• Non ci sono risultati.

PRODUZIONE IDROELETTRICA SU IMPIANTO DI INNEVAMENTO TRA LE LOCALITÁ FOURCARE DAMON E FRACHEY I N D I C E

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Condividi "PRODUZIONE IDROELETTRICA SU IMPIANTO DI INNEVAMENTO TRA LE LOCALITÁ FOURCARE DAMON E FRACHEY I N D I C E"

Copied!
45
0
0

Testo completo

(1)
(2)

I N D I C E

PREMESSA ... 3

1. DESCRIZIONE IMPIANTO IDROELETTRICO IN PROGETTO ... 5

2. PRODUZIONE IMPIANTO IDROELETTRICO ... 9

3. VALUTAZIONI RELATIVE ALLA GESTIONE DEL CANTIERE ... 10

4. 4.1. VIABILITÀ ACCESSO AL CANTIERE ... 10

4.2. GESTIONE TERRE E ROCCE DA SCAVO ... 10

COMPONENTI DELL’AMBIENTE ... 11

5. 5.1. ASPETTI CLIMATICI ... 11

5.1.1. Precipitazioni ... 11

5.1.2. Altezza del manto nevoso ... 11

5.1.3. Temperatura ... 11

5.1.4. Direzione e velocità del vento ... 12

5.2. QUALITÀ DELL’ARIA ... 13

5.3. ASPETTI PAESAGGISTICI ... 14

5.4. ASPETTI RELATIVI ALLA QUALITÀ DELLE ACQUE SUPERFICIALI ... 15

5.4.1. Acque superficiali e idrologia ... 16

5.4.2. Qualità acque superficiali ... 16

5.5. ASPETTI VEGETAZIONALI ... 17

5.6. ASPETTI FAUNISTICI ... 19

5.6.1. Ungulati ... 19

5.6.2. Carnivori ... 20

5.6.3. Lagomorfi ... 21

5.6.4. Roditori ... 21

5.6.5. Insettivori ... 21

5.6.6. Rettili... 21

5.6.7. Uccelli ... 22

5.6.8. Anfibi ... 22

5.6.9. Pesci ... 22

5.7. ECOSISTEMI ... 22

5.8. ASPETTI PAESAGGISTICI ... 23

5.9. ASPETTI GEOLOGICI ... 23

COERENZA DELLE OPERE E DEGLI INTERVENTI PROPOSTI CON LE NORME IN MATERIA 6. AMBIENTALE E CON GLI STRUMENTI URBANISTICI ... 25

ALTERNATIVE ANALIZZATE ... 26 7.

(3)

7.1. ALTERNATIVA 1 – OPZIONE ZERO ... 26

7.2. ALTERNATIVA 2 – SOLUZIONE PROGETTUALE ... 26

INDIVIDUAZIONE E DESCRIZIONE DEGLI IMPATTI ... 27

8. 8.1. DESCRIZIONE DEGLI IMPATTI ALTERNATIVA 2 – DI PROGETTO ... 27

8.1.1. Fase di costruzione ... 27

8.1.2. Fase di esercizio ... 27

8.1.2.1 Impatti su suolo e sul sottosuolo ... 27

8.1.2.2 Impatti sulle acque sotterranee ... 27

8.1.2.3 Impatti sulle acque superficiali ... 27

8.1.2.4 Impatti sulla vegetazione e sulla flora ... 31

8.1.2.5 Impatti sulla fauna terrestre ed avicola ... 31

8.1.2.6 Impatti sulla fauna ittica ... 31

8.1.2.7 Impatti sull’ecosistema fluviale ... 32

8.1.2.8 Impatti sull’atmosfera ... 34

8.1.2.9 Impatti sull’ambiente urbano ... 34

8.1.2.10Impatti sul paesaggio ... 34

8.1.2.11Impatti socio-economici ... 34

MISURE DI MITIGAZIONE DEGLI IMPATTI ... 36

9. 9.1.1. Mitigazione degli impatti sul suolo e sottosuolo ... 36

9.1.2. Mitigazione degli impatti sulle acque sotterranee ... 36

9.1.3. Mitigazioni degli impatti sulle acque superficiali ... 36

9.1.4. Mitigazione degli impatti sulla vegetazione e sulla flora ... 37

9.1.5. Mitigazione degli impatti sulla fauna terrestre ed avicola ... 37

9.1.6. Mitigazione degli impatti sulla fauna ittica ... 38

9.1.7. Mitigazione degli impatti sull’ecosistema fluviale ... 38

9.1.8. Mitigazione degli impatti sull’atmosfera ... 38

9.1.9. Mitigazione degli impatti sull’ambiente urbano ... 39

9.1.10. Mitigazione degli impatti sul paesaggio ... 40

9.1.11. Mitigazione degli impatti socio-economici ... 41

ANALISI COSTI-BENEFICI ... 42

10. 10.1.COSTI DI REALIZZAZIONE ... 42

10.2.COSTI DI ESERCIZIO ... 42

10.3.ANALISI DEI BENEFICI E RICADUTE SOCIALI, OCCUPAZIONALI E ECONOMICHE ... 42

10.3.1. Benefici monetizzabili ... 42

10.3.2. Benefici non monetizzabili ... 43

10.4.CONFRONTO COSTI-BENEFICI ... 44

(4)

PREMESSA 1.

In data dicembre 2016, il sottoscritto Ing. Marco Fiou è stato incaricato dalla società MONTEROSA S.p.A.

della redazione del progetto preliminare da allegare alla domanda di subconcessione di derivazione di acque da corpo idrico superficiale per uso idroelettrico. La derivazione insiste sul torrente Fourcare, in loc. Fourcare Damon nel Comune di Ayas. Tale domanda è stata consegnata ufficialmente in data 02/01/2017.

In seguito alla consegna, in data 02/01/2017, del progetto preliminare e relativa domanda di subconcessione delle acque, concernente la realizzazione di un impianto di produzione idroelettrica su impianto di innevamento esistente nelle località Charchèrioz e Frachey nel Comune di Ayas tramite la derivazione d’acqua dal torrente Fourcare in loc. Fourcare-Damon, la società proponente ha ricevuto dalla Struttura Valutazione Ambientale e Tutela qualità dell’aria della Regione Autonoma Valle d’Aosta, con PEC protocollo n. 62.00.00/2017/0013355 del 01/08/2017, la comunicazione che la tipologia di impianto deve essere sottoposta alla verifica di assoggettabilità alla valutazione di impatto ambientale (V.I.A.).

Il presente progetto definitivo ha apportato delle modifiche rispetto alla precedente domanda di subconcessione, fra le quali la rimozione della produzione nella stazione di pompaggio Charchèrioz tramite PAT e l’utilizzo della concessione delle acque in corrispondenza dello Sbarramento Larici, e pertanto si è proceduto a presentare una nuova domanda di subconcessione in contemporanea alla procedura di VIA.

In questa relazione si farà riferimento alla realizzazione del bacino di innevamento programmato in loc.

Fourcare Damon, di proprietà della società Monterosa, recentemente autorizzato (DGR n°1026 del 29/07/2016), le cui acque sono state concessionate a scopo industriale con DGR n°2351 del 03/09/10. Si farà, inoltre, riferimento all’esistente prelievo sul torrente Fourcare lungo la pista Larici per il quale la società Monterosa S.p.A. è riconosciuta titolare della subconcessione di derivazione d’acqua ad uso innevamento artificiale con Decreto del Presidente della Giunta Regionale n. 783 in data 13/12/1996, già assentita alla Società Funivie Champoluc S.p.A. con Decreto del Presidente della Giunta Regionale n. 325 in data 16/05/1996.

L’impianto idroelettrico in progetto, che utilizzerà in gran parte infrastrutture esistenti dell’impianto di innevamento o in fase di realizzazione per il suddetto bacino artificiale, intende utilizzare le acque disponibili e prelevabili dal torrente Fourcare mettendo in atto, in fase di esercizio, i rilasci previsti dal criterio 3 del DMV determinati dal piano di monitoraggio che verrà approfondito e concordato nell’ambito dell’applicazione della metodologia di analisi a più criteri (MCA).

Le scelte illustrate nel presente progetto derivano dalle valutazioni effettuate in fase preliminare che hanno evidenziato la possibilità di ottimizzazione dell’impianto di innevamento con la produzione di

(5)

energia elettrica grazie all’installazione di una turbina in loc. Frachey all’interno della stazione di pompaggio dell’impianto di innevamento della società Monterosa, nel Comune di Ayas.

Charvensod, Giugno 2018 Il tecnico

Ing. Marco Fiou

(6)

DESCRIZIONE IMPIANTO IDROELETTRICO IN PROGETTO 2.

