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Academic year: 2022

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- il manuale -

Sessione Due

Copyright © 2019 Jon Kabat-Zinn.

Questa traduzione è pubblicata su licenza esclusiva di Sounds True, Inc.

e dell’agenzia di Agence Schweiger.

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Sessione Due

Un tuffo nella profondità e nel respiro della pratica

Dal Fare al Non Fare: “La Pausa fra Due Note” di Rilke e “La Quiete tra due Onde del Mare” di T.S. Eliot.

Questa settimana continuiamo a concentrarci sulle sensazioni del respiro, nella pratica della meditazione seduta e nella vita quotidiana. Il programma audio di questa settima- na è piuttosto ricco e vario. Sentiti libero/a di suddividerlo in sezioni più brevi, in modo da avere il tempo di assimilarne il contenuto e di integrarlo nello svolgimento della tua pratica. Naturalmente, ognuno dei video e degli audio del corso può essere rivisitato più volte. Puoi metterlo in pausa e ascoltarne brevi sezioni, in modo da assorbire solo ciò che ha senso per te, lasciando che ti nutra, restando in contatto con tutto ciò che stai vivendo e con tutto ciò che si presenta. Ricorda, tutto ciò che nasce nella tua esperienza diventa di fatto il “programma” del momento. E la sfida è sempre la stessa: come ti com- porterai con saggezza, in questo rapporto?

Imparare a prestare una costante attenzione al respiro, o a qualsiasi oggetto di attenzione, ci permette di accedere a quello che mi piace chiamare “il dominio dell’essere”, così da non dover essere perennemente presi dal “fare” incessantemente, come spesso accade.

La nostra capacità di impegnarci nella nostra esperienza, momento per momento, at- traverso la coltivazione della consapevolezza incarnata, è un elemento prezioso, insito nella nostra natura di esseri umani. È un vero dono. Quando ci si arriva, non ha prezzo.

E non solo questo - è un qualcosa che è già tuo. Thich Nhat Hanh, grande maestro vietnamita della consapevolezza e maestro Zen, lo definisce il “miracolo” della consa- pevolezza. E in realtà è davvero qualcosa di miracoloso. Perché? Perché la vita stessa è

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miracolosa, se ci si ferma a riflettere per un attimo. E anche tu sei miracoloso/a. E lo sono anche tutti gli altri. E la mindfulness può metterti in contatto con questa dimen- sione della realtà, in modi sorprendentemente rivelatori e riparatori.

Su questa linea, nell’ MBSR (Mindfulness-Based Stress Reduction) facciamo uno sforzo con- sapevole, così da considerare tutte le persone che vengono indirizzate alla clinica MBSR dai loro medici e da altri servizi sanitari, come esseri miracolosi, come dei geni – cosa che naturalmente sono - piuttosto che semplici “pazienti medici” con diagnosi particolari.

Siamo tutti esseri miracolosi, semplicemente in virtù del fatto che siamo esseri umani.

Ritagliando un po’ di tempo nella nostra giornata per la pratica formale e informale, ognuno di noi ha tutto ciò che gli serve per poter “prendere la residenza” nel dominio del proprio essere, lasciando che il nostro “fare” esca dal nostro “essere”, e vivendo que- sta vita che è la nostra, proprio in questo momento che chiamiamo “ora”.

Nella sessione precedente, abbiamo tastato il terreno della meditazione seduta, una pra- tica formale. Abbiamo visto che la pratica della meditazione può essere pensata e col- tivata in due modi: “formale” e “informale”. La pratica della meditazione formale con- siste nel dedicare periodi di tempo significativi alla coltivazione della consapevolezza, momento per momento, di solito attraverso pratiche come il body scan, la meditazione seduta, la meditazione camminata e la meditazione in movimento, come l’hatha yoga consapevole. Naturalmente, più tempo ed energia dedicherai alle pratiche formali della mindfulness, su base regolare e disciplinata, più esse si svilupperanno e ti nutriranno.

Come abbiamo visto, la pratica informale della mindfulness consiste nel portare consa- pevolezza a tutti i nostri momenti, mentre si svolgono - in altre parole, alla vita stessa.

È una disciplina rigorosa di per sé. In definitiva, non c’è separazione tra la meditazione e la vita. Possiamo portare consapevolezza a qualsiasi altra attività di routine che svolgia- mo, sentendoci molto più in contatto con essa, nel qual caso smette di essere “routine”.

