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Camera dei Deputati 3 Audizione 35. La seduta comincia alle

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La seduta comincia alle 15.25.

Sulla pubblicita` dei lavori.

PRESIDENTE. Se non vi sono obie- zioni, rimane stabilito che la pubblicita`

dei lavori venga assicurata anche attra- verso impianti audiovisivi a circuito chiuso.

(Cosı` rimane stabilito).

Audizione del ministro dell’industria, del commercio e dell’artigianato, Pier Luigi Bersani, sull’operativita` degli strumenti di incentivazione all’imprenditorialita`

nelle aree depresse.

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’audizione del ministro dell’industria, del commercio e dell’artigianato, Pier Luigi Bersani, sull’operativita` degli strumenti di incentivazione all’imprenditorialita` nelle aree depresse.

Saluto il ministro Bersani, che e` ac- compagnato dal dottor Carlo Sappino, capo della direzione generale per il coor- dinamento degli incentivi alle imprese del Ministero dell’industria. Li ringrazio per aver tempestivamente accolto il nostro invito.

L’audizione odierna e` finalizzata ad una verifica degli strumenti di intervento per il riequilibrio territoriale alla luce del recente decreto del ministro dell’industria 22 luglio 1999, intervenuto per una di- versa applicazione delle norme della legge n. 488 del 1992. Recentemente in Com- missione bilancio si e` discusso sull’oppor- tunita` di stabilire limiti, verso l’alto e verso il basso, da applicare alla platea dei

soggetti aventi diritto. Questa ipotesi e`

stata valutata da alcuni come un tentativo di distogliere dalla endemica carenza di risorse destinate alla legge n. 488: in pratica, riducendo la platea dei soggetti beneficiari si finisce per aumentare le percentuali di utilizzo delle facilitazioni previste dalla disciplina, ma la disponibi- lita` di risorse rimane in assoluto insuffi- ciente. Oggi pensiamo sia importante ca- pire in quale direzione vada la decisione recentemente assunta dal Governo e quale sia la ratio sottostante. Si tenga conto, infatti, che tutto e` avvenuto senza alcuna verifica parlamentare. Occorre anche sot- tolineare che i fondi stanziati per il finanziamento della legge n. 341 del 1995 (incentivi automatici alle aree depresse) sono stati esauriti in un solo giorno.

Sembra insomma di rilevare un problema generale di risorse stanziate per il finan- ziamento delle politiche di intervento ter- ritoriale.

Recentemente si e` anche evidenziata la crisi di destinazione di Sviluppo Italia e sono emerse esigenze di modifica del suo funzionamento. Si tratta di notizie ap- prese dalla stampa, perche´ in realta` nel Parlamento non si e` svolto alcun mo- mento di verifica. Saremmo quindi grati al ministro se nel suo intervento intro- duttivo potesse prendere in considera- zione anche questo aspetto. Dopo la re- cente audizione del presidente di Sviluppo Italia, Patrizio Bianchi, nell’ambito dei lavori dell’ufficio di presidenza della Com- missione bilancio, le notizie apparse sulla stampa ci hanno lasciati fortemente per- plessi.

Ringrazio nuovamente i nostri ospiti per la loro disponibilita` e avverto i col- leghi che il ministro Bersani e il dottor

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Sappino hanno consegnato una documen- tazione scritta, che e` a disposizione del Comitato e della Commissione.

Do ora la parola al ministro Bersani per la sua relazione introduttiva.

PIER LUIGI BERSANI, Ministro del- l’industria, del commercio e dell’artigia- nato. Signor presidente, cerchero` di pren- dere in esame la materia oggetto dell’au- dizione partendo da un’esposizione sul- l’andamento della legge n. 488. A questo proposito abbiamo consegnato la docu- mentazione scritta da lei richiamata, che contiene dati analitici di illustrazione.

Dal 1996 ad oggi sono stati chiusi quattro bandi ordinari per l’industria, uno speciale per le zone terremotate di Um- bria e Marche ed uno straordinario per cinque regioni del centro-nord. Attraverso i primi quattro bandi ordinari sono stati agevolati piu` di 18.300 programmi di investimento, dei quali 10.500 nel Mezzo- giorno. Lo Stato ha concesso complessi- vamente 19.000 miliardi di lire in agevo- lazioni, di cui circa 16.000 a favore del Sud. Gli investimenti previsti ammontano ad oltre 57.000 miliardi, con un impatto occupazionale stimato di 234.000 unita`.

All’interno di questa notevole mole di interventi va messo in evidenza il ruolo delle piccole e medie imprese (al di sotto dei 250 addetti), che hanno presentato circa il 91 per cento delle domande agevolate ed utilizzato il 74 per cento delle agevolazioni.

Al di la` delle utilizzazioni di carattere industriale, vorrei ricordare che nel 1999 con il primo bando di attuazione per il settore turistico-alberghiero sono state messe a disposizione risorse per 650 miliardi di lire; attualmente sono state presentate 4.531 domande; le richieste di agevolazioni connesse alle iniziative pre- sentate ammontano ad oltre 6.600 mi- liardi. Naturalmente dopo le istruttorie questa mole diminuira`, ma si puo` ipotiz- zare che in presenza delle risorse circa il 70-80 per cento potrebbe utilmente essere finanziato; di conseguenza i 650 miliardi a disposizione sono una cifra senz’altro limitata.

Attraverso rilevazioni finalizzate al monitoraggio dei programmi agevolati e`

stata compiuta una verifica sull’anda- mento reale degli investimenti realizzati e degli effetti occupazionali, per osservare nel concreto quali siano le conseguenze del processo in corso. Per i primi due bandi (1996-97) sono stati effettuati inve- stimenti per 18.750 miliardi, dei quali oltre 10.000 miliardi nel Mezzogiorno; per oltre 5.200 domande gli investimenti sono stati ultimati. Naturalmente i dati di realizzo si accentuano per il primo bando, in confronto con il secondo, a causa dei termini massimi di scadenza. Per quanto riguarda l’incremento occupazionale, le unita` aggiuntive previste per le iniziative ultimate ammontano a circa 35.000 occu- pati, che rappresentano mediamente il 70 per cento dell’obiettivo finale prospettato dalle imprese; queste ultime, pero`, hanno ancora a disposizione dai 12 ai 18 mesi (a seconda della durata del progetto) per completare gli impegni assunti. Quindi possiamo ragionevolmente dire – stando ai dati disponibili – che la realta` rilevata per la dinamica degli investimenti e per gli effetti occupazionali e` complessiva- mente soddisfacente.

