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Inferno, Canto II. Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. (3)

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Academic year: 2022

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Il 25 marzo è la Giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri, essendo riconosciuta dagli studiosi quale data di inizio del viaggio nell’aldilà della Divina Commedia.

La Giornata nazionale è stata ribattezzata “Dantedì” per ricordare in tutta Italia e nel mondo il genio di Dante con molteplici iniziative organizzate dalle scuole, dagli studenti e dalle istituzioni culturali. L'edizione del 2021 è doppiamente significativa perché avviene del settecentesimo anniversario della morte del Sommo Poeta.

Anche l’Azienda ULSS 6 Euganea partecipa alle celebrazioni del Dantedì con un percorso tematico, a cura della dottoressa Maria Cristina Zanardi, tra i luoghi e i beni storico-artistici delle strutture sanitarie di Padova e provincia che richiamano alcuni passaggi emblematici della Divina Commedia.

(2)

Inferno,

Canto II

Incomincia la Comedia di Dante Alleghieri di Fiorenza, ne la quale tratta de le pene e punimenti de’ vizi e de’ meriti e premi de le virtù. Comincia il canto primo de la prima parte nel qual l’auttore fa proemio a tutta l’opera.

Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. (3)

Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura!

Figura 1. Parco del Complesso ai Colli, pianta di Prunus laurocerasus

(3)

[…]

Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m’era durata

la notte ch’i’ passai con tanta pieta. (21)

Figura 2. Galliera Veneta, Parco Villa Reale

(4)

Figura 3. Galliera Veneta, Parco Villa Reale

Figura 4. Galliera Veneta, Parco Villa Reale

(5)

E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva,

si volge a l’acqua perigliosa e guata, (24) così l’animo mio, ch’ancor fuggiva,

si volse a retro a rimirar lo passo

che non lasciò già mai persona viva. (27) […]

l’ora del tempo e la dolce stagione;

ma non sì che paura non mi desse

la vista che m'apparve d'un leone. (45)

Questi parea che contra me venisse con la test’alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l’aere ne tremesse. (48)

Figura 5. Leone marciano andante, depositato nel Museo Civico di Padova (1896), ora al MuSMe, Pietra di Nanto, cm 110 x 85 x 14, secolo XV

(6)

O de li altri poeti onore e lume,

vagliami ’l lungo studio e ’l grande amore che m’ ha fatto cercar lo tuo volume. (84) Tu se’ lo mio maestro e ’l mio autore, tu se’ solo colui da cu’ io tolsi

lo bello stilo che m’ ha fatto onore. (87)

Figura 6. Biblioteca antica Ospedale di Este

MATTIOLI, PIETRO ANDREA. I discorsi di M. Pietro Andrea Matthioli Medico Sanese, ne i sei libri della materia medicinale di Pedacio Dioscoride Anazarbeo. Con i ueri ritratti delle piante &

de gli animali, nuouamente aggiuntoui dal medesimo. Con gratia & priuilegio del Sommo Pontefice, dell’Illustrissimo Senato Vinitiano, & d’altri Principi. In Vinegia, nella bottega d’Erasmo, appresso Vincenzo Valgrisi, & Baldassar Costantini, 1557 [88], 741, [3] p.; fol.

(7)

Purgatorio,

Canto I

Comincia la seconda parte overo cantica de la Comedia di Dante Allaghieri di Firenze, ne la quale parte si purgano li commessi peccati e vizi de’ quali l’uomo è confesso e pentuto con animo di sodisfazione; e contiene XXXIII canti. Qui sono quelli che sperano di venire quando che sia a le beate genti.

[…]

Ma da ch’è tuo voler che più si spieghi di nostra condizion com’ell’è vera,

esser non puote il mio che a te si nieghi. (57) Questi non vide mai l’ultima sera;

ma per la sua follia le fu sì presso, che molto poco tempo a volger era. (60)

Figura 7. Lettera del paziente Giuseppe Spezia dal Manicomio di Padova, ricoverato come soldato della Grande Guerra

(8)

Ma se donna del ciel ti move e regge, come tu di’, non c’è mestier lusinghe:

bastisi ben che per lei mi richegge. (93)

Figura 8 Annunciazione, XVII secolo, Inv. 041107, Azienda Ulss 16, Direzione Generale. Forse proveniente dall’oratorio delle Zitelle.

(9)

Quando noi fummo là ’ve la rugiada pugna col sole, per essere in parte dove, ad orezza, poco si dirada, (123) ambo le mani in su l’erbetta sparte soavemente ’l mio maestro pose:

ond’io, che fui accorto di sua arte, (126)

porsi ver’ lui le guance lagrimose;

ivi mi fece tutto discoverto

quel color che l’inferno mi nascose.

(129)

Figura 9. Pittore veneto, Secolo XVII, La Croce adorata dalla Vergine e dai santi Rocco e Francesco, Azienda Ospedaliera, Direzione Amministrativa, Inv. 47209, Tela un tempo centinata, cm 216 x 128 Provenienza: Ospedale di San Francesco [?]; Chiesa di Santa Maria ad Nives [?]; Chiesa della SS.

Trinità o delle Zitelle Gasparine

(10)

Paradiso,

Canto I

Comincia la terza cantica de la Commedia di Dante Alighieri di Fiorenza, ne la quale si tratta de’ beati e de la celestiale gloria e de’ meriti e premi de’ santi, e dividesi in nove parti.

