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LA SANITA' MILITARE ITALIANA NEL 900 La Scuola di Sanità militare di Firenze : un importante laboratorio scientifico di ricerca e formazione

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LA SANITA' MILITARE ITALIANA NEL 900

La Scuola di Sanità militare di Firenze :

un importante laboratorio scientifico di ricerca e formazione

La Sanità Militare Italiana, col prestigio acquistato in seguito alle guerre di Crimea ed Unità d'Italia, fu potenziata dal Ministro Ricotti (30 settembre 1873).

La Scuola di Sanità Militare di Firenze, dopo l'istituzione del Laboratorio batteriologico (1888) s'arricchì anche di riscontri specialistici in Medicina Generale, Odontoiatria e

Otorinolaringoiatria e diventò un brillante laboratorio scientifico di Medicina Legale; istituì Corsi legati al rimodellamento delle Forze Armate, creò professionisti a tempo pieno nel campo specialistico universitario, con un aggiornamento permanente.

Nella Caserma "Francesco Redi" di Via Venezia 5, fu ristrutturata una sala, a piano terreno, come aula, capace di 220 posti.

Il progresso didattico della Scuola suscitò risentimenti in alcuni settori accademici che

finirono per favorire un movimento abolizionista del modello formativo troppo avanzato per i tempi: si formò una composita alleanza parlamentare di "progressisti" antimilitaristi. La manovra naufragò in Senato nel 1900, per la brillante difesa del Prof. Antonio Cardarelli (1832-1927), senatore dal 1896.

I Corsi che furono sospesi nel 1908-9, per curare i feriti terremotati di Calabria. Una profonda azione di rinnovamento, che tenesse conto delle scoperte scientifiche e delle mutate realtà socio-economiche, si rese necessaria nella guerra di Libia (1911-12); le varie scoperte fisico- chimico-biologiche imposero un continuo aggiornamento degli uomini e dei mezzi della Sanità Militare. Tale processo di modernizzazione ebbe obbligatoria operatività nel conflitto scatenatosi nel 1914.

L'organizzazione nella I° guerra mondiale

Gli insegnamenti furono soppressi il 23 maggio 1915, per la mobilitazione dell'Esercito. I locali della Scuola di Sanità furono adibiti ad Ospedale e, saltuariamente a brevi lezioni di batteriologia, di profilassi antitubercolare e di difesa contro i gas asfissianti. Il "Giornale di Medicina Militare" evidenzia molti studi che spesso si tennero persino sui campi di battaglia e nelle retrovie.

Fin dall'inizio del conflitto la Sanità Militare si trovò improvvisamente davanti a situazioni che richiesero soluzione di problemi nuovi e diversi: dalla durata del conflitto, dalla guerra "in trincea" lunga e snervante, dai nuovi mezzi meccanici impiegati, dall'aumento dei soldati, dal rapido perfezionamento dei mezzi di distruzione, specialmente di artiglieria, dall'impiego come armi di offesa di carri armati, di lanciafiamme, di bombe a mano, di mezzi chimici, infine dall'aviazione che poteva distruggere intere unità.

La situazione richiese una speciale organizzazione sanitaria, più perfezionata e complessa di quella stabilita in tempo di pace.

Furono compiuti sforzi inauditi per fronteggiare tali esigenze ed adattare i servizi ai nuovi bisogni. Furono attuate tecniche e progressi meravigliosi nella Scienza Medica; il Servizio Sanitario raggiunse ottimo risultato e poté assicurare all'esercito un'organizzazione fra le più perfette, assolvendo degnamente il suo compito.

Il miglioramento dei mezzi esistenti di pronto soccorso, di sgombero, di cura e di recupero dei feriti e malati, di difesa igienico-profilattica richiese quasi un anno; furono introdotte nuove unità sanitarie, per raggiungere gli obiettivi.

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L'organizzazione sanitaria affrontò le nuove situazioni ed i gravi problemi; l'inevitabile disorientamento verificatosi presso le forze militari delle Nazioni alleate fu limitato in Italia.

L'opera, paziente, tenace ed assidua della Sanità Militare Italiana, apportò grandi frutti per la mirabile attività degli ospedali "contumaciali"; essi, benché disponessero di 100.000 posti letti ospitarono 1.300.000 malati; furono praticati 2.180.000 esami batteriologici, per arginare il diffondersi del colera e diminuire il numero dei morti (il totale dei militari morti fino al 31 dicembre 1918 fu di 577.000).

La prima grande guerra mondiale durò più di ogni previsione; fu caratterizzata "guerra di posizione e non di movimento", per il predominio di mezzi meccanici, per l'impiego di artiglieria, di mitragliatrici, di mezzi speciali di attacco, di reparti d'assalto, di bombe a mano e gas da combattimento; richiese una metodica e particolare preparazione finanziaria ed industriale.