Abbiamo realizzato anche un’attivita` di monitoraggio dal punto di vista qualita- tivo. Le indagini a campione hanno con- sentito di rilevare che le imprese dichia- rano in misura significativa di aver rag- giunto gli obiettivi, che la propensione all’investimento e` stata effettivamente condizionata da questi aiuti, che per le piccole imprese si e` registrato un feno- meno di allargamento della gamma dei prodotti e che per le imprese piu` grandi e` cresciuta la capacita` di aggredire nuovi mercati. La larga maggioranza delle im- prese considera positivamente lo stru- mento dal punto di vista dell’efficienza dei meccanismi attivati.

Sulla base di queste considerazioni dobbiamo considerare il sistema intro- dotto con la legge n. 488 sia nella sua dimensione e specializzazione rispetto ad altri strumenti di agevolazione per le aree depresse sia nella possibilita` di sostenere anche nuove politiche.

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Dal punto di vista del rapporto fra i diversi strumenti di agevolazione, rite- niamo che la legge n. 341 debba essere logicamente affiancata in via permanente alla legge n. 488 per la tipologia delle imprese interessate. Le domande per pro- grammi di dimensioni finanziarie piu` ri- dotte, con prevalenti problemi di macchi- nari e di impianti e con un’assenza di piani di investimento organici e complessi, tendono naturalmente a confluire verso i meccanismi automatici previsti dalla legge n. 341. Nel 1998 questa disciplina ha consentito l’erogazione di circa 1.000 mi- liardi, attivando una somma molto supe- riore (4.200 miliardi); su un complesso di 7.400 domande agevolate ne sono state finanziate circa 5.800 per le piccole im- prese. In pratica nella destinazione delle risorse complessivamente disponibili que- sto strumento deve trovare una propria dignita`; se vogliamo si puo` anche pensare a liberare la legge n. 488 da esigenze che possono trovare risposta con altre moda- lita`.

Per quanto riguarda la possibilita` di utilizzare la legge n. 488 per ulteriori obiettivi, siamo intervenuti per rendere fruibile lo strumento rispetto ad un piu`

articolato ventaglio di interventi. In pra- tica la legge n. 488 puo` ottimamente essere utilizzata come service nei con- fronti di obiettivi programmatici per po- litiche industriali e territoriali, modifica- bili ed articolabili a seconda delle esi- genze. Fino ad oggi l’abbiamo usata come una pennellessa, mentre potrebbe funzio- nare benissimo da pennello, anche se con la stessa rapidita` ed efficienza. Ecco perche´ a seguito del terremoto in Umbria e Marche, essendosi verificata un’esigenza peculiare di industrializzazione, l’utilizzo della legge n. 488 si e` rivelato molto valido. Cosı` ragionando – pero` – abbiamo dovuto prendere atto che occorreva mo- dificare alcuni meccanismi sotto il profilo delle modalita` operative di intervento, che abbiamo orientato verso possibilita` nuove (oggi disponibili). Si tratta di sostenere politiche di sviluppo locale definite nel- l’ambito della programmazione negoziata,

con la possibilita` di intervenire anche in una cooperazione fra territori, settori ed ambiti produttivi.

Abbiamo dunque previsto che a partire dal prossimo bando sia possibile, dietro richiesta delle regioni, destinare una quota delle risorse loro assegnate per alimentare graduatorie separate (e con- temporanee) finalizzate ad aree territo- riali che possano presentare particolari esigenze; i parametri applicati dovranno rimanere all’interno delle griglie previste dalla legge e per la parte discrezionale saranno convenuti fra ministero e regione.

Non si tratta assolutamente di immagi- nare un ulteriore livello di programma- zione negoziata su scala locale, ma sol- tanto di offrire uno strumento che possa essere usato (o non usato) come service per le politiche territoriali e locali. Si potra` cosı` sostenere – con un meccanismo agevole – una pattuizione effettuata sul territorio o anche altre iniziative: si tratta di una risorsa organizzativa. In pratica se nell’ambito di una graduatoria speciale viene individuato un particolare territorio, magari oggetto di contrattazione nego- ziata, la regione potra` ottenere le agevo- lazioni. Resta il meccanismo della gara, che e` proprio della legge n. 488; c’e` chi rimane fuori e chi viene ammesso, ma le imprese possono contare sulla certezza dei tempi per conoscere gli esiti della domanda.

Credo sia intuibile che a livello regio- nale un meccanismo del genere si presta immediatamente ad essere inserito in un quadro programmatico piu` ampio, per cui possono confluire sullo stesso obiettivo territoriale diversi tipi di risorse (fondi europei, finanziamenti per la formazione, politiche settoriali). In base alla mia espe- rienza non credo esistano rischi di com- plicazioni eccessive, anche se capisco che ai livelli regionali non e` mai semplice concentrare una particolare attenzione su un territorio o su un settore.

L’ipotesi che ho esposto potra` entrare a regime in tutti i prossimi bandi: quindi in una programmazione regionale si potra`

benissimo considerare gli ambiti territo- riali in base a logiche di sviluppo con-

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centrate su contesti omogenei. In pratica lo strumento puo` essere adottato per le forme di programmazione regionale mag- giormente collegate alla dimensione locale.

Francamente credo molto in questa pos- sibilita`, perche´ si possono cosı` coniugare il regionalismo, il localismo (inteso positiva- mente), la pattuizione sugli elementi di

« ospitalita` » per l’impresa (infrastruttura- zione, servizi, altre politiche) ed anche una risposta certa sulle iniziative; inoltre si possono profilare le caratteristiche di un certo tipo di iniziativa (entro determi- nati limiti, naturalmente, perche´ occorre rispettare le norme sulla concorrenza in vigore a livello europeo). Con uno stru- mento del genere si potrebbe, per esem- pio, impostare gli orientamenti per un importante parco tecnologico e favorire l’investimento delle aziende con alcune caratteristiche.

Questa novita` – lo ripeto – vuole fungere da servizio all’evoluzione delle politiche territoriali e degli strumenti di programmazione negoziata. La legge n. 488 come service potra` essere anche fruibile per particolari politiche settoriali.

Alla fine di novembre saranno disponibili i risultati sugli esiti delle graduatorie per il comparto del turismo. E` stata la prima volta e quindi vedremo quali problemi si presentano; ma resta il fatto che possono essere prospettate ipotesi di applicazione per grandi politiche settoriali. Abbiamo deciso, per esempio, un’estensione al com- mercio, soprattutto per la qualificazione dei sistemi di rete e dell’ossatura com- merciale. Non si tratta di finanziare – per esempio – i piccoli negozi di vendita al dettaglio, perche´ li stiamo gia` sostenendo con norme automatiche; occorre pero`

individuare meccanismi di qualificazione di rete per il Mezzogiorno e per le aree depresse.

