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Academic year: 2021

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Progressione in cordata su roccia

A cura di Laura Frola (aprile 2009)

Per un maggior approfondimento si rimanda alla

consultazione del manuale “ALPINISMO SU ROCCIA” edito

dal CAI.

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Progressione in cordata su roccia

Una volta individuata la via da percorrere e controllato il materiale, acqua, cibo e abbigliamento ci si imbraca e si controlla che questa sia chiusa secondo le disposizioni della casa di fabbricazione (non tutti gli imbrachi si chiudono allo stesso modo!).

Si ripassano le corde in modo tale che durante l’assicurazione del compagno scorrano senza intoppi.

A questo punto il capocordata si legherà ai capi delle 2 mezze corde con singoli nodi delle guide con frizione ripassato.

Il compagno si appresterà ad assicurarlo inserendo le 2 corde nel freno a disposizione.

L’assicurazione ventrale (quella normalmente adottata in parete ma approfondiremo di seguito) fa sì che vi sia il sollevamento dell’assicuratore in caso di caduta del primo, quindi sarà bene che il compagno che manovra la corda si ponga in modo di non essere proiettato verso l’alto o contro la parete. Tale fatto può provocare danni sia a chi assicura sia a chi sta salendo.

Fatte tutte queste operazioni il primo di cordata potrà iniziare a salire il primo tiro prestando la massima attenzione ai primi moschettonaggi in quanto in caso di caduta, proprio nei primi metri vi sono i fattori di rischio più alti pertanto anche da parte di chi assicura ci sarà la massima cura nel dare corda in modo attento e tempestivo (vedi catena di assicurazione).

Il rinvio deve essere posizionato in modo che la leva di apertura di quello in cui faremo passare la corda sia dalla opposta al nostro senso di progressione. Es: Stiamo traversando verso destra?

La leva deve essere a sinistra come illustrato nel

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accidentali della leva in caso di caduta con il conseguente sfilamento della corda dal moschettone stesso. Non bisogna inoltre trascurare di esercitare una certa manualità nell’eseguire l’operazione in quanto la rapidità di esecuzione è fondamentale ai fini della riuscita su un tiro difficile.

Dopo un certo numero di moschettonaggi è bene verificare che la corda segua il percorso più rettilineo possibile in quanto in caso di caduta essa potrà esprimere al meglio tutte le sue qualità di assorbimento dinamico del volo dissipando su tutta la lunghezza

di corda impegnata il carico. Se diversamente dopo i vari moschettonaggi le corde seguono un percorso molto a zig zag in caso di caduta interverrà a dissipare il vostro volo una porzione ridotta di corda ( come nel riquadro a fianco ). Per cui su itinerari di più lunghezze è bene prevedere di portarsi alcuni rinvii un po’ più lunghi nel caso si disponesse solo di una corda singola oppure

“sfalsare” le mezze corde.

All’arrivo in sosta, il primo di cordata dovrà verificare la solidità degli ancoraggi assicurandosi inizialmente sul più solido di essi (mettendo 2 moschettoni a ghiera in cascata e assicurandosi sul secondo) per poi allestire una sosta mobile o semimobile (le vedremo in seguito) e spostare successivamente l’assicurazione (barcaiolo) al vertice di essa nel caso non si optasse per l’assicurazione classica (tecniche di assicurazione spiegate in seguito). Ci si appende a 40-50 cm dalla sosta.

A questo punto si comunica al compagno di mollare la sicura con un chiaro e perentorio “molla”. Si recuperano le corde in eccesso (il compagno a terra dovrà accompagnare le corde in modo che non salgano con dei nodi accidentali dicendo al compagno “basta” recuperare corda affinché si possa legare a sua volta).

Il compagno in sosta dovrà inserire un moschettone a ghiera nel medesimo ghiera di autoassicurazione e posizionare la placchetta autobloccante gi-gi (o altro attrezzo) per il recupero del secondo, qui passare le corde e una volta messo in

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sicurezza il compagno gli si può dire “vieni”, oppure “venite” se i compagni sono due come nel disegno.

Il secondo di cordata durante la salita dovrà recuperare tutte le protezioni messe dal compagno, una volta arrivato in sosta autoassicurarsi anch’esso con ghiera al vertice della sosta con nodo barcaiolo.

Si presentano ora due possibilità: tira uno solo (caso A) o si procede a tiri alterni (caso B).

Caso A:

Il secondo di cordata consegna il materiale recuperato, fa ripassare la corda in modo che sia disposta nel verso giusto di scorrimento e si appresta ad assicurare nuovamente il primo con secchiello o reverso (assicurazione ventrale).

