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Constata, dunque, l’apparente inutilità di dedicare del prezioso tempo alla comprensione dei fenomeni, emotivamente sembra più proficuo il fare, anziché il comprendere.

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Academic year: 2021

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Introduzione

Una caratteristica determinante della nostra epoca è che tutto è in accelerazione, tutto è maledettamente complesso: non si fa in tempo a produrre una ragionevole e condivisibile riflessione su un particolare fenomeno che questo si è già mosso repentinamente in un’altra direzione, quasi a confermarci universalmente il principio di indeterminatezza di Heisenberg e ad evidenziarci dunque l’importanza di saper gestire opportunamente il cambiamento.

Constata, dunque, l’apparente inutilità di dedicare del prezioso tempo alla comprensione dei fenomeni, emotivamente sembra più proficuo il fare, anziché il comprendere.

In realtà tutto è rappresentazione: ciò che noi osserviamo e cerchiamo di comprendere è ciò che noi sappiamo. E il come lo sappiamo dipende da ciò che noi siamo nella vita, sia nel sociale che nel business. Questo vale sia per gli individui che per le imprese economiche.

L’approccio deterministico e meccanicistico che ha caratterizzato le epoche industriali precedenti era basato sulle logiche di economie di scala. Ora e sempre più, a queste si affiancano e, in alcuni casi, si sostituiscono le logiche delle economie di velocità indotte dall’interconnessione in rete delle imprese e delle società su scala mondiale. Tutta la storia delle vicende umane, compresa l’economia, è in definitiva la storia delle comunicazioni e delle tecnologie che hanno proceduto, sia pure con ritmi diversi nelle varie epoche, sempre nella direzione della interconnessione dei luoghi e dei momenti nei quali vi fossero informazioni e conoscenze da scambiare.

È dunque un problema di conoscenze e di informazioni; non c’è attività umana che non consumi o che non generi queste preziose risorse. Il tema di fondo è averne la consapevolezza e disporre della vision per utilizzarle al fine di aggiungere valore alle attività.

L’approccio odierno non è più quello meccanicistico che interpreta l’impresa come una

macchina composta da tante singole componenti; nemmeno più quello deterministico che

regola il rapporto di causa ed effetto, ma olistico, nel quale l’organizzazione aziendale è

considerata un momento di valore interno ad un sistema complesso ed esteso di relazioni, più

simile ad un organismo biologico, dove i geni sono l’informazione digitale, il sistema nervoso

è la net-business intelligence, il comportamento manifestato è la competitività raggiunta. In

altri termini, l’azienda è un organismo vivente che, sia pure ad alta densità tecnologica, è pur

sempre fatto di persone che tra loro comunicano, si arrabbiano, concludono affari. Non si

deve quindi dimenticare l’elemento umano che rimane anche all’interno delle organizzazioni

di business più avanzate, anzi, proprio per questo, una risorsa insostituibile che va, semmai,

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ulteriormente valorizzata, dandole i necessari supporti tecnologici e le conoscenze affinché possa gestire al meglio quella che viene definita “energia digitale”.

Una risorsa umana esclusa dal flusso energetico dell’informazione e della conoscenza risulterà una risorsa fuori posto, non portatrice di valore e probabilmente farà solo danni; così come sarà fuori posto una tecnologia senza una sua rete di sostegno: la vision del management, i modelli organizzativi e gli obiettivi di business coerenti.

Nonostante tutto, occorre prendere atto che le società, le economie, le aziende e in ultima analisi le persone devono ancora metabolizzare completamente i nuovi paradigmi indotti dalle nuove tecnologie di rete, quindi i modelli di business e di comunicazione in rete, di governo e di spazi sociali. Attualmente dunque si sta ancora descrivendo una serie di modelli che rispecchiano la transizione, il passaggio tra il vecchio ordine delle cose ed il nuovo ordine globalizzato che, presumibilmente, andrà a configurarsi. Ma si potrà pervenire ad una configurazione definitiva e consolidata? In effetti quando i fenomeni si avvicinano alla velocità della luce all’interno di un sistema complesso, quale è il mondo in cui viviamo, non possiamo parlare di configurazioni date e statiche dalle quali astrarne un modello che stia in piedi per molto tempo; gli elementi della stessa configurazione oggetto di studio avranno già formato un’altra configurazione. Come si vede, non si può prescindere dal cambiamento, insito in ogni sistema, e soprattutto non si può trascurare tutto ciò che serve per poterlo gestire in maniera opportuna. Tuttavia ciò non deve esimere dal procedere comunque nella individuazione delle diverse configurazioni, evitando però di rimanere prigionieri di gabbie ideologiche e pregiudiziali.

In questo momento di rottura di trends, quali sono i punti fermi, le solide basi delle opportunità che possono, devono essere colte? Se ne possono individuare quattro.

