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IL LEGAME TRA VINCOLI FINANZIARI E SCORTE NEI DISTRETTI

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Academic year: 2022

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(1)

IL LEGAME TRA

VINCOLI FINANZIARI E SCORTE NEI

DISTRETTI

(2)

INTRODUZIONE

Il presente approfondimento ha lo scopo di analizzare le aree distrettuali dal punto di vista del ciclo delle

scorte e dall’influenza che eventuali vincoli di natura

finanziaria possano esercitare su di esso.

(3)

LE SCORTE DI MAGAZZINO

• le scorte o stock possono essere definite come qualsiasi

merce che giace all’interno dell’azienda in attesa di utilizzo.

• sono evidenziate nel bilancio sotto le attività e costituiscono parte del capitale circolante. Gli fanno riscontro, nelle

passività, le voci indebitamento a breve e gli oneri finanziari.

• Partendo da questo assunto, si comprende la loro veste di:

1. risorsa finanziaria ; che incide sulla liquidità

2. investimento ; quale fonte di capitale deve essere soggetto ad analisi di redditività

3. risorsa produttiva ; soggetta ad un analisi di produttività

e l’importanza che riveste la loro gestione.

(4)

IL LORO OBIETTIVO

• consentire alla produzione di operare

rispettando il “lotto minimo di produzione”

• limitare gli effetti di eventuali fermi di produzione

• consentire di acquistare con il “lotto economico” migliore

• limitare gli effetti derivanti dagli scostamenti

delle previsioni di vendita

(5)

• E’ del tutto evidente che l’obbiettivo della gestione delle scorte è quello di trovare un equilibrio tra le esigenze dei processi di produzione o

approvvigionamento (costo di produzione/acquisto) e i costi derivanti dalla gestione delle scorte stesse

(magazzinaggio-movimentazione interna- valore degli immobilizzi in materiali).

• gestire le scorte vuol dire studiare l’andamento

passato delle vendite per ricavare le proiezioni sulla domanda futura, ma soprattutto redigere accurati

programmi di acquisto tenendo conto dei limiti

finanziari e strutturali dell’azienda.

(6)

RAPPRESENTANO

• una delle variabili più sensibili all’andamento del ciclo e possono fornire segnali anticipatori delle inversioni di tendenza .

• rappresentano uno strumento utilizzato dall’azienda per far fronte alla domanda della clientela in

situazione anche di crisi del mercato.

• le rimanenze di magazzino possono essere

considerate a tutti gli effetti una tipologia

d’investimento d’impresa .

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LA COSTRUZIONE DEL CAMPIONE

• La nostra analisi copre il periodo che va dal ‘91 al 2007 e comprende al suo interno due episodi recessivi per l’economia nazionale quali: la crisi dei primi anni Novanta (prende in considerazione il biennio 1992-93), la micro-recessione del 2002-03.

• La tipologia di imprese considerata è quella soggetta a meccanismi di

selezione del mercato ed è quella più rappresentativa del tessuto produttivo italiano.

• Sono stati considerati due campioni, il primo che copre gli anni ‘90 nel quale sono comprese 10.035 imprese, il secondo rappresentativo del periodo 2000-2007 comprende 19.200 imprese.

• Le variabili osservate sono in primis lo stock di rimanenze di magazzino e il fatturato.

• L’assegnazione di una variabile dimensionale sulla base del fatturato annuo delle imprese consente, di individuare dei campioni più ristretti e più

omogenei dal punto di vista dell’esposizione a fenomeni di mercato, i quali possono a loro volta contribuire a far emergere peculiarità del legame

vincoli finanziari- scorte.

(8)

• Per preservare la continuità delle osservazioni disponibili su ciascuna impresa, si consente alle imprese di appartenere ad un unico cluster dimensionale in ciascun sottoperiodo (1991- 99 e 2000-07) ma di cambiare categoria d’appartenenza una volta nei 17 anni oggetto di analisi.

• L’ attribuzione di una dimensione prevalente permette di

controllare eventuali salti delle imprese da una categoria

all’altra in singoli anni, dovuti a repentini incrementi o

diminuzioni del fatturato.

(9)

• All’ interno dei due campioni che esamineremo , le imprese distrettuali vanno a pesare in misura pari a circa il 25%.

• Dall’ analisi dei grafici si riscontra una certa similarità tra le realtà distrettuali ed extra – distretto , in termini di composizione dimensionale mediana, per entrambi i sottocampioni.

(10)

Dal punto di vista dello stock di scorte, possiamo notare come

proprio alle realtà distrettuali corrisponde un livello di scorte

più elevato.

