FILARIOSI CARDIOPOLMONARE DEL GATTO:
SIEROPREVALENZA ANTICORPALE IN SOGGETTI ASINTOMATICI RESIDENTI IN NORD ITALIA
C. GENCHI
1, L.H. KRAMER
2, F. SOLARI BASANO
2, L. VENCO
31Istituto di Patologia Generale Veterinaria, Università degli Studi di Milano
2Istituto di Anatomia Patologica, Università degli Studi di Parma
3Clinica Veterinaria Città di Pavia
INTRODUZIONE
La filariosi cardipolmonare del gatto è una malattia pa- rassitaria di difficile approccio non solo sul piano diagnosti- co e clinico, ma anche su quello epidemiologico. Se da un
lato, infatti, non vi è dubbio che in alcuni soggetti l’infesta- zione decorra in modo del tutto asintomatico, numerose se- gnalazioni indicano che il parassita è in grado di indurre stati morbosi di estrema gravità anche quando pochi vermi adulti (1 o 2) siano presenti in sede polmonare e cardiaca.
5,8P A TOLOGIA FELINA
Riassunto
La sieroprevalenza di anticorpi contro Dirofilaria immitis è stata valutata in 1045 campioni di sangue di gatti, per la grande maggioranza asintomatici e residenti in varie aree del nord Italia, al fine di valutare la diffusione del parassita nella popolazione felina e il rischio di infestazione. La ricerca degli anticorpi è stata eseguita sul plasma utilizzando un kit del commercio (He- ska™ Solo Step™ Filariosi Felina, Heska Corporation). Tutti i campioni sono stati inoltre esaminati per presenza di microfilarie circolanti, mentre solo i campioni positivi al test anticorpale sono stati sottoposti anche alla ricerca degli antigeni circolanti del parassita adulto (PetCheck
®, IDEXX Laboratories Inc.). Dei 980 campioni appartenenti a soggetti di età superiore all’anno e mai sottoposti a trattamento chemioprofilattico contro il parassita, 157 sono risultati positivi alla ricerca degli anticorpi (16%).
Di questi, 5 (3%) sono risultati positivi anche al test per la ricerca degli antigeni. Sette campioni sono risultati positivi anche alla ricerca delle microfilarie circolanti (0,7% dell’intero campione esaminato). La percentuale di soggetti positivi varia da un minimo del 9% in provincia di Alessandria e di Brescia a valori compresi tra il 18% di Pavia e il 26-27% di Verona e Treviso.
L’età non è risultata un fattore discriminante, mentre i maschi hanno presentato valori significativamente superiori a quelli os- servati nelle femmine (P<0,05). La prevalenza anticorpale è risultata significativamente superiore nei soggetti che vivevano prevalentemente all’esterno (P=0,008) o che potevano frequentare sia l’ambiente interno sia quello esterno (P=0,005) rispetto a quella osservata nei soggetti che vivevano prevalentemente in casa. Quattro campioni di plasma dei 25 provenienti da gatti sottoposti a profilassi e 3 dei 40 ottenuti da gatti di età inferiore all’anno hanno dato risposte positive di varia intensità al test anticorpale.
Summary
Heartworm infection is now recognized as a potential cause of serious disease in cats and can present both a clinical and diagnostic challenge to practicing veterinarians. Epidemiological studies indicate that where the infection is endemic in the dog, cats are at risk. The aim of this work was to carry out a serological survey for the presence of anti-Dirofilaria immitis anti- bodies in privately owned, predominantly asymptomatic cats living in different areas of northern Italy in order to determine the diffusion of the parasite and the risk of infection in this species. Blood samples were evaluated using a commercial kit (He- ska™ Solo Step™ Filariosi Felina, Heska Corporation). All the blood samples were examined for circulating microfilariae.
