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Riti e sepolture in Liguria tra IV e XIX secolo. Una base di dati per l’archeologia funeraria.

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PISA

FACOLTÀ DI LETTERE E FILOSOFIA

Corso di Laurea Specialistica in Archeologia

Tesi di Laurea

Riti e sepolture in Liguria tra IV e XIX secolo.

Una base di dati per l’archeologia funeraria.

Relatore

Prof. Gino Fornaciari

Correlatore Candidato

Prof. Federico Cantini Silvia Testi

ANNO ACCADEMICO

2010/2011

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2 Alla mia famiglia a cui devo questo traguardo

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3 “[...] e noi, nel resuscitare alla vita i morti, diventiamo più intensamente vivi, formiamo il nostro cervello, sfruttandone le infinite potenzialità ad immagine e vastità dell’avventura umana intera, diventiamo in conclusione uomini più uomini ed elevandoci a questa pienezza, possiamo esistere nel migliore dei modi, prima di diventare terra anche noi, ché altro non ci è dato. Il resto è secondario, oppure illusione”

(Intervista ad Andrea Carandini del 20 Settembre 2011)

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INDICE

I. INTRODUZIONE ...5

II. METODO DI STUDIO ...7

II.I Limiti e vantaggi della ricerca ...7

II.II Il database: descrizione ed utilizzo ... 10

II.II.I La Scheda di Necropoli ... 10

II.II.II La Scheda di Sepoltura ... 12

III. CONTESTI INDAGATI ... 15

III.I Le necropoli liguri considerate ... 15

IV. L’ELABORAZIONE DEI DATI ... 26

IV.I Gli inumati ... 26

IV. II Le strutture tombali ... 44

IV. III Il corredo ... 75

V. CONFRONTI TRA I CONTESTI INTERREGIONALI ANALIZZATI ... 93

V.I Liguria e Toscana: dati globali a confronto ... 93

V. II Dati relativi all’inumato ... 97

V. III Le fosse sepolcrali ... 107

V.IV Il corredo ... 123

VI. CONCLUSIONI ... 137

BIBLIOGRAFIA ... 142

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I. INTRODUZIONE

L’idea di un’archeologia che ignora l’importanza dei resti scheletrici e di tutto ciò che concerne l’ambito funerario è, ad oggi, impensabile e controproducente ai fini di una ricerca storica e culturale la più completa possibile. Da alcuni decenni si è ormai diffusa una disciplina che unisce il sapere archeologico a quello antropologico, ovvero l’archeo - antropologia o antropologia su campo, in relazione soprattutto alle aree cimiteriali; lo studio antropologico di una sepoltura dovrebbe cominciare già durante lo scavo attraverso la precisa analisi degli elementi scheletrici, degli aspetti antropologici e di tutto ciò che la circonda in modo tale da poter ricollegare il corpo al momento della sua deposizione. L’approccio appena descritto ha il fine di recuperare informazioni che non riguardano solo l’aspetto esclusivamente biologico del corpo ma anche quello relativo alla sfera rituale che ha accompagnato l’individuo fino alla tomba. Studiare, ad esempio, le diverse tipologie tombali, la loro collocazione topografica all’interno dell’area sacra o la loro relazione con l’edificio di culto, se presente, e poi gli aspetti tafonomici degli inumati, la presenza/assenza di elementi di corredo, è ormai diventata prassi comune nella ricerca archeologica. Ciò perché i contesti funerari e, in particolar modo, i resti scheletrici, offrono informazioni che difficilmente possono essere estrapolate da altri ambiti di studio e che possono riguardare sfere differenti quali la struttura demografica della popolazione antica, le condizioni economiche ed alimentari, lo stato di salute, oltre che un’immagine dell’organizzazione topografico - insediativa della zona.

Risulta così chiara l’importanza di campionare la totalità delle informazioni ricavabili dalle aree cimiteriali in modo tale da evincere interpretazioni d’insieme confrontabili a livello sia locale, sia regionale e, quando possibile, anche nazionale. Non più, quindi, studi limitati esclusivamente al singolo scavo, poiché simile approccio, nonostante l’importanza fondamentale per capire le dinamiche specifiche dell’area indagata, limiterebbe la possibilità di comprendere fenomeni di largo raggio sia spaziale che temporale.

Il presente studio si imposta in questa direzione prendendo le mosse da un precedente lavoro di Tesi Specialistica1, basato sulla creazione di una banca dati, consultabile ed

1 A questo proposito ringrazio la dott.ssa Francesca De Gottardo per la grande disponibilità avuta

nei miei confronti e per aver garantito la consultazione e la prosecuzione della propria Tesi di Laurea Specialistica. (DE GOTTARDO, 2010)

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6 espandibile, applicata ad un ampio campione di sepolture tardoantiche, medievali e post-medievali edite rinvenute in tutta la Toscana.

Il fine di questo progetto è il perfezionamento di tale database attraverso l’aggiunta di alcune modifiche sui diversi campi di cui esso si compone, nonché di un ulteriore campione di studio, che in questo caso specifico riguarda le necropoli indagate nella regione Liguria in relazione allo stesso periodo storico, vale a dire tra IV e XIX secolo d.C. L’obiettivo principale, oltre quello di creare, come già fatto per la regione Toscana, un modello regionale con crono-tipologie delle strutture e delle usanze funerarie, è ottenere dei dati confrontabili a livello interregionale; ciò significa prendere in considerazione le numerose variabili relative all’archeologia funeraria e analizzare affinità e/o differenze tra le due regioni, rilevabili sui diversi parametri evidenziati nel corso dei secoli considerati. Tutto ciò è reso possibile grazie all’utilizzo del metodo statistico e all’elaborazione di grafici, due elementi che stanno alla base del database stesso.

*** Desidero ringraziare alcune fondamentali persone.

Questo traguardo raggiunto con gioia e soddisfazione non sarebbe potuto arrivare senza il costante e rassicurante supporto della mia famiglia alla quale devo molto più che un semplice ‘grazie’. Accanto a loro un’altra importante persona che continua a darmi fiducia, forza e affetto: Cristiano.

Dal punto di vista universitario devo ringraziare innanzitutto il prof. Gino Fornaciari il quale mi ha seguita durante tutto il percorso di studi con grande competenza, cortesia e simpatia; ringrazio il prof. Federico Cantini per aver contribuito ad ampliare gli spunti riflessivi utili al presento lavoro. Ma molto devo soprattutto a tutta la splendida équipe che mi ha insegnato tanto dal punto di vista professionale e umano (e continua a farlo), mi è stata a fianco consigliandomi, dandomi fiducia e molte responsabilità e condividendo con me sorrisi, gioie, preoccupazioni e tante “gag”: Antonio F., Francesco C., Alan F., Alessandro C., Gisella P., Letizia C., Melissa M., Maurizio S.. Ed ancora pochi ma indispensabili amici che mi sono a fianco ormai da moltissimi anni: Fabio L., Alessandra I., Jessica F., Claudia D.

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II. METODO DI STUDIO

II.I Limiti e vantaggi della ricerca

Il presente lavoro si è fin da subito caratterizzato come un progetto di catalogazione di dati editi riguardanti gli scavi archeo - antropologici effettuati, fino ad oggi, nella regione Liguria in un arco cronologico ben stabilito, compreso tra il IV e il XIX secolo.

La ricerca si è basata sulla lettura e l’analisi approfondita di documenti di vario genere tra cui, in particolar modo, pubblicazioni integrali di scavo e riviste di archeologia specializzate contenenti informazioni e aggiornamenti annuali, o notizie preliminari, in relazione alle diverse campagne di scavo.

Questo tipo di approccio, oltre alle difficoltà logistiche per ciò che riguarda la consultazione e il reperimento dei materiali, spesso presenti solo in territorio ligure, ha comportato alcune limitazioni generali di tipo qualitativo e quantitativo al campione di necropoli indagate. Innanzitutto, bisogna ricordare come l’interesse e l’attenzione per tutto ciò che concerne l’aspetto antropologico sia una recente conquista in ambito archeologico; prima degli anni ’80, infatti, gli scavi inerenti a contesti cimiteriali tendevano a mettere in primo (e spesso unico) piano l’elemento strutturale e/o il corredo eventualmente rinvenuto, tacendo sulla prima ragion d’essere di una sepoltura: il defunto rappresentato dai resti scheletrici. Durante la consultazione degli articoli e delle pubblicazioni di scavo più datate2, difatti, è stata molto spesso rilevata la mancanza, per esempio, delle osservazioni di tipo tafonomico, ossia di tutte le tracce, visibili sullo scheletro, dei processi che hanno interessato i resti umani dalla deposizione del cadavere fino alla definitiva scoperta da parte dell’archeologo3. Le informazioni che dovrebbero sempre essere acquisite su campo ed inserite nella documentazione generale riguardano, ad esempio, la posizione originaria assunta dallo scheletro, da individuare attraverso un’attenta analisi dei diversi distretti scheletrici e dello stato delle connessioni articolari al momento del ritrovamento, l’indicazione di un eventuale corredo e la sua posizione in relazione al corpo, così come, quando possibile, la determinazione del sesso e dell’età alla morte e il riconoscimento di patologie dentarie o ossee. Oltre a questo è stata rilevata una lacuna per quanto riguarda il materiale grafico e fotografico che lascia, ad oggi, un

2 Si fa qui riferimento alle pubblicazioni precedenti gli anni ‘80 o comunque che non vanno oltre

gli anni ‘90.

