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CAPITOLO 4 LA COLLEZIONE SCHIFF GIORGINI A PALAZZO REALE

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CAPITOLO 4

LA COLLEZIONE SCHIFF GIORGINI A PALAZZO REALE

4.1 – Il sequestro della collezione

La collezione Schiff-Giorgini fu sottoposta a sequestro giudiziario alla morte di uno dei due proprietari, Ruggero Schiff-Giorgini, avvenuta il 28.7.1949, su richiesta del comproprietario Giorgio Schiff-Giorgini, fratello del defunto, con decreto del Tribunale di Massa Carrara del 18 Gennaio 1950. Tale decreto autorizzava Giorgio Schiff-Giorgini a provvedere al sequestro giudiziario di tutti i beni ed immobili dovunque situati e comunque parzialmente intestati provenienti dalle successioni dei genitori Signori Roberto Schiff e Matilde Schiff-Giorgini.

In data 15 Febbraio 1950 la Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti comunicava alla Signora Felicia Ceci, vedova di Ruggero Schiff-Giorgini che, in attesa di poter procedere ad una precisa elencazione della collezione, tutte le opere d’arte facenti parte della raccolta dovevano considerarsi sottoposte all’art. 3 della legge 1089 del 1.6.1939.

Si procedette al sequestro della raccolta in data 23.3.1950 presso l’abitazione della signora Ceci, nominata custode della collezione.

Da un carteggio tra il Ministero della Pubblica Istruzione, la Soprintendenza alle Gallerie di Roma e la Soprintendenza di Pisa tra il novembre 1957 e il gennaio 1958, risulta che il Tribunale di Massa con ordinanza del 1.7. 1957, nominò il Sig. Giorgio Schiff-Giorgini custode della raccolta disponendone il trasferimento nella sua villa a Montignoso.

Il Ministero della Pubblica Istruzione, che ricorse in relazione al trasferimento della collezione a Montignoso, incaricò la Soprintendenza di Pisa di effettuare il sopralluogo per constatare l’idoneità dei locali della villa a ricevere la collezione. Si allegava alla richiesta un elenco dei principali dipinti della collezione. Tale elenco, raffrontato con il precedente, risultava incompleto.

La Soprintendenza di Pisa dichiarò idonei i suddetti locali.

In data 27.12.1957 il Tribunale di Massa ordinò il trasferimento della collezione a Montignoso. Non si hanno notizie precise sul trasferimento delle opere.

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Il 21.12.1965 morì Giorgio Schiff-Giorgini e il Tribunale di Massa, in data 14.7.66, nominò custode della collezione la Soprintendenza di Pisa la quale verificò l’esistenza di tutte le opere presenti nell’elenco del 1957 e constatò che nella villa erano contenute molte altre opere. Dato che la Soprintendenza non disponeva di locali idonei ad ospitare la collezione, in seguito all’alluvione del 1966, si confermò che la collezione fosse conservata presso la villa di Montignoso.

In data 6/7/70 il Tribunale di Massa emise una nuova ordinanza con la quale veniva ordinato alla Soprintendenza di rilevare le opere della collezione, previa ricognizione. A seguito di tale ricognizione veniva constatata la mancanza di una gran parte della collezione. In base a ciò il Soprintendente di Pisa inviò una denuncia al Procuratore della Repubblica di Massa Carrara, in data 18.8.1970, contro Guy ed Ellis Giorgini, eredi di Giorgio Schiff-Giorgini e proprietari della villa di Montignoso, ed allo stesso tempo informò il Tribunale di Massa e il Ministero dell’accaduto.

Il Soprintendente di Pisa invitò anche la Delegazione per le Delegazioni di Roma di eseguire indagini.

In data 13.3.73 alla dogana del traforo di San Bernardo vennero sequestrate ad Ellis Schiff-Giorgini alcune opere facenti parte della collezione in oggetto e la Pretura di Aosta ne ordinò l’affidamento alla Soprintendenza di Pisa.

Nel Luglio del 1973 altre opere della collezione furono rinvenute sul mercato antiquario tedesco (figg. 91-92) e si arrivò alla formazione della collezione che oggi si trova a Palazzo Reale e che, purtroppo, equivale ad una minima parte della collezione originaria. Sono state rinvenute, infatti, solo sette opere, elencate nel terzo paragrafo di questo capitolo.

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4.2 - La famiglia

La famiglia Schiff Giorgini ha origini importanti: i nonni di Ruggero e Giorgio Schiff Giorgini, ultimi proprietari della collezione, erano Vittoria Manzoni e Giovan Battista Giorgini.

