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Dopo la vittoria : nuovi frammenti politici

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Academic year: 2021

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G I O V A N N I G E N T I L E

DOPO LA VITTORIA

t NUOVI FRAM M ENTI POLITICI

QU AD ERN I DELLA VOCE ” , SERIE TERZA, N. 40

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GIOVANNI GENTILE

D O P O LA V I T T O R I A

NUOVI FRAM M ENTI POLITICI

BIBLIOTECA

“ GIOVANNI CUOMO.

SALERNO

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-PROPRIETÀ LETTERARIA RISERVATA

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P R E F A Z I O N E

Gli scritti qui raccolti furono già pubblicali sparsa­ mente in giornali e riviste, nel primo anno dopo la vittoria, che concluse per noi e, si può dire, per tutti la guerra mondiale. Sono frammenti, aneli essi, come quelli che radunai in altro volume sotto il titolo di Guerra

e fede ; ma frammenti di un concetto costante della

politica italiana della guerra e del dopoguerra, e del pensiero italiano, storico e filosofico, a cui tale poli­ tica va ricollegata : un concetto, che illumina i fatti e rende ragione delle idee, con cui questi fatti si devono guardare, chi non voglia cadere nel vano e stupido ])es- simismo di coloro, che, anche a guerra finita, giungono a pensare che essa, per tutti i popoli e segnatamente pel nostro, sia stato un evento arbitrario e accidentale, che uomini più accorti o diversamente orientati avrebbero potuto evitare, o indirizzare per altra via; e si doman­ dano ancora a che sia servito tutto questo orrendo ma­ cello.

Quale questo concetto sia sarebbe inutile adombrarlo in questa prefazione, se esso non tralucesse dagli scritti seguenti. Tra i quali il lettore troverà il commento al

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fatto o all'idea del giorno, e troverà saggi di una speculazione astratta, che gli p o trà parere remota da ogni vero e proprio interesse politico. Ma confido che in tutti risentirà un motivo fondamentale, che può gio vare a discernere e fissare il concetto, che io ho v aria mente propugnato lungo questo travagliato periodo di delusioni e inquietudini d ’uomini, di classi e di popoli, che è succeduto alla guerra. E dal quale ho per ferm o che usciremo così lentamente che nessuno se ne accorgerà. Ma usciremo non liquidando, come altri va ripetendo, il passato, che in quanto tale s è liquidato da sè, m a co­ struendo una vita nuova, che è già nata, e già si svi luppa attraverso a questo nostro travaglio, e dim ostrerà coi fatti, fra qualche decennio, perchè la guerra fu com battuta, e quale trasformazione profon da essa doveva dolorosamente generare.

Molte cose si sperarono dalla guerra che parevano grandi a l l immaginazione popolare, ed erano, almeno le più, assai piccole alla meditazione dello storico. E le speranze ad una ad lina sono cadute, o vanno cadendo. Chi si ricorda più, per esempio, della Società delle nazioni, per cui si commossero tanti cu o ri? Viceversa, le conse guenze maggiori, che effettivamente nasceranno dalla guerra, gli uomini non le hanno prevedute, non ci hanno pensato e non ci pensano. E sono le conseguenze intrin seche, necessarie e immancabili, che non dipendono dal beneplacito dei tigri e dei leoni della politica o di altri animali feroci, ma dallo stesso spirito dei popoli, che è ­ ­ ­ ­ ­ ­

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quello che si fa da se stesso, come lo spirito dei singoli individui.

Chi non ha tanto sentimento d'umanità, e stavo pei' dire tanta fede religiosa, da saper guardare a questa storia interiore dove ogni evento umano, anche politico, anche economico, matura, non troverà niente d'interes­ sante e di serio in questo libro. Egli è avvertito : questo libro non è per lui. E alzi pure le spalle, e dica che in questo libro si fa della politica, che non è politica. L'ul­ timo scritto riprodotto in questo volume m i dà il diritto di non tener conto di certi giudizi.

R om a. 20 g e n n a io 1920.

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DOPO LA VITTORIA.

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IL SIGNIFICATO DELLA VITTORIA.

N on possiam o d ire a n c o ra q u a n to sia vicina la pace, e n o n abb iam o bisogno, nè voglia di p re d ire il fu tu ro . Quel che im p o rta so p ra tu tto è che la pace è già so rta su ll’o rizzonte, e la ved iam o a g io rn o a g iorno a v an zare insiem e con la v itto ria degli A lleati sugli Im p e ri c e n tra li, m e n tre u na co n v in zio n e p e n e tra sem p re più a d d e n tro n e ll’a n im o dei n o stri n e m ic i: la convinzione della fata lità e in e lu tta b ilità della lo ro sconfitta e della conseguente n ecessità d ’u n a pace che sia il rico n o sci m en to effettivo della su p rem azia n o stra . E poiché la pace n o n pu ò essere altro , in so stanza, che q uesto r i c on oscim ento , e qu in d i l’accettazio ne della v o lo n tà c o n tro la q u ale si com b attev a, si può ben d ire che la pace non è più un desiderio, nè u n a sp eranza, m a un fatto reale. Un fatto, beninteso , che com e tu tti i fatti reali n o n è p ro p ria m e n te u n fatto co m p iu to , m a un fatto in via di com piersi.

La pace, in so m m a, è la v itto ria : e la v itto ria si sv ilu p p erà fino al segno fatale del crollo di tu tte le forze avverse ; m a nel suo sviluppo, com e celebrazione, a n c o ra sanguinosa, m a p er ciò stesso più solenne, del suo avvento, è m eta già g lo rio sam en te ra g g iu n ta, è co n q u ista già definitiva dei popoli dell’In tesa, e per essi della u m an ità .

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L a g u e rra è p e rd u ta , h a d e tto il nem ico. È tem p o di a p rire gli occhi e g u a rd a re co ragg iosam en te al p r o p rio destino, e a c ce tta rlo con a n im o forte. Socialisti e c o n serv a to ri lo vengono rip e te n d o nel cu o re della G er m an ia desiderosi di a rre s ta re la p a tria sulla c h in a del precipizio, p e r cui è a v v ia ta : e su lla q uale no n sa re b b e o ra possibile d ire a q u al p u n to si a rre s te rà . C erto, la G erm an ia di sei m esi fa è sc o m p a rsa dalla faccia del m ondo. Quel blocco, che parev a già a ttu a re l’ideale su p erb o della M itteleuropa, e fo rm a re la base g ran itic a al p iù vasto edificio del d o m in io u n iv ersale del g er m aniS m o; quel blocco, il q u ale m in acciav a di soffocare tu tti gli sforzi che la u m a n ità offesa nel suo profondo se n tim e n to di u n d iritto in v io lab ile o pponeva alla p re potenza d ’u n a forza sp ie ta ta m e n te organ izzata, quel blocco è in fra n to : la G erm ania, sp in ta d a ’ suoi alleati di ieri, a ra c c o m a n d a rsi al p resid e n te degli S tati U niti, com e al m aggiore d e’ suoi nem ici, d ich ia ra n d o si p ro n ta alla pace sulla base delle condizion i da lui stesso u n a vo lta in d icate, si volge in d ie tro , e si tro v a isolata, co s tre tta a difend ere da sola le u ltim e rich ieste e a sa l vare, se n o n la sua p o ten za, l’onore.

La G erm an ia del K aiser, che e ra la G erm an ia di N a u m a n n , e so p ra tu tto la G erm an ia di H in d en b u rg , di L u d e n d o rff e di von T irp itz, n o n esiste più. « B isogna fare sacrifìci », diceva ieri M assim iliano H a rd e n al p o polo di B erlino. « A nche l’im p e ra to re tedesco deve farne. Egli deve a d a tta rs i a vivere nella nuo v a G er m an ia e nella nuo v a P ru ssia , deve lim ita rsi ad im p e r ­ ­ ­ ­ ­ ­ -­ ­ ­

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so n a re la nazione, ed a p rec lu d ere ai suoi successori ogni possibilità di re c a r d a n n o alla nazione. N on più l’ im p e ra to re deve g e tta rsi nella lo tta, n e ll’a rte , nella c u ltu ra e nella politica ; deve d ic h ia ra re so len n em en te di s u b o rd in a rsi alla n u o v a G erm an ia, e di n o n volere essere che il p rim o c itta d in o della G erm an ia ». E poiché G uglielm o II era a p p u n to qu esto im p e ra to re , che voleva essere il p rim o nella lo tta, e g u id are e d o m in a re con la sua o p in io n e no n p u re nella politica, m a nella cu l tu ra e n e ll’a rte e nella religione, e im p o rre la fede e la m issione al suo popolo, egli è tra m o n ta to ; e con lui la G erm an ia, che s’ad den sav a a tto rn o a lui, com e a t to rn o al sim bolo delle p ro p rie asp irazio n i e della p ro p ria an im a.

