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IL BUON PASTORE DÀ LA PROPRIA VITA

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Academic year: 2022

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(1)

G.A.M. Gioventù Ardente Mariana

IL BUON PASTORE DÀ LA PROPRIA VITA

IV DOMENICA DIPASQUA 25 APRILE 2021

CENACOLO GAM

(2)

Ave, Mamma, piena di grazia, Madre di Dio e della Chiesa

INVOCAZIONE ALLO SPIRITO SANTO

A Gesù per Maria

Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza;

non sappiamo infatti come pregare in modo conveniente, ma lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili (Rm 8).

Lettura corale 1 Vieni, Santo Spirito,

manda a noi dal cielo un raggio della tua luce.

Vieni, padre dei poveri, vieni, datore dei doni, vieni, luce dei cuori.

Canto 2 Consolatore perfetto

ospite dolce dell’anima, dolcissimo sollievo.

Nella fatica, riposo, nella calura, riparo, nel pianto, conforto.

Canto 3 O luce beatissima,

invadi nell’intimo il cuore dei tuoi fedeli.

Senza la tua forza, nulla è nell’uomo, nulla senza colpa.

Canto 4 Lava ciò che è sordido,

bagna ciò che è arido, sana ciò che sanguina.

Piega ciò che è rigido, scalda ciò che è gelido, drizza ciò ch’è sviato.

Canto 5 Dona ai tuoi fedeli

che solo in te confidano i tuoi santi doni.

Dona virtù e premio, dona morte santa, dona gioia eterna. Amen.

Canto

(3)

IL BUON PASTORE DÀ LA PROPRIA VITA

Rosario e Parola di Dio dal Vangelo di San Giovanni 10,11-18

Meditiamo il mistero di Gesù Buon pastore che conosce e ama ciascuno di noi come il pastore conosce tutte le sue pecore.

Padre nostro...

1ª AVE MARIA Gesù disse: “Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore.

Gesù delinea due tratti caratteristici di se stesso: egli è la porta, attraverso cui si accede a Dio ed è il buon pastore. Buono, nel testo greco kalòs, vuol dire buono, bello, affascinante, gene- roso, autentico, vero pastore. Bellezza

e bontà si identificano: ciò che è bello è anche buono. Solo Gesù è bello, buono, autentico e generoso. Gesù ha donato la sua vita per le pecore. Gesù è tutto dono, oblazione, tutto offerta, con la sua morte ha sacrificato se stesso.

Ave, o Maria...

Canto: Il Signore è il mio pastore.

Non manco di nulla, all’acque mi guidò, cosparse d’olio il capo, il calice traboccò.

Ci diede la Madre di Cristo Gesù, e qui nella sua casa per sempre abiterò.

2ª AVE MARIA Il mercenario - che non è pastore e al quale le pecore non ap- partengono - vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge.

Gesù parla del lupo che vuole sbranare il gregge. Il buon pastore fronteggia il lupo che vuole sbranare il gregge e lotta contro di lui. Chi non è vero pastore, il mercenario, l’assoldato, fugge di- nanzi al lupo, perché pensa al proprio interesse, si preoccupa della propria vita e non del gregge che gli è stato affidato. Il lupo da cui Gesù ci difende è il demonio. L’uomo di fronte al demonio si trova sempre in una condizione di inferiorità.

Ave, o Maria... - Canto

3ª AVE MARIA Il lupo le rapisce e le disperde:

perché è mercenario e non gli importa delle pecore.

La dispersione è sempre un ef- fetto del peccato. Il peccato taglia tutti i collegamenti, dis-

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socia, aliena, rompe le comunicazioni con Dio, con i fratelli, con la natura e con se stessi: disperde tutto. Gesù distruggendo il peccato fa di nuovo unità perché “è venuto per raccogliere in unità tutti i figli di Dio che erano dispersi”.

Ave, o Maria... - Canto

4ª AVE MARIA Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me.

Conoscere nel significato biblico vuol dire amare: amo le mie pecore. E poi il contraccambio: le mie pecore mi conoscono, mi amano, mi vogliono bene. È un rapporto vicendevole di amore e conoscenza.

Ave, o Maria... - Canto

5ª AVE MARIA Così come il Padre conosce me e io conosco il Padre e do la mia vita per le pecore.

Il massimo dell’amore è dare la vita per la persona amata: Gesù ama e conosce talmente le sue pecorelle che si sacrifica, dà la vita per esse. Il contenuto di queste parole esprime la cono- scenza e l’amore reciproco e infinito tra il Padre e il Figlio, l’in- timità e il calore con cui il pastore ama le sue pecorelle e riflette il meraviglioso mistero della grazia nelle anime.

