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GLI INSEDIAMENTI ROM, SINTI E CAMINANTI IN ITALIA

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Academic year: 2022

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GLI INSEDIAMENTI ROM, SINTI

E CAMINANTI IN ITALIA

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GLI INSEDIAMENTI ROM, SINTI E CAMINANTI IN ITALIA

Monia Giovannetti, Nicolò Marchesini, Emiliana Baldoni

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Coordinamento e cura:

Monia Giovannetti

Il rapporto è stato redatto da:

Emiliana Baldoni, Nicolò Marchesini, Monia Giovannetti

Attività di help desk, monitoraggio e supporto alla compilazione:

Catia De Luca

Si ringraziano:

tutti i Comuni coinvolti i quali hanno contribuito fattivamente all’indagine; i componenti della Commissione Immigrazione e dei componenti del Tavo- lo RSC; Monica Lanzillotto e Giulia Andreoli per il confronto e lo scambio costante; Camilla Orlandi, Luca Pacini, Annalisa Giovannini, Paolo Testa e Andrea Maurenzi per la supervisione e condivisione del percorso di ricer- ca; Andrea Rufo e Marco Incitti per il supporto tecnico.

Finito di stampare dicembre 2016

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PREFAZIONE ...7

INTRODUZIONE ...9

Obiettivi e metodologia della rilevazione ... 14

1 - Gli insediamenti di popolazioni rom, sinti e caminanti nei territori comunali delle regioni italiane ...19

1.1 I Comuni rispondenti e la presenza di comunità Rom, Sinti e Caminanti ... 19

1.1.1 Presenti in civili abitazioni ... 20

1.1.2 Presenti in insediamenti ... 23

1.2 Gli insediamenti e la popolazione Rom, Sinti e Caminanti ... 29

1.2.1 Caratteristiche “strutturali” dell’insediamento ... 29

1.2.2 La popolazione presente negli insediamenti e le principali caratteristiche socio-demografiche ... 41

1.2.3 Condizioni specifiche, servizi ed interventi presenti negli insediamenti ... 50

2 - La dimensione del fenomeno RSC nelle città metropolitane ...61

2.1 La presenza di comunità Rom, Sinti e Caminanti sul territorio ... 65

2.1.1 Presenti in civili abitazioni ... 68

2.1.2 Presenti in insediamenti ... 70

2.2 Gli insediamenti e la popolazione Rom, Sinti e Caminanti ... 75

2.2.1 Caratteristiche “strutturali” dell’insediamento ... 75

2.2.2 La popolazione presente negli insediamenti e le principali caratteristiche socio-demografiche ... 84

2.2.3 Condizioni specifiche, servizi ed interventi presenti negli insediamenti ... 91

INDICE DELLE FIGURE ...96

INDICE DELLE TABELLE ...98

APPENDICE A ...100

APPENDICE B ...143

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Prefazione

Luca Pacini - Responsabile Area Welfare e Immigrazione di ANCI Camilla Orlandi - Responsabile Dipartimento Immigrazione di ANCI

Ogni qualvolta ci si interroga sul disagio abitativo e sulle condizioni in cui versano alcuni segmenti della popolazione, in particolare Rom, Sinti e Caminanti, tenendo conto del fattore mobilità (sebbene sia ormai pacifico che il “nomadismo” riguardi di fatto una percentuale minima di tali comunità), viene prontamente evidenziata la mancanza di dati quantitativi “affidabili” sia sulle persone effettivamente presenti (e relative caratteristiche socio-demografiche) sia sul numero di insediamenti ubicati sul territorio nazionale.

Uno dei principali problemi con cui ci si scontra nell’affrontare le questioni che riguardano le popolazioni Rom è quello dell’assenza di dati certi e questo “vuoto” informativo risulta una difficoltà comune a gran parte dei paesi europei. Come specificato anche nel Rapporto conclusivo dell’indagine sulla condizione di Rom, Sinti e Caminanti in Italia non esistono “dati certi sul numero della popolazione Rom presente in Ita- lia e in Europa, sul livello di istruzione e di disoccupazione, sull’aspettativa di vita e sulla mortalità infantile, sulla situazione abitativa e sul tasso di disoccupazione, sulla percentuale di stranieri e apolidi e sull’ac- cesso ai servizi sociali, sanitari e di welfare. Non si conosce il reddito medio o il grado di integrazione”1.

Risulta molto difficile senza queste informazioni decisive “mettere a fuoco i problemi e elaborare ri- sposte politiche appropriate e utilizzare al meglio le risorse; senza indicatori in grado di valutare i cam- biamenti di queste condizioni nel tempo e nello spazio diventa impossibile valutare gli effetti delle scelte politiche. Senza statistiche disaggregate risulta difficile stabilire obiettivi, determinare gli strumenti in gra- do di perseguirli e fare valutazioni sull’impatto delle singole decisioni. Solo un’approfondita conoscenza delle caratteristiche qualitative e quantitative delle comunità in esame può consentire di progettare stra- tegie diversificate, mirate ed efficaci”. Tale principio, oltre che nel Rapporto conclusivo dell’indagine sulla condizione di Rom, Sinti e Caminanti in Italia è ribadito nella Strategia Nazionale d’inclusione dei Rom, Sinti e Caminanti (RSC) ove si indica quale prerequisito essenziale allo scopo “di rendere praticabile non solo l’applicazione della strategia stessa, ma anche e soprattutto la sua puntuale, tempestiva e costante verifica circa i risultati progressivamente conseguiti e le criticità persistenti”, l’incremento esponenziale e omogeneo della conoscenza statistica.

La presente ricerca, svolta da Cittalia nell’ambito di un rapporto di ampia collaborazione tra ANCI e UNAR, si pone l’obiettivo di rilevare numero e condizioni degli insediamenti, autorizzati e spontanei, presenti sul territorio dei Comuni con popolazione superiore a 15.000 abitanti, rilevandone in particolare l’ubicazione, le caratteristiche morfologiche, le tipologie di alloggio e il profilo della popolazione residen- te. L’unità di analisi è costituita sia dall’insediamento di grandi dimensioni sia dal piccolo insediamento a base familiare, dislocato più o meno precariamente in micro-aree, terreni pubblici o privati.

L’idea di fondo è quella di attingere al prezioso patrimonio di informazioni degli enti locali, i quali più di tutti, attraverso i dipartimenti o uffici dedicati, dai servizi sociali o le associazioni del terzo settore che gestiscono gli interventi al personale afferente alla polizia locale, conoscono la situazione dei Rom, Sinti e Caminanti e le condizioni degli insediamenti nei territori di loro competenza, sistematizzando al contempo la frammentarietà dei dati per mezzo di uno strumento omogeneo di rilevazione. Un approccio “dal bas-

1 La Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato, nell’ottobre del 2009, ha iniziato un’in- dagine conoscitiva sui problemi concernenti la condizione delle popolazioni Rom, Sinti e Caminanti in Italia, conclusa nel 2011.

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determinato segmento di popolazione in dati suscettibili di essere sottoposti ad analisi statistica.

Il fine ultimo è dunque quello di ottenere un quadro complessivo nazionale (o per specifiche aree terri- toriali) quanto più accurato possibile e di fornire alle autorità locali, regionali e nazionali e ai policy maker un utile strumento di supporto per la progettazione di politiche finalizzate a migliorare le condizioni di vita delle comunità interessate e di conseguenza la qualità del vivere urbano nel suo complesso. Per tali motivi, seppure l’indagine fosse inizialmente finalizzata a rilevare tutti gli insediamenti RSC autorizzati e spontanei presenti nel territorio nei Comuni oltre i 15.000 abitanti appartenenti alle quattro Regioni in Obiettivo Con- vergenza (Calabria, Campania, Puglia e Sicilia), si è ritenuto, in un’ottica di complementarietà – analisi del contesto esterno alle aree obiettivo convergenza – e comparabilità con altre aree del Paese per una loro esaustiva valutazione, che la rilevazione fosse estesa a tutti i Comuni italiani (afferenti alla stessa fascia di popolazione). La scelta dell’universo dei Comuni ai quali rivolgere l’indagine si è basata da un lato sull’analisi della letteratura e dei materiali esistenti i quali rilevano la presenza di insediamenti in realtà territoriali medie e perlopiù medio-grandi, e dall’altra dalle informazione raccolte attraverso i rappresentanti dei Comuni che compongono la commissione welfare e la commissione immigrazione dell’ANCI.