Heartworm antigen assay (PetCheck
®, IDEXX Laboratories Inc.) was performed only on antibody-positive samples. Results showed that out of 980 samples from >1-year-old cats, 157 (16%) were positive for anti-D. immitis antibodies, with values ranging from 9-27%, depending on the geographical area. Male cats and outdoor cats appeared to be at greater risk, with a si- gnificantly higher number of positive antibody tests. Out of 40 samples from <1-year-old cats, 3 were found antibody-positive.
Weak positive responses were also found in 4 samples out of 25 from cats which were prophylactically treated against the pa-
rasite. The results of this study suggest that the risk of infection with D. immitis in cats is high in northern Italy and that the
use of preventive drugs is advisable for cats living in areas endemic for canine heartworm disease.
Ancora recentemente Atkins et al.
2riportano che su 50 gat- ti, alcuni presentati alla visita veterinaria con sintomi clinici compatibili con l’infestazione, 5 sono morti improvvisa- mente poco dopo l’insorgere della sintomatologia e il tem- po di sopravvivenza per la maggior parte degli animali non ha superato l’anno e mezzo. Per tali ragioni le indicazioni sul rischio di infestazione sono di notevole interesse sul pia- no pratico. In generale si ritiene che il parassita sia presente in tutte le popolazioni feline che vivono in aree endemiche per filariasi canina, seppure con prevalenze di minore in- tensità. Considerata la minore attrattività che il gatto eserci- ta nei confronti dei culicidi, la naturale resistenza di questo animale nei confronti del parassita (i dati di laboratorio in- dicano che solo il 75% delle larve sviluppano a parassita adulto contro valori molto vicini al 100% nel cane) e che la sopravvivenza del parassita adulto è circa la metà di quanto avviene nel cane, il tasso di prevalenza atteso si collochereb- be attorno a valori di circa un quinto rispetto a quelli osser- vabili nel cane
7. In realtà numerosi fattori influiscono sulla diffusione della malattia nel gatto. Oltre alla suscettibilità individuale vanno infatti considerati fattori estrinseci quali la composizione specifica della popolazione di culicidi pre- senti in una determinata area (ad esempio è molto più pro- babile che Culex pipiens compia il pasto di sangue su un gatto rispetto ad Aedes caspius
4,8), la loro densità, la loro ca- pacità vettoriale e la prevalenza di individui in grado di tra- smettere il parassita. Queste considerazioni possono chiari- re i risultati apparentemente contraddittori ottenuti nel cor- so di alcune indagini epidemiologiche. Ad esempio in Italia la prevalenza di filariosi cardiopolmonare nel gatto, accerta- ta tramite esame necroscopico, è risultata inferiore in gatti che vivevano in aree limitrofe alla foce del fiume Po, dove il rischio di infestazione per il cane è particolarmente elevato, rispetto a soggetti provenienti da aree più centrali, quali la provincia di Pavia.
5In Giappone, in aree dove la filariosi canina ha prevalenze superiori al 60%, la prevalenza del gatto si attesta attorno a valori dello 0,8%.
12Va ancora sot- tolineato che le difficoltà nel reperire campioni omogenei e consistenti di animali da sottoporre ad esame necroscopico da un lato e le difficoltà intrinseche nell’utilizzo di un mez- zo quale l’esame ecocardiografico per indagini di ordine epidemiologico ha di fatto limitato lo studio della diffusio- ne della malattia nelle popolazioni feline.
Per quanto riguarda la sierologia, ben nota è la bassa sen- sibilità nel gatto delle tecniche ELISA per la ricerca degli antigeni circolanti che non supera il 35% in caso di soggetti asintomatici e il 70% nei soggetti con segni clinici.
6Pertan- to tali tecniche non sono sufficientemente sensibili per esse- re utilizzate in indagini volte a stabilire la diffusione della fi- lariasi nelle popolazioni feline. Recentemente la messa a di- sposizione di test di elevata sensibilità e specificità per il ri- lievo di anticorpi anti-D. immitis nel gatto ha fornito uno strumento idoneo alla ricerca epidemiologica, consentendo di disporre di un più alto numero di dati e di ottenere indi- cazioni attendibili sul tasso di esposizione degli animali al- l’infestazione.
