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CAPITOLO 1: IL MATERIALE CARTA, NASCITA E DIFFUSIONE

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CAPITOLO 1: IL MATERIALE CARTA, NASCITA E DIFFUSIONE

1.1 La carta come materiale

Oggi la norma DIN 6730 definisce la carta come un “materiale piano, composto essenzialmente di fibre, principalmente di origine vegetale, che viene formato mediante essiccazione di un composto di fibre su una tela”1. Come quindi affermato da tale

norma, i materiali di base per la produzione della carta sono prevalentemente fibre di cellulosa di origine vegetale. A queste, però, possono affiancarsi anche fibre sintetiche prodotte con derivati della cellulosa (viscosa) ma anche con fibre poliammidiche naturali o sintetiche (lana, seta, nylon). In funzione della composizione e del tipo di trattamento delle fibre, i vari tipi di carta vengono distinti in classi:2

CLASSE FIBRE TESSILI (COMPOSIZIONE)

H 100 100% stracci

H 50 almeno 50% stracci, resto cellulosa H 25 almeno 25% stracci, resto cellulosa H 10 almeno 10% stracci, resto cellulosa

Z 100 100% cellulosa

Z 70 70% cellulosa, resto fibre legnose Z 50 50% cellulosa, resto fibre legnose Z 30 30% cellulosa, resto fibre legnose Z VF meno del 30% di cellulosa, resto fibre legnose

Non sempre, però, il significato del termine carta è stato così chiaro. Il significato di “χάρτής” e del suo corrispettivo latino “charta” nel mondo greco e latino è stato oggetto di contrastanti opinioni da parte degli studiosi. La tesi prevalente, fino a qualche decennio fa, era che il termine χάρτής/charta indicasse il foglio di papiro; gli studi di Lewis hanno dimostrato inequivocabilmente che esso significava rotolo di papiro.3 Per

1 Norma DIN 6730: 2011-02. Carta e cartone. Vocabolario 2 Norma DIN 827: 1975-09

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molti secoli, dunque, χάρτής e charta designarono unicamente la carta di papiro, quando però cominciò a diffondersi la carta fabbricata con gli stracci, questi termini cominciarono ad indicare la nuova carta, anzi si rese necessario coniare un nuovo termine ξυλοχάρτιον (carta lignea) per contraddistinguere la carta di papiro.4

1.2

Storia della carta: nascita e suo cammino nel mondo

Da quando nacque in Cina, agli inizi della nostra era, la carta ha impiegato quindici secoli a diffondersi in tutto il mondo civilizzato: se ne può seguire il cammino lungo la via delle carovane fino a Samarcanda da dove, in seguito ad una battaglia, cominciò la sua penetrazione nel mondo arabo e, diffondendosi attraverso i domini del Califfato, arrivò, nell’XI sec., alle porte dell’Occidente, partendo poi alla conquista dell’Europa.5

La storia della carta si sviluppa attraverso le vicende successive a questa grande epopea e, dato che abbraccia un periodo molto lungo nel tempo, si suole suddividerla in quattro periodi: i precursori della carta (tapa), la carta in Estremo Oriente, la carta nel mondo arabo e, per concludere, la carta in Europa (Fig.1.1)6.

4 G. Zappella. Il libro antico a stampa: struttura, tecniche, tipologia, evoluzione, vol.1. Milano, Editrice

Bibliografica, 2004, pp. 20-28.

5 A. Blum. Le origines du papier, de l’imprimerie et de la gravure. Parigi, Editions de la tournelle, 1935,

pp.18-22

6 P. T. Tschudin. La carta. Storia, materiali, tecniche. Roma, Edizioni di storia della letteratura, 2012,

pp.57-58

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UNA SORTA DI “PROTO-CARTA”: LE TAPA

Tapa (rafie) è il termine polinesiano che indica i prodotti della lavorazione delle cortecce. La tecnica Tapa nasceva in Cina meridionale per poi diffondersi verso ovest, nella regione del Pacifico. Il materiale di partenza era la parte morbida e interna della corteccia degli alberi e di arbusti (solitamente il gelso o il bambù) che prende il nome di “libro”. Il libro veniva estratto dal durame sotto forma di larghe strisce che venivano successivamente battute fino ad ottenere un tessuto fibroso simile a uno spesso foglio di carta7. Le tapa sono considerate i diretti precursori della carta.