Lavare i piatti è un buon esempio. Così come lo è portare fuori la spazzatura, o lavarsi i denti, o chiudere una porta, o giocare con i figli o i nipoti, o dire “ciao” o “arrivederci”, o ancora, litigare con qualcuno.

Durante qualsiasi attività o esperienza in cui siamo impegnati - piacevole, spiacevole o neutrale che sia - possiamo invitare il nostro “fare” (e quindi il modo in cui ci compor- tiamo e ci comportiamo) a uscire dal nostro “essere”. A quel punto, emerge un tipo di

“fare” molto diverso. Non possiamo evitare di essere pienamente in contatto con la vita

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stessa, in questi momenti. La pratica diventa un tutt’uno con essa, senza soluzione di continuità, diventa semplicemente la vita che si svolge nella consapevolezza, così com’è.

Adesso, però, stiamo per entrare in una nuova relazione con tutto questo, una relazione che ci offre infiniti livelli di libertà. Possiamo essere in contatto con questo momento così com’è, e con la nostra esperienza, che si svolge momento per momento, compreso il modo in cui viene percepita nel nostro corpo. Così, lavarsi i denti, allacciarsi le scarpe, aspettare che un semaforo diventi verde, prendere in braccio il proprio figlio o nipote, parlare con le persone al lavoro, fare le nostre cose, incontrare ostacoli e dover risolvere problemi, ogni momento della nostra vita può diventare parte della nostra pratica di meditazione, e di conseguenza, una parte molto più ricca e significativa.

Molto probabilmente avrai subito scoperto, durante la nostra pratica di meditazio- ne formale insieme la settimana scorsa - se non l’avevi già notato prima - che la tua mente ha una vita propria. Solo perché decidi di meditare in modo formale o infor- male, non significa che la tua attenzione collaborerà. La mente ha una forte tendenza a vagare qua e là, a distrarsi, a non sapere nemmeno come stabilizzarsi, arrivando a riposare senza sforzo nel momento presente. È qui che entra in gioco la pratica con- tinua. In questa sessione, esamineremo il motivo di tutto ciò, e impareremo cosa fare quando lo si nota.

Ci vorrà anche un po’ di tempo per esaminare un comune malinteso sulla meditazione:

che meditare significhi spegnere o sopprimere il pensiero, facendo sì che la mente si svuoti completamente. In realtà, questo è un grande fraintendimento dello scopo e del processo della meditazione formale. Ma non è affatto questo il senso della meditazione.

Piuttosto, nella mindfulness, la meditazione consiste nel prendere coscienza del pro- prio pensiero e delle proprie emozioni. Scopriamo che la nostra stessa mente, presa da pensieri ed emozioni per gran parte del tempo, è in realtà estremamente labile, come la superficie dell’oceano. E come l’oceano, è soggetta a “condizioni atmosferiche” in costante mutamento, comprese le tempeste di varia intensità. Ma questo riguarda solo la superficie della nostra mente. Le nostre menti sono molto simili all’oceano.

La maggior parte sta al di sotto della superficie. Per molti versi, le nostre menti sem- brano non avere limiti percepibili. Sembrano infinitamente profonde e anche senza limiti, si potrebbe dire. Impareremo a familiarizzare con i “modelli meteorologici”

che scorrono sulla superficie della nostra mente, non li prenderemo sul personale e non litigheremo con loro.

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Scopriremo che la nostra consapevolezza è sempre in grado di trattenere qualsiasi cosa stia sorgendo, nella mente o nel corpo, in un modo amichevole, che non sia colto dal- le turbolenze dei nostri pensieri, emozioni e circostanze. Piuttosto che costringere la mente a stare tranquilla o a smettere di giudicare, che è in realtà una forma di violenza, indagheremo e faremo amicizia con la natura della nostra mente, e impareremo ad accettarla così com’è, senza prenderla sul personale, quando ciò che sorge non è fon- damentalmente personale. L’invito a sedersi in questo modo favorisce sia la calma che la chiarezza, anche in mezzo a turbolenze e stress. Proprio come nell’oceano, anche in mezzo alle peggiori tempeste, se si scende giù per trenta o quaranta metri, l’acqua è calma, al massimo appena increspata. La quiete è presente, in mezzo ad ogni tempesta.

È sempre così.

L’immobilità che si trova nell’occhio del ciclone ne è un altro esempio.