In pratica stiamo cambiando – gra- dualmente ma radicalmente – la logica dei meccanismi dell’incentivazione indu- striale. Il decreto legislativo n. 123 del 1998 prevede che tutte le iniziative rea- lizzate a sostegno delle imprese rispettino – da qualunque ministero siano attivate – alcune tipologie fondamentali. La prima e`

la standardizzazione, che determina pro- cessi automatici. Naturalmente presenta sia pregi sia difetti; per esempio, il pre- sidente ha ricordato in apertura che i finanziamenti per la legge n. 341 sono stati esauriti in un giorno. Bisognerebbe disporre di piu` risorse, ma non possiamo scartare i meccanismi in automatico (« a rubinetto ») perche´ altrimenti si torna alla situazione in cui il soggetto beneficiario non sa mai se e quando potra` contare sul finanziamento. La standardizzazione con- sente di programmare un obiettivo sulla base delle risorse effettivamente disponi- bili: occorre conformarsi a certi criteri, ma poi con l’autocertificazione le risorse arrivano. Quando i finanziamenti sono finiti il rubinetto si chiude, ma sta di fatto che nel giro di quindici giorni siamo in grado di comunicare l’esito della do- manda. In proposito va anche sottolineato che oggi questi meccanismi – con i trasferimenti – sono fruibili anche per le regioni; infatti il sistema funziona su poste di bilancio in capo al Ministero dell’in- dustria. Nell’ambito dei trasferimenti alle regioni dobbiamo avere garanzie sul fatto che la metodologia dei meccanismi in automatico venga ribadita. Il decreto n. 123 ha stabilito appunto questo prin- cipio. La seconda tipologia e` la valuta- zione: presuppone che l’iniziativa sia esa- minata con una certa puntualita`. In que- sto caso dobbiamo orientarci sul modello della legge n. 488, che consente di di- sporre degli strumenti valutativi adeguati.

Chiaramente so anch’io che non sono sempre perfetti, perche´ l’apparato di gri- glie predefinite e di punteggi finisce per determinare una qualche rigidita` e – d’altra parte – una forzatura dei progetti (che cercano di adeguarsi). Ma l’alterna- tiva e` la creazione di commissioni di esame per i singoli progetti, il che certo non rappresenta una procedura vantag- giosa. Quindi per la funzione valutativa riteniamo debba applicarsi il modello della legge n. 488, che attraverso regola- menti e norme specifiche va reso flessibile ed utilizzabile da diversi settori e per differenti finalita`. La terza tipologia e` il meccanismo negoziale: per interventi par-

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ticolarmente complessi si puo` fare ricorso ad un rapporto diretto fra pubblica am- ministrazione ed impresa con strumenti di pattuizione. Al di fuori di queste tre tipologie – ciascuna delle quali prevede meccanismi propri – non c’e` altro. L’au- tocertificazione e` consentita per intero da una parte e limitatamente dall’altra; i controlli sono effettuati in un certo modo da una parte e diversamente dall’altra: ma i meccanismi restano tre. Si deve sapere che in questo paese i meccanismi sono tre, perche´ altrimenti gli imprenditori non sono messi nelle condizioni di capire.

Alcuni di questi sistemi di incentiva- zione saranno particolarmente forti per le aree svantaggiate, nel senso che l’obiettivo principale di una procedura negoziale o delle procedure valutative e` la realizza- zione di politiche per le aree depresse. E`

lo sforzo che stiamo compiendo.

Anche il problema della destinazione delle risorse andrebbe considerato a mio avviso in questa chiave. Il Ministero del- l’industria non intende creare un sistema di punteggi o di risultati riferiti ad obiet- tivi astratti e separati (territorio, indu- stria, politiche di settore). Noi riteniamo che occorra programmaticamente portare i vari strumenti verso una convergenza:

come in un matrimonio. In tal senso dobbiamo decentrare le competenze ne- cessarie alle regioni ed attuare – laddove necessario – meccanismi di programma- zione negoziata su scala regionale o na- zionale; per l’industria dobbiamo adottare processi univoci e convergenti. Su tutto questo stiamo cercando di lavorare.

A prescindere dalla distribuzione delle risorse per grandi finalizzazioni (patti territoriali, imprese, legge n. 488...) noi diciamo che quando un certo meccani- smo, come la legge n. 488, e` in grado di sostenere una politica di regionalizzazione per alcuni patti, le relative risorse vanno utilizzate in base alle esigenze manife- state. Sarei quindi a favore di un approc- cio finalizzato a mantenere la tempistica e quel tanto di efficienza del sistema. Uno dei problemi alla base dell’eccesso di domande e` proprio questa mancanza di certezza delle risorse, per cui la domanda

non si posiziona nemmeno ragionevol- mente in rapporto alle risorse disponibili.

Ecco perche´ e` molto importante conoscere per tempo l’ammontare delle risorse. Si tratta inoltre di vedere se il percorso delineato, con le novita` introdotte, possa essere applicato gia` a partire dal prossimo bando; so che alcune regioni hanno ma- nifestato l’intenzione di sperimentare, in- sieme con il bando generale, uno o piu`

bandi « dedicati » (ovviamente sul plafond regionale distribuito). Penso che questa prima sperimentazione possa essere inte- ressante e vada incoraggiata. Gli esiti ci diranno poi – anche dal punto di vista delle risorse – se il matrimonio avviene e come possa essere agevolato, contando anche su un’elasticita` di destinazione dei finanziamenti.

In apertura il presidente ha fatto ri- ferimento alla vicenda di Sviluppo Italia.

Su questo punto vorrei dire che non ha ancora discusso neanche il Governo, che lo fara` nei prossimi giorni. Quindi fran- camente vi chiederei di consentirmi di rispondere quando anche il Governo ne avra` discusso.

PRESIDENTE. Prendiamo atto che nemmeno il Governo finora ha discusso di Sviluppo Italia; avremo modo di appro- fondire successivamente questo aspetto.

Ringrazio il ministro Bersani per la sua esposizione introduttiva e do subito la parola ai colleghi che intendano interve- nire per proporre quesiti o spunti di approfondimento.

COSIMO CASILLI. Signor presidente, giudico assolutamente positiva l’imposta- zione qui delineata dal ministro Bersani.