LA CINA E LA “NASCITA” DELLA CARTA

Ai tempi in cui i romani ricorrevano per scrivere alle tavolette di creta o spalmate di cera, ai papiri egiziani o alle pergamene, in Cina si faceva già uso di queste forme di proto-carta. Non deve, quindi, meravigliare che, proprio i cinesi, abbiano distanziato l’Occidente di quasi mille anni nella fabbricazione della carta. Fu, infatti, proprio un cinese, un uomo destinato ad essere deificato a scoprire la possibilità di preparare un impasto suscettibile di essere utilizzato, una volta essiccato, oltre che per la scrittura, per i più diversi usi. Questo uomo era il giovane eunuco e gran dignitario della corte imperiale cinese Ts’ai Lun. Egli è citato nella Hou Han Shu8, la cronaca imperiale cinese

ufficiale, come inventore della carta intorno all’anno 105 d.C. La cronaca dinastica riferisce:

Il fatto che Ts’ai Lun fosse l’inventore della carta, è sempre stato accolto dalla storiografia cinese come un dato inoppugnabile. In realtà, come si evince anche dalla cronaca, è provato che Ts’ai Lun abbia solo raffinato una tecnica già nota prima di lui;

7 S. Kooijman, Tapa in Polynesia, Honolulu, Bishop Museum Pr, 1972, pp. 10-15 8 F. Yeh. Hou Han Shu. Estratto del cap.108. 450d.C

“In precedenza la scrittura e le iscrizioni erano vergate su liste di bambù o su strisce di stoffa; ma poiché la seta era costosa e il bambù pesante e non si potevano utilizzare con comodità, Ts’ai Lun suggerì di utilizzare la corteccia di alberi, pezzi di canapa, resti di tessuti e di reti da pesca per la produzione di carta […] Il procedimento venne introdotto ovunque e la carta prodotta in quel modo da allora viene detta Carta del conte Ts’Ai […] A Ts’ai Lun vennero tributati grandi onori”

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le modifiche da lui introdotte riguardavano, infatti, la scelta delle materie prime. La grande scoperta consistette proprio nell’ampliamento delle materie prime; con il loro ampliamento rese, infatti, possibile un aumento della produzione e, come conseguenza, una maggiore diffusione della carta. Egli integrò le fibre fresche ottenute dal bambù o dal gelso, con fibre riciclate provenienti da scarti di tessuti o da resti di funi e reti da pesca in canapa. Il procedimento era grosso modo questo: le varie fibre, fibre fresche e fibre riciclate, appunto, venivano preventivamente fatte macerare e ripetutamente pestate fino a formare un impasto. Questa polpa liquida veniva, quindi, versata su un telaio rudimentale; è probabile, infatti, che la prima forma da carta creata ed utilizzata da Ts’ai Lun e dai suoi aiutanti consistesse unicamente in un rettangolo di rete da pesca, teso su un telaio di bambù. Con un simile utensile era necessario che il foglio umido si asciugasse direttamente sulla forma; conseguentemente per ottenere una grande quantità di carta occorreva un gran numero di forme perché l’essiccazione al sole richiedeva un certo tempo. Sempre dalla cronaca cinese apprendiamo che fu un contemporaneo di Ts’ai Lun, un certo Tso-Tzu-yi, a perfezionare i procedimenti di fabbricazione sostituendo la rete da pesca usata per la prima forma con tralicci di bambù molto ravvicinati nel senso orizzontale e legati insieme verticalmente da fili di seta o crini di coda di cavallo. E fu sempre lui ad adottare un nuovo collante a base amidacea, migliore di quelli a base vegetale utilizzati da Ts’ai Lun, in grado di evitare che l’inchiostro fosse interamente assorbito o si spandesse sul foglio.9,10 Con il passare