Cogliamo l’occasione per ringraziare ancora una volta tutti i Comuni che hanno generosamente scelto di partecipare a una rilevazione di natura così sensibile ed, in particolare, ai Comuni componenti della Com- missione Immigrazione e del Gruppo di Lavoro dedicato all’inclusione delle comunità Rom e Sinti, senza il cui contributo, disponibilità al confronto formale e informale, e passione per il proprio lavoro, questa ricerca non avrebbe visto la luce.

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I ntroduzIone

Il campo è una situazione eccezionale, straordinaria

ed è concepito per dare risposte a una categoria inventata: i nomadi2.

Per affrontare correttamente il tema oggetto della nostra indagine è necessario in via preliminare fare chiarezza sottolineando un dato di realtà ovvero che la popolazione di riferimento costituisce un universo tutt’altro che omogeneo, a dispetto delle immagini stereotipate ricorrenti, e che per definirne i contorni è ne- cessario avviare un percorso conoscitivo che interconnetta conoscenze e competenze trasversali ai saperi.

Il termine Rom, infatti, si riferisce a una galassia di minoranze3, a una miriade di gruppi e sottogruppi diversi4 ma caratterizzati da una serie di somiglianze che includono la lingua, le modalità di vita, le tradizioni culturali e l’organizzazione familiare. Inoltre, al di là delle specificità culturali, che nel corso del tempo si sono compenetrate e fuse con elementi di altre popolazioni creando mescolanze potenti e forme di vita irregolari rispetto al presupposto archetipo Rom5, tali gruppi si caratterizzano per situazioni socio-economiche ben differenti, nonché per una vasta gamma di posizioni giuridiche (ad esempio dall’apolidia di fatto all’irregola- rità, dal soggiorno autorizzato da permessi temporanei al possesso della cittadinanza del paese ospite) che incidono pesantemente sulle condizioni generali di vita.

La presente ricerca, svolta da Cittalia nell’ambito di un rapporto di ampia collaborazione tra ANCI e UNAR, si pone l’obiettivo di rilevare numero e condizioni degli insediamenti, autorizzati e spontanei, presen- ti sul territorio dei Comuni con popolazione superiore a 15.000 abitanti. Essa rappresenta il primo tentativo di mappatura a livello nazionale, effettuato coinvolgendo direttamente gli Enti interessati (per l’appunto, le amministrazioni comunali) attraverso la somministrazione di uno strumento standardizzato per via telema- tica. Il questionario comprende altresì, come si illustrerà diffusamente più avanti, alcune domande sui resi- denti, con il fine ultimo di stimarne la consistenza numerica dal momento in cui, ancora oggi, nonostante i vari tentativi fatti da vari soggetti istituzionali e non, risulta definita in maniera molto approssimativa.

Come già richiamato in premessa, uno dei principali problemi con cui ci si scontra nell’affrontare le que- stioni che riguardano le popolazioni Rom è quello dell’assenza di dati certi e questo “vuoto” informativo risulta una difficoltà comune a gran parte dei paesi europei.

Secondo le stime del Consiglio d’Europa, nel Vecchio Continente vivono tra 10 e i 12 milioni Rom, di cui circa 6 milioni nella sola Unione Europea6. Il quadro complessivo della minoranza più grande d’Europa mostra una situazione diffusa di grave emarginazione e povertà in tutti gli Stati membri, nonostante gli sforzi compiuti negli ultimi anni nell’Unione Europea per combattere l’esclusione sociale7. Il gap con la popolazio-

2 Dimitris Argiropoulos, Campi nomadi. La mediazione socio-culturale e l’estremo delle nostre periferie, Africa e Mediterraneo : trimestrale Iscos di cultura, politica, economia, societa , 72-73(2010), p.60-65.

3 Dell’Agnese E., Vitale T., Rom e sinti: una galassia di minoranze senza territorio, in Amiotti G., Rosina A. (a cura di), Tra identità ed integrazione: passato e presente delle minoranze nell’Europa mediterranea, Angeli, Milano 2007.

4 Sulle denominazioni dei diversi gruppi e sottogruppi (e le loro origini) cfr. Liégeois J. P, Rom, sinti, kalè… zingari e viaggianti in Europa, Consiglio d’Europa, Lacio Drom, Roma, 1995, pp. 47-54; cfr. inoltre il glossario del Consiglio d’Europa in http://hub.coe.int/

it/web/coe-portal/what-we-do/human-rights/roma-and-travellers.

5 Lapov Z., Vacaré romané? Diversità a confronto: percorsi delle identità Rom, Angeli, Milano, 2004.

6 Cfr. http://hub.coe.int/it/web/coe-portal/what-we-do/human-rights/roma-and-travellers; Consiglio d’Europa, Estimates and offi- cial numbers of Roma in Europe, luglio 2012 (Nei Paesi membri del Consiglio d’Europa (47 Paesi membri, circa 800 milioni di citta- dini) la presenza di appartenenti alle comunità Rom è stimata intorno ai 12 milioni di individui, mentre sono circa 6 milioni i Rom che vivono all’interno dell’Unione Europea).

7 Non è certo questa la sede per una disamina delle numerose misure messe in atto dalle istituzioni europee, per le quali si riman- da in particolare a http://ec.europa.eu/justice/discrimination/roma/index_en.htm . Vale tuttavia la pena menzionare tra le iniziative più importanti in corso il EU Framework for National Roma Integration Strategies, adottato dalla Commissione Europea nel 2011,

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di base, istruzione, accesso al mercato del lavoro, rappresentanza politica, ecc.)8. Inoltre, cambiamenti progressivi quali l’abbandono dei mestieri tradizionali e dello stile di vita nomade, nonché massicci movi- menti migratori sia interni verso le aree urbanizzate, sia transnazionali verso i paesi più ricchi (in particolare dall’Europa dell’Est) hanno provocato un sostanziale deterioramento delle condizioni generali.

In Italia, in base alle stime ufficiali, i Rom residenti sarebbero circa 140.000, pari allo 0,2% della popola- zione totale9, una delle incidenze più basse dell’Unione Europea (basti pensare che in Romania i Rom stimati sono circa 1.800.000 e rappresentano l’8% della popolazione). Nel “Rapporto conclusivo dell’indagine sulla condizione di Rom, Sinti e Caminanti in Italia” del 9 febbraio 2011, curato dalla Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato, vengono citate altre ipotesi di stima con le relative fonti. In particolare, se la cifra indicata nel dossier “Pubblicazione sulle minoranze senza territorio” del Mi- nistero Interno dell’aprile 2006 converge con quella sopra riportata10, un documento dell’ANCI del 5 mag- gio 2010 parla di 130-150.000 Rom, mentre le stime della Comunità di Sant’Egidio ne segnalano 130.000.

L’UNIRSI (Unione Nazionale e Internazionale dei Rom e dei Sinti in Italia) e l’Opera Nomadi, infine, parlano di circa 170.000 persone, comprendendo però anche coloro che preferiscono non esplicitare la propria ap- partenenza etnica.

