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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.36 (1909) n.1852, 31 ottobre

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L'ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

SCI ENZA ECONOMICA, F I N A N Z A , COMMERCIO, BANCHI, F E R R O V I E , INTERESSI P R I V A T I

Anno XXXYI Voi. XL Firenze, 31 Ottobre 1909 N. 1852

SOMMARIO : La politica estera dell' Italia — 11 reddito delle strade ferrate — Il rincaro dei viveri e dei fitti — Il comune di Milano nel 1908 — RIVISTA BIBLIOGRAFICA : Benvenuto Griziotti, Gli incre-menti di valore nelle azioni industriali e il sistema tributario - C. De Negri, La delinquenza in Italia dal 1890 al 1905 - Prof. Charles Gide e prof. Charles Risi, Histoire des doctrines économiqUes de-puis les Physiocrates jusqu'à nos jours - RIVISTA ECONOMICA E FINANZIARIA: Il primo

con-gresso fra gli esportatori italiani in Oriente - La statistica degli scioperi avvenuti in Italia - Il movi mento delle Società anonime per azioni dell' Impero tedesco Lo sviluppo economico dell' Argentina -Le condizioni economiche della Spagna — RASSEGNA DEL COMMERCIO INTERNAZIONALE : Il com-mercio dell'Austria- Ungheria - Il comcom-mercio del Giappone — La situazione del Tesoro al 30 Settem-bre 1909 — Per gli immigranti agricoli negli Stati Uniti d'America — La cooperazione nella Gran Brettagna — Cronaca delle camere di commercio — Mercato Monetario e Rivista delle Borse — Società commerciali ed industriali — Notizie commerciali.

La politica estera dell'Italia

La visita dello Czar al Re d'Italia ha dato la stura alle più strane supposizioni circa la at-titudine dell' Italia nelle sue relazioni internazio-nali. E come la politica estera non è certo senza legami strettissimi con quella economica (e di questi legami l'Italia ebbe una prova convincente in tutto quel periodo in cui la tensione politica colla Francia portò così grave nocumento econo-mico alla nazione) non è senza utilità dare uno sguardo alla politica estera per trarre argomento da essa intorno alla politica commerciale e finan-ziaria.

Nessuno può dubitare e nessuno ha dubitato mai che il convegno di Racconigi abbia avuto un alto significato politico.

Circostanze speciali non ne mancavano in-vero per giustificare un rinvio della visita, quando non avesse avuto altro scopo che quelle di un atto di cortesia verso il Re d'Italia, che molti anni or sono si era recato a Pietroburgo a salu-tare lo Czar.

Ma in ogni caso il lungo giro compiuto dallo Czar attraverso l'Europa per evitare il territorio austriaco, non solo conferma il significato politico del convegno, ma dà ad esso un carattere spe-ciale per la ostentazione colla quale parve si vo-lesse far sapere al mondo che i rapporti austro-russi non sono normali. E' ben vero che ciò non riguarda l'Italia, la quale in ogni caso non po-teva prescrivere allo Czar l'itinerario da seguire, ma siccome la ostentata dimostrazione si verifica nella occasione della visita del Re d'Italia, l'Italia vi rimane più o meno direttamente implicata. E tanto più è degno di attenzione questo fatto in quanto nessuno si diede la pena di smentire le supposizioni che la pubblica opinione andava for-mulando sulle cause del viaggio così straordina-riamente allungato.

D'altra parte non si può negare che mentre i due Governi alleati, l'italiano e l'austriaco, cer-cano di mantenere i migliori rapporti possibili, di qua e di là dal confine orientale, ma special-mente di là, si parla di un conflitto armato come di uDa cosa non solo possibile, ma anche proba-bile. Sarebbe certamente un errore una guerra tra i due paesi inqnantochè non se ne vede il motivo, nè sono inconciliabili gli interessi che fuori del proprio territorio ciascuno dei due Stati mira di difendere ; ma poiché non è raro il caso che le guerre sieno determinate da momenti di follia collettiva, è chiaro che ciascuno dei due cerchi di premunirsene. E se l'Austria per compiere un atto che certo non poteva piacere all' Italia, si è assicurato l'appoggio incondizionato della Germania, nessuna meraviglia che l'Italia cerchi un contrapposto nell' appoggio eventuale della Russia per il caso di una ulteriore modificazione allo statu-quo nei Balcani.

Naturalmente, posto anche questo semplice scopo del convegno di Racconigi, le fantasie la-vorano e coloro che non furono mai favorevoli alla triplice alleanza, ne cantano fin d'ora il de

profundis sebbene la scadenza del trattato sia lon-tana ancora di tre anni. E' inverosimile che tra Sovrani o tra Ministri si possa aver discussa questa eventualità; non è negli usi diplomatici di trattare gli affari a tanta distanza dalla loro maturazione ; gli eventi che possano intercedere prima della scadenza della Triplice possono cam-biar faccia alla situazione e render vani gli ac-cordi che fossero stati presi oggi.

Ciò non toglie che l'occasione sia stata pro-pizia per discutere un'altra volta se sia miglior cosa che l'Italia rimanga dopo il 1912 alleata degli Imperi centrali, o se non sia meglio che acceda alla doppia entente della Francia, Russia ed Inghilterra.

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7 08 LT ECONOMISTA 31 ottobre 1909

diretto conflitto armato coli'Inghilterra, i rap-porti amichevoli colla quale costituirono, quasi senza interruzioni, una delle basi della polìtica tradizionale italiana. E quindi data la possibi-lità di un conflitto tra la Germania e l'Inglil-terra, conflitto che potrebbe estendersi chiamando in campo altri Stati, difficilmente l'Italia avrebbe potuto schierarsi dalla parte della Germania; onde la opportunità dell' Italia di togliersi dalla Triplice o di dichiarare che non avrebbe potuto seguire la Triplice in caso di conflitto coli'In-ghilterra.

Non entreremo a discutere questo punto de-licato di politica estera, in quanto esso esorbita dall'indole della nostra rivista, ma non possiamo a meno di fare alcune considerazioni che ci paiono interessanti circa il lato economico di queste due vie tra le quali può essere posta l'Italia.

Quando per le ragioni che tutti ricordano nel 1878 l'Italia accedette cogli Imperi centrali a formare la Triplice, non vi era da scegliere poiché i nostri rapporti colle altre Potenze non erano tali da farci sperare il menomo aiuto nel caso in cui l'Austria ci movesse guerra. E tutti sanno del pari che l'Italia si alleò con la Ger-mania e con l'Austria per evitare un conflitto con ques'ultima.

Ma, non si può d'altra parte negare, che oggi la situazione è completamente cambiata; e che i nostri buoni rapporti colla Francia, coli'In-ghilterra ed ora con la Russia, ci hanno messo in una posizione molto migliore. Prima di tutto perchè possiamo liberamente scegliere la nostra politica; secondo perchè non abbiamo più ragione di sacrificare i nostri interessi economici per di-fendere i nostri interessi politici. Poiché bisogna bene intendere che la Triplice alleanza non ci ha dato che la sicurezza militare, certo allora pre-ziosissima, ma i rapporti economici coi nostri al-leati furono sempre molto languidi; da parte del-l'Austria poiché l'alleanza era soltanto politica .e non affettuosa ; da parte della Germania, perchè economicamente non aveva forze da disperdere.

Ma oggi essendo liberata l'Italia dall' incubo politico è chiaro che il suo interesse economico non può che consigliarla ad avvicinarsi sempre più alla triplice enterite dove e dall' Inghilterra e dalla Francia e dalla Russia, in modo diverso può avere collaborazione economica di grande im-portanza. Onde od affievolendo i patti della al-leanza cogli Imperi centrali, cioè limitando i casi della sua cooperazione militare, o addirittura alleandosi colle potenze occidentali e la Russia, l'Italia provvederebbe senza dubbio molto meglio ai suoi interessi economici.

Se non chè va osservato che il 1912 è an-cora lontano e che vi è tempo per riflettere quale indirizzo meglio convenga al paese; l'idea di mancare ai patti convenuti non è certo ammissi-bile ; in ogni caso non è discutiammissi-bile a priori.

Solo conviene concludere che in questo frat-tempo l'Italia ha bisogno di tranquillità e di molto senno nei suoi uomini di Governo per pro-cedere con molto discernimento e con altrettanto tatto nella via che sciegliesse.

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-Il reddito delle strade terrate italiane

Si deplora da molti, ed è cosa ben naturale, che il reddito netto delle strade ferrate condotte dallo Stato vada notevolmente diminuendo, seb-bene il prodotto lordo sia in continuo aumento. Il fatto sta evidentemente a dimostrare che la spesa di esercizio ha una percentuale sul pro-dotto lordo che è in misura più progressiva del-l'aumento dello stesso prodotto lordo. In una sua magistrale relazione l'on. Rubini ha dimostrato, anche con esempì esteri, questa progressione per cui ad ogni aumento di traffico si ha una spesa di esercizio ancora maggiore e quindi il reddito netto, dove esiste, va assottigliandosi quanto più il traffico si accresce.

E' difficile assai prevedere se queste due progressioni dovranno continuare illimitatamente, o se non verrà il momento nel quale una parte delle spese rimarrà costante o quasi costante an-che coll'aumentarsi del prodotto lordo. Ma per ora, almeno date le esigenze del pubblico per la

velocità dei trasporti e per le comodità del viag-gio, è da presumersi che veramente il prodotto netto andrà ancora per un lungo periodo dimi-nuendo sensibilmente.

