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Academic year: 2022

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Employability e futuro professionale

Rome Business School - Research Center Employability e futuro professionale - L’importanza della formazione post-laurea di alto livello 1

L’importanza della formazione post-laurea di alto livello

A cura di Valerio Mancini

Direttore del Centro di Ricerca della Rome Business School

Employability e

futuro professionale

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Employability e futuro professionale

Rome Business School - Research Center Employability e futuro professionale - L’importanza della formazione post-laurea di alto livello 2

Employability e

futuro professionale

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Employability e futuro professionale

Rome Business School - Research Center L’Italia del vino - Un progetto paese che riparte dall’export e dall’alta formazione professionale

Valerio Mancini

Rome Business School Research Center

Direttore

Analista e politologo esperto di relazioni internazionali. Ha lavorato come ricerca- tore per l’Istituto Interregionale delle Nazioni Unite per la Ricerca sul Crimine e la Giustizia (UNICRI – Torino e Roma), come consulente per l’Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine (UNODC – Bogotá e Vienna) e per l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE – Parigi) e come analista presso il MAOC (N), Centro di Analisi ed Operazioni Marittime (Narcotici) con sede a Lisbona.

È stato assistente del Ministro Plenipotenziario presso la Rappresentanza perma-

nente d’Italia all’OCSE, volontario per diverse ONG e Fondazioni per lo sviluppo di

progetti sociali legati alla prevenzione del crimine e alla diffusione della cultura della

legalità in America latina. Ha collaborato come fundraiser con il Comitato Giovani

della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO ed è stato Co-fondatore dell’as-

sociazione “BluAction.org”, legata alle tematiche di sostenibilità ed ha lavorato per

diversi centri di ricerca in Italia e all’estero.Ha partecipato alla creazione della rete di

imprese “L’AIK” impegnate nella ricerca di fondi e sviluppo di progetti per il settore

pubblico e le PMI nel cratere sismico abruzzese e, come export manager, ha parteci-

pato a numerose missioni imprenditoriali all’estero.Attualmente collabora con l’Acca-

demia Internazionale per la Sicurezza e la Difesa, MASTERY ed è stato recentemente

nominato Direttore del Dipartimento di Criminalità Trans-nazionale presso il MISAP

– Multidisciplinary Institute for Security management and Antisociality Prevention.

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Employability e futuro professionale

Rome Business School - Research Center Employability e futuro professionale - L’importanza della formazione post-laurea di alto livello 4

Indice

INTRODUZIONE

IL MERCATO DEL LAVORO

La disoccupazione giovanile in Italia e in Europa 7

La transizione scuola-università-lavoro 10

La dispersione scolastica e universitaria 12

L’IMPORTANZA DELLA FORMAZIONE POST-LAUREA E SCENARI FUTURI

Quanto conta il percorso universitario 14

Investire su una formazione specializzata di alto livello 19

Le caratteristiche chiave della formazione moderna 21

Sfide post-covid e nuovi modelli per il lavoro del futuro 22

Conlusioni

Riferimenti bibliografici

Rome Business School - Research Center Employability e futuro professionale - L’importanza della formazione post-laurea di alto livello Employability e futuro professionale

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Employability e futuro professionale

Rome Business School - Research Center Employability e futuro professionale - L’importanza della formazione post-laurea di alto livello 5

Introduzione

Le competenze sono essenziali per la compe- titività e l’occupabilità: le modifiche strutturali come la globalizzazione e il progresso tecno- logico, infatti, richiedono skills sempre più elevate e sempre più pertinenti alle richieste del mercato del lavoro, al fine di garantire la crescita della produttività e la disponibilità di posti di lavoro di qualità.

Il rapporto tra formazione e occupazione è una questione che, sebbene sia sempre parte della struttura sociale di qualsiasi Paese, acquisisce particolare rilevanza in tempi di crisi come quello che stiamo attualmente affrontando. Infatti, in un ambiente econo- mico recessivo come quello che stiamo vivendo e con un mercato sempre più compe- titivo, mantenere il lavoro o trovare un nuovo impiego diventa l’obiettivo primario.

L’attuale tendenza dell’economia e la globaliz- zazione delle offerte di lavoro hanno causato un cambiamento nelle esigenze delle aziende e, pertanto, anche i professionisti devono adattarsi rapidamente. Queste esigenze inclu- dono la capacità di gestire e confrontarsi con team sempre più multidisciplinari e multi- culturali, che interagiscono all’interno di un ambiente ricco di sfide e cambiamenti.

In sintesi, la stragrande maggioranza degli esperti sembra concordare sul fatto che un candidato specializzato, dinamico e multi- tasking diventi ancora più “desiderabile” ed apprezzato se in possesso di una laurea magi- strale o un diploma post-laurea (ad esempio un MBA), e questo rappresenta quell’elemento differenziante che potrebbe determinare la decisione finale in un processo di selezione o di riduzione del personale.

Il presente studio si concentra sulle compe- tenze legate direttamente alle esigenze del mercato del lavoro e l’importanza di una formazione sempre più specialistica e di alto livello.

Dopo un’attenta analisi dei livelli di disoccu- pazione in Italia e di alcune tendenze rilevanti, come l’importanza delle cosiddette soft skills riscontrabile soprattutto nelle profes- sioni emergenti, la nostra ricerca ha messo al centro il ruolo della formazione post-laurea nella determinazione dei livelli di occupa- bilità dei giovani lavoratori in un contesto di crisi come quello attuale, caratterizzato sempre di più dal “lavoro del futuro”, il cui destino è indubbiamente legato all’innova- zione tecnologica.

In tale contesto, abbiamo rilevato che:

• i corsi di laurea delle migliori università e business school hanno effetti moltiplicatori sulla determinazione dei salari (aumentano fino a 2,5 volte gli stipendi dei professionisti formati durante i primi cinque anni dopo la laurea)

• oggi, circa il 50% dei datori di lavoro riconosce che la stragrande maggioranza dei professionisti che raggiungono alte posizioni professionali hanno completato un diploma post-laurea

• in alcuni settori, avere ad esempio un titolo di MBA è quasi sempre una garanzia di accesso al mondo del lavoro

• il possesso di un titolo post-laurea è quindi sempre più apprezzato. In generale, quasi il 40% delle offerte di lavoro per posizioni manageriali richiede il possesso un Master come condizione indispensabile

Ci soffermeremo quindi su come l’educazione d’alto livello professionalizzante migliora le prospettive di lavoro ed influenza la deter- minazione di chi ha più probabilità di essere licenziato o assunto. Per questo motivo, il dibattito si concentra sull’influenza della formazione sui livelli di occupabilità delle

persone (intesa come probabilità di mante- nimento o ricerca di un nuovo impiego). Il costante processo di innovazione del sistema economico e sociale richiede oggi alla scuola e all’università di superare il tradizionale assetto burocratico ed autoreferenziale, indu- cendo un’evoluzione fondamentale che, come accade in alcuni Paesi Ocse particolarmente

“virtuosi”, si muove verso una prospettiva di bridging e networking con le istituzioni terri- toriali, le imprese e, nel complesso, il mondo del lavoro.

