CENNI ISTORICI sa
TRATTI DAL CATTOLICO
E DA SICURI DOCUMENTI
CHE
SIOFFRONO
INDONO
A3 SICìRIOI&I ASSOCIATI
ALLA GALLERIA DELLE GIOVANETTE
ILEISTRI ITALIANE .
l'U-IGAO
TIPOGRAFIA TOMASSINI
;
-
1
*
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in 2016
https://archive.org/details/cenniistoricidiaOOgall
3
RELAZIONE
PI THE ESTATICHE
TRATTA DA
UVA LETTERA INSERITA NEL CATTOLICO N. 4. - V. XII.1
.unedì sera li 8 dello scorso ottobre
appena
giunti a Caldarovedemmo
la Estatica . Figuratevi
una
statuaimmobi-
le , pallida in volto , alquanto contratta
,
vestita in albis ,colle
mani
giunte e diste- se sotto ilmento
, cogli occhiimmobilmen-
te fissi nella volta della
camera
, ginocchio- ni sul letto
, e voi avrete
una
precisa idea diMARIA MORL
.Fu
bello il vederesic-come
adun cenno
del Confessore, conuna
leggerezza, e speditezza danon
potersi spie- gare, allungatasi in letto,
rimanendo
per4
aneli e estatica , colle
mani
, gli ocelli ed il
volto
come prima
, adun nuovo cenno
del Confessore sciolse la bocca adun
riso di paradiso , performa
,die
pareva nel suo volto personificata la semplicità, e la in-
nocenza
.Cominciò
tosto ad accennar col capo , cogli occhi , colla bocca salutando gentilissimamente gli astanti , senza proferir parola; diedemano
alleimmagini,
le di- stribuì :ame
ne toccarono quattro.Nien-
te, niente die il Confessore si volgesse al- trove ella tornava in estasi
, senza però sol- levarsi in ginoccbione
, e se il Confessore
non
si volgevanuovamente
a lei;non
v’ era verso di vederla in sè . Martedì alle quat- tro del mattino fui presente alla suaCo- munione
, e giovedì mattina alle cinque al- laComunione,
ed alla santaMessa
, che nella suacamera
celebrò il Confessore.Ma
niente osservai di particolare . Alla
Comu-
nione era in letto ginocchioni,
come
la se- ra innanzi; alla santaMessa
era ginocchio, ni per terra , enemmeno
pareva affatto e- slalica , c si vedevamuovere
le palpebre egli occhi. Martedì un’ altra volta l’abbia-
mo
veduta alle otto emezzo, quando
ilCon-
fessore la richiamò in sè; e
vedemmo
la stessa cosa , che la sera precedente. Io le diedi tre immagini,con una
orazione aGe-
sii. Ella
mi
ricambiò condue
altreimma-
ginette della
Vergine
Addolorata.Mercole-
dì sera
fummo
aucora da lei , e lavedem*
mo una
terza volta richiamare dal Confes-sore . Ci
trattenemmo
più a lungo, pax-lan-
dò
ella col Confessore, econ
noi a cen-ili
, e noi al Confessore, e con lei a voce.
Volle ad ogni
modo
che gustassimoun
po’di uva , ci regalò una corona, ed un’ al-
liba
immagine
della sepoltura diGesù
Cri- sto con dietro il suonome
scritto di pro- priopugno
: noi a lei altreimmagini
, edun
libretto del Rosario , che a stento accet- tò . - Ila una sorellaDomenicana
inun monastero
del Tirolo tedesco discosto da Caldaio trenta e piùore, dove,
grazie aDio,
regna la vitacomune,
egrande
os- servanza,come
disse il Confessore . -Vor-
rete sapere delle stigmati . Queste sono pic- colissime
come
la testa diun
piccol chio-do
.Speravamo
, per aver così sentito dire,
che
leavremmo
vedute più rosseggiatitied
ingrandite giovedìdopo
pranzo,
quando
avesse ella , secondo il suo solito da un’ora alle cinque meditata la passione di
Nostro
SignoreGesù
Cristoma non mi
parve os- servar differenza gran fatto notabile .Ver-
so le ore tre , quale chi agonizza,
ebbe
varii tremili , che nelle braccia e nel capo,
6
più die in altre parti si manifestavano ; ed
una
lagrima le sgorgava dall’occhio destro.Alle tre ( che però già da qualche
minu-
to eran battute all’ orologio pubblico ) in- crocicchiò le
mani
, tenute fino allora , giu- sta il consueto, giunte, e distese appoggia- te sul petto sotto il
mento
,e lasciò cadér- le. In quel punto, avvisato che al quarto precisoavrebbe
chinato il capo, trassi fuo- ri 1’ orologio , everamente non
la fallìd’un mezzo minuto
,computando
iltempo non
dal batter deli’ orologio ,ma
dalmomento
in cui le caddero le
mani
. Era una mezz’ora circa scorsa,
quando
inun
batter d’oc- chio, aperte in croce le braccia con semi- chiusi i pugni , supina dipiombo
cadè sul letto , e vi stetteimmobile
finchénon
ven- ne a richiamarla il Confessore. In quelframmentre una mosca
si attaccava alla cicatrice dellamano
sinistra , e sì vi slava fissa, che inutilmente tentai una e due vol- te cacciarla , facendo aria collamano mia
sulla cicatrice ;
ed
un’altro sacerdote colta quell’occasione per riconoscere se alcun po’di sangue vi fosse , astersa leggermente la
mano
con una estremità del suo bianco faz- zoletto, a cacciarne così lamosca
,premè
un momento
la cicatrice ,nè
però alcunamarca
sanguigna sul fazzolettoapparve.Non
7 posso aggiugnere altre particolarità
,
perchè
il Confessore
dopo
avere sostenuto molte persecuzioni , è sopramodo
guardingo e ti-moroso, nè
ebbi io il coraggio di chieder-gli il
permesso
di andarla a vedere senza luiquando non
è a tutti aperto l’accesso,
e di farne qualche spei’imenlo.