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8 ulteriore vuoto nella documentazione e la mancata possibilità di un recupero a posteriori, anche parziale, dei dati. Solo in pochi casi è stato possibile ricavare alcune informazioni di tale genere tramite l’osservazione di immagini e fotografie allegate alle pubblicazioni, informazioni che comunque sono state inserite solo quando l’evidenza risultava certa, in modo da evitare una falsificazione della realtà dovuta a troppa soggettività interpretativa. Un primo limite della ricerca è connesso, quindi, alla diversa disponibilità e completezza del materiale edito che ha visto, per circa 19 siti (il 21 % del totale) una carenza di dati e perciò l’inserimento solo di alcuni elementi4

che rispondono ai parametri utili alla ricerca, mentre per 37 aree (vale a dire il 42 %), di solito legate a scavi più recenti5, come la necropoli del Priamàr a Savona o di S. Maria a Vezzano Ligure, una maggior completezza dei vari campi del database e per altri 33 siti (il 37 %) solo ed esclusivamente una descrizione generica del sito con la totale assenza di dati quantitativi utili.

Un ulteriore limite è dato dalle notizie preliminari afferenti alle indagini archeologiche molto recenti o ancora in corso di scavo, che, proprio perché non ancora terminate o in corso di studio, si presentano parziali e poco utili al presente lavoro. Così come incomplete risultano le pubblicazioni effettuate tra la fine dell’ Ottocento e gli inizi del Novecento, che, non basandosi sul metodo stratigrafico, mancano spesso di indicazioni per lo più cronologiche a riguardo delle varie fasi cimiteriali che caratterizzano il sito. Anche in questo caso, solo in sporadici casi, è stato possibile integrare, attraverso nuovi scavi, tali importanti mancanze. Nel Grafico 1 sono indicati in percentuale i siti che riportano informazioni complete, parziali o assenti.

L’uso del metodo classificatorio e statistico, anche se da un lato può comportare il rischio di una semplificazione dato il numero ristretto di campi adottati, risulta invece un vantaggio in quanto garantisce di eseguire confronti, altrimenti impossibili, tra dati ricavati da un numero così ampio di siti, permettendo poi di relazionarli gli uni con gli altri, sia su base tipologica, sia su base cronologica che geografica. L’utilità è evidente se si pensa alla possibilità di indagare con maggior facilità un campo complesso come quello della ritualità funeraria e di tutto ciò che ad essa è connesso.

Un ulteriore vantaggio è dato anche dal tipo di struttura adottata, vale a dire l’uso di una base di dati concepita in formato elettronico che offre la possibilità, nel presente così

4 Spesso, ad esempio, sono citati o solo il numero totale di tombe indagate o solo il numero

totale di individui.

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9 come nel futuro, di ampliare i campioni di studio, aggiornando di anno in anno, campagna dopo campagna, i siti già inseriti, o aggiungendo le necropoli di nuova indagine. In questa ricerca, difatti, si è deciso di aggiornare ulteriormente il database relativo alla Toscana inserendo sia alcune sepolture scavate negli ultimi due anni relative a siti già presenti nell’elenco (ad esempio Benabbio - Lucca), sia siti inediti scavati negli anni 2010 e 2011 (Via Marche – Pisa; Badia Pozzeveri – Altopascio; Miranduolo – Siena; Vecchiano – Pisa)6. A ciò si aggiunga la ovvia possibilità di effettuare rapidamente dei confronti tra più siti di una stessa regione nonché, come si prefigge il presente lavoro, tra siti di diverse regioni e quindi su base nazionale.

Grafico 1. Completezza delle informazioni relative ai siti liguri

Concludendo, la ricerca qui presentata, nonostante i limiti sopra citati, ha come fine principale quello di mostrare l’utilità di uno strumento informatico impiegabile negli studi archeologici al fine di garantire ricerche, confronti e lo sviluppo di teorie in relazione agli aspetti della ritualità funeraria da applicare a livello interregionale e nazionale. L’ archeologia, e nel caso specifico l’archeologia funeraria, deve oggi più di ieri sfruttare le possibilità offerte dalla creazione di banche dati elettroniche, per rendere più rapida e facilmente implementabile la ricerca. La soggettività della fase interpretativa

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I dati inediti aggiunti in questa sede relativi agli scavi di Benabbio, Badia Pozzeveri e Vecchiano degli anni 2011 e 2012 fanno riferimento ai diari di scavo, motivo per il quale non compare alcun riferimento bibliografico specifico. Le informazioni antropologiche e di scavo relazionate al sito di Miranduolo sono state consultate, in parte, direttamente dal diario di scavo, per ciò che riguarda la campagna del 2010, a cui la scrivente ha direttamente partecipato, ed in parte dal sito dell’Università di Siena per la successiva indagine archeologica (VALENTI, 2008 con bibliografia successiva).Per quanto riguarda il sito di Via Marche è stato consultato sia il materiale inedito relativo allo scavo sia la Tesi Specialistica del dott. Costantini (COSTANTINI, 2006-2007).

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10 dei dati è comunque basata sui dati registrati in modo oggettivo, nei limiti dell’osservazione archeologica.

II.II Il database: descrizione ed utilizzo

La primaria funzione di questo strumento informatico è quella di poter archiviare e gestire una notevole quantità di dati secondo precisi parametri che possono in seguito essere elaborati e consultati in maniera rapida e pratica.

L’intero sistema utilizza la piattaforma Visual Basic, interfacciata ad un DBMS SQL, ovvero a Microsoft Office Access, che unisce un motore relazionale con un’interfaccia grafica. Il software garantisce innanzitutto l’immagazzinamento di molti dati, inseriti in tabelle a loro volta caratterizzate da un elevato numero di records, contenenti ognuno informazioni distinte per campi. La possibilità di collegare le varie tabelle attraverso relazioni sia semantiche che numeriche è data da Access, il quale semplifica in questo modo la ricerca dei dati aggiunti tramite l’utilizzo di tutte le tabelle.

In generale, il database consta di tre tipologie principali di schede, la Scheda di Necropoli, la Scheda di Sepoltura e la Scheda di Sepoltura Primaria, a cui sono state aggiunte la Scheda di Sepoltura Secondaria e la Scheda di Riduzione. I campi che caratterizzano la base di dati saranno qui brevemente descritti solo ai fini di una maggior chiarezza, in quanto già ampiamente trattati nello specifico nel precedente lavoro di Tesi Specialistica.7

II.II.I La Scheda di Necropoli

La Scheda di Necropoli presenta tutte le informazioni generali riguardanti la necropoli inserita, così da contestualizzare e presentare il sito in questione. All’interno vengono fin da subito specificati il comune e la provincia di appartenenza, gli anni in cui sono state effettuate le campagne di scavo, la sigla di riferimento.

Segue una seconda parte più specifica, dove è possibile stabilire il tipo di insediamento a cui fa riferimento il sagrato (Urbano, Suburbano, Rurale) e il tipo di edificio, anche non prettamente religioso, cui esso risulta connesso8. Di ogni necropoli è stato poi specificato il numero di sepolture totali schedate e il numero di individui totali classificati (sono qui comprese le inumazioni primarie, quelle secondarie e le riduzioni). In realtà, per molti siti

7 Cnfr. DE GOTTARDO (2009/2010) pp. 24-50.

8 Per approfondimenti sulle tipologie prese in considerazione si rimanda a DE GOTTARDO (2010)

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11 non sempre questi sono indicati con precisione; è stata più volte rilevata, infatti, una parzialità di dati a riguardo, dal momento che le pubblicazioni relative menzionavano spesso o solo il numero totale di sepolture, tacendo sul numero degli individui, o viceversa. In taluni casi entrambe le informazioni sono venute a mancare. I campi sono stati, pertanto, lasciati bianchi nei casi di totale assenza di dati, con la conseguente mancanza della relativa Scheda di Sepoltura.

