Introduzione
Con la fine del Decennio francese e del blocco continentale, i commerci via mare furono finalmente riaperti. Ma il blocco forzato delle esportazioni aveva provocato in Puglia la perdita dei tradizionali mercati di esportazione, sopratutto per le produzioni di olio e grano. La nuova borghesia emersa negli anni murattiani rispose alla sfida fiduciosa delle sue capacità, riuscendo con successo ad affrontare i nuovi mercati e a conseguire un prestigio sociale tale che sarà decisivo per i successivi sviluppi della provincia di Terra di Bari. Tra gli anni '20 e '40 dell'800 il commercio oleario iniziava a concentrarsi sempre più a Bari, nella quale un'emergente ceto commerciale (quello dei commercianti d'olio via mare) iniziava a intessere relazioni con proprietari di navi, marinai, produttori d'olio, notai, bottegai ecc., tutte figure che finirono per ruotare nell'orbita del capoluogo in un rapporto asimmetrico.
La nuova mentalità che si andava affermando fece si che si creasse un gap comunicativo tra un territorio in rapida trasformazione e il governo borbonico, in quanto una società che andava sempre più orientandosi verso i mercati europei viveva con particolare sofferenza i vincoli amministrativi che Napoli le imponeva. Inoltre, spesso le vedute del governo napoletano erano in disaccordo, quando non diametralmente opposte, a quelle che il rapido sviluppo della provincia imponeva. Per aggirare tale difficoltà, commercianti, negozianti, imprenditori e altre figure simili si insediarono nelle amministrazioni più vicine alle realtà locali (decurionati, consigli distrettuali) e ne promossero lo sviluppo, venendo per questo assecondati a livello provinciale dall'Intendenza, che provvederà ad appoggiare e finanziare vasti progetti di infrastrutturazione territoriale, come la costruzione della strada rotabile provinciale “mediterranea” e il nuovo porto di Bari.
Fondamentale per la provincia fu il rilancio della sua produzione olearia grazie ai frantoi
dell'imprenditore francese Ravanas, che si diffusero in tutta la Conca barese. La nuova rete viaria
costruita negli anni '30-'40 e le competenze commerciali che si erano frattanto cumulate, fecero si
che Bari divenisse il centro direzionale dell'olivicoltura provinciale. Grazie all'azione dei mercanti
baresi emersi in quel periodo, si andò definendo la centralità di Bari nella rete di infrastrutture
promosse e realizzate su richiesta degli stessi e di tutto il ceto di proprietari terrieri provinciali. Il crescente peso che Terra di Bari andava assumendo nel complesso dell'economia regnicola, fece si che verso il suo capoluogo il re Ferdinando II largheggiasse in concessioni: commissioni per i crediti doganali, la Camera Consultiva di Commercio, la Borsa Merci, il Tribunale di Commercio, la filiale barese del Banco delle Due Sicilie. Questo apparato istituzionale diede a Bari quelle capacità di autogoverno economico che essa necessitava per accreditarsi quale polo di sviluppo economico al pari di Napoli, capacità che l'oligarchia dei commercianti cittadini non esitò ad usare sin da subito
1.
Grazie a queste nuove istituzioni, l'accumulazione di risorse divenne frenetica e si intrecciò con la diversificazione degli investimenti prima, e dei consumi poi. Vista la favorevole situazione, molti imprenditori stranieri iniziarono a recarsi in Bari (caso unico in cui stranieri preferivano stanziarsi con le loro attività in provincia, piuttosto che nei dintorni di Napoli
2), integrandosi senza difficoltà nel tessuto locale ed anzi apportandovi quelle fondamentali innovazioni (metodi, competenze e nuove relazioni) cui la borghesia locale abbisognava per proiettarsi con maggior profitto verso mercati extraregnicoli.
Con la fine del Regno delle Due Sicilie, l'economia provinciale in generale vivrà (nei primi decenni post-unitari) un'esplosione di inventiva affaristica, spesso con la costituzione di società moderne ed innovative, oltre a vedere un peso crescente del settore finanziario, grazie all'apertura di numerose banche di credito agrario e cooperativo. Le funzioni urbane di Bari verranno ulteriormente ampliate, sia tramite la maggior affluenza di prodotti provenienti da vaste aree (Puglia, Basilicata e Calabria), sia con il diffondersi dal capoluogo verso le sue aree di influenza di prodotti “immateriali”, come servizi finanziari, di intermediazione, di formazione ecc.
Presto però, anche Terra di Bari sperimenterà tutti gli svantaggi posti dalla
“periferizzazione” del Mezzogiorno da parte del nuovo ceto dirigente italiano. Per tale ragione, la crisi del 1880 sarà la prima, catastrofica conseguenza, di scelte politiche a livello nazionale
1 Per una migliore panoramica sullo sviluppo della città di Bari, si veda Storia di Bari – L'Ottocento, a cura di A. Massafra e B.
Salvemini, Laterza, Bari, 1994, in particolare il saggio di Salvemini Il “grande secolo” della storia di Bari, pp. V – XVI 2 E' escluso, beninteso, il caso della Sicilia