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Trascorre le sue giornate occupandosi degli affari del padre e studiando per immatricolarsi all’università

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Academic year: 2021

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Introduzione

Arnold (Enoch) Bennett nasce il 27 maggio 1867 vicino Hanley, nella contea dello Staffordshire, in Inghilterra. Primogenito di una famiglia appartenente alla media borghesia e seguace della dottrina wesleyana, viene incoraggiato a dedicarsi ad attività artistiche come la musica e la lettura. Bennett lascia gli studi ancora sedicenne per lavorare come contabile presso l’ufficio legale del padre, che era stato maestro di scuola, artigiano e avvocato in una delle cinque città dello Staffordshire. Trascorre le sue giornate occupandosi degli affari del padre e studiando per immatricolarsi all’università. Riesce a superare gli esami di ammissione, ma non si iscrive e, appena maggiorenne, contro la volontà della famiglia si trasferisce a Londra per fare lo stenografo e tentare la carriera di scrittore. La sua gavetta comincia con articoletti che trattano delle linee dei tram o dei caffè apparsi sullo Staffordshire Sentinel. Una volta ambientatosi nella grande città, comincia a scrivere seriamente e arrivano i primi successi nel campo lavorativo. Nel 1893 diventa viceredattore e tre anni dopo caporedattore di un settimanale per donne, sul quale firma articoli di varia natura.

Da questo momento la carriera di Bennett comincia a progredire velocemente. Il primo romanzo, A Man from the North (1898), narra di un emigrante che arriva a Londra dal nord della nazione e si insedia nella città che rispecchia in piccolo la Parigi di quell’epoca. I personaggi di Bennett vengono attirati da quest’ambiente libertino, si confondono nei luoghi e nei locali della città, ma non sono i classici bohemien. Cercano un’ascesa letteraria e professionale, ma senza riuscirvi. Il protagonista di questo primo romanzo è solo, non possiede legami affettivi o di parentela; è uno sbandato e conduce una vita sregolata. Nel romanzo si parla anche di un altro uomo che ha tentato la strada della scrittura ma ha fallito.

Entrambi i personaggi decidono di scrivere un romanzo che credono possa fare scalpore, ma l’autore li ritrae ironicamente, ed è infatti emblematico che uno dei due protagonisti muoia prima ancora di aver cominciato a scrivere il libro. Il

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primo romanzo di Bennett si colloca al di fuori della tradizione satirica o umoristica, come sostiene Franco Marucci, che lo definisce “un piccolissimo picaresco, un’odissea del commesso, dell’impiegato, e dello stenografo”1. Con ovvi risvolti autobiografici: Bennett è lo stesso Richard che si trasferisce nella grande città in cerca di successo nella scrittura.

Nel 1902 esce The Grand Babylon Hotel che rappresenta una novità. Non c’è più come protagonista il giovane uomo, chiaro alter ego di Bennett, e la presenza autoriale è meno sentita e più distaccata. I personaggi sono quasi delle marionette, sottoposte a una profonda analisi introspettiva. Inoltre, l’atmosfera si arricchisce di una nota poliziesca per la presenza in scena di un cadavere. Pian piano l’intreccio si scioglie e il lieto fine introduce un’aura quasi fiabesca: il colpevole muore e gli equilibri si ristabiliscono. Nello stesso anno esce anche Anna of the Five Towns. Qui Bennett si guarda indietro e riprende la figura di Richard, di A Man from the North, e la trasferisce in un personaggio femminile imprigionato nel suo microcosmo nativo. A differenza di ciò che accade in A Man from the North, qui Bennett si sofferma maggiormente sul luogo di provenienza del personaggio femminile, Anna Tellwright. Marucci definisce l’opera come una parodia del romanzo vittoriano decentrato e della provincia. L’oppressione di Anna scaturisce dal luogo in cui vive, Bursley, una cittadina in cui vige un rigore metodista, che Bennett, da ateo, non può che detestare. Il fanatismo religioso di queste zone industriali e minerarie che si mischia all’ormai dominante etica capitalista. Anna è combattuta tra il dovere verso il padre e l’amore che prova nei confronti di un giovane uomo in società col padre. Alla fine sposa il giovane, ma si rende conto di amare un altro uomo. Più tardi Anna comprenderà un’amara verità: essere donna significa compiere delle rinunce, grandi o piccole che siano.

Nel 1906 esce Hugo, che si colloca sulla scia di The Grand Babylon Hotel. È un poliziesco che ruota attorno a tre fratellastri intenti a disputarsi la mano di una commessa. Uno di questi è un villain che, per avere la donna, mette in scena mille

1 F. MARUCCI, “Arnold Bennett. L’album delle fotografie vittoriane”, in F. Marucci, Storia della letteratura inglese. Dal 1922 al 2000, Firenze, Le lettere, 2011, p. 97.

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trucchi e stratagemmi che a loro volta ne mettono in moto altri. Sullo sfondo troviamo il grande magazzino che soddisfa ogni desiderio ed esigenza della vita dell’uomo.

The Grim Smile of the Five Towns, che esce nel 1907, è una serie di racconti ambientata in uno scenario contemporaneo, ma non ha al suo centro l’idea della paralisi del protagonista. All’interno di questa comunità si cerca di migliorare la propria vita materiale, anche se Bennett stavolta sembra volerne proporre una demistificazione. È una commedia, o forse una satira feroce, sulla caduta degli ideali. Il declino del romanticismo e il trionfo del materialismo sono ormai dati consolidati e ineluttabili.

La strada imboccata dallo scrittore, quella della saga che ha al suo centro la vita quotidiana della famiglia borghese più in vista della cittadina, come nel caso di Anna Tellwright; attorno ad essa fanno da sfondo il fornaio, il medico, il farmacista, e i punti di riferimento sono la piazza principale e la cappella metodista. Un’anticipazione del capolavoro di Bennett: The Old Wives’ Tales del 1908, il “più bello e intenso di tutti i romanzi di Bennett, cui si può assegnare la palma del più grande romanzo edoardiano inglese”2 secondo Marucci. The Old Wives’ Tale può essere descritto come “l’ultimo dei romanzi saga-vittoriani dopo la fine ufficiale e temporale del vittorianesimo”3. Il fatto che Bennett abbia scritto un romanzo che possiamo definire ‘retrodatato’; per il suo stile è sintomatico di una caratteristica del vittorianesimo, quella di essere atemporale. Il percorso letterario intrapreso e portato avanti nel tempo con continuità dallo scrittore, seguace di un genere particolare, lo ritroviamo anche in The Old Wives Tales. La struttura di quest’ultimo infatti la potremmo definire a ‘matriosca’, in quanto è presente una suddivisione in libri che a sua volta si aprono in capitoli e sottocapitoli più piccoli. Il tessuto del romanzo è intrecciato di particolari, di dettagli, a prima vista poco importanti, ma che col tempo si rivelano decisivi per definire ad esempio le personalità delle due sorelle. La ricchezza che si trova nelle

2 Ibidem, op. cit., p. 102.

3 Ibidem, p. 102.

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attente descrizioni degli oggetti o dei movimenti delle protagoniste, torna anche nell’azione, nel movimento della trama, che appare lenta, addirittura statica.

Questa struttura tradizionale lo avvicina anche al romanzo storico. Bennett è molto bravo a scandire il tempo con vaghe allusioni, tali che ci permettono indirettamente di tracciare un arco sequenziale entro cui si snoda la trama. Essa percorre gli anni che vanno dal 1862 fino al periodo contemporaneo della stesura del romanzo. Bennett rivela una visione della storia che possiamo definire nostalgica o melanconica. Constance e Sophia vengono descritte come due persone molto diverse, ma accumunate da uno stesso destino. Il romanzo infatti segue la vita di entrambe attraverso due strade differenti, che condurranno a un’uguale amara disillusione nei confronti della vita.