La sco m p arsa di un uom o av rebb e scarso signifi cato storico, se q u e st’uom o n o n ra p p re se n ta sse la te n denza di un popolo, e q u in d i u n a forza re a lm e n te ope ran te . E nè an ch e l’istituzione, che nelF u om o s’in c a rn a , e con l’uo m o o n e ll’uo m o si vuole oggi abolita, po treb b e col suo s p a rire im p o rta re conseguenze co nside revoli, se la istitu zio n e no n fosse sta ta già p ro fo n d a m en te ra d ic a ta nella sto ria e nella coscienza nazionale, e se il sistem a, di cui l’istitu z io n e è org ano , n o n avesse già av u to un solido fo n d am e n to nella re a ltà politica, sociale, econom ica, sp iritu a le della nazione. Che è, com e tu tti sanno, il caso della G erm an ia. Della cui iniziativa allo scoppio della g u erra, della cui teo ria di lo tta de v a sta trice ig n ara d ’ogni legge d ’u m an a pietà nel corso

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della g u e rra , della cui o stin a ta p ro te rv ia in una p o li tica so d a tric e d ’ogni m inaccia della pubblica opin ion e e degl’ in teressi dei n e u tri nella c o n d o tta della g u erra, p u r di rag g iun g ere p resto la m e ta ; e so p ra tu tto del cui p ro g ra m m a d ’in sta u ra z io n e v io len ta e su b ita n e a d ’un p red o m in io v astissim o ad o n ta di ogni prin cip io di d iritto ideale, nella p resu n zio n e, tra m isticam en te fan atica e m efistofelicam ente m e n tita , d ’u n a s u p e rio rità in d isc u tib ile di razza e di c iv iltà ; di tu tto ciò sareb b e p u e rilità v an a a ttrib u ire in d iv id u alm en te la resp o n sa b ilità a G uglielm o II, o a ll’u n o o all’a ltro dei suoi consiglieri: q u a n tu n q u e n o n sia da revocare in du bb io an che la lo ro precisa re sp o n sa b ilità personale.

Il capo di u n governo, finché egli no n sia deposto e lo ra p p re s e n ti leg alm en te, h a u n a p e rso n a lità che n o n si lim ita alla sua in d iv id u a lità , m a ab braccia e co n tien e la v o lo n tà del suo popolo. Egli fa so lta n to quello che il suo popolo vuol fare. E quali che possano essere i piccoli in g a n n i onde u n governo può in flu ire sulla o p in io n e p ubblica, e in d iriz z a rla al segno che a lui piaccia, tu tto ciò n o n può rig u a rd a re a ltro che il p a rtic o la re ; m a il com plesso e l’in d irizzo generale della v ita d ’u n a g ran d e n az io n e m o d e rn a n o n può es sere che il p ro d o tto delle lib ere forze n a tiv e del popolo stesso. Le quali n o n si p uò nè an ch e d ire che agiscano alla cieca, senza nozio n e del fine a cui a ltri possa r i' volgerle: p erch è esse a c q u istan o coscienza di sè a g rad o a grado che si vengano sv ilu p p a n d o ; nè lo svilup po stesso sareb b e possibile senza la p re d e te rm in a z io n e

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pro gressiva delle finalità singole e com plessive a cui quelle forze s’in d irizzan o .

Nel caso della G erm an ia anzi si può p a rla re p iu t tosto di un eccesso di consapevolezza e di riflessione, onde quel popolo, n o n m en o ala c re e ten ace n e ll’ela borazion e speculativa e d o ttrin a le che nel p erseg u im en to p ratico dei fini della sua c o n d o tta, h a p e r m ezzo secolo lav o ra to in sta n c a b ilm e n te a tra c c ia re a se stesso l’ideale e il p ro g ra m m a del suo av ven ire, n e ll’in siem e e nel dettaglio, a teo rizz a re la sua politica, ad a lim e n ta re di pro po sito la sua fede, ad esasp e rare le p ro p rie energie c o n q u ista tric i, con alta e b ald an zo sa coscienza della lo ro p o ten za e con orgoglioso co n cetto della m ira a cui fossero da rivolgere. N essun a ltro paese del m o nd o h a avu to m ai, in p a ri in te rv a llo di tem po, e fatte p u re le debite p ro p o rz io n i tra l’e su b e ra n te p ro d u zio n e let te ra ria tedesca e quella delle a ltre più civili nazioni, così g ran n u m e ro di tra tta ti di politica e di p ro g ra m m i n azionali. Chi n o n conosce o rm a i la ricca le tte ra tu ra del p a n g e rm a n ism o ? La q u ale ebbe bensì le sim p atie e gl’in co rag g iam en ti di G uglielm o II o d ’a ltri dei m ag giori resp o n sab ili della politica g e rm a n ic a ; m a fu essen z ialm en te p ro d o tto affatto c a ra tte ris tic o e schietto e genuino dello sp irito nazionale. P ro d o tto inesplicabile, p er esem pio, senza d ue fatti, che n o n dip en d o n o cer ta m e n te dalla v o lo n tà di n essu n o di quegli in d iv id u i resp o n sa b ili: la sovrap p o p o lazio n e e la so v ra p p ro d u zione in d u stria le : condizioni, si badi, e n o n cause del p a n g erm an ism o . ­ ­ ­ ­ ­ ­ ­

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D ietro agl’individui, d u n q u e , sta il popolo con la sua v o lo n tà ; che, a sua v olta, n o n è u n a q u a lu n q u e v elleità cap ricciosa, m a un saldo, com plesso processo storico, in cui con siste a p p u n to l’in d iv id u a lità c o n c re ta del popolo stesso. Il che n o n scem a, com e ho d etto , la resp o n sa b ilità perso n ale, di chi q u esto popolo r a p p rese n ta, p e r quella stessa rag io n e p e r cui può dirsi che egli rap p re se n ti il suo popolo d e n tro i lim iti della su a co stitu zio n e politica e della sua stessa politica realtà. Giacché la v o lo n tà d ’u n popolo è la stessa v o lo n tà di chi lo g overna, e la v o lo n tà di chi governa è la stessa v o lo n tà del suo popolo. Nè l’uno nè l’a ltro dei d u e te rm in i, finché il ra p p o rto d u ri, può c rearsi un alibi nella v o lo n tà d e ll’altro .

O rbene, con G uglielm o II cade la G erm ania di Gu glielm o II, che è e n o n è la G e rm a n ia di B ism arck. La q uale in fa tti co n stav a di elem en ti diversi, p a rte v itali p erch è veri, e p a rte falsi e d e stin a ti a p erire. La G erm an ia v era e vitale, u scita dal genio del g ran C an celliere, in s ta u ra tric e della p ro p ria u n ità , q uesta G er m an ia re c a n te in sè u n a g ran d e idea, com ’è quella della co stitu zio n e p o litic a m e n te u n ita ria d ’un popolo, che ha coscienza della p ro p ria u n ità e p e rso n a lità , e che a sp ira q u in d i a rea liz z a re nel sistem a effettivo della v ita in te rn a z io n a le del m o n d o la p ro p ria n a tu ra sp iritu ale, q u esta G erm an ia n o n p o teva m o rire , e ac c e n n a in v ero a crescere e sv ilu p p a rsi u lte rio rm e n te ,

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d e stin a ta ad a sso rb ire p rim a o poi nel suo circolo v itale gli elem en ti tedeschi d e ll’A u stria.

La n a z io n a lità n o n va a s tra tta m e n te co n sid e rata com e p re s u n ta c o m u n ità di fatto , n a tu ra le o storica, in am b o i casi c o n sid e rata com e base p ree siste n te al d iritto politico. La n a z io n a lità è essa stessa in concreto u n a re a ltà d in am ic a che si realizza in v irtù della co scienza c o m u n e d ’u n popolo, la q uale n o n presu p p o n e, m a crea con la p ro p ria a ttiv ità la so stan za c o m u n e di cui è coscienza. Un popolo in so m m a è un popolo, m o ra lm e n te e p o liticam en te, in q u a n to si sen te un popolo; e si sente tale n o n so lta n to nella fan tasia d e’ suoi poeti o nelle m em o rie e nelle sp eran ze d e ’ suoi sc ritto ri, m a anche e so p ra tu tto n ella v o lo n tà operosa ed efficace onde si fa valere nel m ondo. Di guisa che il v alore del prin cip io di n az io n a lità consiste tu tto nella stessa energia sp iritu a le che gli co rrisp o nd e, ed è m aggiore o m in o re in rag io n e del grado e della p o ten za di questa energia. N essun dubbio, in fa tti che dove s’afferm a u na forza sp iritu ale, ivi è vita, che va risp e tta ta , è bene che rid o n d a a in c re m e n to della so m m a dei beni, che form a il valo re del m ondo.