I proventi delle strade ferrate accertati a favore del bilancio dello Stato, nel 1885 96 rap-presentavano la somma di 54 milioni ; era il primo anno di esercizio delle tre reti Adriatica, Medi-terranea e Sicula ; da allora la entrata accertata a favore del Tesoro andò sempre crescendo du-rante il ventennio fino a dare l'ultimo anno 1904-905 ben 96 milioni.

I tre anni di esercizio di Stato hanno dato:

1905-906 ' milioni 79.14 1906-907 » 52.35 1907-908 » 44.81

Tra l'ultimo anno dell' esercizio privato ed il primo dell'esercizio di Stato vi è una diffe-renza in meno di 17.52 milioni; tra il primo ed il secondo dell'esercizio di Stato un'altra grossa differenza in meno di 26.76 milioni, ed in fine tra il secondo ed il terzo anno di esercizio dello Stato la differenza è ancora in meno di 7.54 milioni.

Perciò tra l'ultimo anno dell'esercizio privato ed il terzo dell'esercizio di Stato vi è un minor prodotto nettò di oltre 54 milioni.

Naturalmente queste cifre non rispondono alla precisa verità perchè non sono tra loro omo-genee, ed andrebbero corrette; ma il risultato sarebbe indubbiamente, anche dopo le correzioni, non molto diverso: che cioè l'esercizio di Stato ha dato un'entrata al Tesoro molto minore dell'eser-cizio privato.

Ma poiché noi, sebbene contrari all'esercizio di Stato, amiamo principalmente la verità, così crediamo conveniente a questo proposito rilevare un fatto che ci sembra molto importante e degno di ogni attenzione.

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1881 milioni 40.14 1882 » 52.71 1883 » 54.43 1884-85 » 50.83

947.75

Come si vede la entrata è piuttosto note-vole specie quando si pensi all'entità del pro-dotto lordo allora abbastanza scarso.

Ma quella entrata non era nella sua entità che apparente ed era ottenuta principalmente colla diminuzione delle spese necessarie che si ri-tardavano, trascurando la manutenzione delle linee e non mantenendo il rapporto necessario del materiale mobile.

Tanto è vero che quando nel 1885 furono stipulate le Convenzioni di esercizio delle ferrovie italiane, un apiosito allegato (l'allegato B) con-templava una spesa di 144 milioni per mettere in assetto le linee affidate all'esercizio privato. Il che vuol dire che non si erano spesi in media 18 milioni l'anno e quindi il prodotto netto iscritto in bilancio era in parte notevole, cioè per circa la metà, causato da rimando di spese e non da effettivi utili dell'esercizio.

Lo stesso fatto in cifra maggiore si è pre-sentato dopo i venti anni di esercizio privato. Furono venti anni durante i quali una grave crisi colpi il paese ed anche il bilancio e quindi furono necessarie le maggiori economie e come avviene spesso negl'indirizzi della politica si esa-gerò l'uso della lesina, procrastinando lavori che erano necessari e che pregiudicavano l'esercizio stesso delle linee di cui lo Stato era proprietario, come era sempre proprietario del materiale ruo-tabile, ed a cui doveva provvedere.

Così il reddito netto iscritto in bilancio du-rante il ventennio fu di circa 1500 milioni cosi diviso anno per anno:

1884-85 milioni 50.83 1894-95 milioni 70.25 1885-86 » 54.06 1895-96 » 74.39 1886-87 » 56.24 1896-97 » 78.22 1887-88 » 65,29 1897-98 » 79.04 1888-89 » 68.21 1898-99 » 81.05 1889-91 » 72.24 1899-900 * 88.66 1890-91 » 69.43 1900-901 1901-902' » 88.29 1891-92 » 69.11 1901-902' 1900-901 » 92.99 1892-93 » 70.45 1902-903 » 93.45 1893-94 » 69.27 1903 904 1904-905 » » • 95.45 96.63

Ma quando lo Stato assunse esso stesso l'e-sercizio delle tre reti, si accorse che la loro ma-nutenzione era in istato deplorevole ; le massicciate chiedevano risarcimenti, le stazioni erano insuf-ficienti, il materiale ruotabile scarso, il materiale fisso antiquato e non bastevole. Ed allora in fretta e furia il Parlamento votò meglio di 990 milioni per mettere in buon assetto le reti, cioè ben più del 50 per cento del prodotto netto che lo Stato aveva incassato durante il periodo delle convenzioni.

I quali fatti ci permettono di concludere che nessun calcolo positivo si può trarre sul reddito netto delle ferrovie inquantochè l'Amministrazione di quella vasta azienda ha in mano mezzi troppo potenti per arrestare od accrescere la spesa se-condo il vento che tira, nè il Parlamento, non ostante la competenza e la buoua volontà di pochi, sarà mai capace di far procedere regolarmente l'azienda ; diremo anzi più ; è molto difficile che essa stessa non proceda a sbalzi secondo il mo-mento politico.

Il rincaro dei viveri e dei fitti

Qua e là hanno luogo manifestazioni contro il caro dei viveri e contro il prezzo crescente delle pigioni di casa ; si capisce che coloro, ai quali non è possibile ottenere un aumento di mer-cede proporzionato all'aumento del prezzo delle case, si sentano feriti nella loro domestica econo-mia, è quindi più o meno energicamente prote-stino.

Ma le proteste non servono a nulla se non sono accompagnate dalla indicazione dei rimedi ; e la indicazione dei rimedi è ugualmente inutile se i rimedi proposti non sono applicabili.

I fatti economici sono retti da leggi infles-sibili di cui non possiamo evitare l'azione se non con provvedimenti razionali bene studiati e me-glio applicati. Lo stesso come se si protestasse contro l'eccesso della temperatura calda o fredda, o contro la siccità, o contro la soverchia pioggia. Le proteste non hanno nessuna efficacia, ma pos-siamo riscaldare gli ambienti nei quali viviamo, possiamo, per evitare il troppo caldo renderli più freschi, possiamo irrigare le terre afflitte dalla siccità, possiamo provvedere con grandi scoli se troppa sia la .pioggia.

II fatto del rincaro dei viveri e della altezza delle pigioni è un fatto molto complesso che di-pende da cause non tutte note e quelle note non tutte determinabili nella loro aziono quantitativa. Così, ad esempio, molti studiosi ritengono che i rincari, che si incontrano quasi dovunque siano piuttosto causati da una diminuita capacità di acquisto della moneta, oro ed argento, che non sia da cause che influiscono direttamente sui vari prodotti. Tale ipotesi è tuttavia controversa ma vi sono buone ragioni per ammetterla vera almeno parzialmente. Se si aggiunge che in genere nei paesi civili il tenore di vita delle classi lavoratrici è migliorato e che le imposte e tasse che prele-vano gii Stati e Enti locali vanno sempre aumen-tando, si comprenderà di leggeri come il feno-meno sia di natura sua straordinariamente com-plesso e come sia insensato che le moltitudini vo-gliano discuterne imputando la causa a Tizio ed a Sempronio ed indicando rimedi che nulla avreb-bero a che fare colle cause del male.

Ripetiamo; si spiegano perfettamente i la-menti da parte di chi soffre per questo stato di cose, ma il rimedio in genere non può essere che uno solo, quello che le mercedi aumentino tanto quanto aumentano i prezzi delle case.

Qualcuno ha detto : ma questo è un circolo vizioso, poiché se le mercedi aumentano, aumen-tano altrettanto i prezzi delle cose e quindi nulla rimane immutato. Il fatto però non è cosi sem-plice come sembra a coloro che sono meno ad-dentro nel processo dei fatti economici. Certo vi è sempre la tendenza a rivalersi sugli altri quando qualche maggior prezzo incombe su noi; magari anzi, di primo acchito, la rivalsa è quantitativa-mente maggiore del peso di cui si è stati ca-ricati, ma ciò avviene per periodi transitori; a lungo andare l'equilibrio tende a ripristinarsi e non è detto che sempre ed in tutti i casi la ri-valsa degli uni sugli altri sia completa.

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696 L' ECONOMISTA

Molte volte l'industriale ohe deve diminuire il suo profitto per aumentare il salario dei suoi operai, non ritiene opportuno nè utile di riva-lersi sulla sua clientela aumentando il prezzo dei suoi prodotti ; gli è di freno, non solo il timore della concorrenza ma anche quello dello sponta-neo spostamento della clientela che non volesse sottostare all'aumento. Ed allora l'industriale cerca rivalersi sia migliorando i mezzi di produ-zione cosi da diminuire il costo, sia cercando di allargare il campo della sua produzione accre-scendo cosi il totale del suo profìtto.

In egual modo se i prezzi delle cose neces-sarie alla vita rincarano, il lavoratore per qualche tempo si risente della differenza, ma poi ove il fenomeno duri, trova il modo di ottenere un qual-che aumento di salario qual-che lo compensi, almeno in parte del danno che il rincaro gli produce.