Innanzitutto il Knowledge Management. La nostra è l’epoca della conoscenza diffusa e disponibile, a basso costo, a tutti coloro che la vogliono utilizzare. E le componenti che ne permettono una facile gestione sono e saranno l’ossatura dei sistemi informativi di oggi e del domani.

In secondo luogo l’Intelligence (nelle sue varie accezioni di marketing, business e

competitive intelligence), intesa come capacità di “leggere in profondità” le cose e gli

avvenimenti. Le tecnologie che permettono di automatizzare questa capacità, potenziando le

nostre attività intellettuali od almeno i suoi aspetti più meccanici e ripetitivi, saranno il

sistema nervoso che recepirà, selezionerà e trasmetterà gli stimoli informativi necessari alla

sopravvivenza e alle reazioni vitali dell’organizzazione.

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Poi la Sicurezza. Le aree cosiddette sensibili e da proteggere sono mutate negli ultimi 400 anni. Se prima erano i luoghi dove maggiore era la concentrazione delle persone, e poi dei mezzi di produzione, ora sono le aree dove maggiore è la concentrazione del sapere e degli snodi della sua produzione, trasformazione e trasferimento. Oggi si devono identificare nuove forme di sicurezza per “proteggere” e per proteggersi dai bytes che scavalcano senza problemi muri e confini.

Infine, ma sicuramente non ultimo in termini di importanza, il Change Management, ossia tutta la competenza che di fronte ad una volontà/necessità di cambiamento fa sì che il cambiamento vada a buon fine. Il change management può essere definito come “l’efficace governo dei processi di cambiamento attraverso lo sviluppo integrato e costantemente monitorato delle persone, della cultura, dei processi organizzativi, delle strutture e delle tecnologie”. Questo concetto è ancora più importante in un mondo particolarmente contingente come quello in cui oggi le imprese si trovano a competere.

Come si può evincere da quanto detto, tutto ciò impone uno sforzo di aggiornamento degli

strumenti di interpretazione della realtà, di intelligence appunto. Occorre, quindi, generare un

valore d’uso che il mercato ed i clienti siano disposti a riconoscere aprendo nuovi canali di

comunicazione diretta, segmentando le esigenze con le tecniche di analisi dei dati, offrendo ai

diversi livelli di attività operativa, organizzativa e strategica le conoscenze e gli indicatori

necessari per la creazione del valore.

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Obiettivi e struttura della tesi

L’obiettivo principale del presente lavoro è di contribuire allo sviluppo di efficaci sistemi di misurazione e controllo all’interno delle organizzazioni che si trovano ad affrontare un qualsiasi tipo di cambiamento, dopo aver analizzato gli approcci attualmente adottati da un campione significativo di aziende italiane del settore manifatturiero. L’intento è quello di studiare ed approfondire un aspetto del change management, ovvero quello della misurazione, del controllo e del monitoraggio, poco trattato nella letteratura (internazionale ma soprattutto italiana), ma di estrema importanza per tutte le aziende che affrontano continuamente progetti di cambiamento e che desiderano portarli a termine con successo. Infatti, per evitare che le iniziative di cambiamento si concludano in fallimenti, di cui si hanno numerose testimonianze, occorre avere a disposizione un quadro di indicatori, che controlli e monitori le variabili più significative, informando costantemente di ciò che sta avvenendo, di come stia evolvendo il processo di trasformazione, al fine di poter intervenire tempestivamente qualora non si stesse seguendo la “giusta rotta” verso il raggiungimento degli obiettivi che si intendono perseguire con il cambiamento.

A tale scopo, Assochange, Associazione Italiana di Change Management, ha proposto l’elaborazione di questa tesi, resa possibile grazie alle attività svolte all’interno del gruppo di lavoro 3, che nel corso del 2005 ha affrontato lo studio del controllo e del monitoraggio del cambiamento.

Alla luce dei suddetti obiettivi, è importante riflettere sull’ipotesi che i sistemi di misurazione possano non solo seguire, bensì divenire essi stessi artefici dei processi di cambiamento che sembrano caratterizzare le imprese nell’attuale scenario competitivo. La capacità che è connaturata all’attività di misurazione

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non deve essere sottovalutata in sede di individuazione delle leve o degli agenti del cambiamento organizzativo: “le vere difficoltà nei processi di cambiamento si incontrano nell’attuazione, nell’orientare le risorse a comportamenti realmente diversi e soprattutto ad ottenere risultati concreti in coerenza con gli obiettivi strategici. Si tratta di un’area scarsamente regolamentata e modellizzata…”

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Nel seguito, per ogni capitolo verrà fornita una breve descrizione in modo da avere subito chiari l’architettura generale della tesi e il flusso logico che si intende seguire nell’esposizione degli argomenti.

