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Cap. 2 – Il Cinquecento

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Cap. 2 – Il Cinquecento

2.1 - LORENZO ZACCHIA

La personalità di Lorenzo Zacchia detto il “Giovane” (1524-notizie sino al 1587), riconosciuto come “il più significativo rappresentante locale della Controriforma, ed erede della tradizione lucchese”, è tuttora poco conosciuta. Figlio di Laura di Matteo da Coreglia e di Ferdinando detto “Ferro” da Vezzano, speziale di Lucca, è cugino del pittore Zacchia da Vezzano, (probabilmente nato negli ultimi decenni del XV secolo e documentato dal 1510 al 1561), detto il “Vecchio” per distinguerlo da esso.1

Il Sardini e successivamente il Trenta si limitano a ricordare che fu “allievo e imitatore” della seconda maniera dello zio, precisando che, nonostante apparisse “più sfumato nei contorni, più robusto nel colorito, gli rimase inferiore nel disegno, e in tutto il resto”. A proposito della sua produzione, i due eruditi menzionano un “quadro per l’altare nella cappella della Signoria, dove rappresentò la Natività di Nostro Signore” commissionato dagli Anziani “dopo molti contrasti, e in concorrenza con abilissimi professori”, pagato 70 scudi. La tavola fu criticata per “qualche meno diligente esattezza nella proporzione delle parti di alcune figure”. Queste furono tuttavia ritenute, nel loro complesso, “tanto belle, bene aggruppate, ed espresse ne[i] rispettivi loro caratteri con un tuono così naturale e vistoso di colori, che superò egli sé medesimo”. Di seguito sono menzionati due dipinti a questa commissione vanno ad aggiungersi due quadri provenienti dalla chiesa dell’Ospedale di San Luca (ora conservati presso il Museo di Villa Guinigi). Si tratta della Madonna col Bambino e i Santi Luca e Gregorio Magno, che si trovava sopra l’altar maggiore della chiesa, e di un’altra “Natività”, cioè un’Adorazione dei pastori, firmata e datata 1576.

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In questa “vi si ammirano molte belle ed espressive teste, ma il gruppo riesce alquanto confuso per non esser ben distinto l’avanti e l’indietro di quelle non poche affollate figure”.2

L’elenco dei dipinti si conclude con la citazione di un’opera collocata nella sacrestia della chiesa di San Paolino. Si tratta della Madonna col Bambino tra i Santi Giovanni Evangelista e Lodovico, firmata e datata 1585. In essa Lorenzo appare “più aperto nella massa de[i] lumi” e “assai più languido nella macchia”, distinguendosi come “uno de[i] più abili pittori della scuola lucchese”.

Tra le opere attribuite all’artista ma non ricordate dalle fonti, meritano di essere segnalate la tavola con I Santi Paolo, Giuseppe, Girolamo (già nell’oratorio di San Giuseppe di Lucca, poi passata nei depositi della Curia Arcivescovile), riferita tradizionalmente al periodo giovanile, il Concerto, firmato e datato 1523 (anche se la data sembra incompleta, corretta dal Pope-Hennessey in 1573) già nella collezione Drey di Monaco (ubicazione ignota) 3, infine il Crocifisso tra i Santi Lorenzo e Giuliano (già nella chiesa di Sant’Anastasio di Lucca, poi nei depositi della Curia Arcivescovile), considerato dalla critica come il suo ultimo lavoro, databile al 1587.4

I tre inventari relativi alla collezione Buonvisi, databili rispettivamente al 1768, 1776, e 1790,5 ricordano la presenza di un “Quadro, bislongo con un Precettore, due Giovinetti mezze figure, ed un Cagnolino, di Lorenzo di Ferro Zacchia Lucchese”, collocato all’interno della “Quarta camera” del palazzo d’Inverno. Il dipinto, tuttora irreperibile, è forse vicino ad una scena di genere oppure costituisce un ritratto di gruppo, vicino per impostazione al Concerto, con il quale condivide il formato. A rendere interessante la voce dell’inventario è il fatto che il dipinto venga attribuito a Lorenzo.

