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REGIONE VENETO COMUNE DI MALO

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Academic year: 2022

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(1)

REGIONE VENETO COMUNE DI MALO

Progetto:

NY GREEN

Oggetto:

RICHIESTA PERMESSO DI COSTRUIRE UNA LOTTIZZAZIONE

PEREQUAZIONE C2.3/5 localizzazione: via Bassano ind. catastale: foglio 12 n.m. 65

per conto del sig.r

_______________________________

Andrea Maule

PROFESSIONISTA INCARICATO:

Dr. Geol. Andrea Bertolin

Strada Pozzato 46 36015 Schio (VI) T. +390445523486 m.335257574 e-mail. geologo.bertolin@gmail.com PEC: bertoligeo@epap.sicurezzapostale.it

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PREMESSA

Per conto del Sig. Maule Andrea è stato redatto il presente studio di compatibilità idraulica relativa al progetto, elaborato dallo Studio di Progettazione dell'Ing. M. Lain con sede in Malo, del piano di lottizzazione dell'area C2.3/5 denominato “NY GREEN" in via Bassano nel Comune di Malo.

In ottemperanza a quanto disposto dal D.G.R. n. 2984 del 06/10/2009, dal D.G.R. N. 1841 del 19.06.2007, del D.G.R. n. 1322 del 10.05.206 che recepiscono la legge n. 267 del 3/08/1998, dal Piano di Tutela delle Acque e dalle N.T.O. del P.A.T.I. di Zugliano, il presente studio si articola nel modo seguente:

• l’inquadramento generale geografico, morfologico, geologico, idrogeologico, idraulico ed urbanistico;

• la descrizione della natura dell’intervento in progetto;

• il modello idrogeologico e l'assetto idraulico locale;

• determinazione dei volumi di compenso;

• il dimensionamento dell’impianto di infiltrazione delle acque meteoriche;

• scheda di manutenzione del bacino di laminazione.

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1 - INQUADRAMENTO GENERALE

1.1 - Inquadramento Geografico

Estratto non in scala da C.T.R. alla scala 1:5.000 Elementi n. 103092 Malo e 103103 Martinè

La proprietà oggetto dell’intervento si trova lungo via Bassano, nella parte centrale del territorio comunale di Malo, a nord-est de centro del capoluogo.

L'area è identificata dal mappale n. 65 del Fg. 12 del Comune di Malo.

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1.2 Inquadramento Morfologico

- Immagine satellitare -

L’immagine sopra riportata propone una panoramica da sud del contesto morfologico nella quale è inserita l’area di proprietà oggetto dell’indagine. Quest’ultima si trova nella parte centrale pianeggiante del territorio comunale che insiste sulle estreme propaggini nord- occidentali dell’alta pianura vicentina.

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1.3 - Inquadramento Geologico-Geomorfologico

- Estratto non in scala della Carta Geomorfologica del Veneto -

La carta Geomorfologica del Veneto, di cui si riporta un estratto, indica che il substrato dell’area oggetto dell’indagine è costituito da depositi fluviali della pianura alluvionale recente: si tratta di un potente materasso quasi esclusivamente costituito da alluvioni di natura granulare grossolana, trasportate e rielaborate dai Torrenti Leogra e Timonchio.

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1.4- Inquadramento Idrogeologico

Estratto non in scala da Carta Idrogeologica dell’Alta Pianura Veneta alla scala 1:100.000 A. Dal Prà - 1983

Per quanto riguarda l’assetto idrogeologico locale, la parte pianeggiante del territorio comunale appartiene all’alta pianura vicentina. Quest’ultima, a sua volta, fa parte di un'unica struttura pleistocenica ed è costituita da un materasso alluvionale, inclinato verso SE, formato da sedimenti trasportati e rielaborati principalmente ad opera dei corsi d’acqua Astico, e Brenta, ma anche Leogra, Timonchio e dai loro tributari.

La granulometria delle alluvioni che la costituiscono, diminuisce via via procedendo da nord verso sud. Si possono infatti distinguere tre fasce: la prima, che si colloca immediatamente a ridosso dei rilievi montuosi, è costituita da materiali grossolani; sedimenti a granulometria più fine compongono invece la fascia intermedia, che si identifica approssimativamente con la media pianura, costituita dall’alternanza di ghiaie più minute e sabbie intervallate talora da livelli contenenti lenti limose ed argillose. La più meridionale è costituita prevalentemente da sedimenti a granulometrie ancora più fini, nei quali diventano sempre più frequenti livelli siltoso-argillosi che, diventando continui, generano la fascia delle risorgive la suddivisione del complesso idrico indifferenziato in un sistema multifalde.