Così le pigioni sono aumentate quasi da per tutto per cause diverse e compiesse, non ultima quella che le migliorate condizioni delle moltitu-dini richiedono abitazioni più larghe, più pulite, in certi casi più comode. Ne è avvenuta una scarsezza di case ed il relativo rincaro contro cui protestano gli inquilini. Ma è un errore attribuire ai proprietari un fenomeno che è invece il pro-dotto inevitabile di una legge economica. Se i proprietari alzando soverchiamente gli affitti de-termineranno che l'impiego dei capitali in case sia al di là della misura normale di capitalizza-zione in un dato momento, avverrà senza dubbio spontaneo un movimento di nuove costruzioni su vasta scala per approfittare dell' alta rimunera-zione; e questo stesso movimento determinerà un ribasso dei fitti.

Ma se a tutte le cause di rincaro si aggiun-gono le minaccie di violenze contro i proprietari o di inadempienze sistematiche parziali o totali nel pagamento dei fitti, si produrrà necessaria-mente un ulteriore rincaro determinato dalle nuove alee a cui si sente esposto il proprietario stesso. Ragionamenti del resto molto vecchi che sono nitidamente esposti nei Promessi Sposi dove si tratta della carestia di Milano.

Oggi per ciò che riguarda il rincaro delle pigioni si cerca di far entrare nuovi elementi e principalmente quello della beneficenza, sotto forma di esenzioni di tasse alle cooperative di co-struzione, o di sussidi da parte dei Comuni a tali cooperative.

Non si contesta che con tali provvedimenti si può determinare un ribasso delle pigioni ; lo Stato ed i Comuni sono anche padroni di dar gratis le case a cui loro piace; ma le spese dello Stato e dei Comuni per tali beneficenze saranno pagate dai contribuenti e probabilmente in più larga misura del benefizio ; e se saranno contri-buenti i beneficiati, è da vedersi se tale benefi-cenza non si risolva in un onere maggiore ; se saranno altre classi di contribuenti saranno que-sti che in sostanza pagheranno una parte della pigione agli altri

Accenniamo soltanto a queste gravissime questioni, per concludere che il problema è molto complesso e va studiato in rapporto a tutta intera la armonia del paese.

Il Comune di Milano nel 1908

A corredo del rendiconto della amministra-zione comunale di Milano è stato pubblicato come di consueto un ampio e importante volume, con-tenente i dati statistici più minuti relativi alla gestione del Comune stesso pel 1903.

Di esso volume vogliamo riassumere alcune parti non tanto per seguire, come siamo soliti, il movimento di questo straordinario centro di at-tività che è il Comune milanese, quanto per far notare la bontà della pubblicazione, sicché essa sia, se è possiblile, di esempio ad altri Comuni, in modo da facilitare gli studi e i paralleli sta-tistici.

E invero, come osserva la stessa prelazione al volume, l'utilità di questa pubblicazione an-nuale è anche quella di raccogliere, in fine d'anno, in un unico volume, tutte le Relazioni, conte-nenti notizie statistiche, compilate a cura dei di-versi uffici : così trovano opportuna sede quella riflettente il servizio d'estinzione incendi, quella di alcuni servizi dell'Ufficio Tecnico (fognatura, acqua potabile, pavimentazione stradale, ecc.) ; quelle del Fondo di previdenza del personale ad-detto alle tramvie cittadine (Fondo che è ammi-nistrato dal Comune) e del Fondo di previdenza degli operai alle dirette dipendenze del Comune, con notizie sulle malattie, cause di morte, ecc., degli inscritti, contributo questo non indifferente allo studio delle malattie professionali.

Altra relazione è quella della Commissione nella Refezione scolastica.

Per diversi anni andò unita la relazione sul funzionamento dell' Ufficio d'igiene del Pubblico Macello, ecc. Ma negli ultimi tempi tali servizi andarono tanto sviluppandosi da fornire baste-vole materiale per una speciale pubblicazione che il Dott. Prof. Bordoni Uffreduzi, Capo dell'Uf-ficio d'igiene e sanità, compila a periodi solo triennali, per la maggior efficacia degli studi comparativi. Nel Volume annuale dei « Dati sta-tistici » si pubblicano, per quanto riguarda i ser-vizi d'igiene, solo le cifre riassunte dai Bollet-tini statistici mensili.

Al principio del Volume trovasi un indice molto diffuso che può essere di facile guida nella ricerca dei prospetti secondo il loro contenuto e che si raggruppano nelle seguenti rubriche prin-cipali, stabilite a somiglianza di quanto fanno le principali Città estere note per le loro pubblica-zioni di Statistica : meteorologia, divisione am-ministrativa e notizie topografiche, demografia, trasporti funebri e concessioni cimiteri, tramvie cittadine, imposte, sovrimposte e tasse comunali, istruzione pubblica, annona, macello, sorveglianza e servizi dell'Ufficio d'igiene; servizi diversi municipali. •

Il compito dei compilatori del Volume si li-miia a quello della raccolta e dell'esposizione di dati, curando che abbiano ad essere nella mag-gior copia possibile e del massimo interesse; e che così essi sieno lo attestano diversi studiosi, coì-l'attingervi copiosi elementi per le loro pubbli-cazioni.

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elementi dovranno essere forniti dalla Statistica ; nell'ambito degli Uffici municipali funzionano di-versi Istituti di previdenza (Fóndo di previdenza del personale addetto al servizio delle tramvie, Fondo di previdènza degli operai comunali, Fondo pensioni degli impiegati e salariati comunali) ai quali la Statistica fornisce e dai quali la Stati-stica può ricevere dati e notizie; coordinati e raggruppati tali servizi costituirebbero un insieme che, per la sua importanza economica e sociale, per la sua utilità amministrativa, potrebbe per-suadere ad una nuova sistemazione dell' Ufficio, anche se avesse a richiedere qualche sacrificio pecuniario.

Ed ora ecco alcuni dei principali dati sta-tistici :

La popolazione legale del Comune di Mi-lano al 31 Dicembre 1908 era di 564,945 abi tanti, la popolazione di fatto di 593,938 abitanti. E' notevole il fenomeno del continuo e pro-gressivo aumento del numero degli abitanti.

Mentre negli anni precedenti al 1905 la po-polazione aumentava di una cifra oscillante fra gli 8 e 9 mila abitanti, nel 1905 crebbe di 14,325, nel 1906 di ben 17,924 e nel 1907 di 17,277 vale a dire il doppio dell' aumento degli anni precedenti al 1905. L'aumento del 1908 fu però di 14,365 individui.

Tale aumento è prodotto per il 20 per cento circa dalla differenza fra le nascite e i decessi e per l'80 per cento circa dalla differenza fra gli immigrati 6 gli emigrati.

Si noti però che l'aumento eccezionale del-l'ultimo quadriennio è portato esclusivamente dalla immigrazione, ed infatti mentre la diffe-renza fra nascite e decessi si mantiene da anni relativamente invariata, la differenza fra immi-grati ed emiimmi-grati sale invece a grandi sbalzi ; tale cifra che oscillava tra i 6000 e i 7000 negli anni dal 1901 al 1904 saliva a 12,410 nel 1905, per raggiungere i 15,741 nel 1906 e i 14,673 nel 1907. Nel 1908 discese a 10,793.

I matrimoni celebrati in Milano nel 1908 furono 4713, cifra superiore a quella verificatasi in tutti gli anni precedenti. Difatti essi furono 4541 nel 1907, 4184 nel 1906, 4111 nel 1905. Erano stati 2823 nel 1893, 2617 nel 1883 e 2304 nel 1873.

Si ebbero quindi 8,14 matrimoni per ogni mille abitanti, cifra superiore a quella di tutti gli anni precedenti.

II maggior numero di matrimoni si verifica costantemente fra celibi e nubili, vengon poi in linea decrescente i matrimoni fra vedovi e nu-bili, indi quelli fra celibi e vedove e per ultimo quelli fra vedovi e vedove.

In Milano il numero dei matrimoni di ve-dovi va quasi costantemente diminuendo ogni anno. Sopra 100 sposi (maschi), si ebbero nel 1894 139 vedovi che contrassero nuove nozze, se ne ebbero 10.8 nel 1899, 8.9 nel 1905, 8.2 nel 1907 e infine 7.3 nel 1908. Sopra 100 spose, le vedove che ripresero marito erano state 10.8 nel 1894, 8.7 nel 1899, 6.4 nel 1905, 6.5 nel 19u7 e 5.7 nel 1908.

Il numero dei vedovi che passano a nuove nozze è sempre superiore a quello delle vedove. Infatti, considerando che il maggior numero

dei matrimoni avviene tra persone di cui la sposa è inferiore da 1 a 5 anni allo sposo, noi troviamo che nel 1908 i vedovi che si riconiu-garono in età inferiore ai 35 anni, rappresentano il 319.9 per 1000 matrimoni, mentre le vedove che si riconiugarono in età inferiore ai 30 anni rappresentano solo il 203.7 per mille.

Una spiegazione di questo fatto (che si ve-rifica non solo in Milano) si può trovare, osser-vando che degli scioglimenti di matrimoni cau-sati dalla morte di uno dei coniugi in giovane età, è maggiore il numero di quelli avvenuti pel decesso della sposa.

E' sempre continuo il miglioramento nella istruzione degli sposi, poiché mentre nel 1876 sopra 1000 atti se ne avevano 80 non sottoscritti da nessuno degli sposi nel 1881 se ne ebbero 51 nel 1891 solo 23, nel 1901 solo 6 e soltanto 2 nel 1906, nel 1907 e nel 1908.