2 ASLu, Archivio Sardini, 124, 19, Artisti lucchesi, XVIII secolo; Trenta 1822, VIII, p. 93. 3 Il dipinto ha fatto parte per un decennio della collezione dei signori Drey di Monaco; acquistato

nel 1926, risulta venduto nel 1936 all’asta-Drey di Berlino. Cfr. Borelli 1983, p. 170.

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Tazartes 1988, p. 866. Cfr. Borelli 1983, pp. 44-48.

5 ASLu, Archivio Guinigi, 295, Nota dei quadri esistenti nelle chiese e nelle case di Lucca,

elencate alfabeticamente, 1768 (?), c. 25; BSLu, Ms 3299, fasc. 4, Nota dei Quadri dell’Appartam[en]to di Casa Buonvisi, 1776, cc. 5-12. Per quest’ultima Nota, vedi Appendice

Documentaria, n. 19.1; ASLu, Archivio dei Notari, II, Inventario degli arredi dei palazzi Buonvisi

“d’inverno” e “d’estate” e della villa “al giardino”, 1790, vedi Appendice Documentaria, n.

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Se si trattasse di un ritratto di gruppo confermerebbe difatti la vena felicemente naturalistica che caratterizza il dipinto eseguito per gli Anziani, dove molti dei personaggi sono con ogni evidenza effigiati dal vero.

Non si può peraltro tacere sul fatto che lo zio di Lorenzo, Zacchia il vecchio, è conosciuto come un notevole ritrattista e questo invita a maneggiare con cautela l’attribuzione. Vista la quasi omonimia, gli estensori degli inventari avrebbero difatti potuto incorrere facilmente nell’errore di scambiarli.

Allo stato attuale delle conoscenze, a Zacchia il Vecchio si attribuiscono con certezza, il Ritratto virile (Lucca, Museo Nazionale di Palazzo Mansi), il Ritratto di gentildonna (Lille, Museo delle Belle Arti), il Musicista (Parigi, Museo del Louvre) (figg. 80-82).6

Per quanto riguarda l’attività di Lorenzo nel settore, si può rammentare che Borenius, nel 1932 propose di ricondurre alla mano del pittore un ritratto già attribuito a Franciabigio (fig. 83).7

6 Tazartes 1988, p. 866. Cfr. Pope-Hennessy 1938, pp. 216-218; Borelli 1983, pp. 23, 26-27. 7 Borenius 1932, pp. 83-84. Si tratta del ritratto di Pietro Burlamacchi, come indica l’iscrizione:

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2.2 -

BENEDETTO BRANDIMARTE

Benedetto Brandimarte (1550 ca.?-post 1600), operoso tra Genova e Lucca nell’ultimo quarto del Cinquecento, è un pittore lucchese di cui restano ancora poco chiare le vicende di formazione. Il Lanzi giudica brevemente il suo operato ricordando come “cosa meschina” un dipinto raffigurante San Giovanni Decollato eseguito a Genova per la chiesa di San Pietro, riconoscendo però che “un’op[e]ra sola non basta a qualificare un artefice”.8

Secondo Sardini, Benedetto “discostandosi alquanto da ciò che gli altri facevano, si formò una maniera così generalmente grata e piacevole”. Dopo una prima esperienza a Lucca che gli permise di ricevere i rudimenti del mestiere e farsi conoscere, si trasferì a Genova dove, grazie al nobile lucchese Pompeo Arnolfini, segretario di Giannandrea Doria, nel 1581 riuscì ad entrare a servizio del principe. Nel 1588, su commissione di quest’ultimo, Benedetto realizzò un quadro raffigurante l’Annunciazione che “sembra potersi giudicar precedente a tutti gli altri, perché ivi soltanto volle annunciarsi con l’iscrizione: Benedictus Brandimartius Lucae fecit Dei auxilio anno Domini MDLXXXVIII.” Curiosamente lo storiografo lucchese precisa: “non avea forse alcun pittore trovato fin’allora quel modo di colorire, che in una guisa molto somigliante fece poi onore ad Alessandro Allori fiorentino. Tutto spira nel quadro vaghezza, e quei molti angioletti, che vi si vedono, par che guizzino tra le nubi con un brio ed una sveltezza meravigliosa”.