Vittoria Manzoni, figlia di Alessandro, settima di nove figli, nacque a Milano il 17/9/1822. Passò gran parte dell’infanzia presso un monastero di Lodi a causa dei tanti gravi lutti che colpirono la famiglia poi, nel 1845 si recò in Toscana, che aveva visto una prima volta nel 27, e qui conobbe Giovan Battista Giorgini del quale si innamorò.

Questi era il secondo di quattro figli di un patrizio lucchese, Gaetano Giorgini e di Carolina dei Conti Paleologo-Diana di Massa Carrara.

Il nonno, Niccolao Giorgini, fu il primo esponente della famiglia che assunse cariche pubbliche in seguito alle vicende politiche del 1799 che videro i francesi occupare e far cadere la repubblica lucchese. Il suo primo impegno fu nel Consiglio dei giuniori della prima repubblica.

La prima infanzia dei ragazzi trascorse tra la nativa Lucca e la villa di Montignoso in Lunigiana.

Verso la fine del 25 Gaetano Giorgini venne nominato Presidente del Consiglio degli ingegneri del Granducato di Toscana e, ìn seguito a ciò, tutta la famiglia si trasferì a Firenze.

Giovan Battista ricevette i primi insegnamenti dal padre, poi, nel 1828, entrò come alunno esterno nelle scuole dei Padri Scolopi di San Giovannino con ottimi risultati. Nel 1830 entrò nel Liceo Universitario di Lucca e all’età di soli 13 anni dette alla stampa i suoi primi versi. Ebbe un grande successo tanto che fu creduto che nascesse un nuovo grande poeta ma così non fu perché Giovan Battista avrà altri interessi. Nel 36, infatti, iniziò gli studi di giurisprudenza presso l’Università di Pisa e cominciò a scrivere sul “Nuovo Giornale dei Letterati”. Venne nominato segretario della Regia Accademia de’ Filmati di Lucca e professore di istituzioni criminali presso l’Università di Siena. Il padre Gaetano fu, a sua volta, Provveditore all’Università, eletto dal Granduca nel 1838 e nel 1840 Soprintendente agli Studi del Granducato (che corrisponderebbe oggi alla carica di Ministro della Pubblica Istruzione). Giovan Battista fu nominato nel 1842 Segretario della Facoltà di Giurisprudenza di Siena e l’anno successivo passò a quella di Pisa a insegnare Istituzioni

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canoniche. Come si era creduto che potesse diventare un grande poeta così si credette che sarebbe diventato un insigne avvocato ma così non fu perché egli provava avversione per l’esercizio delle professione. Si dedicò invece all’attività politica ed ebbe parte attiva alle vicende del Risorgimento che portarono alla liberazione e all’unificazione dell’Italia, avendo contatti con i personaggi politici più in vista come Massimo D’Azeglio che gli era cognato in quanto aveva sposato in prime nozze la sorella di Vittoria, Giulia. .

Nel 1846 si sposò con Vittoria Manzoni. Gli sposi si stabilirono a Lucca presso il nonno Niccolao Giorgini il quale era allora Presidente del Consiglio dei Ministri del Ducato Lucchese.

Nel 47 nacque il giornale “L’Italia” fondato dal Montanelli, Centofanti, Fabrizi e Giorgini che venne soppresso l’anno successivo. Qui Giovan Battista scrisse molti articoli senza firmarli in cui propugnava la necessità della libertà politica e dell’unità d’Italia, ma sempre attraverso vie legali.

In quell’anno Carlo Ludovico lasciò i suoi Stati a favore del Granduca di Toscana. Lucca cessava così di essere uno Stato e diventava una Provincia toscana. Pochi giorni dopo arrivò Leopoldo II accolto con grandi acclamazioni dai liberali. Il nonno di Giovan Battista assunse il governo temporaneo della lucchesia. Nel ‘48Carlo Alberto dette al Piemonte lo Statuto.

Il 22 marzo partì da Pisa il battaglione universitario e anche il Giorgini come Capitano della I° Compagnia. Sono state fatte stampare le lettere spedite dal Giorgini alla moglie.

Nel ‘49 entrarono gli austriaci in Toscana.

Nel 1851 ci fu la scissione dell’Università di Pisa, come se si fosse voluto colpire il centro da cui partivano le prime voci di riforme e libertà. La facoltà legale venne trasferita a Siena dove Giorgini dovette recarsi stabilmente con la famiglia.

Col 1859 cominciò la vera attività politica del Giorgini.

Alla partenza del Granduca dalla Toscana fu costituita una Consulta di Governo della Toscana di cui entrò a far parte anche lui come Deputato di Siena. Stese il rapporto con il quale venne decretata l’annessione della Toscana al Piemonte.

Nel 1860 cadde il Ministero Rattazzi.e il Giorgini entrò a far parte del primo Parlamento Italiano come rappresentante di Siena.