Inoltre, la presente ricerca ha l’obiettivo di analizzare come l’attuale contesto econo- mico globale carattarizzato invitabilmente dagli incerti scenari post-Covid, abbia radi- calmente modificato, a livello mondiale, i livelli di employability e le caratteristiche del mercato del lavoro. L’emergenza sanitaria da COVID-19, infatti, ha inesorabilmente acce- lerato il futuro del lavoro, così come emerge dal recente rapporto Future of Jobs Report (presentato dal World Economic Forum il 20 ottobre 2020). Nel 2020, infatti, la globalizza- zione economica già in fase di stallo, ha subito un ulteriore pesante arresto a causa della pandemia che sta travolgendo con la violenza di uno tsunami le economie e i mercati del

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Employability e futuro professionale

6 Rome Business School - Research Center Employability e futuro professionale - L’importanza della formazione post-laurea di alto livello lavoro di tutto il mondo. Milioni di lavoratori,

infatti, hanno subito cambiamenti che hanno trasformato profondamente le loro vite, il loro livello di benessere e la loro produttività. A tal proposito, i dati dell’Organizzazione Interna- zionale del Lavoro (ILO) hanno rilevato che durante la prima metà del 2020, i dati sulla disoccupazione reale sono balzati a una media del 6,6%, con una perdita stimata di ore di lavoro pari a 495 milioni di posti di lavoro nel secondo trimestre del 2020.

L’OCSE prevede che i tassi di disoccupa- zione potrebbero raddoppiare entro la fine dell’anno.

Il mercato del lavoro - Introduzione

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Employability e futuro professionale

Rome Business School - Research Center Employability e futuro professionale - L’importanza della formazione post-laurea di alto livello 7

IL MERCATO DEL LAVORO

In Italia, negli ultimi 20 anni, il tasso di occupazione è stato molto altalenante. Nel 2001 infatti era del 56,6%, con un’enorme disparità tra sessi. Il tasso di occupazione maschile era al 69,4%, dato più alto rispetto ad oggi, mentre le donne erano al 44%. Dal 2001 in poi il tasso di occupazione femmi- nile è sempre stato in leggera ma continua crescita. Ciò non toglie che, solo nel 2019, si è raggiunto il non così meritorio traguardo di una donna su due al lavoro.

L’Italia però al suo interno ha, come sempre, numerose sfaccettature. Infatti, oltre alla questione legata al gap di genere, il tasso di occupazione non è esente dalle storiche disparità tra Nord e Sud del Paese. Non è questa la sede in cui analizzare i motivi di queste disuguaglianze ma è utile conoscerle per capire anche dove e come si può interve- nire per cercare di ridurre il gap geografico e le differenze tra occupazione femminile e maschile.

Vogliamo però focalizzarci sulla disoccu- pazione giovanile, ovvero su quei ragazzi che non studiano e non lavorano. Secondo i dati raccolti nel rapporto ISTAT sui livelli di istruzione in Italia, pubblicato a luglio 2020, nel 2019 il tasso di giovani fra 15 e 29 anni inattivi è stato del 22,2%, con circa 2 milioni di persone coinvolte. Il problema riguarda soprattutto il Sud Italia ma non solo. La situazione, prima dell’emergenza sanitaria, era in miglioramento rispetto al 2018, con un calo di disoccupati giovani

dell’1,2%. Tuttavia, con la crisi da Covid-19, è previsto un importante peggioramento per il 2020. Considerando invece i ragazzi fra i 15 ed i 24 anni, che sono quelli per convenzione considerati nei dati ufficiali sulla disoccupa- zione giovanile, il quadro peggiora. L’Italia, in questo indicatore, arriva oltre il 30%.

Confrontando il trimestre febbraio-aprile 2020 con quello precedente (novembre 2019-gennaio 2020), l’occupazione risulta in evidente calo (-1,0%, pari a -226mila unità) per entrambe le componenti di genere.

Diminuiscono nel trimestre anche le persone in cerca di occupazione (-20,4% pari a -497mila), mentre aumentano gli inattivi tra i 15 e i 64 anni (+5,2% pari a +686mila unità).

A livello europeo la media della disoccupa- zione giovanile fra tutti i Paesi, considerando la fascia di età 15-29 anni, è del 12,5%. Se invece si prende l’insieme tradizionale, dei giovani fra i 15 ed i 24, la percentuale sale al 15,2%. Sempre guardando al gruppo 15-24, il peggior Paese europeo per disoccupazione giovanile è la Grecia, con un tasso vicino al 40% nel 2019. Seguono la Spagna, al 32,7%, e l’Italia, al 31,4%. Il miglior risultato, invece, si registra in Repubblica Ceca, che conta solo circa il 2% di giovani inattivi. Seguono la Polonia, con il 2,9%, e l’Olanda, con il 3%.

L’Italia è il terzo peggior Paese d’Europa per disoccupazione giovanile, con punte alte

soprattutto nel Mezzogiorno. In tal senso l’ISTAT (Tabella 1.2) mette in mostra come le regioni del Nord raggiungano livelli totali di occupazione simile ai Paesi più virtuosi d’Europa. In tale contesto, notiamo che la Sicilia e la Campania presentanto una percen- tuale altissima di disoccupazione giovanile (entrambe ferme al 53,6% nel 2019). La migliore, invece, è il Trentino, che conta con un tasso di giovani disoccupati del 15,3% nella provincia autonoma di Trento e del 9,2% nella provincia autonoma di Bolzano.

Va inoltre sottolineato che i dati relativi alla disoccupazione giovanile indicano il livello di attività medio registrato fra i giovani. Una percentuale alta può indicare, quindi, un problema nel medio e lungo termine dal punto di vista economico. Per un ragazzo sotto i 29 anni, infatti, non lavorare e non studiare significa che arriverà ai 30 con un livello di competenze professionali molto basso, andando a peggiorare nel tempo la qualità dell’offerta nel mercato del lavoro del Paese di appartenenza. Tuttavia, non va trascurato il fattore del lavoro in nero. Infatti, il tasso di disoccupazione giovanile in Italia, in partico- lare nel Centro-Sud, può anche essere indice di una probabile maggiore o minore diffusione del lavoro illegale. Non vi è alcun dubbio che il lavoro sommerso di fatto altera non poco i dati relativi a disoccupazione e disoccupa- zione giovanile.

Il mercato del lavoro - La disoccupazione giovanile in Italia e in Europa

La disoccupazione

giovanile in Italia e

in Europa

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Employability e futuro professionale

Rome Business School - Research Center Employability e futuro professionale - L’importanza della formazione post-laurea di alto livello 8 Tabella 1. Tasso di disoccupazione Italia

Dati estratti il 27 ott 2020 00:52 UTC (GMT) da I.Stat

Tipo dato tasso di disoccupazione

Territorio Italia

Sesso totale

Classe di età 15 anni e più

Employability e futuro professionale

Seleziona periodo 2019 T2-2019 T3-2019 T4-2019 T1-2020 T2-2020

Titolo di studio

licenza di scuola elementare, nessun titolo di studio 18,1 17,9 17,0 16,9 17,7 13,7

licenza di scuola media 13,2 13,0 12,0 13,0 13,3 10,2

diploma 9,4 9,3 8,3 9,6 8,9 7,3

laurea e post-laurea 5,7 5,4 5,7 5,6 4,9 4,7

totale 10,0 9,8 9,1 9,9 9,4 7,7

Rome Business School - Research Center Employability e futuro professionale - L’importanza della formazione post-laurea di alto livello 8

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Employability e futuro professionale

Rome Business School - Research Center Employability e futuro professionale - L’importanza della formazione post-laurea di alto livello 9 Tabella 1.2. Tassi di disoccupazione –

titoli di studio (dati regionali 2019)