Nel frattempo, quando le sue opere sono diventate ormai una produzione di consumo, Bennett aveva accumulato denaro ed era diventato ricco. Alla fine del secolo era ancora in cerca di uno stile, di un genere che potesse soddisfarlo, e si guardava bene dall’utilizzare formule già ampiamente abusate. La fama gli permise di affermarsi anche come recensore, dapprima per la rivista New Age e in seguito per l’ Evening Standard. Dal 1920 in poi, Bennett era ormai diventato un personaggio pubblico come ci dice Tom Henthorne4. A differenza dei suoi colleghi coevi, Bennett appare anacronistico e obsoleto come ci viene indicato da Jason B.

Jones: “Arnold Bennett seems obsolescent, even anachronistic: a proud realist in a literary culture increasingly skeptical of realism’s aesthetic, moral, and epistemological claims”5. Anche Kurt Koenigsberger lo definisce un outsider:

“Despite his deep sympathies for things Continental and a mild contempt for narrowly English cultural and political views, Arnold Bennett and his work came to be regarded as essentially provincial over the course of the twentieth century”6.

4 T. HENTHORNE, “‘Stench!’ Arnold Bennett’s End and the Beginning of ‘Finnegans Wake’, in Twentieth Century Literature, Vol. 54, 1, 2008, pp. 31-46.

5 J. B. JONES, “Revisiting ‘Mr. Bennett’: Pleasure, Aversion, and the Social in The Old Wives’

Tale and Riceyman Steps”, in English Literature in Transition 1880-1920, Vol. 46, 1, 2003, p. 29.

6 K. KOENIGSBERGER, “Elephants in the Labyrinth of Empire: Modernism and the Menagerie in The Old Wives’ Tale”, in Twentieth Century Literature, Vol. 49, 2, 2003, p. 131.

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In una famosa dichiarazione in Mr. Bennett and Mrs. Brown (1924), Virginia Woolf riporta le parole utilizzate da Bennett in un articolo in cui egli affermava l’inesistenza di giovani scrittori capaci: “The foundation of good fiction is character-creating and nothing else...Style counts; plot counts; originality of outlook counts. But none of these counts anything like so much as the con- vincingness of the characters. If the characters are real the novel will have a chance ; if they are not, oblivion will be its portion...”; e continua concludendo

“we have no young novelists of first-rate importance at the present moment, because they are unable to create characters that are real, true, and convincing”7. In risposta a tale critica, la Woolf procede effettuando una suddivisione degli scrittori in due: edoardiani e georgiani. Da una parte Wells, Bennett, e Galsworthy che etichetta come edoardiani; e dall’altra parte Forster, Lawrence, Strachey, Joyce, e Eliot classificati come georgiani come ci dice Simon Joyce8. Il primo gruppo di scrittori, gli edoardiani, sembrerebbe più eterogeneo e meno contemporaneo in senso stretto; mentre l’altro, quello dei georgiani rimarrebbe più ancorato alla materia della forma e dello stile, e come dice S. Joyce: “each can be identified with the Georgian writer [who] had to begin by throwing away the method that was in use at the moment”9. Secondo la Woolf, gli scrittori edoardiani si caratterizzano per il culto della descrizione dettagliata, la caratterizzazione esterna e l’insistenza sui legami sociali, metodo, questo, che secondo la scrittrice è antiquato. La Woolf, nella sua critica, parla anche di un cambiamento avvenuto nell’uomo: “the effect that on or about December 1910 human character changed”. Ci tiene a precisare che “the change was not sudden and definite like that”10. La data fa riferimento all’inaugurazione della prima esposizione post- impressionista tenutasi a Londra dall’amico di Virginia Woolf, Roger Fry.

L’analisi operata dalla Woolf in risposta alle affermazioni di Bennett ruota attorno

7 V. WOOLF, Mr. Bennett and Mrs. Brown, London, The Hogarth Essays, 1924, p. 3.

8 S. JOYCE, “On or about 1901: The Bloomsbury Group Looks Back at the Victorians”, in Victorian Studies, Vol. 46, 4, 2004, p. 633.

9 Ibidem, p. 633.

10 V. WOOLF, Ibidem, p. 4.

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al fatto che le caratteristiche della scrittura vittoriana sembrerebbero ritrovarsi negli scrittori edoardiani, ma in questo gli scrittori edoardiani hanno fallito, effettuando un taglio netto con il passato, come ci dice S. Joyce. La Woolf, infatti, sostiene che Bennett non sia in grado di andare al di là della caratterizzazione esterna dei suoi personaggi. La scrittrice, come ci dice J. B. Jones, critica questa lacuna presente nei racconti bennettiani, ponendola a confronto della ricchezza delle caratterizzazioni presenti nei racconti moderni. La Woolf sostiene che i personaggi di Bennett vivono in una dimensione esclusivamente materiale. Come ci riporta Robert Sawyer, la Woolf “was able to reject realism, or in her terms, the

‘materialism’ of writers such as H. G. Wells, Arnold Bennett e John Galsworthy”, perché più interessanti “not with the spirit but with the body”11. Sawyer continua dicendo che dal punto di vista della scrittrice i loro lavori si focalizzano di più su

“unimportant things”12. A sua volta Bennett accusò la scrittrice di non scrivere seguendo una grammatica corretta e di indugiare in caratterizzazioni poco rilevanti. Egli ricevette delle critiche anche da parte di Ezra Pound, Wyndsham Lewis e Henry James. Quest’ultimo gli contestava la disposizione dei fatti all’interno dei romanzi. Questa disposizione “non aveva senso, non aveva un interesse o una direzione precisa”13. Bennett realizzava delle fotografie non dei romanzi. La presenza autoriale all’interno del testo è poi molto invadente soprattutto quando il plot segue un punto di vista preciso, ma distinto, come nel caso delle due sorelle in The Old Wives’ Tale. Tali critiche hanno rilegato l’autore in posizione periferica rispetto ai canoni innovativi e sperimentali che si stavano affermando nel XX secolo. Anche più tardi, dopo il 1930, Bennett rimase ancorato alla tradizione, a ciò che per lui sembrava importante, non legandosi quindi a uno stile nuovo, diverso, che gli conferisse originalità. The Old Wives’ Tale sembra confermare la sua posizione ai margini del modernismo. Il testo, come ci dice

11 R. SAWYER, “Virginia Woolf and the Aesthetics of Modernist Shakespeare”, in South Atlantic Review, Vol. 74, 2, 2009, p. 5

12 Ibidem, p. 5.

13 F. MARUCCI, op. cit., p. 94.

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Koenigsberger, “narrates personal and cultural histories of industrial Staffordshire (the ‘Five Town’ now comprising Stoke-on-Trent), and its adherence to conventions of realism and its regional subject matter reinforce Bennett’s reputation as a novelist of provincial imagination”14. Bennett ricevette anche critiche pesanti per opere che vennero considerate oscene o volgari. Ciò fu alimentato anche da certe scelte esistenziali. Nel 1921 Bennett si sposò con Marguerite Soulie, separata, e in seguito instaurò una relazione con l’attrice Dorothy Cheston, una giovane donna che aveva quasi la metà dei suoi anni e con la quale ebbe anche un figlio. La morte di Bennett, nel 1931, avvenne a causa del tifo, contratto molto probabilmente attraverso un bicchiere o forse due (come viene suggerito dalla moglie) contenente acqua contaminata. Anche la morte di Bennett fu oggetto di interesse pubblico, in particolare ad opera di Joyce che in Finnegans Wake (1927) piuttosto che rappresentare Bennett, semplicemente attraverso una caricatura, sfruttò la storia della sua vita e della morte per sviluppare il tema della degenerazione.

Al di là delle critiche non sono mancate le approvazioni, volte, ad esempio, a valorizzare le solidità strumentali delle opere bennettiane. Secondo Marucci, le varie tecniche utilizzate da Bennett per favorire lo scorrimento dell’azione, ma anche per soffermarsi su certi aspetti, possono essere assimilate a certi accorgimenti propri dei modernisti. Le critiche nei confronti di Bennett sono state altalenanti nel corso degli anni. “Not surprisingly, a frequent charge made against him was that he wrote Potboilers”15. A tal proposito cito le parole di E. E. Stevens riprese a sua volta dalla rivista Critical Heritage: “The argument that any writer who is prolific can be no better than a popular writer is patently illogical, but has anyone claimed that critics really needed to pay undue attention to the constriction

14 K. KOENIGSBERGER, “Elephants in the Labyrinth of Empire: Modernism and Menagerie in

‘The Old Wives’ Tale’”, in Twentieth Century Literature, Vol. 49, 2, 2003, p. 131.