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Dal profilo stratigrafico riportato si evince la conformazione idrogeologica a grande scala sopra delineata. Nell’alta pianura il materasso alluvionale ospita un’unica falda libera a carattere freatico, con continuità laterale determinata dal contatto diretto tra i materiali grossolani permeabili delle varie conoidi alluvionali: questa fascia viene definita dell’acquifero indifferenziato.

Nella media pianura l’acquifero viene definito misto, in quanto costituito da una falda libera, e da una sottostante in pressione: le varie conoidi ghiaiose cominciano infatti a smembrarsi e la presenza di continui livelli di terreni fini poco permeabili originano la separazione dei due acquiferi. La profondità della falda freatica si riduce rapidamente, fino a venire interamente a giorno per la progressiva e rapida rastremazione dell’orizzonte ghiaioso più superficiale:

l’emergenza della falda avviene nei punti più depressi del suolo dove hanno origine i fontanili, tipiche sorgenti di pianura. La fascia delle risorgive separa le due zone più a monte da quella più meridionale definita dell’acquifero complesso multistrato: le varie conoidi ghiaiose si sono definitivamente smembrate in digitazioni stratiformi sovrapposte, immerse in terreni limoso-argillosi praticamente impermeabili: si genera pertanto un sistema multifalde formato da un acquifero freatico a debole profondità, non sempre presente, e da più falde in pressione, molte delle quali zampillanti.

La parte pianeggiante del territorio comunale appartiene per intero alla fascia posta più a monte, sopra definita dell’acquifero indifferenziato.

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1.4 - Inquadramento Urbanistico

- Estratto non in scala della Carta delle Fragilità del PAT -

La Carta delle Fragilità del PAT (di cui si riporta un estratto), indica che il sito oggetto dell’intervento ricade all’interno di un’area idonea.

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2 - DESCRIZIONE DELL’INTERVENTO IN PROGETTO

Il progetto propone l’urbanizzazione con una destinazione di tipo residenziale di un'area con una superficie di circa 17.427 m2, nella quale si vogliono ricavare n. 13 lotti da destinare ad una edificazione di tipo residenziale (si vedano gli elaborati di progetto allegati da cui è stata tratta l’immagine sotto riportata).

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3 - INDAGINI IN SITO

Per poter definire l’assetto idrogeologico dell'area oggetto dell’intervento sono state eseguite indagini in sito contenute e descritte nella relazione di compatibilità geologica, geomorfologica ed idrogeologica redatta dal Collega, il Dr. Geol. A. Massagrande.

Per meglio caratterizzare dal punto di vista idrogeologico il sottosuolo dell'area su cui si intende realizzare l'impianto di laminazione delle acque meteoriche, sono state svolte ulteriori indagini in sito consistite in una tomografia elettrica: lo scopo è quello di comprendere meglio la natura e la distribuzione dei terreni ghiaiosi presenti nel sottosuolo a maggiori profondità di quelle indagate nel citato studio.

Segue la descrizione del tipo di strumentazione impiegata, l’elaborazione e l’interpretazione dei dati ottenuti.

3.1 - Tomografia elettrica

3.1 - Descrizione della tecnica adottata

La resistività elettrica è una delle proprietà fisiche che può essere utilizzata per l’esplorazione geofisica del sottosuolo, grazie soprattutto all’ampio spettro di valori che essa può assumere al variare della natura dei corpi investigati. Tra i metodi più conosciuti, il metodo geoelettrico è stato sviluppato allo scopo di rilevare la distribuzione della resistività elettrica nel sottosuolo, elettricamente disomogeneo, iniettando una corrente continua mediante due elettrodi conficcati nel terreno, detti convenzionalmente AB, e misurando contemporaneamente la differenza di potenziale (d.d.p.), associata al campo elettrico generato, tra due elettrodi distinti dai primi, detti convenzionalmente MN (si veda la figura sotto riportata).

Schematizzazione del dispositivo quadripolare tipo WENNER utilizzato per l’acquisizione dei dati di resistività elettrica. AB: elettrodi di corrente; MN: elettrodi di potenziale.