Successivamente viene definito l’arco cronologico d’uso della necropoli con l’indicazione delle fasi nel caso di una stratificazione duratura nel tempo; ogni fase presenta il secolo d’inizio e quello di fine, coi rispettivi quarti di secolo, se specificati in bibliografia. Oltre alla cronologia subito a fianco è stato opportunamente lasciato un campo, che permette di dare una descrizione sintetica delle sepolture caratterizzanti la fase di riferimento. Dove non specificati i quarti di secolo, e dove non deducibile indicativamente il periodo, si è deciso o di lasciare solamente il secolo di riferimento o di inserire per convenzione il primo ed il quarto come quarti di inizio e di fine fase.

Un elemento fondamentale è il menù riguardante le tipologie tombali riscontrabili all’interno dell’area cimiteriale; questa voce, presente in maniera più approfondita anche nella Scheda di Sepoltura, è stata qui ripetuta per permettere di ricavare dei dati statistici in merito all’utilizzo di determinate strutture sepolcrali anche nei casi in cui non sia stato possibile l’approfondimento specifico di un sito con la sola compilazione della Scheda di Necropoli generica. Le tipologie compaiono nella scheda con la sigla arbitraria di classificazione che è stata scelta (S – n) e corrispondono alle varietà riscontrate con il procedere del lavoro classificatorio9.

Sotto la voce “Descrizione” è inserita una generale presentazione discorsiva del sito, della necropoli e del tipo di indagine effettuata (ad esempio se si tratta di uno scavo urbano di emergenza o meno) con l’indicazione del numero effettivo di sepolture scavate, la loro collocazione precisa rispetto all’edificio o gli edifici presenti, la presenza di corredi o qualsiasi altro elemento utile a garantire nozioni non altrimenti inseribili nella banca di dati. Questo spazio risulta quindi estremamente importante per le necropoli cui non è stato possibile compilare la Scheda di Sepoltura10.

La Scheda di Necropoli si conclude con il campo “stratigrafia orizzontale” facente riferimento al tipo di organizzazione e sviluppo spaziale delle sepolture all’interno

9 Ibidem.

10 Le descrizioni di tutte le necropoli liguri inserite si trovano allegate alla Tesi sia in formato

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12 dell’area cimiteriale, a seguito di una precisa scelta di tipo religioso e/o socio-culturale; è, difatti, possibile e frequente che si riscontrino zone specifiche adibite a personaggi di un determinato rango sociale o distinte in base all’età e/o al sesso. Nel caso in cui queste caratteristiche siano state specificate nelle pubblicazioni di scavo, tutte le informazioni a riguardo sono state inserite nella voce ‘note’ relativo, oltre che sotto la voce “Descrizione”. Va ricordato l’inserimento, a lato del campo di stratigrafia orizzontale, di un menù che specifica l’orientamento dell’edificio di culto; ciò risulta importante ai fini statistici in quanto può consentire di verificare la percentuale di coincidenza dell’orientamento degli inumati con quello della struttura religiosa di riferimento.

A terminazione della scheda sono inserite le indicazioni bibliografiche di riferimento nel caso siano necessari eventuali approfondimenti o chiarificazioni e, come corredo della scheda, è presente la voce “Documentazione allegata” che, attraverso un collegamento ipertestuale con una cartella di riferimento, permette di inserire e consultare le immagini grafiche e fotografiche scannerizzate in riferimento a tutto ciò che concerne l’area cimiteriale presa in esame.

II.II.II La Scheda di Sepoltura

Il database consente di descrivere nello specifico ogni singola tomba indagata nella necropoli, di cui ovviamente siano state trovate le informazioni necessarie durante la ricerca bibliografica. Per ognuna è stata creata e compilata una Scheda di Sepoltura all’interno della quale vengono specificati, oltre al nome o alla sigla della tomba con il secolo e la necropoli di riferimento, gli elementi costituenti la struttura tombale, la posizione occupata e il tipo di sepoltura che la caratterizza con in allegata, se presente, l’immagine di riferimento. I campi relativi alla caratterizzazione generale permettono di specificare l’esatta posizione rispetto all’edificio di culto (Esterna o Interna), in riferimento alle singole parti della chiesa, e le componenti strutturali che la distinguono, vale a dire il tipo di Vano (Ipogeo, Superficiale o Aereo)11, la Copertura, il Fondo e il Segnacolo.

Segue una parte finale riservata alle sottoschede di Sepoltura Primaria, di Sepoltura Secondaria e di Riduzione intese come elemento non più fisso ma mobile, vale a dire caratterizzato da un proprio contenitore, dalla presenza dell’inumato che assume specifiche posizioni e orientamenti nello spazio, dall’elemento di corredo.

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13 La Scheda di Sepoltura Primaria deve essere compilata qualora si ritenga che il corpo seppellito all’interno abbia subito il processo di decomposizione nello stesso luogo in cui è stato inumato e che corrisponde al luogo di rinvenimento al momento dello scavo. La Scheda si compone di tre campi compilativi principali relativi agli elementi mobili relazionati al defunto (il contenitore, la presenza di sudario o di un supporto cefalico), al corredo (con differenziazione tra Corredo Rituale e Corredo Personale) e alle osservazioni antropologiche e tafonomiche (Decomposizione in spazio Vuoto/Pieno, Orientamento del corpo, Decubito, Posizione degli arti, Sesso e Età alla morte). Non sempre queste informazioni sono specificate e per questo motivo è possibile o indicare l’assenza nel campo Note o marcare la voce “Non rilevabile”, “Non Rilevato”, “Non Determinabile” a seconda di ciò cui si fa riferimento. Qualora sia possibile vi è la possibilità di allegare le immagini riferibili allo scheletro (o agli scheletri) e al corredo.

La Scheda di Sepoltura Secondaria fa riferimento ai casi in cui la decomposizione e la conservazione dei resti scheletrici sono avvenute in due luoghi distinti. Solitamente di questa categoria fanno parte le sepolture in giacitura secondaria (Ossari) che conservano resti ossei spostati nel corso del tempo per far spazio ad un’ulteriore tomba o intercettati a seguito di lavori (anche moderni) che hanno coinvolto l’area cimiteriale. Nel database per questioni di comodità terminologica viene utilizzato il termine Ossario ogni qual volta si faccia riferimento alle Sepolture Secondarie; di queste si deve specificare la posizione rispetto alle deposizioni primarie (A Contatto, Isolata, Spazio Distinto), il numero minimo di individui ivi riconosciuti e la visibilità della struttura. In specifico si può compilare una seconda parte nella quale si analizzano eventuali selezioni delle ossa presenti nell’ossario (in base al Sesso, all’Età o ad un determinato distretto osseo), la durata nel tempo dell’utilizzo dell’ossario (Sincronico o Diacronico), la loro disposizione (Caotica o Ordinata) e la presenza o meno di corredo con relativa descrizione. Per ultimo, se le fonti a disposizione lo specificano, è possibile indicare il numero di individui maschili e femminili contenuti nell’ossario. Qualora questi dati non siano specificati i campi sono lasciati vuoti. Qualora siano presenti immagini la sezione Allegati permette di inserirle e rendere la documentazione più completa possibile.

La Scheda di Riduzione si relaziona ad una Scheda di Sepoltura e inevitabilmente ad una Scheda di Sepoltura Primaria, dato che una riduzione prevede lo spostamento del primo individuo sepolto nella tomba per far spazio ad almeno un secondo inumato. La Scheda di Riduzione registra la completezza dello scheletro (Completo, Parziale, Non Determinato) e la tipologia di riduzione, vale a dire se sono conservati alcuni distretti in connessione (Riduzione Parziale) o se il corpo è disarticolato e spostato rispetto alla

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14 posizione originaria (Riduzione Completa). Se le indagini archeologiche condotte sono risultate molto approfondite è possibile specificare il tempo trascorso tra la sepoltura originaria dell’inumato e la sua riduzione (Breve, Lungo o Non Determinabile), il numero minimo di individui ridotti, la dislocazione delle ossa e la disposizione Strutturata/Non strutturata delle stesse, il sesso e l’età dei componenti. Il campo Note presente consente di aggiungere qualsiasi altra osservazione riscontrata in bibliografia e che non può essere specificata nelle altre voci. Anche in questo caso, dove possibile, esiste la possibilità di allegare le immagini di riferimento.