Ave, o Maria... - Canto

6ª AVE MARIA E ho altre pecore che non provengono da questo recinto:

anche quelle io devo guidare.

Quel devo è la volontà di Dio! Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi. La chiamata di Gesù è rivolta a tutti, la salvezza è fonda- mentalmente aperta a tutti. Nelle parole di Gesù c’è una sfu- matura di ansia: ho altre pecore, anche quelle devo guidare. Si profila l’universalità del Regno di Dio.

Ave, o Maria... - Canto

7ª AVE MARIA Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.

Le pecore di un altro ovile sono quelle che crederanno e ascolteranno la voce di Gesù fuori di Israele e che formeran- no con i Giudei convertiti un solo gregge, la Chiesa. Alla sua chiamata i suoi fedeli risponderanno con una spe- ciale sensibilità dell’anima: la docilità.

Una simile conoscenza di Gesù e della sua voce si acquista con la preghiera.

Ave, o Maria... - Canto

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8ª AVE MARIA Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do a me stesso.

Gesù fa un accenno alla sua morte e risur- rezione, che non lo coglie alla sprovvista né si abbatte improvvisa su di lui. Dare la vita vuol dire morire e Gesù la dà volon- tariamente: quindi è un amore libero, to- tale, purissimo. Con la sua morte Gesù tocca il massimo dell’amore.

Ave, o Maria... - Canto

9ª AVE MARIA Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo.

Gesù ha il potere di dare la propria vita con la morte e di ripren- derla con la risurrezione. Il dono della vita prova il proprio amore per gli uomini e documenta il suo amore verso il Padre di cui compie il mandato.

Ave, o Maria... - Canto

10ª AVE MARIA Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre”.

Gesù volontariamente dà la sua vita, ma nello stesso tempo è obbediente. Mette in luce la sua divinità, la sua totale libertà, ma mostra anche la sua totale obbedienza: l’obbedienza è amore. Gesù è obbediente al Padre fino alla morte e alla morte di croce.

Ave, o Maria... - Canto - Gloria.

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SALMO 117

CANTO DI GIOIA E DI VITTORIA

SPUNTO DI MEDITAZIONE

Gesù è la pietra che, scartata da voi costruttori, è diventata testata d’angolo (Atti 4,11).

CANTO

1. Questo è il giorno fatto dal Signore

esultiamo e rallegriamoci. Alleluia, alleluia.

2. Tu sei il mio Dio e ti rendo grazie;

tu, Signore, sei nostra Luce. Alleluia, alleluia.

3. Con Te, Maria, Madre del Signore,

attendiamo il ritorno di Gesù. Alleluia, alleluia.

TESTO DEL SALMO

Rendete grazie al Signore perché è buono, perché il suo amore è per sempre.

È meglio rifugiarsi nel Signore che confidare nell’uomo.

È meglio rifugiarsi nel Signore

che confidare nei potenti. (Canto) - selà - Ti rendo grazie, perché mi hai risposto,

perché sei stato la mia salvezza.

La pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra d’angolo.

Questo è stato fatto dal Signore:

una meraviglia ai nostri occhi. (Canto) - selà - Benedetto colui che viene nel nome del Signore.

Vi benediciamo dalla casa del Signore.

Sei tu il mio Dio e ti rendo grazie, sei il mio Dio e ti esalto.

Rendete grazie al Signore, perché è buono,

perché il suo amore è per sempre. (Canto) - selà - DOSSOLOGIA:Gloria al Padre, e al Figlio e allo Spirito Santo...

LETTURA CON ISRAELE

* Il salmo 117 che chiude il piccolo Hallel, è per eccellenza il salmo della Pasqua, il cantico della vittoria, l’esplosione fe- stosa del ringraziamento a Dio perché ha fatto meraviglie.

* Cantato al ritorno dall’esilio, questo salmo esprime la gioia di un popolo che, braccato e umiliato in terra straniera, viene tratto in salvo e ricondotto in patria dal Signore. Sì, solo il Si- gnore Dio dona la vittoria al suo popolo.

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* Ancora una volta Israele fa esperienza che è meglio rifugiarsi nel Signore che confidare nell’uomo. Disprezzato e gettato via dai potenti come una pietra inutile nella deportazione, è stato raccolto dal Signore che ne ha fatto la testata d’angolo della sua costruzione: il popolo di elezione a cui avrebbe af- fidato il Messia.