Variando la distanza tra gli elettrodi A e B, o tra M e N, o tra AB e MN, e misurando ogni volta la corrente immessa agli AB e la differenza di potenziale risultante agli MN, si ottiene la resistività detta apparente (in Ωxm), secondo la nota formula:

MN AN k AM

I k V

a

dove π *

ρ ∆ =

=

in cui k è la costante geometrica del dispositivo quadripolare e dipende soltanto dalle distanze interelettrodiche. La resistività apparente varia in funzione della posizione reciproca degli elettrodi A, B, M e N, (quadripolo elettrico) poiché di volta in volta parti diverse del terreno vengono investigate dal passaggio della corrente e dalla misura della risposta in termini di d.d.p. Per la loro maggiore convenienza in termini di tempi di esecuzione delle misure, la pratica geofisica ha privilegiato alcune combinazioni dei 4 elettrodi A, B, M e N, come ad esempio quella della figura sottostante, detta quadripolo "Wenner", dove gli elettrodi sono equidistanziati e sullo stesso asse.

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Sistema di acquisizione

"tomografic a" dei dati utilizzando il dispositivo Wenner.

A distanza interelettrodica costante corrisponde una profondità di investigazione all'interno del corpo all’incirca costante, mentre per ottenere un'informazione anche secondo la profondità occorre allargare progressivamente il passo del quadripolo.

La tomografia elettrica rappresenta la tecnica di indagine geoelettrica che permette di acquisire informazioni in simultanea dipendenza della profondità e della distanza orizzontale interelettrodica, e che quindi consente di ottenere informazioni reali sui valori di resistività sia in senso verticale che laterale (lungo cioè una sezione bidimensionale).

Questa metodologia di misura, che nella pratica geofisica costituisce l’evoluzione attuale della nota prospezione geoelettrica, è stata messa a punto alcuni anni fa, sfruttando i progressi dell'elettronica, sia per un'acquisizione automatica sul campo che per un'interpretazione dei dati in termini bi- e tri- dimensionali. Tale tecnica permette di disporre sul terreno da investigare un numero elevato di elettrodi (32, 64 o più), con distanza reciproca dipendente dalla risoluzione e dalla profondità d’indagine richieste; attraverso gli elettrodi viene alternativamente inviata corrente o misurata la differenza di potenziale, in una sequenza pre-programmata.

Si ottiene così l’andamento sia verticale che laterale della resistività apparente, che è uso rappresentare in forma di pseudosezione, ossia come tabella di valori organizzati in un piano di riferimento dove sull'asse orizzontale si riporta un valore corrispondente alla distanza sul terreno tra gli elettrodi più esterni, e sull’asse verticale un’ordinata ricavata dalla complessiva larghezza del quadripolo (elettrodi di corrente + elettrodi di potenziale). Ad esempio, nel caso del dispositivo Wenner tale parametro è solitamente la semidistanza AB.

Il risultato è quindi una figura bidimensionale nella quale tutti i punti di eguale resistività apparente vengono collegati da una curva detta isoresistiva. Questo quadro deve essere quindi opportunamente

“interpretato” in modo da poter desumere dalle resistività apparenti i valori della resistività reale e la geometria della sua distribuzione. A fianco si riporta una tabella tratta da manuale d'istruzioni Abem con i valori medi di resistività dei terreni e delle rocce più comuni.

A M N B

a a a

2a 2a 2a

A M N B

Misura n° 1 Misura n° 2

Misura n° 3

A M N B

3a 3a 3a

Disposizione degli elettrodi

Georesistivimetro

p.c.

Pro fon dità (m)

A e B : elettrodi di corrente M e N: elettrodi di potenziale

a : distanza tra gli elettrodi punto di misura della resistività apparente (Ohm.m)

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3.2.2 - Descrizione della Strumentazione Impiegata

Per le indagini è stato utilizzato un georesistivimetro mod. ABEM Terrameter SAS 1000 (la strumentazione ritratto nella foto a fianco) con compensazione automatica dei potenziali spontanei. Il trasmettitore di corrente opera con correnti da 0.2 a 1000 mA, con un voltaggio massimo di 400 V ed un impulso t di corrente variabile da 0.1 a 4 sec. Il ricevitore, monocanale, ha un’impedenza min. di 10 MΩ, e acquisisce con un range massimo di ± 400V. La precisione di ∆V/I risulta superiore allo 0.5%. I dati sono

stati elaborati e interpretati in termini di profilo di resistività mediante il software SensInv2D prodotto dalla Geotomographie.

