Magica Notte
Le giornate passarono rapide e, a differenza di quanto aveva immaginato, la presenza del mezzodemone non gli pesò affatto. Si rendeva a malapena conto di essere osservato dal gemello volante perché egli non abbandonava mai il cielo. Anzi, se non fosse stato avvertito dalla sua amica, probabilmente avrebbe continuato a credere di viaggiare in due, scambiando quella minuscola sagoma nera lassù per un anonimo uccello selvatico.
Durante il tragitto il ragazzo non parlò neppure una volta e Lymei ne soffrì un po', sentendosi in parte responsabile di quel silenzio. Venne presto sera, i due smontarono da cavallo per e prima di sistemare il falò e l'accampamento per la notte la ragazza decise di rompere il ghiaccio:
« Mi dispiace di averti tenute nascoste tutte queste cose su di me, sulle mie origini e la mia famiglia. Ma capisci che non ho avuto altra scelta? Come avrei potuto rivelarti sin dall’inizio che sono parente di coloro che ti hanno rapito il fratello ed incendiato la casa?
Come avresti reagito se lo avessi saputo?».
Huosaki non rispose. Non desiderava tornare sull'argomento.
« Te lo dico io, probabilmente non ti saresti fidato di me, ed è per questo ho deciso di tacere e di dirti tutto quando i tempi sarebbero stati maturi. Spero che tu riesca a capire la mia scelta».
« Perché secondo te io ora mi fido di te?», sbottò lui.
« Non lo so… questo devi essere tu a dirmelo. Ma io invece ho fiducia in te, so che sei il nostro prescelto, l’unico che può cambiare le sorti di Yverearth e so anche che non ci deluderai».
Huosaki si accucciò sul terreno, il manto erboso era rado e filiforme ed il prato con il calare del sole era umido e profumava di selvatico. Rimase qualche istante in silenzio staccando un filo d’erba e giocandoci con le dita.
« “Prescelto”», ripeté : « Che parolona!».
« Sono successe così tante cose da quando ti ho incontrata che mi sembrano passati degli anni. Non ho ancora realizzato quello che mi sta succedendo al punto che ogni tanto penso che da un momento all'altro mi risveglierò sul mio letto e maledirò ancora una volta
“quella donna dai capelli d’oro” perché mi ha fatto fare un altro dei suoi strampalati sogni!».
Lymei si sedette affianco all'amico e cercò di inserirsi nel discorso, ma lui riprese a parlare prima che potesse farlo:
« E’ logico che tutto quello che sto vivendo mi appaia strano… Guardare le illustrazioni sul mondo di Sinla non è proprio come vivere insieme a persone di quel mondo. Ho sempre fantasticato su di loro, immaginandomi gli eroi di quella fantastica terra e le loro incredibili imprese. Ma vivere in una di quelle storie in prima persona è tutta un'altra cosa. Sono io che soffro adesso, sono io che sento la mancanza di mio fratello e mi preoccupo per lui.
Come faccio a credere in tutto questo? Come faccio ad aver fiducia negli altri se tu, l’unica persona esterna alla mia famiglia in cui confidavo, mi chiedi di considerare come amico quello sporco assassino che ha causato tutto questo?». Il ragazzo si prese la testa tra le mani, fiumi di parole continuavano a sgorgargli dalla bocca, inarrestabili.
« Come faccio a credere che sia possibile tramutare l’animo di una persona semplicemente incidendogli una voglia sulla pelle? Come posso pensare che sia così facile? Forse sono io che sono troppo legato alle cose terrene, forse noi “comuni mortali”
abitanti di Yverearth non siamo in grado di arrivare a tanto. Ma questo non può cambiare il mio pensiero. Spero che anche tu possa comprendere me come io cerco di fare con te».
« Certo Huosaki. Ma non preoccuparti, sono certa che un giorno riuscirai anche tu a capire. Un giorno crederai nello Specchio dell'Anima e allora ti fiderai di nuovo di me anche se ora ti risulta difficile anche solo pensarci».
« Io vorrei crederti, ma…».