Il progetto prevede di utilizzare le acque a partire da 2 distinte opere di presa sul torrente Fourcare ovvero quella in fase di realizzazione per il bacino di innevamento programmato in loc. Fourcare-Damon e quella esistente lungo la pista “Larici”.

L’impianto in progetto, di conseguenza, utilizzerà pressoché interamente fabbricati ed infrastrutture esistenti o in fase di realizzazione. Essenzialmente l’unica opera di nuova realizzazione, oltre alla turbina ed all’adeguamento di alcune macchine idrauliche interne ai fabbricati delle stazioni di pompaggio, sarà la tubazione di restituzione interrata dalla centrale di Frachey verso il cunicolo di scarico esistente del torrente Croisette.

A partire dalla stazione di manovra del bacino, le acque discenderanno nella tubazione dell’innevamento fino al pozzetto presente a valle dello sbarramento Larici dove si uniranno a quelle prelevate da quest’ultimo sbarramento stesso per proseguire poi fino alla stazione di pompaggio di loc. Charchèrioz.

Da qui proseguiranno nella tubazione esistente che attualmente collega la sala macchine Charchèrioz con la stazione di pompaggio di Frachey, all’interno dei cui locali sarà installata la turbina.

Lo scarico di tale turbina avverrà tramite nuova tubazione al di sotto del piazzale antistante il fabbricato stesso fino ad intersecarsi, sul confine della viabilità regionale, con il cunicolo in cls del torrente Croisette (nel tratto in cui presenta l’incremento della sezione di scarico).

L’impianto in progetto intende sfruttare il salto compreso tra le quote 2332,10 e 1619,00 m slm, trasformando l’energia potenziale della massa d’acqua in energia meccanica, attraverso una turbina, installata a Frachey, e da questa, successivamente, in energia elettrica (ad opera dei generatori).

Il salto d’acqua disponibile, misurato tra la vasca di carico “Larici”, è pari a 588,60 m, mentre il salto utile misurato al netto delle perdite di carico risulta essere pari a 476,59 m. Il salto fiscale netto disponibile rappresenta un elemento fondamentale dell’impianto stesso, mentre le portate saranno quelle subconcesse alla società richiedente.

All’interno del fabbricato della stazione di pompaggio di Frachey sarà installata una macchina idraulica tipo PELTON, le cui caratteristiche tecniche saranno descritte in seguito.

Come accennato in precedenza, l’impianto in progetto sfrutterà quasi interamente infrastrutture esistenti le quali saranno illustrate nei paragrafi successivi.

Nella tabella successiva sono riportati di seguito i dati principali relativi all’impianto in progetto.

(7)

FIGURA 2-1 COROGRAFIA IMPIANTO IN PROGETTO SU IMPIANTO DI INNEVAMENTO (IN BLU NUOVE TUBAZIONI) TURBINA “FRACHEY

STAZIONE “CHARCHERIOZ”

SBARRAMENTO LARICI BACINO DI INNEVAMENTO PROGRAMMATO

(8)

TABELLA 2-1 DATI IMPIANTO IDROELETTRICO

Per quanto riguarda la regolazione del DMV si intende utilizzare la paratia esistente che potrebbe venire eventualmente motorizzata in fase esecutiva. Si evidenzia, inoltre, che una volta realizzato il bacino di invaso artificiale (in fase di costruzione), l’opera di presa Larici non sarà più utilizzata dalla committenza per il prelievo ai fini dell’innevamento che attualmente è concessionato per i mesi invernali da novembre a febbraio.

L’adduzione dell’acqua dal bacino di innevamento programmato (in fase di realizzazione) alla vasca di carico esistente ubicata a valle dello “Sbarramento Larici” e da questa, insieme alle acque derivate da quest’ultimo, alla turbina installata all’interno dei locali della stazione di pompaggio di Frachey avverrà mediante 4 distinti tratti di condotte esistenti.

Per quanto riguarda la condotta forzata tra la vasca di carico e le turbine, lo uno sviluppo complessivo è di circa 2358 m.

 Tratto 1 (Opera di presa – Stazione di manovra) ghisa DN 500 - 150m.

 Tratto 2 (Stazione di manovra – Sbarramento Larici) ghisa DN 250 - 650 m

 Tratto 3 (Sbarramento Larici – Sala macchine Charchèrioz) ghisa DN 200 - 1500 m

 Tratto 4 (Sala macchine Charchèrioz – Stazione pompaggio Frachey) acciaio DN 250 - 865 m.

IMPIANTO IDROELETTRICO FRACHEY

Quota vasca di carico “Larici” m slm 2.205,00

Quota turbine m slm 1.619,00

Quota scarico m slm 1.616,40

Salto fiscale netto m 588,60

Salto utile minimo m 476,59

Lunghezza condotta forzata m 2.358

Portata max l/s 100

Portata media l/s 38

Potenza max kW 374,03

Potenza Nominale media annua

Q x (quota sfioro-quota turbine)/102 kW 219,28

Produzione annua minima stimata kWh 672.312

Produzione annua massima stimata kWh 1.344.625

(9)

L’impianto idroelettrico in progetto è stato valutato come ottimizzazione dell’impianto di innevamento, ovvero senza la sostituzione di tubazioni esistenti, limitando la posa di nuove condotte ed evitando l’ampliamento dei locali delle stazioni di pompaggio.

L’installazione della macchina idraulica per la produzione di energia elettrica avverrà all’interno del fabbricato esistente in loc. Frachey, parte essenziale dell’impianto di innevamento esistente della società Monterosa S.p.A., senza necessità di ampliamenti dei propri locali.

Il fabbricato di Frachey, ubicato ad una quota di circa 1620m slm, oltre ad ospitare la stazione di valle della funicolare di risalita, rappresenta un’importante stazione di pompaggio per l’impianto di innevamento del parte bassa del comprensorio sciistico gestito dalla Monterosa S.p.A., in quanto si occupa dell’approvvigionamento delle acque verso la stazione di Charchèrioz. Il locale poiché già adibito a stazione di pompaggio presenta volumetrie e infrastrutture adatte ad ospitare un impianto idroelettrico senza particolari interventi edili e con portoni di accesso tali da permettere l’entrata e uscita dei mezzi. Sarà necessaria esclusivamente la realizzazione della predisposizione per l’installazione della turbina con relativa vasca di scarico sottostante da ricavare all’interno della pavimentazione.

Sono presenti anche locali elettrici separati, utilizzati dall’impianto di innevamento, che risultano adeguati a ricevere i nuovi apparati elettrici relativi al funzionamento della turbina.

Per quanto riguarda la consegna dell’energia prodotta alla rete DEVAL da parte della centrale, si prevede l’utilizzo di cavidotti esistenti attualmente utilizzati per l’allacciamento dei locali esistenti di proprietà Monterosa alla cabina DEVAL esistente in loc. Frachey nell’area antistante la stazione di pompaggio.

Dopo il passaggio nella turbina installata presso la centrale di Frachey, le acque si getteranno nella vasca di scarico che sarà ricavata al di sotto della turbina nel locale esistente con quota di sfioro pari a 1616,40 m slm Per la restituzione delle acque si prevede la posa di una tubazione tipo Ecopal DN 500 mm per un’estensione di circa 80m, che nel parcheggio antistante la stazione sarà posata tramite scavo in trincea con una profondità di circa 1,5m. Come osservabile nella sezione tipo riportata nell’apposita tavola allegata al progetto, per la protezione dallo schiacciamento è previsto il coronamento in cls dell’intera lunghezza della tubazione, fino a il congiungimento con il canale di scarico interrato esistente del torrente Croisette. In particolare, la nuova tubazione si raccorderà nel tratto posto al di sotto del confine tra il piazzale e la viabilità regionale da cui il cunicolo, precedentemente con sezione 80x60 cm diventa 100x160 cm. Il cunicolo esistente presenta una lunghezza di circa 60m dal pozzettone, posto appena a valle della cabina DEVAL, fino alla confluenza con il torrente Evançon.

Dopo aver percorso la lunghezza della tubazione del tratto terminale del cunicolo (complessivi circa 90m) le acque saranno scaricate nel torrente Evançon ad una quota di circa 1610,50 m slm.

Non risultano rischi di rientro in pressione delle acque del t.Croisette verso la sala macchine di Frachey, in quanto la quota di sfioro del pozzettone posto a valle della cabina DEVAL sulla conoide torrentizia, osservabile nella figura successiva, è posta più a valle rispetto alla quota della vasca di scarico. Di conseguenza, in occasione di fenomeni di piena del torrente, le acque fuoriuscirebbero prima dal pozzettone spargendosi sul piazzale antistante, come indicato anche nello studio di bacino analizzato. Nelle pagine successive si riportano le sezioni idrauliche relative al tratto a valle della confluenza tra la tubazione di restituzione e il cunicolo di scarico del t.Croisette (Studio di bacino – Trasino et al 2010).