Fu annessa l’Italia Meridionale. E’ lui a redigere la relazione del disegno di legge che attribuiva il titolo di Re d’Italia a Vittorio Emanuele II.

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Nel 1866 lasciò l’insegnamento e si trasferì da Pisa a Firenze. Nel 67 cessò quasi del tutto l’attività politica.

Dal suo matrimonio con Vittoria ebbe tre figli Luisa, che morì bambina, Giorgio e Matilde. Nel 1877 il Giorgini si trasferì a Roma con la famiglia e qui la figlia Matilde conobbe Roberto Schiff, allora professore di chimica nella regia Università di Modena, che sposerà il 10 Febbraio 1880 a Montignoso. Roberto era figlio di Maurizio, fisiologo, uno dei caporioni del materialismo tedesco, insegnante all’Università di Pavia, divenuto famoso per le sue esperienze sui cani.

Sposata la figlia i Giorgini si trasferirono definitivamente in campagna.

Nel 1882 nacque a Montignoso Ruggero Schiff Giorgini, primo figlio di Matilde; nel 1884 nacque il secondo, Alessandro che morì nell’87; l’ultimo figlio, Giorgio nacque nel 1895. Qualche anno dopo, nel 1892, morì a Massarosa Vittoria, che tanta parte attiva ebbe nella vita e nell’opera del marito e che ci ha lasciato un quaderno di memorie che è stato pubblicato e che è molto importante per ricostruire le vicende della famiglia..

Nel 1893 Roberto Schiff passò dall’Università di Modena a quella di Pisa e tutta la famiglia, compreso Giovan Battista che era andato ad abitare con la figlia, tornò nuovamente a vivere a Pisa.

Gli Schiff Giorgini acquistarono nel 1904 il Palazzo Mediceo, l’attuale sede della Prefettura di Pisa, palazzo risalente al 1000 e sede di avvenimenti e famiglie importanti. Fu proprio Roberto Schiff a cederlo alla Prefettura con atto del 12 Dicembre 1929. La villa di Montignoso è, a sua volta, l’attuale sede del Comune di Montignoso

Nel 1899 morì l’unico figlio maschio di Giorgini, Giorgio. Gian Battista trascorse gli ultimi quattro anni della sua vita fra Massa e Montignoso.

Morì il 18 Marzo 1908.

Giovan Battista Giorgini ebbe dunque parte attiva alla liberazione e unificazione dell’Italia risorgimentale, ma fu attivo anche come scrittore e traduttore. Di lui ci restano molti scritti politici, saggi storici e letterari, componimenti poetici, traduzioni di opere straniere come il Faust di Goethe e un cospicuo numero di epistole tra cui quelle indirizzate al suocero, Alessandro Manzoni. Di lui ci restano anche alcune invenzioni come il contatore meccanico per il macinato che, all’epoca, era additato come un modello di precisione. Il quadro che ne scaturisce è quindi di un uomo versatile e intelligente, attivissimo intellettualmente, con ferrei principi e sempre in prima linea. Vittoria dal canto suo fu una degna compagna che

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appare in ombra solo perché l’epoca relegava le donne ad un ruolo marginale, ma è grazie a lei ed ai suoi scritti che sono potute arrivare a noi molte notizie sul conto della famiglia. Di Roberto e Matilde abbiamo notizie grazie alle lettere ed ai documenti rinvenuti ed ad un diario tenuto da Matilde, che riguardava soprattutto l’economia della famiglia. Si capisce che Roberto aveva doti imprenditoriali perché riuscì a salvare la famiglia dai danni causati dalla cattiva conduzione delle imprese di famiglia da parte di Giorgio, fratello di Matilde. Dei due figli uno, Ruggero, divenne medico e, dopo aver sposato Filomena Ceci andò a vivere a Roma. Giorgio, l’altro figlio, condusse una vita più dissoluta, sempre indebitato. Sposò Delia Clouzel da cui ebbe due figli Ellis Carlo Giambattista e Guy e visse a Parigi, barcamendandosi tra un’impresa e l’altra.

In un ambiente così culturalmente elevato l’arte doveva certamente avere un ruolo importante.

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4.3 Roberto Schiff

Dalle ricerche da me effettuate ho raggiunto il convincimento che il creatore della collezione fosse Roberto Schiff.

Professore universitario di chimica, come ho già accennato, egli aveva una cultura poliedrica, come era d’uso comune all’epoca, ed era un conoscitore e amante d’arte.

