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Non-luoghi. Introduzione a una antropologia della surmodernità, di Marc Augé, Eleuthera, 2009

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Nonluoghi. Introduzione a una antropologia della surmodernità, di Marc Augé

Recensione (a cura di), Federica Cancemi

www.narrareigruppi.it – Etnografia dell’interazione quotidiana. Prospettive cliniche e sociali, vol. 8, n° 1, Maggio 2013

Narrare i gruppi

Etnografia dell’interazione quotidiana

Prospettive cliniche e sociali, v ol. 8, n° 1, Maggio 2013

ISSN: 2281-8960 Rivista semestrale pubblicata on-line dal 2006 - website: www.narrareigruppi.it

recensione

Non-luoghi. Introduzione a una antropologia della surmodernità, di Marc Augé, Eleuthera, 2009, pp. 210, € 10.

Autore Ente di appartenenza

Federica Cancemi Psicologa, Brescia

To cite this article:

Cancemi F., (2013), Nonluoghi. Introduzione a una antropologia della surmodernità, di Marc Augé, Eleuthera, 2009, recensione, in Narrare i Gruppi, vol. 8, n° 1, Maggio 2013, pp. 148 – 150, website: www.narrareigruppi.it

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Federica Cancemi

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www.narrareigruppi.it – Etnografia dell’interazione quotidiana. Prospettive cliniche e sociali, vol. 8, n° 1, Maggio 2013

recensione

Nonluoghi. Introduzione a una antropologia della surmodernità, di Marc Augé, Eleuthera, 2009, pp. 210, € 10.

La recente riedizione del testo di Marc Augè, pubblicato in Francia nel 1992, e in Italia nel 1993, rivela l’attualità delle tematiche affrontate rispetto alla necessità di introdurre una nuova antropologia, ovvero un mutamento di prospettiva, un diverso scorcio dal quale guardare l’uomo, il soggetto nel suo divenire, nel suo so-stare al mondo e intessere relazioni nell’epoca definita surmoderna.

Viviamo in un mondo complesso, che continua a mutare a ritmi incessanti, difficile da comprendere, in cui la sosta, la riflessione, il godimento, sono esclusi e cedono il passo alla velocità, alla mutevolezza, all’eccesso, all’impossibilità di sentire un pensiero emo- zionato.

La surmodernità è l’epoca della ricerca di senso, del tempo sovraccarico di avvenimen- ti che ingombrano il presente e impediscono di tracciare una linea di continuità con il passato e di proiettarsi in un futuro. L’eterno presente diviene quel tempo psichico sa- turo di oggetti, avvenimenti, mode, ma vuoto di emozioni, di relazioni, di identità, di progettualità.

Al mutare del tempo si accompagna una trasformazione dello spazio: entrano così in gioco i nonluoghi. Ma cosa intende comunicarci l’autore attraverso tale neologismo?

I nonluoghi rappresentano la negazione dei luoghi antropologicamente intesi; ritraggo- no dunque tutti quegli spazi che hanno la prerogativa di non essere identitari, relazio- nali e storici.

Il luogo è, invece, produttore di senso per chi vi abita, infonde sicurezza e intimità, può essere rappresentato dalla casa, dal quartiere, dall’agorà; tutti luoghi di una polis che cerca e trova se stessa tramite l’appartenenza.

I nonluoghi sono la narrazione di quegli spazi dell'anonimato, ogni giorno più numerosi e frequentati da individui colmi di “accessori”, ma profondamente soli. Nonluoghi sono sia le infrastrutture per il trasporto veloce (autostrade, stazioni, aeroporti), sia i mezzi stessi di trasporto (automobili, treni, aerei), sono i supermercati, le grandi catene al- berghiere con le loro camere intercambiabili che ospitano individui sempre differenti, ma anche i campi profughi dove sono parcheggiati a tempo indeterminato i rifugiati da guerre e miserie.

Il nonluogo è il contrario di una dimora, di una residenza, di un luogo nel senso comune del termine, e al suo anonimato, paradossalmente, si accede solo fornendo una prova della propria identità: passaporto, carta di credito, permesso di soggiorno...

Nel presentare una antropologia della surmodernità, Augé delinea soprattuttuto una

antropologia della solitudine dell’individuo, descrivendo spazi in cui milioni di soggetti

si incrociano senza entrare mai in relazione, sospinti o dal desiderio frenetico di con-

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sumare o dall’urgenza di velocizzare le operazioni quotidiane. I nonluoghi sono prodotti della surmodernità, incapace di integrare in sé i luoghi storici e incapace di produrre un senso alle esperienze individuali, cariche di solitudine e incertezze.

A differenza dei nonluoghi, dove è preclusa la possibilità di incontro, scontro, incrocio e

scambio relazionale autentico, il saggio di Augè si presenta come il luogo metaforico

di una narrazione aperta al sapere antropologico, sociologico, psicologico, un ponte

che consente il transito tra diversi ambiti e permette un loro armonico intreccio.

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