(10)

PRODUZIONE IMPIANTO IDROELETTRICO 3.

La vasca di carico che riceve le acque dalle 2 derivazioni sul torrente Fourcare è ubicata nel pozzettone esistente a valle dello “Sbarramento Larici” alla quota di 2205 m slm, mentre la produzione di energia avverrà nella stazione di pompaggio di Frachey (turbina Pelton) a quota 1619 m slm. Le acque turbinate saranno poi restituite nel cunicolo del torrente Croisette tramite una tubazione uscente dalla vasca di scarico da posare lungo il piazzale antistante la stazione di Frachey. Risulta pertanto un SALTO FISCALE NETTO COMPLESSIVO DI 588,60 METRI

Mentre per quanto riguarda le portate da derivare risultano:

- Portata massima Q = 100 l/s (moduli massimi 1,0)

- Portata media Q = 38,11 l/s (moduli medi 0,381)

Intervallo di tempo prelievo dell’acqua:

- 1° aprile – 31 ottobre

La potenza nominale media annua calcolata secondo la formula:

P = Q x h/102 dove: Q è la portata media annua (l/s)

h è il salto fiscale netto (Hn)

risulta una POTENZA NOMINALE MEDIA ANNUA COMPLESSIVA DI 219,92 KW

Il prelievo sarà modulato come riportato di seguito, mentre la potenza massima dell’impianto sarà di 374,03 kW con una produzione annuale stimata minima e massima rispettivamente di 672.312 e 1.344.625 kWh.

prelievo VALORI TEORICI DI CONCESSIONE

l/s Vasca carico = 2205,00 m s.l.m.

gen 0,0 Vasca scarico = 1616,40 m s.l.m.

feb 0,0 SALTO Fiscale Netto H = 588,60 m mar 0,0 Prelievo medio annuo Q = 38,11 l/s

apr 30,0 POT. Nominale = 219,92 kW = Q x H /102

mag 80,0 Prelievo Massimo = 100,00 l/s

giu 95,0 Salto Utile minimo = 476,59 m

lug 85,0 Potenza Massima = 374,03 kW = Qmax x Hmin x 9,81 x R(0,8) ago 80,0 Produzione attesa min= 674.275 kWh annuali (minimi)

set 50,0 Produzione attesa max= 1.348.549 kWh annuali (massimi) ott 35,0

nov 0,0 potenza produz.

dic 0,0 kw kwh

38,11 219,92 1.926.499 kWh teorici (media annuale per 8760 ore) Q l/s medi MEDIA NOM. 1.348.549 kWh reali (teor x 0,7 rendimenti e perdite tubazioni)

674.275

kWh prodotti (reali x 0,5 incertezza portate ed imprevisti)

(11)

VALUTAZIONI RELATIVE ALLA GESTIONE DEL CANTIERE 4.

4.1. VIABILITÀ ACCESSO AL CANTIERE

Per quanto riguarda la viabilità di accesso alle aree di cantiere per gli interventi in progetto si evidenzia come non sarà necessaria la realizzazione di piste temporanee in quanto, come interventi di nuova realizzazione, è prevista la sola posa delle opere di restituzione da Frachey, il cui fabbricato è direttamente raggiungibile dalla viabilità esistente e, in particolare dalla Strada Regionale n°45 della Val d’Ayas.

Per raggiungere i settori di monte si potrà utilizzare la viabilità per Croisette, che prosegue sterrata a monte della suddetta frazione fino a Charchèrioz e poi fino in loc. Fourcare-Damon, imboccabile circa 750 m più a monte di Frachey, poco prima dell’abitato di Saint-Jacques.

4.2. GESTIONE TERRE E ROCCE DA SCAVO

Nel settore di Frachey la fase di scavo interesserà esclusivamente il piazzale asfaltato antistante il fabbricato, il quale sarà soggetto a fresatura e successiva riasfaltatura, mentre all’interno dell’edificio è prevista una fase di demolizione per dar sede al canale di scarico.

Per quanto riguarda gli interventi di scavo in trincea per la posa della tubazione in progetto, con un’estensione complessiva di circa 80m, prevedono la produzione di circa 120mc di materiali di risulta dei quali si prevede il riutilizzo, in seguito ad apposita caratterizzazione del materiale ai sensi del DPR120/2017, nell’ambito del cantiere in progetto di circa 40mc di terre e rocce da scavo. Il restante quantitativo sarà conferito in apposito impianto o presso cantieri disponibili, con definizione in fase di progetto esecutivo.

Inoltre, durante la fase di realizzazione degli interventi a Frachey e durante la fase di scavo per la posa della tubazione di restituzione al di sotto del fabbricato e lungo il piazzale si prevede la produzione di circa 10mc di materiali derivanti dalla demolizioni delle opere in calcestruzzo e di circa 12mc derivanti dalla demolizione dei piazzali asfaltati interessati dal passaggio della condotta (miscele bituminose).

Per quanto riguarda tali materiali si prevede lo smaltimento presso discariche di materiali inerti da demolizione e costruzione autorizzati; è stato individuato il sito gestito dal Comune di Ayas ubicato in loc. Corbet a valle della strada regionale n.45, come osservabile nella figura successiva.

(12)

COMPONENTI DELL’AMBIENTE 5.

5.1. ASPETTI CLIMATICI

5.1.1. Precipitazioni

Il regime pluviometrico della Valle d’Aosta dipende essenzialmente dai venti di ovest-nord-ovest ed est- sud-est; ciò è ben evidenziato dal fatto che nelle prime tre valli valdostane di sinistra orografica (che sono nell’ordine quella di Gressoney, quella d’Ayas e la Valtournenche) si osserva una progressiva diminuzione delle precipitazioni e delle masse glaciali.

Le correnti umide provenienti dal Piemonte deviano, infatti all’ingresso della Valle d’Aosta, prevalentemente verso la Valle di Gressoney e sempre meno verso le Valli di Ayas e la Valtournenche.

Queste correnti inoltre sono maggiormente percepibili in primavera quando cioè si attenuano quelle provenienti dai settori occidentali; per questo motivo il massimo di precipitazioni in bassa Valle si ha in primavera, mentre nella media ed alta Valle il massimo è autunnale.

Dall’analisi dei dati si evince un andamento annuale testimone di un regime sub litoraneo alpino, con massimi nelle stagioni intermedie e minimi in estate o in inverno, a seconda della zona. Nell’estrema fascia orientale della regione, quindi nelle valli del Lys, d’Ayas e nel settore di fondovalle prossimo al Piemonte, prevale nettamente invece il massimo primaverile, centrato in Maggio.

Come ovviamente prevedibile le precipitazioni nevose si concentrano nel periodo invernale, inteso principalmente da Novembre ad Aprile, con massimi nel mese di Dicembre, un calo a Gennaio, un lieve incremento a Febbraio e poi una progressiva riduzione nei mesi primaverili.

5.1.2. Altezza del manto nevoso

L’altezza della neve al suolo è molto variabile in funzione non solo delle precipitazioni nevose, ma anche della temperatura, della quota che influisce sulla temperatura, della direzione e della forza dei venti che spesso asportano la neve dalle zone sopravento e l’accumulano nelle zone sottovento.

Si segnala che stazioni meteo presenti in Valle d’Aosta hanno rilevato una diminuzione di precipitazioni nevose a cavallo dei due secoli in sintonia con la percezione che la gente comune di montagna ha di inverni sempre più siccitosi, con scarse nevicate, ben lungi anche dalla semplice media degli ultimi 70 anni. Sarebbe un giudizio poco tecnico e assai poco realistico affermare che siamo di fronte ad un cambiamento climatico tale da modificare in maniera permanente l’andamento delle precipitazioni. Se infatti osserviamo la serie storica a disposizione modesti valori di precipitazioni nevose si sono avuti ad esempio nelle stagioni della 2° Guerra Mondiale (1940-44) con altezze di neve al suolo intorno a 60 cm.

Gli anni ’70 rappresentano invece un periodo abbastanza omogeneo con precipitazioni nevose sopra la media per diversi anni.

5.1.3. Temperatura

Le temperature medie sono indicative per comprendere quale sia stato l’andamento nell’arco della stagione invernale; come è facile presumere i mesi più caldi sono agli estremi ovvero Novembre ed Aprile, nei quali spesso i valori calcolati sono al di sopra di 0°C; nei restanti mesi, ovvero quelli

(13)

propriamente invernali (Dicembre, Gennaio, Febbraio e Marzo), le T medie sono costantemente al di sotto dello 0°C con valori che si attestano di frequente tra -2°C e -4 °C, per raggiungere e superare i -6° C una sola volta in corrispondenza del mese di Febbraio 2005. Le Temperature medie si discostano in maniera significativa da quelle massime, presentando spesso un Δ compreso fra 8° e 10°C, ma consistente è anche la differenza con i picchi minimi registrati nell’arco del periodo di analisi; le minime sono costantemente al di sotto dello 0°C e talvolta intorno a -10°C raggiungendo -15°C nei mesi di Gennaio 2005 e Dicembre 2005. L’analisi delle temperature medie calcolate rispettivamente sui valori minimi e sui valori massimi mensili testimonia come il mese più freddo sia Gennaio seguito da Febbraio al pari di Dicembre.