Ma la G erm an ia che il genio di B ism arck trasse dalle v itto rie del ’66 e del ’70, e s’accam pò q u in d i m i nacciosa nel m ezzo dell’E u ro p a , su p e rb a della sua forza, sic u ra ta n to di sè q u a n to sp reg iatrice degli a ltri, con l’an im o volto a u n vasto p ro g ra m m a econom ico e po litico, m a senza più u n ’ idea di valore univ ersale, so sp etto sa e g u ard in ga verso la sua g ran de vicina

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rO c c id e n te , p ro s tra ta e u m ilia ta, m a perciò a n elan te forse alla risco ssa; q u e sta G erm an ia, fervente di vita in d u stria le , m a p ro n ta sem p re a ro te a re il suo p ro v ato pugno di ferro, creb b e n e ll’esaltazion e e nel culto di sè, g ran d eg gian d o n e ll’o m b ra , che, volte al sole le spalle, p ro ie tta v a in n a n z i a sè, c o n v in ta d ’essere la nazion e d e stin a ta al d o m in io p erch è p riv ileg iata di u na sover c h ia n te po tenza, fatta di c a ra tte re e di forza in te rio re .

U na n azio n e che aveva avu to filosofi della o rig in a lità e g en ia lità di un L eibniz, di u n K ant, di un Hegel, s’era r id o tta al p ed an tesco sco lasticum e di un W u n d t, di un N a to rp o di u n Cohen, o al bolso d o m m a tism o di un E ucken , q u a n d o n o n si chiudeva, m o d estam en te, nelle p ru d e n ti rise rv e del W in d e lb a n d e della sua scuola. La religione stessa, a ttra v e rso la teologia a base di c ritica sto rica e di filologia, era p resso a sv an ire in una vaga e im p a lp a b ile professione di fede p u ra m e n te fo rm ale ed estrin seca. N essuna idea viva e vigorosa usciva più dal cervello tedesco, n e ssu n a p rofonda isp ira zione, ideale e m o rale, n u triv a il m o v im en to della su a c u ltu ra , rim a sta sem p re a p p a re n te m e n te rigogliosa p e r l ’ab b o n d a n za delle sue este rn e m an ifestazio ni, anzi d i v e n u ta v e ra m e n te lu ssu re g g ia n te; m a più vistosa che sostanziale, più solida pel m eccan ico congegno della su a p ra tic a org anizzazio ne che p e r vigore di p e n sie ro onde fosse a lim e n ta ta in te rio rm e n te . G rande o s te n ta zione di a p p a ra to scientifico, e ogni idea d istesa a tra tta z io n e siste m a tic a in o p ere v o lu m in o se; e tr a tta ti ed enciclopedie e g ran d i im p rese p e r co llab o razio n e

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di forze ingenti e nu m ero se, e a p p re sta m e n to di lessici e m an u a li e d ’ogni so rta di sussidi estrin seci del sapere. V asta m ole, m a p riv a dell’a n im a che potesse a g ita rla e avvivarla. Il vero sp irito scientifico, che scatu risce da u n ’o rie n ta m e n to generale degli sp iriti nel m on d o s u p e rio re delle idee, che è Io stesso m o n d o della sto ria in cui tocca a ll’uom o di realizzare il progresso con lo slancio c re a to re dell’ ingegno, e richied e perciò u n a fi­ losofia, u n a fede, un p en siero capace di sollevare le m en ti, nel lo ro com plesso, verso u n ’a lta m eta, com e alla G erm ania stessa era accad u to nel perio d o ro m a n tic o ; questo sp irito era assente. Q uindi il dispregio cinico, con la degenerazione m a te ria listica dei concetti im m an e n tistic i p ro p u g n ati dal p en siero g erm an ico della p rim a m età del sec. XIX venne diffondendo n e ll’a n im a tedesca, verso q uegl’ ideali u m a n ita ri e g iu s n a tu ra li stici, che la filosofia classica tedesca aveva bensì su p e rati, m a n o n aveva p erciò m essi da p a rte e a n n u lla ti. E invece la G erm an ia di B ism arck e degli epigoni si fece quasi un v a n to di so stitu ire ai p rin cip ii le forze, e al d iritto la forza, e agl’ ideali la rea ltà , p red ican d o q uella politica realistica, che la catastrofe di questa tragica g u e rra può d arsi le insegni q u a n to poco sia realistica.

G iacché in fatto di realism o politico bisogna in te n dersi. Il realism o h a u n asp etto negativo, m a ne ha, e ne deve av ere anche un o positivo. Esso ha un valore sem plicem en te negativo com e critica d ell’a stra ttez z a

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del m o ralism o politico, o della politica dei p rin c ip ii: e q u esto valo re gli d eriv a non, com e spesso si crede, dalla p rofond a differenza che esso scorge tra i p r in cipii ideali e le forze reali del m eccan ism o sociale o, com e più b rev e m en te si dice, tra la m o rale e la politica, m a tra m o ra le a s tr a tta e politica c o n c re ta ; ed è quella differenza stessa che d istin g u e non solo la politica, m a a n ch e la m o ra le c o n c re ta dalla m o ra le a s tra tta . L a quale n o n è a ltro che la m o rale stessa della v ita re a lm e n te v ib ra n te del se n tim e n to m o ra le, m a c o n sid e rata da u n lato solo, e q u in d i a s tra tta d alla vita in cui la m o ra le si realizza : c o n sid erata cioè nel solo suo asp etto obiettivo, sto ric a m e n te d e te rm in a to sem p re in fu nzion e d ell'u o m o , che si co n fo rm a a u n a d a ta legge, o b ie ttiv a m e n te co n cepita com e o b b lig ato ria, p erch è ra p p re s e n ta n te p e r lui la soluzione di u n re a le p ro b le m a so rto dalla sua situ azio n e personale, ossia dallo svo lgim ento stesso della su a p erso n alità. C’è la legge, e c’è la v o lo n tà ; e nella lo ro u n ità sta l’accordo c o n creto dello sp irito , che è re a ltà m orale. Ma la legge è legge della v o lo n tà ; e staccata da q u esta d iv en ta qualcosa di a s tra tto , che si può c o n tin u a re illu so ria m e n te a cre d e re a n c o ra legge; m a legge non è più, perch è le m an c a il c o m p le ta m en to necessario del volere. U na legge, che tra sc en d a la sto ria, cessa p e r ciò di essere legge.

Ma tale c ritic a della tra sc e n d e n z a della legge no n im p o rta già la negazione di q u e s ta ; bensì solo la n ega zione dell’a stra ttez z a della legge. E qu esto è il p rin cip io

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negativo del rea lism o ; il quale, p er a ltro , n o n sarebb e m en falso d ell’idealism o a cui si c o n tra p p o n e, se dopo aver negata q u e ll’a stra ttez z a , che è l’effetto della sep a razione della legge dalla v o lo n tà, n o n ris ta u ra s se la u n ità dei due term in i, e n o n rein teg ra sse il concetto stesso della v olontà, com e v o lo n tà della legge. La m o rale infatti, viva e vera, no n è solo volontà, p erso n alità, ca ra tte re , nel suo vigore e nella sua potenza, onde li b e ra m e n te in te rv ie n e nel m o n d o e vi celeb ra la p ro pria forza o riginale, cre a trice , e p erciò resp o n sa b ile ; m a è v o lo n tà b u o n a, cioè v o lo n tà, che nella sua in d i v id u alità d e te rm in a ta , n e ll’a tto in cui si realizza, è r a zionale, ossia quale dev’essere, co nfo rm e alla sua legge. E qui, in qu esto suo lato positivo, sta il vero signifi cato del realism o , e la sua im p o rta n z a .

Lo sp irito tedesco degli u ltim i tem p i piegò invece al co n cetto m e ra m e n te negativo del re a lism o ; e per esaltare l’elem en to soggettivo, la vo lo n tà, la forza, a n nullò l’o b iettiv ità della legge, ossia il m o m e n to p ro p rio del d iritto (1). E in q uesto senso to rn ò al M achia velli, co m ’è sta to ta n te volte rilev ato , sforzandosi tu t tavia di no n essere tra s c in a to dalla ferrea logica del p en sato re fio ren tin o a quelle conseguenze estrem e, che è m erito d ell’ingegno e della sin c e rità del M achiavelli avere coraggiosam ente affro ntate. A nche pel Machia

(1) V ed a n si in p r o p o s ito i m ie i F on dam en ti della filosofia

del d iritto , P isa, S p o e r r i, 1911.

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-velli, co nv iene a v v e rtirlo , la q u e stio n e n o n è p o litica nel senso che rig u a rd i so lta n to , com e s’è cre d u to , la v ita dello S tato, e n o n rig u a rd i q u ella dei p riv a ti; nè p o stu la u n a m o ra le p u b b lica d iv ersa dalla p riv a ta . T u tte distin zio n i pericolose, le q u a li possono se rv ire a scu o tere le fo n d a m e n ta della m o ra lità , p u b b lica o p riv a ta che si ch iam i, in qu ella che è la sua p ro p ria ed un ica sede, la coscienza d e ll’ uom o, se m p re in d iv i duo, m a n o n m ai p riv ato .