E' stato eseguito n. 1 stendimento (si veda la foto riportata a fianco e l'immagine sotto riportata); l’interasse tra gli elettrodi è pari a 4.0 m, per una lunghezza è di 60 m. La massima profondità di indagine raggiunta è di circa 10 m.

- ubicazione della tomografia elettrica -

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3.2.3 - Risultati ottenuti dalla prospezione

Nel grafico che segue si riporta la pseudo-sezione ottenuta, ossia il modello di resistività reale del terreno ricavato dall’inversione dei dati di campagna. Sull’asse delle ascisse sono state plottate le distanze fra gli elettrodi in metri, su quello delle ordinate la profondità, sempre in metri, all’interno si può osservare la distribuzione della resistività, l’unità di misura è l’Ohm/m.

TOMOGRAFIA ELETTRICA

W E

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3.2.4 - Interpretazione dei dati

La tomografia ha consentito di riconoscere due elettrostrati: uno superficiale più conduttivo, ma discontinuo ed uno profondo più resistivo al cui interno si possono riconoscere dei nuclei caratterizzati da valori di resistività ancora più elevati.

I valori registrati sono da medi ad elevati, compatibili con terreni granulari grossolani quali quelli che costituiscono il sottosuolo nell'area in esame.

4 - MODELLO IDROGEOLOGICO ED IDRAULICO

4.1 - Assetto Morfologico

Come indicato nell’inquadramento cartografico, negli elaborati di progetto e nella documentazione fotografica sotto riportata, il piano di lottizzazione insiste su di un'area che può essere equiparata ad un piano inclinato immergente verso sud-ovest con una pendenza di qualche grado percentuale (si vedano le immagini sotto riportate).

- panoramica da nord-est dell'area oggetto dell'intervento -

- panoramica da sud-ovest dell'area oggetto dell'intervento -

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4.2 - Assetto Geologico

Il sottosuolo è costituito dai tipici depositi che alluvionano l'alta pianura vicentina: si tratta di terreni granulari grossolani di natura ghiaiosa, caratterizzati dalla presenza di ciottoli e blocchi in prevalenza di forma sferoidale e di natura calcarea. La matrice interstiziale è prevalentemente sabbioso-limosa, in parte anche argillosa, ma solo in prossimità della superficie, fino a non più di 1.0 m da piano campagna. Lo spessore di questi depositi nel sito in esame secondo quanto riportato dalla bibliografia tematica è pari ad almeno alcune decine di metri.

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geomorfologica ed idrogeologica si riportano i risultati di una prova di permeabilità che ha misurato un k pari a 5 10-4 m/s. Il valore sopra riportato è stato ottenuto su terreni posti ad una profondità di circa 3.5 m, nel centro dell'area interessata dalla trasformazione urbanistica. La tomografia elettrica eseguita in seguito dallo scrivente ha consentito di accertare che i terreni interessati dalla prova sono caratterizzati da valori di resistività compresi fra 250 e 300 Ohm/m. Poichè conducibilità elettrica e permeabilità nei terreni ghiaiosi sono correlati in modo positivo, ne consegue che la permeabilità dei terreni con resistività maggiore di 400 Ohm/m (che rappresentano la gran parte dei terreni interessati dallo stendimento tomografico) sono caratterizzati da valori di permeabilità maggiori di quelli dei terreni interessati dalla prova di permeabilità. Basandosi su precedenti esperienze dello scrivente, si stima un k per i terreni sopra descritti pari ad almeno 5 x 10-

3 m/s, valori ancora maggiori, ossia pari ad 8.0 x 10-3 m/s, si possono raggiungere nei nuclei contraddistinti da resistività pari ad un migliaio di Ohm/m.

A conclusione del presente paragrafo si può quindi affermare che la permeabilità dei terreni ghiaiosi posti al di sotto del terreno vegetale presenti nell'area è compresa fra 5 10-4 m/s e 8.0 10-3 m/s, mediamente si può assumere un valore cautelativo pari a 2.0 10-3 m/s.