«Shh!… non importa. Lascia perdere, è tutto a posto così». Huosaki senti ai fianchi il contatto con la compagna che lo cingeva in un dolce abbraccio. Lui, ancora accigliato, ricambiò cingendola a sua volta. Lymei appoggiò delicatamente la testa nell’incavo tra la spalla ed il collo e lui sentì il suo profumo invadergli le narici. Era stato doloroso, ma almeno si erano chiariti.
Huosaki si sentì di nuovo in pace con se stesso, finalmente era riuscito a dare sfogo a tutti i suoi pensieri in modo libero, senza paura. Era da tanto desiderava farlo, e finalmente ci era riuscito. Si sentì leggero, come se gli fosse stato tolto dalla coscienza un grosso macigno.
Rimasero abbracciati per un po’ e lui rimase ad osservare il bel cielo di quella giornata ormai finita. Il sole era tramontato oltre l’orizzonte e le piccole nuvole piatte facevano da contorno ad un arcobaleno di colori che sfumavano dal rosso al rosa, dal rosa al violetto e
dal celeste al blu profondo della notte. Poi quando meno se lo aspettò sentì un tepore alle guance. Ecco che torna il solito Huosaki vergognoso… pensò tra sé, maledicendo quel lato così fastidioso del suo carattere. Lei sciolse dolcemente l’abbraccio e gli sorrise.
Lui la guardò un attimo e poi con tono serio le disse:
« Quindi da ora in poi niente segreti, ok?».
« Ok». Promise.
« E posso farti tutte le domande che voglio?».
« Tutte».
« Allora voglio sapere che poteri hai. Sei una Sinlana, quindi puoi fare anche tu delle magie tipo il “Vortice dell’Oltretomba”? Oppure puoi farti spuntare le ali? O hai poteri più simili ad Asleja, cioè parli nel sonno o cose simili?».
« Sai una cosa, Huosaki?». Lo guardò seria: « Ti preferivo quando eri uno zittone!», esplose in una fragorosa risata.
« Ma dai!», rispose lui, unendosi alla risata.
« Comunque sia, io in realtà sono ancora un’apprendista», rispose un po’ imbarazzata.
« Non ho ancora sviluppato appieno il mio potenziale magico, ma sono certa di averlo.
Perché tutti i figli di abitanti di Sinla possiedono il gene della magia».
« Che cos’è il gene della magia?».
« E’ il gene che hanno tutti coloro che abitano nel mondo magico o che, comunque, lo hanno ereditato da coloro che vi abitano. E’ come un flusso energetico che attraversa tutto il corpo e si diffonde attraverso vene e arterie».
« Esatto, proprio come per il sangue», aggiunse subito, bloccandogli la domanda prima che gli uscisse di bocca.
« Diciamo che noi di Sinla a differenza degli abitanti di Yverearth abbiamo un doppio flusso all’interno del corpo, quello sanguigno e quello magico. E’ invisibile agli occhi, però, e la sua presenza è percepibile solo dalla persona stessa. La potenza magica del gene della magia non ha limiti e permette qualsiasi tipo di incantesimo di qualsiasi entità e portata. Gli unici limiti a questa energia sono il corpo e la mente di chi la possiede.
Un abitante di Sinla deve essere consapevole del suo flusso magico e deve saperlo controllare per realizzare quello che desidera. Se la mente è vuota e priva di idee, la magia non riuscirà ad avvenire. Al contrario, colui che ha una fervida immaginazione e capacità di inventiva, riuscirà a fare grandi incantesimi. Anche il fisico è importante, perché l’utilizzo del flusso energetico consuma il corpo e nei casi più gravi, può danneggiare gravemente chi effettua la magia. Può addirittura condurlo alla morte».
« E’ da questa energia infinita che scaturisce il nostro potere di fare incantesimi che poi si manifesta all’esterno passando attraverso il tatuaggio rappresentante la nostra stirpe. Il mio flusso magico passa attraverso il polso, il flusso magico dei gemelli passa attraverso le loro schiene, e così via. Ma questo simbolo che abbiamo sulla pelle è anche la porta di accesso alla nostra anima, ecco perché si chiama così».