Il p ro b le m a di M achiavelli è politico, a p p u n to p e r chè è p ro b le m a essen zialm en te m o ra le ; esso è il p r o b lem a della v o lo n tà , da lui a s tr a tta dal suo valo re, e c ercata com e p u ra v o lo ntà, com e forza capace di c re a re il suo m o n d o (il p rin c ip a to , p e r M achiavelli) in d ip e n d e n te m e n te da ogni giudizio in to rn o al suo v alo re di b o n tà. L a fam osa virtù , di cui p a rla il M achiavelli, n o n è, com e tu tti sanno , ab ito etico, m a forza, cioè en erg ia, ten a c ia del volere illu m in a to nel fine e nei m ezzi. Nè egli si p ro p o n e d ’in se g n a r a ltro che q u e sto : che cosa sia, e che in che co n sista siffatta v irtù . P ro b le m a che in M achiavelli, nel fiorire del R in a scim e n to ita lia n o , ha il suo g ran d e significato s to ric o ; m a che doveva n e c e ssa ria m e n te in c o n tra re l’opposizione e la lo tta di tu tte le concezioni sto rich e del d iritto e della m o rale, a p p en a fosse rile v ato n e ll’a n g u stia dei lim iti, in cui il M achiavelli, da s tre tto ra p p re s e n ta n te dello sp irito del R in ascim en to , era p o rta to a c h iu d e re il suo co n cetto della v olo n tà.

T u tto il R in ascim en to , com e è noto, è riv e n d ic a ­ ­ ­

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zione, o m eglio, p er la p rim a volta, afferm azione del v alore dell’uom o p er la po ten za che egli è capace di spiegare sul m on d o delle forze n a tu ra li e sto rich e ; ossia del v alo re d ell’uom o com e in d ividu o . D onde la co n trap p o sizio n e celebre di virtù (volontà u m a n a , e m p iri c a m e n te in tesa, com e vo lo n tà dell’individuo) e di fo r tuna (com plesso di cau se n a tu ra li o sociali, di cui lo sforzo dell’a rb itrio u m an o , sin g o la rm e n te preso, deve trionfare). A fferm azione che, com e u n p rim o passo co n tro la tra sc en d e n z a della legge riv e lata o im m ed ia ta m e n te stab ilita, tra d izio n a le o a ltrim e n ti lim ita tric e della lib e rtà dell’uom o, e q u in d i p resu p p o sta com e u n a n teced ente dello svolgim ento d ell’ind ivid u o, era senza d u b bio un g ran p asso; anzi fu la riv o lu zio n e o p e ra ta dal Ri- n a scim en to c o n tro il d o m m a tism o m ed iev ale; m a aveva un g ran difetto, che fu p u re il germ e della decadenza dell’Italia. Il difetto era, che q u esta celebrazion e della vo lo n tà c re a trice e signoreggiatrice così degli S tati com e di ogni re a ltà sto rica, m ira v a a u n a v o lo n tà in d iv i duale, e in g enerale allo sp irito nel m o m e n to d ell’ in d i v id ualità, che è la rad ice dell’o p era a rtistic a , m a no n è il rea le soggetto della sto ria. Chi n o n lo sa ? L ’a tti vità c re a tric e dello sp irito in d iv id u ale, che p rescinde dal tu tto , e si esp and e nella sua asso luta lib e rtà nel m ondo in fin ito che si dispiega al di là e al di sop ra dell’esp erien za e in g en erale della v ita u n iv ersale e co m p a tta del p en siero , è sufficiente a c re a re il si. stem a c o eren te e saldo, nella sua sfera, della re a ltà a r tistica; m a q u e sta è u n a re a ltà in cui lo stesso in d i ­ ­ ­ ­ ­ ­ ­ ­ ­ — — ­ ­

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viduo c re a to re no n si ritro v a nella sua re a ltà effettuale, p erch è quella re a ltà ha la coeren za e la saldezza d ’un sogno.

E u n sogno, ossia u n ’o p era d ’a rte , è la creazio n e d ell’a rtista , sia che l’a rtis ta chiam isi L udovico A riosto, sia che si ch iam i il d uca V alen tin o , l’eroe del Principe: m ira b ile evocato re, dal caos delle forze p reesisten ti, di u n p rin c ip a to , che fu c e rta m e n te u n p o rte n to di virtù, a tto a co lp ire la fa n ta sia del M achiavelli, vagheggia to re di q u e ll’ ideale o p era d ’ a rte e h ’ era p e r lui un o S ta to ; m a effim ero, p erch è p riv o d ’u n vero fo n d am e n to sto rico della re a ltà , v io le n te m e n te c o s tre tta a piegarsi alla v o lo n tà in d iv id u ale, e n o n più rea le q u in d i d ’un m o n d o fan tastico , saldo a n c h ’esso finché n o n si esca d al cam p o della fan tasia, m a p ro n to a dissip arsi e sva n ire ap p e n a in c o n tri l’u rto del tu tto , che fo rm a il si stem a d e ll’esperienza.

Il m ach iav ellism o d u n q u e (affrettiam oci a c h iu d e re q u e sta p a re n tesi) è la concezione della v o lo n tà s o ttr a tta alla legge di quel m o n d o reale, in cui co nsiste la sto ria e il fo n d am e n to reale ra z io n a lm e n te ric o n o sc iu to della v o lo n tà stessa, e d a cui so lta n to le sa reb b e d a to di a t tin g e re q u ella u n iv ersa lità , che è l’in d efettib ile c a ra t tere di ogni a ttiv ità v e ra m e n te e p ie n a m e n te sp iritu a le . U na v o lo n tà che crea la sto ria , m a n o n ne p resu p p o n e la re a ltà ; che crea il d iritto , e g e tta n d o la base al co stu m e sancisce la m o rale, m a è di là d alla m o ra le, e n o n ha un d iritto in n a n z i a sè. ­ ­ ­ ­ ­ ­

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P e r u n a tale concezione il tra tta to è un pezzo di c a rta al m odo stesso che un p rin c ip io di d iritto ideale n on è a ltro che u n a v u o ta ideologia di chi disconosce il p o tere creativo delle forze storiche. Ogni fatto, in q u a n to tale, è legittim o, poiché il d iritto n o n può es sere a ltro che la conseguenza del fatto. Il d iritto n o n è, in nessu n m odo, al di q ua della v o lo n tà che lo im pone, e da cui so lta n to può farsi valere. E q u esta fu la sch ietta concezione p rev a len te nello sp irito della G erm ania, che p arv e c re a ta dalla vo lo n tà ferrea d ’un u o m o : g ran d e forza, av en te perciò il v alo re d ’u n a g ran d e legge pel m ondo. La c a ric a tu ra di questa a u dace teo ria a n a cro n istic a , in g e n u a m e n te p ro fo n d a in tu tto il suo rig ore con seq u en zario , è la fam osa d o ttrin a , d ’in venzione sc h ie tta m e n te tedesca, della così d e tta c re a zione libera del d ir itto ; dello stesso d iritto p riv a to ; p e r cui, al p o stu tto , il giudice, in te rp re ta n d o , n o n app li cherebb e la legge, m a la c reereb b e di p ia n ta : che è la più m o stru o sa confusione che possa essere gene ra ta nel cam p o p ratico da u n ’a s tra tta concezione spe culativa.

A nacro n istica, ho detto , perch è a ltro è il R inasci m ento, so rto daH’U m an esim o , che fu u n a in tu izio n e estetica del m ondo, che, esteticam en te, ap parisce infatti c reato d a ll’in d iv id u o ; a ltro il n o stro tem po, tu tto com preso nel senso dell’irre a ltà dell’in d iv id u o a s tra tto dalla sto ria, nel più am p io senso della p aro la. Oggi no n c’è più bisogno di r ito rn a r e alla tra sc e n d e n z a m e dievale p er rico n oscere la re a ltà della legge; poiché

G E N T IL E 2 ­ ­ ­ ­ ­ ­ ­ ­ — ­

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q u esta re a ltà va c e rc a ta in siem e con qu ella della v o lo n tà in u n a u n ità in se p a rab ile , fuo ri della q u ale n o n c’ è v o lo n tà u m a n a o forza sp iritu a le , p erch è n o n c ’ è d iritto ; e n o n c’ è n e m m e n o vero d iritto p erch è il d i ritto c o n tra p p o sto alla lib e rtà p e rd e tu tto il suo valore sp iritu a le , che è poi la sua m o ra lità .