5.1.4. Direzione e velocità del vento

In Valle d’Aosta le correnti generali atmosferiche trovano, salvo che in alta quota, un efficace ostacolo nei poderosi massicci alpini che la circondano. I venti vengono perciò incanalati dalle valli centrali e laterali e la direzione di provenienza viene di conseguenza deviata e costretta spesso a seguire un percorso obbligato entro uno schema abbastanza fisso. Infatti in montagna il vento è influenzato dalla complessa orografia presente, tanto che non corrisponde né al vento nella libera atmosfera né a quello nello strato limite. Le montagne isolate, le catene montuose e le valli hanno sul movimento dell’aria un forte effetto dinamico dato da fenomeni quali accelerazione e decelerazione del vento, correnti ascendenti e discendenti, vortici turbolenti e incanalamento forzato. Gli effetti dinamici dovuti ai rilievi ed alle valli sono molto complessi e variano significativamente anche a scala locale.

I venti principali che interessano la nostra regione sono essenzialmente provenienti da due diverse direzioni che risultano essere: quelle orientali e quelle occidentali. Meno importanti ma comunque presenti sono anche le correnti meridionali.

I primi venti, quelli orientali (provenienti da Est, Est-Sud-Est), fondamentalmente identificabili con le correnti regolate dal regime delle brezze, presentano una notevole predominanza in primavera, estate e inizio autunno e sono caratterizzati da velocità medie massime di 40-50 km/h (con raffiche anche fino a 70 km/h).

I venti provenienti dai quadranti occidentali, appartenenti al gruppo dei venti generali di gradiente, non presentano invece nessun tipo di periodicità, ma possono insorgere in qualunque momento. Essi sono presenti spesso dopo il passaggio di perturbazioni atlantiche, persistendo anche per più giorni consecutivi, le loro velocità medie massime vanno dai 20 ai 70 km/h, la loro frequenza è maggiore tra metà autunno, l’inverno e la primavera.

Infine vi sono i venti meridionali, meno importanti perché meno intensi e meno frequenti rispetto agli altri. Essi sono direttamente collegati al transito di sistemi frontali associati a depressioni con minimo a Sud delle Alpi, si presentano con tempo umido e perturbato e sono per lo più moderati, eccezion fatta per l’alta montagna. Mantengono la loro direzione intorno sud nella bassa valle, nelle valli del M. Rosa e in quelle poste in sinistra orografica, mentre lungo l’asse vallivo principale spirano da est.

(14)

5.2. QUALITÀ DELL’ARIA

Nella tabella si riassumono i dati dei principali inquinanti atmosferici stimati nell’area oggetto di studio, confrontandoli con i valori stimati per la conca di Aosta che rappresentano sempre i massimi regionali. Si evince come le emissioni atmosferiche maggiormente significative nell’area in esame siano legate agli ossidi di azoto, al monossido di carbonio, biossido di zolfo e composti organici volatili non metanici; più limitate risultano essere le polveri totali sospese emesse, l’ammoniaca e soprattutto il benzene.

Le sostanze inquinanti rilasciate in maggiori quantità derivano prioritariamente dalla combustione dei carburanti degli autoveicoli e dal riscaldamento, così come le polveri totali sospese, sebbene vengano emesse in quantitativi ben inferiori rispetto a quelle degli ossidi. La combustione degli autoveicoli rappresenta un importante contributo alle emissioni annuali di COVNM, ed è insignificante esclusivamente per quanto concerne il biossido di zolfo, che viene rilasciato in atmosfera in larga misura dalla combustione degli impianti di riscaldamento. Ne consegue che analizzando le fonti di emissioni delle sostanze inquinanti si comprende come il traffico stradale rappresenti il principale fattore potenzialmente in grado di alterare la qualità dell’aria nell’area in esame.

TABELLA 5-1 EMISSIONI DEI PRINCIPALI INQUINANTI ATMOSFERICI

Sebbene, i quantitativi delle emissioni nell’area di Frachey-Fourcare siano inferiori rispetto ai massimi stimati nel territorio regionale e corrispondenti alla conca di Aosta, trattandosi di stime annuali non sono dei veritieri indicatori della situazione reale. La strada regionale della Val d’Ayas è infatti soggetta ad un elevata variazioni di passaggi, in quanto è la principale via di comunicazione a servizio dei comprensori sciistici di Monterosa Spa ed in generale delle località turistiche presenti nella media ed alta valle, quali Brusson, Antagnod e Champoluc; considerando come il turismo invernale sia la principale attività economica della valle è chiaro come il traffico sia fortemente legato ai periodo di massima affluenza degli utenti delle piste da sci. Ne consegue che le emissioni annuali di sostanze inquinanti non siano uniformemente distribuite nell’arco dell’anno, bensì siano in gran parte dovute all’afflusso di traffico durante le vacanze natalizie, il ponte di Sant’Ambrogio, le vacanze pasquali ed i fine settimana invernali.

Inquinante Champoluc

(tonn/annue)

Crest (tonn/annue)

Aosta

(tonn/annue) Fonte emissioni

CO – Monossido di Carbonio 0,01-2 <0,01 >12 Traffico

COVNM – Composti organici

volatili e non metanici 0,5-1 / 1-5 0,1-0,5 >5 Fonti naturali

S02 – Biossidi di zolfo 0,5-1 / 1-5 0,01-0,1 1-5 Riscaldamento

NOX –Ossidi di azoto 0,5-2,0 0,01-0,2 >15 Traffico

PTS – Emissioni di polveri

totali sospese 0,1-0,5 <0,01 >5 Traffico

C6H6 – Benzene 0,001-0,01 <0,001 0,1-0,5 Traffico

NH3 – Ammoniaca 0,1-0,5 0,1-0,5 1-5 Agricoltura-

zootecnia

(15)

In virtù di tali considerazioni è comprensibile che durante i periodi di alta stagione turistica le emissioni inquinanti possano essere ben superiori rispetto ai valori stimati per quanto concerne aree ben più antropizzate come ad esempio il nucleo urbano di Aosta.

La qualità dell’aria nell’area in esame, ovvero il centro abitato di Champoluc può presumibilmente presentare elevati livelli, tipici di una zona montana scarsamente popolata, durante buona parte dell’anno, mentre nei periodi massima affluenza dei turisti lo stato qualitativo della componente è soggetto a significativi peggioramenti. Nella zona del Fourcare invece i valori sono pressoché costanti durante l’anno, in quanto poco o nulla soggetti al traffico che si concentra nel fondovalle.

5.3. ASPETTI PAESAGGISTICI

L’area interessata dall’impianto in progetto si colloca nel settore Nord di Ayas dell’ampio comprensorio sciistico del Monterosa ski, sul versante sinistro della Val d’Ayas tra la stazione di valle della funicolare Frachey-Charchèrioz a quota 1620m slm e la stazione di valle della seggiovia quadriposto Bettaforca, posta a quota 2320 mslm. L’area è delimitata a monte da una estesa ed omogenea parete rocciosa alla cui sommità si estende un’area in parte pianeggiante caratterizzata dalla presenza di diversi piccoli laghi il cui emissario, immette le acque circa 300 m a valle del bacino di innevamento in fase di realizzazione in loc. Fourcare-Damon. I terreni nei settori di monte sono caratterizzati da ampie fasce detritiche intervallate da emergenze rocciose sino al colle della Bettaforca, che separa di fatto il comprensorio sciistico tra il versante di Champoluc e quello di Gressoney La Trinité. La delimitazione a valle è posta in corrispondenza del piazzale asfaltato, adiacente alla strada regionale, dove è presente la confluenza del torrente Croisette con il torrente Evançon che incide la vallata.

La zona di monte, dove è in fase di realizzazione il bacino artificiale di innevamento programmato precedentemente citato, si presenta omogenea sotto il profilo paesaggistico in quanto costituita principalmente da una copertura erbacea e arbustiva in cui sono evidenti affioramenti rocciosi e detritici; tale area è quindi caratterizzata dalla totale assenza di vegetazione arborea e dalla presenza dell’alveo del T. Fourcare che attraversa, quasi lungo l’asse centrale, l’area di imposta del bacino stesso.