Ma prima
di lasciarMARIA MORL
vo- glio qui avvertito ilmio
lettore ,che
con or- ribil cruccinolo volleprima
purgarla , e pa- recchiarsela Iddio benedetto: sì anch’ella do- vè battere quella strada di straordinarie affli-zioni,e dolori
, per cui giunsero i più gran servi di
Dio
a straordinaria santità, nè altra-mente
che proprioper
tenerti et acjuarn fu dalla divina bontà condotta a quella cele- ste invidiabil
pace, che or
gode
, o certosembra
godere .Fu
ella daldemonio
per lungotempo veramente
assediata ; atrocis-simo
fu ilmal governo
, e fierissime le in- festazioni che le toccò soffrire dal
maligno nemico
. Io vidi e toccaiuna
porzione di crini e di chiodi di ogni sorta, piccioli e grossi, che per opera diabolica intromessi nel suocorpo
fra la pelle e la carne, e fin dentro le viscere,vennero
dal Confessore, e da altre pie e prudenti pei’sone estratte, senza che ne rimanesse leso il suo corpo ,fuor solo
quando
era attualmente agitala e8
convulsa: de’quali crini e chiodi
, siccome
anche
di pezzi di legno e di più altre di- verse materie ,una maggior
porzionemi
fu detto serbarsene pressoSua
Altezza l’at- tuai principeVescovo
diTrento
.Brano
di Lettera sullaEstatica di Cal-daro
scritta dal chiarissimo Sig.Cano-
nicoD. Luigi Polidori
(*)a
S.E. R.
Monsig. Ignazio Giovanni Cadqlini Arcivescovo
di Spoleto li 15 Luglio 1837.Una camera
pulita in tutto, inanon
adorna ,un
letto tradue
fenestre coper- to di bianca coltre;un
Altare erettovinou
lungi , epur
questomodestamente
ad-dobbato
; ecco la pittura del luogo , oveentrammo
, ed in cui già trovavansi al- tre persone venute colà da varie parli per
un
istesso fine.Al primo
entrarvi èim-
possibilenon
sentirsi altamentecompreso
da maraviglia , e da venerazione in veg-(*) Il sullodato sig. Canonico è germano Fra- tello dell’
Emo
Principe sig. Cardinale D. Paolo Polidori , e di S. E. Rina Monsig, D. Arcangelo Polidori zelantissimo Vescovo di Fuligno ; noto per dottissime Opere già venute a luce in Mila- no , ove dimora , c per altre di gran pregio,e rilievo, che è in procinto di pubblicare.
9 gendovi
una Giovane
ginocchioni nelmez-
zo del letto , vestita di bianco lino , co’capegli distesi su le spalle
, con le
mani
( che candide sono e delicate
) giunte in- sieme , ed avvicinate al
mento
senza fargli puntello , col capo leggermente inclinato da unabanda
;con
le pupille degli occhi volle in alto , amodo
di chi contempli cosache
gli sovrasti ; con labra porporine slargate alcunpoco
, e protratte, quasi espressione di chi
amando
desidera.Ma
ciò che più di tutto in questa positura del- la persona sorprende si è la perfetta
im-
mobilità delle parti; poiché in essa
non mai
si vedeun
batter di palpebre,un
ab- bassarsi dellemani
,un
volgersi degli oc- chi inverso gli astanti che alla libera par- lano tra loro, e simuovono
per ognido-
ve a fine di contemplarla in quelpunto
, che lorosembra
il migliore . Io attenta-mente
, e per lungotempo
le tenni fisso lo sguardo su gli occhi ; uèmai mi avven-
ne di scorgervimovimento veruno
. Nell’atto loro appare , che
non un
pensiero,ma
chehanno
preseute un’ oggetto reale;tanto vi ha di vivezza e d’ intensità !
