielaborata e traspo- sta nel concetto di infrastruttura verde (green in- frastructure) riferito a una struttura funzionale combinata, per posizione, connettività e tipolo- gie di spazi verdi urbani che nell’insieme con- corre a fornire servizi ecosistemici (B

enedICt

e M

C

M

Ahon

, 2002; d

AVIes

et al., 2006); in que- sto ambito la selvicoltura urbana si confronta con i temi scientifici propri dell’Ecologia del Paesaggio (k

Arhu

, 2011). L’approccio olistico è indispensabile per progettare le infrastrutture verdi: dalla scala di un singolo sito alla scala di paesaggio. L’infrastruttura verde (...) è una rete, al tempo stesso, ecologica, storico-culturale e so- cio-economica, la cui presenza è indispensabile per assicurare un alto grado di qualità ambien- tale alla rete delle città (s

oCCo

et al., 2008) in un quadro di riferimento ecologico necessario alla sostenibilità ambientale, sociale ed econo- mica, elemento d’importanza strategica per lo sviluppo del territorio urbanizzato.

Le infrastrutture verdi possono contribuire alla mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici sui territori urbanizzati aumentandone la resilienza e riducendone la vulnerabilità ai rischi di disastri naturali. Lo sviluppo di infra- strutture verdi mira, inoltre, a contribuire allo sviluppo di un’economia più sostenibile nelle

“regioni urbane”, mediante l’offerta di posti di lavoro e opportunità imprenditoriali e investi- menti orientati al mantenimento e al ripristino degli ecosistemi, utilizzando approcci ecosiste- mici invece di soluzioni puramente tecniche, ri- ducendo gli effetti negativi delle infrastrutture energetiche e dei trasporti (k

Arhu

, 2011).

Il concetto di infrastruttura verde introduce

una gestione del territorio basata sull’analisi e

sulla gestione sostenibile degli ecosistemi natu-

rali, integrata con gli sforzi per controllare la

crescita urbana mediante piani di governo che

(6)

diano, secondo s

oCCo

et al. (2008) (...) forma di sistema alle risorse, agli usi e alle reti che riguar- dano gli spazi verdi, sapendo che, come ogni altra infrastruttura, anche quella verde va pianificata, co-progettata, costruita, gestita e mantenuta (...) ma evidentemente (...) ciò comporta un onere economico di cui la collettività deve farsi carico.

Lo sviluppo delle infrastrutture verdi nei territori urbanizzati è un tema strategico pro- mosso dalla Commissione Europea (s

undseth

e s

ylwester

, 2009; s

IlVA

et al., 2010; k

Arhu

, 2011). Lo scopo è di conservare la biodiversità contrastando efficacemente la frammentazione delle superfici naturali in ambito urbano e pe- riurbano per fornire alla società servizi ecosiste- mici ossia benefici pubblici non sempre diretta- mente apprezzabili dal mercato in termini mo- netari, ma strettamente connessi al benessere sociale (M

IllennIuM

e

CosysteM

A

ssessMent

, 2005), in un ambito di sostenibilità ambientale a lungo termine.

A

reeVerdIurBAneePerIurBAne esostenIBIlItà

Il concetto di sostenibilità affiancato alla ge- stione forestale implica che “Gestione e uso delle foreste e del territorio forestale (siano attuati) in modo e misura tali da mantenere la loro biodi- versità, produttività, capacità di rinnovazione, vitalità e il loro potenziale di soddisfare, ora e in futuro, rilevanti funzioni ecologiche, economi- che e sociali a livello locale, nazionale e globale e a non determinare danno ad altri” (MCPFE, 1993). L’applicazione di criteri di sostenibilità alla gestione forestale implica l’aumento della complessità strutturale e funzionale dei boschi e, dunque, della loro biodiversità, esaltandone il ruolo sulla conservazione del suolo, intesa come complesso delle interazioni tra bosco e ciclo dell’acqua (I

oVIno

, 2007).

Anche in selvicoltura urbana, il concetto di sostenibilità della gestione riferito alla foresta urbana è formulato in termini di mantenimento della vegetazione ... sana e funzionale per fornire agli abitanti benefici durevoli di carattere ecolo- gico, economico e sociale. Questa definizione pone l’accento in modo rilevante sul ruolo dei gestori e degli utenti in coerenza con processo

di Agenda 21 (C

lArk

et al., 1997; d

wyer

et al., 2003).

