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Academic year: 2022

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ranno disponibili i vaccini del- le altre case farmaceutiche, come AstraZeneca e Moder- na. Più semplici da conserva- re, ma trasportare tutti i vacci- ni potrebbe diventare compli- cato. Per questo si sta valutan- do anche l’utilizzo di aziende private. Alessandro Petrone, presidente di Assoram, l’asso- ciazione che riunisce gli ope- ratori logistici della distribu- zione di farmaci, ha incontra- to di recente Arcuri, «una splendida chiacchierata», di- ce. E ribadisce al nostro gior- nale l’importanza di «una di- stribuzione capillare e sicu- ra, che permetta di accelera- re i tempi». —

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nare nell’ordine dei milioni.

La seconda fornitura garanti- ta da Pfizer sarà di 2 milioni e 507mila dosi, in totale ne do- vremmo ricevere 8 milioni e 700mila nel primo trimestre del 2021. Modulare le tempi- stiche delle consegne nelle va- rie Regioni sarà fondamenta- le, almeno quanto garantire la conservazione in sicurezza.

E sarà meglio non restare sen- za ghiaccio secco, la cui dispo- nibilità sul mercato nelle ulti- me settimane è stata messa in dubbio dagli stessi addetti ai lavori. «Per la movimentazio- ne di milioni di vaccini il ghiac- cio secco attualmente disponi- bile in Italia non è sufficien- te», dice Giulio Locateli, titola- re della Locatelli Meccanica di Subbiano, in provincia di Arezzo. Comprarlo ora può co- stare caro, spiega, meglio pro- durlo in casa, «Una produzio- ne gestita dallo Stato e maga- ri affidata all’Esercito, sareb- be la soluzione più logica». —

NIC. CAR.

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L’INTERVISTA

Niccolò Carratelli / ROMA

U

na partenza simbo- lica, ma che può avere un impatto decisivo dal punto di vista psicologico. Agostino Miozzo, coordinatore del Co- mitato tecnico-scientifico, guarda con ottimismo alla campagna vaccinale che co- mincia oggi in Italia e in Euro- pa. «Questo vaccino è un mi- racolo dal punto di vista scien- tifico – dice – sono certo che più andremo avanti più i dub- bi diminuiranno e le persone si faranno vaccinare».

Sappiamo quando comin- ciamo a fare le iniezioni, ma non sappiamo quando finiremo…

«È chiaro che abbiamo anco- ra diversi mesi davanti, alme- no sei prima di raggiungere un buon livello di immunizza- zione della popolazione. Se riusciremo a rispettare la ta- bella di marcia prevista da qui all’estate, allora vedremo risultati tangibili sul fronte della mortalità e dei contagi, che si abbasseranno progres- sivamente. A quel punto en- treremo in una fase diversa».

L’obiettivo è vaccinare il 70% della popolazione: è possibile centrarlo senza prevedere una qualche for- ma di obbligo?

«Mi auguro che questa cam- pagna non abbia bisogno di passaggi normativi che porti- no alla obbligatorietà, ho la percezione che le categorie più a rischio siano pronte a vaccinarsi: tra gli operatori sa- nitari, ad esempio, non credo ci saranno diserzioni signifi- cative. Serve certamente una buona attività di comunica- zione, per smontare narrazio- ni critiche e allarmismi ingiu- stificati».

Lei quando si vaccinerà?

«Aspetterò il mio turno. Ma, se può servire per sensibiliz- zare la gente, anche domani.

Noi del Cts siamo pronti an- che a una vaccinazione pub- blica, visto che ormai molti dei membri del Comitato so- no volti noti».

Siete preoccupati per que- sta variante inglese del vi- rus, che ormai è anche in Ita- lia?

«Se è per questo circolava ab- bondantemente da tempo, ma ora siamo nelle condizio- ni migliori per affrontarla, vi- sto che siamo in questo se- mi-lockdown natalizio, con una forte riduzione dei con- tatti. Ci aspettiamo che que- sta fase di chiusura ci consen- ta di abbassare la curva. Dob- biamo arrivare a 50 contagia- ti ogni 100mila abitanti, un rapporto che ci consentireb- be un adeguato controllo dei focolai, ma è un dato ancora lontano».

I numeri degli ultimi giorni, del resto, non invitano all’ottimismo…

«Ritengo che ora stiamo pa- gando i giorni dello shopping

“libero”, ormai siamo abitua- ti a questo andamento irrego- lare della curva, che si rialza non appena noi abbassiamo la guardia e modifichiamo i nostri comportamenti. Ci piaccia o meno, dobbiamo continuare a osservare le re- gole che ci siamo dati: ma- scherine, igiene e distanzia- mento».

Quindi nessun cambio di strategia di fronte alla va-

riante del virus?

«Ne abbiamo parlato con i col- leghi del Cts, ad oggi ritenia- mo non sia necessario cam- biare nulla. Certo, bisogna im- plementare i test antigenici rapidi, per verificarne l’effica- cia, e potenziare lo studio del virus, il suo sequenziamento, che va aggiornato in tempo reale. Su questo terreno sia- mo in ritardo rispetto ad altri paesi e dobbiamo migliora- re».

A proposito di studio, che ri- sposta vi siete dati sul preoc- cupante aumento dei conta- gi in Veneto, in proporzio- ne, rispetto al resto d’Ita- lia? C’entra la variante in- glese?

«Non mi azzarderei a fare una correlazione di questo ti- po, non abbiamo ancora una risposta certa, è una questio- ne da approfondire. Il Veneto è sempre rimasto in “giallo” e questo forse ha influito sulla circolazione del virus, ma non è stata l’unica regione a tenere tutto aperto, quindi non è una spiegazione suffi- ciente. Un altro fattore può es-

sere il numero di tamponi che si fanno in quella Regione».

È giusto riaprire tutto, in un colpo solo, il 7 gennaio?

«Non è facile conciliare il con- trollo della situazione epide- miologica con le necessità di vita del Paese, con le esigen- ze sociali ed economiche. Cre- do sia necessario ripartire, cercando una qualche gra- dualità, laddove possibile».

Quindi, ad esempio, studen- ti delle superiori in classe dall’11 gennaio? In presen- za al 50%?

«Sì, questa è un’ipotesi. Co- munque, che sia il 50 o il 75%

in presenza, è fondamentale riportare i ragazzi a scuola. E la strategia dei tavoli locali coordinati dai prefetti si sta ri- velando vincente per risolve- re i problemi dei trasporti, de- gli orari di ingresso scagliona- ti e del controllo sanitario. An- zi, se l’avessimo fatto prima forse avremmo trovato solu- zioni adeguate già a giugno o luglio».

I piani saranno pronti per la ripresa di gennaio?

«Nella maggior parte dei casi sì, qualche criticità potrebbe restare nelle città metropoli- tane, perché una cosa è la ge- stione del territorio a Cuneo o Barletta e un’altra è a Roma o Milano. Ma credo che chi sia nelle condizioni di partire subito con una presenza in classe degli studenti al 75 o anche al 100% debba farlo».