La presenza nel nostro Paese dei tre principali macro-gruppi (Rom, Sinti e Caminanti) ha origini ben ra- dicate11. Accanto a comunità di antico insediamento, composte da circa 70.000 persone con cittadinanza italiana, si riscontrano anche comunità originarie dell’Europa dell’Est, giunte in Italia in diversi momenti storici, ovvero a seguito delle due guerre mondiali, alla fine degli anni Sessanta e dopo le guerre avvenute tra il 1991 e il 2000 (in particolare da Serbia, Kosovo e Montenegro), per un totale di circa 90.000 persone.

Infine, vi sono le comunità di recente immigrazione, provenienti da Romania e (in minor misura) Bulgaria nel periodo pre e post allargamento dell’Unione Europea, il cui ammontare è difficilmente stimabile.

La mancanza di dati quantitativi di tipo demografico sulle popolazioni Rom è una questione complessa e molto dibattuta. Innanzitutto, è necessario tener conto del fatto che i Rom non costituiscono una minoranza

“territoriale”, spazialmente individuabile (al di là della ristretta percentuale che ancora pratica il cosiddetto nomadismo), ma una “minoranza diffusa”, dispersa e transnazionale12, che spesso sfugge alle rilevazioni.

Del resto, l’invisibilità nelle statistiche ufficiali è anche legata al divieto in molti paesi (tra cui l’Italia) di con- durre censimenti su “base etnica” 13, alla completa mimetizzazione con la popolazione autoctona14, indica-

implementare strategie nazionali di inclusione sociale, nel quadro della Strategia Europa 2020 (http://ec.europa.eu/justice/policies/

discrimination/docs/com_2011_173_en.pdf) CTRL

8 Tra i diversi studi di recente pubblicazione, vedi in particolare European Union Agency for Fundamental Rights, UNDP, The si- tuation of Roma in 11 EU Member States. Survey results at a glance, Luxembourg, 2012; Fundación Secretariado Gitano, Situation of Roma in the European Union. A general overview, Madrid, 2010.

9 Cfr. Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ufficio per la promozione della parità di trattamento e la rimozione delle discriminazioni fondate sulla razza o sull’origine etnica, Strategia Nazionale d’inclusione dei Rom, dei Sinti e dei Caminanti. Attuazione Comunica- zione Commissione Europea n. 173/2011, consultabile in

http://www1.interno.gov.it/mininterno/export/sites/default/it/assets/files/22/0251_STRATEGIA_ITALIANA_ROM_PER_MESSA_ON_

LINE.pdf

10 http://www.libertaciviliimmigrazione.interno.it/dipim/export/sites/default/it/assets/pubblicazioni/La_pubblicazione_sulle_mino- ranze_senza_territorio.pdf

11 Cfr. Scalia M., Le comunità sprovviste di territorio. I Rom, i Sinti e i Camminanti in Italia, Ministero dell’Interno – Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione, Roma, 2006.

12 Arrigoni P., Vitale T., Quale legalità? Rom e gagi a confronto, in Aggiornamenti Sociali, 03, 2008, pp. 182-194.

13 Vale la pena precisare che l’Unione Europea in realtà non vieta la raccolta dei dati etnici a condizione che sia rispettata la privacy dei singoli individui, che tali dati vengano utilizzati a livello aggregato e che servano a contrastare diseguaglianze e discriminazioni.

Il problema vero resta, semmai, la scarsa propensione all’autoascrizione. Cfr. Rapporto conclusivo dell’indagine sulla condizione di Rom, Sinti e Caminanti in Italia, Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato, approvato il 9 febbraio 2011, pp. 12-13.

Va rilevato che l’atteggiamento discriminatorio verso i Rom spinge alcuni di essi a non dichiarare la propria appartenenza, con

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tore di un buon livello di integrazione, oppure, sul versante opposto, all’estrema precarietà delle condizioni abitative accompagnata a una condizione di irregolarità giuridica, che insieme fanno sì che queste persone siano totalmente invisibili alle Istituzioni.

Ci si scontra, inoltre, con l’indisponibilità o l’incompletezza delle banche dati anche laddove forme di

“censimento” o mappatura sono state effettuate perlomeno a livello locale (citando il caso dell’Italia, si pensi alla registrazione dei residenti nei cosiddetti “campi nomadi” da parte degli enti gestori o alle rilevazioni delle forze di polizia durante gli sgomberi degli insediamenti spontanei). Da segnalare, infine, significative discor- danze nei dati per ragioni di opportunità a seconda delle fonti che li hanno raccolti o prodotti.

Risulta pertanto molto difficile senza queste informazioni decisive “mettere a fuoco i problemi e elaborare risposte politiche appropriate e utilizzare al meglio le risorse; senza indicatori in grado di valutare i cam- biamenti di queste condizioni nel tempo e nello spazio diventa impossibile valutare gli effetti delle scelte politiche. Senza statistiche disaggregate risulta difficile stabilire obiettivi, determinare gli strumenti in grado di perseguirli e fare valutazioni sull’impatto delle singole decisioni. Solo un’approfondita conoscenza delle caratteristiche qualitative e quantitative delle comunità in esame può consentire di progettare strategie di- versificate, mirate ed efficaci”. Tale principio, oltre che nel Rapporto conclusivo dell’indagine sulla condizio- ne di Rom, Sinti e Caminanti in Italia è ribadito anche nel rapporto “No data – No progress” pubblicato dalla Open Society Foundations nel 2010, il quale evidenzia che la carenza di dati sulle comunità Rom rimane il maggiore ostacolo per valutare condizioni di vita e costituisce un limite, per i governi, alla messa in atto di politiche appropriate e alla possibilità di valutarne l’impatto15.

Non da ultima, la Strategia Nazionale d’inclusione dei Rom, Sinti e Caminanti (RSC)16, nell’ambito dell’a- zione di sistema 1 “Aumentare la capacity-building istituzionale e della società civile per l’inclusione sociale dei RSC”, indica quale prerequisito essenziale allo scopo “di rendere praticabile non solo l’applicazione della strategia stessa, ma anche e soprattutto la sua puntuale, tempestiva e costante verifica circa i risultati progressivamente conseguiti e le criticità persistenti”, l’incremento esponenziale e omogeneo della cono- scenza statistica, con particolare riferimento “alla dimensione di genere, alle modalità e agli ambiti lavo- rativi, alle forme occupazionali disaggregate per lavoro dipendente e autonomo nell’economia formale ed informale, ai processi di scolarizzazione (iscrizione, frequenza, successo, dispersione) e inclusione sociale e sanitaria”, nonché allo specifico target dei minori.

in Ungheria e il 61% in Romania. Cfr. Revenga A. et al., Poverty and Ethnicity. A Cross-Country Study of Roma Poverty in Central Europe, World Bank Technical Paper n.531, Washington, 2002, p. 4, http://siteresources.worldbank.org/EXTROMA/Resources/eth- nicity.pdf

15 Open Society Foundations, No Data—No Progress. Country Findings Data Collection in Countries Participating in the Decade of Roma Inclusion 2005–2015, New York, Open Society Foundations, 2010.