I modelli di analisi della sostenibilità a livello di verde urbano pongono in evidenza tre ele- menti fondamentali:

– La quantità di verde disponibile, cioè l’in- sieme delle risorse (naturali e seminaturali) presenti in una determinata area urbana, comprese – oltre le superfici pubbliche ac- cessibili (parchi, giardini e alberate stradali) – anche zone a fruibilità limitata (giardini storici, pertinenze di aree residenziali perife- riche, orti urbani, ecc.).

– Il complesso delle attività di gestione e di pia- nificazione, che si configura nell’applicazione o meno di pratiche di incremento e di man- tenimento del verde urbano.

– I meccanismi di partecipazione e coinvolgi- mento dei diversi membri della comunità e della popolazione, che considera le diverse forme di partecipazione della cittadinanza alla gestione e alla promozione del verde.

Una serie di criteri e indicatori di sostenibi- lità per ciascuna delle tre componenti indicate è stata elaborata da s

AnesI

e l

AfortezzA

(2002) con l’attribuzione di un punteggio secondo una scala con cinque classi discrete di valore.

L’uso di indicatori per una valutazione obiet- tiva risponde a numerosi scopi, quali: piena co- noscenza delle risorse disponibili, incremento della superficie a verde per abitante, gestione efficiente, miglioramento delle condizioni fito- sanitarie del verde, mantenimento di ambienti naturali e naturalità diffusa per facilitare l’a- zione filtrante e conservare la biodiversità, ga- ranzia di flussi adeguati di risorse finanziarie, riduzione dei costi di manutenzione, manteni- mento dell’efficienza del sistema verde, traspa- renza dell’azione pubblica e forme di partena- riato, ecc.

P

IAnIfICAzIoneerIferIMentInorMAtIVI

La pianificazione del territorio nel nostro

Paese può essere articolata nei seguenti ambiti

di riferimento: urbanistico, paesaggistico, fore-

stale, di settore, delle aree protette, dei SIC e

delle ZPS (C

oronA

et al., 2011).

(7)

In analogia con i livelli della pianificazione fo- restale (C

ullottA

e M

Aetzke

, 2008a e 2008b), un processo di coordinamento e di approfondi- mento progressivo dei temi inerenti la gestione del verde urbano e periurbano, potrebbe indi- viduare altrettanti livelli di pianificazione, legati alla scala di analisi di riferimento (Nazionale, Regionale, Provinciale, Comprensoriale/Terri- toriale, Comunale).

La pianificazione a livello locale è affidata per competenza ai Comuni e inserita nel Piano Regolatore Comunale Generale/Piano Urbani- stico Generale, ecc.

Manca a livello nazionale un preciso riferi- mento alla pianificazione del verde urbano che denoti l’interesse strategico del Paese per questo settore. I PRCG più recenti, tuttavia, prendono in considerazione il tema delle reti ecologiche in- dividuando obiettivi di pianificazione e gestione cui concorrono anche la selvicoltura urbana e la gestione forestale (C

oronA

et al., 2011).

I riferimenti normativi relativi al verde ur- bano sono numerosi e possono essere suddivisi in base all’ambito territoriale e all’argomento considerato. Molti derivano dagli accordi in- ternazionali ratificati dall’Italia mediante ap- positi provvedimenti normativi (Convenzione di Ramsar, Convenzioni di Washington, Rio de Janeiro, Convenzione di Firenze, Protocollo di Kyoto e Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici) e da direttive europee, accordi, convenzioni e programmi di azione ambientale privata (C

ollInA

et al., 2010).

n

orMAtIVAnAzIonAle

La Costituzione della Repubblica Italiana sancisce all’art. 9 il valore e la tutela della vegetazione quale componente fondamentale del paesaggio, all’interno e nell’intorno del tessuto urbano.

Gli standard urbanistici fissati dal D.I.

1444/68 restano, tuttora, il riferimento normativo vigente a livello nazionale, sebbene la definizione dei rapporti “minimi inderogabili” sia, ormai, diffusamente ritenuta obsoleta per la rigidità insita nella definizione di standard e inadeguata per la difficoltà di

tradurre le quantità prescritte in effettive maggiori qualità insediative (t

roMBInI

, 2006).