Se
fossi pittore ,
non
saprei ritrarre un’ esta-si piu al naturale,
come
dal volto dico-
stei ; estasi in tutte le sue circostanze
ma-
10
ravigliosa ; poiché
non
cessa che perob-
bedienza, e di tal guisa vi connatura gli atti della persona a quel chela
mente con-
templa , danon
potersi dir quanto . Il per-chè
or vedi in essa una gioja di paradiso;ora
un
compatireprofondo
, che ti straziail cuore ; ora
un
quasimorire
insieme, che ti arreca spavento .La
facoltà intellet- tivaimmersa
quale è nell’oggetto che le sta presente , attira a sé per la forza dell’amore
tutta la facoltà dell’ avvertire ; ilperchè
questa è fatta incapace di affissarsicontemporaneamente
su le impressioni dei sensi; i quali perciòquantunque
siano af- fetti dalle cose esteriori, pur
sembrano
insensibili
, e questo per
manco
di avver- tenza.Erano
forse già passati due quarti d’ ora, dache
diligente osservatore iodurava
sul volto dell’ Estatica;quando
all*improvvi-
so un’alzarsi di spalle ,un
contorcersi ,un
alitare più frequente,
un
impallidirsi ,un sommesso
querelarsi ,come
di tortorella chegema
, e tutto ciò senzamai
cessare dai moti dell’ estasi,mi
diedero sicuro in- dizio eh’ essa alla vista di un’ oggetto didolore , con lui addolorava ; straordinario
immedesimamente
e quasi saggio diquan-
to avverrà nei beati , allorché risorti
im~
11
mulabuvlvr
, ela sensibilità del corpo fatta spiritale sarà assortapienamente
dallo in- telletto nella vision beatifica . Tutti questi atti di affanno ebbero termine inun ab-
bassarsi del capo, e della persona sì pro-fondo
, che altri fuor di leinon
vi avreb-be
potuto durare pel moltotempo
in cui essa vi stetteimmobilmente
curvata .La
Signora, alla quale noi
eravamo
stati rac-comandati
e che gentilmente volleaccom-
pagnarci dall’ Estatica ci disse,che
in ogni Giovedì si ripeteva lostessofenomeno
perla contemplazione in che ponevasi dell’ o- razione all’
Orlo
.Monsignor
mio,non
Cor- reggio ,non
CarlinDolce
, che valentissi-mi
pittori ritrassero questomomento
della vita del Signor Nostronon
raggiunseromai
quel vero, che io vidi in costei per forza diun
misterioso compatire.Venuto
il Confessore, che è
un Padre Riformato uomo
di santa vita, caro per la sua carità a tutto il paese , e professore di
morale
nel suoConvento
,leimpose
di coricarsi ,il che
avvenne
tosto, enon
socome
: poi- ché senza disgiungere le mani,senzaappog-
giare i gomiti , o in altramaniera
solle- vare il corpo , potè trarre innanzi, e di-
stendere le
gambe
, cheprima
per lo star- si ginocchione era costretta di tener pie-12
gate nello indietro. Adagiata che si fu
proseguii
nello stato dell’estasi;ma
ilConfessore le
impose
di cessarne, ed allo- ra le si videro subitamente
imporporare
di
nuovo
le gote , gli occhinon
più fissiin a'to, volgersi agli astanti , le latra in pallide farsi rubiconde, ed atteggiarsi ad
un
sorriso di gentilezza, e di cortesia che
non ha
pari : e vuoisi avvertire che in tutto questonon
vi fu successione,come
accade ove opera natura,ma immediata
istantaneità .Avendole
ilmenzionato
Pa- dre indicato il sig. conteGiacomo
Melle- rio diMilano
, il cui solonome forma un
elogio, lo salutò col capo, aggiungendovi una voce inarticolata qual di chi volendo
non può
parlare.Anche
io fui indicato allame-
desima che volle baciarmi lamano
, atto che pratticò islessamente con altridue
Sacerdo-ti per riverenza alla dignità del sacro carat- tere . Nella circostanza che
mi
prese lama- no
per baciarla essendosele ritirata di alcunpoco
lamanica
dell’ abito potei scorgere nel di sopra della suamano un
segno diun
rosso pallido,
non
più grande diun
quattrino .Dopo
ciòpartimmo
riserbandocinell’indomani
ad altre visite, e ad altre osservazioni ;Essendo
venerdì , e perciòuno
dei tre13 giorni della settimana in cui per concessio-
ne
dell’Ordinario diTrento
si suole nel- lacamera
di questa giovane celebrare laMessa
, e comunicarla , noifummo
pronti ad intervenirvi dibuon
mattino .La
tro-vammo
presso 1’ Altare ginocchione per terra , esempre
composta all’ estasi secon-do
il consueto . Io la vedeva di profilo : il suo pregarenon
fu che interno, e di meditazione ,non
avendole mai vistomuo-
vere le labbra . Ricevuta la S. Eucaristia tornò tosto alla positura diprima
.Noi
con alcuni altri che si trovavano presentici
partimmo
di colà stimando che discon- venisse di fare oggetto di spettacolouna
persona, che crasi testé cibata delPane
de-gli Angeli .
Alcune
oredopo
il sig.Conte
volle tor- narvi,
ma
ionon
gli fui ccnpagno
, ri-mastomi
in casa a dir 1’ Uffizio .N’
ebbi però cagione di pentimento, poiché egli
ebbe
la sorte di essere testimonio del suop>orsi in ginocchio dallo stato di riposo in che era innanzi : ora
pur
questomutamento
della persona
avvenne
senza disgiungere lemani
, senza appoggiarsimenomamente e
quasi fosse sorretta da forza invisibile .Nel
dopo
pranzofummo
dinuovo
alla casa dell’Estatica avvisati delle cosemera-
estatica
14
vigliose che in lei sogliono avvenire nelle tre ore di
Agonia
.La
positura inche
latrovammo
al nostro arrivo era la solita;ed il suo volto
non
mostrava segno verunod’ interna amarezza.