6,11,15Sul piano pratico, il conoscere quale sia il tasso di esposizione a cui è sottoposta una popolazione felina è un elemento di estrema importanza. Infatti è sulla base di questo dato che dovrebbe essere presa la decisione di sottoporre o meno il gatto a un trattamento preventivo.
Ricordiamo che nel gatto l’opzione “prevenzione” è quella di scelta. In questa specie animale, infatti, oltre ai rischi di
insorgenze acute di sindromi fulminanti, il trattamento adulticida non è di fatto applicabile (non esiste al momento nessun farmaco che presenti sufficienti doti di sicurezza per questa specie animale) e nel caso venga scelta questa opzio- ne, il rischio di episodi tromboembolici di difficile control- lo clinico è molto più elevato che nel cane. Degna di consi- derazione è la riflessione di Atkins
2sull’opportunità di sot- toporre i gatti che vivono in aree endemiche per filariosi al trattamento chemioprofilattico. L’autore sottolinea come i gatti siano sottoposti di routine alla vaccinazione contro la FeLV, malattia la cui prevalenza è simile, se non inferiore, a quella della filariosi, mentre nei confronti di quest’ultima esista una sorta di “sottovalutazione” che fa sì che la profi- lassi sia ancora poco utilizzata nel gatto.
Scopo di questo lavoro è quello di fornire i dati di una recente indagine sieroepidemiologica per la ricerca di anti- corpi anti-D. immitis in gatti di proprietà, per la grande maggioranza asintomatici e residenti in varie aree del Nord Italia, al fine di valutare la diffusione del parassita nella popolazione felina e il rischio di infestazione.
MATERIALI E METODI
I campioni di sangue sono stati raccolti dall’inizio di marzo all’inizio del luglio 2000 in ambulatori e cliniche ve- terinarie delle province del Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna nel corso di nor- mali visite di controllo. Per ogni soggetto è stata compilata una scheda segnaletica relativa a sesso, età e all’ambiente di frequentazione (prevalentemente interno, esterno o en- trambi). I gatti non dovevano essere sottoposti a tratta- menti chemioprofilattici per la profilassi della filariosi car- diopolmonare e avere un’età superiore all’anno.
I campioni di sangue sono stati raccolti in Na citrato e analizzati con tecnica di Knott per la ricerca delle microfi- larie. La ricerca degli anticorpi è stata eseguita sul plasma separato dalla parte corpuscolata utilizzando un kit del commercio (Heska™ Solo Step™ Filariosi Felina, Heska Corporation). Sono stati considerati positivi tutti i campio- ni che hanno reagito positivamente dopo 5 minuti dalla deposizione del plasma nell’apposito pozzetto, come pre- visto dalla metodica indicata dalla ditta produttrice, indi- pendentemente dall’intensità della risposta colorimetrica.
I campioni positivi alla ricerca degli anticorpi sono stati esaminati anche tramite metodica ELISA per la messa in evidenza degli antigeni circolanti del parassita (PetCheck
®, IDEXX Laboratories Inc.) e lettura spet- trofotometrica a 640 nm. I risultati sono stati analizzati tramite il test del Chi-quadro con significatività P<0,05.
RISULTATI
In totale sono stati esaminati 1045 campioni di sangue provenienti da gatti per la grande maggioranza asintomati- ci (>98%) residenti in 25 province del nord Italia (Ales- sandria, Asti, Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Genova, La Spezia, Lecco, Lodi, Mantova, Milano, Novara, Pado- va, Parma, Pavia, Pordenone, Rovigo, Sondrio, Torino, Treviso, Trieste, Venezia, Verona, Vicenza).
Dei 1045 campioni raccolti, 980 rispondevano ai requisiti
previsti dal protocollo sperimentale. 40 campioni apparte- nenti a soggetti di età inferiore all’anno e 25 a soggetti sotto- posti a chemioprofilassi sono stati analizzati separatamente.