In questo contesto paesaggistico generale si collocano, attualmente, diversi elementi di origine antropica, che sostanzialmente sono gli impianti di risalita, le piste del comprensorio sciistico, la viabilità di servizio in terra battuta, i tralicci delle linee elettriche e alcuni fabbricati rurali. Da segnalare l’importante rimaneggiamento morfologico dato dalle piste da sci ed il rilevato a monte della stazione di valle della seggiovia Bettaforca, nel cui corpo è stato ricavato il volume del magazzino veicoli dell’impianto di risalita. Si segnala inoltre la presenza di un laghetto naturale che rappresenta un elemento caratteristico da preservare dal punto di vista paesaggistico. A parte il laghetto, la mancanza di elementi di particolare rilievo paesaggistico e la omogeneità di forme e coperture rendono il contesto più uniforme ma non per questo meno pregevole o banale. Proseguendo lungo il tracciato in esame, il versante presenta un’acclività maggiore e si presenta in buona parte occupato da vegetazione arborea ad alto fusto, come meglio illustrato in seguito. Il tratto terminale, dov’è posta la stazione di Frachey, si presenta semipianeggiante e ubicato in corrispondenza della viabilità principale esistente.

In corrispondenza della zona pianeggiante dove è in fase di realizzazione il bacino di innevamento l’alveo del T. Fourcare presenta una fisionomia a questa quota che è più quella di un ruscello che quella di un

(16)

torrente; le acque, infatti, scorrono in un alveo che mediamente ha una sezione variabile tra 1-2 m con profondità di tra 20-40 cm. In questo tratto l’azione erosiva è praticamente assente, non vi sono incisioni o gole determinate dall’azione delle acque come invece avviene sia a monte che a valle, in particolare scendendo oltre lo Sbarramento Larici.

La copertura vegetale presente, unitamente alla morfologia, caratterizza anche in questo caso il paesaggio alpino, costituito da pochi semplici elementi la cui composizione però è talmente varia che la ricchezza di scenari, viste e prospettive che ne deriva è unica. La dominante dell’area è, sotto il profilo paesaggistico, la mancanza totale di copertura arborea nell’area di intervento ed in quelle circostanti.

Infatti la vegetazione dei luoghi è costituita dalle formazioni tipiche delle praterie alpine, che vanno a costituire il piano erbaceo, alle quali si alternano zone a vegetazione arbustiva tipica del piano montano e subalpino. Queste formazioni, nel loro insieme, costituiscono una copertura pressoché uniforme e continua, interrotta solamente dalle emergenze rocciose o detritiche che costituiscono un elemento tipico del paesaggio. Scendendo verso Frachey, la vegetazione è costituita prevalentemente da un bosco misto di Larici e Abeti rossi con prevalenza di Larici alle quote superiori e di Abeti rossi a quelle inferiori.

Nel Comune di Ayas vi è un corso d’acqua principale, a carattere torrentizio, che caratterizza dal punto di vista paesaggistico il territorio; esso è il Torrente Evançon che si origina dalle acque di diversi piccoli affluenti che ne caratterizzano in reticolo alla sua testata in prossimità delle pendici del Monte Rosa. Il torrente Evançon, quindi, caratterizza soprattutto il fondovalle come del resto quasi tutti i torrenti delle vallate laterali della nostra regione che proprio grazie anche all’azione erosiva e di deposito dei corsi d’acqua, si sono formate nel tempo. Nell’area in esame il reticolo idrografico è rappresentato dal bacino del torrente Fourcare che presenta caratteristiche assai differenti nel suoi tratti caratteristici.

Nella parte alta il bacino idrografico è caratterizzato dalla presenza di diversi laghetti posti quasi tutti in una fascia altimetrica ben definita la cui parte basale corrisponde all’incirca al livello dell’importante terrazzo glaciale che definisce il settore Nord della zona di imposta del nuovo bacino proposto. Da questi laghetti, Lac de Resy, nasce il principale affluente del torrente Fourcare, che confluisce nell’alveo principale intorno a quota 1280m slm, poco a valle dell’area in cui è prevista la realizzazione del bacino in progetto. Il tratto terminale è sistemato con briglie e muri spondali a secco, frutto di una sistemazione e manutenzione dopo gli eventi alluvionali dell’ ottobre 2000 in cui il T. Fourcare riversò nell’Evançon notevoli quantità di materiale detritico la cui provenienza è da attribuire alle frane in sinistra orografica che ostruirono parte dell’alveo.

5.4. ASPETTI RELATIVI ALLA QUALITÀ DELLE ACQUE SUPERFICIALI

Si riporta in tale capitolo l’analisi dello stato qualitativo delle acque superficiali, la cui valutazione è stata effettuata in relazione alla realizzazione del bacino di innevamento programmato sulla base di studi condotti in accordo con l’Assessorato Territorio, Ambiente ed Opere Pubbliche della R.A.V.A e con l’ARPA.

(17)

5.4.1. Acque superficiali e idrologia

L’area oggetto di studio nel presente SIA è caratterizzata da un reticolo idrografico secondario tipico di ambienti alpini caratterizzati da regimi idraulici di tipo torrentizio con portate per lo più non continue, con marcate differenze stagionali. L’area in esame è caratterizzata, dal punto di vista idrico, dalla presenza di un unico corso d’acqua di una certa significatività, ovvero il Torrente Fourcare. Il corso d’acqua che nasce intorno a 3100m slm, presso il Colle Bettaforca ridiscende per più di 5km fino alla confluenza nel Torrente Evancon, principale corpo idrico della Val d’Ayas, intorno a quota 1700 m slm poco a valle di Saint Jacques.

5.4.2. Qualità acque superficiali

Le analisi relative allo stato qualitativo della risorsa idrica del torrente Fourcare, al momento attuale non sono state condotte né dall’ARPA Valle d’Aosta, né da altri enti o laboratori privati che si occupano di monitoraggio ambientale, in quanto lo studio degli Indici qualitativi delle acque superficiali previsti dal D.Lgs. 152/99, ovvero IBE, LIM, SECA e SACA sono stati per ora effettuati sui corsi d’acqua significativi, sui corsi d’acqua potenzialmente influenti su corsi d’acqua significativi e su corsi d’acqua di specifico interesse ambientale.

Il torrente Fourcare non ricadendo all’interno di queste tre categorie non è stato oggetto di studio e per questo motivo non si dispone di dati relativi agli indici sopra elencati.

Sulla base di quanto esposto dal Piano di Tutela delle Acque della RAVA la richiesta di nuove concessioni idriche o di spostamento e concentramento di quelle attuali deve essere correlata da un dettagliato studio idrologico del corso d’acqua finalizzato non solo a determinarne la portata e il Minimo Deflusso Vitale nei vari mesi dell’anno, ma anche lo stato qualitativo del corpo idrico, per mezzo delle analisi stabilite in accordo con l’ARPA Valle d’Aosta.

In fase di redazione del progetto preliminare del bacino di innevamento, è stata concordata un’analisi della qualità delle acque condotta sulla base delle Direttive per le Utenze dell’innevamento programmato prescritte dalla Delibera della Giunta Provinciale di Bolzano n.2691 del 25/07/2005. La Delibera in esame sancisce che, constatata la necessità di una regolamentazione tecnica all’utilizzo delle acque per produzione di neve artificiale, il procedimento amministrativo per la realizzazione di un nuovo impianto di innevamento programmato necessita di un giudizio di idoneità della risorsa idrica utilizzata.

Il giudizio di idoneità viene effettuato mediante controlli di qualità interni svolti da laboratori specializzati ed autorizzati. Questi controlli vanno effettuati almeno una volta all’anno presso il sistema di distribuzione ed utilizzo dell’acqua. Vengono rilevati i parametri microbiologici ed almeno i seguenti parametri chimici: nitrati, nitriti, ammonio, conduttività elettrica specifica, pH, ossidabilità, solfato, durezza totale. Nei decreti di concessione il numero e il modo dei controlli di qualità possono essere fissati anche diversamente.

Al fine di attenersi alla normativa di riferimento, la Monterosa S.p.A. in accordo con i progettisti, l’Autorità Idraulica e l’ARPA della R.A.V.A., ha incaricato ECOGEO S.C.R.L. di condurre le analisi richieste per la valutazione del Giudizio di Idoneità.

(18)

I risultati delle analisi effettuate sulle acque prelevate nel Torrente Fourcare in prossimità dell’opera di presa del bacino di innevamento testimoniano come tutti i parametri considerati rispettino i limiti imposti dalla legislazione vigente (D.L. 31/01) ad eccezione della durezza totale che è risultata inferiore al limite minimo del campo di variazione.

Per durezza dell'acqua si intende un valore che esprime il contenuto di sali di calcio e magnesio oltre che di eventuali metalli pesanti presenti nell’acqua. La durezza viene generalmente espressa in gradi francesi (°F), dove un grado rappresenta 10 mg di carbonato di calcio (CaCO3) per litro di acqua (1 °F = 10 mg/l = 10 ppm - parti per milione).