L a G e rm a n ia degli u ltim i tem p i, nello sp irito delle sue ten d en ze e nella sua p ro fessio n e di fede p olitica co ncepen d o il d iritto , ossia la v o lo n tà sostanziale dello S tato, com e a s tr a tta forza, so p p resse nella sua coscienza così la nozio ne del b ene com e q u ella del d iritto . Quel suo co n cetto di u n a forza sp ietata, che, ch iu sa ad ogni senso di u m a n ità , d o v rebb e c re a re u n ’u m a n ità n uova, lo S tato p a n g e rm an istic o , qu el co n cetto, che destò da ogni p a rte l’a b b o m in io del m on do , fu il tallo n e di A chille della p o ten za g e rm a n ic a , e la cau sa re m o ta della sua ro v in a . G iacché n essu n o n e g h erà il v alo re effettivo de gl’interessi, la cui coalizione s’è a b b a ttu ta sulla d ip lo m azia e sugl’in te ressi degl’ Im p e ri C entrali, e p rin c i p a lm e n te del m aggiore di essi; m a n essu n o in te n d e reb b e più n u lla della sto ria della g u e rra se d ie tro agli in te re ssi n o n m irasse alle anim e, che q uesti in te ressi h a n fatto v alere ; alle m e n ta lità che si sono sc h ie rate di fronte alla difesa degli opposti in te ressi ; alla psico logia, e sto p e r d ire alla u m a n ità , che è e n tr a ta in giuoco fin da p rin cip io , anzi ha p re p a ra to la g u e rra , l’h a c o m b a ttu ta e c o n d o tta im p e tu o sa m e n te alla c a ta strofe, com e q u estio n e che fosse da riso lv ere, di vita o di m orte. ­ ­ ­ ­ ­ ­ ­ ­

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Ora, quella G erm ania, che volle rin n o v a re tra il secolo XIX e il XX il p ro b le m a del R in ascim ento, nella sua crudezza, è c a d u ta ; e la su a ca d u ta segna l’estrem o epilogo del m o v im en to sto rico in iziato dal R in asci m e n to ; e si può d ire che co in cid a con l’accettazio ne che con la n o ta di M assim iliano di B aden essa fece dei p rin c ip ii di W ilson. I qu ali bensì, nella lo ro fo r m u lazion e teo rica, possono p a re re l’a s tra tta an titesi del falso realism o g erm an ico ; m a n e ll’acco rg im en to dei so ttin tesi e delle applicazioni che già co m in ciano a d elinearsi, ten d o n o p iu tto sto a quel sano c o n te m p e ra m en to del d in am ism o sto rico della forza, in cui si re a lizza la v o lon tà dei singoli popoli, con la ferm a u n i v e rsa lità degl’ideali e delle leggi su p erio ri, da cui o sp irito attin g e la fede nel v alo re asso lu to delle p ro p rie asp irazio ni. Giacché an che la Lega delle N azioni, se no n m irasse ad in s ta u ra re u n a più salda n o rm a delle relazio n i in te rn a z io n a li, d e stin a ta a svilupparsi a n c h ’essa con lo sviluppo della vita, ossia d ell’eq uili b rio in stab ile delle forze in te rn a z io n a li, si tra d u rre b b e in u n a m o rta gora, anzi in un b a ra tro , d e stin a to ad in g h io ttire la po v era u m a n ità se p u re un tale b a r a tr o fosse concepibile (1) anzi che riu scire quella garenzia che essa vuol essere, di un più alto p o ten z ia m en to delle energie nazionali ed u m an e.

La Lega delle N azioni n o n v o rrà rip e te re a u n se colo di distan za l’u to p ia sciocca della S an ta A lleanza; (1) Cfr. in p r o p o s ito il m io v o lu m e Guerra e fe d e N a p o li, R iccia r d i, 1919, pp. 371 7. ­ ­ ­ ­ ­ ­ ­ — ­ — ­ ­

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-poiché l’u m a n ita ris m o del d o tto r W ilso n n o n ha n ie n te di sim ile al m isticism o dello Czar A lessan d ro ; nè la dem o crazia delle n a z io n a lità e d ell’au to d ecisio n e dei popoli può rin n o v a re a rovescio il leg ittim ism o del tr a tta to di V ien n a. Oggi cade la G erm an ia, m a cade an ch e l’A u s tria ; cadde p u r ieri la R ussia e tu tte le cittad elle del leg ittim ism o sono sm a n te llate , nel m o m en to stesso che ruit mole sua la più p o ten te c re a zione di quello sp irito , che la S a n ta A lleanza voleva fronteggiare.

N on farà specie il p arad o sso d e ll’opposizione d ia m e tra le che qui si vuole a d d ita re tra A u stria e G er m an ia , uscite e n tra m b e d isfatte dalla p rese n te g u e rra , m a p e r opposte rag ion i. B isogna p u r ric o rd a rs i che le fo n d am e n ta d ell’im p e ro G erm an ico fu ro n o da B ism arck g ettate sulle ro v in e del vecchio Im p ero degli A bsburgo, da lui p o te n te m e n te sc ro lla to con la m a c c h in a bensì della sua po litica, m a so p ra tu tto con la forza che m ette v a n o nelle sue m an i le a sp irazio n i del popolo tedesco. C onvien ric o rd a re che la n u ova G erm ania, n a ta a Sadow a e so rta in piedi a Sedan, n o n è più la P ru ssia sto rica e leg ittim ista , com e il Regno d ’Italia n o n fu l’in g ra n d im e n to del Regno di S a rd eg n a ; poiché G erm an ia e Italia so rgo n o dal co n tracco lp o n azionale della R ivoluzione fran cese e d a ll’assalto d ato da N a poleone al vecchio regim e. Sicché l’im p e ro g erm an ico, com e fo rm a zio n e nazio nale, tra e a n c h ’esso il suo p rim o im pulso d alla R ivoluzione, ed è o rig in a ria m e n te , al

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pari del n o stro R isorg im ento, la liq u id azion e del vec chio p rin cip io leg ittim ista, ra p p re s e n ta to fino a ieri d a ll’A u stria. La quale potè essere alleata della G er m an ia solo com e s tru m e n to della politica tedesca, e com e p ro secu trice, p er p ro p rio conto, nel p ro g ra m m a balcanico, del suo sistem a di com pressione d ’ ogni a u to n o m ia nazionale.

In fatti l’A u stria è v in ta e d isgregata dalle forze n a zionali, che n o n riesce più o ltre a c o m p rim e re ed a m a lg am a re e dal violento colpo v ib rato g li d alla più vigorosa delle forze n azio n ali che essa dovesse fro n teggiare, l’Italia ; laddove la G erm ania cade p e r l’esa gerazione tra c o ta n te del suo stesso slancio nazionale, ossia di quel p rin cip io nazionalistico, p er cui u n p o polo n o n vede più fortuna capace di resiste re alla sua virtù; e la fo rtu n a gli si leva c o n tro , sotto fo rm a di resisten za e rib ellio n e di tu tti gli a ltri popoli m in a c ciati, e lo co ndu ce d e n tro i confini del tito lo p rim itiv o del suo d iritto a ll’esistenza. Sicché la sconfìtta tedesca è oggi qualch e cosa di p iù di u n a nu ov a W aterlo o . Q uesta v olta con N apoleone cade anch e la vecchia E u ropa, di cui egli scosse le fo n d am en ta.

La nuov a lega dei popoli n o n pu ò rifare a ritro s o la via che u n secolo fa volle fare la lega dei re, perch è la sua v itto ria , la v itto ria della d em ocrazia (1), che

(1) « D e m o c r a z ia » è p a ro la o g g i tr o p p o a b u sata e v en ifta p e r c iò r a g io n e v o lm e n te in s o s p e tto . Ma c h i le g g e n o n d is tr a t ta m e n te q u e s te p a g in e, n o n p u ò p r e n d e r e e q u iv o c o in to r n o ­ ­ ­ ­ ­ ­ ­ ­ ­

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a p re u na nu o v a èra al genere u m an o , p ad ro n e del p r o p rio destino , consiste a p p u n to n ella lib erazio n e del p rin c ip io d e m o c ratico della lib e rtà ed a u to n o m ia dei popoli da q u ell’a stra ttez z a , p e r cui esso potè rin n o v a re con rin v ig o rita fo rm id ab ile possan za la stessa politica delle vecchie autocrazie. G iacché è v erissim o che qu ella G erm an ia che a noi popoli d e m o c ratici, figli d ire tti della riv o luzion e, è a p p arsa com e il p ro to tip o d ell’im p erialism o m ilita re e au to c ratico , si sen tì sem pre, fino a ieri, c o m p a tta e fusa nella coscienza della sua p e r fetta a u to n o m ia . C hiusa nel suo egoism o n azionale, essa si strin se a tto rn o alla p ro p ria b a n d ie ra, serv en d o solo a se stessa per im p o rsi agli a ltri. Che è in fa tti il pericolo di tu tte le dem ocrazie, sociali e politich e, sen sibilissim e ai p ro p ri d iritti, ta rd e al ric o n o sc im en to dei p ro p ri d o v e ri; che sono poi i lim iti dei d iritti, cioè quella re a ltà u n iv ersale in cui i d iritti p ro p ria m e n te d ebb on o vivere. D onde q u e ll’ideale, che a b b ia m o illu stra to , di u n a forza che n o n p resu p p o n e u n a legge, m a la c re a ; che è il realism o di B ism a rc k fo n d a to re del l’im pero , m a è anch e il rea lism o di M arx c re a to re del com uniSm o critico , così critico e sp reg iu d icato e a d o r a to re della forza o p e ra n te fatalm en te, a d isp etto d e gl’ideali e della giustizia, c o m ’è sta ta la politica del K aiser. E bbene, q u esta d em o crazia, che è lib e rtà m a n o n legge, che è d iritto m a n o n è dovere, che è popolo ai s ig n ific a to c h e io p e r s is t o ad a ttr ib u ir le , a d is p e tto d i o g n i r a d ic a lis m o s c e r v e lla t o e b o ls c e v ic o : la c u i d e m o c r a z ia è la n e g a z io n e d o g n i v e r o p r in c ip io d e m o c r a tic o . ­ -­ ­ ­ ­ ­ ­

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m a non è la società dei popoli, che è realism o m a a stra tto , e p erò c o n d a n n a to a fiaccarsi c o n tro il m u ro d ’acciaio della legge, che è sistem a, che è il tu tto , e che p rim a o poi trio n fa , q u esta è a p p u n to la G erm an ia che è s ta ta v in ta.