* Come allora non ringraziare per un simile amore? In cerchio attorno all’altare il popolo rende grazie a Dio non solo con il canto, ma anche muovendosi a ritmo di danza. Ondeggiando lievemente da destra a sinistra, ognuno teneva una mano sulla spalla del vicino e con l’altra agitava rami di olivo, di palma, di mirto cantando: Osanna, benedetto Colui che viene nel nome del Signore. Il gesto voleva significare che ogni Israelita andava incontro al Signore, portando con sé il proprio fratello, formando tutti insieme un popolo unito e compatto, nell’at- tesa del Re-Messia, il liberatore di Israele. (Canto) LETTURA CON GESÙ

* E dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi (Marco 14,26).È questo l’inno che Gesù pregò proprio prima di iniziare la sua Passione. Il Padre volle che Egli cantasse già la sua vittoria, cantasse la sua Risurrezione.

* Gesù ha raggiunto la gloria attraverso la strettoia del dolore e della morte. E ha inaugurato anche per noi una strada opposta a quella del mondo infeudato a Satana. La logica del mondo è:

lotta-successo-vittoria; la logica di Gesù è invece: lotta-scon- fitta-croce-vittoria.

* È in questa luce che si comprende come la pietra scelta dal Padre ad essere fondamento nella costruzione del suo piano di amore, dovesse essere prima scartata dai costruttori: sommi sa- cerdoti e capi del popolo. «Non bisognava forse che il Cristo sof- frisse questi patimenti per entrare nella sua gloria?», dirà Gesù ai discepoli di Emmaus(Luca 24,26). L’ultima parola la dice Dio ed è una parola che suona così: Risurrezione. (Canto) LETTURA GAM, OGGI

* Giovane, dal momento che Gesù è risorto, non si deve più dire: «tutto passa», ma «tutto viene». È molto più vero.

Stiamo andando incontro al giorno fatto dal Signore, alla do- menica eterna della nostra risurrezione.

* Carlo Alberto Pizzini, grande compositore contemporaneo di musica classica, invitato dalla radio israeliana, partì per Ge- rusalemme per eseguire il poema sinfonico sulla Passione di Gesù. Ma gli mancava ancora di musicare la Risurrezione. «Un mattino all’alba - racconta egli stesso - mi affacciai alla fine- stra. Gerusalemme si stava illuminando: una visione da sogno.

Ammiravo e pensavo: un mattino lontano, in un’alba simile, Gesù risorse. Improvvisamente, come una folgorazione, mi

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venne all’orecchio il motivo del “Dies irae”, ma era in minore.

Allora ecco l’idea: dal minore passare in maggiore, come da morte a vita. Ne risultò un qualcosa di grandioso. Quando venne eseguito, i suonatori israeliani scattarono in piedi e ap- plaudirono a lungo insieme al pubblico».

* «Quella sera - conclude Pizzini - prima di andare a letto, mi inginocchiai e ringraziai il Signore non delle grazie, dei doni che mi aveva fatto, ma dei dolori che mi aveva dato. Ho ca- pito che attraverso la sofferenza, matura la gioia».

* In mezzo a grandi sofferenze Santa Teresa di Gesù Bambino diceva: «Non mi pento di essermi offerta all’Amore». Sarete perseguitati, quando diranno ogni male contro di voi per causa mia, siate allora al colmo della gioia, perché grande è la vo- stra ricompensa nei cieli» (Matteo 5 ,10-11).Mai Dio ti è così vi- cino come quando, nel colmo dell’abbandono, ti senti perduto e dimenticato da tutti. Il salmista te lo ripete; Gesù te lo

prova con la sua vita. Canto)

TU HAI BISOGNO DELLO SPIRITO SANTO

Tu hai bisogno dello Spirito Santo

per far crescere in te lo spirito di filialità verso il Padre Celeste

e per sviluppare lo spirito fraterno verso gli altri.

Tu hai bisogno dello Spirito Santo,

perché la tua preghiera sia centrata sulla sua preghiera e possa sprigionare tutta la sua intensità di preghiera.

Tu hai bisogno dello Spirito Santo,

per diventare tenace e forte nella volontà.

Tu hai bisogno dello Spirito Santo,

per avere fecondità nella tua vita spirituale:

senza di Lui non sei che polvere e sterilità.

Tu hai bisogno dello Spirito Santo,

per vedere tutte le cose nella luce di Dio e per avere un giusto indice di referenza sugli avvenimenti, nella sintesi della storia vista dall’interno.

