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Approf 5I BAMBINI INVISIBILI

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Academic year: 2021

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I BAMBINI INVISIBILI

Quando si sente parlare di bambini che vivono in condizioni disumane, si è soliti pensare ai Paesi dell’Africa subsahariana. Invece questo è un problema che riguarda tutto il mondo, anche le regioni economicamente più sviluppate. Ogni giorno i mass-media riportano notizie di sfruttamento o di abusi su minori, ovunque e a tutti i livelli sociali. Allo stesso tempo si moltiplicano le associazioni in difesa dei più piccoli e le campagne di sensibilizzazione.

Il rapporto annuale dell’UNICEF del 2006, intitolato Excluded and Invisibile (Esclusi e invisibili), si occupa proprio di quei bambini che sono “esclusi” dall’accesso ai bisogni primari (acqua, cibo, istruzione, sanità e abitazione) e “invisibili” alle pubbliche amministrazioni e all’attenzione degli adulti.

Nel mondo ci sono circa 2 miliardi di persone con meno di 18 anni. Il 90% vive negli Stati in via di sviluppo.

È diffi cile valutare quanti bambini soffrono di malnutrizione o di mancanza d’acqua, quanti sono analfabeti, si prostituiscono o mendicano lungo le strade, perché oltre la metà di quelli che nascono nei Paesi più poveri non viene registrata all’anagrafe: è “invisibile”. Questa percentuale sale al 60% nell’Africa a sud del Sahara e al 70% nell’Asia meridionale. Ci sono Stati (come l’Afghanistan, il Bangladesh, la Tanzania e l’Uganda) dove viene uffi cializzata la nascita di un solo bambino su dieci. Questo problema è più grave nelle aree rurali che in quelle urbane: nei 50 Paesi con il più basso livello di sviluppo, i non registrati sono il 72% nelle campagne e il 56%

nelle città.

Si calcola che 860 milioni di fanciulli vengano sfruttati: costretti a lavorare, a mendicare, a prostituirsi, a spacciare o a combattere come soldati per guadagnarsi da vivere, per aiutare i propri genitori o per pagare debiti contratti dalla famiglia d’origine. Ci sono, poi, bambini che soffrono la fame e la sete, che sono malati e non possono essere curati. Alla maggior parte di questi giovani “sfortunati” è negata la possibilità di istruirsi e, quindi, di migliorare le proprie condizioni di vita.

È possibile individuare diverse tipologie di bambini, che vivono in situazioni drammatiche.

• I bambini di strada sono quelli che non hanno una dimora e che, generalmente, non hanno neppure una famiglia o sono stati abbandonati; vivono mendicando, rubando, prostituendosi, e sono sottoposti a gravi violenze. Si trovano soprattutto nell’America latina, in India, nelle Filippine e in quantità limitate anche in Paesi europei, come la Romania e altri Stati dell’est. È molto diffi cile calcolare esattamente quan- ti siano i minori che non hanno una casa, anche se si parla di 120 milioni in tutto il mondo. Altrettanto complicato è conoscere le cause di ciascuna situazione: in alcuni casi si tratta di ragazzini che hanno perso i genitori, in altri di giovani che vengono mandati dai familiari in cerca di cibo o di denaro, in altri ancora di piccoli venduti ad associazioni malavitose.

• I bambini lavoratori sono minori costretti a un im- piego per poter sopravvivere. Sono circa 250 milioni. Il problema è macroscopico soprattutto in alcuni Paesi asiatici (India, Pakistan e Nepal), dell’America meridio- nale (Colombia e Brasile) e in quasi tutta l’Africa centrale e meridionale. Le forme del lavoro minorile sono varie:

in agricoltura i piccoli lavoratori sono sfruttati perlopiù dalle loro famiglie, per una produzione destinata al so- stentamento; nelle grandi piantagioni vengono impiega- ti come braccianti, molto profi cui perché sottopagati. I pescatori li fanno immergere per spingere i pesci verso le reti; a volte li costringono a stare in acqua anche più di 10 ore di fi la. I bambini lavorano anche in miniere, for- naci, imprese di costruzione, vetrerie, concerie, laborato- ri tessili, fabbriche d’abbigliamento, di tappeti, di articoli sportivi ecc. A questo riguardo, è scoppiato uno scandalo con il “caso Nike”: la famosa multinazionale è stata ac- cusata di sfruttamento di minori e su tutte le pagine dei principali giornali sono comparse fotografi e di bambini che cucivano palloni. I piccoli venivano impiegati per 14-16 ore al giorno, in condizioni igieniche pessime e in fabbriche buie e malsane. Nel settore terziario i minori sono impiegati nel piccolo commercio, nei mercati, per i lavori domestici, come lavavetri lungo le strade, nella raccolta dei rifi uti o per il trasporto di merci.

