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DISOCCUPAZIONE A TASSO ZERO

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Academic year: 2022

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DISOCCUPAZIONE “A TASSO ZERO”

Le politiche del lavoro nella prossima legislatura dovranno essere indirizzate innanzitutto ai giovani, tenendo conto della necessità di modernizzare il sistema educativo in uno scenario di profonda trasformazione del sistema economico, delle tecnologie e del modo di fare impresa (industria 4.0).

Per migliorare le capacità competitive dei nostri giovani la Regione dovrà pretendere dallo Stato un più elevato grado di autonomia nel settore scolastico ed orientare la formazione all’acquisizione delle competenze richieste dal nuovo mercato del lavoro.

Azioni che i “Cittadini” ritengono necessarie per giungere nel medio-lungo periodo ad un tasso di disoccupazione giovanile fisiologico:

dotare il sistema educativo di luoghi, modalità formative ed occasioni per conoscere e sperimentare le dinamiche in atto nelle moderne organizzazioni industriali, nel settore terziario e nei servizi;

concentrare le risorse su progetti formativi coerenti con la natura, le vocazioni e le prospettive delle realtà economiche del Nord-Est e, contestualmente, accompagnare, con gli strumenti finanziari dei quali la Regione dispone, il riposizionamento e la specializzazione delle imprese del Friuli Venezia Giulia in segmenti produttivi a più elevato contenuto tecnologico ed a maggior valore aggiunto;

rendere la creazione di nuove imprese una missione diffusa e condivisa, agendo preventivamente sul piano culturale e formativo:

introducendo, ad esempio, l’insegnamento di creatività e imprenditorialità nei curricula già esistenti nella formazione sia universitaria, sia professionale;

destinare le risorse regionali attribuite alle Università prioritariamente ai corsi di studio nelle materie scientifiche (discipline STEM), anche con l’attribuzione di incentivi agli studenti più meritevoli;

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aumentare significativamente le risorse destinate agli ITS e IFTS regionali;

rafforzare il coordinamento tra i Centri di Orientamento Regionali (COR) e i Centri per l’impiego (Cpi) gestiti dall’Agenzia regionale per il lavoro;

destinare alle scuole medie e agli istituti tecnici e professionali fondi per attività di orientamento da svolgere in collaborazione con le associazioni di categoria e con gli enti accreditati e destinare agli istituti tecnici e di Istruzione e Formazione professionale fondi per l’attività di alternanza scuola – lavoro;

progettare e sostenere la creazione di laboratori territoriali dotati delle più aggiornate tecnologie a servizio dell’attività didattica e dell’alternanza da gestire come HUB formativi.

La copertura economica potrà avvenire anche con una diversa allocazione delle risorse del Programma Operativo Regionale (POR) del Fondo Sociale Europeo (FSE) 2014 - 2020 “Investimenti a favore della crescita e dell’occupazione”.

Le azioni proposte dovranno essere accompagnate dalla creazione di un miglior servizio al mercato del lavoro caratterizzato:

da una stretta cooperazione tra i Centri pubblici per l’impiego e le Agenzie per il lavoro private;

dalla possibilità per il disoccupato di scegliere liberamente il Centro Pubblico o le Agenzie private accreditate;

dal pagamento del servizio a risultato occupazionale raggiunto;

dalla disponibilità effettiva del disoccupato ad accettare una congrua offerta di lavoro pena la perdita dell’indennità di disoccupazione evitando così che il sostegno al reddito incentivi l’inerzia del beneficiario e diventi il mezzo per protrarre il periodo di disoccupazione;

La copertura economica di questo modello di assistenza intensiva alla ricollocazione è garantita dal minor costo delle politiche passive grazie ai più ridotti tempi di ricollocamento. Esemplare in tal senso è l’analoga esperienza realizzata in Lombardia ”Dote Unica Lavoro” alla quale sarà opportuno riferirsi nel caso in cui l’assegno di ricollocazione previsto dal D.Lgs n.150/2015 di attuazione del Jobs Act tardi a produrre risultati concreti.

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COMUNI FVG PROTAGONISTI DELLO SVILUPPO TERRITORIALE

UNITI E CON MAGGIORE AUTONOMIA TRIBUTARIA

I Cittadini rivendicano il loro impegno per una riforma che ha semplificato il quadro istituzionale e rafforzato le capacità dei nostri Comuni di offrire, grazie alle economie di scala, servizi migliori.