L’idea di rendere la legge n. 488 un service nell’ambito dei vari strumenti di- sponibili e` opportuna, perche´ la certezza dei tempi, delle procedure e delle risorse e` uno degli elementi decisivi per un’opera seria di sviluppo nel Mezzogiorno. D’altra parte avrei qualche perplessita` sulle pro- cedure previste per i programmi di di- mensioni molto ridotte: in presenza di molte domande e di un’eccessiva limita- zione delle risorse il rischio e` che in basso

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per la sovvenzione nasca una guerra tra poveri. Se poi si correggesse il rapporto tra occupazione ed innovazione in favore di quest’ultima, la legge n. 488 non pre- mierebbe soltanto iniziative di medio pro- filo per quanto riguarda lo sviluppo tec- nologico. Oggi il parametro relativo all’in- novazione appare sottostimato rispetto al dato occupazionale. Penso che se il sud non sviluppera` nel proprio territorio un certo livello di know how rischia di non approdare mai a risultati e condizioni accettabili.

Credo che il ministro abbia esposto una linea di tendenza anche cultural- mente apprezzabile: e` necessario sempli- ficare gli strumenti di aiuto nel Mezzo- giorno. In pratica non bisogna considerare separatamente i vari meccanismi (patti territoriali, contratti d’area, legge n. 488 e cosı` via), ma tutto va ricondotto alla politica di concertazione e quindi alla responsabilizzazione dei soggetti che ope- rano sul territorio (istituzioni e parti sociali); inoltre e` necessario applicare un meccanismo di incentivazione automatica, che sappia rispondere positivamente alle esigenze, ovviamente senza ricalcare anti- che impostazioni clientelari.

C’e` forse un pericolo, signor ministro:

l’eccessiva fiducia che traspare dalle sue parole per le istituzioni regionali. Spesso i loro apparati burocratici hanno invece rappresentato un freno decisivo per lo sviluppo del Mezzogiorno. Piu` che sulle procedure regionali personalmente impo- sterei la competizione sulla qualita` dei progetti, obbligando le regioni ad attenersi – nella propria autonomia e liberta` di scelta – ai meccanismi automatici che il Governo ha saputo opportunamente in- trodurre. Il rischio e` che in alcune regioni dai meccanismi automatici e dalla valu- tazione della qualita` del progetto si passi a valutazioni che nulla hanno a che fare con queste procedure. In pratica sono necessari vincoli piu` rigorosi circa l’ob- bligo delle regioni di attenersi alla valu- tazione nel merito della qualita` della progettazione.

Non so se l’estensione delle agevola- zioni della legge n. 488 al turismo sia alla

base della recente applicazione degli stessi incentivi al settore delle costruzioni. Ma se non vi fosse un rapporto consequen- ziale, allora l’estensione alle imprese edili rischierebbe di far perdere alla legge n. 488 la caratteristica di strumento per il finanziamento di attivita` industriali ed imprenditoriali.

GIUSEPPE NIEDDA. Signor ministro, vorrei invitarla a sviluppare una rifles- sione sui tempi medi di erogazione dei contributi previsti dalla legge. Ormai siamo arrivati al quarto bando: si registra un qualche miglioramento nella tempistica delle agevolazioni ? Il meccanismo dimo- stra maggiore fluidita` ? Si tratta di tema- tiche che stanno particolarmente a cuore agli imprenditori, che sollecitano tempi brevi di decisione proprio per non fru- strare lo scopo stesso degli incentivi.

Vorrei inoltre formulare al ministro una domanda sulle aree in phasing out.

Mi riferisco alle aree in uscita dall’obiet- tivo 2, che comprendono una quota con- sistente di popolazione del territorio na- zionale. E` possibile immaginare qualche iniziativa per surrogare in queste regioni la mancanza degli incentivi a suo tempo previsti per l’obiettivo 2 ?

SALVATORE CHERCHI. Signor presi- dente, vorrei preliminarmente esprimere un apprezzamento convinto nei confronti dell’ottimo lavoro che e` stato svolto dal Ministero dell’industria. L’esperienza della legge n. 488 e` la classica dimostrazione che si puo` fare presto e bene. Va dato atto al ministro ed all’amministrazione – qui validamente rappresentata dal dottor Sap- pino – che hanno saputo ottenere questo risultato. Non dimentichiamo una positiva ricaduta collaterale, cioe` che tra le im- prese e la pubblica amministrazione si attiva cosı` un circuito di fiducia.

Il ministro ha esposto in sostanza la possibilita` che il service della legge n. 488 sia utilizzato per i patti territoriali. Mi domando se rispetto ai vari strumenti della programmazione negoziata si tratti di eliminare e di tagliare attraverso le graduatorie un congruo numero di patti

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territoriali giudicati validi o se non si debba invece decidere – anche in via autoritativa (e non solo come facolta`) – che il meccanismo della legge n. 488 si applichera` all’interno dei singoli patti senza escludere in partenza quelli giudi- cati validi. In pratica, tenuto conto del- l’importanza di non disperdere le risorse disponibili, mi domando se i patti giudi- cati validi – i quali hanno attivato energie imprenditoriali, con il consenso di attori sociali – possano essere giustamente eli- minati. Forse, invece, andrebbero appro- vati tutti, per poi applicare all’interno dei singoli patti il meccanismo della legge n. 488. Credo che la nostra Commissione dovrebbe valutare questa impostazione anche nell’ambito dell’esame della legge finanziaria. Lo stesso meccanismo po- trebbe naturalmente valere per i cosid- detti patti settoriali (turismo ed agroin- dustria, per esempio), che hanno grande rilevanza.

Il ministro ritiene plausibile un mec- canismo del genere ? E` importante capirlo, perche´ la Commissione dovrebbe decidere che la legge n. 488 e` un meccanismo utile se trasferito ed applicato agli strumenti della programmazione negoziata.

Un’ultima domanda. Lungi da me pro- porre modifiche delle procedure; credo sia interesse di tutti mantenere in esercizio una macchina che funziona. Vorrei pero`

sapere se non sarebbe opportuno riflettere sull’inclusione, nell’ambito delle valuta- zioni, di un criterio come l’orientamento dell’impresa all’esportazione. Un monito- raggio da questo punto di vista sarebbe utile (sia per i patti territoriali sia per la legge n. 488), perche´ talvolta vengono finanziate iniziative che intervengono sol- tanto sul mercato locale e regionale con l’effetto di spiazzare le imprese gia` ope- rative. Non so se questo aspetto sia gia`

stato preso in esame, ma credo che per il futuro si potrebbe ragionare intorno a criteri qualitativi del genere.