- permeabilità e capacità drenante dei terreni -

4.3.2- Acque sotterranee

Come già anticipato nell’inquadramento generale ed indicato nell’estratto di seguito allegato della Carta Idrogeologica del quadro conoscitivo del PAT, l'area in esame è caratterizzata dalla presenza di un’unica falda di tipo freatico che satura i terreni ad una profondità di circa 25 metri da piano campagna.

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Estratto non in sala della Carta Idrogeologica del Quadro Conoscitivo del P.A.T. alla scala 1:10.000

Sulla base della bibliografia tematica disponibile, si può inoltre affermare che la superficie libera della falda può raggiungere al massimo una profondità di 20 m da p.c..

Considerato pertanto che:

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sarà possibile realizzare impianti di infiltrazione facilitata in cui convogliare i deflussi in eccesso prodotti dall'impermeabilizzazione dell'area, in accordo a quanto riportato nell'allegato A del DGR n. 2948 del 06/10/2009.

4.4- Assetto Idraulico

L'area di lottizzazione non è attraversata e non confina con corsi d'acqua né naturali, né con rogge e/o canali. Come indicato nella carta idrogeologica di pagina precedente e nell'immagine sotto riportata, il corso d'acqua più vicino è il Torrente Proa che scorre ad ovest dell'area, ad una distanza di circa 200 m, oltre la strada statale.

- Estratto da relazione di Compatibilità Idraulica del PAT -

Il menzionato corso d'acqua, come riportato nella relazione di Compatibilità Idraulica del PAT, presenta numerose criticità fino alla confluenza nel T. Giara-Orolo: si alternano tratti in cui l'alveo è ampio a tratti in cui quest'ultimo è appena accennato, inoltre, sono presenti tratti tombati caratterizzati da scarsa efficienza idraulica.

Come accertato nella cartografia del P.A.T., l'area in esame non è soggetta a nessun tipo di criticità dal punto di vista idraulico.

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5 - VOLUMI DI COMPENSO

5.1- Definizione del Tipo di Laminazione Possibile

L'area oggetto dell'intervento non è stata schedata nello studio di Compatibilità idraulica né del PAT, né del P.I.. A seguito dei colloqui intercorsi con il consorzio competente (Alta Pianura Veneta), tenuto conto del tipo di urbanizzazione cui l'area sarà sottoposta, si è deciso che per garantire l'invarianza idraulica si dovrà disporre di un volume di laminazione pari a 500 m3/ha.

Tenuto conto del fatto che l'assetto idrogeologico locale consente di realizzare impianti di infiltrazione facilitata, il valore sopra indicato potrà essere ridotto del 50%.

A tale proposito, si sottolinea che l'infiltrazione nel sottosuolo per l'area in esame risulta essere strategica dato che non esiste attualmente un collegamento idraulico fra l'area in trasformazione ed il corpo idrico recettore più vicino, il Torrente Proa. La sua realizzazione, pur essendo tecnicamente possibile, non è proponibile per l'intervento in questione tenuto conto da una parte dell'intensa antropizzazione dell'area nonchè delle numerose infrastrutture presenti che dovrebbero essere interessate, dall'altra della modesta entità dell'intervento in progetto, che consiste nella trasformazione di appena 1.7 ha di superficie con un grado di impermeabilizzazione modesto. Da ultimo, il menzionato corso d'acqua presenta già delle oggettive criticità idrauliche che non è opportuno aggravare.

5.2- Dimensionamento del volume di compenso

Il volume di compenso necessario a garantire l’invarianza idraulica rispetto allo stato attuale è stato ottenuto calcolando il valore sopra proposto, ma dimezzato grazie al fatto che è possibile infiltrare nel sottosuolo le acque meteoriche. Poichè la lottizzazione ha una estensione di 17.427 m2, dovrà, pertanto, disporre di un volume di compenso pari a 436.5 m3.

Il volume sopra indicato può essere ottenuto sovradimensionando la rete di raccolta delle acque meteoriche, realizzando dei volumi interrati con fondo aperto collegati sul fondo con l'impianto di infiltrazione, oppure creando un'area depressa a giorno con fondo in connessione idraulica con l'impianto di infiltrazione.

