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Sonia Bo....e la corteccia soffoca le ultime parole. per voce recitante, flauto, violoncello e pianoforte

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Academic year: 2022

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Testo completo

(1)

Sonia Bo

...e la corteccia soffoca le ultime parole

per voce recitante, flauto, violoncello e pianoforte

(2)

Note per l'esecuzione

• Le alterazioni sono valide solo per le note davanti alle quali sono poste; sono talvolta presenti alterazioni di precauzione.

• Tutti i tremoli sono da eseguire non misurati ed il più velocemente possibile.

Da poco a molto vibrato (in ampiezza e velocità).

Da molto a poco vibrato (in ampiezza e velocità).

Per la voce recitante

Per una più immediata lettura del brano si indica, per ciascun frammento del testo, la durata massima dell’intervento recitato. Di ciascun estratto testuale vengono riportate la prima e l’ultima parola.

Alta ... colonne 6”

Quando ... alati 28”

Si pente ... fuoco 20”

Balza ... conoscono. 8”

Quando ... impallidisce, 11”

di fulmineo ... ginocchia 4”

e, pur ... luce, 3”

un velo ... occhi. 4”

(3)

Dispersi ... strada: 13”

ora balzano ... intere. 22”

Dovunque ... se stesso 15”

L’accoglie ... sole. 14”

Climene ... Fetonte. 13”

Quattro volte ... parole 50”

Le Eliadi ... Po 13”

per il pianoforte

Frammento da ripetere per tutta la durata della linea orizzontale; la sua conclusione avverrà necessariamente in un qualunque punto, lasciando il frammento stesso incompleto

Cambiamento rapido del pedale

Suono “stoppato”: suonare la nota in modo consueto, bloccando contemporaneamente con l’altra mano la vibrazione sulla cordiera

Ampio glissando discendente sulla cordiera; i suoni romboidali della mano sinistra (abbassare i tasti silenziosamente) devono essere compresi all’interno del glissando

(4)

Armonico: smorzare leggermente la corda indicata nel punto utile ad ottenere il suono risultante posto in parentesi

per il violoncello

Gettato velocissimo in note ribattute (tremolo gettato)

per il flauto Pizzicato

(5)

Alta si erge la reggia del Sole su immense colonne.

Quando, per un erto sentiero, vi giunge il figlio di Climene, subito si dirige al cospetto del padre e gli dice: “O luce, dammi una prova che mi assicuri di essere tuo figlio!”

Il padre risponde: “Perché tu non abbia dubbi, chiedimi quello che vuoi”.

Il figlio gli domanda il cocchio, col permesso di guidare i cavalli dai piedi alati.

Si pente il padre di aver giurato, ed esclama: “La tua richiesta è colma di rischi. Un castigo, mi chiedi in dono”.

Ma quello non vuol sentir ragioni e allora Febo conduce il giovane al cocchio.

Le Ore, rapide, dal fondo delle stalle traggono i destrieri che spirano fuoco.

Balza il figlio sul cocchio volante, ma il carico è leggero, non quello che i cavalli del Sole conoscono. Quando dalla vetta del cielo l’infelice Fetonte si volge a guardare in basso la terra lontana, così lontana, impallidisce, di fulmineo sgomento gli tremano le ginocchia e, pur fra tanta luce, un velo di tenebra gli cala sugli occhi. Dispersi nel cielo screziato in ogni luogo vede prodigi e fantasmi di animali mostruosi. Il ragazzo lascia andare le briglie e i cavalli smarriscono la strada: ora balzano in alto, ora si gettano giù a capofitto per sentieri scoscesi in spazi troppo vicini alla terra. Così il suolo è ghermito dal fuoco, bruciano le piante e le messi, con le loro mura crollano città immense e gli incendi riducono in cenere regioni intere. Dovunque guardi, Fetonte vede la terra in fiamme; respira folate infuocate ed avverte il suo cocchio farsi incandescente. Un fumo afoso l’avvolge e, con le fiamme che gli divorano i capelli di fuoco, precipita vorticosamente su se stesso. L’accoglie l’immenso Eridano e le Naiadi seppelliscono il corpo incenerito.

Affranto, suo padre Febo nasconde il volto e tutto un giorno trascorre senza sole. Climene, la madre, impazzita dal dolore, vaga per tutto l’universo. Le Eliadi sul sepolcro, notte e giorno, invocano il fratello Fetonte.

(6)

Quattro volte piena è tornata la luna quando fra loro la sorella maggiore lamenta che le si siano irrigiditi i piedi; premurosa Lampezie cerca di avvicinarla, ma una strana radice la trattiene; un’altra sul punto di strapparsi i capelli con le mani stacca delle foglie. E mentre allibiscono, una corteccia le avvolge e solo la bocca che invoca la madre resta viva in loro. E cosa può fare la madre, se non correre dove la trascina l’angoscia? Tenta di svellere i rami appena spuntati e da questi stillano gocce di sangue. “Nell’albero si strazia il nostro corpo” gridano e la corteccia soffoca le ultime parole.