16 In attuazione della Comunicazione della Commissione europea EU Framework for National Roma Integration Strategies (Ce, COM(2011)173 del 5 aprile 2011) il Consiglio dei Ministri italiano ha varato il 24 febbraio 2012 la “Strategia Nazionale per l’Inclu- sione dei Rom, dei Sinti e dei Caminanti” elaborata dall’UNAR (Ufficio per la promozione della parità di trattamento e la rimozione delle discriminazioni fondate sulla razza e l’origine etnica istituito presso il Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri) volta a guidare fino al 2020 l’azione di governo. Attraverso un approccio integrato e fondato sui principi della concertazione e del coinvolgimento di tutte le parti interessate, per la prima volta è stato adottato un quadro strategico nazionale univoco per l’“integrazione” dei Rom, volto a fornire unitarietà di intenti alla programmazione delle politiche sul territorio, e sono state definite quattro azioni di sistema per: (I) aumentare il capacity building istituzionale e della società civile per l’integrazione dei Rom; (II) promuovere un sistema integrato permanente di reti e centri territoriali contro le discriminazioni; (III) programmare una strategia integrata di informazione, comunicazione e mediazione allo scopo di abbattere pregiudizi e stereotipi; (IV) elaborare e spe- rimentare un modello di partecipazione delle comunità rom ai processi decisionali nazionali e locali. Queste azioni di sistema hanno lo scopo di sostenere azioni specifiche all’interno di quattro linee di intervento settoriali riguardanti l’istruzione, il lavoro, la salute e l’alloggio. La struttura organizzativa della SNIR include: una Cabina di regia interministeriale, organo di coordinamento e di indirizzo politico, coadiuvata per il coordinamento e l’operatività dal Punto di Contatto Nazionale (PCN); una Cabina di regia Regioni ed Enti locali,, composta dalle tre organizzazioni degli Enti locali: la Conferenza Nazionale delle Regioni, l’ANCI (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani) e l’UPI (Unione delle Province Italiane); un Forum delle Comunità Rom, Sinti, Caminanti (RSC) – che non si è ancora costituito – con funzioni di interfaccia, relazione e concertazione con i Tavoli nazionali e con la Cabina di regia; Tavoli tematici nazionali sui quattro assi di intervento settoriale coordinati dai Ministeri di riferimento; gruppi di lavoro ad hoc sullo status giuridico dei RSC, sul gap statistico e sui fondi europei; Tavoli regionali/locali, con la partecipazione degli uffici regionali interessati, delle

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quantitativi finalizzati ad indagare la situazione delle comunità Rom (in termini di condizioni abitative, stato di salute, inserimento lavorativo, frequenza scolastica dei minori, violenza sulle donne, ecc.) oppure a “cen- sire” gli insediamenti presenti sul territorio. Del resto, se la rilevazione dei campi ufficiali potrebbe essere, almeno in linea teorica, relativamente agevole, le condizioni di provvisorietà e il nomadismo forzato pro- vocato dalla pratica degli sgomberi rendono impossibile l’enumerazione esatta di quelli spontanei. Anche se non è sempre possibile valutarne il rigore metodologico, alcuni di questi studi offrono comunque spunti interessanti di riflessione sul fenomeno.

Allo stato attuale, l’unica indagine nazionale disponibile è il “Rapporto nazionale sull’inserimento lavora- tivo e sociale dei Rom in Italia” realizzata nell’ambito del progetto “EU Inclusive – Scambio di informazioni e buone pratiche riguardanti l’integrazione nel mercato del lavoro della popolazione Rom in Romania, Bulgaria, Italia e Spagna” che si propone di analizzare la situazione delle minoranze Rom e il loro livello di inclusione sociale17. L’indagine restituisce un quadro drammatico delle condizioni di vita dei gruppi Rom, caratterizzato da forti difficoltà di accesso a tutti i settori di interesse (occupazione, istruzione, salute, condizioni abitative) e da pratiche discriminatorie che riguardano ogni politica di intervento. Al di là dei risultati di ricerca, ciò che qui interessa evidenziare è che lo studio si basa su un tentativo di campionamento combinato (per quote e a valanga) che, in assenza di dati ufficiali sull’universo dei Rom presenti, ha utilizzato alcune stime di esperti ritenute “attendibili” relative a dieci regioni (Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Abruz- zo, Lazio, Campania, Calabria e Sicilia), fino a giungere ad un campione di 1.668 soggetti.

A livello locale va innanzitutto segnalata la rilevante esperienza dell’Osservatorio promosso dalla Regione Toscana e dalla Fondazione Michelucci18.L’Osservatorio si propone principalmente di raccogliere dati sugli insediamenti ufficiali e riconosciuti, aree private e villaggi (aree residenziali attrezzate) tramite una scheda specifica rivolta alle amministrazioni e al terzo settore che opera negli insediamenti, nonché di analizzare le politiche locali rivolte ai Rom e Sinti al fine di elaborare proposte progettuali o supportare le amministrazioni sul piano degli interventi. La quantificazione delle presenze, che ha dato vita ad un data-base longitudinale, è esplicitamente finalizzata ad individuare le situazioni di disagio suscettibili di politiche mirate all’interno di un’azione di ricerca volta a capire in profondità le situazioni di vita dei gruppi Rom e Sinti. La consultazione dell’Osservatorio è disponibile sul web tramite un sistema di georeferenziazione. In base ai dati dell’Osser- vatorio, nel 2014 erano presenti sul territorio toscano 19 insediamenti ufficiali e riconosciuti (per un totale di 1.273 persone), 2 villaggi temporanei (il cosiddetto “Poderaccio 1 e 2” di Firenze, che ospita 422 persone), 17 insediamenti non autorizzati (per un totale di 457 Rom, perlopiù romeni), 16 campi in aree private (562 persone) e 2 villaggi definitivi con case in muratura (il “villaggio del Guarlone” di Firenze e “Coltano” di Pisa, per un totale di 125 Rom dell’ex Jugoslavia); 161 famiglie sono state invece allocate in alloggi pubblici ERP, per un totale di 790 persone.

Da menzionare altresì la significativa attività di rilevazione statistica sui campi, aree e sulla popolazione Sinta e Rom presente nel territorio regionale svolta, ogni tre anni, dalla regione Emilia Romagna a partire dal 1996. Secondo l’ultima raccolta di dati19, svolta a novembre 2012 con la collaborazione delle amministrazio- ni provinciali attraverso la somministrazione di questionari rivolti a tutti i Comuni della Regione, la presenza complessiva di persone Rom e Sinti è di 2.433 unità, dislocate in 108 campi/aree di sosta e transito (com- prese le aree pubbliche, quelle private e di proprietà dei Sinti e dei Rom), di cui 1.044 a Reggio Emilia, 520

17 Fondazione Casa della Carità Angelo Abriani, Eu Inclusive. Rapporto nazionale sull’inclusione lavorativa e sociale dei Rom in Italia, 2012, http://www.casadellacarita.org/eu-inclusive/rapporto.html

Si veda: http://www.michelucci.it/sites/michelucci2-dev.etabeta.it/files/QuadroRiassuntivoSito2014.pdf

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a Bologna, 458 a Modena e 179 a Piacenza. Rispetto alla rilevazione relativa al 2009, che riportava 2.644 residenti in 130 campi, non si ravvisano a distanza di tre anni forti cambiamenti numerici per quanto riguarda le presenze mentre il numero dei campi è decisamente diminuito.

Tentativi di stima sono stati effettuati, nell’ambito degli approfondimenti tematici, anche dall’Osservatorio Regionale per l’integrazione e la multietnicità (ORIM) della Regione Lombardia, istituito nel 2000 come stru- mento di acquisizione di dati puntuali sull’immigrazione in Lombardia, nonché mezzo di programmazione territoriale delle politiche e di promozione di una cultura dell’integrazione20. In base a tali stime, in realtà non molto recenti, nel 2006 la presenza di Rom e Sinti nella Regione Lombardia si attestava intorno alle 13.000 unità (di cui circa 1.400 residenti in case convenzionali) mentre il numero degli insediamenti regolari e irre- golari ammontava a circa 290-350. Nel solo comune di Milano le persone che vivevano nei 45 insediamenti regolari e spontanei rilevati ammontavano a 4.13021; mentre una recente attività di monitoraggio svolta da marzo 2013 a settembre 2014 dall’unità mobile del Naga, Medicina di Strada, stima che i Rom presenti in insediamenti a Milano siano circa 3.00022.