« Ed è questo che faccio fatica a digerire. Come è possibile che Meyuki sia cambiato così drasticamente quando lo hai colpito con la Daga Bianca?», la interruppe il ragazzo.
« Ogni sinlano nasce in una famiglia, ed ogni famiglia appartiene ad una stirpe magica, rappresentata da questo simbolo, il nostro Specchio dell'Anima. E’ una cosa naturale, come avere braccia e gambe, ma è difficile da spiegare anche per noi che la viviamo, ma mi ci metterò d'impegno», si schiarì la voce e proseguì.
« Partiamo dall’inizio: ogni essere sinlano, umano, e secondo alcuni studiosi anche animale e vegetale, è dotato di quella che chiamiamo “anima”. L’anima è dentro il corpo ed è invisibile. E' difficile da percepire e spesso è talmente legata al nostro stesso essere che ci dimentichiamo quasi che c'è. Essa, però, è indispensabile. E' sorgente di energia vitale, e nel caso dei sinlani, è anche sorgente di energia magica».
« Ma il gene non è l'unica cosa che differenzia un abitante del regno magico da un umano.
C'è anche lo Specchio dell'Anima, per l'appunto! Esso ci consente di usare l'energia magica, che scorre in noi grazie al gene della magia, proiettandola all'esterno. E' quello che ci permette di fare incantesimi. Ma lo Specchio dell'Anima non è solo un grande dono, è anche un grosso problema! Perché la nostra anima può essere messa in pericolo!
Infatti, così come il flusso magico può fluire dall’anima all’esterno può accadere il contrario e dunque una persona abile, capace di leggere il tatuaggio di un sinlano o dotata di particolari oggetti incantati, come la Daga Bianca o la Daga nera, può riuscire ad entrare nell’animo di un abitante di sinla e sconvolgerne l’animo. Cosa che ad un umano non può avvenire poiché non ci sono porte di accesso all’anima di un terrestre».
« E quindi ferendo Meyuki alla schiena con la Daga Bianca sei entrata nella sua anima trasformandola?».
« Esatto Huosaki, infatti Asleja, quando ha creato le sette armi elementari disfacendo la Spyrit Sword, ha creato appositamente la Daga dello splendore con quel potere, così da poter arrivare all'anima dei propri figli e purificarla dalla maledizione di Akuma».
« Quindi, qualsiasi sinlano che viene colpito al tatuaggio dalla Daga Bianca, si trasforma?».
« No. Asleja ha creato la daga per salvare i suoi figli, se avesse lasciato libero il potere di trasformazione, tutti i sinlani sarebbero stati in pericolo. Sarebbe stato troppo rischioso creare un'arma del genere».
« Tuttavia, creando la Daga dello splendore, come riflesso, si è creata un'altra arma elementare: La Daga Nera, la stessa che hai provato sulla tua pelle. E come sua perfetta opposta, essa ha sviluppato il potere di entrare nell’animo di un sinlano in particolare, cioè quello di mia zia Asleja, e di ucciderla».
« Ma è terribile…».
Il suo tono di voce si fece più cupo: « Asleja non aveva previsto la nascita della Daga d’ombra e non aveva idea del potere che conteneva. Così, per prudenza, decise di tenerla lei stessa in custodia. Tuttavia la sua accortezza non è stata in grado di evitare ciò che è successo. L' ignoranza le è costata la vita. Forse se avesse saputo non avrebbe creato nessuna delle due armi, rinunciando alla salvezza dei suoi adorati figli per restare in vita...».
Passarono minuti silenziosi carichi di pensieri, poi la ragazza si scrollò le spalle e continuò la sua spiegazione cambiando argomento:
« Ma torniamo a quello che stavo dicendo, parliamo della nostra magia», il suo tono di voce tornò ad essere allegro.
« Con la crescita i bambini Sinlani imparano a familiarizzare con l’energia magica che è dentro di loro ed essa, seguendo la maturazione fisica e mentale, assume una struttura fissa. E’ così che nel mondo della magia esistono diverse tipologie di potere magico».
« E’ interessante», disse lui completamente rapito dai discorsi della compagna.