15 E.E. STEVENS, “Two Excellent Assessments of Bennett the Man and the Artist”, in English Literature in Transition, 1880-1920, Vol. 25, 3, 1982, p. 187.

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of logic”16. Il fatto che qualunque scrittore prolifico potesse arrivare ad aspirare al massimo all’etichetta dello scrittore popolare è una cosa evidentemente illogica, ma del resto i critici non devono prestare attenzione alle costrizioni della logica stessa. “In response to his critics [...] Bennett pointed out that the term ‘potboiler’

is used correctly to describe a work written expressly and solely for money;

whereas most writers write for money, serious writers do not write solely for money. Serious writers produce the best work they can, and hope to make a living out of it”17.

Bennett, è particolarmente interessato all’individuo oppresso, legato al suo ambiente nativo, che sogna di evadere, ma che è costretto ad aspettare il suo momento, che lo porterà a realizzare i propri sogni. Il personaggio tipico di Bennett è il sognatore per eccellenza, il romantico, i cui sogni vengono però infranti dalla realtà delle cose, dagli eventi e dalle persone. In A Man from the North, il giovane emigrante Richard si mostra da subito innamorato della grande città. Londra sembra vestire i panni di una donna, sensuale, votata al piacere, provoca il protagonista, ma la sua educazione sentimentale, lo rende inconcludente, incapace di cogliere l’attimo. L’incapacità di agire di Richard lo renderà un uomo comune, mediocre, sicuramente non l’uomo che avrebbe voluto essere. È proprio questo aspetto dei personaggi di Bennett che viene spesso criticato dagli altri scrittori. I suoi protagonisti non riescono ad emergere, sono intrappolati in un mondo dal quale non avranno che delusioni o solo una vita passabile, insignificante. I suoi gusti sono definiti “borghesi, retrivi e filistei”18, e i modernisti gli fanno notare di essere “un’esteta non spasmodico”19. È benestante e non lo nasconde, coltiva la passione per gli yachts e le automobili. È socievole, ma al tempo stesso anche burbero, volubile ed estroso nell’abbigliamento e nell’aspetto fisico. Indossa camicie “candidissime e inamidate, papillons e

16 Ibidem, p. 187.

17 Ibidem, op. cit., p. 187.

18 F. MARUCCI, op. cit., p. 94.

19 Ibidem, p. 94.

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cravatte a pois, aveva baffi brizzolati e ciuffo da gagà”20. Non a caso, era un ammiratore di D’Annunzio. Alcuni gli obiettano di non essere un vero modernista, ma solo una macchina che sputa parole. Altri ancora lo accusano di non riflettere in modo appropriato l’ascesa del movimento operaio nelle potteries21 o di non aver ritratto oggettivamente la “comune parigina”22. Lawrence, ad esempio, lo criticava per la rappresentazione di personaggi che non erano in grado di ribellarsi realmente. Secondo Kurt Koenigsberger le trame di Bennett, che si legano all’ambiente industriale della contea dello Staffordshire, e la materia regionale, rinforzano ancor di più sia la sua reputazione di narratore provinciale, sia la sua adesione alla corrente del realismo. Gloria G. Fromm23, invece, sostiene la modernità della narrativa di Bennett, anche se ci dice che Hepburn, in un appendice a un suo libro, parla della grande volubilità dello scrittore e di come questa lo abbia frenato nella ricerca di una sua strada, di un suo genere. Ciò che effettivamente potremmo rimproverargli è di non essersi ribellato all’etichetta di tradizionalista. Dall’altra parte, però, il genere che più si addiceva alla sua personalità era proprio quello delle opere che hanno avuto successo, e il realismo bennettiano, la sua diffidenza per le sperimentazioni e le imprese sgargianti e velleitarie, hanno contribuito a formare un autore incapace di sconvolgere il quadro culturale del suo tempo, ma almeno perfettamente idoneo a rappresentarlo chiaramente, con precisione ed eleganza.

20 Ibidem, p. 94.

21 Per potteries si intendono manufatti in ceramica o fabbriche di ceramiche. The Potteries rappresenta anche il distretto della contea di Stafford, famoso appunto per le sue ceramiche.

22 Per ‘comune parigina’ si intende il cosiddetto governo democratico-socialista vigente a Parigi per un breve periodo nel 1871.

23 G.G. FROMM, “Remythologizing Arnold Bennett”, in Novel: A Forum on Fiction, Vol. 16, 1, 1982, pp. 19-34.

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I capitolo

1. La struttura

La retorica classica può esserci sicuramente d’aiuto per comprendere al meglio un’opera letteraria. A tal proposito Bice Mortara Garavelli24 riprende le strutture portanti della retorica greca e romana, e proprio attraverso l’aiuto di quest’ultime procederò a un analisi del testo di Bennett.

La prima abilità richiesta al narratore/oratore riguarda la capacità di inventare, di trovare argomenti veri o verosimili. La seconda riguarda invece la disposizione, ovvero “l’ordinamento e la distribuzione degli argomenti; essa si occupa del luogo che ciascuno di essi deve occupare”25. La terza è l’eloquio, “l’uso delle parole e delle frasi opprtune in modo da adattarsi all’invenzione”26. La quarta è rappresentata dalla memoria che “è la tenace presenza del pensiero degli argomenti, delle parole e della loro disposizione”27. L’ultima, infine, è la dizione,

“la capacità di regolare in modo gradito la voce, l’aspetto, il gesto”28.

Prenderò in considerazione solo le prime tre categorie, in quanto pertinenti con l’analisi del testo letterario romanzesco. Riguardo all’invenzione, va preso in considerazione quanto osserva G. Fromm29, a proposito della nascita di The Old Wives’ Tale. Il racconto risalirebbe agli inizi del 1903. A Parigi, dove Bennett si era stabilito per un certo periodo, una sera, recatosi in un locale dove era solito cenare, Duval’s, trovò al tavolo seduta al suo posto una donna di mezza età, adornata con accessori e ammennicoli vari. Il primo pensiero di Bennett, riportato nel giornale il giorno seguente all’incontro, fu che la sua cena era stata rovinata.

La donna si spostò con tutte le sue cose da un tavolo a un altro e da un altro

24 B. MORTARA GARAVELLI, Manuale di retorica, Milano, Studi Bompiani, 1993, p. 59.

25 Ibidem, p. 59.

26 Ibidem, p. 59.

27 Ibidem, p. 59.

28 Ibidem, p. 59.

29 G. FROMM, op. cit., p. 23.

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ancora. Chiaramente era una maniaca, pensò Bennett. Per fortuna riuscì a salvare la sua cena e dopo che tutti nel ristorante avevano sogghignato per la bruttezza della donna e per la confusione creata dai pacchetti che portava con sé, Bennett riuscì a conquistare un certo distacco dalla curiosa signora. Qualche tempo dopo, cominciò a pensare alla vita della donna, a come doveva essere stata da giovane, e ad immaginare che avesse avuto anche una sorella. Pensò che una delle due aveva condotto una vita normale, si era sposata ed era rimasta vedova, finendo poi per vivere con la sorella.

Oltre allo spunto biografico, secondo J. B. Jones30, l’origine di questo racconto si deve all’influsso del romanzo Une Vie di Guy de Maupassant del 1883, in cui si racconta delle delusioni di una donna che si butta in progetti azzardati per poi ritrovarsi a mal partito anche nella sua vita romantica. Come sostiene J. B. Jones, Bennett prese l’idea da Maupassant e diede a The Old Wives’ Tale due eroine:

Constance, che riprende il personaggio di Maupassant e Sophia, creazione più temeraria. Bennett nella prefazione al suo racconto dice: “every stout ageing woman was once a young girl with the unique charm of youth” e che “the change from the young girl to the stout ageing woman is made up of an infinite number of infinitesimal changes, each unperceived by her”31. Ogni donna matura e forte una volta era una ragazza, il cui unico fascino era dato dalla gioventù; il passaggio dalla gioventù alla maturità avviene attraverso un numero infinito di cambiamenti impercettibili alla donna stessa.