Con riferimento ai tre Comuni in cui si riscontra la maggiore concentrazione di cittadini Rom (Roma, Milano e Napoli), uno studio recentemente pubblicato dall’ANCI sul tema del disagio abitativo23 fornisce, a partire dai dati censuari delle amministrazioni comunali relativi al periodo novembre 2012 - gennaio 2013, un quadro definito delle presenze all’interno degli insediamenti autorizzati. Nel comune di Roma risultavano presenti 8 “villaggi attrezzati” (dotati di recinzione esterna e costituiti da container, bungalow e roulotte), 8 campi tollerati24 e tre centri di raccolta/accoglienza per un totale di 4.739 Rom residenti25. Si segnalava inoltre l’esistenza di un numero imprecisato di campi informali, disseminati su tutto il territorio comunale, in cui alloggiavano (secondo i dati del Comando della Polizia Roma Capitale) circa 6.200 persone. Come da più parti sottolineato, con l’intensificarsi della politica degli sgomberi il numero di accampamenti abusivi è aumentato parallelamente alla riduzione delle loro dimensioni, nell’esigenza di rendersi quanto più possibile invisibili26. A Milano sono stati rilevati 8 insediamenti autorizzati in aree pubbliche demaniali, denominati in base alla loro localizzazione, per un totale di 666 residenti mentre a Napoli, a fronte di una popolazione Rom stimata di circa 3.000 unità, erano presenti un campo comunale attrezzato e una struttura di accoglienza (che ospitavano in totale 642 abitanti) e sei insediamenti spontanei di grandi dimensioni.

Per quanto riguarda le regioni Obiettivo Convergenza (Calabria, Campania, Puglia, Sicilia), un primo ten- tativo sistematico di mappatura degli insediamenti presenti, utilizzando un approccio multimetodo basato sull’uso di diverse fonti e sul controllo incrociato delle informazioni, è rappresentato da uno studio effettuato dall’IREF pubblicato nel 201127. In base a quanto emerso, nelle quattro Regioni erano presenti al momento della rilevazione 98 insediamenti, perlopiù non autorizzati, composti in prevalenza da baracche e/o roulotte,

20 http://www.orimregionelombardia.it/index.php

21 Ambrosini M., Tosi A. (a cura di), Vivere ai margini. Un’indagine sugli insediamenti Rom e Sinti in Lombardia, ISMU, Milano, 2007.

22 Naga (a cura di), Nomadi per forza. Indagine sull’applicazione delle Linee guida Rom, Sinti e Caminanti del Comune di Milano, 2015.

23 Dalla Zuanna G. (a cura di), La popolazione in forte disagio abitativo in Italia. La condizione dei richiedenti asilo, dei rifugiati e dei Rom, Cittalia Fondazione Anci Ricerche, 2013.

24 I campi “tollerati” non godono di una gestione vera e propria, come nel caso dei villaggi ufficiali. Anche se (più o meno) attrezzati, infatti, non sono gestiti da nessuna associazione in particolare, ma vengono monitorati dai Municipi di riferimento e dai servizi sociali del municipio stesso, che intervengono nei casi in cui si verificano problemi all’interno dei nuclei familiari.

25 Per quanto riguarda il comune di Roma, un’azione forte di monitoraggio delle condizioni di vita nei campi, in un’ottica di denun- cia e di proposta di altre soluzioni abitative, è quella effettuata dall’Associazione 21 luglio. Cfr. ad esempio i dati sulle presenze nei campi ufficiali contenuti nel rapporto “Campi Nomadi s.p.a. Segregare, concentrare e allontanare i rom. I costi a Roma nel 2013”

del giugno 2014, in http://www.21luglio.org/wp-content/uploads/2014/06/Campi-Nomadi-s.p.a_Versione-web.pdf

26 Cervelli P., Pota M., Doppia marginalità e provvisorietà permanente: i nuovi campi Rom nel comune di Roma, in Caritas di Roma, Provincia di Roma e Camera di Commercio di Roma, Osservatorio romano sulle migrazioni. Ottavo rapporto, IDOS, dicembre 2011;

Stasolla C. cit. pag. 59; Bontempelli S., “Il paese degli sgomberi (e dei campi). Le politiche locali sulle popolazioni rom e sinte in Italia” in Lunaria (a cura di), Cronache di ordinario razzismo. Secondo libro bianco sul razzismo in Italia, Edizioni dell’asino, 2011.

27 Catania D., Serini A. (a cura di), Il circuito del separatismo. La situazione dei Rom nel Mezzogiorno: casi, strumenti e soluzioni

(14)

Campania risulta essere la Regione con il più alto numero di insediamenti (31) seguita dalla Calabria (26), dalla Sicilia (22) e dalla Puglia (19) 28.

Obiettivi e metodologia della rilevazione

La presente indagine, come esplicitato sopra, si propone di “censire” gli insediamenti autorizzati e spon- tanei presenti nei Comuni con popolazione superiore a 15.000 abitanti, rilevandone in particolare l’ubica- zione esatta, le caratteristiche morfologiche, le tipologie di alloggio e il profilo della popolazione residente.

L’unità di analisi è costituita sia dall’insediamento di grandi dimensioni sia dal piccolo insediamento a base familiare, dislocato più o meno precariamente in micro-aree, terreni pubblici o privati.

L’idea di fondo è quella di attingere al prezioso patrimonio di informazioni degli Enti locali, i quali più di tutti, attraverso i dipartimenti o uffici dedicati, dai servizi sociali o le associazioni del terzo settore che gestiscono gli interventi al personale afferente alla polizia locale, conoscono la situazione dei Rom, Sinti e Caminanti e le condizioni degli insediamenti nei territori di loro competenza, sistematizzando al contempo la frammentarietà dei dati per mezzo di uno strumento omogeneo di rilevazione. Un approccio “dal basso”, quindi, in grado di trasformare la ricchezza qualitativa dell’esperienza quotidiana di lavoro con questo deter- minato segmento di popolazione in dati suscettibili di essere sottoposti ad analisi statistica.

Il fine ultimo è dunque quello di ottenere un quadro complessivo nazionale (o per specifiche aree territo- riali) quanto più accurato possibile e di fornire alle autorità locali, regionali e nazionali e ai policy makers un utile strumento di supporto per la progettazione di politiche finalizzate a migliorare la qualità della vita delle comunità interessate e di conseguenza la qualità del vivere urbano nel suo complesso.

Per tali motivi, seppure l’indagine fosse inizialmente finalizzata a rilevare tutti gli insediamenti RSC auto- rizzati e spontanei presenti nel territorio nei Comuni oltre i 15.000 abitanti appartenenti alle quattro Regioni in Obiettivo Convergenza (Calabria, Campania, Puglia e Sicilia), si è ritenuto, in un’ottica di complementarietà – analisi del contesto esterno alle aree Obiettivo Convergenza – e comparabilità con altre aree del Paese per una loro esaustiva valutazione, che la rilevazione fosse estesa a tutti i Comuni italiani (afferenti alla stessa fascia di popolazione). La scelta dell’universo dei Comuni ai quali rivolgere l’indagine si è basata da un lato sull’analisi della letteratura e dei materiali esistenti i quali rilevano la presenza di insediamenti in realtà terri- toriali medie e perlopiù medio-grandi, e dall’altra dalle informazione raccolte attraverso i rappresentanti dei Comuni che compongono la Commissione welfare e la Commissione immigrazione dell’ANCI.

Nel mese di maggio 2014, ai Sindaci di tutti i Comuni coinvolti, a firma del Presidente dell’ANCI è stata inviata, tramite e-mail, una lettera di presentazione dell’indagine (condotta da ANCI su mandato di UNAR) finalizzata alla sensibilizzazione riguardo al tema dell’inclusione sociale delle popolazioni RSC e con l’invito alla compilazione della scheda di rilevazione, concordata in precedenza con i committenti e con il gruppo di progetto.