I risultati delle analisi effettuate da ECOGEO evidenziano come le acque del Torrente Fourcare possano essere considerate molto dolci e che, sebbene abbiano valori inferiori al limite minimo imposto dal D.L.31/01, non rappresentano un fattore di rischio per l’utenza. In virtù di quanto sopra esposto si evince come l’interpretazione dei risultati delle analisi siano testimoni di una situazione altamente confortante, in quanto ad esclusione del dato relativo alla durezza totale, le acque del torrente Fourcare sono risultate idonee al consumo umano sulla base dei limiti imposti dal Decreto Legislativo 31/01.

Non avendo dati relativi ai parametri qualitativi è solamente possibile ipotizzare uno stato qualitativo della risorsa idrica che in fase di esercizio dell’impianto sarà oggetto di monitoraggio. Considerata comunque l’assenza di scarichi antropici, di opere di consolidamento spondale e di soglie in alveo a monte dell’opera di presa del bacino di innevamento e valutata la potabilità delle acque sulla base dei limiti imposti dal Decreto Legislativo 31/01, è evidente che il torrente nel tratto interessato dagli interventi ed a monte di questi, può essere considerato un corpo idrico privo di alterazioni dei valori di qualità degli elementi chimico-fisici ed idromorfologici dovuti ad impatti antropici o nel quale le alterazioni sono minime rispetto ai valori normalmente associati allo stesso ecotipo in condizioni indisturbate. La qualità biologica sarà caratterizzata da una composizione e un'abbondanza di specie corrispondente totalmente o quasi alle condizioni normalmente associate allo stesso ecotipo. La presenza di microinquinanti, di sintesi e non di sintesi, è paragonabile alle concentrazioni di fondo rilevabili nei corpi idrici non influenzati da alcuna pressione antropica.

5.5. ASPETTI VEGETAZIONALI

L’area vasta in esame è caratterizzata dalla presenza di formazioni vegetali tipiche dell’ambiente alpino e subalpino, costituite da prateria alpina e da arbusti alle quote superiori e da popolamenti di conifere alle quote inferiori. Il settore di monte evidenzia la totale assenza di copertura arborea ed arbustiva, infatti il soprassuolo risulta costituito esclusivamente da prateria alpina. La prateria alpina è una cenosi erbacea classicamente presente al limite altitudinale della vegetazione e costituita prevalentemente da graminee di altezza contenuta e di scarso valore foraggero. Sono specie resistenti al freddo, al vento, alla copertura nevosa persistente e caratterizzate da un ciclo vegetativo molto ristretto, spesso corrispondente ai soli mesi estivi, durante i quali in presenza di consistente umidità del suolo sono comunque in grado di creare un ambiente rigoglioso, di un colore verde intenso; a questo si alternano sporadicamente le colorazioni derivanti dalla fioritura delle leguminose, delle boraginacee, delle

(19)

ranuncolacee e delle altre erbacee che a livello di composizione specifica sono presenti in percentuale minore rispetto alle graminee.

La colorazione viva della cenosi vegetazionale tende a regredire progressivamente con l’avvicinarsi dei mesi autunnali durante i quali gli individui erbacei appassiti conferiscono all’intero ambiente un’apparenza di irrisoria vitalità che rispecchia le reali condizioni dell’ecosistema; questo infatti tende gradatamente alla stasi vegetativa, che alle quote in esame tendenzialmente occupa anche metà dell’anno, ovvero da inizio Novembre a fine Aprile.

A quote di poco superiori al limite altitudinale del bosco, con condizioni edafiche favorevoli, la copertura erbacea che costituisce la prateria alpina è in grado di portare produzioni tali da poter soddisfare un breve pascolamento estivo. È questa la situazione che si riscontra nell’area in esame, ove il terreno pingue, fertile e non sottoposto a carenza idrica, è in grado di soddisfare il fabbisogno nutrizionale di alcuni capi bovini portati al pascolo per un ridotto periodo estivo.

Salendo verso monte, la prateria alpina tende ad alternarsi con zone rocciose ed accumuli di detriti, fra i quali si riscontra la presenza di sporadici individui di larice. Si tratta ovviamente di piante di altezza molto contenuta, che non superano i 3-4m, e possono riscontrarsi sia come individui isolati sia in piccoli gruppi che grazie alla loro rusticità riescono a colonizzare ambienti impervi e suoli estremamente poveri, talvolta privi di sostanza organica. Questa specie è una conifera, eliofila, rustica, pioniera, ricolonizzatrice che si spinge fino al limite altitudinale della vegetazione, come nell’area in esame ove si riscontrano isolti individui anche a 2500-2600m slm (l'optimum altimetrico è comunque tra 1000-2000 m). Cresce su suoli poveri, privi di sostanza organica, ma ben drenati e ha una grande capacità di adattamento che gli consente di sopravvivere anche in condizioni climatiche sfavorevoli. È utile per riconsolidare aree colpite da disastri naturali o tagli intensivi, grazie alla disseminazione abbondante e anemofila.

Scendendo verso valle, il versante si presenta occupato da un bosco identificabile come una fustaia irregolare, a tratti paracoetanea, di larice e abete rosso. L’origine della cenosi forestale è naturale, il portamento buono e l’altezza raggiunge i 25 metri; le chiome delle piante si chiudono costituendo un piano dominante che conferisce una copertura al suolo elevata, circa 80%, ma che tende a diminuire progressivamente con l’aumentare della quota, determinando gradatamente il formarsi di una struttura orizzontale a collettivo.

La struttura verticale è monoplana, presentando solo il piano arboreo dominante ed il sottobosco è scarso; lo strato erbaceo è pressoché assente essendo presente una lettiera di aghi di abete e larice secchi, ma non ancora degradati, mentre lo strato arbustivo è sporadico e si concentra nelle zone in cui entra la luce. Oltre al ginepro sono presenti mirtillo e rododendro, specie arbustive tipiche delle peccete e dei lariceti del piano montano. La rinnovazione è discreta a gruppi, con semenzali di peccio che si sviluppano anche sotto copertura, mentre il larice solamente nelle radure createsi in seguito a schianti o ai margini del bosco. La composizione specifica vede il larice dominante sul peccio nella parte alta del bosco e nei versanti più soleggiati, l’abete rosso invece aumenta col diminuire della quota e nei versanti maggiormente ombreggiati. La picea excelsa infatti è continentale e microterma come il larice, ma a differenza di questa conifera caducifoglia è moderatamente sciafila e predilige i luoghi freschi. L’abete rosso è comunque una specie ubiquitaria e perciò si trova anche su suoli secchi in zone molto soleggiate,

(20)

ma quando si trova in consociazione con il larice le due specie, aventi esigenze ecologiche parzialmente diverse, prevalgono l’uno sull’altro a seconda delle condizioni microstazionali presenti.

La cenosi forestale in esame è comunque identificabile come larici-pecceta mesotrofica del piano montano superiore e le opere previste in progetto non coinvolgono minimamente questo soprassuolo boscato su cui quindi non si prevede alcun taglio.

Nella foto successiva, scattata durante il periodo autunnale, si riconosce chiaramente il soprassuolo boscato sopra descritto, con i larici che essendo caducifoglie presentano una colorazione giallastra e si distinguono dagli abeti rossi aventi un colore verde scuro.

Nel tratto terminale tra Charchèrioz e Frachey si incontra il Bois de Croisette, ovvero una cenosi forestale matura, allo stadio di fustaia, riconducibile principalmente a bosco misto di conifere.

Nello specifico, sulla base della Cartografia dei Tipi Forestali riportata successivamente, il Bois de Croisette è classificato principalmente come una Pecceta, nella quale il Peccio o Abete rosso risulta dominante a livello di composizione specifica, ma non è trascurabile la presenza di altre specie nel piano dominante, in particolare il Larice e secondariamente il Pino Cembro. La presenza del Pino Cembro risulta sporadica solo nella parte alta del popolamento, mentre ben più affermato risulta essere il Larice, la cui presenza risulta significativa anche alle quote più basse, intorno a 1600m slm, tant’è che in alcune zone il popolamento viene classificato come Lariceto.

Da un punto di vista strutturale il popolamento è identificabile come una giovane fustaia, con un piano dominante in cui il larice ed il peccio possono raggiungere i 20m di altezza. La copertura al suolo è fitta, conseguenza di una densità elevata, con rinnovazione ridotta di abete rosso sotto copertura, mentre larice e cembro per lo più nelle radure ove penetra maggiormente la luce. I diametri non sono significativi, spesso inferiori a 30 ed il rapporto di snellezza piuttosto elevato; gli individui presenti sono slanciati, in generale con buon portamento, ma non mancano individui mal conformati, rastremati e schianti, avvenuti in particolare in seguito al difficile inverno 2017-2018. Si riscontrano infine alcuni individui secchi o morti in piedi.