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Nel caso in esame, tuttavia, a causa dell'assetto plano-altimetrico locale, sarà necessario suddividere l'impianto di laminazione-infiltrazione in due sottobacini (si veda l'immagine sotto riportata):

• superficie scolante n. 1: ha una estensione di appena di appena 2.828 m2 e corrisponde con i lotti 6 e 7 i quali sono situati nella parte sud-occidentale della lottizzazione topograficamente più depressa;

• superficie scolante n. 2: ha una estensione di 14.667 m2 e corrisponde con il resto dell'area di lottizzazione.

- Estratto da relazione di Compatibilità Idraulica del PAT -

Il volume di laminazione della sup. scolante 1 dovrà disporre di un volume di 71 m3, mentre quello della sup. scolante 2 dovrà essere pari a 367 m3.

L'ubicazione dei due bacini è riportata nella tavola rete fognatura bianca e laminazione di cui si allega un estratto nella pagina seguente.

Ciascuna superficie scolante disporrà anche di un autonomo impianto di infiltrazione il cui dimensionamento verrà affrontato nel successivo capitolo.

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6 - IMPIANTO DI INFILTRAZIONE

6.1 Stima delle Portate di Picco

La portata di picco attesa all'impianto di infiltrazione è stata stimata con un tempo di ritorno di 50 anni utilizzando il metodo cinematico. La curva di possibilità pluviometrica considerata è quella indicata nella Valutazione di Compatibilità Idraulica del PI:

h = 76.4 t 0,224

Il metodo cinematico assume che la portata di picco si forma per una durata di precipitazione pari al tempo di corrivazione. Si definisce tempo di corrivazione, il tempo necessario alla goccia caduta nel punto “più lontano”del bacino drenato ad arrivare alla sezione di chiusura.

0.278 c

c

p h A

Q t

ϕ⋅ ⋅

= ⋅

dove:

Q

p portata di picco [m3/s]

A superficie del bacino afferente [km2 ] ϕ coefficiente di deflusso medio

h

c altezza di pioggia critica [mm]

t

c tempo di corrivazione [h]

6.1.1 Portata di Picco della Superficie Scolante 1

Inserendo nella formula sopra descritta i dati di seguito riportati:

• Area (C1 - lotti 6 e 7) =2828 mq

• coeff. deflusso medio 0.5643

• tempo di corrivazione assunto 20 min Si ottiene una portata di picco pari a 73 l/s.

6.1.2 Portata di Picco della Superficie Scolante 2

L'area scolante 2 è stata divisa in più sottobacini; inserendo nelle formule sopra descritte i dati di seguito riportati:

• Area B1 =2208 mq

• coeff. deflusso medio =0.5828

• tempo di corrivazione assunto 20 min Si ottiene una portata di picco pari a 59 l/s.

• Area (E1+E2+E3) =4308 mq

• coeff. deflusso medio=0.6528

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• tempo di corrivazione assunto 20 min Si ottiene una portata di picco pari a 129 l/s.

• Area (A1+A2)= 5081 mq

• coeff. deflusso medio 0.5977

• tempo di corrivazione assunto 20 min Si ottiene una portata di picco pari a 139 l/s.

• Area (D1) =957 mq

• coeff. deflusso medio 0.717

• tempo di corrivazione assunto 15 min Si ottiene una portata di picco pari a 39 l/s.

La portata di picco complessiva è pari a 366 l/s.

Poichè esiste il volume di laminazione, che assorbe il 50% della portata prevista, la portata di picco attesa viene ridotta del 50%. La portata da infiltrare derivante dalla Superficie Scolante 1 è, pertanto, pari a 36.5 l/s, mentre, la portata da infiltrare derivante dalla Superficie Scolante 2 è pari a 183 l/s

6.2 Individuazione del tipo impianto di infiltrazione da adottare

L’assetto idrogeologico esistente (assenza di acque sotterranee e permeabilità elevata), rende possibile l’adozione di sistemi di dispersione per infiltrazione delle acque meteoriche. Nel caso in esame, tenuto conto dell'assetto plano-altimetrico locale e delle caratteristiche dell'intervento in progetto, si è optato per l’infiltrazione attraverso pozzi disperdenti.