LA SOPPRESSIONE DELLE PROVINCE

La nostra Regione è l’unica ad aver eliminato le Province come tutti i cittadini ed anche i partiti del centrodestra chiedevano a gran voce. Il primo risultato è stato un taglio dei costi della politica. Non ci saranno più 4 presidenti, 25 assessori e 102 consiglieri provinciali e a fine 2016 si è già verificato un risparmio di 31 milioni di euro tenendo conto della riduzione dei costi strutturali e del personale.

Le competenze provinciali sono state trasferite in gran parte alla Regione e quelle a scala più ridotta ai Comuni.

LA COSTITUZIONE DELLE NUOVE UNIONI TERRITORIALI INTERCOMUNALI

I Comuni FVG sono 216 e il numero medio di abitanti per Comune è di 5.592, oltre il 30% in meno rispetto alla già bassa media nazionale. Ben 128 Comuni, il 60 % del totale, hanno popolazione inferiore a 3.000 e 47 sotto i 1.000.

Basterebbero questi soli dati a far comprendere quanto fosse necessaria una riforma che chiede ai Comuni, tramite le 18 Unioni istituite con la LR 26/2014, di lavorare assieme per programmare meglio lo sviluppo del territorio e per fornire servizi adeguati ai loro cittadini. Si tratta di superare una frammentazione in Comuni piccoli e piccolissimi non più in grado di rispondere efficacemente ai bisogni delle loro comunità. Si tratta di una modernizzazione

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necessaria che favorirà la creazione di ambiti territoriali più robusti e capaci di realizzare obiettivi (asili nido, case di riposo, impianti sportivi e strutture scolastiche) che i tanti piccoli Comuni della nostra regione possono raggiungere solo in unione con altri.

PERCHÉ TANTE POLEMICHE?

Due motivi:

la “resistenza al cambiamento”, molto presente nella cultura del nostro Paese, coinvolge come un male atavico, anche molti amministratori pubblici;

la strumentalizzazione politica e cioè la volontà di diversi sindaci di centro destra di utilizzare politicamente questa riforma con la pretesa di guadagnare consenso elettorale, ma di fatto ergendosi a “paladini della conservazione”.

COSA FARE PER SUPERARE LE DIFFICOLTÀ E ACCOMPAGNARE LA RIFORMA?

La riforma va sostenuta. Nella prossima legislatura si potranno effettuare alcune correzioni per migliorarla e favorire la sua piena applicazione. In diverse Unioni il cammino è ancora agli inizi e risulta rallentato ma vi sono realtà in una fase di attuazione più avanzata, come quella dell’Unione delle Dolomiti friulane, che dimostrano la bontà del modello adottato.

Per giungere ad una piena attuazione della riforma i Cittadini propongono:

di consolidare l’esercizio delle funzioni trasferite dai singoli Comuni alle Unioni secondo il non più differibile cronoprogramma previsto in legge;

di incrementare il trasferimento di risorse destinate agli investimenti delle Unioni di Comuni alimentando i cosiddetti “patti territoriali” che per effetto della legge di stabilità regionale 2018 ammonteranno a complessivi 140 milioni nel triennio 2018 – 2020. Questo permetterà alla nuova organizzazione dei Comuni di realizzare non solo strutture sociali, scolastiche, sanitarie, sportive, ma anche investimenti per lo sviluppo economico e turistico del territorio;

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di superare le rigidità sulla possibilità di assumere personale negli Enti locali anche mediante l’introduzione del concorso unico regionale. Nei prossimi anni dovrà essere recuperata una dotazione organica funzionale ai nuovi compiti e superata la situazione di relativa crisi verificatasi a seguito del blocco del turn over.

MAGGIORE AUTONOMIA TRIBUTARIA

La prossima entrata in vigore delle nuove norme di attuazione dello Statuto in materia di finanza locale, consentiranno alla nostra Regione di disciplinare le leve delle entrate locali e definire precise politiche di fiscalità territoriale che consentano l’attrazione di imprese e lavoro. A tal fine si dovrà:

aumentare lo spazio di azione discrezionale dei Comuni sulla leva tributaria e fiscale;

progettare insieme al sistema degli Enti locali e delle categorie economiche e sociali una riforma complessiva della disciplina dei tributi locali, giungendo ad una semplificazione attraverso un’imposta comunale del FVG;

stabilire che una quota dei trasferimenti regionali ai Comuni si basi sul principio della compartecipazione al gettito di tributi erariali, facendo sì che una parte della ricchezza prodotta dai territori ritorni agli stessi e bilanciando questo meccanismo con l’istituzione di un fondo di perequazione e solidarietà per i Comuni dotati di minore capacità tributaria.