Le Eliadi, trasformate in aggraziati, esili pioppi, dondolano ancora oggi le loro piccole foglie sulle rive del Po.

Testo di Sonia Bo, liberamente tratto dalle “Metamorfosi” di Ovidio

(7)

Narrante (e = 60 ca.)

Vocerec.

Fl.

Vc.

Pf.

Alta si erge la reggia del Sole su immense colonne. Quando, per un erto sentiero, vi giunge il figlio di Climene, subito si dirige al cospetto del padre e

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pp, dolce e lontano

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II c.

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III c.

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(IIc.)

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7 Vocerec.

Fl.

Vc.

Pf.

gli dice: "O luce, dammi una prova che mi assicuri di essere tuo figlio!". Il padre risponde: "Perché tu non abbia dubbi, chiedimi quello che vuoi". Il figlio gli domanda

 flatt.

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3

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1

(8)

10 Voce

rec.

Fl.

Vc.

Pf.

il cocchio, col permesso di guidare i cavalli dai piedi alati. Si pente il padre di aver giurato, ed esclama: "La tua richiesta è colma

  

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

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(balayage)

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3

3

3

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

mp  

pp, un poco rubato

gliss.

pp, rubato

14 Vocerec.

Fl.

Vc.

Pf.

di rischi. Un castigo, mi chiedi in dono". Ma quello non vuol sentir ragioni e allora Febo conduce il giovane al cocchio. Le Ore, rapide, dal fondo delle stalle traggono i destrieri che spirano fuoco.

      

(jet whistle)

p 

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pp, un poco rubato

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p

pp, rubato



2

(9)

 

 

3  

(10)

sempre q = 56 ca.

Vocerec.

Fl.

Vc.

Pf.

lontana, così lontana, impallidisce, di fulmineo sgomento gli tremano le ginocchia

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22 Voce

rec.

Fl.

Vc.

Pf.

e, pur fra tanta luce, un velo di tenebra gli cala

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

4

(11)

 

 

5  

(12)

30 Vocerec.

Fl.

Vc.

Pf.

ora balzano in alto, ora si gettano giù a capofitto per sentieri scoscesi in spazi troppo

mp 5

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pp

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 

 



34 Voce

rec.

Fl.

Vc.

Pf.

vicini alla terra. Così il suolo è ghermito dal fuoco, bruciano le piante e le messi, con le loro mura crollano città immense e gli incendi riducono in cenere regioni intere.

      

5     

5     

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5

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5

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5

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5

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5

6

(13)

37

(e = e)

Vocerec.

Fl.

Vc.

Pf.

Dovunque guardi, Fetonte vede la terra in fiamme; respira folate infuocate ed avverte il suo cocchio farsi incandescente.

Un fumo afoso l'avvolge e, con le fiamme che gli divorano i capelli di fuoco, precipita vorticosamente

  5   

sf - p

   (ten.) 11" ca. (,)

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pizz.

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

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I c., gliss.

IV c., gliss.

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



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41

Tempo primo (e = 60 ca.) agitando gradualmente

Voce rec.

Fl.

Vc.

Pf.

su se stesso. L'accoglie l'immenso Eridano e le Naiadi seppelliscono il corpo incenerito. Affranto, suo padre Febo nasconde il volto e tutto un giorno trascorre senza sole.

flatt.

ff



5" ca.

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ppp       

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3 3

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3

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   

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pp

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*: corona ad libitum, da prolungare qualora la voce recitante non avesse esaurito il testo ff deciso, percussivo

senza dim.





pp     

7

(14)

a tempo

46 stretto a tempo

Vocerec.

Fl.

Vc.

Pf.

Climene, la madre, impazzita dal dolore, vaga per tutto l'universo. Le Eliadi sul sepolcro, notte e giorno, invocano il fratello Fetonte.

     

mf   3 3    

0ppp

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3

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Deciso (q = 56 ca.)

50 Vocerec.

Fl.

Vc.

Pf.

Quattro volte piena è tornata la luna quando fra loro la sorella maggiore lamenta che le si siano irrigiditi i piedi; premurosa Lampezie cerca di avvicinarla, ma una strana

    

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8

(15)

 

 

9  

(16)

59 Vocerec.

Fl.

Vc.

Pf.

"Nell'albero si strazia il nostro corpo" gridano e la corteccia soffoca le ultime parole.

     5     5     5     5     5     5     5  

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5

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II c.

 I c.  

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5

5 5 5 5

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62 Voce

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  segue simile

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10

(17)

65

Tempo primo (e = 60)

Vocerec.

Fl.

Vc.

Pf.

Le Eliadi , trasformate in aggraziati, esili pioppi, dondolano ancora oggi

le loro piccole foglie sulle rive del Po.

mf

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*: corona ad libitum, da prolungare qualora la voce recitante non avesse esaurito il testo

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idem

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8 ottobre 2008 durata 5' ca.

 

11

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