Ma ben
presto appar- ve altramente perun
pallore che lo ri- coperse , e che infoscandosiognor
piùne
illividì le carni :
quantunque
avesse le pal- pebre aperte pur ne uscivano lagrime, se-gno
indubitatodella gagliardia diun
inter-no
cordoglio , finchéimprovisamente
slar- gò in croce le braccia distese indietro o- rizzontalmente con le dita attratte su lapalma
dellamano
qual vedesi neiCroce-
fìssi .
Chinò
quindi il capo piegato , e qua-si pendente sul petto :
Volendo
io per e- sperienza esseresempre
più certo del fe-nomeno
della immobilità, feci delle di lei braccia distese livello ad una staggia della persiana che le stava dietro,e per quanto attentamente , ed a lungo osservassi ,non
potei accorgermi che si fossero, per istan- chezza , abbassate di una sola linea .Dopo
alcun
tempo
cadde distesa sul letto col ca-po
penzolone al di là dell’ origliere tenen-do
tuttora le braccia distese ed irrigidite .Fuori del batter frequente delle vene del collo
non
era in lei altro segno di vita .Colsi da ciò il destro di avvicinarmele più
15 d’ appresso affine di poter vedere se nella
palma
dellamano
vi fossero cicatrici di stimate . In vano lo tentai nella destra ri-coperta dalle dita contralte .
Non
fu così della sinistra dove le dita lo eranomeno
:il perché guatando all’ alto in giù potei penetrarvi con 1’ occhio armato di lente , e scorgervi nel
mezzo una
vera , e reale cicatrice oblongata e ricoperta di sangue rappreso . Invitai gli altri a far lo stesso;e tutti attestarono diaver vistala cicatrice.
Durò
essa in questo stalo penosissimo finchénon venne un
Sacerdote incaricalo dal Confessore di fare le sue veci per ri- chiamarla dall’estasi in virtù di santa ub- bidienza .Al
suo intimo deslossiimmedia-
tamente ,si ricompose nella persona , e se- renò il viso anon sembrare
quelloche
eraun momento prima
.Noi
avvisati nelmodo
ciraccomandam- mo
alle sue orazioni con termini danon
darle occasione di orgoglio . Volle per la
seconda volta baciarmi la
mano
. Quindici
accomiatammo
da lei chenon
lasciòdi salutarci cortesemente , emandando
fuori la solita voce inarticolata .Salito il legno coll’
animo
pieno diquan- to aveva osservato ,mi
posi a meditare se avessi potuto spiegare tutta la serie dique-<6
sti
fenomeni
maravigliosi senza ricorrere a causa sopranaturale.Tosto mi
corse al pensiere la impostura .Ma come
fingere di si fatta guisa per si lungotempo
sotto gli occhi di tanti testimonj , enon
cadere in qualche innaverlenza da renderdubbia
la verità?
Qui non
vi haombra
di infilai.*teriaod intrigo ; tutta è schiettezza , e sem- plicità.
La Giovane non
parla : il Confesso- re interrogalo su lei , e su particolari del- le sue visioni ,nulla dice. Chi vuolepuò
visitarla alla libera ; essa
uon
è bisognosa, e nulla chiede : ilsuo stare poi è sìpeno-
so , e sì contrario a natura ,che uiuno vi si assoggetterebbe perbrama
che avesse di gloria ; tanto più che nel seeol nostro èben
raro che si ottenga per tal via .Mi venne
inmente
ilmagnetismo
, 1’o-
diei
no
delirio delle mentiGermaniche
.Ma
io
non
fui mai di sì grossa pasta da cre- dere che vi siano polarità nella nostra po- tenza volitiva,eche ad arbitrio e peruna
internacommunicazione
di sentimenti sipossa produrre in altrui moli , inclinazio- ni, rivelameuti e che so io.
Ricorsi (
come
vau facendo alcunime*
dici ) agli effetti straordmarj delle
con-
vulsioni .Ma quando
inai si fu che queste potessero cessare a volontà , e per ordine17 altrui ? e
quando mai
che nel convulso istantaneamente avvenisse talmutazione
danon
darsegno
del suo stato primiero .La
natura nulla opera a salto .Appellarsi al
demonio, ripugna;
poiché in questa estasi è Santo 1’ oggetto; santi sono i mezzi ; tutto è ordine ,compostezza, tutto richiama 1’animo
aDio
ademenda-
zione aravvedimento
. Ilo sentito dire da Maestri di Teologia mistica che ildemo-
nio è
uno
di quei giocalo/i
, che diconsi di
vantaggio
,iqualinon
sicimentano mai
là
dove preveggono
essere la perditamag-
giore del
guadagno
.Escluse queste quattro supposizioni,
non mi
rimase su particolari di questa Esta-si , che
Dio
, il quale negli infiniti tesori delle sue misericordie si riserba alcune opere straordinarie , e portentose a fi-ne
di riscuotere dalsonno
dellamorte
glianimi di coloro che per corruzione del cuore , e per traviamento dello intelletto , si sono resi insensibili ai continui miraco-
li della conservazione , che giusta il detto delle scuole : est
continuata
curatio ed a quello sopra ogni altromaggiore
a quello in cui 1’ onnipotenzaha
toccato ilsommo
,dir voglio la
redenzione
.18
Eccolo ,
Monsignor mio
, la narrazione genuina, di
quanto abbiamo
veduto a Cai- darò.