Oggi n o n è p iù la riv o lu zio n e che trio n fa , n è la reazione. Nè N apoleone, nè S a n t’Alleanza. Vince il po polo nella lib e ra esp an sività della sua forza e nella salda coscienza della su a legge, che n o n è più in teresse nè di un popolo p a rtic o la re , nè di u n a classe, m a la giustizia; e n o n più la giustizia di u n o Stato, che no n conosca a ltri soggetti di d iritto aH’infiiori d e ’ suoi c it tad in i so tto p o sti alla sua legge, m a la giustizia di uno Stato tra gli Stati, in u n a società su p erio re, che è bensì u n p ro g ra m m a da a ttu a re , m a da a ttu a re nel ric o n o scim en to di u n a v o lo n tà su p e rio re , in cui gl’ in te ressi c o n tra sta ti dei singoli S tati devono com porsi e unifi carsi. Ideale c e rta m e n te ; m a ideale di u n n uovo spi rito p e rfe tta m e n te consapevole della necessità di a r m a re qu esto ideale di tu tta la forza che i popoli h a n n o a difesa del lo ro c o m u n e in teresse. Chè an ch e lo Stato è un ideale; e u n ideale è quella pace in te rn a , di cui, e m p iric a m e n te co n sid eran d o , si dice in possesso ogni S tato nei ra p p o rti in te rn i tra i suoi c itta d in i ; laddove in re a ltà n o n c’è S tato che n o n sia diviso in gruppi etnici o sto rici, e regionali, e sociali, e politici, diversi e lo tta n ti in conflitto più o m eno a p e rto ; e so p ra tu tto , che n o n sia scisso p u re in ta n te forze d isp a ra te q u a n ti

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sono gl’in d iv id u i c o n c o rre n ti nel flusso p e rp e tu o della sua c o n c re ta esisten za; e guai a quello Stato che n o n fosse in te rn a m e n te m osso dal giuoco di elem enti d isc o r d a n ti. Nella cui conciliazion e e destin azio n e a uno scopo com u n e, n o n m ai fisso sta b ilm e n te , m a c o n ti n u a m e n te m u tev o le e progressivo, consiste a p p u n to la v ita politica dello S tato. Idea che si realizza è lo S tato ; e idea che si vuol rea liz z a re è la vagheggiata lega dei popoli, a cui si volgono oggi gli a n im i com e al p rem io di ta n to sangue v ersato nella più c ru e n ta delle g u e rre che si siano m ai co m b a ttu te .

Oggi n o n vince u n popolo o un gru p p o di popoli. La v itto ria oggi è di u n g rup p o di popoli solo in q u a n to q uesto s’è sch ierato , con la forza in e lu tta b ile di u n ’idea su p erio re, c o n tro il p rin c ip io del p a rtic o la rism o , che si può d ire dell’in d iv id u alism o nazionale. Oggi chi vince è u n ’id ea ; e se q u esta idea n o n t r io n fasse del tu tto , la v itto ria n o n sareb b e definitiva, nè la pace p o tre b b e essere a ltro che un episodio di u n a lo tta no n a n c o ra conch iu sa. E l’idea è q u e s ta : la vera forza è qu ella della giustizia, la q u ale p rim a o poi sve glia i d o rm ie n ti, scuote i pigri e gli stan ch i, a rm a gli in erm i, unisce gli an im i, crea gli eserciti, solleva il m ondo, affratellando l ’u m a n ità a ttra v e rso i m o n ti, i m a ri e gli o c e an i; e infine fiacca i ribelli e reg n a so v ra n a . E ’ l’an tica fede m o rale, che oggi d iv en ta an ch e u n a fede p o litic a : co m ’e ra fatale avvenisse a p p en a il risveglio e la c h ia ra consapevolezza d ell’essenza d e m o

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cratica dello Stato, avesse assim ilato due cose solo e m p iric am e n te d istin te p e r co n sid erazio n i d e riv a n ti dalla superficiale osservazione delle vecchie form e politiche degli S tati: lo Stato, c re a to re del d iritto , da u na p arte, e T individuo, sem plice m ate ria del d iritto , d a ll’ a ltra. Oggi noi sapp iam o che lo S tato è reale so lta n to com e v o lo n tà politica d e irin d iv id u o , che cessa p e r ciò di es sere a s tra tto individuo, e d iv en ta m a te ria del d iritto in q u a n to è c re a to re del d iritto stesso, e lo Stato è au togoverno. E in tale im m ed esim azio n e della volontà individuale, razio n ale e co ncreta, e della v o lo n tà s ta tale, d e m o c ratica m en te realizzata, vien m en o la vec chia opposizione della politica d alla m orale, e sorge perciò u n E sp erò più lu m in o so dell’an tica giustizia, ce le b ra ta dal p e n sato re più g ran d e dell’a n tic h ità ; poiché si è d ila ta ta l’idea dello Stato, in cui la giustizia si adem pie. S alu tiam o l’a u ro ra di u n a nu o va u m an ità .

25 o tto b r e 1918. ­ ­ ­ ­ ­

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L ’EPILOGO.

Il 3 n o v e m b re 1918 è l’u ltim a d a ta della sto ria del R iso rg im en to italiano . C om in ciato sul cad ere del se colo XVIII, nel ferm en to lib erale e n azionale su scitato dalla g ran d e R ivoluzione, il n o stro R iso rgim ento, dopo s e ssa n t’a n n i di agitazioni, di pro ve e di m a r tin i, c o n q u ista to col sangue il d iritto a v alere nella sto ria di E u ro p a , iniziò nel ’59 la su a g ran d e op era, fo n d an d o il Regno c o n c ilia to re di tu tte le asp irazio n i n azio n ali, in n o v a tric i e c o n se rv a tric i, re p u b b lic a n e e m o n a rc h i che. E q u e st’ o pera, a ttra v e rs o difficoltà in te rn e ed este rn e, che n o n re p re sse ro m ai l’a n im a ita lia n a a n e la n te al suo to ta le riscatto , p ro seg uì a ttra v e rs o il m o v im e n to generale della p o litica eu ro p ea, p e r tu tto il se ssa n ten n io seguente, oggi finito.

Q u an to nel 1870, c o n g iu n ta R om a a ll’Italia, q u e sta ebbe sciolto il suo m assim o voto, potè p a re re che la sua fo rm azio n e fosse sta ta o rm a i c o n d o tta a te rm in e . E la n ecessità del posto che all’Italia, dopo le p rim e in ev itab ili incertezze, c o n v en n e occu p are nel sistem a delle m aggiori poten ze d ’E u ro p a , tra cui doveva vivere, e p re n d e r vigore, e riso lv ere il fo rm id ab ile p ro b le m a del suo assetto a m m in is tra tiv o e quello, a n ch e più grave e m inaccioso, della sua finanza, e m e tte re , in

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-tan to , rad ici nella coscienza del suo popolo e di tu tti i popoli com e fo rm azio n e stabile e definitiva, im pose, in fa tti, u n a lu nga vigilia d o lo ro sa ; d u ra n te la quale p arve ta lo ra sp e n ta la fiam m a della passione, che aveva suscitato l’in cen d io del n o stro R iso rg im en to . Ma la fiam m a c o v av a; e nè obblighi di alleanze, nè calcoli di p ru d en z a valsero m ai ad im p ed ire c h ’essa guizzasse viv am en te ogni volta che a ltri ten tasse di soffocarla p er sem pre.

T re n to e T rieste, p er le g en erazioni ita lia n e di dopo il ’70, fu ro n o la più a rd e n te p assione p o litic a ; una passione, che co n servav a in ta tto , tra i più rec e n ti in teressi della vita pubblica, più sociali che p olitici e più econom ici che ideali, il c a ra tte re p rim itiv o del n o stro R isorgim ento, essen zialm en te ideale e m orale.