Il Codice dei beni culturali e del paesaggio (D.Lgs. n. 42 del 2004) – successivamente modificato e integrato dal D.Lgs. 26 marzo 2008 n. 62, pertinente ai beni culturali, e dal D.Lgs. 26 marzo 2008 n. 63, relativo al paesaggio – apre nuovi scenari in selvicoltura urbana. Il D. Lgs. n. 63, in particolare, introduce modifiche alla tutela e alla salvaguardia del paesaggio storico, riguardanti la valorizzazione degli alberi monumentali. Equiparati ai beni immobili di interesse pubblico, essi sono riconosciuti come essenziali componenti paesaggistici e attrazione turistica di carattere culturale (C

ArAMAllI

, 2008).

L’uso di coperture vegetali è connesso, inoltre, all’introduzione delle norme in materia di risparmio energetico che riguarda i criteri di progettazione e ristrutturazione degli edifici, per ridurre i consumi energetici (D. Lgs. 192/05 così come modificato e integrato dal D. Lgs. 311/06, DPR 59/09, D.

M. 26/06/09), fa riferimento alle “coperture a verde”; l’art.2 comma 5 definisce i tetti verdi quali (…) coperture continue dotate di un sistema che utilizza specie vegetali in grado di adattarsi e svilupparsi nelle condizioni ambientali caratteristiche della copertura di un edificio.

Il Codice Civile regolamenta in merito alle distanze da rispettare nel piantare o seminare alberi in prossimità del confine di una proprietà (artt. 892-896) e in relazione all’obbligo della tutela della pubblica incolumità (artt. 2043 e 2051). I regolamenti e gli usi locali, se esistenti, prevalgono sulle norme del Codice.

Per quanto riguarda, invece, le distanze da rispettare nei fondi confinanti con le proprietà stradali fuori dei centri abitati la norma di riferimento è il Codice della Strada.

n

orMAtIVAregIonAle

La normativa riguardante le aree verdi ur-

bane e periurbane è connessa a settori diversi

della pianificazione territoriale regionale: dai

Piani Paesaggistici, ai piani, leggi e regolamenti

(8)

in materia di risorse forestali, alle disposizioni in materia di architettura sostenibile e bioedi- lizia, alla pianificazione di settore (piani di ba- cino, PAI, piani faunistico-venatori regionali), alla pianificazione forestale nelle aree protette regionali, alla pianificazione forestale nei siti Natura 2000 (P

roPerzI

, 2005). A queste si ag- giungono normative specifiche per la difesa del suolo, per la salvaguardia del paesaggio e della biodiversità del sistema costiero, per la difesa fitosanitaria; norme sulla produzione e com- mercializzazione delle piante forestali e dei re- lativi materiali di moltiplicazione, disposizioni per la tutela della fauna minore, per la tutela e sviluppo della fauna ittica e regolazione della pesca, per la protezione della flora e disciplina di raccolta dei prodotti del sottobosco, norme per la conservazione e la tutela degli habitat naturali e seminaturali, della flora e della fauna selvatiche, norme per la tutela delle risorse ge- netiche autoctone, disciplinanti la tutela delle ri- sorse genetiche, animali e vegetali, originarie del territorio regionale ecc. (C

ollInA

et al., 2010).

Alle Regioni è affidata, inoltre, la tutela e la gestione degli alberi monumentali italiani:

molte di esse hanno emanato una legge speci- fica, altre invece hanno modificato le proprie leggi forestali.

n

orMAtIVAProVInCIAle

Le Amministrazioni provinciali, attraverso l’adozione di Piani Territoriali di Coordina- mento con efficacia paesaggistico-ambientale, possono contribuire alla salvaguardia delle aree verdi urbane e periurbane mediante speci- fiche indicazioni regolamentative di vario tipo (es. schema per la redazione dei Nuovi Regola- menti Edilizi; Linee guida per la promozione dell’edilizia sostenibile nei Regolamenti Edilizi e negli strumenti di edilizia del territorio, me- diante progettazione e valorizzazione delle aree verdi e di pertinenza, aree scoperte e permeabi- lità dei suoli, ecc.) (A

gostInI

et al., 2010).