Employability e futuro professionale

Dati estratti il 06 Nov 2020 16:29 UTC (GMT) da I.Stat

Tipo dato tasso di disoccupazione

Sesso totale

Classe di età 15 anni e più

Seleziona periodo 2019

Titolo di studio licenza di scuola

elementare, nessun titolo di studio

licenza di

scuola media diploma laurea e

post-laurea totale Territorio

Italia 18,1 13,2 9,4 5,7 10,0

Nord 11,7 8,5 5,6 3,5 6,1

Nord-ovest 13,7 9,0 6,1 3,4 6,5

Piemonte 14,0 10,7 6,9 4,3 7,6

Valle d'Aosta / Vallée d'Aoste 12,4 8,9 6,1 2,8 6,5

Liguria 27,0 14,2 8,5 4,9 9,6

Lombardia 11,3 7,7 5,4 2,9 5,6

Nord-est 9,1 7,7 5,0 3,7 5,5

Trentino Alto Adige / Südtirol 7,4 5,4 3,7 2,2 3,9

Provincia Autonoma Bolzano / Bozen 4,6 3,9 2,4 2,1 2,9

Provincia Autonoma Trento 13,0 7,4 5,0 2,2 5,0

Veneto 9,8 8,2 4,9 3,7 5,6

Friuli-Venezia Giulia 11,9 8,0 5,8 4,3 6,1

Emilia-Romagna 8,2 7,6 5,2 3,8 5,5

Centro 10,1 10,7 9,3 5,4 8,7

Toscana 8,9 8,3 7,3 3,4 6,7

Umbria 12,6 13,3 7,3 6,1 8,5

Marche 6,9 10,2 8,9 6,3 8,6

Lazio 11,7 12,3 11,0 6,2 9,9

Mezzogiorno 26,0 21,8 16,8 10,2 17,6

Abruzzo 16,3 11,2 12,0 9,0 11,2

Molise 11,7 13,8 13,8 6,7 12,2

Campania 27,1 27,1 17,9 10,8 20,0

Puglia 24,7 16,8 15,3 8,1 14,9

Basilicata 7,1 11,3 10,7 10,7 10,8

Calabria 23,6 25,8 21,0 13,1 21,0

Sicilia 31,4 25,5 18,3 10,7 20,0

Sardegna 18,9 15,9 15,7 10,1 14,7

Rome Business School - Research Center

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Rome Business School - Research Center Employability e futuro professionale - L’importanza della formazione post-laurea di alto livello 10 Abbiamo quindi potuto notare che, in un

contesto nazionale caratterizzato da alti tassi di disoccupazione giovanile, causati spesso non soltanto dalla reale mancanza di lavoro, ma anche da una netta discrepanza tra l’ambito formativo e quello lavorativo, il rapporto tra formazione e occupazione è una questione centrale. Il concetto di transizione scuola/università-lavoro è uno sviluppo teorico recente che si associa al cambiamento, all’attesa e all’incertezza per il futuro professionale e che abbraccia diffe- renti questioni di lungo periodo come l’istru- zione, l’occupazione e la formazione. Viene considerato come un unico processo defi- nito dalla fine dell’istruzione all’ottenimento di un’occupazione. La difficoltà di superare positivamente la transizione formazione pre/

post universitaria-lavoro, determina che i giovani sperimentino, durante il periodo di ricerca di lavoro, differenti strategie.

Infatti, la probabilità di transitare verso uno stato occupazionale può variare in ragione di numerosi fattori, inclusi l’eterogeneità

legata ad una determinata situazione indivi- duale e familiare, le attività svolte durante lo stato di non lavoro, le caratteristiche speci- fiche del mercato e del sistema educativo nel quale l’individuo vive ed ha maturato le proprie competenze. La durata dei periodi di non occupazione che intercorre tra la fine del periodo scolastico e l’inizio di un’espe- rienza lavorativa riveste un ruolo importante sia nel determinare le prospettive di vita e di carriera dei giovani, sia per gli effetti negativi che può produrre a livello macroeconomico (ad esempio sulla produttività). Infatti, lunghi periodi di non lavoro possono influenzare negativamente aspetti quali: tipo di occupa- zione trovata (rispetto a tipologia contrattuale, orario di lavoro, salario, ecc.), partecipazione al mercato del lavoro, esperienza lavorativa, capitale umano, networking e cosi via.

Employability e futuro professionale Il mercato del lavoro - La transizione scuola-università-lavoro

La transizione

scuola-università-

lavoro

(11)

Rome Business School - Research Center Employability e futuro professionale - L’importanza della formazione post-laurea di alto livello 11 Employability e futuro professionale

.Il costante processo di innovazione del sistema economico e sociale richiede quindi alla scuola e all’università di supe- rare il tradizionale assetto burocratico e autoreferenziale e induce un’evoluzione fondamentale che, come accade nei Paesi Ocse più virtuosi e attenti alla questione, si muove in una prospettiva di bridging e networking con le istituzioni territoriali, le imprese e il mondo del lavoro.

Questa prospettiva evolutiva per l’Italia acquista un maggiore peso e diventa un obiettivo strategico da perseguire a tutti i costi, poiché nell’attuale situazione di crisi economica, aggravata dall’emergenza sani- taria, le dinamiche del mercato del lavoro sono contraddistinte da un quadro molto confuso e poco confortante. Un quadro dove la vera emergenza sociale è rappresentata da tre diversi fenomeni che rappresentano, in modo evidente, il “malessere” del nostro sistema educativo ed economico:

a) l’elevato tasso di disoccupazione giovanile

b) la preoccupante dispersione scolastica che interessa il 19.7% degli studenti, pari a 120.000 giovani che ogni anno abban- donano la scuola (il dato medio europeo è al 15%)

c) l’alto numero di giovani che non studiano e non lavorano, che arriva ad oltre i 2,2 milioni e rappresenta la percentuale più elevata a livello europeo.

Andando quindi ad analizzare alcuni dati del rapporto Studio ergo Lavoro di McKinsey

& Company sulla transizione scuola lavoro, emergono per l’Italia dei numeri particolar- mente allarmanti:

• 2.600.000 giovani non studiano e non lavorano

• La probabilità di essere disoccupato per un giovani under 30 è 3,5 volte superiore rispetto ad un over 30

• Su 10 nuovi posti di lavoro solo 1 viene occupato da un giovane

• Il 40% della disoccupazione giovanile non dipende dal ciclo economico

• Solo il 29% dei giovani scelgie un corso di laurea prendendo in considerazione le statistiche occupazionali

• Le competenze dei giovani sono ritenute adeguate dal 70% di scuole e università, ma solo dal 43% degli studenti e dal 42%

dei datori di lavoro Il mercato del lavoro - La transizione scuola-università-lavoro

(12)

12

Employability e futuro professionale

La dispersione scolastica e universitaria

Nell’ambito di tali criticità, la dispersione scolastica costituisce un fenomeno econo- mico e sociale complesso, non solo una mera

“questione educativa”, con caratteristiche molto differenziate per scuola/università, ceti sociali e per zone geografiche. A tal proposito, dal 1995 ad oggi, ogni anno la scuola superiore italiana ha “perso” un numero di (ex)studenti variabile di 215.000-120.000 unità. Ciò si traduce, in termini percentuali, nel seguente dato allarmante: il 36,7% dei ragazzi e delle ragazze che si erano iscritti in una scuola statale nel 1995, nel 2000 era letteralmente sparito, fuoriuscito dal sistema educativo e mai più rientratovi. Va detto però che questo valore particolarmente negativo tende a scendere negli ultimi anni, e nell’ultimo ciclo quinquennale analizzato (2013-2018) si attesta sul 24,7%, concludendo una serie per ora in costante diminuzione. Per farsi un’idea più marcata di quanto avvenuto negli ultimi anni, basta soffermarsi sulla cifra assoluta: 3,5 milioni, è questo il numero di giovani che dal 1995 al 2018 ha abbandonato la scuola.

Dal punto di vista territoriale, e soffermandoci esclusivamente sugli ultimi cinque anni (2014- 2018), è la Sardegna la Regione ad avere la maggior percentuale di studenti dispersi, mentre l’Umbria risulta essere la realtà regionale più

“virtuosa”. In ogni caso, se le Regioni del Sud e le Isole occupano, come troppo spesso accade, le prime posizioni della classifica, le perfor- mance delle regioni del Centro e del Nord sono comunque piuttosto negative (tabella 2).