Per quanto concerne la seconda qualità, la disposizione degli argomenti, ci si accorge da subito che The Old Wives’ Tale presenta una struttura articolata in quattro libri principali, suddivisi ognuno in capitoli che a loro volta presentano all’ interno altre piccole scansioni che potremmo definire temporali, ma di cui mi occuperò più avanti. Ad ogni libro è stato dato un titolo principale e così anche ai capitoli che si dividono al suo interno, mentre le suddivisioni interne possiedono

30 J. B. JONES, op. cit., p. 32.

31 A. BENNETT, The Old Wives’ Tale, London, Everyman’s Library, 1963, p. vii. Tutte le citazioni dal romanzo provengono da questa edizione.

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semplicemente una numerazione. I primi tre libri sono intitolati rispettivamente Mrs. Baines, Constance e Sophia. L’ultimo libro, il quarto porta il titolo What Life Is. Il primo fra tutti, quello che porta il nome della signora Baines, si suddivide in un primo capitolo, intitolato The Square, che ci presenta due giovani sorelle, una di nome Constance e l’altra Sophia Baines. Sono due donne comuni, due persone ordinarie, presentate all’interno di un mondo che cambia a seconda dei loro mutamenti, come ci dice P. N. Siegel, con lentezza, metodo, ineluttabilità32.

Infine, l’elocuzione, terza ed ultima componente della retorica presa in considerazione, ci appare senza dubbio particolareggiata e attenta. Il narratore nelle prime pagine svolge una descrizione dettagliata dell’ambiente in cui vivono le due sorelle. All’inizio del racconto il narratore anticipa da subito che entrambe le sorelle non badano alla loro situazione e, del resto, non ne sono mai state consapevoli. Per adesso non ci viene riferito altro riguardo alla condizione in cui versano. La descrizione del luogo in cui vivono con la famiglia è molto dettagliata, poiché il narratore affronta l’argomento partendo dal più piccolo particolare che possa interessare al lettore, ovvero della posizione quasi esatta che ricopre la famiglia sulla superficie terrestre, il 53° parallelo di latitudine. Di qui la descrizione si restringe fino a parlare del fiume Trent che si trova leggermente a nord rispetto alla posizione della famiglia, nel mezzo dell’Inghilterra, indicandoci anche la presenza degli altri fiumi vicini ed esso, e soffermandosi a parlare di come i loro nomi suggeriscano tranquillità e rispecchino quindi, le caratteristiche di questi luoghi. Ed infatti, egli precisa che in questa regione la popolazione non vede di buon occhio l’eccesso, ma preferisce piuttosto la moderazione e la discrezione. A prima vista il lettore è colpito dalla descrizione dettagliata del luogo e dalle anticipazioni operate dal narratore riguardo ai due personaggi principali e all’ambiente naturale e sociale di questa contea. All’inizio, il racconto procede attraverso brevissime descrizioni dei due personaggi femminili che si

32 P. N. SIEGEL, “Revolution and Evolution in Bennett’s The Old Wives’ Tale”, in: Clio: An Interdisciplinary Journal of Literature History, and Philosophy of History, Vol. 4, 2, 1975, pp.

159-172.

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alternano a resoconti ambientali. Poco più avanti, viene indicato il nome della contea in cui vivono Constance e Sophia, la Staffordshire. Regione che ci viene descritta dal narratore attraverso una rappresentazione particolareggiata dell’ambiente campestre e tranquillo, con tanto di riferimenti storici, come ad esempio quello alla dominazione romana. Il narratore rappresenta, dunque, il punto di vista dominante, onnisciente all’interno del racconto, proprio perché gli elementi descrittivi che egli fornisce al lettore sono puntuali, minuziosi e perché si permette di giudicare non solo gli atti, ma anche i pensieri delle protagoniste.

Tuttavia, il suo punto di vista è condizionato da quello degli altri, dalla mentalità collettiva. Non a caso, infatti, il narratore assume la prospettiva degli altri personaggi dando talvolta la parola ad essi oppure prestando a loro la sua voce, per riassumerne i pensieri, o i discorsi o citandoli indirettamente. La sua presenza nel racconto rappresenta una focalizzazione interna, la quale, inoltre, si presta bene al cosiddetto discorso indiretto libero. Attraverso una focalizzazione mobile, il narratore assume di volta in volta il punto di vista diverso a seconda del personaggio in cui si immedesima, e la variazione da un personaggio ad un altro è condizione ottimale per un discorso indiretto libero.

1.1. Fabula/intreccio

La scelta operata dal narratore di intitolare il primo capitolo del primo libro The Square sottolinea la volontà di dedicarsi alla descrizione dell’ambiente. Partendo dalla piazza, il narratore restringe lentamente il campo visivo fino ad inquadrare il negozio dei Baines che domina le restanti botteghe facenti parte della piazza. In quest’ambiente, provinciale e tranquillo, sono cresciute Constance e Sophia, figlie di John Baines e signora. Il padre, gravemente malato, è costretto a letto. Sophia è una ragazza dal viso amorevole che mal riesce a controllare il riso. Ha un atteggiamento fiero, è orgogliosa, sveglia e determinata. Constance, la maggiore, è diversa, più remissiva e seria rispetto alla sorella minore. Vengono presentate mentre spiano dalla finestra dello stanzino di prova la loro domestica Maggie,

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agghindata in abiti nuovi, intenta nell’attraversare la piazza con il nuovo fidanzato. Sophia vorrebbe continuare a studiare per diventare un’ insegnante, ma la madre vuole che lasci la scuola per dedicarsi, come Constance, all’attività del negozio. Sophia discute sia con la madre che col padre, tanto che il terzo capitolo è intitolato The Battle.

Un giorno, Constance, la madre e Mr. Povey si recano a vedere un elefante ucciso e lasciano a Sophia il compito di vegliare il padre. Viene poi introdotto Mr. Povey, un ragazzo ordinario, del quale si evoca il suo mal di denti. È un giovanotto mingherlino, universalmente stimato, un surrogato del padre delle ragazze che lavora nel negozio come apprendista. Degli assistenti è l’unico che dorme a casa Baines e ogni giovedì e sabato cena con la famiglia e i giorni restanti da solo, ma sempre al tavolo dei Baines. Capiamo da subito che c’è un interesse reciproco tra Constance e Samuel Povey e ciò si scopre in occasione del mal di denti di cui ho accennato prima. Tornando al giorno in cui la sorella e la madre si recano a vedere l’elefante con Mr. Povey, Sophia, rimasta a casa, nota un giovane di bell’aspetto che si dirige verso la loro bottega. Il giovane è il rappresentante di una delle più rinomate ditte di Manchester. Sophia si attarda a parlare con l’uomo e quando torna in camera da letto dal padre, lo trova già morto. Sconvolta, chiama subito Mr. Critchlow. Ammette di essersi allontanata dalla camera, e subito Critchlow capisce che il motivo per cui è uscita dalla stanza è stato Mr. Scales. Crithlow è un amico di vecchia data di John Baines, gli va a far visita tutte le settimane e rimane con lui, nella sua stanza da letto un giorno intero. Quando Mrs. Baines arriva a casa, Critchlow le dice che Sophia ha lasciato cadere il padre dal letto. Sophia cerca di giustificarsi e la madre; con tono calmo e di benevolenza le dice di non abbracciarla.

Dopo il funerale, Sophia ha nuovamente l’occasione di rivedere Mr. Scales. Il giovane è a sedere sugli scalini del negozio, in attesa di incontrare qualcuno della famiglia Baines. Finge di essere stato aggredito e Mrs. Baines lo fa entrare in casa.