(11)

• Nella costruzione del campione , l’obbiettivo di testare il ruolo giocato dai vincoli di natura finanziaria nel

condizionare il comportamento delle scorte ha indotto la costruzione di alcune variabili che fungessero da proxy per la situazione di pressione finanziaria che si trova a

sopportare un’impresa.

• Le variabili finanziarie in questione sono:

1. la leva totale :

DEB.FINANZIARI/COMMERCIALI ∑ DEB. + P. NETTO

(si definisce come il rapporto tra i debiti finanziari e commerciali e la somma dei debiti e del patrimonio netto di un’ impresa )

2. la leva a breve :

DEB. a BREVE (finanziari e commerciali )

∑ DEB TOTALI + P. NETTO

(si definisce come il rapporto dei debiti a breve sia finanziari che commerciali e la somma dei debiti totali più il patrimonio netto )

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3 . Maturità del debito : DEBITI A BREVE DEBITI TOTALI (

considera l’incidenza dei debiti a breve sui debiti totali)

4 . Oneri finanziari su MOL : ONERI FINANZIARI MOL

( definisce il rapporto oneri finanziari e il margine operativo lordo)

IL MOL =

rappresenta un risultato intermedio che consente di analizzare il REDDITO OPERATIVO di un impresa non influenzato dalle politiche di bilancio relative agli ammortamenti e agli accantonamenti.

Questo margine esprime la capacità dell’impresa di coprire con i ricavi commerciali (detti anche d’esercizio perché relativi ad un solo anno di

gestione) il costo degli investimenti , dopo aver sottratto tutti i costi d’esercizio.

(13)

• Come possiamo notare dal grafico qui esposto, l’analisi delle

distribuzioni delle variabili

all’interno dei campioni fa emergere come i valori mediani della LEVA TOTALE che corrispondono alle PMI > a quelli delle grandi

imprese.

• Le mediane relative alla leva breve e alla maturità del debito non lasciano invece intrevedere segnali per un comportamento discordante delle PMI rispetto alle grandi in merito alla scadenza delle fonti di

finanziamento.

• L’incidenza (mediana) degli oneri finanziari su MOL sembra ridursi mano a mano che aumenta la

dimensione dell’impresa misurata in termini di fatturato.

(14)

• Dall’ analisi di questi grafici, possiamo dedurre che le aree distrettuali( e per area distrettuale si identifica in un'area territoriale con una marcata concentrazione di piccole e medie imprese industriali ad elevata

specializzazione produttiva, generalmente caratterizzate da un'elevata interdipendenza dei loro cicli produttivi e fortemente integrate con l'ambiente socio-economico locale che le ospita) risulterebbero, in proporzione, più indebitate rispetto a quelle extra distretto .

• A causa del fattore dimensionale , la leva finanziaria risulta meno incidente nelle GRANDI IMPRESE che possono contare su una propria forza

contrattuale analoga a differenza delle PMI che hanno assorbito un aumento dell’ incidenza finanziaria in quanto non potendo disporre di cespiti e di proprietà da poter utilizzare per la costruzione di idonee

garanzie ha provocato nel tempo un rapporto difficile tra banca e impresa , determinando molto spesso la difficoltà per la stessa a trovare copertura del proprio fabbisogno finanziario.

• I dati ricavati dai grafici porterebbero pertanto a confermare il ruolo chiave giocato dall’appartenenza ad una realtà distrettuale e dall’azione delle

banche locali nell’abbassare le barriere informative e nel facilitare, pertanto l’accesso al credito.

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LE TECNOLOGIE DI CONCESSIONE DEL CREDITO ALLE PMI

• Relativamente ai criteri di concessione del credito alle PMI da parte delle banche, la letteratura individua quattro diverse

“tecnologie”, tre basate sugli scambi e sui contatti formali ed informali:

• financial statement lending: il credito è erogato o meno sulla base dei dati di bilancio;

• credit scoring: la valutazione del merito di credito si avvale dell’analisi discriminante e di avanzate tecniche statistiche;

• asset-based lending: la politica di credito si fonda sulla qualità delle garanzie accessorie disponibili;

• la relationship banking : le decisioni si basano sulla storia dei contatti tra banca, impresa e comunità cui eventualmente

entrambe appartengono;

(16)

COMMENTO AI RISULTATI DELLE STIME ECONOMETRICHE

• Le stime eseguite sui due sottocampioni 1993-99 e 2000-07 mettono in evidenza un effetto fortemente negativo e significativo di tre variabili di pressione finanziaria utilizzate, ovvero la leva totale, quella a breve e la variabile di maturità del debito,

nell’influenzare l’investimento in scorte delle imprese.

• L’effetto della variabile oneri finanziari su MOL

risulta non significativo.