Siegue il Cattolico .
II.
Ed ho
ancora a dirvi di un’altra Esta- tica inEpan
lungi da Caldaro un’ oretta .Ella si
chiama ORSOLA MHOR
in età di anni28
, il suo stato estaticonon
è anco- ra si noto , e quindi sipuò con
tutta fa- cilità aver 1’ accesso .Siamo
andati a ve- derla martedì mattina ,mentre
era in sè.Fu
cosa mirabile vederla con pazienza ve-ramente
eroica soffrireun
dolor di capo atrocissimo, per cui
deve sempre
tener la testa fasciala .Prende
tre tazze di ciocco- latte al giorno.Come
ci vide, col capo ci
fece
cenno
di riverenza, che giàanche
quel- lanon
parla .Le
dimandai in italiauo se capiva 1’ italiano, emi
fececenno
chenò
.Le
dissi in italiano, poi in latino,
che
pre- gasse per noi, e fece
ambedue
le volte cen-no
di sì.Mi
volle baciarlamano
congran
rispetto : baciò parimente con espressione, e contemplò fissamenteuna immaginelta
,
che io le diedi.
Per mezzo
d’ interprete19
facemmo
interrogar lamadre
,la qualemo-
stra gran
prudenza
, e parca di parolenon
rispondeva più diquanto
fosse bisogno pernon
parere affatto inurbana .Fu
quindime-
stieri farle fare dall’ interprete molte, e re- plicate interrogazioni , e con
molto
stento,aggiugnendo
quel più, che ellanon
vole- va dire, ci fu fatto sapere, che la figliaandava in estasi
due
volte al giorno: almattino suiiimo
mane
fino verso le 8 ,ed
al
dopo
pranzo dalle 2 fino alle 5, doven-do
venire mattina, esera il Confessore per richiamarla.Noi dunque fummo
lànuo- vamente
verso le 5 , e lavedemmo
vera-mente
estatica , seduta sul letto,
pendendo
notabilmente col corpo dalla parte sinistra;sicché pareva dovesse cadere, colle
mani
giunte sotto ilmento
, cogli occhi presso- ché chiusi, coperta il volto conun
leggie- rissimo velo perripararla dallemosche
: leabbiamo
tolto il velo, 1’abbiamo
toccata nellemani
, le quali erano calde
, ci
siamo
trattenuti parlando,
camminando
per la stanza, echiamandola
,non
ci fu verso di farla risentire . Frattanto il Confessorenon
veniva , e 1’ ora si faceva tarda , sicché do-vemmo
contentarci di ricoprirle il volto col velo, e tornar via . Il giorno appresso
dopo
pranzo più pertempo
ciportammo
20
dai
PP.
Cappuccini di quel villaggio per parlare col Confessore .Ma
egli era parti- to perTrento
a parlare colVescovo
della sua peniteute .Graziosamente un Padre
as- sai giovane dapoco tempo
assegnato in quelConvento
, che nell’ assenza delCon-
fessore ,
ne
facevale veci , si esibì per ac-compagnarci
alla casa della estatica .Fum- mo adunque con
lui dalla Orsola .Non
en- trò egli ilprimo
, volle anzi, che
prima
entrassimo noi .La vedemmo
nelmedesi-
mo
stato estatico ,non però come
in atto di cadere dauna
parte, o dall’ altra .
Nuo- vamente
lachiamo
, la tocco , si parla, si
passeggia senza
che
ella niente senta, o
veda . Il
Padre Cappuccino
cidomanda
,se
vogliamo
che la richiami : noi aspettia-mo anche un poco
per meglio contemplar-la , e reiterare qualche prova , poi lo pre-
ghiamo
del favore .Le
fa il precetto di ob- bedienza, ed Orsola tosto rimette
un
pòlemani
, emuove
1’uno
, e1’ altro indice ,ma
segue ancora estatica. Il
Padre Cappuccino
disse che suole ritornare asèsuccessivamen-
te , e che però bisogna attendere
un mo-
mento
. Di fattodopo
pochi istanti nuova-mente
le fa il precetto , ed allora , inghiot- tendo la saliva feceun
piccolorumore
nel- la gola , siccome chirimale
ingozzato, e21 ritornò tosto in sè ,
ma
di ma’a voglia, qua-
si
un bambino
strappalo di Tt\dallapop-
pamaterna
. In quelmedesimo punto
siricompone
nello stato suo naturale, die èun
vero ritratto di pazienza; ci ìicouosce, ci riverisce , chiede lamano
colcenno
per baciarla, accetta
una
medaglia del rosario, la bacia, la stringe: e sentendo , che
ha
la benedizione in articulo nitìiiis, un' altra volta più
caramente
la bacia , e la ristrin- ge ; poi la colloca surun
piecolo asse vi- cino al letto .Dopo un pò
d’ interlocuzio-ne
a voce colPadre Cappuccino
, a cenni con lei, poiché
doveva
venire secondo ilsolito
un
Prete suo Confessore siraoidina- rio a richiamarladopo
le 5 ( erano allora le quattroemezzo
in circa ) ilPadre
Cap- puccino lecomandò
, che ritornasse in e- stasi . Detto fatto .Noi
facciamonuova- mente
leprove,
ed ellanon
vede,non
sente
, le ricopriamo il volto col velo
, e
torniamo
a casa . Sabbato mattina alle ore quattro siamonuovamente
partiti da Cal- daro , per trovarci da lei alle 5,quando
dovealesi amministrare la SS. Eucaristia .