Il primo di cordata inserisce un moschettone a ghiera nel ghiera dell’autoassicurazione del compagno (pseudo rinvio) e vi inserisce la propria corda appena si toglie la propria auto assicurazione. Questo accorgimento è necessario per far lavorare correttamente il secchiello, ridurre l’altezza di caduta e per evitare che in caso di caduta del primo lo strappo venga applicato all’imbraco dell’assicuratore. Da questo punto si procede come nel primo tiro.

Caso B:

Nel caso di tiri alterni (cordata di due elementi), non è necessario far passare la corda, il primo arrivato si presta ad assicurare il secondo che si alterna al comando della cordata.

Percorsi pochi metri (non più di tre) si dovrà piazzare la prima protezione. Se questa è buona, le altre potranno anche essere più distanziate (la seconda comunque non oltre i successivi 5 metri), questo sempre per diminuire l’altezza di caduta e rendere efficace la trattenuta in caso di caduta. Nel caso di protezioni precarie o di eventuali angoli accentuati si rinvierà solo una corda alla volta. In questo caso la F.A. sarà

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minore e gli attriti saranno diminuiti a scapito però di una lunghezza di volo maggiore.

Calata in corda doppia

Un tempo la calata in corda doppia era considerata una manovra eccezionale per via della scomodità e della precarietà dei metodi. Da alcuni anni, la semplificazione di questa manovra, ha banalizzato l’operazione al punto da rendere una consuetudine la discesa in doppia, non è raro, infatti, trovare in parete delle soste di calata appositamente create per la discesa in alternativa al sentiero. La conseguenza però è quella di un più alto numero di incidenti mortali proprio per aver sbagliato questa manovra a causa dello sfilamento della corda, rottura dei cordini di sosta, fuoriuscita degli ancoraggi. Una sola disattenzione nell’effettuazione di questa manovra può essere fatale!

Giunti al termine della via ci si assicura entrambi con la longe appositamente preparata (vedi dispensa sui nodi) lasciando libero l’anello di calata per potersi svincolare dalle corde. Si tenga presente che nel caso di corda singola da 70 metri si possono effettuare delle discese di 30 metri circa mentre con due mezze da 60 la calata potrà essere di circa 55 metri (avere sempre margine!). Prima di slegarsi è bene fissare le corde con un barcaiolo in sosta per non rischiare di perderle!

Dopo aver valutato l’affidabilità degli ancoraggi si fa passare una corda nell’anello di calata e si legano le estremità delle due corde con un nodo piano (vedi dispensa nodi) avendo l’accortezza di posizionare il nodo a contatto con la parete, dopodiché si lanciano nel vuoto.

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Il primo che si calerà effettuerà un nodo Machard (vedi dispensa sui nodi), sulle corde di calata al di sotto del discensore e collegato all’anello di servizio tramite un moschettone a ghiera (meglio fissare un’asola del Machard con barcaiolo). Completata questa manovra si dovrà richiamare un quantitativo sufficiente di corda per inserirla dentro al discensore che si andrà a fissare con un moschettone a ghiera alla “longe”.

Verificato il tutto si stacca l’autoassicurazione e si scende fino all’ancoraggio di sosta successivo, ci si assicura nuovamente con la longe, ci si svincola dal discensore e si scioglie il Machard, dopodiché si comunica al compagno con un

“libera” la possibilità di scendere a sua volta.

Si segue la manovra di calata del compagno tenendogli le corde in quanto a volte le soste potrebbero non essere sulla verticale, durante questa fase si inserisce il capo di corda senza il nodo nel maillon di calata (sarà quella da recuperare). Si consiglia di effettuare sempre dei nodi di sicurezza al fondo alle corde soprattutto, quando le soste di calata non sono visibili oppure si è stanchi o il tempo è cambiato…

Durante la calata bisogna mantenere una velocità lenta e costante.

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Le soste

Per collegare due ancoraggi posti in parete si evidenziano i tre sistemi maggiormente usati i quali offrono le migliori garanzie di tenuta con una relativa facilità di allestimento. La sosta costituisce il punto chiave della catena di sicurezza, in quanto dalla sua affidabilità dipende l’incolumità dell’intera cordata. Bisogna tenere presente che i due ancoraggi non devono essere troppo distanti tra loro per evitare di avere un angolo, sul vertice della sosta, troppo aperto, in quanto in un caso del genere le forze in gioco solleciterebbero troppo gli stessi.