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Gli effetti di tempo mostrano in termini di decumulo delle scorte un

comportamento molto simile tra le PMI distrettuali e quelle non distrettuali che possiamo analizzare attraverso l’andamento di questo grafico:

Nelle fasi di recessione del mercato la politica d’investimento in scorte è

importante in quanto permette all’impresa di svuotare il magazzino a fronte di un blocco del ciclo produttivo.

(18)

CONCLUSIONI

• I risultati ottenuti supportano la tesi del ruolo attivo svolto dalle fonti di finanziamento nell’

influenzare i comportamenti delle imprese in merito alle scorte; ciò risulta visibile nei dati che coprono l’intero campione 1991-2007 , con un effetto

particolarmente accentuato delle variabili finanziarie

in corrispondenza degli anni Novanta.

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Strategie,

performance e rischio nelle PMI

distrettuali

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Introduzione

• L’industria italiana e i distretti hanno sperimentato a partire dalla seconda metà del 2008, una riduzione delle vendite sia nei mercati esteri che nei mercati interni, compromettendo la PERFORMANCE ECONOMICO- FINANZIARIA di numerose imprese.

• La crisi ha colto i distretti italiani in una fase di transizione, di passaggio in cui molte imprese stavano o avevano appena intrapreso un percorso di

trasformazione, per rispondere ad un contesto competitivo sempre più acceso.

• Analisi condotte precedentemente, mostravano come le imprese dei distretti stessero affrontando le profonde mutazioni ambientali (introduzione

dell’euro, crescita delle produzioni a basso costo, caduta delle residue barriere al commercio mondiale), sperimentando nuovi modi di fare impresa.

• Le imprese vincenti in termini di crescita e profitti, erano quelle che avevano adottato in modo più intenso strategie relative alle innovazioni tecnologiche e al design, sostenendole attraverso politiche di marketing e di rapporti con la distribuzione.

• Risultava poi essenziale una adeguata dotazione ICT per rendere i processi produttivi e logistici più efficienti e lubrificare le reti di fornitori italiani ed esteri.

(21)

ICT

• DEF: ( Information and Communication Technology); Rappresenta l’insieme delle tecnologie che consentono di elaborare e comunicare l’informazione attraverso mezzi digitali

• Rientrano in questo ambito lo studio, la progettazione, lo sviluppo, la realizzazione, il supporto e la gestione dei sistemi informativi e di telecomunicazioni computerizzati

• Viene considerata come un’arma strategica in grado di mettere a

disposizione dati e informazioni qualitativamente migliori nell’ambito dell’organizzazione, e grazie alla diffusione della tecnologia e

dell’interconnettività, può aiutare le organizzazioni a ridefinire i propri rapporti con i clienti, fornitori e altre organizzazioni attraverso il cosiddetto IT service management.

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Questo capitolo pone l’accento su diversi punti:

• Come stanno affrontando questa difficile fase di mercato le imprese

• Quante di loro stanno resistendo meglio agli scossoni della crisi grazie al percorso innovativo

• Quante di loro si trovano invece ad affrontare il crollo del fatturato avendo alle spalle un periodo di forti investimenti e dunque quante si trovano in una situazione finanziaria più fragile

• Per cercare di rispondere a queste domande, questo approfondimento

riprende le informazioni su un ampio ventaglio di variabili di un campione di imprese medio piccole appartenenti ai principali distretti industriali

italiani.

(23)

CAMPIONE DI IMPRESE

Basato su un’analisi di 461 imprese appartenenti a 40 distretti italiani e specializzate in tre grandi

macrosettori:

SISTEMA MODA BENI PER LA CASA

MECCANICA

Le imprese appartenenti al campione sono di piccole e medie dimensioni (PMI), quindi parliamo

generalmente di imprese le cui dimensioni rientrano

entro certi limiti occupazionali e finanziari prefissati.

(24)

CARATTERISTICHE PMI

Semplice struttura organizzativa

Attività limitata Organizzazione elementare

Pochi livelli gerarchici

Ridotto livello di capitalizzazione

Scarsa diversificazione delle fonti di finanziamento

Eccessiva dipendenza dalle banche

Forte incidenza

dell’indebitamento a breve

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La PMI in Italia e Europa

• Nell’Unione Europea ci sono circa 23 milioni di piccole e medie imprese (PMI), pari al 99,8% di tutte le imprese. Le PMI offrono oltre 100 milioni di posti di lavoro in Europa, arrivando a coprire oltre il 67% del totale dei posti di lavoro.

• In Italia, le PMI sono oltre 4 milioni pari al 99,9% di tutte le

imprese. L’81,7% degli addetti è occupato nelle PMI. Le

micro imprese da sole sono il 94,9% di tutte le imprese e

occupano il 48% del totale degli addetti.

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• Le PMI svolgono un ruolo predominante sia in Europa sia in Italia.