Giuuti colà verso le quattro e tre quartij ancora era chiusa la casa;
ma
alprimo
battere ci fu aperta, edammessi
nel-la stanza
,
con
gvan meravigliavedemmo
22
quell’ Orsola , che
due
giorni innanzipa-
reva a stento potesse vivere giacendo in Ietto ,non
più giacere,
ma
estatica sul lettomedesimo
, star ginocchioni , siccome quella di Caldaro , collemani
al solito di- stese , e giunte sul petto , cogli occhimez-
zo aperti , col volto nè colorito siccome nello stato suo naturale, nè cereo siccome nella estasi ordinaria
,
ma
brillante d’ una tinta più delicata accesa e soave . Interro-gando
da quantotempo
stava così , ci ven-ne
detto, che circa un’ ora.Una buona mezz’
oradovemmo
aspettareprima
che ilsacro ministro giugnesse, ed Orsola
sem-
preimmobile
nello stalomedesimo perma- neva
.Venuto
in fine il Confessore straor- dinario, e deposta l’Eucaristia sull’alta- rino a ciò parecchiato, le
comandò
giaces- se; locchè ella eseguìimmantinente
senzanè muover
lemani
, nè punto variare ilvolto .
Ciuque
o sei minutidopo
presa la Eucaristia , Orsola senza però ajutarsi del- lemani
balzò di botto un’ altra volta gi- nocchioni sul lettocome prima
, per du-
rarla
immobile
findopo
le ore 8 ,quando
dovea tornare a richiamarla il Confessore.La
estasi di Orsolanon
par così inten- sacome
quella diMaria
,ma
è assai più tranquilla ;Maria
lieta ,ed
avvenente quan-25
do
è nello stato suo naturale , contratta ilvolto
quando
in estasi ; Orsola all’ oposto, è pallida , e diuna
bellezza celeste in e-stasi , ordinaria nello stato naturale
, poi
più colorita , e con
un non
so che di sub triste . Inuna
parola in estasi evidente-mente
gioisce ,ma
diuna
gioja tranquil- lissima senza mostrar contrazione ; nello stato naturale pazientissimamenle , econ grande
rassegnazione sì,ma pur pena
, esi vede c
he
pena . Io rimasi assai soddisfat- to di Orsola ,massime
per quel facile ac- cesso inqualunque
ora , e da soli, econ
altri
qualunque
; il cherimuove
ogni lon- tanissimo sospetto di checchessia.III.
Fino
qui nel TiroloTedesco
. Passiamo or finalmente all’ italiano , e inarpichiamo-ci su per 1’ alto
monte
di Capriana , sulla cui vetta scoscesaDOMENICA LAZZARI
ci aspetta,
non
estatica ,ma
sìveramente
addolorata .Noi siamo
da lei la settimana appresso . Martedì sera , giovedì sera , ve- nerdì mattina e sera .La
porta e le fine- stre della sua stanza stanno aperte giorno e notte,anche
nei più crudi rigori delverno
, nè tiene che per decenzaun
solo24
'
lenzuolo. Entrato nella
camera,
ancornon
]’avea veduta ( perché giace in fondo ad
una
lettiera con sotto soloun pò
dipa-
glia, col capo verso la porta,che però ri-
mane
, anche nella distanza d’un
passo apoco
più dalla lettiera coperto ), e già sen- tivaun
forte stridere, quasi di grossa , e ruvida lima con forza manneggiata nel fer- ro.
Chiamai donde
quelrumore
venisse,
e la vecchia
madre
facendomi appressare al letto,mi
mostrò la figlia, che da vio- lentissima convulsione agitata battendo i
denti , e confricandoli
come
digrignasse, sìforte facrali scricchiolare .