E la riapertura degli impian- ti di sci? Avete chiesto corre- zioni al protocollo messo a punto dalle Regioni…

«Non abbiamo parlato di da- te, abbiamo solo esaminato il protocollo, ben fatto, e propo- sto delle modifiche: sui nume- ri delle persone che possono accedere agli impianti di risa- lita, sulle modalità di vendita degli skypass e su altre picco- le questioni. Ovviamente le valutazioni sulla possibilità di avviare la stagione sciistica sono rimandate alla verifica della curva epidemica, che avremo a gennaio». —

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L’emergenza coronavirus

«Sono certo che più andremo avanti più i dubbi diminuiranno e le persone si faranno vaccinare. Io aspetterò il mio turno»

AGOSTINO MIOZZO COORDINATORE

DEL COMITATO TECNICO SCIENTIFICO

Parla il coordinatore del Cts: «Se riusciremo a rispettare la tabella di marcia da qui all’estate allora vedremo risultati tangibili sul fronte della mortalità e dei contagi. È necessario ripartire»

Miozzo: «Sei mesi di tempo per il miracolo scientifico»

Dall'Inghilterra arrivano anche buone notizie. In pie- na crisi sanitaria causata dalla variante del virus, in un ospedale di Londra han- no trovato quella che po- trebbe essere una cura effi- cace contro il Covid. Si trat- ta di una terapia di anticor- pi che consentirebbe un'im- munità abbastanza lunga- dai 6 ai 12 mesi - particolar- mente indicata a chi è espo- sto a forti pericolo, per

esempio i conviventi non ancora positivi dei conta- giati o chi vive in aree a ri- schio, come le università, che nel Regno Unito hanno visto sorgere molti focolai incontrollati. Un trattamen- to d'emergenza, insomma, che però ancora necessita di verifiche e approvazioni ufficiali. La scoperta si deve a uno studio, chiamato con una certa enfasi “storm cha- ser”, il cacciatore di tempe-

ste, sviluppato da Universi- ty College London Hospital (Uclh) e AstraZeneca, la stessa azienda che produce il vaccino europeo. Lo stu- dio coinvolge l'Uclh, diversi altri ospedali britannici e una rete di 100 siti in tutto il mondo. Se approvato, il far- maco verrà somministrato a chi è stato esposto al Co- vid-19 negli otto giorni pre- cedenti. FRA. OLI.

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lo studio dell’università di londra e astraZeneca

Dal Regno Unito la terapia di anticorpi per l’immunità

«Il farmaco può proteggere i parenti dei contagiati»

Fonte: Ministero della Salute

LA CAMPAGNA VACCINALE

inverno (da fine 2020) Prime dosi disponibili

8.000.000

1.346.000 Pfizer-Biontech

Moderna DIC

GEN

FEB

MAR APR MAG

primavera

GIU LUG AGO

estate Altre dosi opzionate dall’Italia 193.200.000

CATEGORIE PRIORITARIE Operatori sanitari Operatori sociosanitari Anziani nelle Rsa Personale delle Rsa Ultraottantenni

CATEGORIE PRIORITARIE Persone

in servizi essenziali Personale scolastico Persone di 60-80 anni Forze dell’ordine

Eventuali aree focolaio VACCINAZIONE DI MASSA

Obiettivo:

immunità di gregge

40.000.000

di vaccinati DOMENICA 27 DICEMBRE 2020

LA PROVINCIA PAVESE

FATTO DEL GIORNO 3

(4)

L’emergenza sanitaria

il programma della giornata

V-Day, oggi si parte al San Matteo

I primi 50 vaccinati della provincia

Le dosi arriveranno scortate in mattinata. L’incontro con i vertici, poi la sfilata di medici e infermieri

Il primario di Malattie infettive è tra i candidati indicati dal policlinico

«Sicuro per sè e per gli altri, ma serve un richiamo dopo 21 giorni»

Bruno: «Nessun rischio contagio per chi vive accanto ai vaccinati»

Donatella Zorzetto / PAVIA

Le prime 50 dosi di vaccino anti-Covid (Pfizer Bionte- ch), destinate alla provincia di Pavia, arriveranno oggi po- meriggio al San Matteo. E lì troveranno altrettanti medi- ci e infermieri pronti ad assu- merle. Il V-Day si celebra og- gi al policlinico di Pavia con un incontro ufficiale dei verti- ci degli ospedali pavesi (Ales- sandro Venturi, presidente del San Matteo con il diretto- re generale Carlo Nicora; Ma- ra Azzi, direttore generale di Ats Pavia; Michele Brait, di- rettore generale di Asst Pa- via) e con la chiamata (in ri- goroso ordine alfabetico) dei sanitari che per primi si sotto- porranno alla vaccinazione, nella palazzine di Malattie in- fettive. Tra questi compari- ranno i due professori del San Matteo da quasi un anno in prima linea contro il virus:

Raffaele Bruno, primario di Malattie infettive e Fausto Baldanti, responsabile del La- boratorio di Virologia Mole- colare.

I PRIMI CANDIDATI

Bruno e Baldanti saranno ac- compagnati da una buona schiera di altri medici e infer- mieri candidati ad essere vac- cinati. Il numero uno in pro- vincia di Pavia ad assumere la dose del siero anti-Covid sarà il presidente dell’ordine dei medici di Pavia, Claudio Lisi, seguito dalla presidente dell’ordine degli infermieri, Luigia Belotti. Poi, distanzia- ti di una ventina di minuti l’u- no dall’altro, negli ambulato- ri di Malattie infettive, entre- ranno altri personaggi cono- sciuti della sanità pavese.

Per il policlinico di Pavia ci sa- ranno, tra gli altri, i primari:

Francesco Mojoli (Rianima- zione), Stefano Perlini (Pron- to soccorso) Gian Luigi Mar-

seglia (Pediatria), Marco Be- nazzo (Otorinolaringoia- tria), Angelo Corsico (Pneu- mologia) e Arsenio Spinillo (Ostetricia).

Per la rete ospedaliera di Asst (Azienda socio assisten- ziale) di Pavia, si presente- ranno: Luigi Magnani (Capo dipartimento Area medica, primario di Medicina a Vo- ghera e Medicina a Bassa in- tensità a Casorate), Livio Car-

nevale (Capo dipartimento Emergenza e Area criti- ca-Dea, primario di Aneste- sia e Rianimazione Vigevano e Lomellina), Maurizio Rai- mondi (primario di Aneste- sia e Rianimazione Voghera e Oltrepo), Massimo Miglia- vacca (Capo dipartimento di Chirurgia specialistica e pri- mario di Ortotraumatologia Vigevano), Mario Alessiani (primario di Chirurgia all’o- spedale Broni-Stradella), Vit- torio Perfetti (primario di Me- dicina all’ospedale SS. An- nunziata di Varzi).

DOSI SCORTATE

Le dosi di vaccino arriveran- no oggi in mattinata, già

scongelate, dopo un lungo viaggio iniziato alla Vigilia di Natale dalla fabbrica della Pfizer in Belgio, dosi in segui- to conservate allo Spallanza- ni di Roma a -75 gradi. Le fia- le destinate alle regioni sono state trasferite nell’hub predi- sposto dalla Difesa all’aero- porto militare di Pratica di Mare e consegnate con 5 ae- rei nel resto d’Italia. A ricever- ne il maggior numero è la Lombardia: 1.620 dosi che dall’ospedale Niguarda sono trasferite su mezzi Areu, con scorta delle forze dell’ordi- ne, anche a Pavia, che per ora ne avrà 50, ma ne aspetta in tutto 20mila entro la metà di gennaio. —

L’INTERVISTA

S

arà uno dei primi a far- si iniettare la dose di vaccino anti-Covid. Il professor Raffaele Bru- no, primario di Malattie infet- tive, dice che «si tratta di dove- re deontologico per un opera- tore sanitario». E assicura che

«chi sta vicino a un vaccinato non corre alcun rischio».