Le incertezze e lacune, riscontrate all'inizio, furono dovute all'impressionante aumento dei combattenti; al perfezionamento dei mezzi di distruzione; all'adozione di artiglierie di grosso calibro, alla convinzione che il conflitto sarebbe stato risolto in breve tempo; soprattutto alla introduzione di due nuove armi: l'aerea, con mezzi distruttori di interi reparti; la chimica, con l'azione micidiale dei gas asfissianti, vescicanti, irritanti e tossici.

Il trasporto dei feriti : come riuscire a fronteggiare questa situazione?

La Sanità Militare Italiana, nel conflitto della seconda Guerra Mondiale (1940-1945), si trovò davanti a situazioni di emergenza; la guerra, in località lontane dalla Patria, richiese nuovi provvedimenti: tende-ospedale, navi-ospedale.

Fu una "guerra di movimento", con rapidi spostamenti permessi dall'aviazione; il numero ancora esiguo delle navi-ospedale richiese una tenace ed assidua opera della Sanità Militare, che dovette risolvere i problemi di trasporto, oltre quelli di ospedalità; le navi "Aquileia" e

"California", residuo della guerra in Africa Orientale (1935), erano le uniche disponibili;

furono adattate, per intervento immediato, piccole unità navali di soccorso destinate a missioni di breve durata nelle zone costiere: "Epomeo", "Meta", "Sorrento", "Capri",

"Laurana", "Orlando", "San Giusto" e nel giugno 1940 un maggior traffico ospedaliero fu richiesto dall'Albania e dalla Grecia, perciò nel 1941-42 furono approntate nuove grandi navi- ospedale: "Toscana", "Sicilia", "Virgilio", "Principessa Giovanna" e unità medie da trasporto:

"Arno", "Tevere", "Po", "Città di Trapani"; l'offensiva dell'VIIIa Armata Inglese e la

controffensiva dell'Asse, nel febbraio 1942, l'inasprimento delle operazioni militari sul fronte egiziano, nel settembre e novembre 1942, richiesero un grande apporto di navi-ospedale e divenne più intenso da e per la Tunisia nel maggio 1943. L'approssimarsi della fine della guerra in Africa Settentrionale ne richiese un uso indispensabile, che, benché osteggiate dalle navi ed aerei nemici, operarono utilmente fino al giugno 1943; nell'agosto 1943 dopo le ultime missioni nello stretto di Messina, in seguito all'armistizio (8 settembre) due sole navi passarono al servizio degli Alleati: la "Principessa Giovanna" e la "Toscana", che

continuarono la loro missione con bandiera ed equipaggio italiani. Le navi-ospedale furono diciannove; agirono con difficoltà tecniche anche se non poterono recuperare tutti i naufraghi, assolsero degnamente il compito, affidato loro, fronteggiando le difficoltà con le acquisite competenze tecniche ed i progressi della Scienza Medica del momento.

L'aeronautica ebbe il primo impiego nella guerra di Libia contro la Turchia, poi fu sempre più presente nella prima grande guerra mondiale, nella campagna d'Etiopia e soprattutto nella seconda grande guerra. Il soccorso aereo fu fatto con il concorso delle altre forze armate e corpi dello Stato nonché con la Croce Rossa Italiana.

Le operazioni dell'aviazione militare sono state potenziate poi, con l'apparizione del radar, l'avvento della bomba atomica e la costruzione di aerei a propulsione a reazione, dotati di

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velocità sempre più elevate. Unanime è stata la valutazione positiva circa l'importanza che ha assunto nel campo tattico la cooperazione aereo-marittima.

Tuttora le funzioni di organismo centrale di soccorso aereo (S.A.R.Search and Rescue) sono svolte dal comando della 2a Regione aerea (Roma) che controlla e supervisiona tutta l'attività, mentre il controllo tattico dei mezzi impegnati è affidato ai due centri di coordinamento di Martina Franca (Ta) e Monte Veda. Alle dipendenze del centro di Martina, che copre un'area vastissima, dato che include anche le isole, sono due sottocentri di coordinamento, uno a Roma-Ciampino, l'altro a Cagliari-Elmas. Tutti questi centri dirigono e coordinano l'impegno degli aeoromobili sul mare e su terra, in missioni di ricerca e soccorso a favore di aeromobili, navi e vite umane in pericolo.

Negli anni ottanta la tendenza ad ottimizzare le caratteristiche operative al fine di raggiungere la supremazia aerea, ha costretto le industrie a realizzare aerei con prestazioni sempre più spinte.

Al presente il settore della Sanità Militare sconta l'evoluzione dello scenario internazionale che vede una progressiva riduzione delle spese di difesa.

Dr. Agostino Lucarella Medico Legale, Firenze

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