Dei 980 campioni, 157 sono risultati positivi alla ricerca di anticorpi contro D. immitis (16%). Cinque campioni dei 157 positivi al test anticorpale sono risultati positivi al- la ricerca degli antigeni (3%) e 7 presentavano microfilarie circolanti, pari allo 0,7% dell’intero campione esaminato e al 4% dei soggetti positivi per anticorpi.
Nella Tabella 1 sono riportati i valori di sieroprevalenza relativi alle province per le quali sono stati esaminati alme- no 40 campioni di sangue. La percentuale di soggetti posi- tivi varia da un minimo del 9% in provincia di Alessandria e di Brescia a valori compresi tra il 18% di Pavia e il 26- 27% di Verona e Treviso. Per quanto riguarda le aree per le quali i campioni esaminati erano inferiori a 40, i riscon- tri sono risultati negativi solo per le province di Sondrio, Pordenone, Genova e La Spezia. Seppure poco valide sul
piano statistico, indicazioni sul rischio di esposizione al- l’infestazione possono essere ottenute anche dalle aree do- ve il numero di campioni esaminati era compreso tra 39 e 20 quali le province di Parma, Bergamo, Padova e Lodi.
In questi casi le prevalenze erano comprese tra l’8% (Par- ma) e il 23% (Bergamo). Riscontri positivi si sono osserva- ti anche nelle altre province, ma il numero ridotto di cam- pioni esaminati non consente di trarre indicazioni conclu- sive sui valori di prevalenza.
Nella Tabella 2 sono riportati i valori di sieroprevalenza anticorpale in relazione al sesso, all’età e all’ambiente di vita. I maschi hanno presentato valori significativamente superiori a quelli osservati nelle femmine (P<0,05). A tale riguardo va sottolineato che nessuna differenza è stata os- servata tra i due sessi in relazione all’ambiente di frequen- tazione (P>0,05) e quindi tale fattore non appare avere in- fluenzato in modo significativo i riscontri di sieropositività tra i due sessi. Infatti il 22% dei maschi e il 29% delle P A TOLOGIA FELINA
Tabella 2
Sieroprevalenza di anticorpi anti-Dirofilaria immitis in relazione al sesso, all’età e modalità di mantenimento:
prevalentemente ambiente interno, esterno o entrambi
No. campioni esaminati Ab positivi Ab prevalenza
Sesso
Femmine 493 63 13%
Maschi 487 94 19%
Età
1-3 anni 378 55 15%
4-6 anni 254 51 20%
> 6 anni 327 49 15%
Ambiente(1)
Interno 378 25 10%
Esterno 254 49 19%
Entrambi 327 83 18%
(1)Di 21 soggetti il dato non era disponibile.
Tabella 1
Diffusione della filariosi cardiopolmonare felina in nord Italia. Tutti i campioni sono stati esaminati per anticorpi (Ab) anti-Dirofilaria immitis e con la tecnica di Knott per le microfilarie circolanti. I campioni positivi agli esami anticorpali sono stati esaminati anche per gli antigeni circolanti (Ag)
Provincia No. campioni Ab Ab Knott Ag
esaminati positivi prevalenza Positivi Positivi
Pavia 209 38 18% 3 2
Alessandria 161 14 9% 2 2
Milano 142 18 13% 2 1
Venezia 59 12 20% 0 0
Torino 53 8 15% 0 0
Verona 49 13 26% 0 0
Treviso 48 13 27% 0 0
Brescia 44 4 9% 0 0
Parma 39 5 13% 0 0
Bergamo 34 8 23% 0 0
Padova 23 4 17% 0 0
Lodi 20 2 10% 0 0
femmine vivevano prevalentemente in casa, il 26% dei ma- schi e il 27% delle femmine prevalentemente all’aperto e il 52% dei maschi e il 44% delle femmine avevano la possi- bilità di frequentare entrambi gli ambienti. I soggetti sud- divisi nelle 3 categorie di età (1-3 anni, 4-6 anni e >6 anni) hanno presentato rispettivamente percentuali di positività al test anticorpale del 15, 20 e 15% (P>0,05). Il soggetto più anziano risultato positivo è stato un gatto di 12 anni.