Il numero delle donne analfabete si man-tiene superiore a quello degli uomini, però la differenza tra l'istruzione, dei due sessi va ogni annno scemando.

Gli analfabeti, che nel 1876 in Milano som-mavano a 15.6 ogni 100 sposi, erano ridotti a 11 nel 1881, a 6.4 nel 1891, a 3.2 nel 1898, a 2.5 nel 1901, a 2.— nel 1904, a 1.7 nel 1905 e 1.6 nel 1906 e nel 1907; molto probabilmente la fòrte immigrazione della provincia impedisce che abbia a cessare l'analfabetismo in città. Si noti infatti che su 47 sposi che nel 1908 non sotto-scrissero l'atto di matrimouio 40 non erano nati in Milano, e altrettanto dicasi di 64 delle 69 spose analfabete.

Fra le città con più di 100.000 abitanti, Milano e Torino sono qnelle che hanno il minor numero di sposi analfabeti, seguite da Genova, Firenze, Bologna e Roma. Invece l'analfabetismo predomina nelle città dell'Italia meridionale e specialmente in Sicilia.

Anche nelle provincia si nota una continua diminuzione di analfabeti; le provincia che ne danno il minor numero sono quelle di Torino, Como, Novara e Sondrio; le provinole in cui l'analfabetismo e più accentuato sono quelle di Catanzaro, Girgenti, Siracusa, Reggio Calabria, Potenza, Cosenza e Caltanissetta. Anche la me-dia del Regno da 63 nel 1876 è discesa a 50 nel 1891, a 37 nel 1905, a 36 nel 1906 e a 34 nel 1907.

I nati-vivi nel 1908 appartenenti alla popo-lazione legale furono 14521 di cui 7458 maschi e 7063 femmine. Queste percentuali differiscono di poco da quelle avutesi negli anni precedenti, mantenendosi il numero dei maschi sempre supe-riore a quello delle femmine.

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Parve interessante considerare il fenomeno della natalità a seconda dell'età e dell'occupa-zione dei genitori. E' da osservare che nelle classi operaie il maggior numero di nati legittimi av-viene da madri aventi da '20 a 25 anni, mentre nelle classi scelte avviene da madri aventi da 25 a 30 anni.

Si ha poi un numero grandissimo di madri (613 su 1000) notificate come casalinghe per le quali dunque non è rilevabile la condizione so-ciale; si credette opportuno quindi di distinguere i nati da casalinghe secondo la condizione o la professione del padre.

Confrontando l'età del padre con quella della madre risulta, come era facile prevedere, che il maggior numero di nati (818 su 1000) è da attribuirsi a genitori dei quali il padre è in età maggiore di quella della madre: le nascite da coniugi aventi età uguale rappresentano il 70 per cento e quelle da coniugi di cui il padre era in età inferiore a quella della madre il 106 per cento. Per-6 uati su 1000 si ignora l'età dei ge-nitori.

Nel 1908 si ebbero 1397 nati legittimi da genitori di.cui il padre aveva meno anni della madre, di questi 708 erano maschi e 689 fem-mine; è insensibile quindi la differenza di sesso. Anche sul complesso dei nati-vivi legittimi i ma-schi rappresentano solo il 51.3 per cento.

Presenta grande interesse conoscere la fe-condità dei matrimoni, intendendosi con ciò di indicare il numero medio dei figli creati da ogni matrimonio. E non essendo possibile conoscere il numero delle copie di coniugi esistenti i com-pilatori dei dati statistici hanno pensato di raf-frontare il numero dei nati nell'anno al numero dei matrimoni celebrati nell' anno stesso, inten-dendo con ciò di fornire cifre opportune per un raffronto fra la fecondità dei diversi anni.

La fecondità dei matrimoni è pel 1908 di 2.84 nati-vivi legittimi per ogni matrimonio. Tale cifra indica una diminuzione al confronto degli anni precedenti. Essa era infatti 3.01 nel 1906, 3.03 nel 1905, 317 nel 1904, 3.30 nel 1899 e 4.08 nel 1893.

Comprendendo anche i nati morti, la fecon-dità sale al 2.91 per matrimonio.

Nel Regno essa era nel 1907 del 4.04, ed è in continua diminuzione da che era nel 1898 del 4.75.

La fecondità della popolazione si ottiene raf-frontando il numero delle nascite alla popola-zione. Essa è per Milano nel 1908 del 2.59 su 100 abitanti. La fecondità della popolazione tende costantemente a diminuire. Nel 1905 era infatti del 2.68 per cento, nel 1901 del 2.33, nel 1897 del 2.91, nel 1894 del 2.99, nel 1890 del 3,55 e nel 1884 del 3.54.

Nel Regno, pur tendendo a diminuire, si mantiene alquanto superiore a Milano; essa è in-fatti nel 1907 del 3.29 per 100 abitanti.

Però sarebbe assai più giusto calcolare la fecondità della popolazione solamente sulle donne dai 15 ai 50 anni; prendendo come base i dati ottenuti dall' ultimo Censimento la fecondità della popolazione nel 1901 risulterebbe di 9.63 conce-pimenti ogni 100 femmine.

Della mortalità, della emigrazione e delle altre caratteristiche del Comune milanese parle-remo prossimamente.

(continua)

R l Y I S T f l B l B L l O Q R f l F i C f l

Benvenuto Gfriziotti. - Gli incrementi di

va-iare nelle azioni industriali e il sistema tri-butario. — Roma, « Giornale degli Econo-misti », 1909, pag. 42.

L'Autore esamina con molta competenza la ormai vecchia questione della tassabilità del so-praprezzo delle azioni di nuova emissione, ed esposte le ragioni fin qui sostenute dai due campi quello del Fisco e quello dei contribuenti, cerca di costruire con una accurata analisi la base eco-nomica del fatto, dimostrando che il sopraprezzo rappresenta bensì in molti casi un maggior ca-pitale che non deriva dal valore, unearned

in-crementi ma che il vigente sistema tributario non offre mezzo di colpirlo.

Anche da questo punto di vista però ci sem-bra che vi sia luogo a distinzioni che meritano attenzione. Se ammettiamo che non sia possibile una emissione con sopraprezzo se non quando le vecchie azioni godono già un premio, cioè sono quotate sopra la pari, è troppo chiaro che il prezzo di dette azioni sul mercato non dipende soltanto dalle condizioni intrinseche al titolo, ma anche da quelle estrinseche del mercato. A pa-rità di consistenza patrimoniale ed a papa-rità di reddito una azione può essere sopra o sotto la pari nella valutazione del mercato secondo il sag-gio di capitalizzazione che in quel dato momento costituisce la misura dell'apprezzamento del mer-cato. Una serie di cause che abbracciano tutta intera la economia di un mercato ed anche di tutto il mondo, fa sì che ad un certo periodo si capitalizzi al 7, all'8 ed anche al 10 per cento, ed in un altro periodo la capitalizzazione sia molto inferiore e scenda al 5, al 4 ed anche al 2 per cento, senza che mutino affatto le condi-zioni delle singole aziende. Perciò può benissimo avvenire che il sopraprezzo sia in tutto od in parte determinato dalle peculiari buone condi-zioni di una data Società, o che sia determinato dalle condizioni generali del mercato ; in questo secondo caso si avrà il unearned increment, cioè un maggior valore che dipende da cause estrin-seche all'azienda.

A nostro avviso la questione è molto più semplice ; la imposta di ricchezza mobile deve colpire il reddito ; ed il sopraprezzo non è affatto un reddito, ma è sempre ed in tutti i casi un conferimento di capitale.

C. D e Negri. - La delinquenza in Italia dal

1890 al 1905. — Roma, G. Bertero e Comp., 1908. p. 84.

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giù-dizì e di dare ai dati numerici un significato non superficiale, ma meditato. E la posizione del-l'Autore, ohe è il Direttore Generale della stati-stica italiana, affida della sua competenza.

Il periodo studiato è quello che corre dal 1890 al 1905 perchè il più omogeneo, e in ge-nere le cifre denotano un certo miglioramento nella delinquenza considerata complessivamente ed anche per alcuni speciali gruppi di reati. Im-pressiona però il vedere come il 1898, che fu anno di grave disagio economico per il paese, sia an-che stato l'anno della massima delinquenza, il che lascia vedere un nesso, già da molti rilevato, tra le condizioni economiche ed il numero dei reati.

L'Autore non manca, esaminando le singole categorie di reati di mettere in evidenza le man-chevolezze delle statistiche penali, avremmo vo-luto che l'Autore studiasse un altro punto che ci sembra meritevole di attenzione : il rapporto cioè che esiste certamente tra la delinquenza

ef-fettiva, cioè quella che ha dato luogo a condanna, ed i mezzi di cui dispongono gli organi della giustizia per scoprire e punire i reati stessi. Della delinquenza non conosciamo che quella che entra nel dominio pubblico, e quindi è anche dalla maggiore o minore alacrità delle investi-gazioni che dipende la misura dei reati scoperti. Onde può avvenire che a parità di delinquenza reale in due periodi, la delinquenza effettiva sem-bri maggiore in un periodo, soltanto perchè vi fu maggio'-e alacrità nello scoprirla.

In ogni modo il lavoro dell'Autore è com-mendevole come un buon contributo allo studio della delinquenza in Italia.

Prof. Charles Gide e prof. Charles Rist.