Ci può spiegare perchè professore?

«Il vaccino non contiene il virus e non può provocare la malattia. Quindi il vaccinato può comportarsi in famiglia esattamente come faceva pri- ma».

Però Aifa consiglia co-

munque a chi assume la do- se di vaccino di mantenere le precauzioni del caso quando si muove nel socia- le.«Ecco, ha detto bene: quan- do è a contatto con gli altri la persona vaccinata deve co- munque indossare mascheri- na e osservare le distanze.

Questo a scopo cautelativo».

Perchè?

«Innanzitutto l’efficacia è stata dimostrata dopo una set- timana dalla seconda dose.

Inoltre i risultati degli studi condotti sul vaccino hanno di- mostrato che due dosi di mR- NA BNT162b2 (Comirna- ty)somministrate a distanza di 21 giorni l’una dall’altra possono impedire al 95% de- gli adulti dai 16 anni in poi di sviluppare la malattia Co- vid-19 con risultati sostanzial- mente omogenei per classi di età, genere ed etnie».

Il vaccino può provocare la malattia Covid-19 o altre alterazioni genetiche?

«Questo vaccino, ripeto, non utilizza virus attivi, ma so- lo una componente genetica che porta nell’organismo di chi si vaccina l’informazione

per produrre anticorpi specifi- ci. Non sono coinvolti virus in- teri o vivi, perciò non può cau- sare malattie».

Dunque chi si vaccina è si- curo per se e per gli altri?

«Sicurissimo».

Quanto dura la protezio- ne?«Non è ancora definita con certezza perché il periodo di osservazione è stato necessa- riamente di pochi mesi, ma le conoscenze sugli altri tipi di Coronavirus indicano che la protezione dovrebbe essere di almeno 9-12 mesi».

Quindi lei lo consiglia a tutti?

«Assolutamente sì. È la mi- gliore protezione che ora ab- biamo contro questo terribile virus». —

D.Z.

Le confezioni di vaccino sono conservate in appositi frigoriferi: oggi nel reparto di malattie infettive del S. Matteo le prime vaccinazioni a Pavia

L’efficacia è stata dimostrata dopo una settimana dalla seconda dose Nel sociale è meglio tenere la mascherina

in lombardia

Dal Niguarda ai 65 hub in arrivo 1.620 dosi

Tra i candidati anche i presidenti degli ordini con i primari Baldanti Perlini e Marseglia

RAFFAELE BRUNO, 54 ANNI È PRIMARIO DI MALATTIE INFETTIVE AL POLICLINICO SAN MATTEO DI PAVIA

Il vaccino Covid-19 mRNA BNT162b2 (Comirnaty) è de- stinato a prevenire la malat- tia da Covid -19 nelle persone dai 16 anni in su. Contiene la molecola RNA messaggero (mRNA) con le istruzioni per produrre una proteina pre- sente su SARS-CoV-2, virus re- sponsabile del Covid-19. Il vaccino richiede un richiamo dopo 21 giorni.

come funziona

Una proteina che fa da barriera al Coronavirus

MILANO

È la regione più colpita dal virus, oltre che la più abita- ta, con un sesto della popo- lazione italiana, e avrà quin- di il numero maggiore di do- si per il primo giorno di vac- cinazioni contro il covid: le 1.620 dosi del vaccino Pfi- zer Biontech destinate alla Lombardia partiranno dall'ospedale Niguarda di Milano e arriveranno subi- to in tutti i luoghi simbolo della lotta al coronavirus.

Gli hub scelti dalla Regio- ne, cioè quegli ospedali at- trezzati con gli ultrafrigo in- dispensabili per stoccare il vaccino a -75 gradi, in Lom- bardia saranno in tutto 65 e l'avvio della campagna sa- rà dato dal presidente della Regione Attilio Fontana che, assieme all'assessore al Welfare Giulio Gallera, sarà al Niguarda. Nell'ospe- dale milanese verranno vac- cinati medici ormai noti al grande pubblico come Mas- simo Galli, Fabrizio Preglia- sco e Giuliano Rizzardini, assieme ad Adele Gelfo, in rappresentanza della cate- goria Oss, e a Grazia Fresta, addetta alle pulizie, en- trambe impiegate nei repar- ti Covid. Non sarà l'unico luogo simbolo di Milano scelto per il vax day: sono centinaia gli anziani morti al Pio Albergo Trivulzio in questi mesi ma, da domani, gli ospiti della più grande Rsa italiana potranno ave- re meno paura del virus.

Fra i primi 14 siti lombardi che riceveranno il vaccino, non potevano mancare l’o- spedale di Lodi dove è stato individuato paziente 1, il Papa Giovanni XXIII di Ber- gamo e il Pesenti Fenaroli di Alzano Lombardo, dove verranno vaccinate 50 per- sone, dal direttore dell'Isti- tuto Mario Negri Giuseppe Remuzzi a medici e infer- mieri di due ospedali dove si sono visti gli effetti più drammatici della prima on- data. —

DOMENICA 27 DICEMBRE 2020

LA PROVINCIA PAVESE

FATTO DEL GIORNO 5

(5)

L’emergenza coronavirus

Michele Sasso /MILANO

Alla vigilia del Vaccine day (che scatterà oggi in tutta Eu- ropa) cattive notizie dal bol- lettino quotidiano del mini- stero della Salute: nonostan- te i nuovi casi di contagio da coronavirus siano scesi da 19.037 a 10.407 nelle ultime 24 ore, preoccupa il tasso di positività che continua a cre- scere e tocca quota 12,8%. In- somma su 100 tamponi ese- guiti, più di 12 sono risultati positivi; mentre fino alla vigi- lia di Natale il tasso era a fer- mo a 12,5% e dal 23 dicem- bre sale costantemente.

Questa percentuale dà l’i- dea dell’andamento dei con- tagi (indipendentemente dal numero di test effettuati che durante le feste crolla) che do- po giorni di flessione – grazie all’effetto delle chiusure delle ultime settimane – conferma che gli attuali positivi sono in crescita perché i nuovi casi so- no più della somma di guariti e decessi: 580.941.

In testa per numero di con- tagi nelle ultime 24 ore la re- gione Veneto con 2.523 nuo- vi casi, seguita da Lombardia (1.606), Emilia-Romagna (1.756) e Lazio (1.123) con un totale nazionale di 81.285 tamponi effettuati, 261 dece- duti e l’indice Rt che sale a 0,90. A preoccupare è in parti- colare la cosiddetta “variante inglese”, una mutazione del- la proteina “Spike” che rende il virus più diffusivo e più con- tagioso: altre 15 persone so- no state individuate in tutta la Penisola. Di queste, sei so- no in Campania, quattro in Veneto, una rispettivamente

in Abruzzo e Puglia e tre in Lombardia. Uno dei tre conta- giati lombardi è della provin- cia di Varese, zona particolar- mente colpita dalla seconda ondata, dove il sindaco di Ar- sago, Seprio Fabio Montagno- li, ha spiegato che «si tratta del dipendente di una compa- gnia aerea proveniente dal

Regno Unito: l’uomo è isolato e non ha avuto contatti con al- tre persone».