LIVIO PROIETTI. Signor presidente, nella sua esposizione il ministro ha fatto riferimento al primo bando per il settore turistico-alberghiero. Attualmente le gra-

duatorie regionali sono in via di forma- zione e dovrebbero essere approvate entro la fine di novembre. Dai primi dati si ricava che le richieste di incentivazione ammontano ad oltre 6.600 miliardi di lire, mentre sono a disposizione circa 650 miliardi di lire: in pratica circa un decimo delle agevolazioni richieste. Le principali aree interessate si trovano nelle regioni meridionali e nell’ambito dell’obiettivo 5b (soprattutto intorno alla capitale); queste ultime hanno particolare rilevanza in pro- spettiva sia del Giubileo sia dell’auspica- bile successiva fase di incremento turi- stico. Come possono essere salvate – considerando i dati a cui ho fatto riferi- mento – le iniziative di particolare rile- vanza ? E` previsto un finanziamento ul- teriore per il settore turistico-alberghiero, cosı` importante non soltanto nelle regioni meridionali ma in tutte le aree depresse del paese ?

GIOVANNI DI FONZO. Esprimo an- ch’io un particolare apprezzamento per l’impostazione che e` stata esposta dal ministro. Vorrei riallacciarmi alle do- mande poste dal collega Cherchi.

Dal 1o gennaio 2000, con la scadenza del precedente periodo di programma- zione e con l’avvio del nuovo quadro comunitario di sostegno, saranno modifi- cati sostanzialmente i regimi di aiuto:

verranno ritoccati anche i criteri e le intensita` contributive dell’obiettivo 1; delle due regioni in uscita dall’obiettivo 1 una entrera` nel regime transitorio, mentre l’altra sara` recuperata nell’obiettivo 2 e nella deroga prevista dal trattato del- l’Unione europea.

A quanto mi risulta, il primo bando per il 2000 si svolgera` all’inizio dell’anno.

I cambiamenti a cui ho fatto riferimento consentono un buon funzionamento dei meccanismi vigenti oppure si presenta qualche difficolta` ? Nel caso in cui si registrino problemi, si potrebbe provve- dere in qualche modo ? L’ultimo bando nazionale per i patti territoriali (10 otto- bre 1999) ha determinato l’invio al mini- stero di iniziative per 32 patti a fronte di una disponibilita` finanziaria (dichiarata

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dal Tesoro) di 835 miliardi circa. In pratica l’ammontare delle risorse disponi- bili lascerebbe scoperta una parte consi- stente di questi patti, che fra l’altro non appartengono alla prima generazione. Lo sottolineo perche´ in passato l’istruttoria bancaria cominciava dopo la presenta- zione, mentre gli ultimi patti hanno alle spalle l’istruttoria bancaria gia` effettuata secondo i criteri stabiliti dalla legge n. 488: in pratica hanno al loro interno progetti esecutivi. Il ministro dell’industria puo` concordare con le regioni, o decidere direttamente, una soluzione affinche´ que- sti territori non debbano essere mortifi- cati ? Non dimentichiamo che lo sforzo per presentare attraverso gli istituti ban- cari convenzionati progetti di sviluppo di un comprensorio o di una provincia dura minimo un anno-un anno e mezzo. Dob- biamo evitare la mortificazione di quelle imprese, di quelle parti sociali e di quelle istituzioni locali. In tal senso occorrerebbe studiare un sistema per mettere a rete le varie forme di finanziamento (dalla fi- nanza specifica all’apertura di sportelli ad hoc).

Ricordo che per i dieci patti cosiddetti comunitari siamo gia` nella fase di attua- zione, perche´ e` gia` stato impegnato il 100 per cento delle risorse a disposizione. Su alcuni di questi territori le dinamiche avviate stanno avendo successo. Ora hanno bisogno di andare oltre e sarebbe assurdo bloccare un processo di sviluppo nel momento del decollo. Al nostro Co- mitato risulta che era in discussione una convenzione fra Ministeri del tesoro e dell’industria per aprire una finestra ri- servata ad un patto territoriale, essendo stata segnalata la presenza di un certo numero di progetti. Vorrei sapere se questa determinazione peserebbe intera- mente sull’aliquota regionalizzata della legge n. 488 o se invece al centro ci si riserverebbe comunque una parte del pla- fond complessivo per soddisfare le richie- ste prevedibili ed eccedenti rispetto alla somma stanziata.

BENITO PAOLONE. Signor presidente, il ministro Bersani ha ricordato che per i

primi due bandi sono stati realizzati investimenti per circa 18.000 miliardi, di cui circa 10.000 al sud e circa 8.000 al nord. La tabella sulla realizzazione degli investimenti e sull’incremento occupazio- nale, contenuta nella documentazione che il ministro ha consegnato al Comitato, mostra che esiste una sproporzione tra settentrione e meridione in merito agli investimenti ultimati ed agli effetti occu- pazionali previsti. Nel primo bando, le 2.975 domande monitorate nel Mezzo- giorno hanno prodotto 1.638 iniziative ultimate, mentre le 3.015 domande mo- nitorate nel centro-nord hanno prodotto 2.660 iniziative ultimate. I dati rimangono proporzionalmente simili anche nel se- condo bando. Lo stesso vale per gli effetti occupazionali: nel primo bando, a fronte di un numero di domande monitorate pressoche´ uguale, si verifica un numero di occupati aggiuntivi per le iniziative ulti- mate assai diverso: 19.145 al sud e 27.602 al centro-nord. La differenza e` ancora piu`

rilevante nel secondo bando, sia per quanto riguarda la percentuale di realiz- zazione degli investimenti sia per gli effetti occupazionali. Come si spiega que- sta disparita` ? Siamo in grado di indivi- duare i motivi che sono alla base di simili tendenze, per procedere alla loro rimo- zione ? Infatti questi dati sembrano con- traddire l’esigenza primaria delle politiche di sviluppo condotte nel meridione, che e`

proprio l’attivazione di iniziative in grado di produrre occupazione.

TERESIO DELFINO. Apprezzo lo sforzo positivo portato avanti per sempli- ficare e per rendere piu` immediato l’ac- cesso alle agevolazioni della legge n. 488.

E` noto che questo strumento ha fatto registrare un forte gradimento nell’ambito delle associazioni imprenditoriali di cate- goria. Tutta una serie di provvedimenti legislativi si propongono di consentire ad una pluralita` di soggetti la partecipazione a momenti di programmazione e di pro- gettazione. Mi domando se essi non deb- bano essere riconsiderati per mettere piu`

direttamente in relazione il sostegno-in- centivo dello Stato e l’impresa. Non e`

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tempo di ripensare tutta la strumentazio- ne ? Si tratta di meccanismi proposti a fin di bene, che pero` hanno incontrato qual- che difficolta` in fase attuativa. Ormai la legge n. 488 sta ampliando i propri settori di intervento e sta attraendo il maggiore consenso, anche alla luce della capacita` di razionalizzazione e di semplificazione (come richiesto dal mondo della produ- zione).