Il mercato del lavoro - La dispersione scolastica e universitaria

Rome Business School - Research Center Employability e futuro professionale - L’importanza della formazione post-laurea di alto livello Sardegna 33% (6.099 unità)

Campania 29,2% (22.643 unità) Sicilia 28,3% (16.954 unità) Toscana 28,1% (10.562 unità) Lombardia 25,8% (22.803 unità) Emilia-Romagna 24,7% (10.634 unità) Piemonte 24,2% (10.634 unità) Liguria 24,2% (3.415 unità) Abruzzo 23,3% (3.098 unità) Puglia 23,1% (11.443 unità) Calabria 21,5% (4.897 unità) Lazio 21,3% (11.778 unità) Molise 20,9% (713 unità) Veneto 20,3% (9.495 unità) Basilicata 17,8% (1.199 unità) Marche 17,6% (2.842 unità)

Friuli-Venezia Giulia 17,2% (1.828 unità) Umbria 16,1% (1.384 unità)

Tabella 2. Dispersione scolastica Italia. Dati regionali

(13)

Employability e futuro professionale

13 Tabella 3. Indicatori

sull’università – dati regionali Italia

Rome Business School - Research Center

Il mercato del lavoro - La dispersione scolastica e universitaria

Inoltre, i dati ISTAT (Tabella 3) mettono in evidenza che la disper- sione accademica, nonostante i più alti tassi di iscrizione univer- sitaria al Centro (43,3%), Sud (42,2%) e Isole (38,5%) rispetto al Nord (Nord-Est 33,9%; Nord-Ovest 34,2%), oscilla tra il 7% e il 9% nelle regioni meridionali, mentre al Nord varia tra il 2% del Nord-Ovest e il bassissimo tasso dello 0,2% del Nord-Est. A livello regionale, vale la pena sottolineare che il tasso di dispersione universitaria è pratica- mente nullo nelle province auto- nome di Trento e Bolzano, mentre al Sud e nelle Isole la differenza tra il tasso di iscrizione e il consegui- mento del primo titolo universitario è di circa il 10%, con Sardegna, Basilicata e Calabria che, nell’ul- timo dato del 2017, presentano dati particolamente allarmanti (rispetti- vamnte -13%, -12,2% e -10,2%).

Seleziona periodo 2019

Titolo di dato tasso di passaggio

dalla scuola secondaria di secondo grado

tasso di iscrizione

tasso di conseguimento del primo titolo universitario

tasso di conseguimento

di una laurea magistrale Regione di residenza

Italia 50,3 38,5 33,8 20,2

Nord-ovest 53,9 34,2 32,2 18,2

Piemonte 52,4 35 30,7 18

Valle d'Aosta / Vallée d'Aoste .. 34,9 30,8 17,1

Liguria 55,2 39,9 36,4 21,7

Lombardia 54,4 33 32,2 17,9

Nord-est 51,1 33,9 33,7 18,9

Trentino Alto Adige / Südtirol 53,1 22,7 22,9 12,8

Provincia Autonoma Bolzano / Bozen .. 12,7 12,7 6,7

Provincia Autonoma Trento 53,1 33,5 33,5 19,2

Veneto 50,4 34,7 34,8 19,4

Friuli-Venezia Giulia 51,5 38 36 19,7

Emilia-Romagna 51,5 35,2 34,8 19,8

Centro 53,2 43,3 35,9 21,8

Toscana 52,5 39,7 31,4 18,2

Umbria 53,9 42,5 37,7 23,4

Marche 54,3 42,2 39,1 23,8

Lazio 53,1 45,8 37,5 23,1

Sud 47,3 42,2 35,1 22,3

Abruzzo 56,7 48,6 40,2 25,2

Molise 54,4 49,1 44,1 29,1

Campania 44 40,9 34,1 21,4

Puglia 47,5 39,3 34,4 21,4

Basilicata 51,5 49,4 37,2 26

Calabria 50,3 45,7 35 23,2

Isole 44,7 38,5 30,7 19,1

Sicilia 43,7 37,2 30,8 19,4

Sardegna 48,7 43,4 30,4 17,8

Dati estratti il 06 Nov 2020 16:29 UTC (GMT) da I.Stat

Indicatori sull’università - dati regionali totale

Employability e futuro professionale

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14

L’IMPORTANZA DELLA FORMAZIONE POST- LAUREA E SCENARI FUTURI

Secondo la XXII Indagine AlmaLaurea sulla condizione occupazionale dei laureati, nel 2019 in Italia il tasso di occupazione, che include anche quanti risultano impegnati in attività di formazione retribuita, è stato pari, a un anno dal conseguimento del titolo, al 74,1% tra i laureati di primo livello e al 71,7%

tra i laureati di secondo livello del 2018; tra i laureati magistrali biennali il tasso di occupa- zione sale al 76,3%, mentre per i magistrali a ciclo unico si attesta al 62,8%. I dati ISTAT mostrano, tra i laureati, livelli occupazionali superiori a quelli registrati tra quanti sono in possesso di un titolo di studio non univer- sitario. Il confronto con le precedenti rileva- zioni evidenzia un tendenziale miglioramento del tasso di occupazione che, nell’ultimo quadriennio, risulta aumentato di 8,4 punti percentuali per i laureati di primo livello e di 6,5 punti per i laureati di secondo livello.

Si tratta di segnali positivi che sono confer- mati anche nell’anno più recente (il tasso di occupazione è aumentato di 2,0 punti per i laureati di primo livello e di 2,3 punti per quelli di secondo livello). Tali segnali però non tengono ancora conto del disastro occupa- zionale provocato dall’emergenza sanitaria e, in ogni caso, non sono ancora in grado di colmare la significativa contrazione del tasso di occupazione osservata tra il 2008 e il 2014 (-16,3 punti percentuali nel primo caso; -15,1 punti nel secondo). Nonostante le inevita- bili criticità vissute da chi si è affacciato sul mercato del lavoro negli anni peggiori della crisi globale, anche i laureati a tre e

a cinque anni dal conseguimento del titolo evidenziano alcuni segnali di miglioramento delle performance occupazionali. Per questi laureati, tuttavia, i primi segnali di ripresa della capacità di assorbimento del mercato del lavoro si sono manifestati solo negli anni più recenti. Va comunque sottolineato che i livelli occupazionali sono decisamente elevati: più nel dettaglio, a tre anni dalla laurea il tasso di occupazione raggiunge l’87,8% tra i laureati di primo livello e l’84,4% tra i laureati di secondo livello (87,0% per i laureati magistrali biennali e 78,5% per i magistrali a ciclo unico).

L’importanza della formazione post-laurea e scenari futuri - Quanto conta il percorso universitario

Quanto conta il percorso universitario?

Employability e futuro professionale

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Rome Business School - Research Center Employability e futuro professionale - L’importanza della formazione post-laurea di alto livello 15 A cinque anni dal conseguimento del titolo

il tasso di occupazione è pari all’89,0% per i laureati di primo livello e all’86,8% per i laureati di secondo livello. Disaggregando per tipo di corso, il tasso di occupazione è pari all’87,0%

per i magistrali biennali, un valore di poco superiore all’85,1% rilevato per i magistrali a ciclo unico . Tali tassi risultano in tendenziale aumento, rispetto al 2015, di 3,4 punti percen- tuali per i laureati di primo livello e di 2,1 punti per i laureati di secondo livello. È pur vero che, anche in tal caso, tali segnali positivi interven- gono dopo anni di significativa contrazione

del tasso di occupazione che, tra il 2012 e il 2015, è diminuito di 5,0 punti percentuali per i laureati di primo livello e di 5,7 punti per quelli di secondo livello. Il confronto con la rileva- zione dell’anno precedente mostra segnali positivi delle condizioni del mercato del lavoro, dal momento che per i laureati di primo livello si registra un incremento del tasso di occupa- zione di 0,4 punti percentuali, mentre per quelli di secondo livello l’incremento è di 1,3 punti.