Nei territori delle province sono comprese e si sovrappongono per competenza numerose forme di tutela e di protezione di aree naturali (Aree Marine Protette, Zone Umide, Riserve Naturali Regionali, Riserve Naturali Statali,

Parchi Regionali, Parchi Nazionali, Aree Na- turali Protette, Parchi locali di interesse so- vracomunale (PLIS), Parchi Nazionali, Altre aree protette). Obiettivi e indirizzi rientranti nell’ambito delle realtà locali, come la regola- mentazione della salvaguardia delle aree natu- rali protette presenti sul territorio provinciale possono essere espressi, attuando norme speci- fiche, non affrontate dal piano regionale (C

ol

-

lInA

et al., 2010).

Alla luce di quanto descritto, appare oppor- tuno un coordinamento tra enti territoriali per elaborare una strategia unitaria volta ad acce- lerare la diffusione delle migliori pratiche di pianificazione, progettazione, gestione e manu- tenzione degli spazi verdi urbani e periurbani per contrastare il consumo di suolo naturale a livello locale.

P

IAnIfICAzIoneegestIonedelVerdeurBAno AlIVelloCoMunAle

I comuni italiani sono proprietari di gran parte del verde urbano pubblico. Essi hanno il compito di pianificare, regolamentare e gestire gli spazi verdi che ricadono nel proprio territo- rio emanando direttive riguardanti anche quelli di proprietà privata. Le sovrapposizioni ammi- nistrative sono inevitabili quando porzioni di verde urbano afferiscono ad altri enti pubblici:

amministrazioni provinciali (verde scolastico), Ministero dei Beni Culturali (giardini e parchi di pertinenza di edifici storici), regione (verde ripariale), ecc.

Le amministrazioni comunali non dispon- gono di una normativa di riferimento specifica per la pianificazione e la gestione del verde urbano e periurbano. Gli strumenti in vigore sono piuttosto eterogenei e, soprattutto, sono improntati generalmente a una concezione sta- tica, architettonico-funzionale del verde (s

A

-

nesI

, 2002).

L’urbanistica, attualmente, gioca un ruolo

chiave raccogliendo le disposizioni normative

in materia e regolando la pianificazione degli

spazi verdi cittadini. Il verde pubblico rap-

presenta, infatti, uno dei cosiddetti standard

che, nella pianificazione generale, attengono

ai rapporti massimi tra spazi edificabili e spazi

(9)

riservati all’utilizzazione per scopi pubblici e sociali e sono riconducibili al già citato D.I.

1444 del 1968 che introduce il concetto di spazio minimo da dedicare ai servizi, verde incluso, e al miglioramento della qualità della vita urbana. La logica degli standard ha deter- minato solo effetti “quantitativi” (incrementi del verde spesso solo di natura tabellare e non sostanziale), ma dal punto di vista qualitativo i risultati non sono sempre di buon livello (s

A

-

nesI

e l

AfortezzA

, 2002).

Lo stato dell’arte della regolamentazione del verde urbano in Italia è stato analizzato nei comuni capoluogo di provincia, rappre- sentativi per le dimensioni e per i caratteri di urbanità di un territorio in cui si concentra un campione esteso della popolazione nazionale (s

AnesI

, 2002).

Gli strumenti normativi, più diffusi nei ca- poluoghi del centro nord, perseguono gene- ralmente scopi di tipo vincolistico con pre- scrizioni diverse e articolate: dalla semplice salvaguardia delle alberature alla definizione di standard qualitativi e dimensionali per le potature, alla definizione delle modalità di fruizione. I dispositivi sono diversi e com- prendono ordinanze sindacali e deliberazioni ad hoc oppure veri e propri regolamenti o allegati alle normative urbanistiche e edilizie (Piani Regolatori, Norme Tecniche di Attua- zione, Regolamenti Edilizi, ecc.). Gli obiettivi non appaiono sempre chiari e determinati in modo univoco. Emerge la mancanza di rap- porti con le norme derivanti da altri regola- menti e con gli strumenti inerenti l’urbanistica e l’edilizia. Il ruolo del verde come elemento su cui fondare lo sviluppo sostenibile delle città non è sempre evidente. Il Regolamento del verde risulta in molti casi uno strumento autoreferenziale la cui efficacia si esaurisce nell’emanazione della norma stessa da parte dei Comuni mentre, in realtà, andrebbe inteso come elemento della pianificazione delle ri- sorse disponibili (suolo, acqua, diversità biolo- gica, ecc.) connesso ad altrettanto importanti strumenti pianificatori e gestionali degli spazi urbani e periurbani (inventario delle risorse disponibili, piano regolatore, piano del verde, ecc.) (s

AnesI

, 2002).