Il giorno dopo, Sophia si reca in biblioteca per restituire un libro, quando il giovane Scales la avvicina e fanno un tratto di strada insieme. Sophia non dice

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niente alla madre del suo incontro, ma Critchlow la vede e riporta l’accaduto a Mrs. Baines. Passa del tempo, e quando Mr. Scales torna a far visita al negozio per conto della ditta, si incontra di nascosto con Sophia. La zia Harriet arriva a far loro visita e chiede di portar con sé Sophia per avere un po’ di compagnia. La preoccupazione della madre per la frequentazione di Sophia con Mr. Scales fa passare in secondo piano la storia tra Constance e Mr. Povey. Mrs. Baines è certa che Constance non ha detto niente alla sorella riguardo la sua storia con Mr.

Povey. Partita Sophia, la madre chiede a Constance di metterla al corrente sugli ultimi sviluppi della sua relazione con Mr. Povey e di raccontarle di un episodio accaduto qualche giorno prima. In seguito, veniamo a sapere che Sophia è scappata dalla casa della zia con Mr. Scales e due giorni dopo si è sposata con lui.

Qui termina il primo libro del romanzo, intitolato Mrs. Baines, che abbiamo sommariamente riassunto accennando agli episodi più importanti.

Come osserva Angelo Marchese “ogni racconto ha una struttura triangolare. Il vertice che fa capo al narratore è l’istanza di enunciazione che converte una storia, una successione di avvenimenti, in una narrazione, nel racconto propriamente detto o discorso narrativo”33. All’interno dei sei capitoli in cui è suddiviso il primo libro del racconto, si nota un salto in avanti nel tempo, e così facendo si tralasciano informazioni importanti, che il lettore viene a sapere solo in un secondo tempo.

Il primo problema che si pone, dunque, riguarda il “tempo del racconto, e più esattamente il rapporto fra l’ordine con cui si succedono gli avvenimenti nella diegesi e l’ordine pseudo-temporale con cui si dispongono nella narrazione”34. Secondo Marchese “il valore artistico delle anacronie o distorsioni temporali è direttamente connesso alla dimensione strutturale più profonda del racconto, al

33 A. MARCHESE, L’officina del racconto, semiotica della narratività, Milano, Oscar Mondadori, 2011, pp. 84-90.

34 Ibidem, p. 84.

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significato che la temporalità assume nella poetica di uno scrittore”35. Egli continua dicendo che

alla coppia storia-narrazione corrisponde, a livello di procedure critiche, il binomio fabula-intreccio: la fabula è la disposizione in ordine cronologico dei nuclei narrativi funzionali, mentre l’intreccio è la forma che essi assumono nella libera dinamica del racconto, con le sfasature temporali di cui si è detto. L’intreccio si manifesta concretamente a livello narrazionale, di capoverso in capoverso; viceversa la fabula è un’astrazione del lettore, che riordina le unità narrative in una successione esplicativa logica e cronologica36.

Egli sostiene che il “triangolo narrazione-enunciazione (o discorso)-storia appartiene all’ambito della realizzazione testuale, alla manifestazione linguistica della comunicazione narrativa; il corrispondente triangolo intreccio-enunciazione- fabula riguarda le operazioni astrattive della critica, che necessita sempre di una condensazione parafrastica del contenuto narrativo”37 ed inoltre che

l’intreccio è il vero fulcro dell’analisi critica: esso si pone fra la concretezza del testo (narrazione o racconto), articolato in unità di scrittura quali i capitoli, i paragrafi, i capoversi e l’astrazione della fabula, che è sempre uno schema composito o modello di un racconto, ridotto ai suoi elementi portanti o funzioni. Il livello della fabula è il livello diegetico del racconto, cioè quello delle azioni: come tale esso coglie solo la logica funzionale degli avvenimenti; l’intreccio, come dice il termine stesso, segue la tramatura dei diversi elementi narrativi riconducibili a differenti strati del racconto anche non diegetici38.

Detto questo, è utile soffermarsi sulle anacronie presenti nel primo libro del romanzo. I primi due capitoli, intitolati uno The Square e l’altro The Tooth vedono come protagoniste le due sorelle e Mr. Povey, e non presentano alcuna anacronia, mentre nel capitolo A Battle veniamo a conoscenza dell’incidente accaduto a John

35 Ibidem, p. 84.

36 Ibidem, p. 84

37 Ibidem, pp. 84-85.

38 Ibidem, p. 85.

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Baines, padre delle ragazze: “Sophia was aged four when John Baines had suddenly been seized with giddiness on the steps of his shop, and had fallen, and, without losing consciousness, had been transformed from John Baines into a curious and pathetic survival of John Baines” (pag. 41). Sophia non si rende conto di ciò che è accaduto al padre e di come la spaventosa notizia fa il giro della cittadina. Il padre ha avuto un ictus cerebrale ed è rimasto con il braccio sinistro, la gamba destra e la palpebra destra paralizzate. Il narratore torna indietro nel tempo e ripercorre l’accaduto descrivendo attentamente come l’evento sconvolge il paese, perché John Baines costituisce un fulcro della vita sociale della piccola cittadina. Nella narrazione non è presente un’indicazione temporale cui possiamo far riferimento, c’è la menzione di un evento, il fatto che Sophia non ha sofferto per ciò che era accaduto al padre, perché troppo piccola per rendersi conto dell’incidente. Confrontando la fabula con l’effettiva disposizione degli elementi narrativi nell’intreccio, è possibile notare non solo l’analessi relativa all’incidente del padre, ma anche vari “indizi informanti” come li chiama Marchese, quali ad esempio la caratterizzazione del personaggio, ciò che egli rappresenta all’interno della vita di Bursley e il rapporto che Sophia ha con lui, di cui ovviamente precedentemente non abbiamo alcuna informazione.

Andando avanti nel racconto, troviamo un’altra anacronia. Torniamo indietro nel tempo, anche se di poco in realtà, perché il narratore nel capitolo intitolato Elephant ci racconta il modo in cui è stato ucciso un elefante. In paese è presente una compagnia teatrale itinerante. “On the previous night” (pag. 15) si tratta di una marcatura temporale in forma singolativa. Due pagine più avanti, torniamo ancora una volta indietro. Mentre Sophia sta vegliando il padre addormentato, scorge dalla finestra il giovane Scales: “Sophia had never forgotten that glimpse.

The young man without name had lived in her mind, brightly glowing, as the very symbol and incarnation of the masculine and the elegant” (pag. 64). Tale espressione non trasmette un’indicazione temporale, e anche graficamente non viene segnalata come dovrebbe. Infatti, non è presente un capoverso, e non viene inserita all’interno di un altro paragrafo. Mr. Povey quella sera, dopo cena coglie

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l’occasione di parlare da solo con Mrs. Baines, vuole avere dei chiarimenti riguardo alla situazione in cui si trovano lui e Constance: sono fidanzati oppure no? Ciò secondo Mr. Povey dipende dalla madre. La madre gli dice che non può dargli una risposta immediatamente, ma che deve aspettare. Nessuno dei due, né Constance né Mr. Povey, ha il coraggio di riaprire l’argomento con Mrs. Baines e così anche il narratore non vi accenna più.

Alla fine del primo libro, sono presenti altre analessi esplicative. La prima si trova all’interno del capitolo Escapade, quando ad un certo punto abbiamo un flashback, e ci viene raccontato dell’incontro fuori dal negozio tra Sophia e Gerald. Nel capitolo precedente, infatti, veniamo a sapere che Sophia si è recata in biblioteca, come era solita fare, ma al suo ritorno a casa, la madre le dice che sa che si è incontrata di nascosto con il giovane Scales, e che lei ne è a conoscenza, poiché era stata vista da Mr. Critchlow. Il lettore, però, non sa niente di questo incontro clandestino e solo nel capitolo Escapade viene a sapere come si sono incontrati i due giovani. Il narratore ci introduce l’evento attraverso una frase pronunciata da Gerald nel momento in cui vede Sophia: “I was just looking at this inscription about Mr. Gladstone. So you decided to come out as usual. And may I ask what book you have chosen?” (pag. 92). Due pagine dopo, a pag. 97, abbiamo un altro flashback. Siamo sempre all’interno del capitolo Escapade, e il narratore spiega come Sophia e Gerald riescono a mettersi d’accordo per incontrarsi ancora una volta di nascosto. La mattina del loro incontro Sophia ha sentito la voce del giovane in negozio e preso coraggio ha deciso di scendere le scale e di recarsi in bottega. Quando finalmente rimangono soli, il giovane le dà un bigliettino con un movimento rapido, alla vista del quale la ragazza sorride e arrossisce. A differenza dell’ultimo flashback, qui si torna indietro attraverso delle espressioni temporali che ci aiutano ad entrare nel merito di un racconto che si è svolto nel passato recente. Infatti, il paragrafo comincia raccontando di come sta trascorrendo il pomeriggio in bottega, quando, improvvisamente, la scena cambia e ci troviamo al di fuori del negozio di famiglia. Apprendiamo che Sophia sta camminando dirigendosi verso una strada precisa, è emozionata e al tempo stesso spaventata

