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Analisi del brano dal Fedone di Platone “Perché le idee”

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Analisi del brano dal Fedone di Platone

“Perché le idee”

 Distinguiamo la relazione di uguaglianza fra cose particolari e l’idea dell’uguale in sé.

«E allora, vediamo un po' che succede,» riprese Socrate. «Noi diciamo, senza alcun dubbio, che vi è l'eguale, non voglio dire nel senso di un pezzo di legno che è eguale a un altro pezzo di legno o di una pietra eguale a un'altra e così via, ma alludo a qualcosa che è all'infuori di tutti questi oggetti eguali, diversa, cioè all'uguale in sé.

φαμέν πού τι εἶναι ἴσον, οὐ ξύλον λέγω ξύλῳ οὐδὲ λίθον λίθῳ οὐδ᾽ ἄλλο τῶν τοιούτων οὐδέν, ἀλλὰ παρὰ ταῦτα πάντα ἕτερόν τι, αὐτὸ τὸ ἴσον

Dobbiamo dire che esiste o no?»

«Certo che dobbiamo affermarlo, per dio,» disse Simmia.

«E sappiamo pure che cosa sia?»

«Sicuro.» (FD 74ab)

 Cose particolari, se uguali fra loro, lo sono solo in modo limitato, approssimativo, relativo.

«E da dove ne è derivata la sua conoscenza? Forse da quelle cose di cui parlavamo, legni, pietre e roba del genere, che, vedendoli eguali, ci hanno indotto a pensare all'uguale in sé, che è diverso dagli altri? O forse, a te, non sembra tale? Ebbene, sta attento: non può essere che legni o pietre eguali, pur restando sempre quelli, ad alcuni sembrano eguali e ad altri no?»

πόθεν λαβόντες αὐτοῦ τὴν ἐπιστήμην; ἆρ᾽ οὐκ ἐξ ὧν νυνδὴ ἐλέγομεν, ἢ ξύλα ἢ λίθους ἢ ἄλλα ἄττα ἰδόντες ἴσα, ἐκ τούτων ἐκεῖνο ἐνενοήσαμεν, ἕτερον ὂν τούτων; ἢ οὐχ ἕτερόν σοι φαίνεται; σκόπει δὲ καὶ τῇδε. ἆρ᾽ οὐ λίθοι μὲν ἴσοι καὶ ξύλα ἐνίοτε ταὐτὰ ὄντα τῷ μὲν ἴσα φαίνεται, τῷ δ᾽ οὔ;

«Certo.»

 L’uguale in sé è perfetto e assoluto.

«Ebbene, l'uguale in sé ti è mai apparso diseguale, cioè l'eguaglianza ti si è mai presentata come disuguaglianza?»

αὐτὰ τὰ ἴσα ἔστιν ὅτε ἄνισά σοι ἐφάνη, ἢ ἡ ἰσότης ἀνισότης;

«Mai, Socrate.» (FD 74c)

 Il pensiero dell’uguale in sé è suscitato dall’uguaglianza fra cose particolari.

«Eppure, non è proprio da queste cose eguali, sebbene diverse dall'uguale in sé, che tu hai potuto pensare e cogliere la conoscenza di quest'ultimo?»

ἀλλὰ μὴν ἐκ τούτων γ᾽, ἔφη, τῶν ἴσων, ἑτέρων ὄντων ἐκείνου τοῦ ἴσου, ὅμως αὐτοῦ τὴν ἐπιστήμην ἐννενόηκάς τε καὶ εἴληφας;

«Verissimo,» rispose.

«Sia che somigli o che sia diverso da quelle, non ti pare?»

«Certo.» (FD 74c)

 Il pensiero dell’uguale in sé è simile alla rievocazione di un ricordo.

«È, naturale, non c'è differenza,» confermò, «perché ogni volta che tu, vedendo una cosa ne pensi un'altra, eguale o diversa che sia, necessariamente, in te s'è prodotta una reminiscenza.»

ἕως ἂν ἄλλο ἰδὼν ἀπὸ ταύτης τῆς ὄψεως ἄλλο ἐννοήσῃς, εἴτε ὅμοιον εἴτε ἀνόμοιον, ἀναγκαῖον, ἔφη, αὐτὸ ἀνάμνησιν γεγονέναι.

«Esatto.» (FD 74cd)

 L’idea dell’uguale in sé non deriva però dall’esperienza, perché non è ivi realizzata: ogni uguaglianza fra cose particolari è imperfetta rispetto all’idea dell’uguale in sé.