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Tabella 4. Laureati degli anni 2007-2018 intervistati a un anno dal conseguimento del titolo: tasso di occupazione per tipo di corso. Anni di indagine 2008-2019 (valori percentuali) AlmaLaurea, Indagine sulla Condizione occupazionale dei Laureati.

Primo livello Secondo livello Magistrali biennali Magistrali a ciclo unico

2019 2018 2017 2016 2015 2014 2013 2012 2011 2010 2009 2008

2019 2018 2017 2016 2015 2014 2013 2012 2011 2010 2009 2008 2019

2018 2017 2016 2015 2014 2013 2012 2011 2010 2009 2008

2019 2018 2017 2016 2015 2014 2013 2012 2011 2010 2009 2008

74,1 71,1 76,3 62,8

72,1 69,4 73,7 59,8

71,1 69 73,9 57,5

68,2 66,6 70,8 55,5

66,6 66,5 70,4 53,8

65,7 65,2 70,1 49,1

65,7 67,1 69,8 56,7

72,7 70,6 72,4 61,7

77,3 74,6 75,2 68,9

69,5 69,6 71,6 59,6

75,7 73,1 74,1 64,9

82 80,3 80,5 79,5

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Rome Business School - Research Center Employability e futuro professionale - L’importanza della formazione post-laurea di alto livello 16 L’importanza della formazione post-laurea e scenari futuri - Quanto conta il percorso universitario

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Tabella 4.1. Laureati degli anni 2007-2014 intervistati a cinque anni dal conseguimento del titolo: tasso di occupazione per tipo di corso. Anni di indagine 2012-2019 (valori percentuali)

AlmaLaurea, Indagine sulla Condizione occupazionale dei Laureati.

Primo livello Secondo livello Magistrali biennali Magistrali a ciclo unico

2019 2018 2017 2016 2015 2014 2013 2012

2019 2018 2017 2016 2015 2014 2013 2012

2019 2018 2017 2016 2015 2014 2013 2012

2019 2018 2017 2016 2015 2014 2013 2012

89 86,8 87 85,1

88,6 85,5 85,6 83,9

87,8 86,8 87,3 83,8

87,1 84,6 84,3 83,5

85,6 84,7 84,3 84,7

86 86,6 85,9 86,8

88,6 88 87,1 90,2

90,6 90,4 90,2 89,7

(17)

Rome Business School - Research Center Employability e futuro professionale - L’importanza della formazione post-laurea di alto livello 17 Le difficoltà incontrate nel periodo 2008-2014

hanno comportato una riduzione della quota di laureati che ha dichiarato la laurea molto efficace o efficace: -10,6 punti percentuali per i laureati di primo livello e -3,6 punti per quelli di secondo. Il miglioramento registrato negli ultimi anni, dunque, ha colmato la contrazione, registrata durante gli anni della crisi, sia per i laureati di primo livello, sia per i laureati di secondo livello, che nel 2019 registrano il più alto valore nei livelli di efficacia.

Come si è visto, col trascorrere del tempo migliorano le caratteristiche del lavoro svolto e, tra queste, anche l’efficacia del titolo. A tre anni, infatti, la laurea risulta “molto efficace o efficace” per il 63,2% dei laureati di primo livello e per il 63,0% dei laureati di secondo livello: più nel dettaglio è il 57,7% tra i laureati magistrali biennali e cresce fino al 78,3% tra i laureati magistrali a ciclo unico.

A cinque anni tali quote raggiungono, rispet- tivamente, il 61,6% e il 65,3% degli occupati di primo e secondo livello. Se per i laureati del biennio magistrale l’efficacia del titolo si ferma al 58,8%, per i magistrali a ciclo unico i livelli raggiungono addirittura l’80,3%.

L’efficacia della laurea rappresenta dunque una misura soggettiva di coerenza tra studi compiuti e lavoro svolto, in quanto si basa su valutazioni espresse dai laureati occupati.

Insieme alle misure normative e a quelle stati- stiche rappresenta un modo per individuare e analizzare le situazioni di mismatch, orizzontale o verticale. Per quanto riguarda le dichiarazioni dei laureati rispetto all’u- tilizzo delle competenze acquisite durante gli studi, nonché alla necessità formale o sostanziale del titolo ai fini dell’assunzione, il report di Almalaurea rileva che per oltre la metà dei laureati occupati a un anno il titolo risulta “molto efficace o efficace”: 58,3% per i laureati di primo livello e 61,5% per i laureati di secondo livello. Data la diversa natura dei percorsi formativi e del relativo sbocco occupazionale, è naturale rilevare apprezza- bili differenze tra i laureati magistrali biennali, tra i quali la laurea risulta “molto efficace o efficace” per il 55,0% degli occupati, e i magi- strali a ciclo unico, il cui valore di efficacia sale fino all’80,4%. Rispetto all’indagine del 2014 si rileva un aumento di 11,0 punti percentuali per i laureati di primo livello e di 8,0 punti per quelli di secondo livello (solo nell’ultimo anno, +2,0 e +2,5 punti percentuali rispettivamente).

Dopo il tendenziale calo dei livelli di efficacia osservato negli anni della crisi economica, negli anni più recenti si assiste a un lieve miglioramento, che avvicina i livelli di effi- cacia ai valori osservati nel 2012, addirittura superandoli tra i laureati di secondo livello.

Ciò deriva anche da un calo, rispetto allo scorso anno, per i laureati di primo livello e, al contrario, un aumento per quelli di secondo livello.

Il quadro qui delineato risulta sostanzial- mente confermato se si considerano, sepa- ratamente, le due componenti dell’efficacia, ovvero l’utilizzo, nel lavoro svolto, delle competenze acquisite all’università e la richiesta, formale o sostanziale, della laurea per l’esercizio della propria attività lavorativa.

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Employability e futuro professionale

Rome Business School - Research Center Employability e futuro professionale - L’importanza della formazione post-laurea di alto livello 18 Tabella 4.2

Laureati degli anni 2007-2018 occupati a un anno dal conseguimento del titolo: efficacia della laurea per tipo di corso. Anni di indagine 2008-2019 (valori percentuali)

AlmaLaurea, Indagine sulla Condizione occupazionale dei Laureati.

Employability e futuro professionale

Primo livello Secondo livello Magistrali biennali Magistrali a ciclo unico

2019 2018 2017 2016 2015 2014 2013 2012 2011 2010 2009 2008

2019 2018 2017 2016 2015 2014 2013 2012 2011 2010 2009 2008

2019 2018 2017 2016 2015 2014 2013 2012 2011 2010 2009 2008

2019 2018 2017 2016 2015 2014 2013 2012 2011 2010 2009 2008

Rome Business School - Research Center Employability e futuro professionale - L’importanza della formazione post-laurea di alto livello 18