La prevalenza anticorpale è risultata significativamente su- periore nei soggetti che vivevano prevalentemente all’e- sterno (P=0,008) o potevano frequentare sia l’ambiente in- terno sia quello esterno (P=0,005) rispetto a quella osser- vata nei soggetti che vivevano prevalentemente in casa.
Dei 25 campioni di plasma raccolti da soggetti sottopo- sti a profilassi, 4 hanno presentato una debole risposta po- sitiva. Risposte positive di varia intensità sono state osser- vate anche in 3 campioni dei 40 appartenenti a gatti di età inferiore all’anno. Questi campioni sono stati raccolti tra l’inizio di marzo e l’inizio di aprile e provenivano da sog- getti di età compresa tra i 10 e gli 11 mesi.
DISCUSSIONE E CONCLUSIONI
I risultati di questa indagine necessitano, per essere cor- rettamente interpretati, di una premessa relativa al signifi- cato da attribuire alla presenza di anticorpi contro D. im- mitis nel gatto. Se da un lato infatti non vi è dubbio che di fronte a un soggetto sintomatico la risposta anticorpale positiva possa contribuire in modo significativo alla con- ferma del sospetto diagnostico ed eventualmente indirizza- re ad un approfondimento di indagine, diverso è il caso di risposte positive in soggetti asintomatici. La positività anti- corpale in questi soggetti può essere dovuta, oltre alla ef- fettiva presenza di parassiti adulti, a forme prepatenti di infestazione. Ricordiamo a tale proposito che il test da noi utilizzato è in grado di svelare la presenza del parassita in fase prepatente già a 2 mesi dall’infestazione nel 14% dei soggetti infestati sperimentalmente e che la sua sensibilità è del 100% a 3 mesi.
10Inoltre, la presenza degli anticorpi in circolo dopo la morte del parassita è molto più persi- stente rispetto a quella degli antigeni. La positività anticor- pale in soggetti asintomatici va quindi interpretata come un segnale di avvenuto contatto tra parassita e ospite tenu- to anche conto che nel gatto non tutte le infestazioni in fa- se prepatente esitano in forme patenti, con lo sviluppo del parassita adulto in sede polmonare e cardiaca. Nonostante ciò, i valori di sieroprevalenza rappresentano una valida indicazione del tasso di esposizione, indicando in modo sufficientemente attendibile, il rischio di infestazione a cui è sottoposta la popolazione considerata.
11Una seconda considerazione riguarda l’intensità della ri- sposta colorimetrica della banda di positività. In generale questa varia da elevata (talvolta la banda di positività com- pare prima di quella di controllo) a bassa, se non lieve, e la reazione positiva compare allo scadere del tempo di reazio- ne indicato dalle metodiche dei test utilizzati. Tenuto conto che reazioni aspecifiche sono da considerare nel complesso rare (la specificità del test da noi utilizzato è risultata pari al 98,5%
10), risposte di lieve intensità indicano bassi livelli di anticorpi circolanti (< 20 AbU/ml), sono raramente corre- labili a risposte antigeniche positive e sono verosimilmente
indicative di infestazioni abortive, di infestazioni prepatenti o infestazioni pregresse esitate con la morte spontanea del parassita adulto nonostante il permanere degli anticorpi in circolo. Le risposte francamente positive o di elevata inten- sità sono più facilmente correlabili a risposte antigeniche positive e sono indicative della presenza del parassita adul- to in sede polmonare o cardiaca.