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per ciò che sta facendo. Come dicevo poco fa, qui abbiamo un ritorno al passato attraverso un’indicazione temporale precisa: “In the morning” (pag. 97). Da questo momento in poi, il narratore ci descrive ciò che è successo prima, ovvero come Sophia e Gerald si sono messi d’accordo. Questa indicazione temporale di tipo singolativo ci permette di comprendere al meglio l’intenzione del narratore di tornare sui propri passi e mettere al corrente il lettore di fatti che fino a quel momento erano sconosciuti.

A pag. 110 abbiamo un altro flashback. Sophia è appena partita con la zia Harriet e la madre, finalmente, può dedicare il suo tempo a Constance, che ultimamente ha trascurato a causa della storia clandestina tra Sophia e Mr. Scales. La madre, durante la conversazione con Constance, le chiede di spiegarle una scena tra lei e il ragazzo, a cui ella ha probabilmente assistito involontariamente. Anche qui abbiamo una determinazione temporale che ci indica il ritorno a qualcosa che è accaduto precedentemente: “On the very first Sunday after Sophia’s departure” (pag. 110). Ciò che possiamo notare da questa prima parte del libro, è che nonostante ci siano delle ellissi all’interno del racconto, la narrazione procede scorrevole e di tanto in tanto si ferma per tornare indietro e raccontare un breve passaggio che è stato omesso.

Nel secondo libro del romanzo intitolato Constance entriamo nel vivo della narrazione. Questa parte è interamente dedicata alla vita di Constance, alla sua vita matrioniale, al figlio che ha avuto e alla morte del marito. Anche questo libro è suddiviso in capitoli all’interno dei quali è stata operata un’ulteriore suddivisione in paragrafi, come del resto si presentano anche gli altri libri. Dal punto di vista della storia abbiamo lasciato il racconto nel momento in cui veniamo a sapere che Sophia è scappata da casa della zia e che si è sposata con Gerald all’insaputa di tutti. Nelle ultime righe del precedente libro ci viene accennato della luna di miele di Mr. Povey e Constance e della partenza di Mrs.

Baines per Axe, per andare a vivere dalla sorella Harriet e lasciare la casa ai novelli sposi. Nel frattempo la domestica Maggie ha deciso di sposarsi e per questo motivo anche di lasciare il lavoro presso la casa dei Baines. Per Constance,

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invece, è appena cominciata una nuova vita, la sua vita matrimoniale con Mr.

Povey. Samuel, col matrimonio è diventato a tutti gli effetti proprietario del negozio che gestisce ormai a pieno ritmo. Il secondo capitolo all’interno del secondo libro si apre parlando del natale, e poco dopo si viene a sapere che la zia Harriet è morta dopo un’operazione, lasciando a Mrs. Baines la casa e i soldi. Qui, il narratore torna per un attimo indietro nel tempo, accennando al funerale della zia e alle lacrime versate dalla sorella, Mrs. Baines, che fino a quel momento ha affrontato tutto con grande fermezza. Anche in questo caso, non sono presenti indicazioni temporali che fanno sì che il lettore comprenda che si sta parlando di un avvenimento passato. L’argomento è introdotto attraverso la conquista effettuata da Mr. Povey del cosiddetto locus natalizio della famiglia. È probabile che il narratore si riferisca al posto occupato dalla zia a tavola e indirettamente alluda al ruolo che adesso egli ha assunto nella famiglia.

Durante la cena natalizia, il postino porta un biglietto da parte di Sophia, proveniente da Parigi, che augura buon Natale alla famiglia. Dopo un momento di commozione della madre e della sorella, in cui Mr. Povey ha lasciato la stanza, non viene detto altro al riguardo. La vita matrimoniale di Constance prosegue monotona e tediosa. Il pensiero della madre, lontana e sola ad Axe, la rende triste e le lettere di Sophia che si distanziano sempre di più l’una dall’altra, rendono il suo umore altalenante. Più avanti si narra del ritorno ad un’amicizia che si era spenta fra i due cugini, Samuel Povey e Daniel Povey. Daniel ha un figlio di quasi 11 anni, ed è un pasticcere molto rispettato nel paese. È un brav’uomo, affascinante e sembra sempre di buon umore. La sua famiglia ha fatto parte del Primitive Methodism, ed ora per due giorni alla settimana intrattiene Samuel con le sue prediche sul dio Pan. Non molto tempo dopo l’iniziazione al culto del dio, una sera Samuel nota sorpreso il viso preoccupato di Constance. Non è ancora diventato padre, ma molti anni prima ha avuto paura che la sua vita potesse cambiare e ha passato giorni col fiato sospeso sperando in un falso allarme.

Adesso che è alle porte dei quarant’anni, desidera diventare padre e aspetta con grande trepidazione il momento in cui Constance gli dà la buona notizia. Samuel

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in quei giorni si reca ad Axe per andare a trovare la madre di Constance e quando torna dalla moglie, riporta che la madre non sta bene. Ad un certo punto, apprendiamo da una frase detta dalla cameriera che Constance è diventata finalmente mamma. Intanto, non ha più notizie di Sophia da un po’ di tempo e quando anche Samuel si reca a Manchester per chiedere notizie ai parenti di Gerald, questi gli rispondono che non sanno niente della coppia. Per un momento l’attenzione del narratore si sposta verso il bambino, e ad un tratto egli torna indietro nel tempo, al periodo in cui Constance probabilmente è incinta: “For months before the birth” (pag. 158). Si descrivono momenti di paura e terrore che sorprendono Constance nella notte. Immagina la paura, lo scompiglio, il terreno che le manca sotto i piedi, ma il suo temperamento non le permette di preoccuparsi prima del tempo, anche se ha vissuto momenti di terrore. All’inizio di questa descrizione il lettore non capisce a cosa si stia riferendo Mrs. Baines, ma poco più avanti comprende che le paure di Constance sono quelle del parto. Non si tratta di un breve interludio, poiché si raccontano le primissime esperienze con il bambino. Si descrive tutto ciò che precedentemente si è omesso, dalle sensazioni della nuova vita intrapresa da Constance come mamma, alla sveglia notturna per dare il latte al bambino. Non a caso questo terzo capitolo porta il nome di Cyril, il figlio dei Povey. Poco dopo, Mrs. Baines muore lasciando metà eredità a Constance e metà a Sophia. La casa dei Povey è piena di visitatori; non sono conoscenti di Samuel o di Constance, ma ospiti del piccolo Cyril che ha solo quattro anni e mezzo, è un bambino viziato, che ottiene tutto ciò che vuole: “I’am the king of this party. This party is solely in my honour. I know that. We all know it” (pag. 164).

Cyril cresce, ha nove anni ed è grande e grosso per la sua età, è sfacciato e risponde con tono maleducato e minaccioso alla domestica. Il primo giorno di scuola, Samuel gli regala un orologio d’argento. Cyril ormai è un piccolo ometto e chiede alla madre il favore di non andare in camera sua la sera per dargli il bacio della buona notte. Lo fa sentire un bambino e lui vuole già essere un adulto. Cyril sembra portato per gli studi, tanto che vince un premio e con le sue mappe

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vengono tappezzate le pareti della sua aula. Gioca a cricket ed aspira a una carriera artistica. Nonostante i successi scolastici Cyril si atteggia sempre più a bullo. È rozzo nei gesti, nei movimenti, urla e canta e spesso non dice “grazie” o

“per favore”. Giunto all’età di tredici anni, i suoi genitori ne ignorano la vera natura. Un giorno, Samuel dice a Constance che il preside della scuola ha trovato un gruppetto di ragazzini con pipe, sigari e sigarette e ha deciso di informare i genitori. Ora, Samuel teme che Cyril faccia parte di questo gruppo e gli ordina di mostrargli la scatola che tiene in cantina. Nella scatola ci sono sigari, tabacco, sigarette e quant’altro; dunque, Cyril è un bugiardo e un ladro.