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III. CONTESTI INDAGATI

III.I Le necropoli liguri considerate

La prima condizione per la scelta delle necropoli da analizzare è la collocazione di queste nei confini della regione ligure oltre al fatto che tali aree funerarie rientrassero, nell’arco cronologico stabilito, ovvero dall’età tardo-antica (IV d.C.) all’età moderna (XIX d.C.). La ricerca ha permesso di individuare almeno 89 siti archeologici utili al presente lavoro, indicati in Tabella 2, e caratterizzati per una diversa posizione geografica, dimensione spaziale, cronologia, anni di scavo e bibliografia di riferimento più o meno completa.

Grafico 2. Totale necropoli per Provincia

Il Grafico 2 mostra il numero di necropoli totali individuate per ciascuna delle quattro province liguri, evidenziando differenze dal punto di vista quantitativo, dovute per lo più al tipo di pubblicazioni ad esse legato, oltre che all’interesse archeologico che ha portato, nel corso degli anni, ad indagini più o meno approfondite. La provincia che ha garantito un’indagine archeologica più intensa e duratura nel tempo è Genova, con un totale di 37 siti, molti dei quali relazionati ad interventi urbani di emergenza12. Seguono Savona, con

12

Per quanto riguarda Genova, le pubblicazioni a riguardo degli scavi d’emergenza effettuati in occasione di lavori urbani di diverso tipo, risultano assai complete in quanto specificano per ognuno il nome della via considerata, il numero di sepolture rinvenute e l’anno di riferimento. Per le altre province ciò viene spesso a mancare, o quantomeno, non per tutti gli interventi viene specificato il nome della via e/o il numero delle sepolture rinvenute nei singoli luoghi.

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16 29 siti, ed infine, quasi a parità di numero, La Spezia ed Imperia rispettivamente con 12 ed 11 aree indagate13.

Per quanto riguarda l’identificazione di una precisa cronologia delle sepolture prese in esame si è scelto di seguire la suddivisione cronologica utilizzata per il modello regionale toscano, vale a dire un inquadramento generale in sette periodi, composti da un minimo di due ad un massimo di tre secoli ciascuno, corrispondenti in modo abbastanza preciso ai rispettivi intervalli storico-culturali14 (Tabella 1).

IV – V secolo Tarda Romanità

VI – VII secolo Alto Medioevo I

VIII – IX secolo Alto Medioevo II

X – XII secolo Pieno Medioevo

XIII – XV secolo Basso Medioevo

XVI-XVII secolo Post-Medioevo I

XVIII-XIX secolo Post-Medioevo II

Tabella 1. Periodizzazione di riferimento

In realtà le pubblicazioni inerenti le sepolture liguri hanno quasi sempre permesso di inquadrarle precisamente in uno o due secoli, ad eccezione di alcune per le quali sono indicati archi cronologici ampi che includono anche quattro o cinque secoli o definizioni generiche come ‘sepolture tardoantiche’, ‘sepolture altomedievali’ o ‘sepolture pienamente medievali’ che non hanno permesso un’assegnazione precisa a singoli secoli15. La garanzia di puntuali datazioni è dovuta quasi sempre alla presenza di strutture datate o direttamente in fase con le sepolture o ad esse adiacenti con la possibilità di determinare, così, termini ante o post quem. Le difficoltà nell’indicare cronologie specifiche, invece, derivano solitamente dalla scarsa presenza di elementi datanti all’interno delle strutture tombali e, in determinati contesti archeologici, dall’uso continuativo del sito che ha definito una complessa stratigrafia di difficile lettura con

13

Il successivo paragrafo analizzerà in modo più approfondito gli aspetti legati al territorio ligure in funzione della locazione e della cronologia dei siti indagati.

14 Si ricorda che la cronologia in singoli secoli è stata mantenuta nel database e che la cronologia

in periodi è finalizzata solo a rendere più facile la realizzazione di ipotesi interpretative, con relativi grafici, nella fase di elaborazione dei dati, che costituisce la seconda parte del lavoro di tesi.

15 In questo caso si è scelto di identificare la sepoltura come non determinabile indicando tale

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17 periodi che coprono, spesso, anche cinque secoli, provocando il sovrapporsi caotico di numerose e differenti tipologie sepolcrali.

Grafico 3. Totale sepolture per periodo

Il numero totale di sepolture per periodo varia in base al numero di scavi eseguiti e al tipo di bibliografia a disposizione e questo si evince facilmente visualizzando il Grafico 3. Da una rapida lettura dei dati riportati si può notare una netta prevalenza di sepolture riferibili al periodo bassomedievale, con un totale di 151 inumazioni, mentre risultano praticamente nulle o scarsamente rappresentate le sepolture ascrivibili al periodo Post Medievale e Alto Medievale II. Le percentuali relative alla Tarda Romanità, al periodo longobardo (Alto Medioevo I) e al Pieno Medioevo tendono ad eguagliarsi con numeri che oscillano tra le 35 e le 42 sepolture totali, in pratica una via di mezzo tra i valori fin’ora indicati come massimi e minimi.

Ogni area funeraria è solitamente connessa ad un abitato che ha svolto un ruolo originatore e/o accentratore, determinando in questo modo la nascita e lo sviluppo della necropoli stessa; a questo proposito ogni sito funerario è stato identificato come urbano, suburbano o rurale a seconda quindi della locazione cui fa riferimento. Per ciò che riguarda le necropoli liguri più della metà di quelle prese in esame è relazionata ad un contesto rurale (vedi Grafico 4).

In realtà lo sviluppo e la nascita di una necropoli è, come ovvio, relazionata alla presenza di un edificio di culto16 o, in alcuni casi, di edifici o strutture non religiose

16 Si rimanda a DE GOTTARDO (2010) , con bibliografia di riferimento, per una completa

descrizione riguardante i termini utilizzati nel database per le diverse tipologie di edificio religioso.

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18 appartenenti ad epoca romana sui quali si impostano con continuità d’uso i livelli cimiteriali tardoantichi e medievali. Spesso non è stato possibile stabilire alcun collegamento con specifici contesti religiosi, soprattutto nei casi di intervento urbano di emergenza praticati, per ovvie ragioni, in tempi brevi e non in senso estensivo, permettendo di individuare solo singole sepolture isolate o comunque difficilmente contestualizzabili alle strutture circostanti, se presenti. In questi ultimi casi è stata perciò utilizzata la classificazione di “Nessuna relazione accertata con un edificio di culto” e di “Sepoltura isolata”.

Grafico 4. Necropoli relazionate al tipo di insediamento Tot.

Urbana/Suburbana 56

Rurale 26

L’analisi ha posto attenzione anche al sesso e all’età degli inumati in relazione al numero totale di sepolture esaminate. Si ricorda che non per tutte le sepolture è stata indicata nella bibliografia di riferimento la presenza dell’inumato né tantomeno il sesso o l’età di riferimento; pertanto i risultati specificati nel Grafico 5 e nel Grafico 6 inseriscono quest’ultime nei campi “Non Determinato” e “Non Determinabile”.

Infine, per visualizzare la lista completa delle necropoli liguri esaminate nel presente lavoro si rimanda alla Tabella 217, mentre per una descrizione dettagliata con tutti i riferimenti bibliografici e immagini si vedano le Schede di necropoli allegate nella sezione finale “Appendici”.

17 In Tabella sono visualizzabili inoltre le quattro necropoli toscane aggiunte in quanto scavate tra

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19 Grafico 5. Percentuali di distribuzione delle sepolture in relazione al sesso degli inumati

Adulto 91 Infantile 46 Perinatale 13 Senex 24 Subadulto 20 Femminile 20 Maschile 52

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20

Necropoli Campagna Comune Provin

cia Insedia mento Contesto Indivi dui Sepolt ure Cattedrale S. Maria - Luni 1972-73, 1976, 1981, 1984-86, 1991

Ortonovo SP Urbana Cattedrale 16

Albisola Superiore - Alba Docilia 1957, 1969-76,2000-1 Albisola Superiore SV Villa romana

Battistero 2006-7 Albenga SV Urbana Cattedrale 2 2

Capo Don (Costa Balenae)

1937,1982- 1987, 1994

Riva Ligure IM Rurale Cattedrale

Castel gavone 2001-02, 2007 Finale Ligure SV Rurale Castello 1 1

Cattedrale e Battistero Ventimiglia IM Cattedrale e Chiostro S. Lorenzo 1966, 1987-1990 Genova GE Urbana; Suburbana Cattedrale Cattedrale SS. Pietro, Lorenzo e Colombano 1949-54, 1993, 2004

Brugnato SP Urbana Cattedrale; Abbazia; Chiesa cimiteriale

Chiesa del Santo Sepolcro

2005 Vezzi Portio SV Rurale Chiesa parrocchiale; Oratorio 2 2 Chiesa della Natività di Maria Vergine

2005 Cipressa IM Rurale Chiesa parrocchiale

1 2

Chiesa Scuole Pie 1986 Genova GE 0 1

Commenda di Prè (S.Giovanni) 1965, 1969, 1982, 1983, 1975-78, 1991, 1998-1999.