58,3 25,6 16,1

50 25,4

27

50,3 26,1

21,9

52,8 26,6 20,6

46,2 25,7

25,5

54,6 25,9

16,5

56,3 25,6 18

47,3 25,7

28

52,9 25,2

19,6

51,4 26,2 22,4

24,6

48,5 26

23,7

57,9 25,6

61,5 26,6 11,8

54 28,2 17,8

52,1 28,7 19,2

54,7 29,3 16

51,7 27,3 21

56,2 27,9 15,9

59 27,6 13,3

53,5 26,9 19,5

54 27,6 18,4

54,3 29,1 16,5

51,9 26,9 21,2

57 29 13,9

55 31,8 13,1

47,1 33,4 19,5

44,1 33,8 22

48,4 34,3 17,3

44,4 32,1 23,5

47,3 33,7 19

53,7 32 14,3

45,9 32,2 21,9

44,9 33,2 21,9

48,4 33,9 17,7

44,1 31,8 24,1

51,2 33 15,7

80,4 11,5 8,1

72 12,8 15,2

80,6 9,99,6

74,8 13,3 12

75 10,7 14,3

88,6 6,7

76,8 13,110,1

74,8 11,1 14,1

83,6 8,5 8

73 13,3 13,7

75,5 10,8 13,7

90 6,6

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19 Rome Business School - Research Center L’Italia del vino - Un progetto paese che riparte dall’export e dall’alta formazione professionale

L’Italia del vino

Nonostante i dati ci confermano l’efficacia della laurea per aumentare la possibilità di conseguire il lavoro desiderato o per miglio- rare le proprie aspettative salariali, abbiamo visto che, a livello globale, in un mercato sempre più esigente e competitivo, i datori di lavoro richiedono competenze sempre più specialistiche, spesso ottenibili soltanto attraverso un titolo post-laurea. In tal senso, come evidenziato dall’Employment report 2020 della Rome Business School, i vantaggi dal punto di vista professionale che possono derivare dal conseguimento di un Master sono innumerevoli. È evidente, infatti, che un Master aiuta ad incrementare la conoscenza specializzata ed offre una comprensione più approfondita delle competenze personali, oltre a garantire un maggiore orientamento alla carriera, competenze già di per sè fonda- mentali per trovare spazio all’interno di uno specifico ambito professionale.

Questa conoscenza specifica aumenta la competenza in una particolare disciplina, che offre un vantaggio notevole quando ci si trova dinanzi a dei potenziali datori di lavoro, i quali, anche a causa della cosiddeta

“globalizzazione delle competenze” sono sempre più esigenti e sempre più alla ricerca di figure specializzate da impiegare soprat- tutto all’interno delle professioni emergenti.

Infatti, man mano che il mercato del lavoro

Investire su una formazione specializzata di alto livello

L’importanza della formazione post-laurea e scenari futuri - Investire su una formazione specializzata di alto livello

Employability e futuro professionale

Oltre 1 anno dal titolo: 21%

Meno di 1 anno dal titolo: 8,20%

Tra 4 e 6 mesi dal titolo: 9,20%

Tra 1 e 3 mesi dal titolo: 11%

Meno di un anno dal titolo: 2,90%

Ho trovato lavoro prima dell’ottenimento del titolo di Master : 40%

Friuli-Venezia Giulia: 17,2% (1.828 unità) Umbria: 16,1% (1.384 unità)

Tabella 5. Percentuali assunzioni studenti Rome Business School (tempi)

Rielaborazione dati RBS Employment report 2020

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20 Rome Business School - Research Center Employability e futuro professionale - L’importanza della formazione post-laurea di alto livello

Pertanto, chi acquisisce un titolo di Master, rispetto ad un laureato (ciclo magistrale) necessita di un tempo più breve per avvici- narsi ai livelli occupazionali sperati: è infatti solo dopo cinque anni dall’ottenimento del titolo che i laureati di secondo livello raggiun- gono un tasso di occupazione pari all’86,8%, un valore comunque ancora inferiore, seppure di poco, a quanto rilevato per i diplomati di Master a un anno dal titolo di studio.

si evolve, un Master denota una chiara inten- zione da parte del candidato a voler migliorare le competenze di uno specifico settore, oltre ad accrescere la credibilità dell’azienda stessa.

Soffermandoci su alcuni dati della Rome Busi- ness School, notiamo che, il 40% ha trovato un impiego prima ancora di concludere il proprio ciclo di studi e che il 27% è stato assunto entro un anno dalla fine del proprio Master.

È ormai noto che i percorsi post laurea ad alta specializzazione disciplinare e interdisci- plinare consentono di rafforzare ed ampliare conoscenze e competenze per rispondere con successo alle esigenze del mercato del lavoro.

Inoltre, è un dato di fatto che il lifelong lear- ning rimane un’occasione vincente per trovare più facilmente un’occupazione, anche meglio retribuita, o per valorizzare il proprio ruolo professionale al passo con i cambiamenti e le esigenze del mercato. Analizzando, infatti, alcuni dati del Consorzio AlmaLaurea, emerge ad esempio che, a un anno dal conseguimento del Master, il tasso di occupazione è comples- sivamente pari all’88,6%: 88,4% per i diplomati di Master di I livello e 89,0% per i diplomati di II livello.

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Employability e futuro professionale

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Rome Business School - Research Center Employability e futuro professionale - L’importanza della formazione post-laurea di alto livello 21

Le caratteristiche

chiave della formazione moderna

Come abbiamo visto, molti professionisti sono rimasti indietro e non hanno saputo o, nella maggiorparte dei casi, potuto cogliere le opportunità offerte dalla globalizzazione, mettendo in luce l’enorme un divario digitale persistente nell’accesso alle nuove tecnolo- gie che sta generando notevoli e sempre più marcate disuguaglianze socio-economiche di carattere generazionale.

In Italia, uno dei problemi principali del Paese rimane, come abbiamo visto, la formazione dei nostri giovani e la relativa transizione scuola/

università-mondo del lavoro. Abbiamo una dispersione scolastica elevata, un livello di formazione basso, un’insufficiente focalizza- zione sulle cosiddette materie STEM e inve- stimenti non adeguati. A tal proposito, come suggerisce Alfonso Fuggetta, amministratore delegato e direttore scientifico del Centro di eccellenza per l’innovazione, la ricerca e la formazione nel settore dell’Information & Com- munication Technology - CEFRIEL, bisogna tenere ben presenti le tre caratteristiche chiave della formazione moderna:

1) Formazione di base: investire in formazione di base significa focalizzare l’attenzione su tutto ciò che fomenta la crescita di una perso- nalità matura, capace di apprendere continua- mente e di vedere il processo di studio come

uno stato permanente del suo essere profes- sionista. In tale contesto, i datori di lavoro e, di conseguenza, gli head-hunters non devono pensare solo alle caratteristiche di un potenzia- le candidato nel breve termine, ma a quali siano le scelte, le competenze, il know-how, il capitale umano che permetterà loro di sopravvivere e migliorare nel medio-lungo periodo.

2) Formazione infinita: le aziende devono con- siderare la formazione non una spesa da limi- tare o da sostenere solo in quanto “previsto dalla legge”, ma una linea di investimento stra- tegica più importante finalizzata ad aumentare la competitività in ambito lavorativo. Questa formazione deve essere continua e perma- nente. In tal senso, non bisogna cristallizzarsi soltanto sulla formazione universitaria, bensì focalizzarsi su ulteriori opportunità come le offerte post-laurea, i corsi di perfezionamento e aggiornamento (anche online), le attività di coaching e di mentorship. Nel concetto moderno di “formazione del futuro” bisogna ripensare il concetto stesso di apprendimento ed identificarlo come un elemento permanente che accompagna ogni fase della vita di una persona.

3) Multidisciplinarietà di team e modello a “T“:

per multidisciplinarietà non deve intendersi il “conoscere un po’ di tutto”, bensì bisogna

affiancare questo concetto al raggiungimento dell’eccellenza, nella combinazione di compe- tenze profonde e complementari, nella cre- azione cioè di team multitasking, resilienti e preparati ad affrontare al meglio qualsiasi tipo di sfida professionale. Per fare in modo che ciò si concretizzi dobbiamo costruire percorsi educativi che spesso vengono definiti “a T”, ovvero basati su una linea verticale profonda e solida che definisce la professionalità della persona (ad esempio: ingegnere informatico, specialista in ortopedia, enologo, web desi- gner, ecc.); e un’altra linea orizzontale supe- riore che permetta alla persona di entrare in contatto con diversi esperti provenienti magari da altre culture e portatrici quindi di nuove co- noscenze e, pertanto, di ulteriori competenze.