-Histoire des doctrines économiques depuis les Physiocrates jusqu'à nosjours. — Paris, L. Larose et L. Tenin, 1905, p. '766. (12 fr ) Questo volume meriterebbe uno studio ac-curato ed ampio per rilevare tutta la originalità delle vedute e tutta la larghezza di pensiero su cui è edificata l'opera. II concetto di storia delle dottrine di una scienza implica sempre la que-stione che le dottrine non nascono dalla mente dello studioso ma sono sopratutto il prodotto delle condizioni dell' ambiente in un dato momento ; onde la storia delle dottrine non potrebbe andare disgiunta dalla struttura stessa della scienza. Gli Autori non dimenticarono tale verità, ma con-vennero, e giustamente, che egualmente possa es-sere tentata una storia delle dottrine come com-plemento allo studio delle dottrine stesse.

Egualmente gli Autori non si illusero di poter in tutti i casi stabilire quale sia lo scrit-tore che per primo iutravide ed espose una data dottrina, ma ritennero che fosse meno difficile fissare il momento in cui una dottrina si è im-posta alla attenzione degli studiosi ed ha preso posto nel quadro delle verità insegnate od al-meno discusse.

Naturalmente non sarebbe stato possibile stabilire e mantenere un ordine cronologico, poi-ché ciascuna dottrina non cessa di essere accet-tata per dar luogo al fiorire di un'altra, talvolta opposta; ma le diverse dottrine, anche se opposte, vivono spesso assieme e si innestano nel corpo

della scienza , per cui la cronologia non sempre può essere seguita. In ogni modo gli Autori hanno fissati cinque periodi od epoche che

ven-gono da essi indicati cosi :

« 1» epoca : fine del secolo X V I I I e prin-cipio del secolo X I X . I Fondatori dell'economia politica classica : primi i fisiocrati, A. Smith, G. B. Say, poi quelli che sono venuti ad oscurare con inquietante pronostico la grandiosa visione del-l'Ordine Naturale: Malthus e Ricardo.

2a epoca: nella prima metà del secoloXIX.

Oli Avversari; tutti coloro che hanno contestati e scossi i principi posti dai loro predecessori e che si raggruppano in cinque capitoli intorno a Sismondi, Saint-Simon, i socialisti associazionisti, Proudhon e List;

« 3a epoca : nel mezzo del secolo X I X .

L'apogeo della scuola liberale la quale fino allora ha resistito vittoriosamente a tutti gli attacchi, non senza fare tuttavia qualche concessione, e di cui le grandi leggi trovano la loro formula defi-nitiva nella stessa epoca sotto due aspetti di-versi ; in Inghilterra nei Principi di Stuart Mil), in Francia nelle Armonie di Bastiat.

« 4a epoca : seconda metà del secolo X I X .

I Dissidenti del liberalismo che suscitano gli sci-smi in quattro diverse direzioni : — nel metodo, nella scuola storica ; — nella politica sociale, col socialismo di Stato ; — nella concezione scienti-fica, col marxismo ; nell' ispirazione morale, col cristianesimo sociale.

« 5a epoca : fine del X I X secolo e

prin-cipio del secolo X X . Le dottrine recenti nelle quali si ritrovano le dottrine già note, ma tra-sfigurate o tra-sfigurate, come si voglia, in moduli nuovi ; — le dottrine edonistiche e quelle della rendita, che non sono se non una revisione delle dottrine classiche ; il solidarismo, che getta un ponte tra l'individualismo ed il socialismo; — ed infine l'anarchismo che non è se non una specie di liberalismo esasperato ».

Questa specie d'indice ragionato spiega l'in-dole e l'indirizzo del lavoro ; gli Autori osser-vano che le dottrine ed i sistemi hanno una vita propria che non dipende soltanto dalla moda, ma rappresentano più esattamente una lotta per la vita nella quale si agitano le dottrine talvolta correndo parallelamente dividendo tra loro paci-ficamente l'impero delle menti, talvolta esse si urtano insieme tumultuariamente ; ed in tale urto può avvenire che una dottrina soccomba e spa-risca.

Ciascun capitolo di questo lavoro è firmato dall'Autore; cosi mentre il prof. Rist ha stesa quasi tutta la parte che riguarda gli avversari della scuola classica, il prof. Gide dettò i due capitoli del liberalismo.

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7 08 LT ECONOMISTA 31 ottobre 1909

gradualmente gli uni dagli altri, come per pren-dere una direzione infinitamente divergente; tut-tavia non si separano completamente poiché a misura che essi si allontanano si vede spiegarsi tra i raggi un tessuto comune che crea tra essi un legame, una nuova unità altrettanto resistente se non di più, della unità fittizia che risultava all' impugnatura, in causa della loro

sopraposi-zione ». J.

RIVISTA ECONOMICA E FINANZIARIA

i— Ha avuto luogo in Venezia il primo

Congresso fra gli esportatori italiani in oriente.

Al congresso hanno partecipato numerosis-sime Società, Camere di Commercio, Deputati, Esportatori. Presidente effettivo fu il senatore De Martino.

Sul tema del come tutelare il fido fu appro-vato dopo lunga discussione, il seguente ordine del giorno concordato :

« Il Congresso, riassumendo l'avvenuta di-scussione, e constatato che in materia di tutela del fido gli esportatori italiani in Oriente si tro-vano in condizioni di assoluta inferiorità in quanto che :

a) mancano di un servizio efficace di in-formazioni commerciali, non rispondendo quello che oggi si ha per mezzo dei consoli, addetti commerciali e ministeri;

b) non hanno davanti a loro una organiz-zazione finanziaria o bancaria che possa offrire base sufficiente per assumere e sviluppare una opera intermediaria di garanzia tra. essi ed il commercio locale ;

fa voti perchè l'opera del Governo sia resa spigliata e sviluppata con concetti e metodi com-merciali. Inoltre, possibilmente sia fatto sorgere un Istituto o sezione di Istituto già esistente che organizzi il servizio stesso.

Invoca quindi dal Governo che anche nei ri-guardi della tutela del fido propugni la creazione di un Istituto bancario italiano in Oriente ».

E su l'altro tema importantissimo delle co-municazioni marittime, dopo una breve relazione del Comm. Santalena ed un'ampia discussione fu approvato l'ordine del giorno seguente :

« In seguito alla discussione avvenuta sul problema dei servizi marittimi, il Congresso ri-tiene che qualunque sia la prossima soluzione che il Parlamento nazionale darà sul problema, le linee sovvenzionate dallo Stato debbono avere tali caratteristiche di velocità, di tonnellaggio e. di periodicità da non essere inferiori alle concor-renti linee estere e che di tale concetto sia spe-cialmente tenuto conto nei rapporti del Mare Adriatico, dove più aspra è la lotta e dove anche tradizioni e ragioni di sentimmti debbono far risorgere il traffico italiano dal deplorevole stato di inferiorità in cui finora fu lasciato e fa voti :

a) che la linea per l'Estremo Oriente sia prolungata ai porti della Cina Settentrionale e del Giappone e che vi sia data attuazione con-temporaneamente agli altri servizi sovvenzionati dallo Stato ;

b) che il premio da stabilirsi alla marina libera sia dato, senza riguardi, alle linee sov-venzionate, facendolo sopratutto convergere allo sviluppo ed alla produzione dell' industria na-zionale ».

— La Direzione Imperiale di Statistica della Germania ha pubblicato testé il movimento

delle Società anonime per azioni dell'

Im-pero tedesco fiuo al 30 giugno 1908.

Secondo l'accurata statistica esistevano in Germania, alla data suaccennata, 5166 Società anonime e in accomandita per azioni. Il capitale-azioni nominale ascendeva, alla stessa data, a 14,420,000,000 di marchi.

A lato di queste società anonime in funzione, esistevano, al 30 giugno 1908, altre 290 società in liquidazione rappresentanti un capitale di 355 milioni di marchi e altre 75 società in fallimento con un capitale di marchi 45,200,000.

Queste 365 società sono state escluse dai dati della statistica poiché riusciva estremamente difficile documentare i loro risultati di esercizio. Devesi inoltre notare che 201 società non avevano ancora pagato alcun dividendo all'epoca citata.

Sopra 5166 società anonime in esercizio, 4578 erano società o imprese di produzione propria-mente dette e sopra quest'ultima cifra 2593 so-cietà appartenevano alla Prussia e 1985 agli altri Stati dell' impero tedesco.

Le 4578 società di produzione avevano in fine di esercizio, cioè a una data compresa fra il 1 luglio 1907 e il 30 giugno 1908, un capitale azionario versato di marchi 12,788,000,000. Le riserve effettive toccavano marchi 2,660,000 ossia il 20.8 per cento del capitale versato. Il capitale azionario, aumentato del capitale di riserva, rap-presenta quindi 15 miliardi e 234 milioni di marchi.

L'ammontare delle obbligazioni in circola-zione emesse dalle società di producircola-zione rappre-senta 2,913,000,000 di marchi, non comprese in questo totale le obbligazioni delle banche ipote-carie. I debiti obbligatori risultanti in bilanci, si elevano, sempre al 30 giugno 1908, a 1127 milioni di marchi.