Negli ultimi anni sono stati affinati una serie di indicatori per la definizione delle graduatorie. Fra questi rientra la misura del capitale proprio investito dall’impresa nell’iniziativa. Spesso pero` a questi stru- menti si rivolge la nuova imprenditoria che non puo` soddisfare facilmente quel requisito, anche se puo` offrire vere pro- spettive di sviluppo e di occupazione.

Come si puo` attenuare l’incidenza di questo criterio per evitare che le oppor- tunita` imprenditoriali vadano perdute ?

Infine, vorrei sapere se il ministro dell’industria ed il Governo abbiano in- tenzione di rispondere alle esigenze ma- nifestate con una dotazione finanziaria piu` consistente. Tutti riconoscono la va- lidita` dei meccanismi offerti dalla legge n. 488 e lo stesso Governatore della Banca d’Italia ha recentemente sottoli- neato che in alcune realta` regionali il divario occupazionale si e` ulteriormente accresciuto negli ultimi mesi. Da qui la mia domanda: il Governo prevede di adeguare le risorse, anche in sede di esame della legge finanziaria ?

LUCIO TESTA. Signor presidente, la legge n. 488 ha dimostrato una partico- lare idoneita` per un’utilizzazione su piu`

settori di intervento. Questa tendenza presuppone l’utilizzo del cofinanziamento europeo e privato ? Mi riferisco in pratica al prossimo quadro comunitario di soste- gno. Nell’ambito di Agenda 2000 i mec- canismi previsti dalla legge n. 488 possono essere allargati ad ambiti oggettivi di intervento. Per il Mezzogiorno, per esem- pio, e` importante il terziario, che puo`

offrire occupazione soprattutto ai giovani;

si possono creare posti di lavoro senza la necessita` di richiedere un allontanamento

dal territorio. Altro settore di grande rilievo riguarda la produzione di infra- strutture, sempre con il concorso finan- ziario delle imprese private. Il momento centrale resta l’impresa, che puo` decidere di avvalersi di questo strumento gia` col- laudato. Ricordo che fino ad oggi le risorse a disposizione del Mezzogiorno e delle aree depresse non sono state utiliz- zate interamente.

PRESIDENTE. Signor ministro, credo che la qualita` e la quantita` degli interventi dei colleghi siano la migliore dimostra- zione dell’interesse e dell’impegno del Comitato permanente per la programma- zione e il riequilibrio economico territo- riale e della Commissione bilancio su questi temi. D’altra parte l’urgenza del- l’audizione era anche determinata dall’im- minenza della fase di esame dell’articolato della legge finanziaria.

Vorrei soffermarmi su un problema centrale che sta animando il nostro di- battito. Mi riferisco alla questione delle risorse. Nel suo intervento il ministro ha fatto riferimento all’esigenza di raziona- lizzare gli strumenti esistenti. A tal fine la nostra Commissione ha dato un contri- buto non indifferente. Resta pero` il pro- blema delle risorse. Quando uno stru- mento funziona – come e` accaduto per la legge n. 488 – abbiamo la sensazione che manchi un’adeguata copertura finanziaria.

L’ipotesi di mettere in equilibrio la legge n. 488 con altri strumenti (e segnata- mente con la legge n. 341) non ci vede contrari, ma anche la legge n. 341 ha esaurito i fondi nell’arco di ventiquattro ore. La questione del limite minimo e massimo resta quindi in tutta la sua consistenza. Se poniamo un limite per escludere dall’accesso ai benefici della legge n. 488 i soggetti che presentano progetti di investimento al di sotto di 1 miliardo e se stabiliamo un limite mas- simo di 50 miliardi per i progetti multi- regionali, alla fine la fascia dei potenziali utenti della legge n. 488 fa obiettivamente alzare le percentuali di attivazione del meccanismo ma nel complesso gli investi- menti sono realizzati in misura ridotta o,

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almeno, uguale a quanto sarebbe accaduto in assenza di questi meccanismi. Ecco il problema politico del confronto di oggi, sul quale le domandiamo un chiarimento puntuale.

Abbiamo la sensazione che la filosofia a cui si e` ispirato il Governo nella sua politica di intervento per il riequilibrio territoriale sia stata da un lato l’esten- sione della legge n. 488 ad una serie di settori (la vicenda del turismo e` impor- tante e condivisibile) e dall’altro una limitazione delle risorse: in pratica l’esten- sione dell’utilizzo non e` bilanciata da un impegno corrispondente in termini finan- ziari. Altri strumenti, che hanno operato meno bene della legge n. 488, vengono pero` mantenuti in piedi. Su alcuni esi- stono scuole di pensiero diverse, ma vor- rei ugualmente segnalare il caso della programmazione negoziata; molti di essi sono ancora inattuati. Lo stesso collega Cherchi si e` posto il problema di capire meglio: e` piu` opportuno procedere con il meccanismo dei patti territoriali o con la legge n. 488 ? Infatti applicare la legge n. 488 ai patti territoriali mantenendo i limiti di impegno che conosciamo significa non ammettere al finanziamento tutte le iniziative del patto entrate in graduatoria.

Allora, delle due l’una: fino ad oggi gli imprenditori hanno considerato la legge n. 488 ed i patti territoriali come stru- menti alternativi per ottenere lo stesso scopo e li hanno valutati soprattutto alla luce dei tempi di erogazione delle agevo- lazioni (quindi la diversita` degli obiettivi connessi ai vari strumenti e` stata ignora- ta); ma se i diversi strumenti hanno finalita` differenti allora devono anche essere gestiti in maniera distinta. L’ipotesi di commistione qui esposta ci lascia per- plessi.

Il ministro Bersani ha fatto riferimento all’utilizzo della legge n. 488 come service soprattutto per eventuali richieste da parte delle regioni finalizzate all’utilizzo in aree territoriali omogenee. In questo caso la ripartizione finanziaria delle ri- sorse subirebbe una modifica. Va chiarito, allora, se esistano strumenti per bilanciare nel complesso della regione il fatto che

una parte delle risorse e` stata utilizzata in un’area territoriale omogenea sottraendo fondi alla graduatoria regionale generale.

Do ora la parola al ministro Bersani per la sua replica.