Tu hai bisogno dello Spirito Santo,

per prepararti a ciò che sarà la tua vita eterna e per pregare, per amare,

per agire come se tu fossi già in Paradiso.

Servo di Dio don Carlo De Ambrogio

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EDUCHIAMO

COME DON CARLO DE AMBROGIO I I

NSEGNATEGLINSEGNATEGLI AA FARSIFARSI

PROSSIMO

PROSSIMO AGLIAGLI ALTRIALTRI

•Ecco la grande regola: «Se l’educatore darà l’esempio, lui per primo, nel farsi “prossimo” del

suo allievo, il ragazzo a sua volta imparerà a farsi “prossimo” dei suoi coetanei e degli altri».

«Chi è il mio prossimo?» chiese un legista a Gesù. E Gesù gli rac- contò la storia di un pover’uomo abbandonato come morto dai banditi. «Passò un sacerdote ebreo e andò oltre. Ugualmente un levita. Arrivò un samaritano e gli si accostò. Quale dei tre uo- mini a tuo parere si è fatto prossimo di colui che era caduto nelle mani dei briganti?» chiese Gesù.

Gesù dà in questa parabola un significato attivo alla parola «pros- simo», a cui non si riflette abbastanza. Chi è il mio prossimo?

chiede il legista. E Gesù gli risponde: «Fatti prossimo di tutti», cioè sii colui che si accosta amorevolmente, colui che si china con bontà sulla miseria e il dolore degli altri anche del primo che si presenta sconosciuto, perfino avverso, come fece il buon sa- maritano con quell’uomo moribondo. Fatti prossimo degli altri, amandoli. E così che il ragazzo imparerà la lezione.

• Insegnate ai ragazzi a diventare attenti agli altri;a venire in- contro alle loro necessità, a non attendere che gli altri facciano loro un cenno; ad avere, come la Madonna alle nozze di Cana, gli occhi aperti e le orecchie attente, non per soddisfare la pro- pria insaziabile curiosità, ma per captare le angosce del mondo, per indovinare quando e come si può diventare utili senza pe- sare, e servire senza ingombrare.

• Insegnate ai ragazzi ad avere rispetto, comprensione profonda del prossimo.Ma questo atteggiamento interiore sarebbe vanità e menzogna se la carità non divenisse attiva e non fiorisse in servizi diversi resi al prossimo, a profitto dei fratelli. La carità è uno stato d’animo, ma uno stato d’animo che ha delle mani per servirsene.

• «Che cos’è l’attenzione agli altri?»fu chiesto a Mark Twain. E lui rispose con una battuta espressiva: «Quando avevo 16 anni non ero attento a mio padre, perciò ero convinto che mio padre non sapesse niente. Ma quando ne ebbi 22, divenni attento a mio padre e mi stupii moltissimo scoprendo quante cose mio padre avesse imparato in soli sei anni ».

Gli uccelli spingono i loro piccoli fuori del nido. Noi dobbiamo spin- gere i ragazzi a uscire dal nido del proprio egoismo, offrendo loro l’incentivo di farsi «prossimo» di tutti.

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LA PAGINA DEI BUCANEVE

IL VANGELO PER I RAGAZZI

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GESÙ È IL BUON PASTORE GESÙ È IL BUON PASTORE

Cosa mi insegna il Vangelo Cosa mi insegna il Vangelo

Gesù si è paragonato al pastore, sottolineando di essere

“Pastore buono” che dà la vita per le pecorelle.

Gesù è il pastore affascinante e attira in una maniera immensa. Egli non entra nell’ovile come farebbe un ladro, ma vi entra da guardiano, attraverso la porta.

Conosce tutte le pecore, una ad una e le chiama per nome; esse riconoscono la sua voce e lo seguono; le cu- stodisce con cura, le difende dai predatori e le conduce ai pascoli della salvezza.

“Gesù è la porta”. Non c’è salvezza se non per mezzo di lui. Non c’è altra via per raggiungere la vita, all’infuori di Lui.

MISSIONE:

MISSIONE:

Scopri intorno a te tutte le persone che sono nella tua vita come il Pastore buono ti guidano all’incontro con Gesù; scopri anche quelle persone

che non sono Pastori buoni e prega per loro.