Nelle lettere di Roberto alla moglie si può capire quanto amore avesse per le bellezze artistiche: “Ieri sono stato al Museo delle Statue al Vaticano. E’stato un momento di bellezza solenne, tranquilla, serena, lontano dagli uomini e dal loro agitarsi inconcludente. Vorrei passare la vita nei musei e nelle gallerie se non vi fossero i visitatori pappagalli che danno tanta noia. Un monastero a clausura completa in una galleria bella sarebbe un ideale come luogo per passare la vita, purchè non ci sia del puzzo di cucina”1e quanta amarezza provasse nei confronti dell’invasore che aveva depredato i tesori artistici dell’Italia: “Pensa che cosa varrebbe l’Italia se la sua debolezza politica dei tempi andati non avesse permesso a tutti gli invasori e a tutti i prepotenti armati o di armi o di danari, di spogliarla di tante tante opere sue, sangue del suo sangue, estimazioni del suo genio artistico” 2

Durante i suoi viaggi Roberto invia alla moglie cartoline e lettera in cui illustra le visite ai musei e gallerie d’arte. Molto spesso i suoi viaggi sono finalizzati proprio alla conoscenza della città e delle opere d’arte. Molti sono i luoghi da lui visitati, spesso accompagnato dal figlio Ruggero: Roma, Milano, Bologna, Ravenna, Perugia, Urbino, Viterbo, Zurigo, Berlino, Dresda. (figg. 93-94)

Ottenuta la cattedra presso l’Università di Pisa Roberto acquistò il Palazzo Mediceo come ho accennato più sopra e come è stato ricordato da Matilde nel suo diario: “ Nel giugno del 1904 Roberto comprò dal Signor Leonardo Nissim, con atto Tornabuoni, il Palazzo Mediceo e venimmo ad abitarci il 5 Novembre di quel medesimo anno….Dacchè siamo qui dentro poi, non abbiamo mai finito di spendere in acquisto di mobili, stoffe, tappeti, quadri, oggetti d’arte…”

La sua competenza artistica lo portò ad ottenere la direzione del Museo Civico di Pisa; infatti, dai documenti conservati presso l’odierno Museo Nazionale di San Matteo (fasc. VIII n. 492) (fig. 95), emerge che in data 1 Luglio 1921 il Comune di Pisa istituì una Commissione che soprintendesse al Museo Civico, composta da tre membri; Dr. Dario

1 Archivio di Stato di Firenze-Archivio Fam. Schiff Giorgini provenienza Cecchieri – Ins. 64 foglio 2/35 2 Archivio di Stato di Firenze-Archivio Fam. Schiff Giorgini provenienza Cecchieri – Ins. 64 foglio 2/34

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Simoni, Prof. Giulio Luperini, Prof. Roberto Schiff: quest’ultimo veniva nominato Presidente della Commissione.

Il Museo Civico, attuale Museo Nazionale di San Matteo, sorge su parte di un antico monastero di suore benedettine. Il monastero fu fondato per concessione di Idelberto d’Albitone che, nel 1027, cedette alle monache benedettine un appezzamento di terreno adiacente al suo palazzo costruito nel 1000 (Palazzo Medici, la dimora della famiglia Schiff-Giorgini) per la costruzione di una chiesa dedicata a San Matteo e del convento. Dopo la costruzione della chiesa fu eretto un edificio parallelo alla chiesa stessa;. successivamente, nel XIII sec., furono aggiunti i corpi laterali. Si ebbe così un edificio formato da ambienti con finestre a bifora al primo piano e da un porticato che dava su un cortile racchiuso al proprio interno. Nel XVI sec. il convento fu ristrutturato e nel XIX subì varie modifiche. Si sono conservati numerosi frammenti dell’originaria decorazione pittorica a motivi geometrici, com’era uso nelle decorazioni di interni degli edifici pisani.. Nel XIX sec., in seguito alla soppressione dei beni conventuali, l’edificio passò al demanio che lo destinò a carcere giudiziario, poi a museo civico e, dal 1949, a Museo Nazionale.

La prima collezione, da cui prende avvio nel XVIII sec. il museo di San Matteo, è quella di Sebastiano Zucchetti, un canonico pisano che aveva raccolto circa 150 dipinti di primitivi, a fondo oro, che lasciò nel 1796 all’Opera della Primaziale Pisana e che fu inglobata alla scuola di disegno che divenne poi Accademia di Belle Arti. Con l’Accademia la collezione subì vari spostamenti fino ad arrivare al museo. Nel corso dei secoli l’originario nucleo di opere fu accresciuto grazie a donazioni da parte di signori pisani (importanti le donazioni di Moisè Supino, Augusto Bellini Pietri e Antonio Ceci), al passaggio al demanio dei beni conventuali e a depositi di vari enti e questo fece nascere la necessità della creazione di un museo. Nel 1893 venne così costituito, nell’ex convento di San Francesco, il Museo Civico. Con la seconda guerra mondiale le opere vennero spostate e, alla fine della guerra, raggiunsero la sede attuale che era stata appositamente restaurata dallo Stato al quale furono cedute tutte le raccolte del Museo Civico e tutte le opere di interesse storico artistico del Comune di Pisa, passate e future.