1 Si fa riferimento alla prospettiva pragmatica del processo di misurazione di cui si parla nel primo capitolo.

2 Caio M., L’orientamento ai risultati antidoto alla burocrazia, L’impresa, n. 6, 1994. John Kotter individua nei

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Nel primo capitolo della tesi si descrive il ruolo e l’importanza della misurazione e degli indicatori, con riferimento ad un generico processo. Lo scopo è quello di evidenziare gli aspetti più critici della misurazione, di spiegare le motivazioni per cui un’azienda debba effettuare delle misure e, allo stesso tempo, di definire in modo preciso e rigoroso alcune delle più importanti dimensioni della performance, come l’efficacia, l’efficienza, la produttività e l’adattabilità o flessibilità. Il capitolo termina dando una chiara definizione degli indicatori, spiegando l’importanza della loro correlazione con gli obiettivi che l’organizzazione si prefigge e descrivendo le possibili classificazioni che si possono effettuare.

Il secondo capitolo, come il primo, è di carattere generale, anche se, in certi casi, cerca di contestualizzare l’argomento trattato nell’ambito della gestione del cambiamento; esso affronta il tema della progettazione di un sistema di misurazione della performance (Performance Measurement System – PMS) in modo strutturato e da un punto di vista metodologico.

Dato l’evolversi, soprattutto negli ultimi anni, dei sistemi di indicatori di performance, nel terzo capitolo, dopo aver analizzato brevemente le differenze tra i cosiddetti “vecchi” e

“nuovi” sistemi di misurazione e spiegato le ragioni che spingono le imprese ad abbandonare i primi e ad adottare i secondi, si è ritenuto opportuno presentare le metodologie più usate in ambito industriale e più studiate nell’ ambito accademico: il metodo integrato CSF-KPI e la Balanced Scorecard.

Da quando i cambiamenti nelle organizzazioni sono diventati frequenti e soprattutto una necessità per la sopravvivenza, tutta quella conoscenza, nota con il nome di “Change Management”, che si è accresciuta grazie ai concetti e alle capacità provenienti dalle aree di studio dell’ingegneria, del business e della psicologia, è diventata fondamentale per ogni azienda, di qualunque dimensione, di qualsiasi settore e situata in una qualunque posizione del mondo. Date le limitate personali conoscenze iniziali sulla tematica, è sembrato doveroso inserire nel quarto capitolo gli aspetti più importanti del change management, ricavandoli sia dalla letteratura che dall’esperienza diretta, vissuta grazie alla partecipazione ai diversi workshop di Assochange.

Il quinto capitolo analizza come la gestione del cambiamento viene affrontata in Italia,

presentando i risultati più significativi e più interessanti ricavati dall’elaborazione, secondo

diverse dimensioni di analisi, dei dati acquisiti grazie ad una survey condotta dal Consorzio

Universitario in Ingegneria per la Qualità e l’Innovazione (QuInn). Tale indagine ha permesso

di raccogliere informazioni sulla “way of change” italiana, basandosi su un campione

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significativo di aziende manifatturiere, al fine di verificare la diffusione e l’utilizzo di practices di monitoraggio e controllo.

Nonostante l’importanza da tutti attribuita alla misurazione del cambiamento, la letteratura esistente contiene evidenze empiriche molto limitate a riguardo. Non è facile trovare un testo che descriva, anche con esempi, come le organizzazioni possano implementare e monitorare efficacemente i cambiamenti; anche per questo motivo, con il presente lavoro di tesi, si desidera invece dare evidenza circa l’importanza di una efficace gestione del cambiamento per ottenere il successo. Infatti, alla luce dei risultati della survey e grazie al supporto fornito dai membri del gruppo di lavoro 3 all’interno di Assochange, nel sesto capitolo vengono proposti un modello e delle linee guida, frutto di attività di studio e di ricerca, che una qualunque organizzazione può decidere di seguire al fine di progettare un efficace sistema di indicatori per guidare correttamente il cambiamento. Trattandosi di un modello e di linee guida del tutto generali, l’azienda, che deciderà di adottarli, dovrà affrontare il compito di calarli all’interno del proprio contesto di business, adattandoli alle proprie esigenze e ai propri obiettivi.

Infine, nel settimo capitolo, si riporta un caso di studio della SAS Institute, leader mondiale

nell’ambito della Business Intelligence. Tra diversi casi studiati ed analizzati, esso, meglio di

altri, mostra come i concetti e i metodi presentati e descritti nei capitoli precedenti vengano

realmente applicati, ottenendo risultati soddisfacenti, anche nell’ambito di un’azienda di

grandi dimensioni e non appartenente al settore manifatturiero, come CartaSi, che si trova ad

affrontare un progetto di cambiamento organizzativo. In appendice vengono presentati gli

aspetti più tecnici delle soluzioni proposte da SAS per CartaSi. È stato scelto tale caso, le cui

soluzioni per la misurazione della performance, attraverso un opportuno quadro di indicatori,

vengono implementate grazie a strumenti di Business Intelligence, anche perché Assochange,

nel corso del 2006, ha intenzione di approfondire l’argomento di “Change Management

Intelligence” (probabilmente con successivi lavori di tesi), che ha suscitato particolare

interesse presso le aziende associate.

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