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D D ALLA ALLA L L ETTERA ETTERA APOSTOLICA APOSTOLICA P P ATRIS ATRIS CORDE CORDE

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RANCESCO 150° anniversario della dichiarazione di San Giuseppe

patrono della Chiesa universale

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ADREADRE NELLNELL

ACCOGLIENZAACCOGLIENZA

La venuta di Gesù in mezzo a noi è un dono del

Padre, affinché ciascuno si riconcili con la carne della propria storia anche quando non la comprende fino in fondo. Come Dio ha detto al nostro Santo: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere»

(Mt 1,20),sembra ripetere anche a noi: “Non abbiate paura!”.

Occorre deporre la rabbia e la delusione e fare spazio, senza alcuna rassegnazione mondana ma con fortezza piena di speranza, a ciò che non abbiamo scelto eppure esiste. Accogliere così la vita ci introduce a un significato nascosto. La vita di ciascuno di noi può ripartire miracolosamente, se troviamo il coraggio di viverla secondo ciò che ci indica il Vangelo. E non importa se ormai tutto sembra aver preso una piega sbagliata e se alcune cose ormai sono irreversibili. Dio può far germogliare fiori tra le rocce. Anche se il nostro cuore ci rimprovera qualcosa, Egli «è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa» (1 Gv 3,20).

Torna ancora una volta il realismo cristiano, che non butta via nulla di ciò che esiste. La realtà, nella sua misteriosa irriducibilità e complessità, è portatrice di un senso dell’esistenza con le sue luci e le sue ombre. È questo che fa dire all’apostolo Paolo: «Noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio» (Rm

8,28).E Sant’Agostino aggiunge: «anche quello che viene chiamato male (etiam illud quod malum dicitur)». In questa prospettiva totale, la fede dà significato ad ogni evento lieto o triste.

Lungi da noi allora il pensare che credere significhi trovare facili soluzioni consolatorie. La fede che ci ha insegnato Cristo è invece quella che vediamo in San Giuseppe, che non cerca scorciatoie, ma affronta “ad occhi aperti” quello che gli sta capitando, assumendone in prima persona la responsabilità.

L’accoglienza di Giuseppe ci invita ad accogliere gli altri, senza esclusione, così come sono, riservando una predilezione ai deboli, perché Dio sceglie ciò che è debole (cfr 1 Cor 1,27), è «padre degli orfani e difensore delle vedove» (Sal

68,6) e comanda di amare lo straniero.

Voglio immaginare che dagli atteggiamenti di Giuseppe Gesù abbia preso lo spunto per la parabola del figlio prodigo e del padre

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UN RACCONTO PER TE

I I

DUEDUE LUPILUPI

Una sera un vecchio uomo confidò al suo giovane nipote la sto- ria di una battaglia che si combatteva all’interno del suo cuore:

- Figlio mio, ciò che si combatte dentro di me è una battaglia tra due lupi.

Il primo, malvagio, è pieno di Collera, Invidia, Angoscia, Ri- morsi, Avidità, Arroganza, Orgoglio, Sensi di colpa, Senti- menti di inferiorità, Menzogna, Falsa fierezza, Superiorità ed Egocentrismo.

Il secondo, buono, è pieno di Gioia, Pace, Amore, Disponibi- lità, Serenità, Umiltà, Gentilezza, Benevolenza, Simpatia, Generosità, Verità, Compassione e Fede.

Il bambino, un po’ disorientato pensò per un minuto, e do- mandò al nonno:

- Chi dunque è quello che vince?

Il vecchio rispose semplicemente:

- È colui che io nutro.

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RILEGGIAMO LA NOSTRA VITA ALLA LUCE DELLE BEATITUDINI

Beati i poveri in spirito, perché di essi è il Regno dei cieli.

I poveri in spirito sono quelli che si sono impoveriti di se stessi, gli umili. Accetto di essere emarginato o sacrificato per gli altri?

Non sopporto le umiliazioni?

Beati gli afflitti, perché saranno consolati.

Gli afflitti sono quelli che soffrono e piangono. Accetto le ine- vitabili sofferenze di ogni giorno? Faccio di tutto per farmi una vita comoda? Mi lamento quando mi tocca soffrire?

Beati i miti, perché erediteranno la terra.

I miti sono quelli che trattano bene gli altri, che non si arrab- biano e non litigano. Mi mostro sereno e ragionevole con i miei familiari? Do risposte villane? Scatto con facilità?

Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia, perché saranno saziati.

Gli affamati di giustizia sono quelli che vogliono diventare buoni, che vogliono la giustizia-bontà. Ogni giorno mi impegno a migliorarmi? Ogni giorno leggo un piccolo brano del Vangelo?

Nomino invano il nome di Dio? Vado alla Messa festiva?