I “pazienti inglesi” si ag- giungono alla lista dei due in- dividuati in Puglia e a un posi- tivo nelle Marche già scoperti prima di Natale.

Secondo quanto ricostrui- to in Campania, sei persone

arrivate all’aeroporto di Capo- dichino a Napoli il 20 dicem- bre con voli provenienti da Londra, e sottoposte a tampo- ne rapido, erano risultate po- sitive e perciò da quel giorno in isolamento. Ulteriori anali- si dell’Istituto zooprofilattico del Mezzogiorno di Portici hanno stabilito che sono an- che infette dalla cosiddetta variante inglese perché pre- sentano le mutazioni del ge- ne “Spike” caratteristiche di questo tipo. «L’individuazio- ne dei sei casi positivi – sottoli- nea il presidente campano Vincenzo De Luca – è successi- va all’ordinanza della Regio- ne con la quale si sono blocca- ti i voli provenienti dal Regno Unito, immediatamente do- po la notizia della scoperta della nuova variante. Prose- guirà nei prossimi giorni un la- voro attento di controllo e di filtro rispetto agli arrivi e sul-

la evoluzione dell’epidemia, per garantire al massimo le condizioni di sicurezza».

Altra regione particolar- mente colpita è il Veneto do- ve alla vigilia di Natale l’Istitu- to Zooprofilattico delle Vene- zie ha individuato tre campio- ni di pazienti positivi al Covid nella variante inglese. Ad an- nunciarlo è stato il presidente Luca Zaia. Si tratta di due don- ne e un uomo, non collegati tra loro, della provincia di Tre- viso e Vicenza, ora isolati a ca- sa con solo un po’ di febbre.

Ma Zaia durante la conferen- za stampa ha anche svelato che nel mese di novembre so- no state trovate nella sua re- gione otto diverse varianti del Sar-Cov-2, due delle quali non ancora individuate in Ita- lia quindi presumibilmente ti- piche del territorio.

«Ci chiedevamo perché og- gi abbiamo molto poche tera-

pie intensive in Veneto rispet- to alla prima ondata, e oggi abbiamo la risposta: è un vi- rus diverso». A spiegarlo è Lu- ciano Flor, direttore regiona- le della Sanità mentre parla dei risultati dello studio dell’I- stituto Zooprofilattico. «Que- sta ondata è particolarmente epidemica», ha poi aggiunto Flor ribadendo che il virus at- tualmente in circolo nella sua regione non ha nulla a che ve- dere con le mutazioni e quin- di con i contagi della scorsa estate. Il Veneto, dopo la gran- de risposta della scorsa prima- vera, continua in questa se- conda ondata ad avere un nu- mero molto alto di contagiati e un record registrato il 24 di- cembre: 5.010 nuovi positivi, un dato che ha fatto schizzare il tasso di positività al 36,3%, tre volte di più della media na- zionale. –

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L’INTERVISTA

Francesco Rigatelli / MILANO

«I

n Veneto è stata tro- vata la variante in- glese». L’annuncio a Santo Stefano ar- riva dallo stesso governatore Luca Zaia in una conferenza stampa straordinaria dove il presidente della Regione, per fare fronte alle critiche sulla zo- na gialla delle scorse settima- ne, si presenta con al fianco An- tonia Ricci, direttore generale dell’Istituto di zooprofilassi delle Venezie, che ha appena fi- nito di sequenziare tre virus

«con le mutazioni tipiche della variante inglese».

La novità arriva dopo un giorno di Natale difficile per il Veneto, in cui sono stati conta-

ti 5.010 casi positivi per un to- tale di 87.385 attualmente in- fetti, 94 morti e un tasso di po- sitività del 36,3 per cento, il tri- plo della media nazionale del 12,5, scesi ieri complici le feste a 2.323 positivi e 33 decessi. E mentre si registrano possibili varianti inglesi anche in Abruz- zo, Campania e Puglia, è il Ve- neto l’unica regione di queste con l’indice di contagio Rt su- periore a 1.

Dottoressa Ricci, in cosa con- siste il suo studio?

«Nel corso di un progetto sul sequenziamento del virus in Veneto, partito l’estate scorsa, ci siamo resi conto che negli ul- timi mesi stava succedendo qualcosa di nuovo. Lo studio mostra che su 37 virus isolati a novembre ben otto sono va- rianti generiche e su cinque tamponi esaminati a dicembre

tre presentano le mutazioni ti- piche della variante inglese».

Ne è proprio sicura?

«Per essere sicuri al cento per cento bisogna controllare tut- to il genoma del virus, ma da un primo sequenziamento ra- pido per verificare immediata- mente le parti che possono ri- sultare simili alla variante in- glese sembrerebbe proprio lo

stesso ceppo».

Sembrerebbe o è così?

«Sono molto confidente che sia così perché le mutazioni so- no identiche alla variante in- glese. E poi c’è un elemento in più: le tre persone in esame provengono dall’Inghilterra».

Di chi si tratta?

«Sono italiani tornati a dicem- bre dall’Inghilterra per le fe- ste. Due giovani e un poco più che quarantenne, che stanno tutti bene e hanno solo un po’di febbre e senso di stan- chezza. Dopo il tampone anti- genico rapido e quello moleco- lare positivi sono stati isolati e tutti i loro contatti sono stati te- stati, finora negativi tranne in un caso».

Non risulta poi così contagio- sa questa variante…

«Intanto si è scoperto che è pre- sente. Solo sequenziando più

tamponi potremo capire quan- to lo sia e se influisca. Conside- rando che a febbraio non c’era- no mascherine e misure il so- spetto è che la seconda ondata sia in qualche modo più conta- giosa in Veneto come ovun- que».

Come spiega l’incremento del tasso di positività a Nata- le? «Non è un dato veritiero. Pro- babilmente c’è stato un accu- mulo dei conteggi dei giorni precedenti. Questo è un perio- do particolare e i dati possono venire registrati in ritardo».

Errore di comunicazione?

«Molto probabile che lo sia e verosimilmente nei prossimi giorni quel dato si abbasserà».

Insomma, la situazione è gra- ve ma non così tanto?

«Sicuramente il virus è molto presente in Veneto, ma non a li-

velli drammatici. L’indice Rt è di poco sopra l’1 e bisogna lavo- rare perché vi torni sotto».

Perché il Veneto è la regione con più contagi?

«È successo l’opposto che in Lombardia. Nella prima fase il Veneto si è difeso bene e la po- polazione è rimasta sostanzial- mente intoccata. Questo para- dossalmente ci svantaggia adesso, perché il virus magari in una variante più contagiosa trova le praterie. Va ricordato che qui la seconda ondata è partita in ritardo, per cui sta succedendo ora ciò che altro- ve è avvenuto un mese fa».

Non state pagando le setti- mane in zona gialla?

«Non lo so, ma chiaramente il virus si diffonde tramite i con- tatti personali, dunque meno ce ne sono e meglio è».