Erano
per altroi suoi denti Lelli e intieri , sicché ebbi a stupire,
udendo
che da 5 anni era così martoriata .Ma ben
s’accrebbe ilmio
stu- pore,
quando
venni dal Dottor Jorisuo-
mo
di gran senno, c merito, assicurato aver lui toltile di bocca da sessanta pezzi di denti per forzadi confricazioneinfranti .Già
più ritratti suoi avea io avuto soli’occhio,
ma
tali che,due
in ispecie perpoco non mettevono
orrore ; nè a since-ramente
parlare parevami dover esser quel- la opra divina . Allor conmia
soddisfazio- ne riconobbi esserben
altro il suo aspet- to da ispirarenon
orrore,ma
tenerezza,
c pietà; chò in
mezzo
a quella violenza25
di convulsione da sotto quella fronte
, nel-
la
sommità
tutto attorno marcata di cuta- nee incisioni a foggia quasi di minuti cir- coli , e da quel volto, tutto che quasipermetà
coperto di sangue cremato, traspari- va un’aria
non
burbera, quale
massime
quei dueritratti la rappresentano,ma
pla- cida, e rassegnata .Due
croste di sangue, della circonferenza diuna
testa di chiodoben
grosso,segnavano esteriormenteilmez-
zo dientrambi
lemani,
che giunte e in- crocicchiate teneva sul petto, ed or sou cinque anni, per
comune
testimonianza ,non
lepuò
disgiugnere . Fasciate avea e insanguinate le punte delle dita dellama- no
sinistra per le morsicatureche suoldar-si
,
quando
è più forte la convulsione,nè
vi ha chi le accudisca. Il sig. Primicerio, o
come
qui lo diremo, ilVice-Parroco
suo Confessore, che per tratto di singoiar gen- tilezza civenne
quellaprima
volta ad ac-compagnare,
diede di piglio adun
gran ven- taglio , che appositamente serbasi per farle aria,quando
si vuol vederla ritornala in sè.Dopo poche
vibrazioni, sospesa lacon-
vulsione , spalancò quegli occhi ,che chia-mavano
a vero compassione , e la dicevano innocente. Interrogata dalcompagno mio,
se avesse dormito
, se pativa
, rispose pii-
26
ma
colcenno
, poi colle parolenon
saper- lonè manco
essa; e soggiugnendo egli , che stavacome Dio
voleva - sì, soggiunseella pure , dice
bene
il molto reverendoPadre, come Dio
vuole, 1’ ha proprio in- dovinata ,come
Iddio vuole, proprio co-
me Dio
vuole -, e ancor ripeteva queste parole , che già ricaduta era in convulsio-
ne
, epoco dopo
continuandosempre
quel- lo stridor di denti, pareva recitasse dei
Pater
edAve,
epiù distinto profferiva ilGloria Patri
, sollevando il capo , e chi-nandolo
.Progredendo
la convulsione se- guivaanche
a pregare, e tentava ogniquando morder
le dita ,ma
dal sig. Pri- micerio trattenuta ,aprivaun momento
gli occhi , quasi chiedesse scusa, e tosto glirichiudeva . Giovedì sera
pure
udendosi dire , facesse coraggio , che tutto passa - sì,
nuovamente
si pose a ripetere, tut- to passa, è proprio vero , tutto passa ,so- lo 1’ eternità
non
passamai
, il resto tut- to passa - ; e ricaduta quindi nella con- vulsione proseguiva ,prima
a ripetere quel- le parole, poi a pregare
come
innanzi.Venerdì
sul far del giornofummo
solleci- ti di trovarci a vederequando
doveanle cader le croste, e cominciarsi 1’ effusione del sangue;
ma
quelle eran già cadute, e27 sgorgaya in
buona
copia il sangue dalla fronte pel volto , e in bocca , dalla testa sul capezzale, dallemani
giù pel letto;ed
olire il sangue,
che
a dritta , e a sini- stra dalle cicatrici esteriori dellemani
versava,una
largamacchia
di sangue scor- gevasi dalmezzo
verso il lato sinistro , suruna
candida pezza, che per decenza so- vraposta alla camicia, le copriva il petto;
nè bene
saprei se provenisse dalla parte interiore dellemani
, o dalla piaga del co- stato .La
sera ,prima
di partire , voleva-mo
parlareanche una
volta , e vedere le cicatrici dei piedi .Ma
era lamadre
di tristoumore
, etemendo
avesse col parla- re a crescere la convulsione,non
voleva le si facesse aria .Più buona
fu la figlia .che fuori del consueto, senza che ci avessimo aincomodar
col ventaglio, ritornò ai sensi e fissatici sopra gli occhj si dimostrò pron-ta a lasciarsi vedere i piedi .
Noi
però pernon
far malcontenta lamadre,
e parerin- discreti, raccomandatici alle sue orazioni , ci siam licenziati .
Troppe
più cose potrei qui aggiugnere,
se uscendo dai limiti prescrittimi, oltre ciò,
che
ho
visto, volessi raccontare ciò cheho
inteso .Ma
troppo è difficilesempre
sce- verar il pretto vero dalla guarnitura, on-28
de
soventi ,anche non
volendo , si snoie ornarlo.Non
però voglioommeltere
ciò chemi
occorse conun
bravo ritrattista di Cavallese, che richiesto dame
diun
veri- dico ritratto diDomenica
,mi
risposeuon
potermi dar parola; perchè
due
anni ad- dietro,già si era a quest’ oggetto , in
com-
pagnia del dottor Joris, recato da lei , sen- za averlamai
per lo innanzi conosciuta .Or Domenica, come
appena lo vidde,vol- \ tasi dall* altro canto , cercò nasconder la faccia, e
dimandandole
il dottor Joris,
perchè
così facesse : quegli èuu
pittore,
rispose , che vuol
prendermi
il ritratto .Ritornò col
medesimo
dottoreuu anno dopo
il pittore stesso col tabarro e cogli occhiali, per
non
esser conosciuto ;ma
inutilmente , che vistolo
Domenica
,que-
sti , disse , è il pittor
medesimo
dell’anno
scorso ; e tosto volse dall’ altrabanda
la faccia e la nascose;nè
fu possibile ritrar- re l’effigie sua , fuorquando
nell’ attuai convulsione teuea chiusi gli occhi .Mi mo-
strò in fatti il pittore
uno
schizzo fatto da lui su semplice carta , il quale in ve- rità , molto più lesembrava
, chenon
gli altri ritratti dame
visti innanzi , e solo eravi difetto negli occhi, che
male
aveva egli potuto indovinare .29 IV.