del tempo verrà modificato anche il metodo di asciugatura; mentre precedentemente il foglio di carta veniva creato dall’asciugatura dell’impasto all’interno del telaio e solo successivamente estratto dallo stesso, adesso, altro grande merito dei cinesi, fu quello di togliere dal telaio il foglio ancora umido che, attaccato ad una parete di muro o su pannelli eventualmente riscaldati nelle stagioni fredde, asciugava poi lentamente, mentre la forma veniva immediatamente riutilizzata. Anche in fatto di utilizzo di stracci, come materia prima, i cinesi continuarono ad acquisire conoscenze di rilievo: non si limitarono più a macerare ed a pestare ma cominciarono ad utilizzare materie emollienti e sbiancanti. Poca, invece, era la loro preoccupazione per quanto riguardava la meccanizzazione della produzione. Si disponeva di più vasche o mastelli per la macerazione e per l’impasto, ma tutto era rimesso al lavoro dell’uomo che con grosse clave di legno riduceva in polpa informe il materiale fibroso. Conoscevano la pressa costituita da una rudimentale tavola fissata ad una panchetta che esercitava la forza

9 F. Yeh.

Hou Han Shu, cit.

10A. Basanoff. Itinerario della carta dall’Oriente all’Occidente e sua diffusione in Europa in Documenti

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grazie ad un contrappeso postovi sopra dall’uomo.11 Si riporta in Fig. 1.2 i processi di

fabbricazione di carta in Cina.

In cinque, sei secoli molta strada venne dunque fatta dalla carta e la sua produzione si espanse rapidamente in tutta la Cina seguendo le grandi vie commerciali, fiorendo soprattutto vicino ai grandi centri culturali e amministrativi. Più tardi raggiunse anche le regioni più remote, ben oltre il centro della Cina, fino ad approdare anche nelle piccole comunità che vivevano isolate; la Via della Seta ebbe una particolare importanza a tal proposito. Non vanno, inoltre, dimenticati i passi e i sistemi fluviali

11 A. Annesi.

La nobile arte di fabbricare la carta. Roma, Istituto Romano di Arti grafiche Tumminelli, 1969, p. 23

Figura 1.2. La fabbricazione della carta presso i cinesi: A. Il taglio dei bambù; B. La preparazione e la cernita delle fibre; C. La triturazione; D. La vasca di raccolta per la fermentazione dell’impasto; E. Il prelievo dell’impasto dalle vasche di fermentazione; F. La preparazione dei telai; G. La formazione del foglio; H. La collatura e la preparazione dei rotoli; I. Il taglio; L. La rifilatura; M. La confezione di risme.

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che consentirono un ulteriore spostamento verso sud permettendo una diffusione nel subcontinente indiano e in Asia sudorientale12 (Fig.1.3).

La Cina con la sua meravigliosa civiltà e la sua ricchezza, però, andava tramontando stretta in una morsa di ferro: a settentrione i mongoli, ad oriente i giapponesi ma soprattutto ad occidente gli arabi. La fabbricazione della carta rimase, infatti, un segreto della Cina fino all’VIII sec. quando, proprio in seguito ad una battaglia con il mondo musulmano, giunse nel mondo islamico.13 La cultura araba molto deve alla carta che a

sua volta, però, molto deve agli arabi i quali, come vedremo, la portarono rapidamente in Europa. Fu, infatti, l’Islam a fare dell’ “arte bianca”, ovvero dell’arte di fabbricare la carta, una vera e propria industria.

LA DIFFUSIONE DELLA CARTA NEL MONDO ARABO

L’origine cinese della carta non sembra essere mai stata messa in dubbio nel mondo musulmano. Secondo un racconto tradizionale fu proprio la vittoria delle truppe musulmane di Ziyâd Sâlih al-Khuzâ’i su quelle del governatore cinese di Kutcha, conseguita nel luglio del 751 nei dintorni di Talas, una città vicina alla moderna Giambul (Kazakistan), a far conoscere al mondo arabo i segreti della fabbricazione di questo nuovo supporto. Tra i prigionieri cinesi trasferiti verso Samarcanda, alcuni erano infatti a conoscenza delle tecniche di fabbricazione di questo prodotto; così, intorno

12 P. T. Tschudin. La carta…,cit. pp.80-81

13

E. Pedemonte. La carta: storia, produzione, degrado e restauro. Venezia, Marsilio Editori, 2008, p. 9 Figura 1.3. La diffusione della fabbricazione della carta in Asia

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alla metà del VIII sec., sarebbe iniziata la produzione di carta nel mondo musulmano14.