« Si», sorrise e riprese: «Ci sono Gli Incantatori, cioè coloro che riescono ad impregnare gli oggetti di magia, questa abilità è molto interessante perché permette di rendere magico praticamente qualsiasi cosa; gli Evocatori, cioè coloro che possono far apparire oggetti, animali o addirittura persone a loro servizio. Poi ci sono i Mutaforma che possono cambiare il loro aspetto a piacimento e tramutarsi in qualsiasi altra persona, animale, oggetto e quindi possono passare inosservati in qualsiasi luogo desiderino recarsi. I Divinatori, cioè coloro che possono leggere il passato ed il futuro di una persona e parlare attraverso il pensiero anche una volta che sono morti. Ed infine quelli con il flusso magico senza struttura stabile: i Maghi. Asleja è una Maga, non ha una abilità ben precisa sviluppata ma può fare di tutto, limitata solo dalla sua fantasia e resistenza fisica all’incantesimo.
E’ grazie a questo suo potere magico trasversale che è riuscita a fare tutto quello che conosciamo, come creare la Spada dello Spirito, trasmetterci dentro parte della sua anima e parlarti attraverso i tuoi sogni. Tre attività molto diverse tra loro».
A quelle parole il ragazzo sussultò e si ricordò l'espressione implorante della donna durante il lungo riposo alla locanda. Nel frattempo era scesa la notte ma nessuno dei due aveva sonno così continuarono a parlare.
« Io sono nella fase in cui il flusso magico si sta stabilizzando. So di essere una Evocatrice ma ancora non ho sviluppato il mio potere a pieno e non mi riesce far apparire quasi niente». Rise di sé.
« Dai, provaci adesso! Evoca qualcosa» la incoraggiò lui.
« Non penso di esserne capace, devo concentrarmi al meglio e…» lui la guardò implorante.
« E va bene», rispose con un sospiro. « Ma non aspettarti un grande numero di magia!».
Lui la guardò attentamente deciso a non perdersi nulla di quello che sapeva sarebbe stato un grande spettacolo. Lymei chiuse gli occhi e dalla sua bocca uscirono fluide parole in lingua magica. Il ragazzo non riuscì a comprenderne il senso ma man a mano che lei parlava, quasi cantando una filastrocca, vide apparire qualcosa. Ma era difficile dire che cosa. Era una immagine sfocata, in continuo movimento e inconsistente come il vento ma le sue linee sinuose e perfette ricordavano, ora, vagamente, quelle di un cucciolo di tigre.
Più che Lymei parlava e più che il piccolo animale acquistava forma e consistenza. I suoi contorni diventavano sempre più nitidi ed i suoi movimenti assomigliavano sempre più a quelli di un reale felino.
I suoi occhi blu, molto simili a quelli della ragazza, erano di una intensità disarmante. Il suo piccolo corpo era striato di strisce bianche e nere ed il muso era dolce ed innocente. La testa era troppo grossa rispetto al resto del corpo così come le zampe erano fin troppo larghe per la sua statura. Aveva un aspetto buffo, ma amorevolmente simpatico. Adesso anziché una immagine sfocata i due amici avevano di fronte un reale cucciolo di tigre.
Avanzò con passo silenzioso, osservò Huosaki per un istante, poi un insetto dispettoso lo distrasse, giocherello con un filo d’erba e poi andò incontro a Lymei, correndo goffamente.
La giovane, ancora cantando il suo incantesimo, accarezzò il muso della sua innocua evocazione. Le passò le dita tra il morbido pelo e le grattò il mento come si fa con un gatto. Il cucciolo iniziò a ronfare e a fare le fusa e, dopo aver strusciato il muso contro la mano della compagna, si accoccolò vicino a lei.
Huosaki fece per ripetere il gesto della compagna, ma quando avvicinò la mano per toccarla, piccola tigre bianca scomparve nel nulla lasciandolo stupefatto.
« Ecco, hai visto?», si lamentò la ragazza. «Il mio incantesimo non è durato neanche mezz’ora».