6,13Per altro, proprio sulla base di queste considerazioni, è possibile affermare che i te- st anticorpali rappresentano il primo approccio diagnostico alla malattia nel gatto: sarà poi il veterinario, sulla base del risultato, a scegliere se approfondire la diagnosi tramite l’u- tilizzo di test antigenici o di esami radiografici ed ecocar- diografici
14o se sottoporre a monitoraggio clinico ed even- tualmente a trattamento profilattico il soggetto che risulti lievemente positivo al test anticorpale. In caso di bassa po- sitività anticorpale, sarebbe comunque buona norma ripe- tere il test dopo 2-4 mesi per l’accertamento dell’evoluzione dell’infestazione. Per quanto riguarda i risultati della nostra indagine, il tasso di esposizione nei confronti del parassita appare nel complesso elevato (16%), confermando quanto in precedenza osservato in indagini condotte tramite esami necroscopici, sebbene su un numero limitato di soggetti.
5Microfilarie di D. immitis sono state osservate nello 0,7%
dell’intero campione esaminato e nel 4% dei campioni po- sitivi per anticorpi. Il 3% dei campioni positivi agli anticor- pi sono risultati positivi anche per antigeni circolanti. Nes- suna variazione significativa dei tassi di sieroprevalenza è stata osservata in relazione all’età. Maggiore influenza sem- bra esercitata dal sesso con valori di sieroprevalenza più elevati nei maschi rispetto alle femmine, il che conferma i dati sperimentali di McCall et al.
9Va ancora sottolineato che nessuna differenza significativa è stata osservata tra ma- schi e femmine in relazione all’ambiente di vita, escludendo in tal modo che la permanenza nell’ambiente esterno, che sembra un importante elemento di rischio, possa avere in- terferito sull’analisi dei dati di sieroprevalenza rispetto al sesso. Questa considerazione non deve fare sottovalutare il dato di sieroprevalenza relativo agli animali che vivono in casa, il cui tasso di esposizione risulta pari al 10%.
Questi dati non si discostano di molto da quanto osser-
vato recentemente da Miller et al.
11in una indagine con-
dotta in 21 aree degli USA su oltre 2000 gatti nella grande
maggioranza asintomatici dove la sieroprevalenza com-
plessiva era risultata pari al 12% e il fattore di rischio più
importante era rappresentato dal soggiorno più o meno
prolungato nell’ambiente esterno. Per quanto riguarda i
valori di sieroprevalenza in relazione alle aree di origine, è
interessante notare che nessuna risposta positiva è stata os-
servata in gatti residenti in zone esenti da filariosi canina
quali la provincia di Sondrio o dove l’infestazione nel cane
è sporadica come la Liguria (province di Genova e La
Spezia), mentre le prevalenze sono elevate nelle aree rico-
nosciute endemiche per la malattia nel cane. Per altro i va-
lori elevati di positività devono essere considerati in rela-
zione a quanto premesso e alle caratteristiche epidemiolo-
giche della malattia nel gatto. Infatti, la positività anticor-
pale non appare omogenea nell’ambito della popolazione
esaminata, come già osservato nel corso delle indagini ne-
croscopiche
6e non sempre direttamente correlabile alla
diffusione della malattia nel cane. Negli Stati Uniti, i valori
più elevati di sieroprevalenza per anticorpi specifici contro
il parassita sono stati osservati in un’area della California
(35,5%)
11dove la filariosi canina è relativamente poco dif- fusa. Il dato trova conferma anche dalle indagini, anche queste condotte con test anticorpali, di Watkins et al.
15Discorso a parte meritano i risultati positivi ottenuti sui soggetti di età inferiore all’anno e su quelli sottoposti a trat- tamento profilattico. Per quanto riguarda l’età, i 3 soggetti risultati positivi sono stati esaminati tra marzo e aprile e avevano 10-11 mesi. Pertanto erano nati durante la estate- inizio autunno del 1999 e potevano ospitare al momento dell’esame parassiti in fase prepatente o adulti (infestazioni patenti sono state confermate all’ecocardiografia in gatti a partire dagli 8 mesi di vita
14). Anche in questi casi un se- condo test anticorpale dovrebbe essere eseguito a distanza di 60-90 giorni per confermare la diagnosi di positività o, in caso di risposta negativa, di morte spontanea del parassita.