Gli arabi, che ben presto compresero l’importanza di questa nuova materia, ne diffusero la fabbricazione. Non è sicuramente inutile ricordare per quali ragioni la nuova industria poté svilupparsi floridamente nel mondo arabo. Il dominio musulmano si estendeva su un’area vastissima e, al contrario del cattolicesimo, medievale favorì lo studio delle scienze e il sorgere di grandi università; non ci si deve, dunque, meravigliare se una tale espansione geografica e culturale abbia stimolato la produzione e il consumo di carta. Prima di arrivare in Europa, la tecnica e la qualità della carta subirono, grazie agli arabi, profonde trasformazioni. I cinesi avevano provato diversi tipi di impasto e, pur utilizzando stracci, avevano fatto ricorso alle fibre vegetali di cui potevano disporre. Avevano trovato nuovi metodi di collatura e avevano imparato anche assai presto, lo abbiamo detto, il modo di portar via il foglio ancora umido dal telaio, rendendo possibile l’utilizzazione dello stesso telaio più volte nel corso di una giornata di lavoro, mentre prima si doveva attendere che il foglio si asciugasse per essere asportato dal traliccio. Questo, tuttavia, era costituito da una forma con un intreccio di listarelle di bambù che certo non facilitavano la formazione di un foglio piano. Inoltre, anche se erano in grado di fabbricare rotoli di più di 10 m., il formato era stretto. Gli arabi perfezionarono i procedimenti cinesi non solo riguardo la composizione dei materiali, grazie ad una carta ricavata interamente da stracci, ma anche per i processi di fabbricazione. Furono i primi, infatti, a sostituire il traliccio di listarelle di bambù del telaio con un reticolo di fili d’ottone, materiale che non veniva intaccato dalla ruggine. Il foglio risultò più piano. Questa nuova forma possedeva, inoltre, una cornice mobile che l’operaio rimuoveva subito dopo che il foglio si era formato. Essa consentiva non soltanto la tenuta della pasta, ma anche una maggiore facilità nel distacco del foglio; serviva, inoltre, a delimitare le dimensioni del foglio di carta nascente e a stabilirne lo spessore. La polpa di carta, a questo punto, non sarebbe più stata versata all’interno della forma, ma sarebbe stata la forma ad essere immersa in un tino contenente l’impasto. I formati divennero assai più ampi di quelli cinesi: in genere 52x70 o 50x73.15 Il merito maggiore degli arabi, tuttavia, oltre a quello di aver

sperimentato nuovi impasti e adottato nuovi telai, fu quello di riuscire ad utilizzare la forza dell’acqua per manovrare complessi meccanici per la macerazione e la preparazione degli impasti. Avevano conosciuto dai romani i mulini ad acqua; a questi applicarono la ruota dentata di Erone d’Alessandria trasformando il moto circolare continuo in un moto alternato utilizzando come contrappeso, il martello stesso che

14J. Von Karabacek. Arab paper. Londra, Archetype Publications, 1991, pp. 24-26

15

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doveva compiere il lavoro di triturazione.16 Il mulino da carta, che alimenterà per secoli

l’industria cartaria, e di cui vedremo in seguito il funzionamento, è perciò frutto della civiltà araba. Ma non fu conquista di un giorno: i primi mulini furono a mano o azionati dalla forza dei cammelli e degli asini; soltanto intorno al IX sec. I tecnici musulmani arrivarono ad utilizzare l’energia idrica.17 La carta divenne ben presto una merce

preziosa e rinomata in tutti i paesi dell’Oriente civile. Pur se Samarcanda rimase il centro principale della produzione cartaria nel medio Oriente, la carta cominciò ad essere prodotta anche a Bagdad (Iraq) verso la fine del 700, a Damasco (Siria) e a Tiberiade (Israele) verso la metà del 900. In Egitto, nel X secolo, la carta cominciò, dapprima in misura ristretta e poi sempre più ampia, a soppiantare il papiro in seguito alla sua maggiore disponibilità e al costo inferiore1819(Fig.1.4).

Gli arabi esercitavano ormai il predominio su larga parte del bacino del Mediterraneo. Durante la loro dominazione, però, non solo non soffocarono la cultura dei territori di conquista, che anzi in certa misura assimilarono, ma anzi cercarono di dare valore universale alla propria. Diffondendo il loro sapere, gli arabi favorirono così l’installazione di manifatture di carta, veicolo di comunicazione di tutti i valori culturali. Così l’industria cartaria fu esportata in Europa.