• In Europa, le PMI producono il 57,6% del valore aggiunto.

• In Italia, le PMI producono il 71,5% del valore aggiunto.

• Le micro imprese italiane contribuiscono al 32,8% del valore aggiunto.

Per valore aggiunto si intende la misura

dell’incremento di valore che si verifica nell’ambito della produzione o distribuzione di beni e servizi grazie all’incremento dei fattori produttivi capitale- lavoro.

(27)

IL CAMPIONE DI IMPRESE ANALIZZATO

L’approfondimento, fa

riferimento al 2008 dove la mediana del fatturato delle PMI è di poco inferiore ai 10 mln di euro mentre la media è prossima ai 20 mln di euro, con le imprese più piccole presenti in particolare nella moda, seguite dal sistema casa.

La dimensione mediana delle imprese della meccanica è invece più elevata.

Dal punto di vista geografico, le imprese del nord est, che risultano coprire quasi la metà del campione

presentano la dimensione mediana lievemente

superiore.

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LE PERFORMANCE PIU’ RECENTI

Nel corso del 2008 le imprese iniziano a evidenziare gli effetti negativi della crisi internazionale.

Attraverso l’analisi dei successivi grafici possiamo notare che le imprese

appartenenti al sistema moda mostrano maggiori difficoltà avendo sperimentato una contrazione del fatturato nel 2007 ed un crollo più significativo nel 2008

Le imprese del settore meccanico appaiono invece meglio posizionate continuando a registrare un’evoluzione positiva delle vendite anche nel corso del 2008.

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• A partire dal 2007, dopo i segnali di tenuta del biennio precedente , l’evoluzione dei margini ovvero (MOL/Fatturato) mostra un

peggioramento.

• A risentirne di più fu il settore della meccanica che aveva sperimentato una redditività molto elevata nel biennio 2005/06

L'andamento del settore nel suo complesso - afferma un comunicato - e' stato influenzato da diversi fattori, come l'arresto della corsa al rialzo dei costi delle materie prime, che ha favorito la diminuzione dei prezzi

Come possiamo notare dal grafico:

(30)

• Al di là dei dati complessivi che ci mette a disposizione il grafico, emergono forti differenze tra le performance delle imprese, anche appartenenti allo stesso settore.

• Codeste differenze potrebbero dipendere dalle strategie adottate dalle imprese, dagli asset a disposizione e dalle capacità manageriali o da altri fattori specifici dell’imprese.

• Le differenze nelle performance , nelle caratteristiche

qualitative nonché nell’equilibrio finanziario delle imprese si

riflettono nel giudizio sintetico espresso dai rating assegnati

da Centrale dei Bilanci.

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IL RATING

• E’ un metodo utilizzato per classificare sia i titoli

obbligazionari che le imprese in base alla loro rischiosità

• E’ costituito da una scala di valori che va da 1 a 9

• E’ composto da un’ analisi dei dati di bilancio , dall’analisi

della centrale dei rischi , e da un analisi andamentale .

(32)

LA SIMBOLOGIA E LE TIPOLOGIE DI RATING

• Le opinioni delle agenzie di rating , espresse mediante indicatori alfa-numerici , sono chiamati credit rating ed indicano il rischio relativo d’insolvenza .

• Tale giudizio costituisce una valutazione di affidabilità dei

soggetti economici, valutati in termini relativi, ovvero in

riferimento all’affidabilità degli altri soggetti del mercato.

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RISULTATI E STRATEGIE

Le imprese, a fronte della crisi e quindi dei risultati condotti e delle strategie effettuate, sono state divise in :

1. Imprese vincenti,ovvero quelle che presentano una crescita del fatturato e una redditività superiore alla mediana del proprio settore

2. Imprese prudenti affiancano una redditività superiore alla mediana e a performance di crescita meno brillanti

3. Imprese in difficoltà sia sul settore delle vendite che quello reddituale

4. Imprese in corsa che sacrificano una parte della redditività e ottengono buoni risultati sui mercati

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L’IMPATTO SUI RATING DELLE IMPRESE

• A partire dal 2008, per alcune imprese del sistema moda , casa e le imprese distrettuali molto esposte verso gli USA già

dall’anno precedente, hanno iniziato a subire gli effetti

negativi della crisi iniziata nell’2007 a fronte dello scoppio della bolla sui mutui subprime e sfociata alla fine dello scorso anno , in una caduta della produzione industriale

internazionale

.

• La bolla sui mutui subprime è scoppiata in quanto venivano concessi mutui ai clienti scarsamente affidabili

• E’ nata con la distruzione del tradizionale sistema ipotecario

per mezzo della deregolamentazione e di altre innovazioni

finanziarie degli ultimi decenni.

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