Al fine di favorire la partecipazione all’indagine di tutti i Comuni coinvolti, ovvero 738 Comuni con popola- zione superiore a 15.000 abitanti (si veda Prospetto 1 Comuni con 15.000 abitanti o più al 1 gennaio 2014, per Regione (valori assoluti e percentuali), p.16) di cui 244 afferenti alle quattro Regioni in Obiettivo Con-

(15)

vergenza, è stato dato avvio a un piano di monitoraggio costante che ha previsto:

• un’azione di verifica dell’effettiva ricezione della comunicazione da parte dei Comuni attraverso l’analisi delle e-mail di risposta di errato invio e/o di non consegna ricevute automaticamente dal sistema di posta elettronica;

• l’attivazione di un help desk dedicato alla risoluzione di eventuali problemi tecnici segnalati dai Comuni in merito alla registrazione e alla compilazione on line;

• l’attivazione di un help desk di secondo livello dedicato al supporto nella risoluzione di criticità segnalate nella compilazione di specifiche domande;

• un’azione di verifica dell’effettiva compilazione del questionario on line da parte dei Comuni che di volta in volta si sono registrati ma che non hanno provveduto alla corretta compilazione e/o trasmissione della scheda compilata;

• l’attivazione di un piano di solleciti periodici rivolti ai Comuni non rispondenti: il piano ha previ- sto, a distanza di 1 e 2 mesi dall’invio della lettera, il rinnovo della richiesta di compilazione a tutti i Comuni non rispondenti. Tali solleciti sono stati effettuati nei mesi di maggio e giugno. A partire dal mese di luglio, il piano di solleciti ha previsto l’invio di comunicazioni mirate ai Comuni non rispondenti suddivisi per Regione;

• l’attivazione di una stringente attività di monitoraggio rivolta in particolare alle amministrazioni delle Regioni in Obiettivo Convergenza: oltre alla verifica dell’effettiva trasmissione/ricezione delle comunicazioni inviate, è stata effettuata un’attività di recall telefonico specifica destinata a verificare la ricezione della comunicazione e soprattutto all’individuazione del referente incarica- to per la compilazione/trasmissione della scheda;

• un’azione di constante monitoraggio della rispondenza delle Città Metropolitane e dei restanti capoluoghi di provincia e, quindi, l’attivazione di azioni di sollecito specifiche (anche attraverso comunicazioni inviata tramite PEC) rivolte ad individuare il referente incaricato della compilazio- ne/trasmissione della scheda;

• l’attivazione di recall telefonici rivolti ai Comuni considerati di maggior interesse per l’indagine stessa, in quanto dall’analisi di studi precedenti effettuati a livello regionale o dalle informazioni in possesso dallo stesso gruppo di lavoro di progetto, risultanti con presenza di RCS ;

• l’attivazione di un supporto per la compilazione della scheda di rilevazione rivolto a realtà parti- colarmente interessate al fenomeno, come ad esempio le città di Roma e Milano.

(16)

Comuni con 15.000 abitanti o più al 1 gennaio 2014, per Regione (valori assoluti e percentuali).

Regione Totale Comuni 15.000 e più

valori assoluti valori percentuali

Piemonte 47 6,4

Valle d’Aosta 1 0,1

Lombardia 112 15,2

Trentino-Alto Adige 10 1,4

P.A. Bolzano/Bozen 5 0,7

P.A. Trento 5 0,7

Veneto 60 8,1

Friuli - Venezia Giulia 11 1,5

Liguria 11 1,5

Emilia Romagna 56 7,6

Toscana 54 7,3

Umbria 16 2,2

Marche 23 3,1

Lazio 52 7,0

Abruzzo 17 2,3

Molise 3 0,4

Campania 84 11,4

Puglia 72 9,8

Basilicata 5 0,7

Calabria 21 2,8

Sicilia 67 9,1

Sardegna 16 2,2

Totale Italia 738 100,0

Fonte: Istat (2014).

Il piano di monitoraggio attuato ha consentito di gestire le evidenti criticità e difficoltà riscontrate e dichia- rate dai Comuni nell’attività di reperimento delle informazioni e dei dati richiesti29, problematicità che seppur talvolta abbiano dilatato i tempi di trasmissione delle schede di rilevazione compilate, nel periodo compreso tra maggio e novembre 2014 il questionario, come vedremo meglio in seguito, è stato restituito dall’82%

dell’universo considerato.

Come anticipato, il piano di monitoraggio attuato ha consentito di gestire le evidenti criticità e difficoltà riscontrate e dichiarate dai Comuni nell’attività di reperimento delle informazioni e dei dati richiesti, difficoltà che hanno dilatato i tempi di trasmissione delle schede di rilevazione compilate.

29 Tra le principali difficoltà dichiarate sono da segnalare alcune criticità connesse all’instabilità del fenomeno (in particolare se riferito alla presenza di insediamenti estranei) e alla “mancata esperienza” da parte delle amministrazioni a fornire indicazioni puntuali sulle popolazioni RSC in quanto non oggetto di rilevazione sistematica. Tali difficoltà sono dovute principalmente alla frammentarietà della conoscenza/gestione delle informazioni riguardanti le popolazione RSC all’interno dei diversi uffici comunali potenzialmente interessati: servizi sociali comunali o di ambito, polizia locale (municipale o sovracomunale), servizi scolastici, servizi demografici, uffici immigrazione, ufficio casa, etc.. Quest’ultima difficoltà ha determinato una delle principali criticità riscontrate nella fase di monitoraggio, soprattutto per le attività di recall mirati, in quanto la frammentarietà delle informazioni nei diversi settori/servizi/uffici comunali e la specifica struttura organizzativa dei singoli enti locali interessati ha ampliato i tempi di individuazione dei referenti competenti per la corretta compilazione del questionario. È stato infatti riscontrato che gli stessi uffici del protocollo hanno dichiarato una certa difficoltà ad individuare lo specifico servizio/ufficio/referente incaricato per la compilazione, quindi i recall effettuati hanno richiesto più contatti telefonici con le singole amministrazioni poiché il primo contatto telefonico ha visto coinvolti principalmente gli Uffici di Segreteria e di Staff del Sindaco, ai quali era stata sicuramente inviata la comunicazione dell’ANCI, ma che non erano a conoscenza delle informazioni/dati richiesti.

È inoltre da registrare che tra le criticità riscontrate è emersa una certa diffidenza da parte dei referenti comunali e una “sorta di timore” a fornire informazioni “non certificabili” afferenti le popolazioni RSC. In termini maggiormente positivi è da segnalare come la compilazione del questionario

(17)

Scendendo nel dettaglio, il questionario, compilabile on line, si compone di una parte introduttiva (com- prensiva di una breve sezione anagrafica relativa all’amministrazione rispondente e di domande volte a rilevare la presenza di Rom, Sinti e Caminanti sul territorio in abitazioni o insediamenti) e di una scheda descrittiva (da replicare per ogni insediamento esistente) in grado di rilevare la qualità dell’insediamento, raccogliendo informazioni “oggettive” sulle situazioni di degrado abitativo, assenza di servizi di base, so- vraffollamento e coabitazione forzata tra gruppi diversi e consentendo di operare anche confronti fra territori diversi, ad oggi praticamente impossibile. Le voci contenute nella scheda sono:

Ubicazione dell’insediamento. È noto che in genere gli insediamenti, in modo particolare quelli spon- tanei, sono dislocati in aree periferiche, lontane dai centri abitativi e dai servizi, e risultano talvolta nascosti o poco visibili dalle strade principali. L’indicazione esatta delle coordinate geografiche ha consentito un’at- tività di mappatura territoriale.

Tipologia di campo. La tipologia di insediamento è stata rilevata sia in termini di regolarità (laddove vi è gestione diretta da parte dell’amministrazione comunale) sia in termini di stabilità. Possono darsi, infatti, anche casi di insediamenti spontanei in condizioni ambientali di estrema precarietà (e spesso soggetti a ri- petute demolizioni) o casi di aree che vengono occupate solo in determinati periodi dell’anno da gruppi che praticano forme di mobilità circolare.

