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L ... flebotomi a sei e due zampe

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Numero 1 - Marzo 2013

Parliamo anche di...

L

’espandersi della leishmaniosi interessa ormai quasi tutto il territorio nazionale tanto da po-

tersi parlare di ineluttabile endemiz- zazione di questa zoonosi e a tale preoccupante situazione, tra i tanti

fattori, ha sicuramente fornito un de- terminante contributo il cambio cli- matico che ha consentito l’ampliarsi di territori adatti, per clima e am- biente, alle esigenze biologiche dei fle- botomi vettori.

Dalla prima segnalazione conosciuta del fastidioso dittero, fatta dal gesuita Filippo Bonanni a Roma nel 1691, si deve giungere al 1786 per avere la prima descrizione da parte del medico e naturalista Giovanni Antonio Sco- poli di Phlebotomus papatasie arri- vare oggi alle centinaia di specie conosciute in tutto il mondo.

L’etimologia1è abbastanza chiara, ma forse non tutti ricordano che prima di dare il nome a un genere di insetti il ter- mine era già in uso da tempi antichi e stava a rappresentare l’attività di colui, il flebotomo, che praticava il salasso te- rapeutico. A questa mansione si dedi- cavano cerusici e barbieri (secondo alcuni l’insegna cilindrica a strisce bianche e rosse che un tempo orna- vano le loro botteghe stava a proprio a indicare questa antica attitudine) che con lancette e bisturi andavano in genere a incidere i vasi all’altezza del gomito fino a giungere appunto alla denominazione di flebotomo.

Quella del flebotomo con l’andare del tempo poteva andare a sovrapporsi anche ad altre attività sanitarie (chi- rurgo, speziale, farmacista) e comun- que raggiungeva una propria specificità e riconoscimento anche le-

... flebotomi a sei e due zampe

Miniatura di lettera maiuscola di inizio ca- pitolo raffigurante un flebotomo nell’atto di praticare un salasso (epoca medievale).

a cura di Vitantonio Perrone

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37 gale tanto da essere annoverata in

leggi del Regno a cavallo del ‘900 tra le professioni affini a quelle sanitarie (dentista, levatrice) per il cui esercizio era necessario conseguire un diploma di abilitazione in una scuola del Regno d’Italia ed essere iscritti in albi dei Comuni dove esercitavano2,3. Ma in tempi, ormai trascorsi, anche la carenza di veterinari “patentati” ren-

deva ancora importante la presenza di quelli definiti “empirici” che spesso ri- sultavano gli unici in grado di appor- tare una qualche attenzione agli animali allevati nelle zone marginali;

ma in zone ancora più svantaggiate dell’Italia pre-unitaria4 scarseggiando anche questa figura minore della pro- fessione poteva toccare proprio al fle- botomo in qualche modo occuparsi

anche della salute degli animali. Que- sta attività era particolarmente conge- niale, in particolare con i cavalli, non solo nel praticare salassi terapeutici, ma anche per ricavare sangue da som- ministrare come “bevanda” calda per le persone anemiche andando così a rappresentare in maniera del tutto sin- golare un antesignano esempio di me- dicina unica.

1 Flebotomo: dal latino “phlebotomus” dal greco “phlebotomos” composto da “phleps” = vena e “tomos” = che taglia, formato come “tomé” = taglio da “temnein” = tagliare. Colui che per professione cava sangue (O. Pianigiani, Vocabolario etimologico della lingua italiana, Firenze 1907).

2Legge n. 5849 del 22.12.1888.

3R. Decreto n. 45 del 3.2.1901.

4VI Congresso Nazionale di Storia della Medicina Veterinaria, comunicazione di P.L. Piras, abstract-book, Brescia 6-7 ottobre 2011: 8-10.

Recensione libri

Re ce n sio n e lib ri

T

ra le diverse attività di competenza del veterinario di sanità pubblica è prevista anche quella di vigilanza per le Arti in- tegrative della veterinaria e tra queste quella di maniscalco. Tale attività, un tempo routinaria per la consistenza del patrimonio equino, a far data dalla seconda metà del secolo scorso ha richiesto sempre più competenze specifiche per l’impiego a scopo ludico e sportivo che il cavallo (pur nella cospicua riduzione numerica) ha assunto nell’attuale contesto. L’elevato valore affettivo che ogni proprietario nutre nei con-

fronti del proprio cavallo ha determinato una crescente attenzione sulla ferratura per la tutela del benessere animale. L’avvento del ferro prefabbricato ha portato indubbi vantaggi economici, ma per contro ha abituato taluni maniscalchi a sottovalutare le esigenze oggettive dell’equino da ferrare ed anziché preparare un ferro all’esigenza dello zoccolo da ferrare, sovente sono portati ad adattare lo stesso zoc- colo al ferro prefabbricato con intuibili conse- guenze spiacevoli anche per l’animale.

Quale ausilio professionale per i veterinari, ma anche per le nuove generazioni di mani- scalchi e per i proprietari cultori dell’argomento, è stato realizzato questo testo, unico nel suo genere che giunge dopo oltre 60 anni, dove sono condensate le esperienze professionali di oltre quarant’ anni di attività degli autori, che contempla, corredata da ricchissima ico- nografia, una parte storica, una sezione dedicata all’anatomia e fisiologia del dito equino, una riguardante l’igiene, e una più consistente de- dicata al sistema di ferratura (normale, cor- rettiva, terapeutica, fisiologica) secondo il “Me-

todo di Scuola italiana”. Il testo rappresenta anche la storia, nell’ambito della Scuola vete- rinaria militare, della Scuola militare di Mascalcia di Pinerolo che ha espletato corsi per veterinari e maniscalchi militari sin dal 1879 e dal 1980 anche a favore di allievi maniscalchi civili che con la propria professionalità hanno contribuito a far conoscere il metodo italiano anche oltre confine.

«Il volume non ha la presunzione di evidenziare nuove idee o nuovi concetti […] ma vuole conservare nella sua purezza il bagaglio tecnico, pratico e storico culturale del sistema di mascalcia nato presso la Scuola di Pinerolo, quale metodo che si prefigge la buona conservazione dello zoccolo, le strutture in esso contenute e difese, in modo da affrontare le successive ferrature senza problemi e sofferenze»: un’affermazione che, derivante da principi coniati in tempi storici avulsi da concetti in linea con i più moderni criteri di tutela del benessere animale, fa riflettere e, si tratti di veterinario o di maniscalco, pone la dovuta attenzione a ciò che culturalmente i vecchi Ippiatri ci hanno voluto tramandare.

La scuola italiana nell’arte del ferrare Mascalcia e tecniche di ferratura equina

Vincenzo Blasio con la collaborazione di Vincenzo Fedele Equitare, ottobre 2012

Brossura, 15x21 cm - 240 pagine, illustrato Prezzo di copertina € 36,00

Iscritti SIMeVeP sconto 20%

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