Genova GE Urbana Ospedale 20

Convento Sant'Ignazio

1988 Genova GE Urbana Convento

Corso Firenze (Convento Clarisse Cappuccine)

1998 Genova GE Urbana Convento 1 1

Corti 1993,1994,19

95

Pietra ligure SV Rurale Villaggio 3 12

Cripta di S.Michele

Genova GE

Ex piazzale ferroviario

2007 Noli SV SuburbanaSenza relazione con edificio di culto

4 4

Isasco 1952-53 Finale Ligure SV SuburbanaSenza relazione

con edificio di culto

Isola del Tinetto 1911-12, 1927, 1954-56, 1982-1984

Portovenere SP Rurale; Suburbana

(21)

21

Necropoli Campagna Comune Provin

cia Insedia mento Contesto Indivi dui Sepolt ure

Isola del Tino - S. Venerio 1952, 1960-62, 1965, 1982-83, 1984, 1987. Portovenere SP Rurale; Suburbana Monastero Luni - Foro 1970-71,1972-74, 1976, 1977, 1978.

Ortonovo SP Urbana Senza relazione con edificio di culto; Altro

Mattoni Rossi 1990 - 1991 Genova GE Urbana Senza relazione

con edificio di culto; Villa romana 10 10 Monastero del Santo Spirito (Asilo Tollot)

2004 Genova GE Rurale Ospedale; Monastero

47

Monastero S. Tommaso

1884 Genova GE Rurale Monastero 5

Necropoli di Vallecrosia

1965 Vallecrosia IM SuburbanaSenza relazione con edificio di culto 0 3 Oratorio della Misericordia (P.zza Firmafede)

2001 Sarzana SP Urbana Oratorio 11 15

P.zza Cavour 1988-89, 1994 Genova GE Urbana Senza relazione con edificio di culto 0 1 P.zza della Maddalena 1980, 1985, 1987, 1990

Genova GE SuburbanaChiesa cimiteriale

26

P.zza Matteotti (S. Ambrogio)

1975, 1985 Genova GE Urbana Chiesa cimiteriale Pieve dei Cappuccini - Finalmarina 1940-45, 1994-98

Finale Ligure SV SuburbanaPieve; Convento 3

Pieve di Zignago 1978 Zignago SP Rurale Chiesa

parrocchiale 0 1 Pieve S. Venerio (Migliarina) 1952, 1959, 1984-85, La Spezia VEDI BIBL X N. TOMBE

SP SuburbanaPieve; Abbazia

Priamàr 1903, 1956-7,

1969-73, 1976-7, 1983, 1985-90,

Savona SV Urbana Altro; Cattedrale

67 87

S. Agostino 1988, 1993 Genova GE Urbana Convento

S. Ambrogio 1950, 1981-82, 1983, 1984 Varazze SV Urbana; Suburbana Pieve 2 2

S. Andrea 1974 Sarzana SP Urbana Pieve;

Cattedrale

0 1

S. Antonino - Castrum Perti

1982, 1988-91 Finale Ligure SV Urbana Altro

(22)

22

Necropoli Campagna Comune Provin

cia Insedia mento Contesto Indivi dui Sepolt ure 39, 1970-1, 1985-86, 1987, 1991, 2003-2004 Cattedrale; Chiesa cimiteriale S. Cipriano di Calvisio

1986-88 Finale Ligure SV Rurale Chiesa parrocchiale; Cappella

S. Clemente 2002 Albenga SV SuburbanaChiesa

cimiteriale; Cappella

S. Croce del Corvo (Bocca di Magra)

2004-6 Ameglia SP Rurale Monastero; Altro; Cappella

4 4

S. Dalmazzo di Arveglio

1996, 2006 Arnasco SV Rurale Villaggio 7 6

S. Domenico 1961, 1969, 1971, 1973, 1976-77, 1984-85, 1990-1995, 1998-99, 2000-01

Savona SV SuburbanaConvento 50

S. Donato Genova GE

S. Eusebio - Perti 1949, 1956, 1966, 1978-79.

Finale Ligure SV Rurale Senza relazione con edificio di culto 24 21 S. Francesco di Castelletto (Pal. Tursi)

2003 Genova GE Urbana Convento 60

S. Fruttuoso - Capodimonte

1985, 1986, 1988-89

Camogli GE Rurale Monastero; Abbazia; Canonica

S. Giorgio di Campochiesa

1961 Albenga SV SuburbanaChiesa parrocchiale

S. Giorgio di Campomarzio

1937, 1951 Taggia IM Rurale Castello: chiesa parrocchiale 0 S. Lorenzo in Varigotti 1948-1952, 1993-4, 1996

Finale Ligure SV SuburbanaMonastero; Chiesa parrocchiale; Cappella 120 S. Maria 1983, 1987, 1989, 1990. Vezzano Ligure SP SuburbanaChiesa parrocchiale; Canonica 26 33 S. Maria alla croce 1955, 1999-2000, 2001,2006-7

Tiglieto GE Rurale Monastero; Abbazia

3 17

S. Maria delle Vigne

1990 Genova GE SuburbanaChiesa privata 0 1

S. Maria di Castello

1961-65, 1965-68,1996

Genova GE SuburbanaConvento; Canonica

86

S. Maria extra Muros

2005-06 Millesimo SV SuburbanaPieve; Chiesa parrocchiale;

(23)

23

Necropoli Campagna Comune Provin

cia Insedia mento Contesto Indivi dui Sepolt ure Chiesa cimiteriale S. Maria in Fontibus

1991-1993. Albenga SV Urbana Chiesa parrocchiale S. Maria in Passione 1939,1952-54, 1968-69, 1978-9,1995-96

Genova GE Rurale Monastero

S. Maria in Via Lata

1988, 1996 Genova GE Urbana Canonica 0 4

S. Martino (Isola Gallinaria)

1936, 1994, 1996.

Albenga SV Rurale Abbazia 1 2

S. Michele 1964-67. Albenga SV Urbana Cattedrale

S. Michele di Castrofino

2004-06 Serra Riccò GE SuburbanaChiesa parrocchiale; Chiesa cimiteriale; Cappella 29 S. Michele di Fassolo Genova GE S. Nicolao di Pietra Colice 1956-57, 2001, 2004-2006, 2007, 2008 Castiglione Chiavarese

GE Rurale Ospitale; Chiesa cimiteriale 8 9 S. Paragorio 1970,1972, 1974,1978,19 84,1987, 1990, 1993,2002-3,2005

Noli SV SuburbanaPieve; Abbazia 72

S. Pietro 1994 Camporosso IM SuburbanaChiesa

parrocchiale; Cappella S. Pietro - Lingueglietta 2002, 2004, 2005.

Cipressa IM Rurale Chiesa parrocchiale 49 31 S. Pietro in Carpignano 1975, 1987, 1989, 1993-94, 2001, 2002,2006-7 Quiliano SV Rurale; Suburbana Chiesa cimiteriale; Cappella

S. Sabina 1958, 2006 Genova GE SuburbanaChiesa

parrocchiale

3 26

S. Silvestro 1963-1993 Genova GE Urbana Monastero;

Chiesa parrocchiale

100

S. Siro 1948, 1961,

1993-94,

Sanremo IM SuburbanaCanonica; Chiesa cimiteriale

S. Teodoro (P.zza delle Erbe)

2004-6 Albenga SV Urbana Chiesa cimiteriale

19 17

S. Vittore 1955, 1956, 1958, 1963,

Albenga SV SuburbanaChiesa cimiteriale

(24)

24

Necropoli Campagna Comune Provin

cia Insedia mento Contesto Indivi dui Sepolt ure 1994.