Proprietà dell’area. Il dato riguardante la proprietà dell’area in cui sorge il campo (pubblica/demaniale, proprietà degli abitanti, proprietà di altre persone) risulta particolarmente rilevante, soprattutto se incrociato con il dato relativo alla regolarità poiché consente di rilevare anche la presenza degli insediamenti formati da case o roulotte/camper costruiti o parcheggiati abusivamente su terreni (in genere agricoli) acquistati dalle stesse famiglie Rom e Sinte.

Tipologie abitative. L’informazione relativa al tipo di alloggi fornisce indicazioni fondamentali sulle con- dizioni di vita all’interno dei singoli insediamenti; anche se è facilmente ipotizzabile la presenza di abitazioni più precarie e fatiscenti (come baracche, tende, ecc.) nei campi spontanei, la scheda consente di rilevare, attraverso una lista di alternative non mutuamente esclusive di possibili alloggi, anche quelle situazioni miste o ibride, in cui coesistono tipologie abitative diverse (ai margini di alcuni campi autorizzati, ad esempio, è talvolta possibile riscontrare la presenza di roulotte o baracche).

Popolazione presente. In questa sezione si chiede di riportare – anche in forma approssimativa laddove non si disponga di censimenti o database aggiornati – la consistenza numerica della popolazione residente nel campo, indicando altresì se tali dati derivano da una stima o da un censimento.

Tempo di esistenza. L’indicazione del tempo di esistenza del campo permette di valutare il suo grado di radicamento sul territorio e, di conseguenza, la stanzialità delle comunità che vi risiedono. Oltre ad alcuni campi attrezzati “storici”, vi sono infatti insediamenti abusivi i quali, a dispetto della loro precarietà materia- le, sussistono sul territorio da diversi anni in condizioni di estrema marginalità senza che sia stato realizzato alcun intervento di ristrutturazione o upgrading da parte delle amministrazioni locali.

Caratteristiche del campo, servizi e infrastrutture. La rilevazione dei servizi presenti all’interno dell’in- sediamento e delle infrastrutture disponibili getta luce sulla qualità della vita e sulla sussistenza delle con- dizioni essenziali (anche se va ribadito che la disponibilità di un servizio non indica in sé il suo corretto funzionamento o una sua costante erogazione). La scheda chiede pertanto di indicare la disponibilità dei seguenti servizi: energia elettrica, acqua, servizi igienici, fognature, raccolta dei rifiuti, collegamenti con mezzi pubblici, strade adiacenti asfaltate, illuminazione pubblica, fontanelle pubbliche con acqua potabile,

(18)

Ulteriori condizioni di emarginazione del campo. La domanda è finalizzata a indagare il livello di ghet- tizzazione ed isolamento del campo rispetto al tessuto urbano (distanza dal centro cittadino, dalle scuole e dai servizi sanitari) o di pericolosità per la popolazione residente (prossimità con strade ad alto scorrimento, ferrovie o discariche di rifiuti).

Interventi/servizi sociali. In questa ultima sezione si chiede di indicare gli interventi e i servizi sociali erogati dal Comune o da enti collegati e/o in convenzione con il Comune, quali accompagnamento minori a scuola, attività di assistenza sociale, scolarizzazione, mediazione scuola-famiglia, formazione professio- nale, sportello sociosanitario, alfabetizzazione, corsi di lingua e cultura italiana e percorsi di integrazione socio-lavorativa.

(19)

1 - Gli insediamenti di popolazioni Rom, Sinti e Caminanti nei territori comunali delle Regioni italiane

1.1 - I Comuni rispondenti e la presenza di comunità Rom, Sinti e Caminanti

Coerentemente con il quadro sopra esposto, le Regioni che presentano la percentuale maggiore di Comuni oltre i 15.000 abitanti rispondenti sono state Lombardia (pari al 15,7% del totale), Veneto (pari al 9,2%), Sicilia (pari al 9,2%) seguite da Emilia Romagna (pari al 9,1%) e Campania (pari all’8,7%). Ma è in- dubbiamente importante notare come, a parte alcuni contesti (Basilicata, Puglia e Campania), l’incidenza di risposta per Regione sia stata estremamente elevata e il coinvolgimento dei Comuni prezioso e fattivo.

Infatti, se a livello nazionale i rispondenti sono stati oltre l’82% del campione individuato (606 su un totale di 738 gli Enti locali rientranti nel campione dell’indagine) a livello regionale sono 14 le realtà locali che hanno registrato una partecipazione sopra alla media nazionale (Tabella 1.1).

Tabella 1.1

Campione dell’indagine RSC, per Regione (valori assoluti e percentuali).

Regione Comuni rispondenti Comuni 15.000 e più Totale Comuni Tasso di risposta

v.a. v.p. v.a. v.p. v.a. v.p. v.p.

Piemonte 44 7,3 47 6,4 1.206 14,9 93,6

Valle d’Aosta 1 0,2 1 0,1 74 0,9 100,0

Lombardia 95 15,7 112 15,2 1.544 19,1 84,8

Trentino - Alto Adige 10 1,4 10 1,4 333 4,1 100,0

Prov. Aut. Bolzano/Bozen 5 0,8 5 0,7 116 1,4 100,0

Prov. Aut. Trento 5 0,8 5 0,7 217 2,7 100,0

Veneto 56 9,2 60 8,1 580 7,2 93,3

Friuli - Venezia Giulia 10 1,7 11 1,5 217 2,7 90,9

Liguria 9 1,5 11 1,5 235 2,9 81,8

Emilia Romagna 55 9,1 56 7,6 340 4,2 98,2

Toscana 52 8,6 54 7,3 280 3,5 96,3

Umbria 13 2,1 16 2,2 92 1,1 81,3

Marche 20 3,3 23 3,1 236 2,9 87,0

Lazio 34 5,6 52 7,0 378 4,7 65,4

Abruzzo 13 2,1 17 2,3 305 3,8 76,5

Molise 3 0,5 3 0,4 136 1,7 100,0

Campania 53 8,7 84 11,4 550 6,8 63,1

Puglia 44 7,3 72 9,8 258 3,2 61,1

Basilicata 3 0,5 5 0,7 131 1,6 60,0

Calabria 21 3,5 21 2,8 409 5,1 100,0

Sicilia 56 9,2 67 9,1 390 4,8 83,6

Sardegna 14 2,3 16 2,2 377 4,7 87,5

Italia 606 100,0 738 100,0 8.071 100,0 82,1

Fonte: Cittalia e Istat (2014).

Tra le prime 10 Province con il maggior numero di Comuni rispondenti, quelle di Firenze, Caserta, Mon- za e della Brianza, Venezia e Torino riportano un’incidenza di rispondenti per Provincia superiore al 90%

dei Comuni sopra i 15.000 abitanti (vd. Tabella 1.2, p.20).

(20)

realtà che ne dichiara la presenza si trova al Nord (58%), all’interno delle singole ripartizioni geografiche possiamo osservare che quasi il 46% dei Comuni del Nord-ovest e il 40% del Nord-est ritiene di avere RSC sul proprio territorio, mentre al Centro risultano circa il 32%, al Sud il 23% e nelle Isole il 24,3%.

A livello regionale, i Comuni di Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Veneto e Toscana coprono il 62,6%

delle realtà che dichiarano la presenza di RSC all’interno dei propri ambiti comunali ed in particolare le pro- vincie di Milano, Torino, Monza detengono il numero più alto di comuni che ne hanno affermato la presenza Tabella 1.2

Campione indagine RSC, per Province (valori assoluti e percentuali).

Provincia

Comuni

rispondenti Comuni 15.000 e più Totale Comuni Tasso di

risposta

v.a. v.p. v.a. v.p. v.a. v.p. v.p.