«Ma, allora,» ribatté, «non possiamo dire che succede qualcosa di simile riguardo all'eguaglianza dei pezzi di legno o degli altri oggetti eguali di cui si parlava or ora? Ci sembrano proprio eguali all'uguale in sé o mancano di qualcosa per essere come quello?»

(2)

2

τί δέ; ἦ δ᾽ ὅς: ἦ πάσχομέν τι τοιοῦτον περὶ τὰ ἐν τοῖς ξύλοις τε καὶ οἷς νυνδὴ ἐλέγομεν τοῖς ἴσοις; ἆρα φαίνεται ἡμῖν οὕτως ἴσα εἶναι ὥσπερ αὐτὸ τὸ ὃ ἔστιν, ἢ ἐνδεῖ τι ἐκείνου τῷ τοιοῦτον εἶναι οἷον τὸ ἴσον, ἢ οὐδέν;

«Mancano di molte cose,» ammise. (FD 74d)

 L’uguaglianza fra cose particolari è un’approssimazione dell’idea dell’uguale in sé.

«E noi, quindi, non siamo d'accordo che se uno, vedendo una cosa pensa: ‹quest'oggetto che io ora vedo, tende ad essere simile a un'altra realtà, ma non riesce a conformarvici per una sua imperfezione, anzi ne resta inferiore›; non siamo d'accordo che per pensare così, indubbiamente, è necessario che abbia conosciuto prima questa realtà cui egli fa assomigliare il suo oggetto per quanto difettoso?»

«Certamente.»

οὐκοῦν ὁμολογοῦμεν, ὅταν τίς τι ἰδὼν ἐννοήσῃ ὅτι βούλεται μὲν τοῦτο ὃ νῦν ἐγὼ ὁρῶ εἶναι οἷον ἄλλο τι τῶν ὄντων, ἐνδεῖ δὲ καὶ οὐ δύναται τοιοῦτον εἶναι ἴσον οἷον ἐκεῖνο, ἀλλ᾽ ἔστιν φαυλότερον, ἀναγκαῖόν που τὸν τοῦτο ἐννοοῦντα τυχεῖν προειδότα ἐκεῖνο ᾧ φησιν αὐτὸ προσεοικέναι μέν, ἐνδεεστέρως δὲ ἔχειν;

 L’idea dell’uguale in sé viene prima, è presupposta dal giudicare come uguali due cose particolari.

Prima di cominciare a vedere, a udire e a percepire con gli altri sensi abbiamo dovuto acquisire la conoscenza dell'uguale in sé, se eravamo sul punto di riferire ad esso gli uguali sensibili e di riconoscere che tutti tendono ad essere come quello, ma gli restano inferiori (FD 75b).

πρὸ τοῦ ἄρα ἄρξασθαι ἡμᾶς ὁρᾶν καὶ ἀκούειν καὶ τἆλλα αἰσθάνεσθαι τυχεῖν ἔδει που εἰληφότας ἐπιστήμην αὐτοῦ τοῦ ἴσου ὅτι ἔστιν, εἰ ἐμέλλομεν τὰ ἐκ τῶν αἰσθήσεων ἴσα ἐκεῖσε ἀνοίσειν, ὅτι προθυμεῖται μὲν πάντα τοιαῦτ᾽ εἶναι οἷον ἐκεῖνο, ἔστιν δὲ αὐτοῦ φαυλότερα.

 Ciò che vale per l’idea dell’uguale in sé vale per tutte le idee che utilizziamo come criteri per giudicare.

Infatti il ragionamento che stiamo facendo non vale solo per l’uguale in sé, ma anche per il bello in sé, per il buono in sé, per il giusto in sé, per il santo in sé e per ciascuna delle altre cose, come io dico, alle quali noi, domandando nelle nostre domande e rispondendo nelle nostre risposte, poniamo il sigillo dell’essere in sé (FD 75cd).

οὐ γὰρ περὶ τοῦ ἴσου νῦν ὁ λόγος ἡμῖν μᾶλλόν τι ἢ καὶ περὶ αὐτοῦ τοῦ καλοῦ καὶ αὐτοῦ τοῦ ἀγαθοῦ καὶ δικαίου καὶ ὁσίου καί, ὅπερ λέγω, περὶ ἁπάντων οἷς ἐπισφραγιζόμεθα τὸ

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