In tal modo, il modello “a T” andrebbe a fonde- re due concetti essenziali: multidisciplinarità e multiculturalismo, fondamentali nel contesto della globalizzazione. Elemento essenziale di questa barra orizzontale sono per esempio le cosiddette soft skills, ovvero quelle competen- ze, apparentemente non centrali, ma fonda- mentali per il raggiungimento dell’eccellenza in ambito professionale.

Soffermandoci sull’importanza delle soft skil- ls, si prevede che tra vent’anni la capacità di gestire un team conterà quanto o più delle conoscenze specifiche, anche perché tante L’Italia del vino L’importanza della formazione post-laurea e scenari futuri - Le caratteristiche chiave della formazione moderna

Employability e futuro professionale

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Rome Business School - Research Center Employability e futuro professionale - L’importanza della formazione post-laurea di alto livello 22

Employability e futuro professionale

delle mansioni attuali sarà svolto da sistemi automatizzati, dotati di intelligenza artificiale.

Gran parte delle professioni del futuro infat- ti deve essere ancora inventata: non si può prevedere con esattezza, al momento, quali competenze richiederanno i datori di lavoro del 2040. Ma c’è una certezza molto di cui tenere conto: entro cinque anni un terzo delle com- petenze richieste sarà legato ad abilità che adesso vengono ancora ritenute marginali.

Investire quindi su questo tipo di competen- ze “soft” sarà una scelta obbligata all’interno dell’ottica fondamentale di saper gestire una trasversalità di rapporti ed essere pronti a co- gliere sempre l’occasione. A tal proposito, an- che se queste skills sono spesso connesse con il carattere innato della persona, si è visto come programmi educativi strutturati per migliorarle ed incrementarle abbiano effetti sulla stabilità emotiva e relazionale, incentivando ottimismo ed autoefficacia nel lavoratore del futuro.

Sfide post-covid e nuovi modelli per il lavoro del futuro

Il periodo di lockdown indotto dalla pandemia da COVID-19 e la relativa recessione globale prevista per il 2020 hanno creato prospettive altamente incerte per il mercato del lavoro e accelerato il “futuro del lavoro”. Secondo il già citato rapporto del World Economic Forum,

“The Future of Jobs Report 2020”, entro il 2025, l’automazione e la relativa nuova di- stribuzione del lavoro tra uomo e macchine coinvolgerà 85 milioni di posti di lavoro a livello globale nelle medie e grandi imprese in 15 diversi settori e 26 economie. Alcune man- sioni specifiche in aree professionali ad esem- pio legate alla gestione dei dati, la contabilità e il supporto amministrativo in generale, stanno diminuendo con l’avanzare dell’automazione e della digitalizzazione sul posto di lavoro. Oltre l’80% dei dirigenti aziendali sta accelerando i piani per digitalizzare i processi di lavoro e implementare nuove tecnologie. Inoltre, il 50% dei datori di lavoro prevede di aumentare i livelli si automazione di alcuni ruoli all’interno delle proprie aziende. Contrariamente agli anni precedenti, la creazione di posti di lavoro sta ora rallentando mentre la distruzione di posti di lavoro sta accelerando.

Con l’evoluzione dell’economia e di conse- guenza del mercato del lavoro, sorgeranno 97 milioni nuove posizioni nell’economia dell’assistenza, nelle industrie tecnologiche della quarta rivoluzione industriale, come

l’intelligenza artificiale, e nei campi della creazione di contenuti. Le mansioni in cui gli esseri umani devono mantenere il loro vantag- gio comparativo includono la gestione, la con- sulenza, il processo decisionale, il ragionamen- to, la comunicazione e l’interazione sociale (ad esempio esperti di pubbliche relazioni). Ci sarà un aumento della domanda di lavoratori in grado di occupare posti di lavoro legati alla green economy, ai settori del data science e dell’intelligenza artificiale, nonché nuovi ruoli nell’ingegneria, nel cloud computing e nello sviluppo di prodotti.

Affinché i lavoratori possano mantenere il proprio ruolo nei prossimi cinque anni, quasi il 50% avrà bisogno di una riqualificazione dellle proprie competenze di base. Infatti, no- nostante l’attuale recessione economica, la maggior parte dei datori di lavoro riconosce il valore di riqualificare la propria forza lavoro.

Una media del 66% dei datori di lavoro si aspetta di vedere un ritorno sull’investimento nel miglioramento delle competenze e nella riqualificazione dei dipendenti attuali entro un anno. Si aspettano inoltre di ridistribuire con successo il 46% dei lavoratori all’interno della propria organizzazione (WEF, The Futu- re of Jobs 2020).

Come abbiamo visto, le lacune nelle compe- tenze continuano ad essere elevate man mano L’importanza della formazione post-laurea e scenari futuri - Le caratteristiche chiave della formazione moderna

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Rome Business School - Research Center Employability e futuro professionale - L’importanza della formazione post-laurea di alto livello 23

Employability e futuro professionale

tutte le aree territoriali (anche se ha penalizza- to in misura più consistente gli atenei del Nord) e tutti i gruppi disciplinari. Unica eccezione i medici che, per ovvie ragioni, per i quali le of- ferte di lavoro sono addirittura triplicate. Pas- sando, nel giro di 12 mesi, da 9mila a 27mila.

Anche gli annunci di lavoro hanno evidenzia- to una preoccupante flessione. Nonostante infatti la buona partenza di gennaio 2020 (in un mese sono stati pubblicati 5.920 annunci, +6,5% rispetto al 2019) e di febbraio (+3,5%

rispetto all’anno precedente), le percentuali con l’avvio del lockdown sono scese drasti- camente: -31% nel mese di marzo e -53,2%

ad aprile. In questo caso non si è assistito a nessun “effetto-ripartenza”, considerando che a maggio 2020 si è arrivati a -64,2 per cento.

Emerge infine il terzo e definitivo indizio sull’aumento della disoccupazione causa Co- vid-19 anche tra i laureati. Nei primi cinque mesi del 2020, infatti, il tasso di occupazione a un anno dal conseguimento del titolo è stato del 65,0% tra i giovani in possesso di un titolo di primo livello e al 70,1% tra quelli di secondo livello, con una flessione negativa rilevante rispetto al 2019: rispettivamente del -9% e -1,6%.

Come spesso accade, a pagare il conto più salato della crisi sono le categorie più deboli:

giovani e donne. Come abbiamo visto, il gen- che cambiano le competenze richieste tra i

lavori e lo saranno ancora di più nei prossimi cinque anni. In tal senso, le skills più rilevanti che i datori di lavoro considerano in aumento da qui al 2025 includono gruppi come il pen- siero critico e l’analisi così come il problem solving e le abilità in autogestione come l’ap- prendimento attivo, resilienza, resistenza allo stress e flessibilità. Inoltre, le aziende stimano che circa il 40% dei lavoratori richiederà una riqualificazione di almeno sei mesi e il 94%

dei leader aziendali si aspetta che i dipendenti acquisiscano nuove competenze professionali (nel 2018 erano il 65%).

In tale contesto, per capire come e quanto la crisi in atto stia incidendo sull’occupabilità dei giovani italiani, va menzionato il netto calo di annunci di lavoro e richieste di curricula (ban- ca dati AlmaLaurea). Infatti, se a gennaio risul- tavano acquisiti oltre 100mila curricula, con un aumento del 15% rispetto allo stesso periodo del 2019, a febbraio è iniziata la frenata: -17,3%

rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, che è poi diventato -45,1% a marzo e -56,1% ad aprile. Prima, lieve, inversione di tendenza solo a maggio (-55,8%), in coincidenza con l’avvio della cosidetta “Fase 2”.