S.Donato 1988, 2005 Varazze SV Rurale Chiesa

cimiteriale

2

Salita della Noce 1954 Genova GE Urbana Senza relazione

con edificio di culto

0 1

Salita dell'Olivella 1980 Genova GE Urbana Senza relazione

con edificio di culto Santuario della Madonna di Soviore 1988, 1989-90, 1995-96

Monterosso SP Rurale Cattedrale; Chiesa cimiteriale Santuario di N.S. della Rovere 1958, 1990, 1991, 1992 S. Bartolomeo al Mare IM Rurale SS. Cosma e Damiano Genova GE Urbana SS. Nazario e Celso 1947-8, 1959, 1963, 2005 Genova GE Chiesa cimiteriale SS. Nazario e Celso - Diano Marina 1948,1957,19 63,2005-2008

Diano Marina IM SuburbanaChiesa cimiteriale 38 25 Ventimiglia 1915-18, 1938-40, 1952-54, 1948-56, 1972, 1979, 1987-88,2006,2007

Ventimiglia IM Urbana Senza relazione con edificio di culto

32

Via Dante/Colle di S. Andrea

1908-1909 Genova GE SuburbanaSenza relazione con edificio di culto

15 16

Via Del Colle 1980 Genova GE Urbana Senza relazione

con edificio di culto

3 2

Via del Molo 1982 Genova GE Urbana Senza relazione

con edificio di culto

0 1

Via Fieschi 1973 Genova GE Urbana Senza relazione

con edificio di culto

1 1

Via Maragliano 1969 Genova GE Urbana Senza relazione

con edificio di culto

1 1

Via S. Vincenzo 1968-1971, 1985

Genova GE SuburbanaSenza relazione con edificio di culto

1 10

Via Venezia 1987-88 Genova GE Urbana Senza relazione

con edificio di culto

1

Via XXV Aprile 2005 Noli SV Rurale;

Suburbana

Convento; Senza relazione

(25)

25

Necropoli Campagna Comune Provin

cia Insedia mento Contesto Indivi dui Sepolt ure con edificio di culto

Necropoli toscane aggiunte

V. Marche 2005,2006 Pisa Pisa SuburbanaSenza relazione

con edificio di culto

122 142

Badia Pozzeveri 2011 Altopascio Lucca Rurale Abbazia; Canonica

28 28

Miranduolo 2010, 2011 Chiusdino Siena Rurale Castello: chiesa parrocchiale

38 36

Pieve di S. Alessandro

2001 Vecchiano Pisa Rurale Pieve 120 109

(26)

26

IV. L’ELABORAZIONE DEI DATI

Col presente capitolo inizia la seconda parte della ricerca che ha come fine principale quello di elaborare i dati inseriti nel database in relazione alla regione Liguria, per estrapolare ipotesi interpretative riguardanti le varie componenti dell’archeologia funeraria. Per rendere più agevole il lavoro interpretativo si è scelto di approfondire tre argomenti principali che inglobano in maniera esaustiva tutti gli aspetti concernenti i rituali e le pratiche funerarie: la tafonomia in relazione all’inumato, la struttura tombale e il corredo. Al fine di rendere l’analisi il più chiara e omogenea possibile sono state considerate, per ciascun nucleo tematico, alcune variabili fisse vale a dire il tempo, la collocazione spaziale all’interno dell’area cimiteriale e in relazione dell’edificio di culto, il tipo di insediamento, il sesso e l’età alla morte degli inumati. In questo modo è stato possibile osservare la presenza di variabili o elementi di continuità concernenti l’ambito funerario ligure deducendo ipotesi a riguardo da utilizzare, in seguito, per i confronti con le altre regioni18. Ciò è stato garantito grazie all’utilizzo di numerosi grafici e tabelle, facilmente leggibili, per i quali è stata effettuata un’analisi e una descrizione esaustiva e critica.

IV.I Gli inumati

Lo studio degli inumati e di tutti gli aspetti ad essi connessi è fondamentale in quanto “il corpo è la ragion d’essere della tomba” 19

e, a mio avviso, della necropoli stessa; le aree funerarie nascono e si sviluppano in funzione del corpo ivi sepolto che risulta, quindi, tanto importante quanto le strutture tombali e i corredi per identificare e capire gli aspetti ideologici religiosi che hanno spinto a scegliere determinati luoghi e determinate pratiche di seppellimento nel corso dei secoli.

Da questi presupposti nasce l’esigenza di analizzare alcuni aspetti fondamentali: l’orientamento (sia spaziale sia relazionato all’edificio di culto), il decubito e la disposizione di arti inferiori e superiori.

18 Per il confronto dei dati individuati per la regione Toscana e per la regione Liguria si rimanda al

capitolo V del presente lavoro.

19

(27)

27 IL DECUBITO

Uno dei primi elementi da segnalare è la posizione assunta dall’inumato all’interno della sepoltura, distinta solitamente in dorsale, ventrale o laterale a seconda che il corpo sia deposto sul terreno o sul piano d’appoggio rispettivamente con la schiena, con il ventre o con il fianco. Il Grafico 7 evidenzia una netta prevalenza di inumati posti dorsalmente (69%), con la presenza di soli tre casi proni (1%) e sei casi di deposizione in decubito laterale (2%) nel totale delle sepolture primarie rinvenute20.

69% 2% 28% 1% Dorsale Laterale ND Ventrale

Grafico 7 e Tabella 3. Percentuali e numero totale del tipo di decubito in relazione alle sepolture schedate Il decubito è stato relazionato anche al variare del periodo storico di riferimento come indicano il Grafico 8 e la Tabella 4. I dati non evidenziano rilevanti cambiamenti nel corso dei secoli in quanto le percentuali di inumati posti in decubito dorsale rimangono stabili tra il 65% e il 78%, quelle relazionate al decubito laterale variano dal 2 al 4% avvicinandosi alle ventrali comprese tra l’1 e il 3%.

Solitamente le sepolture prone sono definite ‘anomale’ e spesso sono associate a pratiche rituali volute dai viventi per esorcizzare una sorta di paura nei confronti di certi

20 Si noti però che per almeno il 28 % del totale non risulta specificato il decubito; eliminando il

numero di casi non identificabili si ricaverebbe un 98% di sepolture in decubito dorsale, quasi la totalità dell’intero campione analizzato.

Decubito Individui Dorsale 184 Laterale 6 ND 73 Ventrale 3 Tot. 266

(28)

28 individui che in vita erano ritenuti ‘pericolosi’ o emarginati per varie ragioni21

. Posizionare il volto a diretto contatto con il terreno avrebbe impedito allo spirito di uscire attraverso la cavità orale, così come si credeva accadesse in antico, evitando di infastidire la comunità anche dopo la morte22. In realtà, molte altre cause possono aver causato il posizionamento del corpo rivolto verso il basso23 e, ad ogni modo, l’esiguità del campione rinvenuto per la regione Liguria non permette di stabilire le motivazioni che hanno determinato questa scelta, sempre se intenzionale. Difatti, le tre sepolture rinvenute sono riferibili a tre siti distinti e a tre epoche diverse: l’US 8 di S. Maria a Vezzano Ligure24, databile all’IX-X secolo, fa riferimento ad un individuo subadulto deposto in fossa semplice; l’US 131, in relazione al sito di S. Croce del Corvo (Bocca di Magra), è relazionata ad una tomba in fossa semplice di XV-XVI contenente il corpo di un soggetto adulto di sesso maschile; per ultima l’US 2sd presso S. Pietro in Carpignano di VIII-IX d.C. riferibile ad un individuo adulto di sesso maschile seppellito all’interno di una cassa litica assieme ad altri 2 individui (questi in posizione dorsale). Solo per quest’ultima può essere ipotizzata una sorta di volontà specifica nel tipo di deposizione, anche se risulta insolito utilizzare una tomba di un certo livello, vale a dire una cassa litica, per la collocazione di una sepoltura di ‘disprezzo’. Purtroppo non è specificato nella bibliografia di riferimento25 se si tratta dell’ultimo corpo seppellito all’interno, informazione questa importante per determinare, per esempio, una possibile manomissione della tomba funzionale al suo riutilizzo che avrebbe causato il non consueto posizionamento dell’inumato.

21

Solitamente anche gli affetti da patologie particolari e poco conosciute (come l’epilessia per esempio), o semplicemente gli storpi, erano emarginati dalla comunità perché ritenuti “diversi” data la deformità del corpo o gli effetti psicologici particolari che si manifestavano in pubblico; anche coloro che avevano compiuti atti violenti o crimini, gli scomunicati o i suicidi erano considerati individui da evitare e per i quali, quindi, dovevano essere previste modalità di sepoltura non comuni. Per approfondimenti vedi GINZBURG (2002), WILKE (1933) e CAVALLINI (2011).

22

(GINZBURG, 2002)

23

Si ricordano come esempio le sepolture dei colerosi del sito archeologico di Benabbio (LU), morti nel 1855, i quali sono stati gettati all’interno delle fosse in maniera frettolosa assumendo spesso una posizione prona, laterale o comunque scomposta; non si tratta quindi di deposizioni anomale legate a fattori rituali quanto all’esigenza di disfarsi dei corpi nel minor tempo possibile per evitare l’espandersi di un contagio mortale (FORNACIARI, COSCHINO, & FARNOCCHIA, 2010).