Una notte, qualche mese più tardi, Daniel Povey bussa alla finestra di Samuel e lo porta nel suo negozio, dove il figlio, Dick, ha trovato la madre morta dopo essersi ubriacata. Samuel va in camera da letto di Dick che ha la febbre e lo tranquillizza.

Il negozio per un po’ di tempo viene gestito da un certo Brandley, almeno fino a quando Daniel non ha riconquistato la sua libertà. Samuel prende a cuore questa causa e non parla d’altro, vuole dimostrare a tutti quanti l’innocenza del cugino.

Intanto, i giorni passano, Samuel si ammala, ma non ha alcuna intenzione di rimanere in casa, e Constance lo accusa di mettere al primo posto il cugino e non la sua famiglia, scoppiando in lacrime e in urla isteriche. Nonostante gli sforzi di Samuel, Daniel è condannato a morte per omicidio. Nel frattempo la febbre di Samuel peggiora, fin quando non c’è più niente da fare.

Constance e Cyril riprendono la solita vita insieme. Intanto, a Bursley se n’è andato un altro uomo importante per la cittadina: Mericarp. Il negozio dei Baines era suo; viene messo all’asta e comprato da Mr. Critchlow, il farmacista. Costui decide di lasciare la casa a Constance e il negozio viene dato in gestione alla sua assistente, Mrs. Insull, nel frattempo, diventata moglie di Mr. Critchlow. Cyril ha diciannove anni e lavora come disegnatore-capo presso Peel, una manifattura di terraglie. Un giorno torna a casa dice alla madre che ha vinto la borsa di studio nazionale. Non è una vera e propria sorpresa, visto che pochi mesi prima, Cyril aveva accennato all’argomento e Constance aveva capito che la borsa significava che Cyril doveva trasferirsi a vivere a Londra. Qui, il narratore decide di tornare

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indietro nel tempo, anche se non spende molte parole riguardo a questo argomento. Egli ci dice, infatti, che Cyril è solito affrontare argomenti importanti con leggerezza, senza dar loro molto peso. Anche qui, l’indicazione temporale “a few months previously” (pag. 241) ci aiuta a capire che il narratore sta ricordando qualcosa accaduto precedentemente. Notiamo che è un flashback di poca importanza, in quanto è proprio il narratore che lo presenta come se volesse rispecchiare il modo di fare dello stesso Cyril tendente a minimizzare e a dare tutto per irrilevante. Cyril parte, e mentre per lui questa è solo l’inizio di una nuova vita, per Constance è l’inizio della fine. Come abbiamo potuto notare, il secondo libro, si mostra molto diverso dal primo. Innanzitutto, è concentrato su di un unico protagonista e ciò che lo circonda; inoltre non sono presenti anacronie eclatanti. Sono, piuttosto, rimembranze, frammenti di vita che riemergono nella memoria del protagonista.

Il terzo libro, intitolato Sophia, suddiviso anch’esso in capitoli è totalmente dedicato alla vita della sorella minore, lontana da casa. Siamo nel 1866 e Sophia è pronta per uscire da un albergo londinese, sta aspettando Mr. Gerald Scales. Dopo la lunga fuga da Axe, lei e Gerald finalmente sono soli. Il salto nel passato, rappresentato dal flashback, ha un’estensione di 26 anni. Malgrado l’inesperienza e il candore, Sophia ha molta stima di sé e la capacità di badare a sé stessa, ma nonostante ciò, non immagina che Gerald le proporrà di seguirlo fino a Parigi.

Dopo una discussione e la promessa di sposarla, fanno la pace e si sposano il giorno stesso. Il giorno seguente partono alla volta di Parigi. Arrivati nella grande città, sentono parlare dell’esecuzione di Rivain alla quale Gerald decide di partecipare. Una sera, mentre cenano in un ristorante, Gerald viene provocato da un individuo e non potendo rifiutarsi di seguirlo, Sophia viene accompagnata in albergo da Chirac, un amico di Gerald. Nei giorni che seguono, Sophia parte con Gerald e Chirac per andare ad Auxerre ad assistere all’esecuzione di Rivain.

L’albergo è proprio nella piazza dove Rivain verrà giustiziato e durante la notte Sophia non chiude occhio ripensando all’orribile cena trascorsa. Ancora una volta si sente depressa, la compagnia al tavolo è stata ripugnate e tutto intorno a lei

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sudicio. Quella notte Gerald non torna in albergo e l’indomani mattina Sophia lo vede uscire da un palazzo di fronte al suo con una donna, pronto ad assistere all’esecuzione. Terminata l’orribile cerimonia, Gerald torna in camera da letto ubriaco fradicio. Sophia approfitta di questo momento, per prendergli dei soldi, che si cuce accuratamente alla sottoveste.

Nel quarto capitolo, il tempo subisce un’ accelerazione. Siamo di fronte a una prolessi, che ci porta nel 1870; Sophia e Gerald sono sposati ormai da quattro anni. Gerald non ha più soldi e chiede a Sophia di rivolgersi alla sua famiglia per farsene mandare, ma dato che Sophia non è d’accordo Gerald decide di lasciarla.

Nel quinto capitolo del libro, Sophia è ammalata e viene curata a casa di un’amica di Chirac, una certa Madame Foucault che per vivere affitta camere. Sophia una volta guarita paga la donna per la sua permanenza, ma questa troppo indaffarata in una storia d’amore con un giovanotto decide di lasciare Sophia e seguire il giovane a Bruxelles. Sophia, così, prende le redini della pensione. A questa nuova avventura intrapresa da Sophia, fanno da sfondo vicende belliche a cui il narratore sembra non dare molta importanza. Durante l’assedio a Parigi, Sophia gestisce egregiamente la pensione, e Chirac le dichiara il suo amore e il rifiuto di Sophia nei suoi confronti sarà il pretesto per cui egli deciderà di partire in mongolfiera.

Niepce, il droghiere scoprirà che il “pallone” di Chirac, è andato disperso.

Finalmente il narratore ci dà un’ indicazione temporale, siamo nel 1871 e a Parigi è arrivata la Comune. Gli affari di Sophia non vanno bene e un giorno, visto un annuncio di una pensione in una bella zona di Parigi, decide di rispondere, e di acquistarla. Alla fine di questo capitolo, intitolato Success, il narratore opera una sorta di brevissimo sommario, e anticipando i tempi arriva a parlare del 1878.

Nel quarto libro, What Life Is, il primo capitolo porta il nome della nuova pensione acquistata da Sophia, Frensham’s. Viene introdotto un nuovo personaggio, Matthew Peel-Swinnerton, che alloggia presso la pensione di Sophia. Durante una conversazione con un certo Mardon, Matthew viene a sapere che la padrona di casa si chiama in realtà Scales, e non Frensham, come indica ancora l’insegna della pensione. Il nome non gli è nuovo e per accertarsi che si

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tratti della zia di Cyril, Matthew si incontra con Cyril. I due sono amici, e Matthew gli rivela di aver incontrato sua zia, Sophia Baines. Intanto quel nome ha turbato la tranquillità di Sophia, ma non immagina che si tratti di un amico di Cyril. Quando Matthew torna a Bursley, il caso lo fa imbattere in Constance alla quale riferisce del suo incontro con la sorella. Sophia, duramente colpita da questo evento, ripensa tutta la notte all’idea di tornare a Bursley, e il giorno dopo si sveglia con una paralisi al viso. Poco dopo, Sophia riceve una lettera dalla sorella, dalla quale si evince che siamo oltre l’anno 1888. C’è un grande salto temporale tra il terzo e il quarto libro del racconto, dieci anni in cui Sophia è riuscita a staccarsi definitivamente da Gerald e a crearsi una vita indipendente. Le varie vicessitudini affrontate dalla donna, non vengono indicate dal narratore attraverso una scansione temporale precisa. Questa data, infatti, è l’unica indicazione che ci viene fornita. Sophia risponde alla lettera e decide di vendere la pensione a Mr.