Beati i misericordiosi perché troveranno misericordia.

I misericordiosi sono quelli che sanno perdonare e scusare gli altri.

Mi fermo a giudicare male gli altri? So scusare e compatire che mi offende?

Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.

I cuori puri sono quelli che hanno pensieri puri. Mi accorgo di indugiare con compiacimento su pensieri impuri? Commetto da solo o con altri azioni impure? La mia anima è in grazia di Dio o in stato di peccato grave?

Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.

I pacificatori sono quelli che nel loro ambiente portao serenità e pace. Dico menzogne e calunnie? Offendo gli altri con frasi pungenti?

Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché è di loro il Regno dei Cieli.

I perseguitati per la giustizia sono quelli che accettano di sof- frire, pur di vivere coraggiosamente la loro vita cristiana.

Mi vergogno di mostrarmi buono e cristiano praticante? So di- fendere il Papa quando lo contestano e lo criticano?

Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, men- tendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.

Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Mi mostro di solito sereno e gioioso oppure imbron- ciato, troppo serio, cupo? Chi mi vede, mi accosta facilmente oppure sta alla larga? Sono accogliente e rispettoso? Penso qual-

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IL SANTO ROSARIO

M M

ISTERIISTERI DELLADELLA GLORIAGLORIA Primo mistero della gloria:

Gesù risorge da morte.

L’angelo disse alle donne: «Non temete! Io so che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui, è risorto, come aveva detto» (Mt 28,5-6).

Gesù è risorto, ha vinto la morte. La risurrezione è vita nuova, è amore, è gioia. Anche noi risorgeremo e come Gesù saremo divinizzati.

Padre nostro, dieci Ave Maria, Gloria Canto Madre della Chiesa, sei Maria,

donaci lo Spirito d’Amor!

Secondo mistero della gloria: Gesù ascende al Cielo.

Poi Gesù condusse i discepoli fuori, verso Betania e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro, e fu portato verso il cielo(Lc 24,50-51).

«Fu portato verso il cielo», così sarà anche per noi. Dio ci ama e vuole che viviamo per sempre in Paradiso. È questa la gioia dell’Ascensione.

Padre nostro, dieci Ave Maria, Gloria, Canto.

Terzo mistero della gloria: La discesa dello Spirito Santo su Maria Vergine e gli Apostoli riuniti nel Cenacolo.

All’improvviso venne dal cielo una violenta raffica di vento.

Apparvero lingue come di fuoco che si posarono su ciascuno di loro: tutti furono colmati di Spirito Santo (cf Atti 2,2-4).

Lo Spirito Santo, che per il Battesimo, abita nei nostri cuori, ci illumina, ci conforta e ci guida a Gesù.

Padre nostro, dieci Ave Maria, Gloria, Canto.

Quarto mistero della gloria: L’Assunzione di Maria Vergine al cielo.

Un segno grandioso apparve in Cielo: una Donna vestita di sole (Ap 12,1).

La Mamma Celeste è assunta in Cielo con l’anima e il corpo, ed è anche accanto a cia- scuno di noi.

Padre nostro, dieci Ave Maria, Gloria, Canto.

Quinto mistero della gloria: Maria Vergine, Regina del cielo e della terra.

Vidi la Città Santa, la Gerusalemme nuova che scendeva dal cielo, da presso a Dio e aveva in sé la gloria di Dio

(cf Ap 21,2.10).

In Paradiso saremo per sempre con il Signore Gesù, con la Ma- donna e con tutti i Santi, nella pienezza della vita, dell’amore e della gioia.

Padre nostro, dieci Ave Maria, Gloria, Canto.

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CONSACRAZIONE ALLA MAMMA CELESTE Ave, Mamma, piena di grazia, Madre di Dio e della Chiesa, noi ci consacriamo

al tuo Cuore Immacolato e Addolorato.

Tienici sempre amorosamente per mano.

IL PIÙ BEL CANTO DI RINGRAZIAMENTO

Alterna a ogni strofa il ritornello:

Ave, Mamma, tutta bella sei come neve al sole;

il Signore è con te, piena sei di grazia e d’amor.

L’anima mia magnifica il Signore

e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore perché ha guardato l’umiltà della sua serva D’ora in poi tutte le generazioni

mi chiameranno beata

Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e Santo è il suo nome:

di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono.

Ha spiegato la potenza del suo braccio,

ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;

ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili;

ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote.

Ha soccorso Israele suo servo ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri,

ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre.

Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era nel principio, e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.

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