16 C. M. Briquet. La papier arabe au moyen age et sa fabrication in Briquet’s Opuscola. Monumenta cartae

papyraceae historiam illustrantia vol. IV. Holland, The paper publication society, 1955, pp. 162-165

17 J. Bloom. Paper before print: the history and impact of paper in the Islamic world in Journal of the

American Institute for Conservation vol. 42 n.1. Londra, Maney Publishing, 2003. pp. 124-126

18 F. Deroche. La rivoluzione della carta dall’Oriente all’Occidente: tecniche di fabbricazione in Scrittura

e libro nel mondo greco e bizantino. Ravello, CUEBC, 2012, pp.12-18

19 D. Hunter. Papermaking. New York, Alfred A. Knopf Inc., 1943, pp.10-15

LOCALITA’/REGIONE EPOCA DI DIFFUSIONE 1.Samarcanda (Uzbekistan) VIII

2.Tabriz (Iran) VIII/IX

3.Bagdad (Iraq) VIII/IX

4.Damasco (Siria) X

5.Il Cairo (Egitto) X/XI

Figura 1.4. Inizio della produzione della carta nell’Arabia antica

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DAL MONDO ARABO ALL’EUROPA

L’uso e le tecniche di fabbricazione della carta, arrivati dalla lontana Cina alle coste del Mediterraneo, proseguirono la loro espansione verso l’Europa seguendo la traccia delle occupazioni arabe. Dall’Egitto, attraverso l’Africa settentrionale, la carta raggiunse la Tunisia, l’attuale Libia ed infine, nell’XI sec., il Marocco. Fez al pari di Bagdad e Damasco, diventerà uno dei più importanti centri cartari del mondo islamico. Da questi centri si espanse poi verso l’Europa.20 Una prima ramificazione della “via della carta” si

spinse da Tunisi verso la Sicilia. Ciò è confermato da una testimonianza particolarmente autorevole, quella del viaggiatore arabo Ibn Ḥawqal, che visitò Palermo (Balarm) nel 972. Nel suo testo, Kitāb ṣūrat al-arḍ

,

egli riferisce che tra gli oggetti da lui visti vi fosse proprio la carta.21 Per quanto manchino altre testimonianze, appare assai probabile che

proprio a Palermo fosse stato predisposto dalle autorità arabe un centro per la fabbricazione della carta sotto diretto controllo dei governanti. Questa era, infatti, procedura abituale per ogni capitale di governatorato islamico, procedura attuata anche a fini di prestigio. Una seconda ramificazione partì, invece, dal Marocco per raggiungere la Spagna meridionale. Fu proprio Jativa, un piccolo paesino della Spagna meridionale corrispondente all’odiena Sanfelipe in provincia di Valencia, ad ospitare, tra fine XI e inizi XII sec., la prima cartiera europea.22,23 A dispetto delle remore che

vengono frapposte durante gli anni bui del medioevo alla diffusione della cultura, l’arte di fabbricare la carta conosce in Europa periodi di grande splendore. L’industria cartaria si diffonde, infatti, dal 1100 al 1700, in ogni angolo del vecchio continente e conserva un primato assoluto sino al XIX secolo quando, con l’avvento della cellulosa, entrano in lizza i paesi in grado di produrre la pasta di legno, la nuova materia prima dell’industria cartaria. Dal 100 al 750 d.C. aveva dominato la Cina e la carta era sconosciuta negli altri paesi del mondo. Seguì un lungo predominio arabo, poi, agli inizi del XII sec. ebbe inizio la fabbricazione in Spagna, nel 1276 in Italia, nel 1348 in Francia, nel 1386 in Belgio, nel 1390 in Germania, nel 1430 in Svizzera, nel 1488 in Inghilterra, nel 1491 in Polonia, in Svezia nel 1563, nel 1576 in Russia e Danimarca, più tardi in Finlandia (1666), in Irlanda e Islanda (Fig. 1.5)24.