5.6. ASPETTI FAUNISTICI

Nell’area in esame nel presente studio, la componente faunistica non mostra caratteristiche di rilievo. La porzione di versante sinistro orografico compreso fra Frachey e Fourcare-Damon non ricade all’interno di alcuna delle Oasi di protezione della fauna e/o di Aree a caccia specifica. Ancor meno si segnala la presenza di ZPS, ovvero zone di protezione speciale, che sono identificate ai sensi della legislazione europea.

5.6.1. Ungulati

Il Camoscio (Rupicapra rupicapra) è l’ungulato più rappresentato sul territorio oggetto di studio; specie tipica dell’orizzonte montano, subalpino e alpino, ove frequenta le aree forestali ricche di sottobosco ed intervallate da pareti rocciose e scoscese, radure e canaloni, i cespuglieti a ontano, rododendro con larici sparsi, le boscaglie a pino mugo, le praterie, i margini delle pietraie e soprattutto le cenge erbose al

(21)

di sopra dei limiti della vegetazione arborea sino all’orizzonte nivale. Il Capriolo (Capreolus capreolus), meno diffuso del camoscio, è comunque rappresentato nell’area in esame; specie presente sia nel fondovalle che lungo i versanti, trova habitat ideale nei boschi misti con fitto sottobosco, anche in prossimità dei nuclei abitati in quanto si adatta bene ai rumori e spesso pascola all’alba nei prati-pascoli vicino alle case.

Il Cervo (Cervus elaphus) ha un habitat simile a quello del capriolo, anche se essendo molto più cauto si tiene distante dai centri abitati, ma non disdegna i prati-pascoli e le radure tranquille all’interno delle aree boscate. Nell’area vasta in esame è comunque poco rappresentato.

Lo Stambecco (Capra ibex) non trova invece nelle aree boscate in esame un habitat ideale al suo sviluppo; si segnala invece la sporadica presenza di questo ungulato a quote più elevate, al di sopra del limite altitudinale della vegetazione arborea.

Il cinghiale (Sus scrofa) è un ungulato tipico delle aree boscate dal piano collinare sino a quello montano; si avvicina spesso ai nuclei abitati, ove talvolta causa danni ai seminativi ed ai prati-pascoli rivoltando il cotico erboso ed il terreno superficiale in genere alla ricerca di tuberi, radici, vermi e larve.

Nell’area in esame risulta essere poco diffuso negli ultimi anni.

5.6.2. Carnivori

Una specie frequente in tutta l’area in esame è la Volpe (Vulpes vulpes), che si avvista facilmente anche vicino ai centri urbani, ove si spinge volontariamente alla ricerca di cibo e di piccoli animali da cortile dei quali è con la faina uno dei principali predatori.

Fra i mustelidi, la Faina (Martes foina) è la specie più diffusa e mostra le stesse attitudini comportamentali della volpe, avvicinandosi spesso alle case ove frequenta i cortili per cacciare piccoli animali; è comunque molto comune nei boschi sia di conifere che di latifoglie e durante la stagione estiva si spinge anche oltre al limite altitudinale della vegetazione arborea sino a 2300-2400m slm.

La Martora (Martes martes) è molto simile alla faina, ma ha un comportamento più restio e sensibile alla presenza antropica; per questo motivo frequenta le aree boscate sino ai 2000m slm senza avvicinarsi però alle zone abitate.

La Donnola (Mustela nivalis) ha un habitat simile a quello della faina, infatti oltre a vivere nei boschi di conifere e latifoglie, si trova anche nei campi in prossimità di zone abitate, nonché al di sopra della vegetazione arborea talvolta oltre i 2500m.

Non sale al di sopra del limite altitudinale del bosco invece il Tasso (Meles meles), che predilige i popolamenti forestali del piano montano e collinare alteranti a spazi aperti.

Si segnala infine l’Ermellino (Mustela putorius), anche se predilige tendenzialmente habitat a quote maggiori nel piano subalpino.

Per quanto concerne i grandi predatori non viene segnalata la presenza del Lupo (Canis lupus) presente in Valle d’Aosta, ma non in Val d’Ayas, ed ancor meno della Lince (Lynx lynx), rispetto alla quale non si è certi neppure della reale presenza sul territorio regionale.

(22)

5.6.3. Lagomorfi

Segnalata la presenza, sebbene sporadica della Lepre comune o Lepre europea (Lepus europaeus) ed in misura inferiore della Lepre variabile o Lepre bianca (Lepus timidus).

La lepre comune vive dalle zone di pianura fino a circa 2000 m s.l.m. sulle Alpi, frequentando diverse tipologie di habitat: coltivi, formazioni boschive rade, prati e incolti. La lepre variabile è propria dell’orizzonte subalpino, alpino durante la stagione estiva, ove frequenta le pietraie e le praterie alpine, per poi ridiscendere nel bosco di conifere del piano montano durante la stagione invernale.

5.6.4. Roditori

Lo scoiattolo (Sciurus vulgaris) è comune nelle aree boscate in quanto strettamente legato alla presenza di individui arborei ove costruisce la propria tana e dai quali trae ciò che è necessario per vivere. È specie restia alla presenza antropica, frequenta ambienti isolati ad elevata vocazione naturalistica.

Sempre legati ai popolamenti forestali sono il topo rossastro (Clethryonomis glatelous) ed il topo selvatico alpino (Apodemus flavicollis), ma differenza degli altri roditori sopra elencati non vivono sugli alberi; sono infatti terricoli, scavano complessi reticoli di gallerie nel terreno e prediligono ambienti arborei dotati di denso sottobosco per sfuggire ai numerosi predatori.

L’arvicola campestre (Microtus arvalis), topo campagnolo comune, ama i terreni caldi e asciutti, dove scava sistemi di gallerie molto estesi anche in profondità (oltre il mezzo metro).

A quote più elevate si segnalano ancora l’arvicola delle nevi (Chionomys nivalis) e la marmotta (marmota marmota), roditori più comuni delle praterie alpine e degli spazi aperti diffusi sul versante in esame al di sopra del limite altitudinale della vegetazione arborea.

5.6.5. Insettivori

Il toporagno alpino (Sorex alpinus) è un piccolo animale (7-8 cm di lunghezza) che frequenta boschi con sottobosco, prato-pascoli ove ci sia una vegetazione bassa e fitta. Il toporagno d’acqua (Neomys fodiens) è simile al toporagno alpino ma ha habitat più limitato, vivendo infatti vive solo in prossimità dei corsi d’acqua.

5.6.6. Rettili

Per quanto concerne gli ofidi le pietraie e gli accumuli di detriti sono certamente habitat più consoni ed idonei alla vipera, Vipera aspis. Legato agli ambienti umidi-acquatici risulta invece la biscia dal collare (Natrix natrix). Legato ad una grande varietà di ambienti, ma per lo più radure, margini di boscaglie e ruderi abbandonati è il colubro liscio (Coronella Austriaca); si tratta di un ofide diffuso dalla pianura ai 2.000m e quindi con grande capacità di adattamento altitudinale.

Fra i sauri si segnalano l’orbettino (Anguis fragilis), la comune lucertola (Podarcis muralis). L’orbettino predilige habitat ricchi di vegetazione e si trova spesso in ambienti piuttosto umidi. La lucertola muraiola è comune, diffusa dalla pianura a 2.000m slm, gli habitat preferiti sono i margini dei boschi, le pietraie, i prati soleggiati, le siepi e i giardini.

(23)

5.6.7. Uccelli

I fasianidi sono segnalati nel versante in esame, ma al di sopra del limite altitudinale del bosco; si tratta della Coturnice (Alectoris graeca saxatilis), del Gallo forcello (Tetrao tetrix tetrix) e della Pernice bianca (Lagopus mutus helveticus) tipici degli spazi aperti in quota, principalmente al di sopra dei 2000m slm, ovvero dove la copertura arborea diventa sporadica e lascia il posto agli arbusteti, le pietraie e le praterie alpine.

Altre specie di uccelli potenzialmente presenti nell’area in esame sono:

lo Sparviero, l’Astore, il Picchio rosso maggiore, la Cesena, la Cornacchia nera, la Nocciolaia, il Tordo bottaccio, il Gracchio alpino, il Codirosso spazzacamino, il Fringuello alpino, il Culbianco, lo Spioncello di montagna, il Venturone, il Lucherino, lo Stiaccino, il Sordone, la Rondine montana, il Merlo acquaiolo, il Martin pescatore.

5.6.8. Anfibi

Relativamente agli anfibi infine sono potenzialmente presenti esemplari della comune salamandra pezzata (Salamandra salamandra), di rana rossa (Rana temporaria), di rospo comune (Bufo bufo).