Milano 36 5,9 42 5,7 134 1,7 85,7

Napoli 25 4,1 50 6,8 92 1,1 50,0

Torino 22 3,6 24 3,3 315 3,9 91,7

Monza e della Brianza 19 3,1 20 2,7 55 0,7 95,0

Roma 18 3,0 30 4,1 121 1,5 60,0

Bari 17 2,8 28 3,8 41 0,5 60,7

Firenze 17 2,8 17 2,3 42 0,5 100,0

Caserta 15 2,5 15 2,0 104 1,3 100,0

Catania 14 2,3 19 2,6 58 0,7 73,7

Venezia 13 2,1 14 1,9 44 0,5 92,9

altre 100 Province 410 67,7 479 64,9 7.065 87,5 85,6

Italia 606 100,0 738 100,0 8.071 100,0 82,1

Fonte: Cittalia e Istat (2014).

1.1.1 - Presenti in civili abitazioni

Il 55% dei Comuni che hanno dichiarato di avere RSC sul proprio territorio (112 su 206 comuni) specifica che la popolazione oggetto di indagine risulta presente in civili abitazioni (vd. Tabella 1.3, p.21). In partico- lare, se dal punto di vita della distribuzione a livello nazionale i Comuni che dichiarano la presenza di RSC in civili abitazioni (vd. Tabella 1.4, p.22) rispecchia, seppur in ordine decrescente sensibilmente diverso, la proporzione di coloro che ne registrano la presenza in generale (Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte, Veneto, Toscana) all’interno delle singole realtà territoriali è invece interessante notare dinamiche composite e differenti.

Se la totalità dei Comuni calabresi, molisani, di Trento e Bolzano e la maggior parte di quelli abruzzesi, laziali e liguri sostengono che hanno RSC in civili abitazioni, tra le cinque regioni maggiormente rappresen- tative per la presenza in generale di RSC oltre il 62% dei comuni dell’Emilia Romagna, il 60% di quelli del Veneto, oltre il 50% di quelli toscani e piemontesi e solo il 40% dei Comuni lombardi ne dichiara la presenza in case private e/o pubbliche. In particolare, scendendo a verificare la natura privata o pubblica dell’abi- tazione, non vi è grande differenza tra coloro che sostengono il collocamento di RSC in abitazioni private da quelli che ne dichiarano la residenza in alloggi pubblici. Tra i Comuni che hanno dichiarato la presenza di RSC incivili abitazioni, in 82 (52,2%) sostengono che risiedano in case/alloggi dell’edilizia popolare pub

(21)

Tabella 1.3

Comuni per presenza di RSC sul territorio, per Regione (valori assoluti e percentuali).

Regione

Presenza di RSC sul territorio comunale Totale complessivo

Distribuzione per presenza/assenza

Presenza Assenza v.p.

v.a. v.p. v.a. v.p. v.a. v.p. Presenza Assenza

Piemonte 25 12,1 19 4,8 44 7,3 56,8 43,2

Valle d’Aosta 0 0,0 1 0,3 1 0,2 0,0 100,0

Lombardia 40 19,4 55 13,8 95 15,7 42,1 57,9

Trentino - Alto Adige 6 3,0 4 1,0 10 1,6 60,0 40,0

Prov. Aut. Bolzano/Bozen 3 1,5 2 0,5 5 0,8 60,0 40,0

Prov. Aut. Trento 3 1,5 2 0,5 5 0,8 60,0 40,0

Veneto 20 9,7 36 9,0 56 9,2 35,7 64,3

Friuli - Venezia Giulia 2 1,0 8 2,0 10 1,7 20,0 80,0

Liguria 3 1,5 6 1,5 9 1,5 33,3 66,7

Emilia Romagna 24 11,7 31 7,8 55 9,1 43,6 56,4

Toscana 20 9,7 32 8,0 52 8,6 38,5 61,5

Umbria 4 1,9 9 2,3 13 2,1 30,8 69,2

Marche 5 2,4 15 3,8 20 3,3 25,0 75,0

Lazio 9 4,4 25 6,3 34 5,6 26,5 73,5

Abruzzo 9 4,4 4 1,0 13 2,1 69,2 30,8

Molise 2 1,0 1 0,3 3 0,5 66,7 33,3

Campania 8 3,9 45 11,3 53 8,7 15,1 84,9

Puglia 5 2,4 39 9,8 44 7,3 11,4 88,6

Basilicata 0 0,0 3 0,8 3 0,5 0,0 100,0

Calabria 7 3,4 14 3,5 21 3,5 33,3 66,7

Sicilia 8 3,9 48 12,0 56 9,2 14,3 85,7

Sardegna 9 4,4 5 1,3 14 2,3 64,3 35,7

Italia 206 100,0 400 100,0 606 100,0 34,0 66,0

Fonte: Cittalia.

Ripartizione ove sono superiori i Comuni che dichiarano di avere RSC in civili abitazioni, sono 31 i Comuni del Nord-est (Emilia Romagna, Veneto e Provincie di Trento e Bolzano) a riferire la presenza in alloggi ERP e specificatamente quelli afferenti alle province di Bologna, Trento, Bolzano e Venezia e 20 quelli che ne dichiarano la presenza in case private. Così come anche al Sud risultano 17 i primi e 16 i secondi, mentre al Nord-ovest, al Centro e nelle Isole sono predominanti i Comuni che rivelano la presenza di RSC in case private rispetto alla residenza in alloggi ERP (vd. Figura 1.1, p.22).

(22)

Comuni per presenza RSC sul territorio, in civili abitazioni, per Regione (valori assoluti e percentuali).

Regione

Presenza di RSC in civili abitazioni

Totale complessivo

Distribuzione per presenza/assenza,

% risposte valide

Presenza Assenza dato mancante

v.a. v.p. v.a. v.p. v.a. v.p. v.a. v.p. Presenza Assenza

Piemonte 13 11,6 11 12,0 1 50,0 25 12,1 54,2 48,4

Valle d’Aosta 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0,0 0,0

Lombardia 16 14,3 23 25,0 1 50,0 40 19,4 41,0 36,6

Prov. Aut. Bolzano/Bozen 3 2,7 0 0,0 0 0,0 3 1,5 100,0 89,3

Prov. Aut. Trento 3 2,7 0 0,0 0 0,0 3 1,5 100,0 89,3

Veneto 12 10,7 8 8,7 0 0,0 20 9,7 60,0 53,6

Friuli - Venezia Giulia 2 1,8 0 0,0 0 0,0 2 1,0 100,0 89,3

Liguria 2 1,8 1 1,1 0 0,0 3 1,5 66,7 59,5

Emilia Romagna 15 13,4 9 9,8 0 0,0 24 11,7 62,5 55,8

Toscana 10 8,9 10 10,9 0 0,0 20 9,7 50,0 44,6

Umbria 1 0,9 3 3,3 0 0,0 4 1,9 25,0 22,3

Marche 3 2,7 2 2,2 0 0,0 5 2,4 60,0 53,6

Lazio 7 6,3 2 2,2 0 0,0 9 4,4 77,8 69,4

Abruzzo 7 6,3 2 2,2 0 0,0 9 4,4 77,8 69,4

Molise 2 1,8 0 0,0 0 0,0 2 1,0 100,0 89,3

Campania 1 0,9 7 7,6 0 0,0 8 3,9 12,5 11,2

Puglia 1 0,9 4 4,3 0 0,0 5 2,4 20,0 17,9

Basilicata 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0,0 0,0

Calabria 7 6,3 0 0,0 0 0,0 7 3,4 100,0 89,3

Sicilia 5 4,5 3 3,3 0 0,0 8 3,9 62,5 55,8

Sardegna 2 1,8 7 7,6 0 0,0 9 4,4 22,2 19,8

Totale Italia 112 100,0 92 100,0 2 100,0 206 100,0 54,9 49,0

Fonte: Cittalia.

Figura 1.1

Comuni per presenza RSC sul territorio, per tipologia civili abitazioni e per Ripartizione, anno 2014 (valori percentuali).

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