Nel 1949 venne così ordinato da Piero Sanpaolesi il Museo Nazionale di San Matteo. Il periodo in cui fu attivo Roberto Schiff è quello in cui le collezioni appartenevano al Museo Civico. La documentazione relativa alla vita museale attesta l’impegno e la dedizione dello Schiff e la sua preparazione artistica che riguardava soprattutto l’ambito del primitivismo.

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Come esperto d’arte teneva una fitta corrispondenza con studiosi, critici, intermediari per la vendita di oggetti d’arte. Nell’Archivio della famiglia, conservato presso l’Archivio di Stato di Firenze, purtroppo non integralmente, restano lettere di Adolfo Venturi, Gustavo Frizzoni, Alessandro Chiappelli, Paolo d’Ancona, Angelo Meneghesso, Georg Swarzenski, Robert Langton Douglas etc. (fig. 96-97)

Ci sono molte lettere in cui gli vengono chiesti pareri su opere d’arte, sulle possibilità attributive ed alcuni cenni ai suoi articoli.

Ad esempio in una lettera del 1912 Alessandro Chiappelli ringrazia Roberto Schiff per una sua memoria sulle due Madonne di Duccio 3 e chiede parere sull’attribuzione a Duccio della Madonna di Pistoia: “al pilastro di sinistra (entrando) dal presbiterio del Duomo di Pistoia è un dipinto di Madonna antichissima, molto ridipinta, chiusa in cornice da cristalli che impediscono di vederla bene, le guide non ne parlano nemmeno. Io non ho mai potuto esaminarla da vicino, tanto che non posso dire se è tavola o se è un fresco incorniciato: e nemmeno si sa onde proviene. A vederla da basso pare di maniera più arcaica di Duccio e, piuttosto, ricorda il gran crocifisso di Coppo di Marcovaldo che ora è nella Sacrestia e prima probabilmente pendeva dall’iconostasi della vecchia chiesa. Ma non escludo che potrebbe trattarsi d’altro pittore; e, qualche rassomiglianza, presenta colla Madonna di Duccio all’Accademia di Siena che Ella pure riproduce. Insomma si tratta di un dipinto mal visibile, non mai esaminato anzi, non mai citato, e, quantunque in luogo così evidente, assolutamente sconosciuto” E prega lo Schiff di esaminarlo da vicino e di esprimere il suo parere. In una lettera successiva 4 ringrazia per la memoria su Giusto de Menabuoi e dice di essere stato invitato a Pisa ad una conferenza su San Francesco e l’arte su cui aveva scritto un articolo; vorrebbe cogliere l’occasione per vedere la collezione a Palazzo Medici.

La memoria suddetta, su Giusto de Menabuoi di cui il Professor Schiff possedeva un’opera, fortunatamente arrivata fino a noi e facente parte della collezione ubicata a Palazzo Reale a Pisa, viene citata in più lettere. Il Venturi la vuole leggere per pubblicare sulla sua rivista “L’Arte” (fu poi pubblicata sul “Bollettino del Museo Civico di Padova” nel 1925). Cita anche un’altra memoria sul “Passaggio del Mar Rosso “ di Perin del Vaga che è disposto ad accogliere. Egli afferma di lasciare libertà piena ai propri collaboratori di dire quello che pensano anche se il loro pensiero è avverso al suo. 5

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Archivio di Stato di Firenze-Archivio Fam. Schiff Giorgini provenienza Guidi– Ins. 156 foglio 15 4 Archivio di Stato di Firenze-Archivio Fam. Schiff Giorgini provenienza Guidi– Ins. 156 foglio 16

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In una lettera datata 13 dicembre 1907 Venturi risponde a proposito di una raccomandazione chiesta dallo Schiff per Cavenaghi (credo si tratti di Luigi, il pittore e soprattutto restauratore nato a Caravaggio nel 1844) : “Certo che il Cavenaghi è ottimo riparatore di dipinti di scuola lombarda ma, sia detto tra noi, il Cavenaghi rinnova troppo, segue il gusto degl’inglesi e dei tedeschi che vogliono i quadri antichi lustri smaglianti…”6 In un’altra lettera del 6 dicembre 1921 il Venturi informa di essere stato a visitare la collezione Sterbini (raccolta da Giulio Sterbini, morto nel 1911) che era passata all’Ing. Pasini insieme alla casa. In particolare egli era andato a vedere “alcune dipinture uscite fuori all’impensata” che non conosceva.