Dopo
la relazione di queste tre Estati- che,come
siha
dalGiornale
Cattolico ,non
sarà discaro ai nostri lettori il farbreve menzione
diun’ altraEstatica, e pre- cisamente d’ Italia . Questa si è
MARIA DOMENICA BARBAGLI
delMonte
S. Sa- vino nella Diocesi diArezzo
, patria di Giulio III.La
sua età è di circa anni 28, e da14
anni infermatasi,tollera
còn
eroi- ca pazienza il penoso suo stato .Fu
favo- rita dal cielo , e lo è tuttora ,come
pia-mente
si crede , con doni straordinarj, di
visioni , ratti
, spirito profetico, penetra- zione dei cuori ,
con
segni visibili di sìsegnalati portenti .
V.
Da
ultimo percorona
del fin qui espo- sto a se cichiama
ilNuovo Mondo
, e quivi pure volle 1’Altissimo farpompa
di suaOnnipotenza
. Nell’ Isola diCuba
( se-condo una
relazionemollo
autentica , in data 8 Luglio1837
) , viveauna
taleGIU-
SEPPA DELLA TORRE
, che fumari-
tata , ed
ebbe
tre figli . Siammalò
nel1806
, fu nel1808
che sicambiò
1’ ultima50
camicia e d’ allora sta
sempre
coricata in Ietto, e sta attrappita in
modo
,che legam- be
le sono unite ed incarnate nel basso ventre, è
immobile
daquell’ epoca, e sen- za prenderenessun alimento
. In princi- pio dell’ infermità sudava molto ;ma
da varj anuinon
suda più :non
dà mal’ odo- re,non
mette il suo corpo nessun escre-mento ad
eccezione di qualche lacrima .Lo
stato portentoso di questa inferma ven-ne
riconosciuto da molti , e singolarmente dall’ Arcivescovo diCuba
, che volle fare le più accurate osservazioni . In tutta la sua vita fuGiuseppa
dellaTorre
di costu-mi
esemplari .Dopo
eh’è inferma , acco-stuma
di comunicarsi tutte leprime Do- meniche
delmese
, tutte le feste princi- pali dell’anno
, quelle della SS.
Vergine
,e di S.
Giuseppe
,purché
il suo Parroconon
sia impedito , e la SS. Eucaristia ne-gli indicati giorni è L' unico
alimento
chela conforta in vita, fin dal 180S. Abita nella Parrochia di
Gonzar meno
di quat- tro leghe lontana da S.Giacomo. Tutto
si rilevada una
lettera in data dei22
diNovembre
del1838
diretta daBogota
al Collettore di questa Galleria .51
SUPPLIMENTO
.Le
grandi cose, e le maravigliose virtù di cristiane Giovanette in questa nostra Gal- leria descritte,
avranno, stimiamo
, condot- to alcuno a credere e dire:Furono
già nelmondo
di tali,ma
oggimainon
ve n’è più;non parendo
di vedere ne’ nostri giorni ve- stigio di virtù sì luminose .Or
egli èbene
mostrare questonon
esser vero : anzi esser tuttavia nella chiesa di Cristo dei fedelicon
lo spirito e le virtù
medesime
di quegli an- tichi . Di ciò le vite di alcune Giovani e- stinte negli anni più a noi vicini, ci
por-
gono
conveniente riprova . Tuttavia perme-
glio accertarcene
abbiamo
divisatoaggiun-
gere altro brieve ragguaglio didonne
, che allapalma
del martirioagognarono
,per la
confessione di nostra fede. Ciò ricavia-
mo
dalla relazione didue
martiri nelGu
Tchuen
,impressa
inRoma
coiTipi
del- laPropagazione
dellaFede
neldecorso
1840.Nel
vastoimpero
della Cina e pre- cisamente nell’anzidetta Provincia , corren-do l’anno 1815,
col zelantissimoMonsi".
Gabriele
Taurino
Dufresse francese, Vesco-vo
diTrabacca
e Vicario Apostolico , fu-rono
condotti al martirio trentatre Cristia- ni , la cui fede inGesù
Cristonon
essen-32
do
mai slata smossa nè dalle ingiurie più gravi, nè dalla violenza de*tormenti , vie-
maggiormente
fortificossi alla vista dei car- nefici e degli apparecchiati supplizi . Il per- chè essendo stati consigliati di rinunziare allaFede
senon
volevano incontrare lamedesima
sorte delVescovo
, essi sprez-zando
ogni minaccia risposero d’ esser lut- ti d’animo
prónto e sicuro a dar la vita perGesù
Cristo , e pregarono 1’ invittissi-mo
Prelato a benedirli . Ciò egli fece ed esortatili a seguire il suo esempio, offerì
spontaneamente
al carnefice il capo che fu tosto spiccato dal busto.Niuno
però di quei Cristianivenne
sottoposto al minacciato sup- plizio ,ma
ricondotti in prigione furono poi cacciati in esilio . Eranvi fra di lorodue donne
alle qualivenne
contro ogni espet- tazionepermesso
di tornarsene libere alle loro case, e queste lungi dal rallegrarsi di così fatta indulgenza, manifestarono anzipubblicamente
il loro dolore dal vedersi tolta di presente la corona del martirio, per
andar con essa a ricevere il
cambio
dell’eterna retribuzione . Similmente