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I dati raccolti attraverso le indagini bibliografiche dimostrano che le comunità ornitiche dell’area demaniale dell’Orecchiella, corrispondono a pieno alle caratteristiche sovraesposte

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Academic year: 2021

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4.Discussione

Le aree montane a copertura erbacea compatta (a prevalenza di Graminacee) spesso ricadenti in superfici rocciose, gli arbusteti, i prati stabili, i pascoli e le praterie di alta quota, costituiscono, assieme ai caratteri climatici, fattori di selezione di habitat per gli uccelli che quindi vanno a formare comunità costituite da pochi ma specializzati elementi.

Tutto ciò è in accordo con i dati che Casini e Gellini (1998) hanno raccolto sulle comunità ornitiche della regione Emilia-Romagna, secondo cui, le comunità tipiche degli ambienti pascolo-prativi sono caratterizzate da un basso indice di ricchezza in specie a differenza di altri ambienti (come ad esempio le aree umide planiziali, i campi coltivati o le superfici boscate) a cui però corrispondono elevati indici di rarità così come di originalità, secondi solo a quelli delle aree umide .

Un alto indice di originalità e di rarità delle comunità ornitiche sta a significare che la loro composizione specifica comprende entità non ritrovabili nella composizione di altre comunità, così come la loro presenza a livello degli habitat non prativi, è del tutto eccezionale.

La somma dei valori degli indici di diversità, rarità e originalità, attribuiti ad ogni unità di campionamento, esprime il “Valore Naturalistico Complessivo”dell’ unità stessa; quindi per la regione Emilia-Romagna, le aree cacuminali appenniniche, ricadono, senza eccezione, tra quelle con i più alti valori naturalistici complessivi, in particolare la fascia altimetrica compresa tra i 100 m e i 1500 m, che corrisponde a circa il 64% del territorio regionale (Casini e Gellini, 1998).

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99 Quanto detto depone a favore dell’alto valore conservazionistico che da sempre viene assegnato a questi ambienti, permettendone anche una valutazione oggettiva prima mancante.

Quello che rende le comunità ornitiche degli ambienti cacuminali di particolare valore conservazionistico è il fatto di essere composte da specie che di per se hanno un’ampia distribuzione, sia a livello nazionale che comunitario, con popolazioni in buono stato di conservazione (Secure), ma allo stesso tempo che si ritrovano in habitat ricompresi quasi sempre tra quelli dell’Allegato I della Direttiva Habitat e che di conseguenza necessitano di una opportuna gestione conservativa.

Non a caso questi ambienti sono spesso inseriti in SIC e ZPS così come nel sistema dei parchi e delle riserve naturali, come appunto, il Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano e il Parco Nazionale dei Monti Sibillini (tra Marche e Umbria), nonché le riserve naturali della regione Liguria.

L’ indagine sugli ambienti pascolo-prativi e di brughiera, pur se di tipo speditivo, ha evidenziato come in questa parte dell’Appennino Tosco-Emiliano le comunità ornitiche possano ritrovare un habitat sufficientemente esteso, anche grazie agli interventi di chiarificazione degli arbusteti che ne hanno permesso il mantenimento dei caratteri fisionomici della vegetazione, e quindi capace di essere opportunamente selezionato.

I dati raccolti attraverso le indagini bibliografiche dimostrano che le comunità ornitiche dell’area demaniale dell’Orecchiella, corrispondono a pieno alle caratteristiche sovraesposte. In particolare, abbiamo individuato una comunità la cui composizione è del tutto analoga a quelle che Casini e Gellini (1998) hanno segnalato per le aree pascolo-prative dell’intero tratto appenninico ricadente nella regione Emilia-Romagna.

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100 La Tavola II riporta i risultati di questa loro indagine, esprimendo anche la frequenza con cui le singole specie sono state ritrovate nelle diverse unità di campionamento individuate (vedi Toso et al. , 1998)

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101 TAVOLA II : COMPOSIZIONE DELLA COMUNITA’ ORNITICA DEI PRATI-PASCOLI E PRATERIE IN EMILIA-ROMAGNA (da Casini e Gellini 1998)

SPECIE FREQUENZA ASSOLUTA

Fagiano comune (Phasianus colchicus) 4

Tortora (Streptopelia turtur) 3

Cuculo (Cuculus canorus) 4

Upupa (Upupa epops) 1

Picchio rosso maggiore (Picoides major) 1

Tottavilla (Lullula arborea) 3

Allodola (Alauda arvensis) 25

Rondine (Hirundo rustica) 2

Calandro (Anthus campestris) 1

Prispolone (Anthus trivialis) 1

Spioncello (Anthus spinoletta) 24

Cutrettola (Motacilla flava) 3

Ballerina gialla (Motacilla cinerea) 5

Ballerina bianca (Motacilla alba) 1

Scricciolo (Troglodytes troglodytes) 1

Sordone (Prunella collaris) 5

Usignolo (Luscinia megarhynchos) 1

Codirosso spazzacamino (Phoenicurus ochruros) 15

Codirosso (Phoenicurus phoenicurus) 3

Saltimpalo (Saxicola torquata) 3

Culbianco (Oenanthe oenanthe) 11

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Codirossone (Monticola saxatilis) 1