Un’indicazione che varrà an- che dal 7 gennaio?

«Bisognerà valutare la situa- zione in quei giorni, ma io mi occupo dello studio del virus e posso dare solo dei suggeri- menti. Le decisioni sono di re- sponsabilità della politica». —

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Il tasso di positività sale e tocca il 12,8%

I nuovi casi tornano a superare i guariti

Per il terzo giorno cresce la percentuale di contagi rispetto ai tamponi. Veneto, Lombardia e Campania in allarme

Antonia Ricci, direttrice generale dell’Istituto di zooprofilassi delle Venezie: regione in svantaggio, evitare i contatti

«In Veneto ora il virus corre e trova praterie»

Fonte: Iss (dati riferiti alla settimana 21/12-26/12)

L’INDICE RT

Veneto Molise Lazio Lombardia Puglia E. Romagna Liguria Marche Calabria Friuli V. G.

Umbria Sardegna Sicilia

P. A. di Bolzano Toscana Abruzzo Basilicata Piemonte P. A. di Trento Valle d’Aosta Campania

ITALIA

0,90

per ridurre il contagio occorre scendere sotto l’1

1,11 1,02 0,96

0,88 0,82

0,81 0,82

0,80

0,74 0,74 0,71

0,70 0,70

0,69 0,69 0,68 0,68 0,65

0,92

Fonte: Ministero della Salute

L'ANDAMENTO DELL'INDICE RT IN ITALIA

La data è quella della diffusione del dato da parte del ministero, ma l’indice si riferisce alle due settimane precedenti

9

2 16 23

25 18 11 4 27 20 14 6 31 24

OTTOBRE NOVEMBRE DICEMBRE

SETTEMBRE AGOSTO

LUG

1,144

30 6 13 20 27 4 11 18

0,6 0,7 0,8 0,9 1,0 1,1 1,2 1,3 1,4 1,5 1,6

1,7 L'indice descrive il tasso di contagiosità del virus Sars-Cov-2 dopo

l’applicazione delle misure atte a contenere il diffondersi della malattia

25 0,90

Antonia Ricci, direttrice IZSVe

6 FATTO DEL GIORNO

DOMENICA 27 DICEMBRE 2020

LA PROVINCIA PAVESE

(6)

dal san matteo

Variante inglese in Lombardia individuati i primi due casi

Donatella Zorzetto / PAVIA

Oltre 500 pavesi morti per Co- vid-19 nell’arco di tre mesi, da ottobre a oggi. La seconda on- data pandemica ha generato un’impennata di nuove vitti- me, soprattutto anziani - età media 77 anni - per almeno 150 dei quali il decesso è avve- nuto in Rianimazione, al San Matteo. Dati crudi, quelli che provengono da Regione Lom- bardia, che dimostrano come questo secondo picco di conta- gi abbia avuto comunque effet- ti devastanti. Basti pensare che, sommato al primo perio- do di pandemia, questo anno di lotta ravvicinata al Corona- virus ha causato complessiva- mente 1.848 decessi.

LA CURVA DELLA MORTALITÀ

In provincia di Pavia la curva della mortalità non si è mai az- zerata del tutto, anche se in

estate, nei mesi tra giugno e agosto, era quasi piatta. Alla fi- ne di maggio si era toccato il migliaio di morti, poi la situa- zione era migliorata. Tuttavia in seguito la curva ha ripreso a salire: a settembre si sono regi- strati 12 decessi, a ottobre 35 (nel numero c’è anche il dram- ma delle suore Pianzoline di Mortara), ma è stato novem- bre il mese più nero, con 220 morti. E dicembre ha prosegui- to con una media di dieci dece- duti pavesi al giorno, sia al San Matteo che negli altri ospedali provinciali e nelle Rsa. Sino a poco prima delle festività si è arrivati a 12 morti in 24 ore, smorzato nei giorni successi- vi: il punto più basso si è regi- strato il 21 dicembre con, for- tunatamente, due soli decessi.

Il San Matteo fino al 16 di- cembre scorso aveva ancora quasi cinquanta pazienti Co- vid in Rianimazione. Ora sono

37, l’ultima è arrivata il giorno di Natale: è una donna 50enne giunta in gravi condizioni da Lodi.

SAN MATTEO ALL’ERTA

Il professor Francesco Mojoli, che dirige la divisione, spiega:

«È vero che al policlinico di Pa- via dal febbraio scorso abbia- mo superato i 500 decessi per Covid, ma in questa seconda ondata i numeri sono più bas- si. Da febbraio al 9 di ottobre i morti in policlinico per Covid sono stati 360, il resto è com- preso da quella data ad oggi.

Novembre è stato un mese ne- ro». «In questa seconda fase di contagi, il 61% deceduti ha più di 80 anni; l’86% ne ha ol- tre 70 – prosegue Mojoli –.

Una popolazione ospedaliera che ha un’età tendenzialmen- te superiore sia per quanto ri- guarda i ricoveri che per i de- cessi. Ora siamo nella fase di ri-

duzione rispetto al picco. Le ra- gioni di tutto ciò vanno indivi- duate nel fatto che questa se- conda ondata è stata un po me- no alta e un po più lenta, ed era- vamo più preparati. Inoltre sia- mo riusciti a ricoverare in Tera- pia intensiva una proporzione superiore di pazienti».

Mojoli infine parla dei dece- duti in Terapia intensiva: «Nel- la prima ondata di pandemia moriva il 40% dei pazienti (in linea con il dato lombardo) – conclude –. In questa seconda fase la percentuale è più bas- sa: il 15-20%. Ma questa volta il fatto di non essere in primissi- ma linea non ci ha fatto impe- gnare di meno. Sapevamo in quale difficoltà si trovassero al- tre zone lombarde, come Mon- za, Brescia, e Como. Così ci sia- mo messi a disposizione acco- gliendo i loro malati Covid. E abbiamo anche aiutato l’ospe- dale in fiera». —

PAVIA

Sono stati individuati i primi due casi, in Lombardia, della

“variante inglese” del Sars-CoV2. Si tratta di due cit- tadini italiani, residenti nell’a- rea milanese, atterrati a Mal- pensa il 23 e 24 dicembre scor- si. I due eventi sono tra loro in- dipendenti e non hanno dato luogo a un focolaio.

I campioni, risultati positivi al tampone molecolare, sono

stati trasmessi dall’Ats Insu- bria al San Matteo di Pavia, do- ve l’équipe del professor Fau- sto Baldanti ha effettuato il se- quenziamento.

«Dal marzo scorso ad oggi il nostro laboratorio ha analizza- to, mediante sequenziamen- to, oltre 550 ceppi virali e que- sti sono i primi casi di variante inglese identificati – spiega Baldanti –. Dal momento dell’allerta emanata dagli in- glesi, Regione Lombardia ha

attivato il nostro laboratorio per le analisi sui viaggiatori di ritorno dall’Inghilterra».

Dal 20 dicembre sono state esaminate alcune decine di campioni provenienti da tutta la Regione. «I colleghi inglesi hanno dichiarato che questa variante sembra avere una maggiore contagiosità ma non un’aumentata letalità – conclu- de Baldanti –. Inoltre, anche questa variante sarebbe coper- ta dal vaccino che, per fortu-

na, sarà disponibile da doma- ni».