Collegamento mobile

Questo è il tipo “classico” di sosta ed è quello che si utilizza normalmente su roccia, in presenza di ancoraggi sicuri ed è quello che bisogna utilizzare quando si assicura il primo di cordata direttamente alla sosta (assicurazione classica). Non bisogna dimenticare di posizionare il nodo di giunzione del cordino in corrispondenza del ramo più corto, questa accortezza permetterà l’eventuale ribaltamento della sosta senza che il nodo vada ad interferire con i moschettoni presenti.

Pro: distribuisce il carico equamente su tutti i punti che formano la sosta, anche in caso di ribaltamento verso l’alto.

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Contro: in caso di fuoriuscita di uno dei due punti, l’altro per effetto dell’allungamento del cordino subisce un ulteriore strappo. In caso di rottura del cordino (es. caduta pietre) la sosta è totalmente compromessa.

Collegamento semimobile

Il collegamento semimobile è utilizzato principalmente su ghiaccio, oltre che su roccia nei casi in cui gli ancoraggi sono giudicati poco sicuri.

Pro: equa distribuzione del carico sui singoli ancoraggi anche se cambia leggermente la direzione di carico, ma sempre tensionando verso il basso; nel caso di rottura di uno dei rami la sosta non è completamente compromessa; riduzione dell’ulteriore sollecitazione dell’ancoraggio che rimane, nel caso fuoriuscisse uno dei due.

Contro: nel caso di ribaltamento della sosta verso l’alto il carico sarebbe applicato solamente all’ancoraggio più basso.

Collegamento fisso

Questo tipo di collegamento è da utilizzare solo per le calate in corda doppia in quanto non permette un’equa distribuzione del carico al variare di esso.

Pro: in caso di fuoriuscita di un ancoraggio o rottura di un cordino si annulla lo shock causato dall’allungamento del cordino che rimane e quindi la sosta non è totalmente compromessa.

Contro: nel caso di ribaltamento della sosta verso l’alto il carico è applicato solamente all’ancoraggio più basso; nel caso variasse la direzione di tensione del carico, esso andrebbe a gravare solamente su di un ancoraggio.

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Considerazioni

Riguardo all’utilizzo dei moschettoni nella costruzione della sosta teniamo a precisare alcuni aspetti importanti:

Almeno uno dei due moschettoni che collegano il cordino di sosta agli ancoraggi deve essere a ghiera (ancora meglio se entrambi). Nel caso l’autoassicurazione sia eseguita inizialmente ad un solo ancoraggio, inserire nell’ancoraggio ritenuto più sicuro un moschettone a ghiera, avendo l’accortezza di posizionarlo con l’apertura rivolta verso il secondo ancoraggio, inserire un secondo moschettone a ghiera nel moschettone appena posizionato ed autoassicurarsi con un nodo barcaiolo, mettere un terzo moschettone (anche non a ghiera) nel secondo ancoraggio, collegare la sosta nel modo più opportuno con cordino di diametro e lunghezza adeguati (il cordino non deve essere inserito nel moschettone con l’autoassicurazione ma nel primo posizionato. Se si procede con l’assicurazione classica si inserirà un ghiera al vertice della sosta per l’assicurazione del primo di cordata, per le altre tecniche (classica bilanciata e ventrale) occorrerà spostare anche la propria assicurazione al vertice del triangolo di sosta.

Nel caso di assicurazione ventrale, con qualsiasi tipo di collegamento della sosta; fisso, semimobile o mobile, il cordino di collegamento deve essere il più corto possibile, compatibilmente ad una corretta ripartizione del carico sugli ancoraggi.

In modo da evitare, in caso di ribaltamento della sosta stessa, un innalzamento troppo elevato di chi assicura, con il rischio di andare a sbattere su eventuali ostacoli posti sulla sua verticale.

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Tecniche di assicurazione in parete

Le tecniche di assicurazione dinamica vengono divise in due categorie:

1. tecniche che non implicano un sollevamento dell’assicuratore:

assicurazione classica.

2. tecniche che producono il sollevamento dell’assicuratore:

assicurazione classica bilanciata e assicurazione ventrale.

Assicurazione classica

Questo metodo è comunemente adottato nelle scuole del CAI. Il freno va applicato al vertice inferiore del triangolo di sosta e l’assicuratore è autoassicurato, con la corda di cordata ed un nodo barcaiolo, al più sicuro degli ancoraggi di sosta. Nell’assicurazione classica come freno viene utilizzato il mezzo barcaiolo in quanto un altro freno, come il secchiello per esempio, opererebbe in questa posizione con i rami della corda paralleli e sarebbe impossibile la trattenuta di un’eventuale caduta.

Pro:

assicuratore non coinvolto dal volo;

elevata forza frenante in caso di caduta con scarsi attriti e/o senza rinvii intermedi (caduta diretta sulla sosta);

minori problemi, dopo la caduta, nell’approntamento delle manovre di autosoccorso.