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PROMUOVERE LA SALUTE

L’impianto strategico della legge regionale n.17 del 2014 è coerente con il processo di transizione demografica ed epidemiologica in atto e con la necessità di conciliare le risorse disponibili con i nuovi bisogni sanitari e sociosanitari di una popolazione con tassi crescenti di longevità. La realizzazione della riforma sta procedendo in modo non uniforme nelle varie realtà regionali, tra comprensibili difficoltà e resistenze, com’è inevitabile per processi che, spostando il baricentro del sistema dagli ospedali al territorio, richiedono un cambiamento culturale e un periodo lungo per andare a regime ed essere percepiti in maniera concreta ed efficace.

I Cittadini, che hanno dato un contributo significativo alla stesura ed all’approvazione della legge regionale 17/2014, ritengono che l’impegno per la legislatura 2018-2023 debba essere orientato alla difesa e all’implementazione dei contenuti della legge, al consolidamento della sua applicazione, alla correzione delle criticità che la realtà sta facendo emergere e formulano le seguenti proposte programmatiche:

A LIVELLO DI RICONFIGURAZIONE GENERALE DEL SISTEMA

Mantenere ed accentuare la centralità del cittadino nell’ottica innanzitutto di conservarne la salute prima di doverne curare la malattia; medicina della salute invece di medicina riparativa;

Mantenere un rapporto stretto e un confronto continuo del sistema sanità con il mondo del sociale, degli enti locali, delle amministrazioni pubbliche e della sfera imprenditoriale;

Impegnarsi maggiormente sulla prevenzione primaria (stili di vita sani della popolazione, pratiche vaccinali, salute come obiettivo di tutte le politiche regionali, urbanistiche ed ambientali, del welfare, della viabilità e del trasporto, del commercio e della grande distribuzione, della scuola, della cultura, dello sport);

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Impegnarsi maggiormente sulla medicina anticipatoria e di iniziativa grazie ai programmi regionali di screening (attualmente per neoplasie dell’utero, mammella e colon retto) e al lavoro delle Aggregazioni Funzionali Territoriali della Medicina Generale (AFT) sui fattori di rischio modificabili delle malattie croniche;

Supportare adeguatamente il settore della prevenzione dal punto di vista dell’assegnazione di risorse economiche secondo il trend già in atto (almeno il 5% delle risorse complessive);

Perseverare nella progressiva inversione, già in atto, del rapporto di assegnazione delle risorse economiche tra ospedale (55% -> 45%) e territorio (45% -> 55%) con budget mirati sulla base di una precisa mappatura dei bisogni;

Mantenere perlomeno immodificato il costo complessivo del SSR, come fatto negli ultimi anni, recuperando efficienza ed efficacia grazie alla valutazione delle performance e degli esiti anziché delle prestazioni;

Migliorare la continuità e la coerenza dei processi e degli obiettivi tra componente politica ed amministrativa regionale;

Mantenere l’attuale assetto istituzionale del SSR, incrementando il grado di integrazione interna alle aziende;

Adeguare ai bisogni documentati le risorse umane, proseguendo nel programma di assunzioni già in atto nelle aree infermieristica- ostetrica, riabilitativa, preventiva, tecnico-sanitaria e sociale, in particolare per le necessità del territorio e delle strutture intermedie;

Incrementare lo sforzo a livello degli organismi nazionali preposti per aumentare la disponibilità di posti nelle scuole di formazione dei Pediatri, Medici di Medicina Generale e Medici di Pronto Soccorso allo scopo di fronteggiare le previste carenze;

A LIVELLO DI RETE OSPEDALIERA

Realizzare l’obiettivo di avere, nella nostra piccola regione, pochi ospedali di elevata qualità e sicurezza. L’attuale assetto, con 3 presidi

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ospedalieri HUB, 4 SPOKE e 3 presidi specializzati, oltre agli istituti universitari, va mantenuto;