Fino a quattro giorni fa uni- co in Lombardia, il policlinico di Pavia è stato incaricato di se- quenziare la nuova versione del virus, che allo Spallanzani di Roma è già stato messo in vi- tro con il siero delle persone immunizzate per verificare se i loro anticorpi siano in grado di neutralizzare la variante in- glese. Così al San Matteo arri- vano i tamponi positivi dei pas- seggeri provenienti dal Regno Unito e atterrati a Malpensa per uno studio mirato. «Que- sta operazione – dice il diretto- re generale Carlo Nicora – rien- tra nell’attività di sorveglianza genetica che svolgiamo dal feb- braio scorso, ed è nei program- mi del policlinico di Pavia». —

D.Z.

«In questa seconda fase dell’epidemia il 61% dei deceduti in ospedale

ha più di 80 anni, l’86% ne ha oltre 70»

Covid, da ottobre oltre 500 morti pavesi A dicembre inizio allarmante, poi il calo

I dati regionali: dopo un novembre nero, trend alto sino a prima delle feste. Mojoli: «Il 20% in Rianimazione non ce la fa»

L’emergenza coronavirus

507COLO

24.271 +480 PAVIA

CONTAGI

dal 24/12

MILANO

CONTAGI dal 24/12

15.853 +478 MANTOVA

CONTAGI dal 24/12

41.144 +807 BRESCIA

CONTAGI idal 24/12

14.339 +153 CREMONA

CONTAGI dal 24/12

8.170 +139 SONDRIO

CONTAGI dal 24/12

49.890 +829 VARESE

CONTAGI dal 24/12

33.203 +491 COMO

CONTAGI dal 24/12

13.061 +280 LECCO

CONTAGI dal 24/12

28.042 +321 BERGAMO

CONTAGI dal 24/12

10.488 +180 LODI

CONTAGI dal 24/12

47.535 +482 MONZA

CONTAGI dal 24/12

468.281 3.572

499 24.990 4.841.073 +6.890 -404

-23 +208 +75.573

Riepilogo in Lombardia Contagi

dal 24/12 Ricoveri dal 24/12

dal 24/12 Decessi dal 24/12 Tamponi e ettuati

Ricoverati in terapia intensiva

169.122 +2.074

I CONTAGI NELLE PROVINCE LOMBARDE

I tamponi effettuati a Malpensa sono stati processati al San Matteo FRANCESCO MOJOLI, 48 ANNI

È PRIMARIO DI RIANIMAZIONE AL POLICLINICO SAN MATTEO DI PAVIA

Prosegue al San Matteo il trend del calo di ricoveri Co- vid-19. Ieri i malati in cura al policlinico di Pavia erano com- plessivamente 120 (a fine no- vembre si era raggiunto il pic- co di 240). Di questi , 37 si tro- vano nel reparto di Rianimazio- ne e 8 in Terapia sub intensiva (con assistenza respiratoria). I pazienti in degenza ordinaria sono invece complessivamen- te 75, distribuiti tra le divisioni di Malattie infettive, Pneumo- logia e Medicina. Inoltre, nelle ultime 24 ore, al San Matteo si sono registrati 4 nuovi ricove- ri, mentre un paziente è stato dimesso e purtroppo un altro è deceduto.

al policlinico

Ricoveri ancora giù Ora i contagiati scendono a quota 120

DOMENICA 27 DICEMBRE 2020

LAPROVINCIA PAVESE

FATTO DEL GIORNO 7

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DOMENICA — 27 DICEMBRE 2020

Primo Piano

di Alessandro Farruggia ROMA

Non solo vaccini. In Gran Breta- gna sono in fase avanzata gli stu- di su un mix di anticorpi mono- clonali che potrebbe essere uti- lizzato come una sorta di ‘pillola del giorno dopo’ da sommini- strare – entro 7-8 giorni – su chi è stato in contatto con un caso di Covid 19. O che potrebbe es- sere dato in via preventiva a sog- getti immunodepressi o che vi- vono in contesti a rischio come le case di riposo. La nuova tera- pia, che darebbe protezione im- mediata per 6-12 mesi, è un cocktail di due anticorpi mono- clonali, LAAB, noto come AZD7442, ed è stato scoperto dal Vanderbilt university medi- cal center di Nashville (Usa) par- tendo da una coppia positiva al Covid che in gennaio si era spo- stati da Wuhan in Cina a Toron- to in Canada; i loro anticorpi so- no stati riprodotti in laboratorio e sviluppati dalla casa farmaceu- tica britannica AstraZeneca, che ha brevettato il LAAB nel giugno di quest’anno.

ll 25 dicembre, due studi clinici sono partiti al centro ricerche dell’University College London Hospitals. Il primo studio, deno- minato Storm Chaser mira a sta- bilire se AZD7442 riesca a offri- re immunità immediata e a lun- go termine alle persone da po- co esposte al virus, che non ab-

biano ancora sviluppato sinto- mi. Il secondo studio, Provent, esamina l’uso di AZD7442 nelle persone che non rispondono al vaccino (per esempio perché hanno un sistema immunitario compromesso), o che abbiano rischi particolari per condizioni preesistenti o per età.

Il Vaccine Research Centre del- l`University College è un’esten- sione dei laboratori diretti dall’italiano Vincenzo Libri, a Londra dal 1990. E non a caso Li-

bri è entusiasta. Secondo lo scienziato si tratta di uno studio

«di una portata potenzialmente spettacolare, grandiosa». «Il vaccino – spiega Libri – stimola la produzione di propri anticor- pi naturali tramite la risposta im- munitaria nell’arco di 4-6 setti- mane, mentre un trattamento con anticorpi monoclonali neu- tralizzati produce una immunità immediata. Quindi è indicato per individui che non rispondo- no ai vaccini, o perché sono già

stati potenzialmente contagiati, o perché sono immunosoppres- si». «Ovviamente siamo agli ini- zi – ha messo le mani avanti il ri- cercatore italiano – quindi non possiamo dirlo con certezza, ma in via di principio l’opportu- nità è rilevante».

In presenza di «chiarissimi risul- tati positivi intermedi – azzarda – si potrebbe chiedere una ap- provazione urgente». La prima finestra possibile è marzo-apri- le. E anche un anticorpo mono- clonale italiano è a un passo dall’avvio delle prove cliniche, previsto per gennaio. Il lavoro di ricerca, iniziato dal MAD Lab di Fondazione Toscana Life Sciences, coordinato dal profes- sor Rino Rappuoli, ha seleziona- to un anticorpo ora in fase di produzione nello stabilimento Menarini di Pomezia, che sarà te- stato dall’Istituto Spallanzani di Roma e dal Centro di Ricerche Cliniche di Verona. La disponibi- lità degli anticorpi monoclonali sarebbe estremamente utile nel contrasto al Covid 19, che an- che ieri ha visto nel nostro Pae- se dati che mostrano come la curva sia solo in lenta riduzione.

A fronte di un crollo del numero dei tamponi (81.285 contro gli oltre 152mila del giorno prima), i contagi sono scesi drasticamen- te da 19.037 a 10.407, ma iI tas- so di positività è del 12,8%, in au- mento rispetto al 12,5% del gior- no d Natale. Scendono netta- mente le vittime, ieri 261 contro le 459 di 24 ore prima, mentre continua a farsi più leggera la pressione sulle strutture ospe- daliere. Il minor numero di tam- poni spiega anche il tasso di po- sitività molto alto in Emilia Ro- magna (30,4%) e Veneto (14,3%): nella prima sono stati fatti 5.774 tamponi (la metà del giorno prima), in Veneto 4mila in meno.