T re n to e T rieste e ra n o n e ll’ a n im a degli ita lia n i quella stessa Italia, che era sta ta c e rc a ta sui cam p i di M agenta, di San M artino e Solferino, a M arsala e a M en tan a: l’Italia degl’ita lia n i; n o n lo s tru m e n to di u na m aggiore p o ten za politica ed econom ica, m a la P a tria , lu n g am e n te vagheggiata, se n tita ed a m a ta nei secoli, e o rm a i viva nei cu o ri, già capace e b ra m o sa di so r gere nel consesso degli u o m in i lib eri com e p ersona, consapevole del p ro p rio d iritto e della p ro p ria g ra n dezza m o rale, del suo m em o ra n d o p assato e d ell’ im m ancab ile suo a v v e n ire; l’Italia, che cessava di essere sem p licem en te sp lend ida g en ialità di fan tasia e d iv en tav a possanza di volere.

Q uesta Italia, che si risco te e ritro v a se stessa al ­

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tem p o napo leonico , e se n te tu tto il v alo re della sua id e a ; e co m in cia a raccogliersi, su b ito dopo il tra tta to di V ienna, nelle V endite c a rb o n a re sc h e e poscia nei segreti cenacoli della G iovine Ita lia p e r fare della p r o p ria idea u n a forza re a lm e n te o p e ra n te e v itto rio s a ; q u esta Ita lia nuo va, che d a ll’Alpi a ’ suoi m a ri in c o n tra p e r tu tto lo stesso volto nem ico, che si ch iam a A u stria, e c o n tro l’A u stria scende in cam po con l’a u dacia in e lu tta b ile di tu tte le idee, da Silvio Pellico a C esare B attisti, h a s tre tti e fusi gli an im i più d iversi in u n a fede in estin g u ib ile verso u n a P a tria attesa dalla v o lo n tà dei suoi figli.

E la P a tria è so rta dalla v o lo n tà dei suoi figli. La q uale, a rre s ta ta a V illafran ca e a N ikolsburg, n o n è in fra n ta , nè p o sa ; m a p e rd u ra nel suo sforzo finché l’u ltim a g ran d e g u e rra eu ro p e a spezza i vincoli che così a lungo la c o strin se ro a ll’ inazione, e le a p re di nuov o il cam p o alla lo tta e alla p ro v a su p re m a . E sfida pericoli m o rta li, e c o m b a tte sic u ra della v itto ria finale ; n o n cede a sacrifizi nè a sv e n tu re , sdegna debolezze o lusinghe, e p ersiste in d o m ita in cam po fin ché il secolare nem ico n o n è p ro s tra to dalla forza delle sue arm i.

Q uesta P a tria , dopo la b a tta g lia di V itto rio V eneto, n o n è p iù il fo rtu n a to e v e n to ; n o n è più il p ro d o tto , com e q ualch e vo lta ap p arv e, del v ario in tre cc io delle forze p o litich e in te rn a z io n a li, o m ag a ri del genio, d ell’a m o re e del v alo re di pochi suoi figli, m a la creazio n e più sc h ie tta m e n te e più p ien a m en te ita lia n a , che ci sia nella

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storia. Giacché il n o stro R iso rg im en to, co m in c ia to com e idea degli sp iriti più alti e più d eg n a m e n te ra p p re s e n tativi del popolo italian o , finisce a T re n to e a T rie ste com e o p era co m u n e del popolo stesso, che quegli spi riti svegliarono a nu o v a v ita ; o n d ’esso acq u istò così forte e p o ten te com p ag in e nazionale, da p o te r d istru g gere r Im p ero , che alla sua risu rre z io n e aveva opposto gli ostacoli m ag g io ri; da p o terlo d istru g g ere in una battag lia sa p ie n tem e n te concepita, m a c o m b a ttu ta , con e n tu siasm o e vigore u n iv e rsa lm e n te a m m ira ti, da tu tti gl’italiani, e dopo più d ’un trie n n io di g u e rra , che aveva bensì log orato il nem ico, m a aveva p u re im p o sto al popolo ita lia n o le più a rd u e prove di resisten za e di tenacia.

Sicché a ragio ne può dirsi che l’u ltim a b a tta g lia del n o stro R isorgim ento, onde n o n solo si com pie, m a si assicu ra nei secoli, salda e p ro n ta a più vasti co m piti m on diali q u e st’ Italia riso rta , sia v e ra m e n te l’a t tesa, la d esid erata rivend icazio ne del d iritto , che tu tto il popolo ita lia n o aveva alla sua u n ità e in d ip en d en za. Poiché l’Italia, che al Piave aveva c a n o c ^ ia ^ £pAta di C apo retto, a V itto rio V eneto h à ™ e n m c a tp }

e m igliaia dei suoi m a rtiri lasciatM IiV cnm ssim o C arso; e, ch iud end o g lo rio sam en te il se<5fcllMtìEkl^HlT?ello con l’A u stria, ha sollevato nella luce delle im p rese im m o r tali, p erch è d ovute alle energie p rofonde del popolo tu tto , la sto ria di tu tto il suo R isorgim ento.

Epilogo degno di così nobile im p re sa ; perchè il co m p im en to m ag n an im o del R isorgim ento ita lia n o non

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è so lta n to il m aggior fatto della s to ria d ’Italia, m a in siem e u n o dei più g ran d i fatti della sto ria del m ondo. G iu stam en te la n o s tra rec e n te v itto ria fu definita d a gl’inglesi la più g ran d e v itto ria , che a b b ia n r ip o rta ta i v in c ito ri di q u e sta g u e rra . Di q u e sta g u e rra di cui m ai fu c o m b a ttu ta l ’uguale p er n u m e ro di c o m b a tte n ti, p er p o ten za di m ezzi a d o p e ra ti e di forze in conflitto, o p e r im p o rta n z a sto rica di effetti. E q u esta v itto ria è il crollo d ell’u ltim o tro n o , che rim a n e sse nella vec ch ia E u ro p a , ru d e re d ’un m o n d o sto ric a m e n ie finito, a ra p p re s e n ta re a n c o ra v ig o ro sa m e n te il leg ittim ism o c o n tro la lib e rtà dei popoli, che è il p rin c ip io fonda m en ta le di tu tta la politica m o d e rn a ; ed è a ltre sì il p iù g ran colpo v ib ra to e ne v ed rem o p resto gli ef fetti c o n tro il m ilita rism o tedesco, ossia la m aggior m inaccia, che insid iasse tu tta v ia la lib e rtà dei popoli. L a n o s tra v itto ria , nel com plesso e tu m u ltu o so c o n flitto m o nd iale, p rossim o a riso lv ersi, p o tre m o dire, a b u o n d iritto , che segni il p rin cip io di u n a n u o v a era nella sto ria d ell’E u ro p a , anzi del m ondo.

Il 3 n o v e m b re n o n è so lta n to l’u ltim a, m a la più fulgida d a ta del n o stro R iso rg im en to .

11 n o v e m b r e 1918. ­ ­ ­ -— ­ — ­

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III.

P E R LA SCUOLA DELLA NUOVA ITALIA. Bisogna esser grati ad A lberto C onti della p roposta p ra tic a e n o b ilissim a che ha fatto, di un p restito n azio nale p er la scuola (1). Bisogna essergliene grati, perchè essa d im o stra no n solo quella nettezza d ’idee, senza la q uale n o n è possibile soluzione di so rta, p er un p ro b lem a solito a tra s c in a rs i in d iscussioni oziose e in vani circoli viziosi ; m a an ch e quel coraggio, del quale le idee n e tte devono a rm a rs i p er a ffro n tare e debel lare la pigrizia e il m al volere di tu tto u n p o p o lo : m assim e in m o m e n ti com e questo, in cui più gravi e n u m ero si s’ a d d en san o i p ro b le m i n azio n ali u rg en ti. Oggi, in fatti, dopo av er le tto q u a lc u n a delle ta n te e ser citazioni dei n o stri finan zieri circa le difficoltà fin a n ziarie che a tte n d o n o tu tti gli Stati, e il n o stro in p a r ticolare, dopo aver letto il rec e n te lib ro del sen ato re Scialoja sul groviglio di q u estio n i che il d o p o g u erra p o rte rà seco, e al cui stu d io a tte n d e o ra con febbrile sollecitudine la g ran d e C om m issione a ciò d e p u ta ta dal Governo, tu tta la gente p ra tic a n o n può n on g u a rd a rti con un certo riso lin o a fior di la b b ra se ti affanni a d im o stra rle che u n a q u estio ne im p ro ro g ab ile è quella della scuola, e che essa p rim a di tu tto è q uestio n e di

(1) N el M essaggero della dom en ica d el 3 n o v e m b r e 1918. ­ ­ ­ ­ ­ ­

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q u a ttr in i ; senza di che ogni rifo rm a e ogni pro m essa è m enzogna.