Proseguire nel processo, già in atto, di razionalizzazione di ruoli e funzioni delle specifiche strutture, accorpando e/o integrando funzionalmente quelle simili per tipologia di utenza e patologie oggetto di gestione. Una regione come il FVG deve perseguire il disegno di una congrua distribuzione nel suo ambito delle alte specialità medico/chirurgiche (es. centri per la gestione del politraumatizzato, del paziente medico/chirurgico ad altissima intensività, di certe chirurgie specialistiche, dei vari tipi di trapianti, ecc.) per garantire al paziente l’assistenza presso centri di riferimento qualificati da una congrua casistica, certificata da standard internazionali. Questo processo, a regime, assicurerà ai cittadini qualità, sicurezza ed equità delle cure e ne abbatterà la propensione alla fuga verso altre sedi nazionali o estere;

Incentivare l’organizzazione dipartimentale intra-aziendale ed inter- presidio definendo percorsi preventivi, diagnostici, terapeutici ed assistenziali (PPDTA) che attraversino trasversalmente il contesto ospedaliero e territoriale – reti di patologia -> continuità assistenziale ->

qualità assistenziale;

Prevedere un progressivo passaggio dal modello ospedaliero organizzato per disciplina specialistica, a “silos”, ad una strutturazione per intensità di cura, condizionata dalla instabilità clinica e complessità assistenziale del paziente, che consente al medico di esercitare al meglio ed in diverse piattaforme logistiche le proprie competenze distintive e di valorizzare appieno le competenze di tutte le professioni sanitarie;

Gestire pazienti acuti e/o complessi con qualità e sicurezza richiede strutture e tecnologie moderne, aggiornate, costose; gli investimenti già previsti in questo settore vanno confermati ed eventualmente integrati, ma sempre a fronte di una precisa analisi e mappatura delle reali esigenze e criticità, e comunque, con una visione strategica dell’intero sistema regionale;

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A LIVELLO DELLA RIORGANIZZAZIONE DELLE CURE PRIMARIE

Sviluppare nuove forme organizzative della medicina generale, Aggregazioni Funzionali Territoriali - AFT ed in particolare Medicine di Gruppo Integrate – MGI e Centri di Assistenza Primaria – CAP; queste nuove realtà assistenziali territoriali si stanno formando con gradualità diversa nelle 5 aziende regionali, ma hanno la straordinaria potenzialità di modificare concretamente il livello complessivo di risposta assistenziale del territorio nella gestione della cronicità, della piccola/media complessità ed urgenza;

Mantenere il rapporto fiduciario e rafforzare i team dei MMG, specie i CAP, con risorse tecnologiche (diagnostica di 1° livello) e professionali;

Favorire il ricambio generazionale, già in atto, con un investimento motivazionale ed incentivazione verso le cure primarie;

Assicurare una reale funzionalità alle reti territoriali favorendo l’integrazione multiprofessionale della MG con gli specialisti ambulatoriali e ospedalieri, i Medici di Continuità Assistenziale e gli infermieri dell’ADI:

Mettere le AFT in condizione di essere il substrato organizzativo della medicina di iniziativa nelle patologie croniche e nei follow up;

A LIVELLO DELLE STRUTTURE INTERMEDIE

(LA “TERRA DI MEZZO”, ANELLO DEBOLE DEL SISTEMA)

Qualificare ed organizzare strutture territoriali per l’assistenza post acuzie, creare l’alternativa all’ospedale nel “rischio intermedio”, per la riabilitazione estensiva e la funzione sociale del “respiro” oggi caratterizzate da disomogeneità gestionale e carenza culturale sul loro significato e ruolo. Attualmente questo è il settore di maggior carenza nell’applicazione della riforma, come posti letto, numero di operatori e loro motivazione, ma costituisce un elemento chiave nel circuito della continuità assistenziale e quindi nel funzionamento dell’intero sistema di offerta; si dovrà investire su questo settore, che al momento

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condiziona l’efficienza del nostro SSR anche nella percezione soggettiva del cittadino;

A LIVELLO DI FORMAZIONE

Ripensamento e aggiornamento dei percorsi professionali di tutti gli operatori del sistema verso dinamiche nuove, multidisciplinari, basate sulla sinergia delle competenze e sulla qualità del percorso e del risultato finale, anche attraverso un sistema incentivante (premiante) che non costituisca un mero automatismo, bensì miri a valorizzare le singole individualità;