6.3 Dimensionamento Impianto di Infiltrazione

Secondo la normativa tedesca ITWH, la portata di infiltrazione di un pozzo disperdente, utilizzando anelli in cemento prefabbricati del tipo sotto schematizzato, è la seguente:

QTOT = Qf + Ql Dove:

Qf (portata di dispersione del fondo) = π D2/4 k/2 e

Ql (portata di dispersione laterale) = π D H k/4 Dove:

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- schema tipo di pozzo disperdente -

Per definire la capacità disperdente di un pozzo è necessario conoscere anche l'assetto stratigrafico locale, in particolare il coefficiente di permeabilità, infine, l'assetto idrogeologico, ossia l'eventuale presenza di acque sotterranee e le fluttuazioni nel tempo del livello statico della falda.

Nel caso in esame i dati di progetto sono i seguenti:

• Stratigrafia l'assetto stratigrafico locale è stato descritto nel paragrafo 4.2: il sottosuolo è costituito da terreni granulari grossolani di natura ghiaiosa per almeno una decina di metri da piano campagna.

• Coeff. di permeabilità k come descritto nel paragrafo 4.2, il coefficiente di permeabilità - k - medio dei terreni descritti è stato assunto essere pari a 2 x 10–3 m/s.

• Assetto idrogeologico come descritto nel paragrafo 4.3, il materasso alluvionale non è saturato da acque sotterranee per una profondità di almeno 20 m dal piano campagna.

Per motivi pratici di realizzazione dei manufatti, si propone di realizzare pozzi disperdenti con le seguenti dimensioni (si veda anche lo schema sotto riportato):

• diametro utile disperdente: 2.5 m (elemento in cls forato da 1.5 m + una corona ghiaiosa con uno spessore di 0.5 m);

• altezza utile disperdente: 4.5 m.

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- schema (non in scala) del pozzo disperdente (dimensioni in m) -

Inserendo nelle formule sopra riportate le dimensioni del pozzo disperdente sopra descritto ed i dati indicati nel precedente paragrafo, si ottiene una portata di infiltrazione totale (Qf + Ql) pari a 23 l/s.

Alla luce di quanto sopra riportato, si ottiene che la superficie scolante 1 dovrà disporre di n. 2 pozzi disperdenti quale quello sopra dimensionato, mentre, per quanto riguarda la superficie scolante 2, si dovranno realizzare n. 8 pozzi disperdenti.

I pozzi, tutti collegati in serie, dovranno essere posizionati all'interno del bacino di laminazione.

Segue scheda di manutenzione del bacino di laminazione.

(26)

B

ACINO DI

L

AMINAZIONE

- M

ANUALE DI

M

ANUTENZIONE

-

La manutenzione di una bacino di laminazione è fondamentale non solo per un suo corretto funzionamento, ma anche per prevenire la proliferazione di insetti.

Nel caso in esame l'impianto da manutentare è costituito da un invaso a giorno inerbito il quale è in connessione idraulica con un impianto di infiltrazione costituito da una rete di pozzi disperdenti.

Le operazioni di manutenzione previste sono le seguenti:

1. ispezioni;

2. controllo della vegetazione;

3. rimozione della sporcizia;

4. pulizia dei pozzetti scolmatori e dissabiatori-disoleatori e sfioratore.

1. Ispezioni Accurate ispezioni devono essere condotte dopo eventi meteorici di rilevante importanza per controllare se si sono verificate ostruzioni nei pozzetti sfioratori. Tale attività dovrà essere condotta da un tecnico specializzato o da persona adeguatamente formata.

2. Controllo della vegetazione Il controllo della vegetazione consiste nello sfalcio del manto erboso (che dovrà essere allontanato), nel ripristino dello stesso in caso di danneggiamento, infine, nella rimozione di essenze arbustive infestanti. Tale attività dovrà essere condotta da un giardiniere con cadenza mensile da aprile a ottobre.

3. Rimozione della sporcizia La rimozione della sporcizia che si può accumulare sul fondo del bacino deve essere particolarmente accurata in particolare in prossimità dei pozzetti sfioratori in modo da poterne garantire il perfetto funzionamento. Tale attività dovrà essere condotta da un tecnico specializzato (o da persona adeguatamente formata) con cadenza semestrale.

4. Pulizia dei pozzetti La pulizia dei pozzetti scolmatori, dei dissabiatori-disoleatori e degli sfioratori consiste nel rimuovere i fanghi che si possono depositare sul fondo del vano di decantazione.

Tale attività dovrà essere condotta da un tecnico specializzato (o da persona adeguatamente formata) con cadenza quinquennale.

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