20

A. Basanoff. Itinerario della carta…, cit. p. 26

21 J. H. Kramers. Ibn Ḥawqal’s Kitāb ūrat al-ar. Leiden, Brill, 1938.

22 G. G. Carreira. Historia de Papel en Espana. Diputacion National de Lugo, 1994, pp. 25-30

23 Oriol Valls i Subira. The History of Paper in Spain. Empresa Nacional de Celulosas, 1978. p. 76 e sgg.

24

(10)

1.3

Geografia della carta

Se la storia della carta si sviluppò attraverso le vicende su descritte, la sua geografia si elaborò, invece, di località in località secondo le contingenze locali. Alcune circostanze, però, risultarono indispensabili per l’installazione di cartiere e potrebbero servire, perciò, a spiegare, con maggior precisione, la geografia della carta: la vicinanza di un centro urbano, l’esistenza delle materie prime e la presenza di acqua.25 La vicinanza di

centri urbani o di importanti centri commerciali fu necessaria per lo sviluppo delle industrie cartarie in quanto, proprio questi luoghi, potevano offrire sia materie prime che capitali, attrezzatura e mano d’opera, mezzi di trasporto efficienti; divennero, dunque, centri di attrazione le località in cui si esercitava da tempo l’industria tessile, i cui cascami fornivano la materia prima per la carta, ma anche i porti, luoghi in cui l’industria cartaria trovava facili opportunità di smercio dei propri prodotti. I porti ebbero grande importanza anche per il reperimento della materia prima in quanto provvisti di una grande quantità di vecchi cordami. A lungo andare, tuttavia, l’aumento della richiesta di carta e la presenza di un sempre maggior numero di cartiere provocò una certa penuria nella disponibilità di stracci; da ciò l’importanza dei venditori di stracci o cenciaioli. Per quel che concerne l’acqua, si può affermare che non bastava che

25 A. Basanoff. Itinerario della carta…, cit. p.11

Figura 1.5. Diffusione temporale della produzione della carta in Europa

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essa fosse presente, occorreva che il flusso fosse uniforme. La purezza dell’acqua era un altro fattore necessario, soprattutto per la carta di qualità; le cartiere tendevano, quindi, ad installarsi fuori dalle città, preferibilmente a monte e non a valle di esse. Tutti o parte di questi elementi si combinarono, quindi, in modo tale da dare alla geografia della carta il suo carattere.26 Tuttavia, accanto a questi incentivi, si presentarono anche

ostacoli tali da opporsi al rapido moltiplicarsi delle cartiere, perlomeno in Occidente. Il principale ostacolo, ovvero la concorrenza di altri prodotti, praticamente non esistette in Cina né tantomeno nel mondo arabo, dove la carta prevalse con facilità sugli altri materiali. Non così in Europa dove, agli inizi del XIV sec., la pergamena costituiva un supporto per la scrittura assai più soddisfacente delle prime carte che venivano fabbricate. Le tecniche di preparazione della pergamena avevano fatto grandi progressi, gli allevamenti ovini si erano diffusi a tal punto che per qualità e prezzo la pergamena rivaleggiò ed ebbe spesso il sopravvento sulla carta, considerata all’inizio come una materia troppo delicata. Un secondo ostacolo al rapido diffondersi delle cartiere fu costituito dal livello della cultura nell’Europa medievale, che non poteva paragonarsi né con quello della Cina, da lungo tempo assai elevato, né con quello del mondo arabo che aveva raggiunto il suo massimo sviluppo nel X sec. A sostegno di questa tesi basti pensare che, in quell’epoca, Cordoba possedeva una biblioteca di 400.000 volumi, mentre un monastero fiorente come quello di Cluny ne vantava appena 570.27 È,

dunque, agevole comprendere come la domanda di carta in Europa fosse agli esordi scarsa e rimanesse tale fino alla fine del XV sec.. Per di più l’Occidente cristiano avversò spesso la nuova industria, vietando, per certi documenti ufficiali e amministrativi, l’impiego della carta a causa della sua provenienza araba. Solo l’invenzione della stampa offrì nuovi sbocchi.28

26

R. H. Clapperton. Paper an Historical Account of Its Making By Hand from the Earliest Times Down to the Present Day. Oxford, The Shakespear Head Press, 1934, p. 25

27 A. Basanoff. Itinerario della carta…, cit. p.13

28 R. I. Burns. Paper comes to the West, 800−1400 in Lindgren, Uta, Europäische Technik im Mittelalter

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