A LIVELLO DI DIGITALIZZAZIONE DELLA SANITÀ E COMUNICAZIONE AL CITTADINO

Realizzazione del programma di informatizzazione completa del SSR mediante la costruzione del Fascicolo Sanitario Elettronico – FSE, riguardante tutte le attività sociosanitarie di cui la persona è oggetto;

Promuovere una costante, efficace ed aggiornata comunicazione al cittadino sull’articolazione del SSR, sui percorsi, le opportunità, le modalità con cui gestire la propria salute e i propri bisogni;

ULTERIORI AZIONI

Promuovere e favorire adeguatamente il volontariato, risorsa ineludibile nel governo della cronicità e della fragilità;

Valutare eventuali aggiustamenti al piano dell’emergenza, già avviato;

Implementare il progetto di odontoiatria sociale;

Sostanziare e portare a regime in tutte le realtà regionali il piano delle cure palliative e della terapia del dolore;

Definire, approvare e realizzare il piano di gestione delle malattie oncologiche;

Creare un dipartimento unico per Salute mentale, Dipendenze e Neuropsichiatria infantile.

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UN ORGANISMO DI VIGILANZA SULLA BUROCRAZIA

La burocrazia condiziona lo sviluppo del nostro Paese, rallenta ogni attività, complica la vita dei cittadini e rende più gravosa qualsiasi iniziativa imprenditoriale. Oltre a quello della massima trasparenza, l’obiettivo che la nostra Regione dovrà perseguire nella prossima legislatura è quello di tendere ad una riduzione dei costi delle strutture burocratiche e ad una semplificazione degli adempimenti richiesti ai cittadini.

Per agire positivamente in questo senso, oltre ad un deciso sfoltimento del quadro normativo e regolamentare, il Friuli Venezia Giulia dovrà dotarsi di un Organismo indipendente al quale affidare, con autonomia di poteri, i seguenti compiti:

verificare gli adempimenti richiesti e le prassi adottate per la trattazione delle pratiche di competenza della Regione e suggerire eventuali correttivi;

verificare i costi della nostra burocrazia sui contributi erogati dalla Regione e suggerire eventuali correttivi;

monitorare i tempi di risposta della nostra burocrazia, raccogliendo anche le segnalazioni dei cittadini, e suggerire eventuali correttivi;

comparare il numero ed i costi unitari dei nostri dipendenti regionali con quelli delle regioni più virtuose e formulare eventuali proposte;

compiere analisi di settore della burocrazia regionale per verificarne l’efficienza e formulare eventuali suggerimenti.

L’organismo di vigilanza dovrà rendere pubblica l’attività svolta e presentare al Consiglio una relazione annuale.

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SEMPLIFICAZIONE NORMATIVA

Le leggi vigenti nella nostra Regione sono 1228, più di una legge ogni 1000 abitanti. Il cittadino italiano, a differenza degli altri cittadini europei, deve districarsi in una selva enorme di leggi e regolamenti formatisi nel tempo, che spesso si sovrappongono e quasi sempre sono costellati di richiami ad altre leggi e regolamenti.

Questo complica la vita delle persone, genera incertezze e ritardi, incrementa la burocrazia e le consente margini di opinabile discrezionalità, rallenta le attività economiche.

La Giunta ed il prossimo Consiglio regionale devono porsi come uno degli obiettivi prioritari la semplificazione del quadro normativo regionale da attuarsi nei modi seguenti:

ogni anno le leggi abrogate dovranno essere almeno il doppio di quelle approvate;

i testi degli articoli delle leggi dovranno essere chiari e il più possibile sintetici;

nel testo degli articoli dovranno essere eliminati i richiami a leggi precedenti;

dovranno essere predisposti testi unici per materia.

Un percorso di questo tipo richiede non solo un diverso assetto ed un approccio innovativo da parte degli Uffici legislativi regionali, che devono essere posti all’altezza di questa impegnativa sfida, ma un deciso cambio di mentalità e di prospettiva anche da parte del legislatore regionale.