Q

uAntIfICAzIonedelVerdeurBAno

A livello di politica comunitaria, la superfi- cie delle aree verdi e la diffusione di specifici strumenti di gestione sono considerati indi- catori di sostenibilità e un elemento chiave per la riqualificazione del tessuto urbano.

Anche l’Italia è stata coinvolta nell’audit ur- bano promosso dalla Direzione Generale per le Politiche Regionali della Commissione Europea, in collaborazione con EUROSTAT e recepito dall’ISTAT tramite l’Osservatorio ambientale sulle città. Le sette aree tematiche individuate (verde urbano, acqua, energia, ri- fiuti, trasporti, inquinamento atmosferico, in- quinamento acustico) riguardano i principali problemi ambientali presenti a livello urba- no. Per il verde sono stati utilizzati i seguenti indicatori:

– disponibilità per abitante e tipologia urbani- stico-funzionale (m

2

/abitante);

– densità rispetto alla superficie comunale (%);

– adozione del Piano del Verde.

La metodologia censuaria adottata non ha consentito di valutare la qualità (compresa l’accessibilità), la funzionalità ecosistemica e la resilienza delle aree censite. I risultati ottenuti sono solo di carattere descrittivo e utilizzabili per il momento esclusivamente come strumento sintetico di studio della re- altà territoriale dei 111 comuni italiani ca- poluogo di provincia (C

IMInI

, 2009). Una stima delle superfici a livello nazionale, su basi statistiche, è stata ottenuta esaminando e rielaborando n. 430 punti inventariali di prima fase dell’INFC (C

oronA

et al., 2012), appartenenti alla Classe

suPerfICIArtIfICIAlI

, Sottoclasse

PArChIurBAnI

: si tratta di aree bo- scate, secondo la definizione inventariale, ma escluse dalle elaborazioni in quanto ubicate in contesto urbano (r

IeMAnn

, 2003). Da questo studio risulta che, in Italia, il numero totale dei boschi urbani è di 19806 unità, di esten- sione complessiva pari a 43000 ha. La super- ficie media stimata dei frammenti è di 2,2 ha.

Questa ricerca ha evidenziato le potenzialità

degli inventari forestali nazionali per quanti-

ficare l’estensione delle aree forestali urbane

e periurbane (s

hAw

, 2008).

(10)

C

onClusIonI

Lo spazio occupato dalle “aree verdi” rappre- senta un patrimonio importante per le molte- plici ricadute sociali ed economiche ad esso as- sociate, da analizzare non solo dal punto di vista architettonico e urbanistico ma, soprattutto, sotto il profilo ecologico-funzionale. Evidenze scientifiche testimoniano il ruolo fondamentale svolto degli spazi verdi urbani e periurbani che possono contribuire a ridurre la frammenta- zione del territorio (SOER, 2010), conservare la biodiversità, il paesaggio storico e culturale, mitigare il clima, ravvivare il rapporto identita- rio tra cittadini e paesaggio, promuovere com- portamenti di vita più sani e sostenibili.

Per perseguire questo scopo, a livello interna- zionale, è in corso un processo di elaborazione di linee guida nell’intento di diffondere, in par- ticolare nei paesi dell’Europa mediterranea, politiche coerenti, legislazione ad hoc e infor- mazione completa sul tema dell’urban forestry (MED-ways. Guidelines and common routes for the future challenges of Urban and Peri-ur- ban forests in Mediterranean cities) promosso dall’Accademia Italiana di Scienze Forestali, dai dipartimenti DISAAT (Università di Bari) e DEISTAF (Università di Firenze), in colla- borazione con FAO (Forest Assessment, Mana- gement and Conservation Division) e IUFRO (European Forum of Urban Forestry), cui par- tecipano numerose istituzioni accademiche, scientifiche e istituzionali.

Con tutta evidenza, il fenomeno dell’espan- sione urbana in Italia non ha sempre coinciso con il miglioramento dei cosiddetti “standard della qualità della vita” e della sostenibilità.