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A proposito della produzione grafica il Trenta, dopo aver apprezzato “alcuni bellissimi disegni a penna” in cui si può intravedere “la maniera d’Agostino Carracci”, riferisce che “Pietro Paolini, all’età sua il più insigne pittore nell’Accademia di Lucca, ne raccolse una quantità non piccola perché appunto gli teneva in molto pregio, singolarmente per la briosa facilità dell’invenzione”.9 A Genova Benedetto realizzò, nel 1590, due pale d’altare, raffiguranti la Natività e l’Assunzione, firmate e datate, destinate alla chiesa di Sant’Agostino di Loano, e la Decollazione di san Giovanni Battista, firmata, commissionatagli da Giovanni Battista Saluzzo per la cappella in San Pietro in Banchi di Genova. Forse a questo stesso periodo risalgono le quattro tele (non datate) con Santa Cecilia, David, due Apostoli, per gli sportelli dell’organo della chiesa di San Benedetto. Per la stessa chiesa eseguì l’Annunciazione (perduta), firmata e datata 1592.10

Per quanto riguarda le opere conservate a Lucca le fonti ricordano la grande tavola d’altare col Martirio di Sant’Andrea per la chiesa di Sant’Andrea di Compito, la Madonna col Bambino, San Benedetto, Santa Margherita e due Santi, ordinata da una confraternita per l’altare maggiore della chiesa di san Benedetto in Gottella, e una Lapidazione di Santo Stefano nella chiesina della Villa Altogradi a Colognora di Compito, “ove il nostro pittore segnò il nome suo”. Fra gli ultimi suoi lavori si ricorda l’Assunzione realizzata per l’altare maggiore della Collegiata di Camaiore. La sua presenza a Lucca è documentata nel 1598, quando, il 17 agosto, acquistò alcune stanze di una casa situata nella contrada di San Pietro Maggiore. Come indica Trenta in conclusione, “le poche opere e memorie che rimangono di lui fanno sospettare [...] che intraprendesse de[i] nuovi viaggi, se non forse che a buon’ora con danno dell’arte fosse egli mancato di vita”.11

9 ASLu, Archivio Sardini, 124, Notizie di Benedetto Brandimarti, XVIII secolo cc. 1-10; Trenta

1822, VIII, pp. 101-103. Cfr. Tazartes 1988, p. 654; Borelli 1983, pp. 49-50. Sull’attività del Brandimarte, cfr. Ambrosini 1994a, pp. 150-161

10 Tazartes 1988, p. 654.

11 ASLu, Archivio Sardini, 124, Notizie di Benedetto Brandimarti, XVIII secolo cc. 1-10; Trenta

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Il nome del pittore compare unicamente nell’“Inventario di Mobili, Argenti, Biancheria e d’altro dell’Eredità del fu Sig[gnore] Giuseppe Pini ritrovato nella sua casa in Lucca” compilato nel 1778.12 Tra i quadri collocati nell’“Anticamera detta [cioè, della camera da letto] del Sig[nore] Giuseppe” si trovava un dipinto raffigurante “la Madonna col Bambino, e due putti che incoronano la medesima con cornice intagliata e dorata acquetta di altezza B[racci]a 3, e di larghezza B[racci]a 2 1/2”, stimato 60 Lire. Si tratta di un tipo di dipinto effettivamente conforme a quelli attribuiti al pittore, si veda ad esempio la tela raffigurante la Madonna e i Santi Ginese e Bartolomeo conservata nella chiesa di Sant’Andrea a Mastiano (fig. 84), come pure la Madonna del Rosario, santi e devoti della chiesa di Sant’Anna a Lucca (fig. 85).

12 ASLu, Pubblici Banditori, 46, Inventario di Mobili, Argenti, Biancheria e d’altro dell’Eredità

del fu Sig[nore] Giuseppe Pini ritrovato nella sua casa in Lucca, 1778, cc. 1-15. Vedi Appendice

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