Mardon. Così, dopo tanto tempo, torna di nuovo a Bursley, la sua città. Nota il cambiameno del paese, della piazza, che era il centro economico della cittadina, e si chiede come Constance possa vivere in una casa come quella, piccola e poco illuminata. Sicuramente Sophia vede Bursley con occhi diversi. Dopo aver abitato a Parigi non può che vederne i difetti. Nel terzo capitolo, intitolato Towards Hotel Life, Constance soffre per la sciatica e il medico dichiara che il malessere è causato in realtà da preoccupazioni e stress. Cyril, infatti, scrive a Constance in ritardo e ciò le causa uno stato di infelicità e preoccupazione. Inoltre, la decisione di Amy, la domestica, di licenziarsi in seguito a delle scaramucce avute con Sophia, aggrava lo stato di agitazione di Constance, così Sophia decide di andare con Constance alle terme per cercare di distrarsi dalle tensioni quotidiane.

Finalmente arriva la lettera di Cyril che comunica alla madre della sua visita imminente. Sophia va a prenderlo alla stazione, ma Cyril spedisce un telegramma in cui scrive di aver perso il treno. All’arrivo di Cyril, il giorno successivo, il narratore ci racconta del cambiamento di atteggiamento nei confronti della madre, e solo dopo il lettore comprende a che cosa sia dovuto. Sophia, infatti, ha risposto al telegramma inviato da Cyril con un altro in cui diceva che la visita alla madre

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era senza dubbio più importante di qualunque altro affare. Una volta arrivato Cyril a casa, Sophia coglie l’occasione di parlargli da sola di quanto il medico le ha detto riguardo a sua madre. Così, le due sorelle si trasferiscono a Buxton, ma il narratore torna ancora una volta indietro nel tempo, descrivendo tutto ciò che è avvenuto prima della loro partenza. Ancora una volta si tratta di un analessi di poco conto in cui si mette al corrente il lettore delle faccende domestiche che le due sorelle devono affrontare quotidianamente. Durante la loro permanenza a Buxton Sophia e Constance litigano e Constance decide di tornare a casa.

Nel quarto capitolo, intitolato End of Sophia, il narratore racconta che sono passati nove anni dalla vacanza a Buxton e anche qui torniamo indietro nella storia.

L’anacronia generata in queste prime pagine, presenta al lettore una Sophia che ha ormai archiviato l’idea di lasciare Bursley, ma che in cuor suo sa che non è stata una scelta, bensì un obbligo. Constance era stata egoista e l’aveva condannata a vivere in quella casa. Quando un telegramma per Sophia annuncia la morte imminente di Gerald Scales, Sophia decide di partire e viene accompagnata da Dick Povey e la fidanzata Lily, ma al momento del suo arrivo, Gerald è già morto.

Sophia ripensa alla vita del marito e al ritorno dal viaggio si sente male, ha la bocca e la gola paralizzate e nell’arco di poco tempo muore. Constance sospetta che Gerald sia morto, ma ha la conferma solo più tardi, quando riceve il telegramma di Till Boldero, parente di Gerald, che annuncia la morte dell’uomo.

Constance intanto si ammala ed è costretta a stare a letto. Cyril questa volta si occupa di tutte le faccende legate alla morte della zia che gli ha lasciato tutto ciò che possedeva. Ha ormai 33 anni, e dato che non ha fatto fortuna come disegnatore, vive a spese della madre. Alla fine del capitolo veniamo a conoscenza dell’anno in cui Sophia è tornata a vivere in Inghilterra dalla sorella, è il 1897.

L’ultimo capitolo dell’ultimo libro del racconto, intitolato End of Constance, narra, come è facile prevedere degli ultimi momenti di vita di Constance. Un anno dopo la morte di Sophia, la fidanzata di Dick Povey, Lily è diventata fedele consigliera ed amica di Constance. Quando Constance viene a conoscenza del tentato suicidio della signora Critchlow rimane sconvolta e il narratore torna

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indietro nel tempo per spiegare al lettore che cosa è successo. Mrs. Insull da tempo soffriva di malinconia, perché gli affari del negozio non andavano bene.

Secondo Constance la colpa è da ricercare nella nascita del movimento federalista, che non solo sta per schiacciare definitivamente l’economia della città, ma vuole anche impossessarsi della sua casa. Si tengono cortei a favore del movimento e contro di esso, e infine si opta per un referendum, al quale partecipa anche Constance con il suo voto. A causa della pioggia, però, Constance cade ammalata, e, prima di morire ripensa a Sophia, alla vita che ha fatto, al figlio Cyril che ha viziato e ai due fidanzati, Lily e Dick. Subito dopo la sua morte, il narratore mette in scena una prolessi. Viene descritto il giorno del funerale di Constance, al quale Cyril non riesce ad essere presente, si parla dell’eredità che ovviamente spetta tutta al figlio e di come la domestica e la cagnetta di Sophia riprendano la vita di sempre.

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1.2. Schema tabulare della fabula e dell’intreccio

Intreccio Tempo Luogo Fabula

I macrosequenza I macrosequenza

-Sophia e Constance sono nello

showroom;

-Sophia vuole diventare una maestra;

-il padre di

Constance e Sophia ha avuto un ictus;

-Sophia incontra Gerald;

-Il padre muore;

-Sophia scappa con Gerald;

-Constance e Samuel rientrano dalla luna di miele e Mrs.

Baines parte per Axe.

-non viene indicata alcuna data

all’interno di questa prima

macrosequenza.

Tuttavia, è possibile supporre che la narrazione abbia inizio all’incirca intorno al 1865.

-Nell’arco di questa macrosequenza il narratore ad un certo punto ci dice che sono trascorsi due anni, ma non abbiamo alcuna indicazione temporale da cui prende avvio la narrazione.

-Durante questa prima

macrosequenza, la narrazione si svolge a Bursley, e si parla di un solo altro luogo:

Axe, dove si trasferisce dapprima Sophia, ma solo temporaneamente, e poi Mrs. Baines.

-Il padre di

Constance e Sophia ha un ictus;

-Sophia e Constance sono nello

showroom;

-Sophia ha 15 anni, mentre Constance ne ha 16, vanno ancora a scuola;

-Sophia vuole diventare una maestra;

-Sophia incontra Gerald;

-il padre muore;

-Sophia scappa con Gerald;

-Constance e Samuel rientrano dalla luna di miele e Mrs.

Baines parte per Axe.

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II Macrosequenza II Macrosequenza

-Constance si sposa con Samuel;

-Mrs. Baines va a vivere ad Axe;

-muore la sorella di Mrs. Baines;

-amicizia fra i due cugini: Daniel e Samuel Povey;

-Cyril ha pochi mesi di vita;

-Constance partorisce;

-Mrs. Baines muore;

-Compleanno di Cyril;

-Le prime marachelle di Cyril;

-Il processo di Daniel e la sua condanna a morte;

-Samuel muore;

-Il negozio viene comprato da Mr.

Critchlow;

-Cyril va a vivere a Londra.

-dal 1867 al 1893 -Bursley

-Si accenna anche all’Isola di Man, dove Constance e Cyril trascorreranno un mese di vacanza durante l’estate.

-Constance si sposa con Samuel;

-Mrs. Baines va a vivere ad Axe;

-muore la sorella di Mrs. Baines;

-amicizia fra i due cugini: Daniel e Samuel Povey;

-Constance è incinta;

-Constance partorisce;

-Cyril ha pochi mesi di vita;

-Mrs. Baines muore;

-compleanno di Cyril;

-Le prime marachelle di Cyril;

-il processo di Daniel e la sua condanna a morte;

-Samuel muore;

-Il negozio viene comprato da Mr.

Critchlow;

-Cyril va a vivere a Londra.

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