Contro:

forte sollecitazione sulla sosta e sull’ultimo rinvio posizionato dal primo di cordata prima della caduta. Questo si spiega perchè durante la trattenuta da parte dell’assicuratore, vi è una prima fase in cui il freno non è operativo: tale fase dura tutto il tempo

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di sosta. La caduta dell’alpinista è prolungata di un’entità pari al doppio dell’altezza del triangolo (realizzare triangoli corti) inoltre il freno, con il ribaltamento, si solleva molto e l’assicuratore tende a tirare la corda verso il basso con più forza e questo genera un forte carico sulla corda. Il risultato sarà un’elevata forza frenante con un conseguente elevato valore di carico sull’ultimo rinvio;

è facile generare, specie con il mezzo barcaiolo posizionato alto rispetto all’assicuratore, un lasco di corda che prolunga la caduta del capocordata;

essendo funzionale all’uso del solo freno mezzo barcaiolo, non permette di attuare la progressione con mezze corde passate alternate nei rinvii.

Assicurazione classica bilanciata

L’assicurazione classica bilanciata (in quanto il peso dell’assicuratore “bilancia” in parte la forza verso l’alto) è indicata quando si opera con ancoraggi di sosta poco affidabili. Essa infatti attenua gli effetti del ribaltamento del triangolo di sosta e riduce le sollecitazioni sull’ultimo rinvio.

L’autoassicurazione va realizzata al vertice della sosta, tramite corda di cordata e barcaiolo su moschettone a ghiera. Chiaramente è meglio usare una sosta di tipo semimobile (per via degli ancoraggi poco affidabili) e l’assicurazione al primo di cordata viene effettuata inserendo nel moschettone di autoassicurazione un ulteriore ghiera per il mezzo barcaiolo.

Il ramo dell’autoassicurazione deve essere sempre ben teso per poter fare il bilanciamento.

Pro:

la forza frenante esercitata dal sistema mano-freno è inferiore rispetto all’assicurazione classica, anche se maggiore rispetto a quella ventrale;

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rispetto all’assicurazione classica si generano sollecitazioni minori sull’ultimo rinvio e, in genere, sulla sosta;

Contro:

la caduta del primo solleverà sempre, più o meno violentemente, l’assicuratore;

nel caso l’assicuratore non sia appeso alla sosta, la presenza di laschi creerà sicuramente degli strappi dannosi in caso di caduta del primo;

maggiore difficoltà nell’approntare manovre di autosoccorso;

laschi di corda dovuti all’uso del barcaiolo;

non si possono passare le corde alternate nei rinvii.

Assicurazione ventrale

L’assicurazione ventrale è nata con l’intento di contrapporre il peso dell’assicuratore alle forze derivanti dalla caduta, cercando così di preservare la sosta da carichi eccessivi.

L’assicuratore, tramite la corda di cordata, è autoassicurato al vertice del triangolo con moschettone a ghiera e barcaiolo. Il freno è applicato all’imbracatura tramite moschettone a ghiera nell’anello di servizio. Condizione indispensabile nell’esecuzione dell’assicurazione ventrale è che il primo di cordata, prima di partire, passi le due mezze corde in un moschettone posto al vertice del triangolo di sosta (pseudo rinvio). Ciò allo scopo di evitare che, in caso di caduta prima di aver posizionato almeno un rinvio sopra la

sosta, le sollecitazioni si scarichino direttamente sull’imbracatura inoltre per il buon funzionamento del tuber (secchiello). Per quest’ultimo motivo le corde bisognerà passarle appaiate anche nei due rinvii successivi creando così un minimo di attrito facilitando l’eventuale trattenuta (il secchiello frena poco!). L’assicurazione ventrale con l’impiego del tuber viene comunemente utilizzata con due mezze o una corda singola anche su terreni sportivi.

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rispetto all’assicurazione classica e alla classica bilanciata genera una forza frenante minore e quindi minori carichi su tutta la catena di sicurezza;

l’uso delle corde sfalsate (quando necessario) riduce notevolmente il carico sull’ultimo rinvio e sulla sosta in caso di caduta;

l’uso del tuber consente una gestione più precisa della corda al capo cordata.

Contro:

la caduta del primo solleverà sempre, più o meno violentemente, l’assicuratore; l’entità del sollevamento è in funzione della differenza di peso degli alpinisti, della lunghezza del triangolo e del ramo di assicurazione;

nella progressione a corde sfalsate si determinano corse nel freno molto alte;

rispetto alle altre due tecniche risulta più difficile approntare una manovra di soccorso.

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