Il riscontro di risposte positive in soggetti sottoposti a chemioprofilassi può essere un evento non infrequente nel corso dei primi 3-4 mesi dall’inizio del trattamento che- mioprofilattico come osservato da Donoghue et al.
3in cor- so di studi sperimentali. Da notare per altro che nel nostro caso il riscontro ha interessato solo il 16% dei soggetti sot- toposti a profilassi ed esposti a condizioni naturali di infe- stazione, percentuale molto più ridotta rispetto al 40% os- servato da Donoghue et al.
3In questo studio i gatti erano infestati sperimentalmente ogni 21 giorni con 10 larve per 210 giorni consecutivi in modo da simulare condizioni di forte pressione parassitaria. Tali indicazioni ci sembrano importanti sul piano pratico nel caso in cui risposte positi- ve agli anticorpi vengano osservate in gatti che vivono in aree a forte rischio di infestazione.
In conclusione, alla luce dei risultati ottenuti, ci sembra possibile affermare che il rischio di filariosi per il gatto è molto elevato in nord Italia, come dimostrato dagli alti tas- si di esposizione riscontrati nel nostro studio. Lo studio di un numero elevato di campioni di sangue non solo ha per- messo di valutare il grado di esposizione del gatto alla fila- riosi cardipolmonare in nord Italia, ma di confermare che l’età non sembra un fattore di rischio rilevante nel gatto e di verificare la possibile presenza di risposte positive in soggetti sottoposti a profilassi. Un’ultima considerazione riguarda il trattamento profilattico che, alla luce dei risul- tati ottenuti, appare una opzione ampiamente giustificata per i gatti che vivono nelle aree endemiche per filariosi cardipolmonare canina del nord Italia.
Ringraziamenti
Gli autori ringraziano i veterinari che hanno collaborato allo studio (Moshe Agayan, Paolo Aimi, Eleonora Anfosso, Alberto Arioli, Massimo Arisi, Marta Avanzi, Ermenegildo Baroni, Francesco Basso, Sandra Benetti, Alessandra Berga- dano, Giovanni Bertazzoli, David Bettio, Paolo Beverari, Ni- coletta Boido, Severino Boldini, Flavio Bonvicini, Thomas Bottello, Maurizio Bragantini, Claudio Brovida, Andrea Cal- derone, Marco Caldin, Davide Calzolari, Luca Campanini, Luigino Casteller, Carlo Cheroni, A Cocconi, Carlo Costa, Paolo De Masi, Barbara Di Sacco, Chiara Drugman, Giam- battista Fanini, Cecilia Ferrari, Luca Formaggini, Isaac Ge- nah, Mario Giordano, Maura Giovine, Giovanna Grassi, Ilde La Ragione, Paolo Locatelli, Lorenzo Luccardini, Luca Ma- gnoni, Daniela Mandelli, Sandro Mangiagalli, Giovanni Mar-
tini, Lino Mascellaro, M. Fausta Melley, Manuela Meneghel- lo, Annalisa Minuti, Paolo Morabito, Simona Morini, Elena Mozzato, Daniela Nozza, Giorgio Oldani, Lina Elena Pasetti, Sergio Pastrone, Paolo Pezzoni, Stefano Pizzorni, Massimo Re Calegari, Giulio Repetto, Paolo Robino, Mario Rossi, Do- menico Ruzier, Fabio Sangion, Franca Sbaraini, Daniele Sisti, Cristina Squaranti, Marco Trabucco, Francesca Zambon, Ro- berto Zavattiero), la Signora Selvaggia Bazzoli per la collabo- razione tecnica e la società Arcoblu per l’organizzazione della prova.
Parole chiave
Filariosi cardiopolmonare felina, anticorpi, sieroprevalen- za, rischio di infestazione.
Key words
Feline heartworm infection, antibody, seroprevalence, ri- sk of infection.
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