« Al contrario! E’ meraviglioso quello che sei riuscita a fare! Non ho mai visto niente di simile. E’ straordinario! La prossima volta voglio accarezzarla», la incoraggiò lui. Era sinceramente entusiasta di quel che aveva visto e non vedeva l’ora di vedere una nuova evocazione della sua amica.
« Grazie», rispose lei. « Comunque lei si chiama Laisa ed è l’unica cosa che sono riuscita ad evocare da quando ho scoperto di avere questo potere».
« Ma allora è lei che mi ha leccato le ferite quando eravamo nella Dimora Nera!», s'illuminò il giovane.
« Si, era proprio la mia Laisa», gli rispose soddisfatta.
I due si raccontarono molte altre cose ed il ragazzo venne a conoscenza di molti aspetti della compagna e del suo mondo che prima ignorava.
Lei gli descrisse il suo mondo, gli parlò di isole galleggianti in cielo formate da cristalli semitrasparenti e brillanti. Gli rivelò che su Sinla il clima era sempre mite, che non c’erano mai sbalzi di temperature né grandi piogge o periodi di siccità. Il tempo era perennemente sereno grazie ai Tre Astri, i tre soli che illuminavano notte e giorno il cielo di quel mondo, alternandosi vicendevolmente. Essi vigilavano sempre su di loro facendo in modo che non giungesse mai l'oscurità. Huosaki conosceva la loro storia perché l’aveva letta su un libro nella biblioteca di Krebb e perciò sapeva che gli abitanti di Sinla vedevano in quei tre corpi celesti molto più di quello che appariva a un occhio umano. Credevano che ciascuna rappresentasse un dio, un essere onniveggente ed infinitamente buono che vigilava sempre su loro e li ascoltava quando lo invocavano. Non aveva mai incontrato nessun religioso e questo gli aveva fatto presupporre che forse su Yverearth non ce n'erano affatto. Nessuno si sottometteva alla volontà di entità superiori, nessuno si credeva figlio di nessun altro che dei propri genitori terreni. Perfino il vecchio Rainer, un uomo dal cuore buono sincero, gli aveva insegnato fin da bambino a contare solo sulle proprie forze ed a credere solo alle cose tangibili, dimostrabili.
Aveva trovato un'altra cosa in cui lui non credeva, ma la sua amica si. Tuttavia, era interessante sapere che c’erano persone che la pensavano diversamente da lui. E la devozione completa dei sinlani a questi esseri onnipotenti lo incuriosiva ed affascinava, era uno dei tanti aspetti interessanti di quel fantastico e lontano mondo.
La ragazza parlò poi della sua famiglia, gli raccontò che era figlia unica e che i suoi genitori si chiamavano Kesnel e Ruija e che vivevano tuttora nella Terra della Magia.
Poi fu la volta del ragazzo che confidò per la prima volta in vita sua il suo trauma infantile.
Le raccontò tutto ciò che ricordava dei genitori e della sua vita prima della disgrazia. Parlò di come gli furono strappati via, descrisse l'agonia del momento, e la fitta di dolore tornò ad invaderlo per il ricordo. Lymei lo compatì restandogli vicina.
Terminò raccontando di come lui e Maroto, una volta fuggiti, si erano rifugiati a Fluji, di come erano stati accolti dal loro padrino e di come avevano vissuto prima che le loro vite si incrociassero. Le parlò dei sogni che aveva avuto, della rabbia che aveva provato quando a causa di questo era stato buttato fuori della classe e della profonda emozione che ebbe quando vide per la prima volta la Spada di Fuoco.
Scoprirono tante cose l’uno dell’altra e più cose si raccontavano e più ne trovavano da dirsi. Poi la stanchezza prevalse sulla voglia di parlare.
Era notte fonda, la ragazza si era addormentata e lui era rimasto da solo ad osservare il cielo ormai nero, rimirando le poche stelle che non erano state oscurate dalle nuvole.
Huosaki desiderò che quella notte magica non finisse mai. Per la prima volta le aveva parlato liberamente e in cuor suo ebbe la certezza che quello che provava nei suoi confronti non era semplice affetto, ma qualcosa di molto più coinvolgente. L’amava con tutto se stesso e sapeva che ben presto avrebbe dovuto rivelarle i suoi sentimenti.