I più grossi debiti ipotecari appartenevano alle imprese di trasporto nella cifra di 748 mi-lioni. Di questo totale, 284 milioni di marchi appartenevano alle imprese ferroviarie, 293 alle ferrovie complementari a scartamento ridotto e ai tramways e 154 milioni alle società di navi-gazione.

II gruppo delle società industriali e costrut-trici di macchine rappresenta un capitale-obbli-gazioni di 535 milioni di marchi di cui 313 ap-partengono all' industria elettrica.

Le imprese minerarie hanno un capitale-ob-bligazioni di 329 milioni di marchi e quelle me-tallurgiche 272 milioni di marchi. Le industrie dell'alimentazione hanno emesso per 237 milioni di obbligazioni i quali vanno aggiunti ai 310 milioni di debito ipotecario.

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— Il « Bollettino dell' Ufficio del Lavoro »

pubblica la statistica degli scioperi avvenuti in Italia nel secondo trimestre 1909. Vi furono durante questo periodo nel regno 304 scioperi in totale, per 297 dei quali si conosce il numero degli scioperanti, numero che ascese a 53,217.

Il numero degli scioperi nel Piemonte fu di 29, con 5753 scioperanti ; nella Liguria vi furono 18 scioperi con 1596 scioperanti ; nella Lombar-dia vi furono 67 scioperi (di cui per 65 si cono-sce il numero di scioperanti) con 9977 sciope-ranti ; nel Veneto vi furono 31 scioperi con 2380 scioperanti; nell'Emilia vi furono 67 scioperi (di cui per 62 si conosce il numero degli scioperanti) con 5948 scioperanti ; nella Toscana vi furono 29 scioperi con 3295 scioperanti ; nelle Marche vi furono 16 scioperi con 937 scioperanti ; nell'Um-bria vi furono 5 scioperi con 272 scioperanti ; nel Lazio vi furono 11 scioperi con 17,018 scioperanti ; nella Campania vi furono 12 scioperi con 662 scioperanti ; nelle Puglie vi furono 3 scioperi con

918 scioperanti ; nelle Calabrie vi fu uno sciopero con 65 scioperanti ; nella Sicilia vi furono 14

scio-peri con 4350 scioperanti.

Da queste cifre si rileva che il numero mag-giore degli scioperi si ebbe in Lombardia e nel-1' Emilia con 67 scioperi, mentre il numero mag-giore degli scioperanti si ebbe nel Lazio, con 17,018 scioperanti. Il numero minore degli scio-peri si ebbe per contro in Calabria ed in Sardegna con un solo sciopeio e rispettivamente con 65 e con 46 scioperanti.

— Abbiamo sempre notato e vogliamo con-statare anche oggi che abbiamo presenti alcuni dati quanto sia grande lo sviluppo economico

dell'Argentina.

Per quanto di 295,050,700 ettari di terreno non sono arati che solo 15,830,000 ettari, la su-perficie di coltivazione però aumenta enormemente. Così l'anno scorso p. es. non furono coltivati meno di 1.213,000 ettari cioè tanto quanto la superfi-cie totale del Belgio. Fra gli altri furono anche prodotte 5,238,000 tonnellate metri di grano e 1,100,000 tonnellate metri di semi di lino. La esportazione solo in prodotti rurali rendeva oltre 1,250,000,000 di lire, mentre sui prodotti di be-stiame venivano 585,652,500 lire. L'importazione totale era 1,377,500,000 lire di cui 20,980,000 lire erano per macchine e strumenti rurali, 15,473,000 per semi destinati alla seminatura e 8,997,500 lire pel bestiame.

L'allevamento del bestiame occupa quasi sempre ancora l'intera superficie dell'Argentina di una estensione approssimativa quanto la Sve-zia, la Norvegia, la Danimarca, l'Olanda, il Belgio, la Francia, l'Italia, l'Austria-Ungheria e la Ger-mania riuniti insieme. Si contavano nel 1907 oltre 29 milioni di bovini, 7,500,000 cavalli, 67,200,000 pecore, circa 4 milioni di capre e 1,400,000 di maiali.

L'intero capitale mobile tu calcolato nel-l'anno 1906 di 10,093,750,000 lire e sarà oggi certamente. di quasi 12,500,000,000. Se si pensa che l'Argentina conta solamente 6,484,000

abi-tanti di cui solo la capitale ne conta già 1,189,000, queste cifre sono certamente la prova di dna grande prosperità e di una forte capacità di acquistare della popolazione.

L'Argentina in occasione del primo cente-nario della sua emancipazione a partire dal giu-gno prossimo venturo terrà una grande esposi-zione internazionale per bestiame, prodotti ed industrie rurali, strumenti e macchine per l'agri-coltura ecc. nella quale ancor più potrà vedersi il suo grande progresso agricolo e industriale.

— Il console Standforth manda da Malaga al

Foreign Office un rapporto sulle condizioni

economiche della Spagna meridionale.

Le cattive condizioni prevalenti da qualche anno sono peggiorate in conseguenza del fatto che il raccolto dell'uva è stato scarso, quello delle mandorle insignificante, la vendita del vino quasi nulla a causa dell'imitazione, su larghissima scala del tipo « Malaga » che si fa in Francia ed anche in Germania.

Inoltre molto del commercio marittimo è stato assorbito da Siviglia, che possiede un miglior porto, più moderno e meglio equipaggiato di quello di Malaga.

Queste condizioni hanuo fatto aumentare il movimento emigratorio delle popolazioni circostanti verso l'America Latina e verso l'Algeria.

Il prezzo delle uve secche è ora così basso, che molti agricoltori sembrano risoluti a sradicare le loro famose vigne di uve moscato, per sosti-tuire ad esse la coltivazione delle barbabietole.

Nel 1907 il raccolto dell'uva diede un prodotto di 900,000 cassette di un quarto inferiore alla media normale. Parimente dicasi per le mandorle, i limoni, gli aranci e l'olio d'oliva.

Una industria che sembra mostri tendenza a svilupparsi è quella dei cappelli di palma, dei

quali si esportano almeno 300,000 dozzine ogni anno agli Stati Uniti e molte altre migliaia di dozzine nelle colonie dell'Africa Occidentale e Cen-trale/

La popolazione di Malaga è di 133,993 anime, il clima è eccellente.

Di fatto l'emigrazione delle campagne spa-gnuole, e più particolarmente dalle province me-ridionali, Andalusia e regioni finitime, è da qual-che tempo notevolissima, e si va dirigendo o negli Stati di lingua spagnuola del Sud-America o pre-feribilmente nell'Algeria, ed in ispecie nella pro-vincia di Orano che è la più occidentale dell'Al-geria, cioè quella più prossima alla Spagna. E questo fenomeno ha il suo parallelo nell'emigra-zione siciliana nella Tunisia e nella provincia algerina di Costantina, che nella vasta colonia francese costituiscono la parte orientale, cioè quella più prossima all'Italia.

Il commercio dell'Austria-Ungheria. —

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7 08 LT ECONOMISTA 31 ottobre 1909

corone contro 201,600,000 durante l'agosto 1908, con un plus-valore di 10,300,000 corone.

Per gli otto primi mesi dell'anno in corso le importazioni sono state di 1,793,600 corone in aumento di 133,900,000 corone sullo stesso pe-riodo del 1908 e le esportazioni sono state di 1,537 milioni di corone in aumento di 19,900,000 corone.

In conseguenza il commercio dell'Austria-Ungheria per gli otto mesi primi dell'anno si salda, nel 1909, con un eccedente di importazione di 256,600,000 corone, mentrechè l'anno scorso questo stesso eccedente non era, nello stesso pe-riodo, che di 142,600,000 corone. Tuttavia conviene osservare che più della metà dell'aumento di questo eccedente proviene dall'accrescimento delle entrate delle materie gregge destinate alla in-dustria fossile. Una parte importante, del resto, è fornita dall'aumento delle importazioni dei pro-dotti alimentari e specialmente dei cereali, ciò che rappresenta un resultato assai meno soddisfa-cente.

Le cifre precedenti non tengono conto dei metalli preziosi, le cui importazioni sugli otto primi mesi del 1909 si sono elevate a 199.800.000 corone, e le esportazioni a 87,400,000 con un au-mento sul precedente anno di 168,400,000 le prime, di 35,800,000 le seconde.

La politica commerciale austro-ungarica, dice un rapporto, che su questo commercio ha pub-blicato il console generale britannico a Vienna ha avuto risultati disastrosi nella penisola balcanica che pure dovrebbe essere il mercato naturale del-l'industrialismo austro-ungarico.

Ma per conservare questi mercati bisogna concedere ai vari Stati balcanici un « quid prò quo >> accettando i prodotti agricoli di cui ab-bondano.

Invece, sebbene la produzione agricola del-l' impero non basti più a nutrire la popolazione gli agrari non hanno voluto ammettere i prodotti balcanici e da questo proviene la guerra di ta-riffe dannosissima al commercio austro-ungarico.

Il dissenso fra industriali ed agrari è giunto a tale punto da rendere impossibile la continua-zione dei lavori del Parlamento austriaco.

Il commercio del Giappone. — Ecco, in yens, le cifre del commercio del Giappone du-rante il mese d'agosto 1909 paragonate a quelle d'agosto 1908. Esportazioni Importazioni Agosto Agosto 1909 1908 (in yens) 35,647,090 30,891,388 Totale 66,539,078 33,635,364 33,783,340 67,418,704 Ecced. delle esport.