Merlo (Turdus merula) 5

Sterpazzola (Sylvia communis) 4

Capinera (Sylvia atricapilla) 6

Cinciallegra (Parus major) 2

Cornacchia (Corvus 2

Cornacchia grigia (Corvus corone cornix) 2

Storno (Sturnus vulgaris) 8

Passera d’Italia (Passer italiae) 1

Passera mattugia (Passer montanus) 1

Fringuello (Fringilla coelebs) 1

Verzellino (Serinus serinus) 1

Verdone (Carduelis chloris) 3

Cardellino (Carduelis carduelis) 3

Fanello (Carduelis cannabina) 12

Zigolo nero (Emberiza cirlus) 3

Ortolano (Emberiza hortulana) 1

Strillozzo (Miliaria calandra) 4

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103 Le specie che risultano avere un indice di frequenza maggiore, relativamente alle prime dieci posizioni, sono in ordine decrescente:

 Allodola

 Spioncello

 Codirosso spazzacamino

 Fanello

 Culbianco

 Storno

 Capinera

 Sordone

 Merlo

 Ballerina gialla.

Tra queste specie possiamo notare la presenza di elementi ubiquisti ad alta vagilità, quali il Merlo e lo Storno o legati a particolari ambienti umidi come la Ballerina gialla, mentre le altre sono tutte specie tipiche e caratterizzanti ambienti aperti anche di quota come l’Allodola, lo Spioncello, il Codirosso spazzacamino e il Sordone.

Dal punto di vista ecologico si tratta di specie prevalentemente insettivore che tendono a sfruttare la ricca componente ad invertebrati che stagionalmente si sviluppa in questi ambienti e di cui esse rappresentano i principali consumatori.

Non mancano in ogni caso differenti specie di granivori, quali il Fanello che occupa le posizioni più elevate in ambito di frequenza assoluta, accompagnato dallo Strillozzo, il Verdone, il Cardellino, l’Ortolano e il Verzellino.

Queste specie tendono in particolare a sfruttare le graminacee oltre a tutte le specie vegetali con fruttificazione tardo-primaverile estiva.

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104 Se si guarda allo status delle diverse specie si può facilmente realizzare come molte di esse abbiano popolazioni che, nell’area risultano nidificanti o transienti, mentre, come atteso, risulta estremamente bassa la componente degli svernanti così come quella dei sedentari.

Le aree pascolo-prative di quota risultano scelte, durante la stagione riproduttiva, sia da specie di migratori che da specie ad alta vagilità i quali intraprendono spostamenti di natura parziale o altitudinale per occupare ambienti con una produttività primaria non molto elevata, ma ricchi di numerose specie di animali invertebrati che risultano decisamente appetibili per gli insettivori.

La presente tesi ha effettivamente sostanziato l’esistenza, nel tratto di Appennino preso in esame, di comunità ornitiche specializzate il cui carattere di stabilità è testimoniato da indagini protratte nel tempo, come quelle relative alla realizzazione dell’ ”Atlante Toscano” (Tellini et al., 1997) così come quelle specifiche di Lombardi et al. (1998) sulle praterie montane.

Attraverso queste indagini è stato messo in luce l’alto valore ornitologico di questo territorio che acquista un carattere di ulteriore particolarità tenuto conto del fatto che rientra in un’area protetta di valore nazionale, garanzia per il suo mantenimento nel tempo.

Da un punto di vista ecologico gli ambienti pascolo-prativi di quota costituiscono, per definizione, degli “isolati” immersi in un più ampio tessuto naturale con caratteristiche vegetazionali del tutto differenti; in queste condizioni, le comunità ornitiche presenti sono di per se fragili e soggette ad un elevato pericolo di estinzione in accordo con la teoria delle “piccole isole” (Fig.4.1) del “Modello della biogeografia delle isole” di MacArthur e Wilson (1967).

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105 Secondo questo modello infatti, la diversità biologica è funzione del grado di isolamento e sopratutto della superficie territoriale, di conseguenza le indicazioni gestionali in termini di mantenimento della ricchezza specifica delle aree pascolo- prative di quota non possono essere che riassunte in questo modo:

1) difesa dall’invasione di specie arboreo-arbustive degli spazi aperti, con il conseguente mantenimento dell’ integrità della superficie territoriale;

2) mantenimento di un sufficiente numero di questi ambienti prativi, evitandone la perdita fisica così che sia possibile la costituzione di un effettivo sistema metapopolazionistico agente su aree ecologicamente interconnesse, tenendo conto dell’alta vagilità degli uccelli.

In questo modo sarà possibile mantenere un opportuno flusso genico fra specie appartenenti a popolazioni diverse e nel sistema metapopolazionistico, per poter compensare anche la eventuale subottimabilità ecologica di determinati ambienti, costituenti il sistema stesso.

Gli ambienti presi in esame per la stesura di questa tesi, in particolare le aree pascolo- prative, per la loro estensione attuale e per l’integrità delle loro componenti vegetazionali, costituiscono verosimilmente un elemento di primaria importanza nel sistema metapopolazionistico degli ambienti di quota appenninici.

Da qui deriva l’elevato valore biologico e la necessità di una attenta gestione conservativa di questi habitat.

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106 Fig.4.1. Carta semplificata della vegetazione dell’area di studio. In giallo le praterie le cui comunità ornitiche appartengono verosimilmente ad un sistema metapopolazionistico.

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