Nella stessa lettera si complimenta con lo Schiff per aver assunto la direzione del Museo Civico dove c’è tanto da fare, da correggere, da rivedere per amore degli studi. 7

Vi è anche una lettera di Georg Swarzenski che chiede fotografie del pulpito di Nicola Pisano nel Battistero, specificatamente delle statuette piccole che si trovano fra gli archetti sotto i famosi bassorilievi e le grandi colonne, necessarie per un suo studio.

Paolo d’Ancona chiede fotografie delle opere del Museo di Pisa e di una santa in legno, della fine del sec. XIV, che si trova nel Stadelsches Kunstinstitut di Francoforte; 8chiede anche informazioni circa una deposizione del sec. XI ubicata a Santa Maria di Vicopisano. In alcune lettere Robert Langton Douglas chiede informazioni su pitture del duecento e trecento toscano che è intento a studiare. Esprime la sua insoddisfazione per l’opera del Sirèn e chiede se lo Schiff sta studiando specialmente l’opera di Bonaventura Berlinghieri e se attribuisce a lui il Crocifisso e le scene della Passione all’Accademia di Firenze. Manda una foto (non rintracciata nell’archivio) di un pannello con scene della vita di Cristo che pensa appartenere alla scuola di Siena perché il sentimento e l’atteggiamento della Vergine nell’ “Annunciazione” anticipano Simone Martini, ma afferma che ci sono critici che l’attribuiscono alla scuola di Pisa. Chiede ancora, in un’altra lettera allo Schiff, se è d’accordo con l’attribuzione dei dipinti fatta dal Sirèn a Bonaventura Berlinghieri e chiede di sapere se è stato scritto qualcosa di nuovo sulla Cattedrale di Pisa e di avere indicazioni circa uno scritto di un autore inglese o tedesco, di cui non si ricorda il nome ma che probabilmente era un matematico, che trattò degli studi e misurazioni fatte sulle strutture architettoniche della Cattedrale. 9

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Archivio di Stato di Firenze-Archivio Fam. Schiff Giorgini provenienza Guidi– Ins. 156 foglio 68 7 Archivio di Stato di Firenze-Archivio Fam. Schiff Giorgini provenienza Guidi– Ins. 156 foglio 70

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Luigi Gioli da’ ragione allo Schiff circa l’attribuzione di una scultura al Francavilla (anche in questo caso non si conosce di quale opera si tratti). Dice che la somiglianza con altre opere dello stesso artista e la sua dimora in Pisa in quell’epoca, fanno ritenere che anche quest’opera sia eseguita da lui. Poi riferendosi ad un ritratto afferma di nutrire dubbi e di essere d’accordo con lui circa l’esistenza di una tradizione male interpretata e informa che molti che l’hanno veduto ritengono che la testa debba essere stata tagliata da un quadro più grande.10

Lo Gnoli scrive che sta lavorando alla seconda edizione della sua opera in cui correggerà un errore riguardante l’affermazione circa alcune incisioni di cui parla anche il Duca di Rivoli nella Gazette des Beaux Arts, che l’autore seguisse la maniera del Mantenga. Chiede allo Schiff il suo studio sull’autore delle incisioni.11

Roberto chiede ai vari studiosi pareri sulle attribuzioni dei quadri da lui acquistati, come ad esempio quello di Lorenzo Salimbeni proveniente da Forlì della cui attribuzione Gustavo Frizzoni non sembra certo. Dice che nell’articolo dello Schiff manca la dimostrazione comparativa che l’opera non possa essere di altri che del Salimbeni e consiglia di aggiungere riproduzioni grafiche di qualche parte dei dipinti che si vedono ad Urbino posti accanto al quadro in questione. Informa che l’Alinari ha buone fotografie dei freschi di Urbino e quindi suggerisce di pubblicare uno studio più approfondito, magari su un periodico tedesco. Invia una foto di una tavola di Marco Zoppo da confrontare con la tavoletta di N.S. che lo Schiff teneva nella camera da letto. Invita a rilevare le analogie tra i due dipinti, nel modo di segnare le forme umane, in special modo la modulatura del corpo, nonché nel modo di far lumeggiare i capelli e forse anche nel modo di trattare il panneggio: chiede parere In un’altra lettera il Frizzoni, riferendosi ad una nuova opera acquistata dallo Schiff di cui, purtroppo, non vi sono riferimenti, dice che la segnatura, la data in caratteri lapidari, il motto sono tali da corrispondere bene all’uso del pittore ma il soggetto, quasi di genere, non lo convince perché di tale autore conosce solo ritratti puri e semplici o quadri a soggetto religioso. Dice che “una buona pulitura prudente gioverà alla determinazione del vero”. Unisce una sua recensione sull’ ”ottimo volume del Venturi”.12

Presso l’Archivio si trova anche un documento della Pubblica Istruzione datato 29 Ottobre1910 in cui viene censito un bassorilievo in stucco rappresentante la Vergine con Bambino di scuola fiorentina del XV sec.13