Canto primo, nel cui principio l’auttore proemizza a la seguente cantica; e sono ne lo elemento del fuoco e Beatrice solve a l’auttore una questione; nel quale canto l’auttore promette di trattare de le cose divine invocando la scienza poetica, cioè Appollo chiamato il deo de la Sapienza.

La gloria di colui che tutto move per l’universo penetra, e risplende in una parte più e meno altrove.3

Nel ciel che più de la sua luce prende fu’ io, e vidi cose che ridire

né sa né può chi di là sù discende;6 perché appressando sé al suo disire, nostro intelletto si profonda tanto, che dietro la memoria non può ire.9 Veramente quant’io del regno santo ne la mia mente potei far tesoro, sarà ora materia del mio canto.12

Figura 10. Giovan Battista Pellizzari Verona, 1598 - Padova, 1660 La Trinità appare ai santi Giovanni Evangelista, Francesco, Maria Maddalena e Antonio da Padova

Azienda Ospedaliera, Inv. 47047 Tela centinata, cm 347 x 190

Provenienza: Chiesa della SS. Trinità o delle Zitelle Gasparine

(11)

O buono Appollo, a l’ultimo lavoro fammi del tuo valor sì fatto vaso, come dimandi a dar l’amato alloro. (15)

Figura 11. Boccalaro italiano (area umbra?) Fine del secolo XVII, Coppia di albarelli

Depositato nel Museo Civico di Padova; deposito della farmacia dell’Ospedale Civile di Padova (1911), Inv.

856, 857 Cm 10,1 x 9,9 (bocca); 8,6 (piede) Iscrizioni: SRM CUMIN PULVER (Inv. 856)

O divina virtù, se mi ti presti tanto che l’ombra del beato regno segnata nel mio capo io manifesti, (24) vedra’ mi al piè del tuo diletto legno venire, e coronarmi de le foglie

che la materia e tu mi farai degno. (27) Sì rade volte, padre, se ne coglie

per trïunfare o cesare o poeta,

colpa e vergogna de l’umane voglie, (30) che parturir letizia in su la lieta

delfica deïtà dovria la fronda

peneia, quando alcun di sé asseta. (33)

Bottega di Antonio Balestra, Terzo-quarto decennio del secolo XVIII, I santi Luigi Gonzaga, Stanislao Kostka e Gesù Bambino in gloria, Azienda Ulss 16, Direzione Generale, Inv. 085640, Olio su tela, cm 282 x 175, Provenienza: Santa Maria Maddalena; Santa Maria ad Nives; chiesa delle Zitelle.

(12)

Surge ai mortali per diverse foci la lucerna del mondo; ma da quella

che quattro cerchi giugne con tre croci, (39) con miglior corso e con migliore stella esce congiunta, e la mondana cera più a suo modo tempera e suggella. (42) Fatto avea di là mane e di qua sera tal foce, e quasi tutto era là bianco

quello emisperio, e l’altra parte nera, (45) quando Beatrice in sul sinistro fianco vidi rivolta e riguardar nel sole:

aguglia sì non li s’affisse unquanco. (48)

Figura 12. Madonna lignea vestita, ignoto, ambito veneto, H 130 x 35, secolo XIX, Chiesa di Montagna, lascito Giuseppe Gennari

(13)

Beatrice tutta ne l’etterne rote fissa con li occhi stava; e io in lei le luci fissi, di là sù rimote. (66) Nel suo aspetto tal dentro mi fei, qual si fé Glauco nel gustar de l’erba

che ’l fé consorto in mar de li altri dèi. (69) Trasumanar significar per verba

non si poria; però l'essemplo basti a cui esperïenza grazia serba. (72)

Figura 12. Antonio Canova, Possagno (Tv), 1757 - Venezia, 1822 Stele Giustiniani, Padova, Musei Civici (1896), Inv. 1, Marmo, cm 186 x 127 x 12, Provenienza: Padova, Congregazione della Carità (1806); Padova, Ospedale Civile (1821); depositato nel Museo Civico di Padova

(14)

Quando la rota che tu sempiterni desiderato, a sé mi fece atteso

con l’armonia che temperi e discerni, (78) parvemi tanto allor del cielo acceso

de la fiamma del sol, che pioggia o fiume lago non fece alcun tanto disteso. (81)

Figura 13. Bottega veneta, Secoli XIX-XX, Ostensorio, Azienda Ospedaliera di Padova, Chiesa di Santa Maria ad Nives, Argento fuso, sbalzato, cesellato; metallo dorato; pietre o paste vitree colorate; cm 49,5 x 28,5, Inedito

(15)

La novità del suono e ’l grande lume di lor cagion m’accesero un disio mai non sentito di cotanto acume. (84)

Figura 14. Campana dell’antico Ospedale di Este, fusione in bronzo, Iscrizioni:

“A.FVLGVRE.ET.TEMPESTATE.LIBERA.NOS.DOMINE” “DA GLORIAM

DEO”, secolo XIX, cm h.53 , diametro cm 40

(16)

Maraviglia sarebbe in te se, privo d’impedimento, giù ti fossi assiso, com’a terra quïete in foco vivo. (141) Quinci rivolse inver’ lo cielo il viso

Figura 15. Pietro Pajetta (Serravalle, 22 marzo 1845 – Padova ,10 aprile 1911 ), olio su tela, datata 1907.

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