Di conseguenza, l’attenzione nei confronti del tema della pianificazione e della gestione delle aree verdi richiede passi sostanziali verso una vera e propria politica nazionale di settore so- stenuta da linee di indirizzo seppure da artico- lare e differenziare a livello regionale per rispet- tare le diverse identità culturali e ambientali.

La disponibilità di informazioni sulla quan- tità e, soprattutto, sulla qualità del verde pub- blico e di quello privato appare cruciale per uno sviluppo realmente sostenibile del territo- rio urbano.

La necessità di definire e adottare una distin- zione tipologica legata alla composizione speci- fica e alla funzionalità biologica delle strutture vegetali consentirebbe, altresì, di operare in modo scientificamente e tecnicamente appro- priato combinando sistemi e metodi selvicol- turali, arboricolturali e agronomici opportuna- mente adattati alla gestione delle aree verdi in contesto urbano e periurbano.

Il processo di pianificazione del verde ur- bano – articolato a vari livelli – andrebbe av- viato individuando strumenti normativi tra loro organici e non contraddittori (C

ullottA

e M

Aetzke

, 2008a e 2008b). La semplice ri- scrittura di normative di pianificazione terri- toriale di impronta esclusivamente urbanistica, perpetuando una concezione statica del verde, risulterebbe inefficace se non considerasse gli aspetti ecosistemici e evolutivi delle strutture vegetali urbane e periurbane.

D’altro canto un’integrazione della normativa forestale vigente potrebbe definire in modo chiaro gli obiettivi perseguiti, le responsabilità negli iter procedurali, gli standard quantitativi e qualitativi delle diverse fasi della “filiera del verde urbano” (dalla produzione del materiale di propagazione alla messa a dimora, alle cure colturali, alle modalità di rinnovazione, allo smaltimento della biomassa legnosa), le moda- lità inventariali per la quantificazione patrimo- niale, le procedure di valutazione del rischio potenziale connesso all’uso delle aree verdi ur- bane da parte dei fruitori.

La crescente consapevolezza dei benefici ambientali, economici e sociali legati alla fo- resta urbana evidenzia quanto l’approccio alla gestione del singolo albero, secondo principi e tecniche codificate di arboricoltura, rappre- senti un elemento colturale essenziale anche, ma non esclusivo all’interno della gestione complessiva del sistema del verde come entità biologica. In questo contesto, la gestione di po- polamenti a carattere forestale si identifica in modo appropriato nell’approccio concettuale della selvicoltura sistemica (C

IAnCIo

, 2011) che appare un principio di elezione nella pianifica- zione, progettazione, gestione e manutenzione delle aree forestali e urbane e periurbane.

Per quanto attiene al processo di progetta-

(11)

zione di infrastrutture verdi, sono necessarie analisi a diversi livelli di scala per ottenere un’efficace strutturazione di tipo socio-econo- mico volta a garantire un uso più razionale in particolare della risorsa suolo.

Nella composizione di tali infrastrutture, diverse attività – dalla selvicoltura, all’arbori- coltura all’agro-selvicoltura – potranno essere articolate, in sede di pianificazione, in relazione alle necessità di, conservare, valorizzare o rico- stituire ambienti naturali. Tali tipologie di in- tervento potrebbero essere inquadrate in modo opportuno anche nell’ambito dei Programmi di Sviluppo Rurale.

Andrebbe, inoltre, riesaminato in modo orga- nico il D.lgs. 227/2001 e le relative aggiunte del DL 5/2012 per evitare contenziosi, ulteriori spe- culazioni e consumo di suolo (C

oronA

, 2012).

In sintesi, per la ricomposizione funzionale del territorio e del paesaggio italiano è indispen- sabile conciliare elementi diversi – di carattere ambientale, economico e sociale – mediante un approccio transdisciplinare (j

AMes

et al., 2009) che valorizzi il contributo delle scienze forestali per evidenziare nuove connessioni e acquisire nuove conoscenze necessarie alla risoluzione dei problemi della odierna società complessa.

SUMMARY

Meaning and role of urban forests for land management in Italy

Trees and forest stands in urban and periurban context play a multifunctional role from the environmental, social and economic point of view. The rapid growth of urban population in Europe emphasizes “urban forest” functions requested from stakeholders. The paper describes the main aspects of urban forestry in Italy in relation to urban and landscape planning and management. The need for a specific policy for the urban forestry sector is discussed also with the prospect of increasing the specific cultural contribution of forestry skills in land management.

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