24 Per la bibliografia di riferimento vedi: FRONDONI, DONATI, & ROSSINI, 2000. 25

(29)

29 Un ulteriore confronto è stato effettuato tra il tipo di decubito e l’età alla morte degli individui (Grafico 9 e Tabella 5). Una parte dei dati fa riferimento a sepolture cui non è stata specificata la relazione decubito/età nella bibliografia di riferimento; in generale, comunque, sembra prevalere il decubito dorsale nelle varie classi di età come norma di deposizione, mentre le posizioni laterale e ventrale risultano poco rappresentate e soggette molto probabilmente a casualità piuttosto che a fattori rituali intenzionali.

Dorsale Laterale Ventrale ND Tot.

IV-V 20 1 1 6 28 VI-VII 32 2 0 7 41 VIII-IX 11 0 0 3 14 X-XII 23 1 1 10 35 XIII-XV 89 3 1 43 136 XVI-XVII 10 0 0 3 13 XVIII-XIX 1 0 0 0 1 Tot. 186 7 3 72 268

Tabella 4. Dati riguardanti il tipo di decubito nei secoli

Grafico 8. Percentuali del tipo di decubito nei secoli

Età Dorsale Laterale Ventrale ND Tot.

Perinatale 2 0 0 7 9 Infantile 28 2 0 10 40 Subadulto 9 1 1 6 17 Adulto 72 3 2 11 88 Senex 20 0 0 2 22 ND 47 0 0 37 84 Tot. 178 6 3 73 260

(30)

30 Grafico 9. Percentuali del tipo di decubito in relazione all’età alla morte degli inumati

Concludendo, dai dati esposti e descritti si evince che per tutto il periodo considerato la tendenza nelle modalità di seppellimento predilige la disposizione dorsale piuttosto che quella laterale o prona, senza rilevanti differenziazioni dal punto di vista dell’età o del sesso degli inumati. Questa propensione non risulta eclatante ed è, molto probabilmente, da connettere con la volontà di immaginare la persona come dormiente in attesa della resurrezione, elemento ideologico questo strettamente legato all’ideologia cristiana. Per la precisione anche prima dell’avvento del Cristianesimo la posizione dorsale si presenta solitamente come la costante generale dato che è l’attitudine più frequente in cui si adagia un corpo sdraiato. E’ vero comunque che è solo a partire dal periodo imperiale, con un consolidamento ideologico netto solo dal Tardoantico, grazie all’avvento della religione cristiana, che il concetto di morte cambia, in quanto non più percepita come un evento da temere ma come lungo periodo di sonno cui tutti siamo destinati al fine di rinascere26. La stessa spiegazione, in realtà, potrebbe essere valida anche per le deposizioni laterali che ricordano la posizione assunta nel sonno dagli individui o quella del feto nel grembo materno; il campione ligure vede tre casi di infanti posizionati in norma laterale su un totale di sei attestazioni, che potrebbe far presupporre questo tipo di legame ideologico27.

26 Per questo argomento cfr. BERTOLACCINI (2000).

27 Si tratta dell’individuo subadulto (US 275) rinvenuto presso la Fortezza del Priamàr all’interno

di una fossa alla cappuccina di VI-VII d.C., dell’infante (US 197) dell’area archeologica di San Domenico in fossa semplice datata al XIV d.C. e dell’infante di Ventimiglia US 277 I in cassa litica di VI-VII secolo.

(31)

31 Ulteriori dati futuri potrebbero permettere l’elaborazione di aggiuntive tesi interpretative, soprattutto per ciò che concerne le sepolture prone cui, come già detto, non è possibile stabilire con certezza un legame con una volontà rituale/ideologica.

ORIENTAMENTO

Il secondo elemento relativo all’inumato che viene ad essere sottolineato è l’orientamento assunto dal corpo all’interno della fossa e in relazione all’edificio di culto28 o ad altre strutture presenti. Evidenziare questo aspetto è fondamentale in quanto può rispecchiare una specifica volontà di tipo rituale che si lega strettamente all’ideologia cristiana la quale prevedeva il posizionamento privilegiato con testa ad Ovest; l’individuo, difatti, doveva volgere la testa ad Est verso la Gerusalemme celeste in attesa del giorno della resurrezione. Spesso questa pratica, divenuta col tempo norma, poteva non essere seguita solo per motivi di tipo pratico, vale a dire a causa del diverso orientamento assunto dell’edificio che imponeva di seguire la stessa direzione anche alle fosse.

Visualizzando il Grafico 10 e la Tabella 6 si può notare la predilezione per l’orientamento dell’inumato con testa ad Ovest con un totale di 114 individui sui 266 considerati (il 55% totale); solo il 15 % sembra essere stato deposto con testa ad Est e percentuali minori risultano legate ad un posizionamento con capo a NE e N (10% ciascuno), NW (4%) e S (3%).

I dati, quindi, confermerebbero quanto detto inizialmente rilevando una evidente influenza del credo cristiano nelle pratiche di seppellimento dei corpi. I pochi casi in cui si individuano diverse tendenze sono spiegabili, il più delle volte, con la presenza di edifici, spesso preesistenti e non religiosi, che ne hanno condizionato l’orientamento. In altri casi, invece, non è stato possibile identificare la presenza di strutture che potessero aver causato un diverso tipo di posizionamento e ciò spesso in relazione a scavi di emergenza eseguiti in senso non estensivo che non hanno permesso di relazionare la fossa con delle costruzioni29.

28 All’interno del database l’orientamento dell’edificio è indicato a partire dalla facciata. 29 E’ il caso ad esempio dei diversi scavi eseguiti nel centro città di Genova o di Ventimiglia.

(32)

32 Grafico 10 e Tabella 6. Dati e percentuali relativi all’orientamento degli individui nel totale delle sepolture schedate

Sempre in riferimento all’orientamento assunto dal corpo del defunto è stata considerata la relazione che esso assume in base all’orientamento dell’edificio; i risultati sono specificati nel Grafico 11 dove le colonne fanno riferimento alla posizione della testa dell’inumato e i valori delle ascisse alla disposizione delle strutture religiose.

Innanzitutto è facilmente osservabile come siano presenti solo tre tipologie di orientamento in relazione agli edifici religiosi considerati: EW, NE-SW e NS. Lo stesso vale per i corpi che vedono solo quattro orientamenti diversificati: W, NW, NE e E.

Dall’analisi dei dati risultano delle disposizioni non del tutto canoniche rispetto alla norma cristiana nell’organizzazione delle aree funerarie a ridosso delle chiese, ovvero edifici ed inumati collocati secondo l’asse WE. Per gli edifici orientati EW l’usanza prevalente (circa il 91% del totale) era quella di disporre i defunti orientati canonicamente verso il regno dei cieli (testa ad W) e in rilevanza minore secondo l’asse NW (il 9%); in quest’ultimo caso, probabilmente, l’esiguità degli spazi rimasti ha fatto sì che si scegliessero altre disposizioni in base proprio allo spazio libero residuo, mettendo parzialmente in secondo piano l’ideologia cristiana ma comunque mantenendo la volontà di seppellire in territorio sacro e protetto.

L’unica struttura religiosa disposta in senso NE-SW è quella relativa all’Oratorio della Misericordia (Piazza Firmafede) a Sarzana e non risponde alla regola usuale anche se è probabile che insistesse su strutture preesistenti, magari riadattate in funzione della logica

Orientamento Individui W 114 NW 9 SW 4 E 31 NE 22 SE 1 N 20 S 6 n.d. 2 Tot. 266

(33)

33 cristiana, che ne hanno così condizionato la disposizione. In relazione ad essa le sepolture sono per la totalità orientate secondo l’edificio, quindi N/S o W/E30

.

In ultima analisi gli edifici disposti NS vedono una prevalenza di inumati disposti con il capo ad W (68%) e una minoranza col capo ad E (32%). Gli esempi di questo tipo rimandano ai seguenti tre siti: Luni-Foro (SP) la cui preesistenza romana ha definito l’orientamento delle strutture religiose successive; S. Clemente di Albenga (SV), il cui edificio di culto s’imposta sulle terme romane; la chiesa di S. Teodoro (SP) costruita al di sopra di alcune strutture di età imperiale.