PIER LUIGI BERSANI, Ministro del- l’industria, del commercio e dell’artigia- nato. Ringrazio i deputati intervenuti sia per la puntualita` delle loro osservazioni sia perche´ i temi toccati ci consentono di chiarire meglio i termini dell’impegno del Ministero. Credo d’altra parte che, al di la`

dello sforzo compiuto da noi, tocchera`

anche al Parlamento individuare qualche risposta, probabilmente gia` nella fase di esame della legge finanziaria.

E` stata espressa la preoccupazione che la legge n. 488 funzioni in maniera sbi- lanciata fra nord e sud, a svantaggio del meridione. Premesso che anche dall’osser- vazione del funzionamento di questa di- sciplina si rilevano differenze di efficienza amministrativa che penalizzano il sud (come, per esempio, nel caso dell’appro- vazione delle concessioni), i dati che sono stati qui evidenziati trovano spiegazione anche in fattori oggettivi. Innanzitutto nel centro-nord vi e` una minore incidenza dei programmi riferiti a « nuovi impianti » e questa tipologia (che si registra al sud in misura doppia rispetto al nord) incide ovviamente sulla velocita` di realizzazione delle iniziative. In secondo luogo nel Mezzogiorno e` piu` rilevante la dimensione finanziaria media degli interventi. Infine i programmi destinati al centro-nord hanno dovuto rispettare i vincoli di tempo im- posti dalle procedure comunitarie, il che ha necessariamente ridotto i termini delle scadenze: la differenza va da 24 mesi per il centro-nord a 48 mesi (tempi massimi fissati dalla legge n. 488) per il sud.

Queste differenze hanno determinato una minore efficienza delle iniziative realiz- zate nel Mezzogiorno, ma tutto sommato gli effetti sono anche inferiori rispetto a quanto quei presupposti lascerebbero pre- vedere; in pratica le cifre contenute nella tabella che abbiamo consegnato al Comi- tato vanno statisticamente riportate ad un contesto di partenza assai piu` svantag-

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gioso (in termini di regolamentazione e di vincoli) di quanto poi i risultati finali non consentano di rilevare. Restano natural- mente le diseconomie amministrative, che sono piu` gravi nel Mezzogiorno.

Vorrei poi chiarire un punto specifico.

Troppo spesso a mio parere i dati positivi sul funzionamento della legge n. 488 ven- gono interpretati come una possibilita` per individuare alternative alle politiche ter- ritoriali. Come ministro dell’industria ri- tengo che sia sbagliato. Se nel Mezzo- giorno scindessimo le politiche territoriali da quelle industriali faremmo un gravis- simo errore. In realta` uno dei meriti del lavoro condotto negli ultimi anni sta proprio nell’aver rilanciato una strategia combinata. Da questo punto di vista non stiamo cambiando direzione. Sta acca- dendo, semplicemente, che gli strumenti vengono affinati in corso d’opera; ma il legame fra politica industriale e territorio resta il concetto fondamentale. Progressi- vamente facciamo esperienza e cerchiamo di mettere pragmaticamente a frutto quello che abbiamo imparato.

Vi e` poi un secondo aspetto da chia- rire. Dal centro molti problemi non pos- sono essere risolti: serve la struttura regionale nuova che tutti vorrebbero. Oc- corre aiutare l’evoluzione dei centri re- gionali in modo che la fisiologia della programmazione sia costituita da un rap- porto costante con le dimensioni territo- riali socio-economiche (e non soltanto amministrative). Altrimenti non sarebbe giustificata, per esempio, la scelta del fondo unico da trasferire alle regioni per le iniziative ordinarie. Il fondo unico serve ad impedire che si creino divisioni e paratie fra una regione e l’altra; inoltre non sara` necessario legiferare ma bastera`

fissare pochi concetti essenziali e poi procedere attraverso le tabelle. Ciascun progetto potra` essere tarato su un pro- blema territoriale e/o settoriale a seconda delle esigenze, delle dimensioni e dei presupposti socio-economici. E` la fisiolo- gia che vorremmo indurre. La stessa pattuizione prevista nell’ambito della pro- grammazione negoziata non ha altro senso che spingere verso questa fisiologia:

non credo che qualcuno abbia mai avuto intenzione di obbligare Roma a decidere da qui all’eternita` in che modo nell’ambito dei diversi territori si possano mettere in cooperazione le amministrazioni e le at- tivita` produttive; penso invece che si sia voluto promuovere diffusamente una certa politica.

Oggi esiste un problema di transizione e di affiancamento dei diversi strumenti.

In proposito credo sia necessario che il Parlamento collabori insieme con il Go- verno per individuare la soluzione piu`

opportuna. Abbiamo scritto le nuove re- gole non per creare confusione, ma per aprire un’opportunita` (e quindi anche per favorire la discussione: non lo nego). In realta` il ragionamento non avviene a macchine ferme, quindi la verifica e` sem- pre necessaria. Se queste scelte dovessero suonare come un messaggio generalizzato di cambiamento rivolto a chi e` stato inserito nelle graduatorie, se fossero in- terpretate come la necessita` di ricomin- ciare tutto da capo, davvero non ne sarebbe valsa la pena: lo voglio sottoli- neare con chiarezza in questa sede auto- revole. Dobbiamo invece trovare con in- telligenza le formule per cui possa andare avanti tutto quello che e` stato pattuito e siano anche individuati gli spazi ed i modi per far emergere le esperienze nuove. Puo`

darsi benissimo, per esempio, che la Pu- glia chieda una graduatoria separata per un’area in cui non e` attivo alcun patto territoriale. Ma qui siamo nell’ordinario:

ha il diritto di farlo, anche perche´ su quel progetto potrebbe far confluire altri in- terventi. Se queste modalita` vengono spe- rimentate a sufficienza, alla fine verra`

fuori abbastanza naturalmente che at- torno a meccanismi del genere possono essere individuati su scala regionale si- stemi di pattuizione molto agevoli. Ri- cordo, inoltre, che quando si ridiscutera` il tema della programmazione negoziata il service della legge n. 488 potra` benissimo essere utilizzato, attraverso uno specifico bando nazionale dedicato. Al di la` dei meccanismi di funzionamento, poi, tutti gli elementi discrezionali (dislocazione, obiettivi, strumenti, criteri) saranno og-

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getto di negoziazione; quest’ultima non soltanto non sara` limitata, ma avra` la massima estensione. Disporremo comun- que di uno strumento piu` efficace. Oc- corre anche garantire che i treni in corsa non siano fermati; da qui il criterio dell’affiancamento.

