2.7 Ecolocalizzazione
In acqua l’elevata velocità di propagazione, circa 1500 metri al secondo, quasi cinque volte maggiore che in aria, e la bassa attenuazione con la distanza consentono una efficace trasmissione dei suoni.
L’abilità di percepire oggetti per mezzo del suono riflesso (l’ecolocalizzazione) è stata dimostrata nei Tursiopi nel 1985, la prima volta per un cetaceo. Il senso della vista non è ben sviluppato come quello dell’udito, ma i Tursiopi possono vedere oggetti in movimento nell’aria lontani al massimo 15 metri.
Gli organi per la ricezione e la produzione dei suoni si sono evoluti e diversificati con l’acquisizione anche della funzione di ecolocalizzazione (biosonar), tipica degli Odontoceti, ma sviluppatasi anche in ambiente aereo nei pipistrelli. La produzione di segnali acustici nei Cetacei è molto varia, sia per l’ecolocalizzazione negli Odontoceti, con frequenze anche superiori a 150 kHz, che per i segnali di comunicazione a frequenze più basse, generalmente inferiori a 25 kHz negli Odontoceti (fig. 35) e a 5 kHz nei Misticeti (balene e balenottere).
Fig. 35: Funzionamento del biosonar.