I dati analizzati permettono di osservare come, nel campione studiato in Liguria, la posizione dell’edificio di culto sia innanzitutto difficilmente conforme alla norma generale seguita dalla religione cristiana e come, difatti, segua il più delle volte il senso di edifici preesistenti sui quali va ad imporsi, cambiando funzione, o la topografia particolare che obbliga una diversa disposizione delle strutture. Queste conclusioni dovranno essere smentite o confermate con ulteriori dati in modo da evincere se si tratti di un modello specifico per la regione o meno. Ovviamente le stesse considerazioni possono valere per le disposizioni dei corpi; in questo caso non sembra presente una predilezione per l’orientamento canonico cristiano con testa ad W, ma piuttosto la volontà di seguire le strutture degli edifici religiosi presenti.

E’ stata altresì analizzata la relazione tra orientamento dell’inumato e il sesso (Grafico 12). Sembra prevalere, per entrambi i sessi, l’orientamento con testa ad W ( 60%-78%) mentre le altre disposizioni sono rappresentate in percentuali minori comprese tra il 10 % e il 2 %. Aldilà di tutto non sembrano esistere specifiche diversificazioni nel posizionamento del corpo in funzione del sesso dell’individuo.

30

(34)

34 Grafico 11. Coincidenza tra lìorientamento dell’edificio e quello degli inumati

(35)

35 Grafico 13. Percentuali di orientamento in relazione all’età alla morte degli inumati

Età W NW SW E NE N S n.d. Tot. Perinatale 3 0 0 1 0 0 0 0 4 Infantile 16 0 0 9 2 6 1 0 34 Subadulto 10 0 0 0 0 3 0 0 13 Adulto 47 4 3 13 2 4 3 0 76 Senex 15 2 1 0 0 1 1 0 20 ND 30 2 6 17 6 1 2 64 Tot. 121 8 4 29 21 20 6 2 211

Tabella 7. Dati relazionati all’orientamento in funzione dell’età alla morte degli inumati

Il Grafico 13 con la Tabella 7 sottostante presenta i dati attinenti all’orientamento relazionato all’età alla morte. Anche in questo caso sembra prevalere per ogni classe di età la collocazione della testa ad W (con percentuali tra il 47% e il 75%), cui segue quella ad E (con valori tra il 10% e 25%) accompagnata dalle altre percentuali nettamente minori. Sembra utile osservare, comunque, che sia agli infanti, sia ai soggetti di età perinatale che ai subadulti sono associate meno variazioni di orientamento e ciò è spiegabile col fatto che vi era meno attenzione nei confronti di queste categorie che ancora non avevano avuto in vita un ruolo sociale di rilievo. Tuttavia, nonostante questa osservazione, queste variabili non sembrano legate ad un condizionamento connesso con l’età degli individui.

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36 Grafico 14. Distribuzione delle tipologie di orientamento nei secoli

W NW SW E NE SE N S n.d. Tot. IV-V 10 2 2 5 4 1 1 0 0 25 VI-VII 13 1 1 4 6 0 3 2 0 30 VIII-IX 9 0 0 3 0 0 1 0 1 14 X-XII 14 1 0 3 1 0 7 1 0 27 XIII-XV 64 5 1 11 11 0 3 3 1 99 XVI-XVII 10 0 0 1 0 0 3 0 0 14 XVIII-XIX 1 0 0 0 0 0 0 0 0 1 Tot. 121 9 4 27 22 1 18 6 2 210

Tabella 8. Dati sulla distribuzione delle tipologie di orientamento nei secoli

L’analisi della disposizione del defunto nell’arco cronologico considerato nel presente lavoro invece ha permesso di estrapolare interessanti considerazioni; i dati sono esposti nel Grafico 14 e nella Tabella 8. L’orientamento con lo sguardo verso oriente è presente dal Tardoantico fino all’età moderna con percentuali sempre molto alte che oscillano dal 40%, dei secoli IV-V, al 100% dell’epoca moderna; oscillazioni poco significative si osservano nei secoli VI-VII e X-XII d.C. quando aumentano le disposizioni con capo a N o NE, a S e a NW molto probabilmente a causa della carenza di spazi e della necessità di seppellire non in diretta connessione con l’edificio di culto. Anche la disposizione del cranio ad E risulta sempre rappresentata con percentuali poco variabili comprese tra il 18% e l’8%, fatta eccezione per il XVIII-XIX secolo quando l’unico esempio rinvenuto risulta con capo ad W.

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37 In generale, risulta evidente come in tutti i periodi si prediliga la disposizione con testa ad W e come nel corso dei secoli diminuisca la varietà nel tipo di orientamento; è probabile che le variabili registrate siano comunque legate a ragioni contingenti di sfruttamento dello spazio. Si ricorda che per il XVIII-XIX secolo è stata individuata una sola sepoltura e che quindi la relativa percentuale e considerazione annessa non deve essere ritenuta come una tendenza generalizzabile; per registrale tale dato occorre un campione più elevato che ad oggi viene a mancare.

POSIZIONE DEGLI ARTI

Sempre in riferimento al corpo all’interno della tomba è stata considerata la posizione degli arti sia inferiori che superiori, nonostante per i primi non ci sia una diversificazione così ampia come invece risulta per i secondi. Per rendere più facile il confronto dei dati liguri con quelli della Toscana si è scelto di continuare ad utilizzare il modello proposto da Marc Durand nel 198831 adottato già nel precedente lavoro di tesi. La Fig. 1 ripropone le possibili posizioni degli arti che un corpo può assumere quando viene sepolto e che sono state indicate all’interno del database, quando specificate in bibliografia32

.

Per quanto riguarda gli arti superiori essi possono essere disposti paralleli al corpo (Fig.1, n. 11), leggermente flessi appoggiati sui coxali (Fig.1, n. 22), incrociati sul pube (Fig.1, n. 33), conserti sull’addome (Fig.1, n. 44), incrociati sull’addome (Fig.1, n. 44c), incrociati sul torace (Fig.1, n. 55) e piegati sulle braccia poggiando sulle spalle (Fig.1, n. 66). Solamente quattro varianti si osservano a riguardo degli arti inferiori: distesi e paralleli (Fig.1, n.22), distesi e sovrapposti (Fig.1, n.11), flessi e appoggiati l’uno sull’altro (Fig.1, n. 33) o flessi asimmetricamente (Fig.1, n. 44) e disposti fetalmente (Fig.1, n. 55).

31 (DURAND, 1988)

32 Bisogna ricordare che anche per questo aspetto le pubblicazioni di scavo risultano molto

approssimative citando magari solo la posizione degli uni o degli altri; in altri casi ancora viene completamente a mancare qualsiasi tipo di riferimento. I dati esposti devono quindi tener di conto della non omogeneità dei risultati nei diversi secoli o in relazione alle categorie considerate in questo paragrafo.

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38 Fig. 1 Posizioni arti superiori ed inferiori dal modello Durand (1988)

Analizzare come le disposizioni degli arti variano nei secoli è importante per capire l’ideologia rituale che può stare alla base di queste diverse scelte. Le tendenze principali connesse con la posizione delle braccia evidenziate in Liguria nei diversi secoli sono visibili nei Grafici 15-16-1733e nella Tabella 9. Le braccia disposte lungo i fianchi dell’individuo sono sempre rappresentate fatta eccezione per l’VIII-IX secolo e il periodo moderno; le percentuali sembrano per il resto dei periodi rimanere costanti con un picco durante il XIII-XV, quando i casi riscontrati sembrano aumentare notevolmente. Molto meno frequente risulta la volontà di seppellire il corpo adagiando le braccia con le mani appoggiate sui coxali; guardando il grafico, infatti, è facile osservare come questa variante sia presente in modo cospicuo solo ed esclusivamente durante il IV-V secolo per poi scomparire nei secoli successivi. Le braccia conserte sull’addome invece sembrano particolarmente presenti nei secoli centrali dal VI al XV secolo con una mancanza durante il X-XII secolo; casi meno numerosi sono stati rilevati nel Tardoantico e in epoca rinascimentale. La posizione delle braccia incrociate sull’addome è assente dal IV al IX, mentre risulta più utilizzata tra il X-XII con una lieve diminuzione nei secoli successivi.

33 In relazione al XVIII-XIX secolo non sono state individuate sepolture cui fosse specificata la

posizione degli arti superiori, pertanto durante la fase descrittiva e di elaborazione dati non sarà considerato questo periodo.

Figura

Tabella 1. Periodizzazione di riferimento
Tabella 2. Elenco dei siti liguri e toscani inseriti nel Database
Tabella 4. Dati riguardanti il tipo di decubito nei secoli
Tabella 7. Dati relazionati all’orientamento in funzione dell’età alla morte degli inumati
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