5.6.9. Pesci

Per quanto concerne l’ittiofauna presente nell’area di intervento si segnala che, in seguito ai sopralluoghi effettuati in loco e sulla base delle informazioni fornite dalla Stazione Forestale di Brusson e dal Consorzio Pesca, il laghetto Alpe Sup. Forca è caratterizzato da un popolamento di individui appartenenti alla famiglia dei salmonidi, mentre non si riscontra la presenza di pesci nel torrente Fourcare.

5.7. ECOSISTEMI

All’interno dell’area analizzata sono stati riscontrati 3 differenti tipi di ecosistemi:

 Ecosistema forestale

 Ecosistema rupicolo-pascolivo

 Ecosistema acquatico

Le modeste aree boscate presenti nella parte bassa rispetto all’area oggetto di studio, possono essere identificate come ecosistemi forestali. Si tratta infatti di aree a copertura arborea in cui gli elementi naturali del territorio sono dominanti, e pertanto la copertura vegetazionale, il popolamento faunistico e gli aspetti morfologici di questi ambienti hanno conservato gran parte delle loro caratteristiche originarie, essendo stata finora trascurabile l’influenza antropica su di essi. Questo tipo di ecosistemi, caratterizzato da un elevato livello di biodiversità e variabilità genetica, costituiscono habitat importanti per la fauna.

Le praterie alpine, le aree rupestri, gli accumuli detritici, sono invece identificate come ecosistemi rupicolo – pascolivi; questi sono costituiti di fatto dalle superfici a copertura erbacea collocate oltre il limite superiore del bosco, ove gli ambienti hanno mantenuto caratteristiche naturaliformi, ma risultano

(24)

semplificati e mutati rispetto ai corrispondenti habitat naturali originari, perché frutto di azioni antropiche non sempre in grado di riprodurre la complessità e l’equilibrio propri degli ecosistemi naturali, ma indirizzate piuttosto alla semplificazione di una comunità naturalmente ricca di specie, in un biotopo caratterizzato da un grado di biodiversità molto inferiore. All’interno di questi ecosistemi si assiste spesso all’alternarsi di stazioni a copertura erbacea e superfici rupestri ove le estreme condizioni ambientali impediscono lo sviluppo anche di vegetali rustici e pionieri.

L’ecosistema acquatico in esame è costituito inoltre dal Torrente Fourcare, che nel tratto interessato si presenta come un corso d’acqua naturale, poco o nulla alterato dall’azione antropica, in quanto non sono presenti opere di protezione o consolidamento spondale, soglie in alveo o scarichi antropici legati all’attività ricettiva (bar e ristoranti del comprensorio sciistico).

5.8. ASPETTI PAESAGGISTICI

L’alta Val d’Ayas è dominata dall’imponente e noto massiccio montuoso del Monte Rosa. La Catena del Monte Rosa è il massiccio montuoso più esteso delle Alpi, il secondo per altezza dopo il Monte Bianco; è famoso per i suoi numerosi 4.000, dai quali ridiscendono diversi ghiacciai, che originano a loro volta corsi d’acqua alpini; in Val d’Ayas si cita il Ghiacciaio di Verra da cui nasce il torrente Evançon, che solca la vallata in esame da Saint Jacques sino a Verres ove si getta nella Dora Baltea.

Da un punto di vista paesaggistico, la porzione di Val d’Ayas in esame è molto simile ad altre vallate alpine, essendo caratterizzata da un fondovalle solcato dal corso d’acqua principale lungo cui sono ubicati i principali centri abitati. Questi sorgono tendenzialmente in corrispondenza dei tratti in cui i versanti ridiscendono più dolcemente e lasciano maggior spazio all’allargamento del fondovalle, con formazione di pianori e conche lungo le sponde utilizzati dall’uomo per lo sviluppo urbano e/o agricolo.

Il paesaggio di tale porzione di vallata è caratterizzato da quattro componenti distinte, che si alternano fra loro con maggiore o minore prevalenza di una o dell’altra a seconda della zona considerata. Si può così distinguere:

il paesaggio naturale

il paesaggio urbano

i comprensori sciistici

5.9. ASPETTI GEOLOGICI

L’assetto geomorfologico dell’area oggetto di indagine risente in modo decisivo delle caratteristiche litologiche e strutturali del substrato roccioso, in particolare si può riscontrare come la Comba del Fourcare sia stata modellata nella zona di contatto tra le due principali unità del Complesso Multifalda Ligure-Piemontese in quanto in tale contesto si individuano la presenza di rocce con caratteristiche geomeccaniche scadenti che favoriscono i processi erosivi e nello specifico l’esarazione del ghiacciaio vallivo.

(25)

Inoltre, sempre dal punto di vista strutturale, è osservabile l’importanza della relazione che si instaura tra l’orientazione della scistosità regionale (immergente verso sud e parallela al contatto tettonico) e le deformazioni fragili (faglie) con i versanti del vallone. I versanti a franapoggio risultano, rispetto a quelli a reggipoggio, meno ripidi e leggermente più uniformi e coincidenti all’incirca con le superfici di scistosità. I locali salti di roccia verticali nell’ammasso roccioso rappresentano le superfici di discontinuità connesse con le deformazioni fragili. Inoltre questa relazione tra scistosità e versante è testimoniata dai diversi fenomeni gravitativi che si esplicano generalmente in crolli sui versanti a reggipoggio e in scivolamento di intere porzioni rocciose, dislocati lungo i piani di scistosità, sui versanti a franapoggio.

L’aspetto del territorio è il risultato dell’azione e della combinazione dei diversi processi morfogenetici che si sono succedutisi nel tempo e che si sono sovrapposti su una configurazione litologica e strutturale del substrato roccioso particolare, caratterizzata da una zona di taglio fragile-duttile.

Il principale agente morfogenetico che ha determinato la configurazione attuale del paesaggio è rappresentato dal ghiacciaio che ha modellato la Comba del Fourcare durante le sue diverse fasi di pulsazione. Tra le forme tipiche legate all’esarazione glaciale si possono osservare i circhi glaciali relitti e soglie glaciali, nonché si individuano “rocce montonate” costituite da dossi rocciosi in genere allungati e particolarmente levigati e con strie e scanalature in direzione del flusso del ghiacciaio ed infine si riscontra il tipico profilo trasversale con un vallone caratterizzato da un fondovalle ampio e pianeggiante e pareti molto acclive, in particolare si evidenzia nel profilo la presenza di un gradino morfologico rappresentato dal terrazzo di origine glaciale dei laghi del Résy, sulla destra idrografica.

(26)

COERENZA DELLE OPERE E DEGLI INTERVENTI PROPOSTI CON LE NORME IN 6.

MATERIA AMBIENTALE E CON GLI STRUMENTI URBANISTICI

L’impianto in progetto risulta compatibile con le normative vigenti.

Saranno necessarie le seguenti autorizzazioni:

1. Dipartimento Territorio e Ambiente:

- Valutazione di Impatto Ambientale L.R. 12 del 26/05/2009

2. Dipartimento Industria, Artigianato ed Energia:

- Autorizzazione unica L.R. 13 del 26/05/2015

3. Dipartimento Programmazione, Difesa del Suolo e Risorse Idriche:

- Autorizzazione idraulica L.R. 11/98 - Art.41 - L.R. 11/98 e s.m.i. art. 35/2-36

4. Comune di Ayas:

- Autorizzazione paesaggistica (D.Lgs. 42/2004 - artt. 136 e 142, lett. c - d)

Contemporaneamente alla valutazione di impatto ambientale, è stata richiesta domanda di subconcessione delle acque ad uso idroelettrico.

Riferimenti

Documenti correlati

In riferimento al metodo empirico, si evidenzia che, per il mese di aprile, la portata media mensile è stata valutata con la trasposizione diretta dei valori

PREZZO RICAVATO DA INDAGINE DEI PREZZI MEDI DI MERCATO.. Tubazione in PEad - SDR11, UNI EN 1555, per la posa interrata ad una profondita' minima di 1,00 m, per la formazione

cessorio necessario per la posa, l'allaccio ed ogni altro onere ed accessorio per dare il lavoro finito a regola d'arte.. euro (centosettantauno/61)

• A titolo di misura di cautela per la protezione da possibili effetti a lungo termine, eventualmente connessi con l’esposizione ai campi magnetici generati alla frequenza di

17 PVQ ATTIVI (aperti al pubblico). DENOMINAZIONE Via / Municipio

Rhemes----Notre Notre Notre----Dame Notre Dame Dame Dame ---- Procedura aperta impianto innevamento Procedura aperta impianto innevamento Procedura aperta impianto innevamento

Per la ristrutturazione edilizia interna di tipo A2 oltre a quanto normato precedente- mente si ammette una modesta soprelevazione delle coperture per esigenze statiche (realizzazione

Gli impianti e i relativi componenti devono rispettare, ove di pertinenza, le prescrizioni contenute nelle seguenti norme di riferimento, comprese eventuali