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Nuova speranza dalla ricerca

La pillola (del giorno dopo) contro il Covid Gli scienziati: immunità garantita per un anno

Studio inglese, il medicinale proteggerebbe chi è entrato in contatto con dei positivi. Il ministero della Salute: decessi in flessione (261)

LA SITUAZIONE IN ITALIA

Fonte: Protezione Civile, ore 17 del 26 dicembre

L’Ego-Hub

IN TERAPIA INTENSIVA RICOVERATI CON SINTOMI

MARZO IERI

MARZO IERI

4.000

3.000

2.000

1.000

0

decremento rispetto al giorno precedente

-2

2.582

210

15.000

10.000

5.000 0 20.000 25.000 30.000 35.000

decremento rispetto al giorno precedente

-98

23.304

2.222 I DECESSI

Così dal 15 dicembre 15/12

16/12 17/12 18/12 19|12 20|12 21/12 22/12 23/12 24/12 25/12 26/12

674 846 680

683

352 553

628 415

553 505 459 261

IL LIVELLO DEI CONTAGI

Il tasso di positività è in crescita da giorni:

adesso è pari al 12,8 per cento Continua ancora il calo dei ricoverati

2Prospettive Il farmaco potrebbe essere somministrato a familiari negativi di persone positive per scongiurare i contagi o essere dato a chi frequenta aree a rischio Dovrebbe garantire un’immunità compresa fra i sei e i dodici mesi

UNIVERSITÀ DI LONDRA

Svolta in arrivo dal laboratorio

1Sperimentazione Nel Regno Unito è in fase di studio una terapia anticorpale che darebbe un’immunità immediata contro il Covid L’equipe scientifica è retta da Vincenzo Libri (foto), direttore del Centro ricerche cliniche dell’Università di Londra

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DOMENICA — 27 DICEMBRE 2020

Primo Piano

di Alessandro Malpelo ROMA

Vax Day, una data che resterà scolpita nella memoria. Le pri- me dosi del vaccino anti Covid smistate all’Istituto Spallanzani di Roma (9.750 in totale questo primo contingente) sono state scortate da mezzi della Difesa nei 294 punti di somministrazio- ne individuati nelle regioni, alcu- ni lotti vengono recapitati attra- verso il ponte aereo dell’Aero- nautica militare, mobilitazione congiunta con l’Esercito e l’Ar- ma dei carabinieri. La profilassi inizia a fare scudo attorno a me- dici e infermieri, esposti in pri- ma linea al rischio contagio. Do- menico Arcuri, commissario per l’emergenza, ha definito l’operazione «uno spiraglio di lu- ce dopo una lunga notte».

Ma cosa accadrà concretamen- te oggi, e quanto tempo occor- rerà per arrivare alla sospirata immunità di gregge? La prote- zione completa per ogni singo- lo individuo arriva dopo sei-set- te giorni dal secondo richiamo, ci vorranno sei mesi per ricon- quistare spazi di libertà. «Una volta vaccinati – ha spiegato Giorgio Palù, virologo e presi- dente dell’Aifa, Agenzia italiana del farmaco – non saranno ne- cessarie particolari precauzioni, posto che si dovrà continuare a indossare la mascherina fino a quando non sarà raggiunta l’im- munità di gregge, che con un vi- rus come questo si dovrebbe ot- tenere con una copertura del 60-65 per cento».

Le prime operazioni oggi han- no un valore simbolico, indica- no la strada verso il ritorno alla normalità. Oltre agli ospedalieri viene coinvolto in prima battuta anche il personale che viene a contatto con gli anziani: la pri- ma vaccinata sarà un’infermiera di 29 anni. Poi,un operatore so- ciosanitario, una ricercatrice e due medici. Secondo i disegni del governo si andrà a regime al ritmo di 450mila dosi a settima- na del vaccino Pfizer-BioNTech,

nel giro di un mese 1,4 milioni di operatori sanitari, più 570mila tra addetti e ospiti delle residen- ze per anziani saranno progres- sivamente immunizzati. I volumi cresceranno con l’arrivo dei vac- cini targati Moderna, Curevac, AstraZeneca, cui si aggiungono i contratti siglati dalla Ue con

Janssen, Sanofi e Gsk. Avanti di questo passo, nel primo trime- stre del nuovo anno si potrà di- sporre di 28 milioni di dosi, men- tre i punti di somministrazione saliranno a quota 1.500.

Andrà tutto bene? Molti si chie- dono se il vaccino sarà in grado di offrire una protezione ampia

anche nei confronti della varian- te inglese del Sars-Cov-2. «Que- sta mutazione non è l’unica, non sarà l’ultima», ha avvertito Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico scientifi- co del ministero. Ma l’industria farmaceutica che ha sviluppato insieme a BioNTech il primo vac- cino approvato a mRna si dice fi- duciosa: «Dai test in corso, ini- ziati la settimana scorsa – ha spiegato Valentina Marino, diret- tore medico di Pfizer Italia – sembra improbabile che la va- riante britannica vada a inficia- re l’efficacia del vaccino». Sono passati 311 giorni dallo scoppio della peste da Coronavirus, un nemico invisibile che ha conta- giato oltre due milioni di italiani, causando 72mila vittime, più un numero incalcolabile di convale- scenti che faticano a riprender- si, nonostante siano ormai nega- tivi al tampone. Sembra un co- pione di un film di fantascienza, e da oggi si parte alla riscossa.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Parte il Vax Day, resta il rebus delle scorte Ci vorranno sei mesi per vedere gli effetti

Secondo i piani del governo, entro il prossimo trimestre dovremmo aprire 1.500 punti di somministrazione in tutto il Paese L’obiettivo: immunizzare in un mese 1,4 milioni di operatori sanitari e 570mila tra addetti e ospiti delle residenze per anziani

A FAVORE DI TELECAMERA

Le prime operazioni hanno un valore simbolico, indicano la strada verso la normalità

1Regno Unito La 91enne Margaret Keenan è stata la prima persona in Gran Bretagna a farsi iniettare una dose

del vaccino Pfizer.

Dopo di lei è toccato all’81enne William Shakespeare

I VOLTI

Prime a vaccinarsi È un tris di donne

Le prime dosi della profilassi Pfizer-BioNTech sono arrivate all’aereoporto militare di Pratica di Mare, vicino a Roma

IN ATTESA

Per aumentare

i volumi di produzione e stoccaggio

bisognerà che arrivi l’ok ad altri sieri

3Italia

L’infermiera di 29 anni Claudia Alivernini sarà la prima a ricevere il vaccino anti Coronavirus messo a punto dalla Pfizer nel nostro Paese:

«Rappresento tutti quelli che sono in prima linea contro l’epidemia»

L’inizio della fine per il virus

L’Ungheria ha anticipato il resto dell’Ue ignorando i piani della Commissione per un Vax Day europeo di oggi e ha iniziato ieri a vaccinare i primi cittadini. Un chiaro

schiaffo del premier anti Ue, Viktor Orban, alle istituzioni di Bruxelles.