Chi scrive h a d o v u to vedere più d ’u n a volta, in tem p i recen tissim i, cotesto ris o lin o : che è sta to p er lui l’indice più e lo q u en te degli in g en ti ostacoli, che si o p pon go no in Ita lia alla soddisfazione dei bisogni sa c ro sa n ti della c u ltu ra e d ell’ed ucazione n azio n ali. Ostacoli, che no n sono nelle cose, m a negli an im i, da cui tu tte le cose dip en d ono . Ostacoli, a cui nè le p rev isio n i dei fin an zieri, nè le com plesse speculazioni dei p olitici della a m m in istra z io n e riesco n o a p e rsu a d e rm i che u n a c e rta co n sisten za reale sia forse da a ttr ib u ire ; poiché quelle p rev isio n i sia d e tto con tu tto il ris p e tto d o v u to a u n a scienza di ta n ta u tilità sociale dopo le s m e n tite so len ni in flitte ad esse dalla p re se n te g u e rra , sono o rm a i fam ose p e r la lo ro p ericolosa a s tra tte z z a ; e queste sp eculazioni n o n p o tra n n o c o n d u rre m ai a u n a so lu zione ra g io n e v o lm e n te e se ria m e n te positiva dei p r o blem i del d o p o g u erra, se n o n si co m in cia d a ll’o rd in a re questi p ro b lem i in u na g e ra rc h ia , e dal co llocare al so m m o di q u esta g e ra rc h ia il p ro b le m a della is tr u zione. A nche l ’on. Scialoja dice nel suo lib ro che « il rin n o v a m e n to della vita ita lia n a in ogni cam po esige p u re la rifo rm a della scuola che deve fo rm a re le gio van i g enerazion i »; m a io toglierei quel « p u re », e lo so stitu irei p iu tto sto con u n « p rim a di tu tto », p erchè se no n a ltro , le giovani g en erazion i sono ben « tu tta » l’Ita lia fu tu ra , che è q uella, se Dio vuole, p e r cui l’Italia p rese n te ha c o m b a ttu to , assoggettandosi ad ogni so rta

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di sacrifizi, fino alla v itto ria c re a trice d ’una p a tria più grande.

La p ro p o sta del C onti è v e n u ta nel g iorno stesso che l’Italia acq u istav a T re n to e T rieste, com piendo il suo R iso rgim en to n azio nale con la d istru zio n e del suo nem ico secolare, ed e n tra n d o così g lo rio sam ente nella sto ria u n iv ersale com e lo s tru m e n to p o deroso e decisivo di un o dei m aggiori eventi sto rici dell’età m o d e rn a . Il 3 n o v em b re si conchiuse il processo m irab ile della form azio n e del regno d ’ Ita lia ; e si a p rì u n ’ èra nu ova nella sto ria della civiltà di tu tti i popoli p er m e rito degli ita lia n i. Di tu tti gl’ italian i, di quelli che rip o rta ro n o in cam po la v itto ria delle a rm i, e di quelli che q u esta v itto ria rese ro possibile, v in cen d o giorno p er giorno, o ra p e r o ra n e ll’in te rn o , e n ell’in tim o del l’a n im o p ro p rio , la vecchia m a la ttia ita lia n a dello scet ticism o, o, com e d u ra n te la g u e rra fu bollata, del d i sfattism o. Gli scettici o disfattisti rim a se ro in d ie tro ; e si fece av an ti, e vinse, l’Ita lia sana e vigorosa, che, s o r presa u n giorno dalla sv e n tu ra , si raccolse a u ste ra nella coscienza p ro fo n d a del suo im m an c a b ile destin o e con la sua fede in cro llab ile seppe com piere, p er v irtù dei gran d i e degli um ili, il m iraco lo di V itto rio Veneto.

Oggi l’an im o n o stro è in g ra n d ito ; e nella viva co m m ozione della n u o v a vita a cui ci siam o ap p en a affac ciati, sen tiam o , a n c o ra forse o s c u ra m e n te m a potente m ente, ag itarsi nel fondo dei n o stri cu ori il se n tim e n to dei nuovi in g en ti doveri, che la v itto ria ci ha creati.

GEN TIL H 3 ­ ­ ­ ­ ­ ­ ­

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-AH’a d e m p im e n to dei qu ali bisogna accingersi con saldo p ro p o sito se q u esta più g ran d e Italia, che ci tro v ia m o q u a si da un g io rn o a ll’ a ltro di a v e r fatta, possa p u r te n e re effettiv am en te il posto che le co m p ete tra le n azio n i che si son poste alla testa deH’u m a n ità . Oggi chi esulta e g rid a : « V iv a l’Ita lia ! », e n o n sen te la n u o v a resp o n sa b ilità che grav a su tu tti e su ciascuno, e la necessità di v itto rie n o n m en difficili, di sacrifizi e di sforzi 'n o n m in o ri di quelli che ci h a n fatto v in ce re il n em ico este rn o , è u n tra d ito re n o n m eno ab b o m in ev o le del sold ato che potè a b b a n d o n a re il posto che gli era sta to assegnato sul cam po.

L ’Ita lia ha v in to ; m a la v itto ria n o n sareb b e f ru t tifera se la n o s tra v o lo n tà, dopo il lungo sforzo fatto, s’accasciasse e cascasse nei difetti d ’u n a volta, incapace di p e rsiste re nella v itto rio sa en erg ia di d isciplina di sè, d ’o rgan izzazione e di p o te n z ia m e n to m orale. La fibra del c a ra tte re che sul P iave ha rid a to la vita al p o polo ita lia n o e co m p iu to in un a n n o solo il prodigio di tra s fo rm a re un esercito d isfatto in un esercito ca pace di vincere con u n a sola b attag lia u na g u e rra delle più a rd u e , q u esta fib ra è la co ndizione della n u ov a Italia. S o ltanto , all’ed ucazione della g u e rra , s o s titu i rem o qu ella della pace: la scuola. Alla q u ale sp e tta p erciò di fare che i fru tti della v itto ria n o n v ad an o dispersi, anzi ci serb in o i sem i fecondi d ’u n g ran d e avven ire.

S p etta cioè al G overno italian o , che alla scuola deve p rov vedere. E poiché p ro v v ed ere significa in p rim o

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luogo p ro c u ra re i mezzi, e l’e ra rio è e sa u sto ; poiché so ltan to la scuola assicu ra il fru tto della v itto ria ; poiché alla g u e rra no n s’è d u b ita to m ai che fosse da p ro vv e d ere con un a ltro p re stito n a z io n a le ; qual d ubbio che anche alla scuola il popolo ita lia n o d ebba provvedere con un a ltro p re stito di gu erra, che sia il p re stito della vitto ria, il p restito della s c u o la 1?

L ’idea del C onti n o n deve cadere, e gli uom ini an im o si che sono a capo dello Stato, v o rra n n o p re n derla in co nsiderazion e, orgogliosi di p ro p o rre al po polo festeggiante la p a tria c o m p iu ta e so rta a più alti destini un a tto che lo nob iliti tu tto di fro n te a se stesso in un p ro p o sito di civiltà degno di c o ro n a re u na v itto ria di m o n d iale im p o rta n z a , com e quella che esso può oggi festeggiare.

A bbiam o oggi in Italia circa o tta n ta m ila in seg n an ti e le m e n ta ri: m a ab b iam o a n c o ra u n a m edia del 37,6 p er cen to di analfabeti : nelle M arche, nella C am pania, negli A bbruzzi e Molise, nelle Isole, nelle Puglie, in B a silicata e nelle C alabrie la p e rcen tu ale sale da 50 a più di 69, secondo le più rec e n ti statistich e. N on q u esta è l’Italia che vogliam o p e rp e tu a re e che p o trà reggere al p arago ne dei popoli, a fianco dei quali ci siam o m essi, e in g ara coi q u ali dov rem o vivere. L ’o n ta d ev ’essere cancellata. I m ae stri sono pochi, no n p o tra n n o m ai es sere ab b astan za, e ta n to m en o p o tra n n o essere quegli ed u c ato ri, che con l’alfabeto p o tra n n o d a re u n ’a n im a al popolo, finché gli stipendi re s te ra n n o quali sono oggi, p er tu tte le scuole obbligatorie e classificate, oscil

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lan ti da 1050 a 1700 lire an n u e (o ltre i q u a ttro a u m e n ti sessenn ali di u n decim o dello stip e n d io in iziale e i r e cen ti a u m e n ti s tra o rd in a ri di guerra). Chi c re d e re b b e che vi sono in Ita lia circa o tto m ila m a e stri di scuole d ette faco ltativ e pagati c in q u e c e n to lire a ll’a n n o ? Qui o c c o rro n o m ilio n i, m o lti m ilio n i; se no, l’Ita lia no n a v rà più u n n em ico nel T re n tin o e nel F riu li, m a ne a v rà u n o ben più fo rm id ab ile e pericoloso d e n tro (1).

10 n o v e m b r e 1918.

(1) C ol D. L. 6 lu g lio 1919 s i è in fa tti p r o v v e d u to c o n la m ag g io r e la rg h ezz a p o s s ib ile al m ig lio r a m e n to d e llo s ta to e c o n o m ic o d e i m a e s tr i.

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