10 Archivio di Stato di Firenze-Archivio Fam. Schiff Giorgini provenienza Guidi– Ins. 156 foglio 34 11 Archivio di Stato di Firenze-Archivio Fam. Schiff Giorgini provenienza Guidi– Ins. 156 foglio 37 12 Archivio di Stato di Firenze-Archivio Fam. Schiff Giorgini provenienza Guidi– Ins. 156 foglio 30-31 13 Archivio di Stato di Firenze-Archivio Fam. Schiff Giorgini provenienza Guidi– Ins. 156 foglio 1

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Ho trovato anche alcune lettere in cui si tratta della vendita di opere d’arte, come ad esempio quella del Prof. Giordan Andrè in cui si fa cenno ad una tavoletta di Giotto ubicata a Genova a cui Roberto era interessato e si offrono altre due opere di cui veniva allegata la fotografia, la “Madonna con Bambino” di Francesco Francia e il “Ritratto di una donna veneziana”di Paride Bordone.14

L’attività di collezionista di Roberto Schiff è attestata anche dagli accenni alla collezione ubicata a Palazzo Mediceo e dal desiderio di poterla vedere che molti corrispondenti esprimono.

La passione per l’arte si ritrova anche nei figli, soprattutto Ruggero che spesso accompagna il padre nei viaggi di studio e che, nelle sue lettere, racconta le sue visite ai musei e ai monumenti e il piacere che ne ricava. Sembra che anche i figli continuassero l’attività collezionistica del padre: in alcune lettere vi sono accenni ad interesse per l’acquisto di pezzi artistici come nella lettera di Giorgio al fratello in cui lo informa di aver comprato “il più bel piatto del mondo” e lo consiglia di andare a vedere il piatto della Signora Carni di Pisa che sarebbe stato interessante acquistare.15

Purtroppo non ho potuto rinvenire notizie precise circa la provenienza dei quadri. L’archivio della famiglia è andato in parte disperso in quanto alla morte di Giorgio i figli incaricarono terzi delle procedure relative alla divisione ereditaria. Buona parte dell’archivio finì in casa dell’Avv. Giovanni Cecchieri che, in seguito, lo ha restituito all’Archivio di Stato di Firenze. Un’altra parte di archivio rimase nella villa di Montignoso, conservato dal guardiano, Euro Paradiso Guidi che lo ha restituito in seguito all’Archivio di Stato di Firenze. Un’altra parte di archivio si trova presso l’Archivio di Stato di Milano. Il trasferimento in varie mani estranee alla famiglia e la composizione attuale dell’archivio fa capire che non è completo.

Le notizie relative ai quadri che ho potuto estrapolare dai documenti non sono determinanti purtroppo, per ricostruire il percorso del quadro oggetto di questa tesi.

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4.4 - La collezione

Le opere relative alla collezione, pervenute dal sequestro prima esposto, sono soltano 7:

San Nicola da Tolentino – tempera su tavola 51x24 – attribuito a Raffaello .

Caino e Abele – attribuito a Scuola Chranach – tempera su tavola.

Elencato nel sequestro del ’50 fu trasferito a Montignoso nel ’57; riscontrato durante il sopralluogo del 68 risulta mancante nel ’70. Sequestrato alla dogana nel ’73

Testa di Cristo – scuola di Botticelli – tempera su tavola

Elencato tra i dipinti sequestrati nel 1950 è a Montignoso nel 1957 e nel 1968; manca nel sopralluogo del 1970. Viene sequestrato alla dogana nel 1973.

Berenson in “Italian pictures of the Reinassance” del 1973 lo attribuisce a Francesco Zaganelli, pittore attivo in ambito culturale ferrarese e ravennate (1460-70/1532).

Storie della passione – Sec. XIII –

Sequestrate nel ’50 non risultano nell’elenco del Ministero del ’57; si trovano a Montignoso nel ’68 ma risultano mancanti nel ’70. Vengono sequestrate alla dogana nel ’73

Sono menzionate dal Ragghianti in “Arte in Italia” che le colloca in ambiente vicino a Giunta Pisano, in particolare ipotizza un’attribuzione a Rinaldo di Ranuccio e dal Garrison in “Italian Romanesque Panel Painting che pensa ad una provenienza dalla chiesa abruzzese di San Niccolo’ di Alba.

Madonna col bambino – Giusto di Menabuoi – tempera su tavola

Tale quadro porta la data 1363 e la firma.