Approfondimenti

Bambini dormono esausti (ma salvi) in un centro di rifugio nell’Uganda del Nord, dove organizzazioni militari hanno rapito 20 mila ragazzi e ragazze per farne soldati o schiave.

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Un bambino fermato da un poliziotto in un sobborgo di Seattle.

Approfondimenti

• I bambini soldato (circa 300 mila in tutto il pianeta) sono quelli costretti ad armarsi e a combattere;

vengono utilizzati soprattutto in confl itti etnici o dai malviventi di Paesi come il Myanmar, il Congo, la Colombia, l’Uganda e la Sierra Leone, dove scendono in campo eserciti irregolari (cioè non guidati dal governo statale). Questi ragazzi hanno generalmente tra i 14 e i 18 anni, ma tanti sono anche più giovani.

Li mandano in guerra perché alla loro età di solito sono sprezzanti del pericolo, coraggiosi, non destano sospetti fra i nemici e non devono essere pagati. Sono sottoposti a uno stress fi sico e psicologico fortissimo:

costretti a sparare, a uccidere e a veder morire i loro amici e coetanei. I pochi che sopravvivono restano segnati per tutta la vita da questa terribile esperienza.

• I bambini accattoni sono quelli che vengono sfruttati dalle associazioni malavitose per lavare vetri, fare piccoli furti, chiedere l’elemosina e prostituirsi in cambio di un posto per dormire e di qualcosa da man- giare. Stime recenti indicano che si tratta di oltre 1 milione di ragazzini e che questo tipo di microcrimina- lità rende più di un miliardo di dollari all’anno. La povertà è alla base di questo problema: spesso i genitori decidono di vendere i propri fi gli perché non possono mantenerli.

• I bambini stregoni sono un fenomeno molto diffuso in Africa, dove se ne contano più di 40 mila. Nei Pae- si in cui i culti animisti sono ancora vivi e largamente diffusi (come il Congo, il Benin, la Nigeria, l’Angola, la Repubblica Sudafricana, il Camerun ecc.), un numero altissimo di bambini viene allontanato dalle proprie famiglie perché accusato di stregoneria. Presso alcuni popoli l’epilessia, le allucinazioni e alcune turbe psicologiche non sono conosciute come malattie: chi ne è affetto viene guardato con sospetto e accusato di essere portatore di disgrazie.

Alla 62a mostra internazionale del Cinema di Venezia, nel 2006, è stato pre- sentato fuori concorso il fi lm All the invisibile children. Un gruppo di registi di successo (fra i quali Spike Lee, John Woo, Emir Kusturica, Ridley Scott e Katia Lund) ha cercato di rappresentare le precarie condizioni di vita di mol- ti bambini. A questo scopo è stata realizzata una pellicola (quasi un docu- mentario), i cui proventi sono stati destinati all’UNICEF. In sette episodi, gli autori sono riusciti a fare una panoramica di alcuni dei principali problemi che affl iggono l’universo infantile. Si racconta la storia di un soldato dodi- cenne africano che ha nostalgia della scuola e dei giochi; di un piccolo Rom che preferisce restare in carcere piuttosto che essere costretto dai genitori a rubare; di un’americana quattordicenne che scopre, per caso, di essere fi glia di due tossicodipendenti che le hanno trasmesso il virus dell’AIDS; di due fratelli che nelle favelas brasiliane raccolgono lattine e cartoni per sopravvi- vere, in un ambiente degradato e violento; di un fotoreporter di guerra che si rifugia nel ricordo della sua giovinezza tormentata, per sfuggire agli orrori immortalati dalla sua macchina fotografi ca; di uno “scugnizzo” napoletano che ruba orologi nei sobborghi della propria città; e di due bambine cinesi, una ricca e infelice e una povera ma generosa, che vivono entrambe una condizione di disagio, pur in due situazioni socio-economiche opposte. Il fi lm forse è stato e sarà visto da pochi; è un’opera d’arte che non risolverà le drammatiche infanzie di milioni di bambini, ma anche un atto dovuto per tentare di sensibilizzare l’opinione pubblica (e possibilmente le autorità politiche) a un problema così grave per l’intera umanità.

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