Quali meccanismi potranno essere ap- plicati ? Si tratta di individuarli a partire dalle risorse disponibili, dalle esperienze gia` in atto e dalle iniziative in fase di transizione che possono essere incentivate per rientrare nel sistema della legge n. 488. Certo non si puo` dare una risposta precisa oggi, anche perche´ siamo a ridosso dell’esame della legge finanziaria. Si tenga conto che a partire dal 1o gennaio sara`

realizzata una forte operazione di regio- nalizzazione contemporaneamente anche su altri versanti. Quindi si puo` procedere, sia pure con la gradualita` e la prudenza necessarie e con la consapevolezza che i patti vanno rispettati.

Si e` fatto riferimento all’allargamento della legge n. 488. In proposito vi chie- derei sommessamente di parlare di « uti- lizzazione » della legge n. 488, perche´ non possiamo immaginare una sorta di nego- ziazione per l’allargamento all’una o al- l’altra realta`. Non e` questo il concetto. Le scelte politiche vanno assunte preliminar- mente. Per esempio, il Parlamento ed il Governo decidono che nel Mezzogiorno e nelle aree depresse occorre attuare inter- venti a favore del turismo: una volta scelta la strada di realizzare una politica per il turismo, si prende in considerazione il modello offerto dalla legge n. 488. Oggi esso e` stato gia` esteso a nuovi settori. E`

stato qui sollevato il problema delle ri- sorse disponibili per il comparto turistico- alberghiero. Intanto vorrei far presente che su questo punto sara` opportuno at- tendere i risultati della graduatoria; forse la situazione potra` essere considerata meno drammatica. Sicuramente un pro- blema di risorse esiste, ma sulla linea del turismo abbiamo intenzione di andare avanti. Vedremo in che modo si possa individuare un aggiustamento sotto il pro- filo finanziario. Il tema dell’edilizia e` piu`

controverso; anch’esso e` un settore indu-

striale, sia pure sui generis. Non e` facile trovare limiti regolamentari, ma presumi- bilmente l’operazione finira` per concen- trarsi sulla qualificazione delle imprese con base regionale; infatti nel settore delle costruzioni esiste il problema assai rile- vante della mobilita` degli impianti. Cio`

detto, credo sia possibile immaginare un utilizzo della legge n. 488 per le politiche settoriali, ma dovremmo cominciare a selezionarle. Sul turismo, per esempio, siamo arrivati ad un compromesso con le regioni, ma non ne siamo totalmente convinti: infatti e` opportuno utilizzare la strumentazione in automatico e non ap- pesantire la legge n. 488 (anche per non mettere nei guai gli imprenditori).

D’altra parte anche l’estensione del modello della legge n. 341 puo` dare luogo a nuove « filiere ». E` inutile richiedere che sulla base della legge n. 488 nel regola- mento sul commercio siano inseriti i piccoli negozi: oggi disponiamo gia` di un meccanismo semiautomatico di contributi in conto capitale alle piccole imprese commerciali finalizzati alla qualificazione;

e` semplicissimo, funziona attraverso le camere di commercio, opera anch’esso fino all’esaurimento delle risorse e puo`

essere usato per una miriade di dimen- sioni finanziarie e di iniziative settoriali.

Signor presidente, per i programmi di dimensione finanziaria inferiore non ab- biamo soppresso la possibilita` di accesso alle agevolazioni della legge n. 488. Ci abbiamo pensato, non e` un mistero, ma la possibilita` non e` stata eliminata. Riba- diamo – pero` – che vogliamo orientare (non dico « costringere ») i progetti di certe dimensioni finanziarie verso i mec- canismi automatici. Poi, anche con l’aiuto del Parlamento, dovremo cercare di man- tenere un equilibrio delle risorse finan- ziarie disponibili. Abbiamo invece gia` in- trodotto un limite per i grandi progetti, al di sopra dei 50 miliardi: oggi essi com- petono fra di loro, in una graduatoria interregionale, per non sottrarre risorse alle altre iniziative.

Per quanto riguarda i finanziamenti, possiamo pensare ancora ad un ottimo matrimonio fra i meccanismi previsti

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dalla legge n. 488 e l’utilizzazione delle risorse comunitarie; possiamo anche coin- volgere le regioni (come nel caso dei piani operativi regionali) per settori come il turismo e il commercio all’interno della strategia di utilizzo della legge n. 488.

Certo, pero`, quando un cavallo beve cosı`

tanto le risorse sono sempre scarse. Da parte mia riterrei desiderabile soprattutto che il Parlamento ci aiutasse a trovare un sistema che privilegi comunque la cer- tezza dei tempi e delle risorse. Infatti l’offerta e la domanda finiscono per pro- porzionarsi l’una all’altra quando si e` in presenza di una certa prevedibilita` della tempistica e di una certa stabilita` dei finanziamenti. A mio avviso e` il problema principale che si pone in merito agli stanziamenti. Non penso che gli incentivi industriali siano buoni comunque, a pre- scindere dalle dimensioni e dagli obiettivi:

vanno maneggiati sempre con cura. Siamo pero` consapevoli del fatto che le risorse finanziarie servono. Infine, manteniamo fermo un principio sacrosanto: la legge n. 488 prevede una gara e quindi qual- cuno viene escluso. Il 50 per cento delle iniziative non ammesse al finanziamento rappresenta una quota eccessiva ? Va bene, ma non mi scandalizzo se il 30-35 per cento dei progetti resta fuori. Vorrei fosse chiaro. E` il segnale di un funziona- mento fisiologico non negativo: significa

che i programmi vengono sottoposti ad una selezione che premia i migliori. I nostri industriali si abitueranno all’idea delle risorse limitate, concesse fino ad esaurimento (quello che in apertura ho definito il « rubinetto »), e ad una gradua- toria che premia alcuni ed esclude altri:

potranno comunque operare le proprie scelte, perche´ faranno affidamento su criteri predeterminati e su tempi certi.

Spero di aver risposto esaurientemente alla maggior parte dei quesiti posti, signor presidente. Rimango a disposizione del Comitato permanente per la programma- zione e il riequilibrio economico territo- riale e della Commissione bilancio per qualunque approfondimento.

PRESIDENTE. Ringraziamo il ministro Bersani per l’utile contributo che ha fornito ai nostri lavori.

Dichiaro pertanto conclusa l’audizione.

La seduta termina alle 16.40.

IL CONSIGLIERE CAPO DEL SERVIZIO STENOGRAFIA

DOTT. VINCENZO ARISTA

Licenziato per la stampa

dal Servizio Stenografia il 7 dicembre 1999.

STABILIMENTI TIPOGRAFICI CARLO COLOMBO

Stampato su carta riciclata ecologica STC13-5AU-35 Lire 500

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