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Nel follow up è stata valutata l’insorgenza di infezioni

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Academic year: 2021

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RIASSUNTO 

Introduzione 

Il  trapianto  di  cellule  staminali  emopoietiche  ha  la  finalità  principale  di  sostituire  un  sistema  linfopoietico  non  funzionante.  Lo  scopo  viene  raggiunto  attraverso  la  distruzione  delle  cellule  neoplastiche  grazie  a  regimi  di  condizionamento  chemio­radioterapici  e  grazie  alla  successiva  infusione  di  cellule staminali ematopoietiche, midollari o da sangue periferico, da donatore  (trapianto  allogenico)  o  precedentemente  prelevate  dal  paziente  (trapianto  autologo). 

Le  tre  principali  cause  di  insuccesso  sono  rappresentate  dall’insorgenza  di  rigetto,  dalla  Graft  versus  Host  Disease  (GvHD)  e  dalle  infezioni.  Le  complicanze  infettive  sono  causate  principalmente  dallo  stato  di  immunosoppressione e dalla presenza di GvHD. 

In  base  ai  fattori di  rischio  infettivi  è  possibile  individuare  tre  fasi:  la  fase  pre­attecchimento, in cui prevalgono le infezioni batteriche, a causa della grave  neutropenia  e  dei  fenomeni  mucositici;  la  fase  post­attecchimento,  in  cui  l’alterazione  della  funzionalità  linfocitaria  predispone  all’insorgenza  di  infezioni  virali  e  la  fase  tardiva,  frequentemente  caratterizzata  da  un’immaturità  del  sistema  immune  e  dall’insorgenza  di  riattivazioni  di  virus  erpetici. 

Scopo della tesi 

Lo  scopo  della  presente  tesi  è  stato  quello  di  valutare  i  fattori  di  rischio  principali  per  l’insorgenza  di  febbre  e  di  infezioni  e  la  loro  incidenza  nei  pazienti sottoposti a trapianto di cellule staminali emopoietiche. 

Materiali e metodi 

Il  nostro  studio  ha  preso  in  considerazione  138  procedure  di  trapianto  (99  trapianti autologhi e 39 allogenici) effettuate tra il gennaio 2006 e il dicembre  2007 nel reparto di Ematologia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana

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e  il  loro relativo  follow up, effettuato  in regime ambulatoriale per  un periodo  compreso tra un minimo di 7 e un massimo di 18 mesi. 

Durante  il  ricovero  sono  stati  presi  in  considerazione  gli  eventuali  episodi  febbrili e i microrganismi rilevati (batteri, virus, funghi). 

Nel follow up è stata valutata l’insorgenza di infezioni. 

Risultati 

I  pazienti  esaminati  avevano  un’età  compresa  tra  20  e  74  anni  (57,3% 

maschi,  42,7%  femmine);  la  patologia  di  più  frequente  riscontro  è  stato  il  mieloma multiplo (48%). 52 trapianti autologhi (su 99) e 15 allogenici (su 39)  sono stati effettuati con regime di condizionamento mieloablativo. 

I  giorni  di  neutropenia  sono  stati  in  media  8,8,  con  nadir  di  118,2  neutrofili/μl. 

L’insorgenza di febbre è risultata associata in modo significativo al regime  di condizionamento e alla durata della neutropenia. 

Durante il ricovero, in presenza di febbre, i microrganismi sono stati rilevati  in  50  pazienti  su  81  febbrili  (62%),  in  prevalenza  Gram  positivi.  Sono  state  ottenute emocolture positive  in 18 casi, con  l’isolamento di 29  microrganismi  (65% Gram positivi e 35% Gram negativi). 

Indipendentemente  dalla  presenza  di  febbre,  nella  fase  pre­attecchimento  sono  stati  isolati  in  prevalenza  batteri  Gram  positivi  (in  particolare  S.epidermidis), nel 64% nei soggetti sottoposti a trapianto autologo. 

Nelle  fasi  successive  la  componente  virale  è  diventata  predominante,  in  particolare  nel  caso  di  pazienti  sottoposti  a  trapianto  allogenico,  nei  quali  più  frequentemente è stato possibile riscontrare riattivazioni ricorrenti da CMV. 

Nel  periodo  di  osservazione  non  si  sono  verificate  infezioni  fungine  sistemiche,  mentre  in  letteratura  sono  riportate  percentuali  variabili  dal  4% 

all’11%:  ciò è da attribuire probabilmente alla corretta profilassi  e alle  norme  di prevenzione adottate.

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Conclusioni 

Le infezioni rappresentano una delle complicanze principali dei trapianti di  cellule staminali emopoietiche. 

Il  nostro  studio  ha  evidenziato  come  una  corretta  valutazione  del  paziente  nelle  fasi  post­trapianto  sia  fondamentale  per  prevenire  e  trattare  eventuali  infezioni e come le corrette norme di prevenzione possano ridurre l’insorgenza  di infezioni. 

In particolare  la componente  batterica è risultata predominante nella prima  fase  post­trapianto,  mentre  nelle  fasi  successive  la  componente  virale  ha  assunto un ruolo fondamentale: ciò rende necessaria una corretta sorveglianza  del  paziente  trapiantato,  non  solo  nella  fase  di  grave  neutropenia,  ma  anche  nelle  fasi  successive,  in  cui  il  sistema  immune  risulta  ancora  immaturo  per  rispondere efficacemente ad eventuali infezioni.

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