Lo stesso accade nella tua mente. La quiete e la pace ci sono già. Sono sempre a tua di- sposizione, sotto la superficie turbolenta della tua mente, se sei disposto a scendere nel- la consapevolezza. Allora, scoprirai la calma e la chiarezza, anche quando la superficie è in subbuglio. E più si pratica, più si diventa intimi con la consapevolezza stessa, più si sviluppano calma e chiarezza.

Stiamo per fare un tuffo nella profondità della natura della tua mente, durante il quale ti porrai anche la domanda di chi sei realmente, dato che non sei affatto le storielle che ti racconti su te stesso/a e sui tuoi limiti.

Infine, in questa sessione, dedicheremo un po’ di tempo ad osservare come la consa- pevolezza può aiutarci in quei momenti della nostra vita in cui la smarriamo, in cui ci sentiamo più persi. Attraverso la coltivazione costante della mindfulness, possiamo imparare a riconoscere che siamo fondamentalmente integri, fondamentalmente “ok”, anche nei momenti più opprimenti o confusi, se visti dall’esterno. Possiamo imparare a praticare lo stare fermi in mezzo al caos, a non creare ulteriori e inutili sofferenze, attra- verso la nostra reattività automatica e le narrazioni basate sulla paura, che così spesso ci costringono e ci imprigionano, proprio quando abbiamo più bisogno di attingere alla nostra chiarezza, alla forza ed equanimità che sono insite in noi.

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Domande di riflessione e Diario

Prenditi un momento per riflettere sui seguenti suggerimenti per il tuo diario.

Quando ti senti pronto, scegli il tuo metodo preferito - che sia carta e penna, un docu- mento in Word, o uno strumento online per registrare le tue risposte alle domande che ti verranno poste.

Come si manifesta il “fare” nella tua vita di tutti i giorni? A volte forse domina la tua vita? Ci sono temi o tendenze che puoi individuare, per evitare che il tuo lavoro ti impedisca di essere presente, almeno per un momento di “non fare”, un momento di puro “essere”, di pura consapevolezza? Puoi imparare a “stare fer- mo/a” nella tua esperienza di vita quotidiana?

Cosa sarebbe necessario per invitare il “dominio dell’essere” nella tua vita in modo più regolare e intenzionale? Quali condizioni, pensieri e azioni potrebbero aiutarti ad abitare più frequentemente questo aspetto della tua vita?

Alcune delle poesie che abbiamo visitato ti risuonano in profondità? Se sì, qual è la sensazione che si prova nel momento presente, quando ci si addentra nella direzione indicata da ogni poesia, da ogni verso?

Hai trovato un modo per assorbire gli insegnamenti del programma audio di questa settimana, magari spezzettandolo, in modo da ascoltarne solo brevi sezio- ni, piuttosto che cercare di assimilare tutto insieme, cosa che in realtà potrebbe risultare eccessiva, per una sola sessione?

Riesci a trovare il modo di utilizzare le risorse audio di questo corso, per amplifi- care e approfondire al massimo la tua esperienza del “curriculum” di cui abbiamo parlato, in un modo che supporti la tua pratica della mindfulness e la tua motiva- zione di base, la stessa che ti ha portato a iscriverti a questo corso?

Sei stato in grado di utilizzare l’audio in un modo giusto per te?

Pensi di riuscire a sperimentare nuovi modi in cui potresti farlo?

In questo corso, la vita è il tuo laboratorio, per tornare al tema della sperimenta- zione. Riesci a investigare dove nasce la tua sofferenza, questa settimana?

Quali sono le condizioni che la sostengono?

Come nasce la comprensione della sua natura?

Come scegli di mantenerla nel laboratorio della tua esperienza?

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L’autore

JON KABAT-ZINN, PHD, è professore emerito di medicina presso la University of Massachusetts Medical School, dove nel 1979 ha fondato la Clinica per la Ri- duzione dello Stress Basata sulla Consa- pevolezza (MBSR), nota in tutto il mon- do. I programmi MBSR si sono oramai diffusi a livello internazionale in ospedali, cliniche, scuole e altre istituzioni. Jon ha anche fondato il Center for Mindfulness in Medicine, Health Care, and Society nel 1995. È autore di 14 libri tradotti in oltre quaranta lingue, tra cui Vivere Momen- to per Momento; Ovunque tu vada, ci sei già; Mindfulness per Principianti; e la nuova serie in quattro volumi dell’edizio-

ne riveduta di Riprendere i Sensi. © Jaume Cosialls

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