Le prime 4.785 dosi del vaccino Pfizer sono arrivate ieri a Budapest.

Budapest inizia senza attendere l’Europa L’ultimo schiaffo di Orban all’Unione

2Stati Uniti La prima persona è essere stata vaccinata in America è stata Sandra Lindsay, infermiera di 52 anni.

«Il mio obiettivo è di convincere più americani che posso

a proteggersi dal virus»

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DOMENICA — 27 DICEMBRE 2020

Primo Piano

di Silvio Garattini*

MILANO

È arrivato, il 21 dicembre, il via libera al vaccino Pfizer anche da parte dell’Ema, l’autorità regola- toria europea. Si tratta di una au- torizzazione condizionale, che richiede perciò altri studi prima di avere una autorizzazione stan- dard. Le caratteristiche del fo- glietto illustrativo con ogni pro- babilità non saranno differenti da quelle già illustrate dall’ente regolatorio americano (Fda) e da quello inglese.

Relativamente al vaccino i dati più importanti sono l’efficacia e la sicurezza. L’efficacia riguarda 162 casi di Covid-19 indotti dal virus Sars-Cov-2 nel gruppo trat- tato con placebo e di solo 8 casi nel gruppo trattato con il vacci- no. Quindi la protezione riguar- da il 90 percento nel periodo temporale di due mesi. Anche la sicurezza è relativamente pro- mettente, perché i molti effetti collaterali riportati riguardano dolore nel sito di iniezione, mal di testa, dolori muscolari e os- sei, nausea e febbre. Si tratta di sintomi comuni alla maggioran- za dei vaccini in uso corrente, come quello antinfluenzale. An- che in questo caso non è noto se vi saranno effetti a scadenza più lunga. Sono state riportate malattie nei vaccinati, come nei trattati con placebo.

Non ci si deve meravigliare, per- ché il vaccino non agisce con-

tro malattie che in ogni caso av- verrebbero anche senza la vac- cinazione. Non bisogna farsi in- gannare dal fatto che possono avvenire anche subito dopo la vaccinazione. Le Agenzie rego- latorie hanno richiesto ai medici vaccinatori di riportare ogni sin- tomo e hanno stabilito una far- macovigilanza attiva per i prossi- mi 24 mesi. Sono state stabilite anche alcune controindicazioni per le donne in gravidanza o che allattano, per chi ha febbre e anche per i giovani con meno di 16 anni, perché non sono stati inclusi nella sperimentazione.

Di fronte a questi dati si dovreb- be avere un seppur cauto ottimi- smo, mentre suscitano preoccu- pazione il risultato di alcuni son- daggi che riportano la scarsa vo-

lontà di vaccinarsi da parte di circa un terzo degli italiani. An- cora più preoccupante l’infor- mazione che riguarda la vacci- nazione volontaria da parte de- gli operatori sanitari, noti per la loro scarsa tendenza a vaccinar- si contro l’influenza.

Per questa ragione hanno desta- to grande rilievo i tre casi di gra- ve allergia in persone trattate con il vaccino anti Covid-19 del- la Pfizer. Occorre ricordare che queste gravi reazioni allergiche,

dette anche anafilassi, sono ra- re, ma presenti per tutti i vacci- ni. Ad esempio nel caso del vac- cino antinfluenzale si tratta di poco più di 1 caso per ogni milio- ne di dosi somministrate. Occor- re anche chiarire che non esiste un particolare pericolo per colo- ro che hanno allergie, perché si tratta di allergie specifiche per determinate proteine, presenti nel polline e nelle uova, che nul- la hanno a che fare con le protei- ne del vaccino.

Le rare persone eventualmente allergiche al vaccino potranno essere vaccinate in sicurezza, perché saranno predisposte le condizioni adatte: presenza di un medico con tutto l’armamen- tario farmacologico, incluso l’ossigeno, per far fronte a que- sta rara evenienza. È possibile, anche se per ora non si hanno dati, che i tre casi riportati ri- guardino la presenza nel vacci- no di polietilenglicol (PEG) una sostanza che può sensibilizzare a risposte immunitarie, come noto da alcuni farmaci, detti pe- ghilati, perché contengono il PEG, che ha il compito di prolun- gare la presenza del farmaco nell’organismo. Questi rari casi che possono essere curati van- no naturalmente valutati nei confronti dei grandi benefici previsti dall’impiego del vacci- no.

Fra l’altro poiché dopo il simboli- co giorno della vaccinazione eu- ropea passeranno settimane pri- ma di avere un numero consi- stente di vaccinati, avremo il vantaggio di avere più informa- zioni da parte degli Stati Uniti e dell’Inghilterra.

*Presidente Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri Irccs

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Garattini promuove Pfizer: siero sicuro

«Reazioni come nel vaccino anti-influenza»

ll presidente del Mario Negri: «I tre casi di gravi allergie segnalati non hanno nulla a che fare con le proteine del composto»

L’inizio della fine per il virus

In diversi Paesi, dagli Usa al Canada alla Gran Bretagna, la vaccinazione anti Covid è già iniziata.

Secondo il sito Ourworldindata hanno già avuto il vaccino 4 milioni di persone nel mondo, con Cina e Usa che hanno superato il milione di dosi

inoculate e la Gran Bretagna che è attorno a 800mila.

CAMPAGNA GLOBALE

In quattro milioni sono già ‘blindati’

DOPO L’INIEZIONE

Mal di testa

e dolore alle ossa

«Sintomi comuni a tutte le profilassi»

LA VERA SFIDA

È più preoccupante che un italiano su tre non si voglia

immunizzare

Uno dei super frigoriferi, in grado di raggiungere una temperatura di meno 75 gradi, dove vengono conservati i vaccini Pfizer

II vaccino contiene una molecola denominata Rna messaggero (mRna) con le istruzioni

per produrre

una proteina presente su Sars-Cov-2, il virus responsabile del Covid-19. Il vaccino non contiene il virus e non può provocare la malattia.

1

Che cosa è

la molecola mRna?

Il vaccino

contro il Covid-19 viene somministrato in due iniezioni,

solitamente nel muscolo della parte superiore del braccio.

Le somministrazioni avvengono a distanza di 21 giorni l’una dall’altra (nel caso di quello messo sul mercato da Pfizer)

2

Come viene somministrato?

Secondo gli esperti, si dovrà continuare a indossare

la mascherina anche dopo l’immunizzazione (7-10 giorni dopo la seconda dose

del vaccino), soprattutto in condizioni di rischio, quali assembramenti e soggiorno in ambienti poco aerati

3

Bisognerà indossare la mascherina?

I virus a Rna, come Sars-Cov-2 sono soggetti a frequenti mutazioni, la maggioranza delle quali non altera significativamente l’assetto e le componenti del virus. Al momento appare improbabile che la variante inglese possa avere un effetto negativo sulla vaccinazione

4

Cosa succede col ceppo inglese?

La durata della protezione non è ancora definita con certezza perché il periodo di osservazione è stato di pochi mesi, ma le conoscenze sugli altri tipi

di Coronavirus indicano che la protezione dovrebbe essere di almeno 6-12 mesi

5

Quanto durerà

la protezione?

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Riferimenti

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