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RINNOVARE FRIULIA

Le Finanziarie regionali, in genere, si caratterizzano per una gestione conservatrice, orientata a mantenere una quota assai elevata di attività investita in Depositi e Titoli di Stato. Friulia dal 2013 ad oggi, pur avendo ricevuto dalla Regione un apporto di capitale destinato ad investimenti in attività più ad alto rischio per una ventina di milioni di euro, ne utilizza una minima parte ed ha sempre mantenuto, e tendenzialmente aumentato, uno stock di investimenti in titoli e liquidità per 70/90 milioni di euro.

FRIULIA INVESTE POCO Dai bilanci si legge:

Totale investimenti mln/€

Investimenti operativi mln/€

Numero partecipate

30 giugno 2013 223 167 78

30 giugno 2014 190 144 72

30 giugno 2015 171 122 57

30 giugno 2016 177 117 60

Tutto questo si riflette in risultati economici modesti, spesso contrassegnati dal segno negativo, a livello operativo di gestione delle partecipate. Per contro non si tiene conto delle opportunità che si potrebbero cogliere sul mercato, delle condizioni della domanda e dell'offerta e dei servizi, sia finanziari sia di consulenza, potenzialmente offribili.

CHE FARE?

PER QUANTO ATTIENE L'ATTIVITÀ TRADIZIONALE

Qualificare sempre di più il personale;

➢ Garantire la professionalità del board anche con adeguata remunerazione;

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➢ Fare pool con altri Venture Capital in entrata ed in uscita dall'investimento;

➢ Offrire servizi avanzati di consulenza e management per le imprese in difficoltà: il vero money & coaching;

➢ Incrementare la rotazione delle partecipazioni attraverso l'introduzione di regole e procedure aziendali ed un attento monitoraggio.

PER QUANTO CONCERNE L'ATTIVITÀ DI HOLDING ANCHE COME SOGGETTO COORDINATORE FINANZIARIO REGIONALE

➢ Rivedere l'organizzazione delle procedure interne in modo da poter gestire e coordinare i servizi per altri (ad esempio Finest, che non è incorporabile);

➢ Effettuare servizi di analisi complessiva su posizioni contemporaneamente investite da più soggetti regionali quali Friulia, Finest, FRIE etc., al fine di individuare il rischio complessivo per il sistema Regione.

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CONNESSIONI RAPIDE E MOBILITÀ DOLCE

In questa legislatura si sono raggiunti importanti obiettivi che rafforzano la vocazione di Hub infrastrutturale del FVG: si è sbloccata la realizzazione della terza corsia della A4, si è collegato l’aeroporto di Ronchi con la linea ferroviaria, si sono messi in rete i porti di Trieste, Monfalcone e Porto Nogaro, si è ottenuta l’agibilità del porto franco di Trieste, svincolato e finanziato il recupero del Porto vecchio.

Nella nuova legislatura andranno incrementate tutte le possibili interconnessioni del sistema della mobilità, sia delle persone che delle merci.

La nuova legislatura dovrà proporsi:

il potenziamento della rete ferroviaria regionale attraverso la realizzazione dell’alta velocità e dell’alta capacità lungo la direttrice del corridoio cinque;

il superamento della marginalità della direttrice Udine-Venezia, ottenendo l’adeguamento della rete in questa tratta e concordando, da subito, con le Ferrovie dello Stato o altro gestore un servizio veloce, tipo metropolitana, con cadenza almeno oraria tra Udine e Venezia-Mestre;

di riprogettare in termini di compatibilità ambientale il raccordo autostradale Cimpello - Gemona e procedere alla sua realizzazione;

di completare la ciclovia Alpe Adria e potenziare la rete regionale delle piste ciclabili, riqualificando i tratti esistenti, con l’obiettivo di collegare tra loro i centri urbani maggiori e le località collinari, della pedemontana e del litorale;

di supportare la rete di piste ciclabili integrandola con le reti dei treni e degli autobus che dovranno essere attrezzati per il trasporto delle biciclette;

di sostenere adeguatamente le UTI che si impegneranno a realizzare progetti che limitino l’uso delle automobili, creando piste ciclabili sicure e apprezzabili per sicurezza e qualità che colleghino case, scuole, impianti sportivi, chiese, musei, uffici con direttrici dalla periferia al centro, realizzando così concretamente l’attività di co-progettazione del Piano Paesaggistico Regionale recentemente adottato dalla Regione;

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MAGGIORE AUTONOMIA NELLA GESTIONE DEI BENI CULTURALI

Il Friuli Venezia Giulia dispone di siti di grande interesse storico, culturale e turistico. Alcuni di questi, Aquileia, Cividale, Palù di Livenza, Dolomiti Friulane e Palmanova, sono stati inseriti nell’elenco del patrimonio mondiale dell’Unesco. Vanno poi sicuramente ricordati il Castello e il Parco di Miramare a Trieste e il compendio dogale di Villa Manin a Passariano.