Fa parte della collezione fin dal 1925 almeno: in quell’anno Roberto Schiff cita l’opera in un articolo apparso sul “Bollettino del museo civico di Padova” n. 1 e 3 pag. 110, affermando di averla rinvenuta a Genova. Tra coloro che intrattenevano una corrispondenza epistolare con lo Schiff vi era Giordan Andrè che proponeva opere per la collezione e che sembra risiedesse a Genova; potrebbe essere stato il tramite per l’acquisizione dell’opera in questione da parte dello Schiff

Roberto nell’articolo afferma di averla rinvenuta in forma rettangolare ma di non avere alcun dubbio che in origine avesse una cuspide ad arco acuto e che si trattava dell’opera

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conosciuta più antica di data sicura di Giusto, cosa che già avevano affermato Crowe e Cavalcaselle che videro il quadro a Milano in una casa privata. Anche Longhi parla dell’opera in Lavori in Valpadana “Una cornice per Bonifacio Bembo” 1957 che lo riconosce come parte di un polittico smembrato di Isotta del Terzago (vedi anche Longhi, “due letture per un trittichetto di Giusto di Menabuoi” in Paragone 1974); viene citato anche da M. Gregori in “Giusto de Menabuoi” Paragone 1974

San Francesco – artista senese – tempera e oro su tavola

Elencato nel verbale di sequestro del 1950 non se ne hanno più notizie fino al 1973 quando viene sequestrato alla dogana di Aosta: infatti non risulta nell’elenco inviato dal Ministero alla Soprintendenza nel 1957, non viene riscontrato nel sopralluogo del 1968 e neanche in quello del 1970.

Parte di una predella appare accostabile all’attività di Bartolo di Fredi, uno degli artisti dell’ambiente senese (1330-1410?). Notizie su “Bartolo di Fredi” di Enzo Carli, su “The italian school of painting” del Van Marle 1924 in Paragone n.151 del 1962 di F. Zeri.

Cristo in pietà e predica si San Giovanni Battista –Pietro Gerini - tempera e oro su tavola

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OPERE SOTTOPOSTE A SEQUESTRO IN DATA 23/3/1950

1 - Madonna e sei santi fondo oro – Gerino 2 -San Francesco fondo oro – Barna

3- Madonna fondo oro – Barnaba da Modena 4 - Madonna e bambino fondo oro – Pisano 5 - Madonna e bambino fondo oro – Duccio

6 - Madonna e bambino fondo oro – Giusto Menabuoi 7 - N. 2 tavolette con dodici storie della passione fondo oro 8 - Madonna e bambino e santi – Garofano

9 - San Nicola e gli impiccati – Raffaello 10 - Coppa cristallo rocca incisa 1500 11 - Paesaggio – Patinier

12 - Paesaggio – Civetta

13 - Cristo in tabernacolo antico – Mocetto 14 - Tavolo intero e bronzi, francese 15 - Scrittoio mogano stile impero

16 - San Sebastiano – Bartolomeo di Giovanni 17 - Caino e Abele – Scuola Cranach

18 - Santi in piedi – Pietro da Recanati

19 - Frammento di crocifisso - Fiorenzo di Louvre 20 - Testa di Ecce Homo – Scuola di Botticelli 21 - Madonna con bambino – Araldi

OPERE SOTTOPOSTE A SEQUESTRO IN DATA 2/1/1959

1 - Cristo – Marco Zoppo

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ELENCO DELLE OPERE FOTOGRAFATE E CONSEGNATE ALLA SOPRINTENDENZA NEL GENNAIO DEL 1970

1 -.Cherubino

2 – Madonna col bambino e San Giovannino – Andrea del Sarto 3 – Resurrezione di Tabita – Peire Serra

4 – Icona con la S.S. Trinità 5 – Noli me tangere

6 – Acquasantiera antica

7 – Candelabro d’argento con 5 fiamme 8 – Cena di Emmaus – L’Empoli 9 – Dossale con tre ovali

10 – Paesaggio – Zuccarelli 11 – Vecchio barbuto in cornice

12 – L’Architettura – Scuola di Fontainbelau 13 – La Musica - “ “ 14 – L’Astronomia - “ “

15 – Madonna con bambino – Scuola del ‘400 16 – Crocifissione – Sec. XVII

17 – Sacra famiglia con San Giovannino – Araldi 18 – Donatello – Niccolò da Uzzano

19 – San Giovanni Evangelista – 20 – Umanitas – Sec. XVII

21 – Madonna col bambino – Catena 22 – Maddalena orante

23 – Santa Caterina – Attr. Guido Reni 24 – Martirio di San Bartolomeo – Tondo 25 – Rovine – Pannini

26 - Putto – Scuola Robbiana 27 – Ritratto di prelato

28 – Ritratto di prelato con decorazioni 29 – Battesimo di Cristo –

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32 – San Rocco – Mezzastris 33 – Testa di vecchio velato 34 – Cristo con libro – lunetta 35 – Mosè salvato dalle acque

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