Eco,ed. delle import.

Esportazioni Importazioni Totale Ecced. delle imp.

4,756,302 » Otto mesi 1909 (in yens) 252,814,268 + 12,781.335 278,778,129 - 44,648,740 531,592,397 125,963,86 147,976 Differenza sul 1908 — 31,867,405 Metalli preziosi. Agosto Esportazioni Oro Argento Agosto 1909 1908 (in yens) 25,000 1,re-importazioni Oro 14,741,937 Argento 1,146 Ecced. delle esport.

Ecced. delle import. 14,716,197 Otto mesi 1909 320,000 1,746 86,595 107,145 128,000 Differenza sul 1908 (in yens) Esportazioni Oro 1,373,088 — 852,308 Argento 76,722 -t- 18,965 Importazioni Oro 31,869,669 +18.187,505 Argento 226,953 — 319,106 Ecced. delle import. 30,646,812

LA SITUAZIONE DEL TESORO

al 3 0 Settembre 1 9 0 9

Ecco la situazione del Tesoro al 30 settem. 1909 :

Al 30 giugno 1909 Al 30settem. 1909 Fondo di cassa

Crediti diTesoreria Insieme

Debiti di Tesoreria Situaz. del Tesoro

350,313,735.56 — 150,951,077.40 656,788,625.46 + 242,145,937.60 1,007,102,361.02 + 91,194,860.20 668,810,356.14 - 50,032,782.78 + 338,292,004.88 + 41,162,077.42 DARE

Incassi (versamenti in Tesoreria) Fondo di cassa alla chiusura

dell'esercizio 1908-09 501,26-1,812.96 In conto entrate di bilancio 480,734,611.89 In conto debiti di Tesoreria 762,514,328 99 In conto crediti di Tesoreria 79,288,205.24

AVERE In conto spese di bilancio Decreti di scarico

Decreti Ministeriali di pre-levamento

In conto debiti di Tesoreria In conto crediti di Tesoreria

Totale 1,823,801,959.08 Pagamenti

439,571,373.76

712.481,546.21 321,431,142.84 Totale dei pagamenti 1,473,488,223.56 (a) Fondo di cassa al 30

set-tembre 1909 350,313,735.56 Totale 1,823,801,959.08

Ecco la situazione dei debiti e crediti di Tesoreria DEBITI al

Buoni del Tesoro Vaglia del Tesoro

Banche — Conto anticipaz. statutarie Cassa depositi e prestiti in conto

cor-rente fruttifero

Amministrazione del Debito pubblico in conto corrente infruttifero Amministrazione del Fondo culto in

conto corrente infruttifero Cassa depositi e prestiti in conto

cor-rente infruttifero

Ferrovie di Stato — Fondo di riserva Altre Amministraz.

frutti conto corrente Id. II. infruttifero Incassi da regolare

Biglietti di Stato emessi per l'art. 11 della legge 3 marzo 1898, n. 47 Operazione fatta col Banco di Napoli

per effetto dell'art. 8 dell'allegato B alla legge 7 genn. 1897 n. 9

(11)

C R E D I T I Valuta aurea presso !a Cassa depositi e

prestiti : Legge8agost,o 1895,n. -186 Legge 3 marzo 1898, n. 47 Legge 31 dicem. 1907, n. 804 (art. 10) Legge 31 dicem. 1907, n. 804 (art. 11)

Amministraz. del Debito pubblico per pagamenti da rimborsare Id. del Fondo pel culto Id. Cassa depositi e prestiti Id. Altre Amministrazioni Id. Obbligazioni dell'Asse ecclesiastico Deficienze di Cassa a carico dei

con-tabili del Tesoro Diversi

Operazione fatta col Banco di Napoli

al 30 settem. 1909 80,000,000 — 11,250,000."— 60,000.000.— 1,816,920.— 177,921,626.23 25,759,815.65 120,493,887.28 66,481,825.53 1,710,586.29 89,265,064.48 22,588,950 — Totale 656,788,625.46 Ecco il prospetto degli incassi di bilancio verifica tisi presso le tesorerie del Regno per l'esercizio 1909-910 comparati con quelli dell'esercizio precedente e coi pre-visti.

Incassi — Entrata ordinaria. Categoria 1. — Entrate effettive : Redditi patrimon. d.

Stato

Imposta sui fondi ru • stici e sui fabbricati Imposta sui redditi

di R. M.

Tasse in amministr. del Ministero delle finanze

Tassa sul prodotto d. movimento agrande e piccola velocità s. ferrovie

Diritti delle Legaz. e Consolati all'estero Tassa sulla fabbricaz.

degli spiriti e birra Dogane e dir. maritt. Dazi interni di cons. esclusi quelli delle città di Nap. e R o m a Dazio consumo della

città di Napoli Dazio consumo della

città di R o m a Tabacchi Sali

Prodotto di vendita del chinino ecc. Lotto Poste Telegrafi Telefoni Servizi diversi Rimborsi e concorsi nelle spese Entrate diverse mese di settem. 1909 871,910.52 410,604.74 3,511,371.36 17,298,801.03 5,915,735.75 11,602,931.85 23,371,867.70 2,689,921.03 1.427,975.48 23,463,220.76 7,080,741.48 298,649.43 5.451,876.61 8,694,354.58 1,692,610.87 1,079.365.70 1.524.774.96 3.666.958.97 2,140,500.97 Differenza nel 1909 — 9,372,238,93 — 525,031.97 + 254,452.52 -+- 1,671,282.13 + 5,684,528.59 — 716,034.23 — 895,316.89 + 1,283,732.59 — 22,004.25 + 110,162.47 + 463,162.65 + 217,848.60

+

+

+ 152,376.07 823,490.73 744,517.76 87,314.86 95,236.43 135,579.26 -+- '2,517,539.88 - 3 3,182,889.88 Totale 122,193,560.79 — 2,119,273.07 Entrata straordinaria

Categoria I, II, III, IV. mese di Categoria I. - Entrate effettive: Rimborsi e concorsi nelle spese Entrate diverse Arretrati per impost.

fondiaria

Arretrati per imposta sui redditi di r. m.

settem. 1909 47,108.36 2,067,819.72

fi-Residui attivi div. Costruz di strade fer. Vendita di beni ed

afffraiicam.dicanoni Accensione di debiti Rimborsi di somme

anticipat. dal Tes. Anticipazioni al Tes.

da enti locali per ri-chiesto accelerameli, di lavori

Uso tempor. di dispo-nibilità di cassa Partite che si

com-pensano nella spesa Prelev. sull' avanzo accertato sul conto consunt. dell'esérc. 1905-6 e 1907-8 Ricuperi diversi Capitoli aggiunti per

resti attivi. Totale 954.93 — 3,524.57 42.— 807,884.96 8,981,874.83 + «3,501,874.83 + 461,623.88 1,422,060.86 fi- " 1,420,014.40 60,000.-1,024,474 53 9,500.— 14,421,678.19 1.083,326.5" Partite di giro Totale generale 187,698,565.48 -+- 60,000.— — 81,434,258.71 - 1 2,552,575.51 -+- 9,500.— — 76,678,993.67 — « 2,348,195.— — 81,146,461.74 Ecco il prospetto dei pagamenti verificatisi presso le tesorerie del Regno ne) mese di agosto 1909 per 1' e-sercizio 1909-1910 comparati con quelli del periodo cor-rispondente dell'esercizio precedente.

MINISTERI. mese di settem. 1909 Ministero del Tesoro

Id. Id. Id. Id. Id. Id. Id. Id. Id. Id. delle Finanze di grazia e g. degli aff. esteri dell'ist. pubbl. dell' interno dei lav. pubi il. poste e telegrf. della guerra della marina agric. ind. com.

28,500,259.26 18,112,313.81 3,594,562.89 862,676.70 6,406,156.50 5,375,265.92 16,014,449.48 11,652,958.63 22,1X18,901.89 10,216,128.38 1,808 935.21

+

fi-Differenza nel 1909 87,881,424.97 3,977,404.66 150,056.34 185,977.14 1,229.468.81 184,977.20 6,091,612.12 2,102,571.87 1,045,778.24 3,076,525.77 12,000.26 Totale pag. di bilancio 124 552,608.67 — 87,157,760.17 Decreti di scarico —

Decreti Minisi, di prelev. — —

Differenza nel 1909 21,918.66 1 1,836,475.35 Totale pagamenti 124,552,608 67 -+- 87,157,760.17 NOTE.

(1)In questa somma è compreso l'ammontare della valuta d'oro depositata nella Cassa depositi e prestiti in L. 175,155,870.

(a) Sono escluse dal fondo di cassa L. 175,155.870 depositate nella Cassa depositi e prestiti a copertura dì una somma corrispondente di biglietti di Stato.

(2) L'aumento è dovuto ai rimborsi effettuati dal-l'Amministrazione delle ferrovie dello Stato della spesa per interessi su certificati ferroviari di credito 3.65 per cento netto.

(3) Nel settembre dell'eseicizio scorso furono ver-sate circa lire 3600.00 in conto proventi e ricuperi di portafoglio. Nulla è stato versato per tale oggetto nell'esercizio in corso.

(4) Maggiori incassi relativi alla indennità asse-gnata all'Italia dai rappresentanti il Governo cinese e le potenze interessate.