La valorizzazione e la promozione di questi siti deve diventare uno degli obiettivi strategici per permettere alla nostra regione di migliorare la propria capacità attrattiva anche come meta turistica.

LA REGIONE DEVE AVERE PIÙ AUTONOMIA DALLO STATO

Perché questo accada è necessario che la nostra Regione possa svolgere un ruolo di piena responsabilità nella gestione e valorizzazione dei musei e dei siti archeologici che oggi sono di esclusiva competenza statale: il Museo Archeologico Nazionale e Paleocristiano di Aquileia, il Museo di Archeologia Subacquea di Grado e al Museo Archeologico Nazionale di Cividale.

Andrà avanzata al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali una formale richiesta di trasferimento alla nostra Regione delle competenze del Polo Museale del Friuli Venezia Giulia dello Stato con le relative risorse finanziarie.

Nel sito patriarcale è già operativa da tempo la Fondazione Aquileia che dovrà veder ampliate ulteriormente le proprie funzioni per garantire una miglior regia degli interventi di tutela e valorizzazione necessari fra i diversi soggetti attivi nell’area (Fondazione “Società per la conservazione della Basilica di Aquileia”, Comune di Aquileia, Soprintendenza, ecc.).

Per quanto riguarda Cividale il soggetto in grado in futuro di assumere la gestione del Museo Archeologico e del Tempietto Longobardo potrebbe essere l’ERPAC, ente neocostituito dalla Regione con la LR n. 2/2016 avente

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l’obiettivo di gestire il patrimonio culturale di proprietà regionale anche ai sensi della norma che ha abolito le Province.

Altro discorso, invece, per il Museo storico e il Parco di Miramare in quanto recentemente è stato inserito dal MIBACT con la riforma voluta dal Ministro Dario Franceschini nell’elenco dei 32 siti dotati di autonomia speciale e di rilevante interesse nazionale, fatto questo che dovrebbe consentire a questo particolare sito storico una rinnovata capacità progettuale ed organizzativa.

RESTITUIRE PIENA AUTONOMIA A VILLA MANIN

Per quanto riguarda il sito dogale di Villa Manin di Passariano e il suo Parco acquisiti dalla Regione ancora nel 1969 con l’obiettivo di farlo diventare il punto di riferimento di eccellenza per le grandi esposizioni d’arte e al contempo istituirvi il Centro di catalogazione e restauro regionale, oggi meglio conosciuto come Istituto regionale per il patrimonio culturale del FVG, è indispensabile riassegnargli l’originaria autonomia istituita nel 2002 con l’Azienda Speciale Villa Manin.

RIDEFINIRE CON I COMUNI LA RETE MUSEALE REGIONALE

Storicamente l’asse portante della rete museale regionale nella nostra regione ha fatto riferimento ai Comuni capoluogo di Udine, Trieste e Pordenone con l’unica eccezione di Gorizia i cui musei di Borgo Castello (Museo della Grande Guerra, Museo della Moda e delle Arti Applicate, Collezione archeologica) e Palazzo Attems Petzenstein sono stati gestiti dall’Amministrazione provinciale. Con la scomparsa delle Province la proprietà e la gestione dei Musei Provinciali di Gorizia sono stati trasferiti all’ERPAC mantenendo, di fatto, immutate la direzione scientifica e anche la dotazione del personale. Si tratta di un’anomalia difficile da giustificare che impone un ripensamento. I quattro ex capoluoghi di Provincia dovrebbero, in futuro, assumersi per intero la responsabilità del funzionamento del proprio sistema museale civico. Alla Regione, che dovrà finalmente promulgare il regolamento attuativo della legge quadro n. 25/2015 nella parte che riguarda la rete museale, spetterà il compito di garantire le adeguate risorse finanziarie secondo i parametri e gli standard previsti dalla stessa legge.

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