(5) Maggiori somme ricavate per far fronte alle spese dell'Amministrazione delle ferrovie dello Stato per lavori e provviste diverse.

(6) L'aumento è dovuto ai rimborsi effettuati dal-l'Amministrazione delle ferrovie dello Stato della spesa per l'ammontare dei certificati ferroviari di credito 3.65 per cento.

(7) Minori rimborsi dall'Amministrazione della ma-rina del fondo di scorta per le R R . navi armare.

(12)

7 08 LT ECONOMISTA 31 ottobre 1909

Per gli immigranti agricoli

n e g - l i S t a t i U n i t i d ' A m e r i c a Con lettera del 10 agosto 1908 il Presidente degli Stati Uniti nominava una Commissione incaricata di riferire sulle attuali condizioni della vita rurale nella Confederazione e sui provvedimenti più opportuni per migliorare le condizioni degli operai agricoli.

La Commissione fu composta dei signori: prof. L. H. Bailey, del Collegio di agricoltura di Ithaca. N. Y.-Henry Wallace, direttore del giornale Wallace Farmer di Des Moines; Iowa-Kenyon L. Betterfield, presidente dei Collegio di agricoltura dello Stato di Massachu-setts; Amherst-Gifford Pinchot, del Dipartimento Fo-restale degli Stati Uniti, e Walter H. Page, direttore del The World's Work di New York.

Il 23 gennaio del corrente anno la Commissione presentava la sua Relazione al Presidente, il quale la trasmetteva, cori speciale Messaggio del 9 febbraio suc-cessivo, al Senato ed alla Camera dei Rappresentanti.

Facciamo qui seguire un breve sunto della Rela zione, la quale è un documento di molta importanza per lo studio del problema dell'avviamento ali'agricol-tura e dello sfollamento dei grandi centri urbani.

Al riassunto della Relazione si fa seguire la tra-duzione di un viemorandum inviato alla Commissione dagli Uffici italiani di patronato per gli emigranti in New York.

Ecco il Rapporto della Commission on Country Life. — La Relazione presentata alla Commissione per lo studio delle condizioni della vita rurale espone le con-dizioni generali di vita nelle campagne, accenna ai problemi più vasti ad essa inerenti ed indica i mezzi coi quali il Governo federale e quelli statali possono risolverli.

Dagli interrogatori dei coloni di quaranta Stati e lerritorl, come pure dalle centoventimila risposte avute ai questionari inviati dal Ministero d'Agricoltura, la Commissione ha potuto costatare che le condizioni di vita nella maggior parte delle campagne negli Stati Uniti sono migliorate in confronto del passato e in confronto di altri paesi ; il progresso è stato generale, se non uniforme.

Con tutto ciò, l'agricoltura non dà il profitto che dovrebbe e non esercita quelle attrattive che pur sa-rebbe legittimo attendersi. Nelle campagne regna il malcontento, ed in taluni luoghi lo scoraggiamento. Gli operai agricoli non si mostrano troppo orgogliosi della loro professione, ed ancora si manifesta tra essi un accentuato movimento verso la città, sebbene non eosl forte come pel passato.

Giova quindi assicurare a cotesta classe dei bene-fici, per ottenere i quali è necessario oerfezionare la tecnica dell'agricoltura, sviluppare le* relazioni com-merciali e migliorare le condizioni sociali di vita nelle campagne. E' necessario che il Ministero federale e quelli statali di Agricoltura, gl'istituti agrari dei sin-goli Stati, quelli di meccanica rurale, le stazioni spe-rimentali, la Farmers' Union, la Grange e la stampa agricola, forniscono agli agricoltori copiose ed utili in-formazioni, le quali, se ampiamente utilizzate, li por-ranno in condizione di raddoppiare la produzione dei campi.

Scopo però della Commissione non è quello di aiu-tare l'operaio agricolo ad aumenaiu-tare e migliorare i propri raccolti, ma di richiamare la sua attenzione sulla convenienza di migliorare materialmente e mo-ralmente le sue condizioni di vita.

Perchè la professione dell'agricoltura divenga sem-pre più quello che, del resto, dovrebbe essere, uno, cioè, dei mezzi più degni ed ambiti per guadagnarsi la vita, l'operaio rurale deve trarre partito non solo dalle cognizioni agricole di cui dispone, ma dai me-todi che sono riusciti ad elevare, e continuano ad ele-vare, il tenor di vita materiale e il livello intellettuale delle altre occupazioni.

Coloro che appartengono all'industria e al com-mercio hanno ritenuto necessario, nelle odierne condi-zioni economiche, di organizzarsi nel comune vantaggio per difendere i loro interessi. Altrettanto dovrebbero fare gli agricoltori degli Stati Uniti mediante la coope-razione, a simiglianza pure degli agricoltori delle re-gioni più progredite d'Europa.

In ogni mode, uno dei maggiori difetti che pre-senta al giorno d'oggi la vita rurale nord-americana è

quello di non sodisfare le più elevate aspirazioni sociali ed intellettuali della classe agricola.

Si può dubitare se il costante esodo di gran parte del miglior elemento campagnuolo sia dovuto a questa causa o alla probabilità di più lucrose occupazioni nelle città ; però, quanti conoscono la vita rurale negli Stati Uniti debbono ammettere la necessità di elevare le con-dizioni della vita nelle farms cosi dal lato sociale come da quello della produttività.

E' vero che la vita rùrale ha subito grandi miglio-ramenti in fatto d'igiene, che minori sono i disagi e -più elevati ì guadagni dei coloni; ma nelle città la vita è progredita con maggiore rapidità, grazie alla cura più attenta rivolta collettivamente dagli abitanti pel miglioramento delle condizioni cittadine. Di quii.) bisogno di creare sforzi collettivi, con un efficace spi-rito di cooperazione, per l'elevazione delle varie con dizioni di vita nei campi. Queste non sono state fino ad oggi studiate con molta attenzione; e tale negli-genza non solo ha rallentato il progresso della cam-pagna, ma ha anche diminuito la forza produttiva del-l'intera nazione.

La Commissione distingue nettamente ciò che il Governo può fare da ciò che debbono invece fare i co-loni stessi; e si augura che non solo gli agricoltori, ma l'intera nazione siano convinti che lo sviluppo dei raccolti, sebbene cosa essenziale, costituisce tuttavia solo una parte del vasto problema della vita rurale, poiché non è meno importante che il colono possa ele-varsi ad un miglior tenor di vita.

Secondo quanto fu messo in luce dalla Commissione, tre grandi necessità si manifestano nella vita rurale:

1" Una valida cooperazione tra i coloni, la quale, benché debba essere il risultato di uno sforzo spontaneo, sarà utile venga stimolata e sorretta da opportune di-sposizioni legislative dei singoli Stati, che sopratutto accordino alle organizzazioni agricole tutti i vantaggi garantiti alle società capitalistiche.

2» Dare un nuovo indirizzo alle scuole nelle cam-pagne, nell'intento che siano in esse preparati gli sco-lari alla vita rurale, e'non già, come oggi, precipua-mente alla vita cittadina.

Unanime fu il giudizio espresso in ogni regione degli Stati Uniti sulla necessità di dar nuovo indirizzo alle scuole rurali. Queste sono ritenute in gran parte responsabili della poca produttività delle farms, e del-l'esodo verso la città. E' a sperare che le popolazioni delle campagne vorranno spontaneamente provvedere al migliore assetto delle loro scuole, allorché si saranno persuase che i mutamenti in esse apportati gioveranno a dare cognizioni utili alla vita dei campi e ad ispi-rarne l'amore.

3" Migliori mezzi di comunicazione, con buone strade ed un più diffuso servizio postale.

Il desiderio di possedere buone strade è generale fra i coloni di tutti gli Stati Uniti. Tale necessità, che nell'inchiesta fatta dalla Commissione appare altret-tanto urgente quanto il problema dell'educazione alla vita dei campi, ha la sua ragion d'essere non solo nella maggior possibilità di véndere i prodotti, ma nell'ele-vazione dello stato sociale ed intellettuale delle popo lazioni rurali, e nel miglioramento delle condizioni sa-nitarie, giacché per esse verrebbe assicurato un servizio medico e chirurgico più pronto ed efficace. A tal uopo, la Commissione suggerisce al Governo federale d'isti-tuire un servizio d'ingegneri stradali, a disposizione degli Stati, i quali dovrebbero provvedere ad utili ed economiche vie di comunicazione.

Si manifesta inoltre necessaria la creazione di un sistema di casse postali di risparmio nelle campagne, insieme con un migliore e più esteso servizio postale. Particolarmente sentita è l'esigenza di migliorare le condizioni sanitarie, giacché talune malattie, facil-mente prevenibili, affliggono di continuo parecchi mi-lioni di lavoratori rurali. Sembra che le fattorie di campagna dovrebbero essere per l'uomo il luogo più salubre, e invero vi sono moltissime case coloniche, specie quelle di proprietari coloni, nelle quali l'igiene è curata al massimo grado. E' altrettanto vero, però, che moltissime altre fattorie, tenute specialmente da fittavoli e perfino numerose scuole di campagna, non possiedono i più rudimentali requisiti d'igiene.

E' quindi necessario che nelle scuole si divulghi la conoscenza dell'igiene, dando facoltà al Governo federale d'inviare ufficiali sanitari propri nei vari Stati per eseguire inchieste sulle condizioni della salute pubblica.

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