Il calo della domanda di CV è stato trasversale e ha riguardato tutti i tipi i livelli di formazione,

der gap risulta addirittura cresciuto rispetto a 12 mesi fa. Più nel dettaglio, tra i laureati di I livello il tasso di occupazione è stato del 69,1% per gli uomini e del 62,4% per le donne (contro il 77,2% e il 72,2% del 2019); tra quelli di II livello il tasso di occupazione è stato del 75,5% per i ragazzi e del 66,2% per le ragazze (mentre l’anno scorso era risultato del 76,5%

e del 68,2%). Aumentano anche di convesso anche i divari territoriali, specialmente tra i laureati di primo livello. Al Nord il loro tasso di occupazione si è attestato sul 71,4%; al Sud al 56,5% (nel 2019 erano, rispettiva- mente, 80,6% e 64,8%).

Va detto però che, come ogni rivoluzione, anche quella dell’employability è carica di opportunità. La cooperazione multilaterale, l’integrazione internazionale e regionale e la complessa interdipendenza globale che si sono sviluppate negli ultimi decenni, hanno moltiplicato queste opportunità. Le nuove tecnologie hanno modificato radicalmente le carte in tavola e ormai fanno ampiamente parte della nostra vita quotidiana. Sempre più persone e dispositivi si connettono al web, mentre l’intelligenza artificiale si sta diffondendo molto rapidamente. Blockchain ed altre tecnologie stanno diventando parole sempre più diffuse e di uso comune. Ciò sta ampliando la nostra capacità di promuovere L’importanza della formazione post-laurea e scenari futuri - Sfide post-covid e nuovi modelli per il lavoro del futuro

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Rome Business School - Research Center Employability e futuro professionale - L’importanza della formazione post-laurea di alto livello 24 una maggiore crescita della produttività, ser-

vizi migliori, e consente inoltre di far emergere nuovi modelli di business e metodi innovativi di lavorare, offrendo maggiore flessibilità a datori di lavoro e lavoratori. A tal proposito, solo nel 2019, i lavoratori “agili” in Italia sono cresciuti del 20% rispetto al 2018 e i numeri sono sicuramente destinati a salire sensibil- mente nel 2020 anche a causa delle neces- sità imposte dalla diffusione del COVID-19.

Si suppone, infatti, che i professionisti che opereranno in mobilità raggiungeranno entro il 2022 la soglia dei 10 milioni.

Ma ci sono anche sfide molto impegnative, riguardanti specialmente il futuro del lavoro. I lavori di “medio livello” sono sempre più espo- sti a questa profonda trasformazione e il 14%

dei lavori esistenti potrebbe scomparire a causa dei processi di automazione nei pros- simi 15-20 anni e un altro 32% potrebbe cam- biare radicalmente man mano che le singole masioni vengono automatizzate.

Employability e futuro professionale

Tabella 6. Il futuro del lavoro (stime OCSE 15-20 anni) OECD Employment Outlook 2019

Tabella 7. Smart workers Europa-Italia_stime 2022 Eurostat 2018 e IDC

L’importanza della formazione post-laurea e scenari futuri - Sfide post-covid e nuovi modelli per il lavoro del futuro

Il futuro del lavoro (stima prossimi 15-20 anni) %

lavori esistenti destinati a scomparire a causa dei processi di automazione 14,0 lavori che cambieranno radicalmente a causa dei processi di automazione 32,0

Mobile workers 2017/milioni di lavoratori stima2022/milioni di lavoratori

Europa Occidentale 103,0 122,0

Italia 6,5 10,0

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Conclusioni

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Conclusioni

L’obiettivo principale di questa ricerca è stata la caratterizzazione del ruolo svolto dalla formazione post-laurea nel determinare i livelli dell’occupabilità dei lavoratori e la defi- nizione dei principali lavori emergenti nello scenario post-Covid. È stata condotta un’a- nalisi a livello soprattutto nazionale dove sono stati evindenziati i dati statistici per diverse regioni e settori di interesse, con mercati del lavoro di diversa natura e molteplici sfaccet- tature strutturali e socioeconomiche.

Inoltre, il nostro studio ha focalizzato l’atten- zione sulla recente evoluzione del mondo del lavoro e sulle complessità che lo caratteriz- zano, dettate anche dalle diverse esperienze formative dei giovani, i quali rappresentano il futuro della forza lavoro del nostro Paese.

Inoltre, abbiamo analizzato le principali tendenze e le possibili traiettorie in un futuro sempre più incerto a causa della crisi sanitaria senza precedenti che stiamo affrontanto la quale, per forza di cose, colpisce tutti i settori professionali.

In tale contesto, d’accordo con i dati previsio- nali del World Economic Forum (“The Future of Jobs 2020”), possiamo affermare che:

1. La pandemia avrà un effetto duraturo sul futuro del lavoro: il 50% dei datori di lavoro accelererà l’automazione del proprio lavoro, mentre oltre l’80% è destinato ad espandere

la digitalizzazione dei propri processi lavora- tivi. Ciò significa che alcune mansioni ormai scomparse non torneranno mai più e quelle che lo faranno richiederanno nuovi modi di lavorare e, di conseguenza, nuove compe- tenze.

2. L’automazione continuerà ad aumen- tare: entro il 2025 le ore di lavoro svolte da macchine e persone saranno uguali. Circa 85 milioni di ruoli saranno sostituiti dall’au- tomazione

3. Emergeranno nuovi posti di lavoro: nono- stante l’interruzione improvvisa di numerosi lavoratori nel mondo, sorgeranno entro il 2025 97 milioni posti di lavoro legati a profes- sioni “nuove”

4. Le competenze più richieste sono un mix di hard e soft skills: i datori di lavoro sono convinti del valore della costruzione del capi- tale umano: infatti, il 66% ritiene di ottenere un ritorno dall’investimento sulla formazione dei dipendenti entro un anno. Nel frattempo, circa il 40% delle competenze del lavoratore medio dovrà essere aggiornato per soddisfare le richieste del nuovo mercato del lavoro. Gran parte dei datori di lavoro stanno affrontando questa sfida da soli: solo il 21% può attin- gere infatti a finanziamenti statali per fornire programmi di formazione

Inoltre, analizzando prettamente la questione legata all’importanza della formazione post- laurea, le conclusioni che emergono da questa ricerca sono le seguenti:

• Maggiore è il livello di formazione della forza lavoro, maggiori sono le opportunità e migliori le condizioni salariali

• La formazione specializzata e attinente alla posizione lavorativa di riferimento è uno dei fattori determinanti per migliorare il proprio stipendio e, soprattutto, nella fase di selezione del personale

• Le statistiche mostrano che i tassi di disoccupazione delle donne e delle persone meno istruite sono notevolmente superiori a quelli di coloro che hanno una livello formativo più elevato

• Gli studi post-laurea, come ad esempio i Master, forniscono vantaggi importanti nel determinare il livello di occupabilità delle persone

• Nonostante gli elevati livelli formativi, permane la necessità di puntare sulle soft skills, fondamentali soprattutto nel contesto delle professioni emergenti, ovvero quelle in cui la crescita dei salari è più consistente (in particolare nei settori innovativi ad elevato sviluppo tecnologico)

E’ evidente, pertanto, che la formazione post- laurea rappresenta il modo più efficace per ottenere il quel «valore aggiunto» che può essere applicato direttamente alla ricerca di un posto di lavoro e al processo decisionale strategico, due elementi molto apprezzati dai datori di lavoro e dagli head hunters.

I vantaggi dello studio universitario non sono però esclusivi solo per un determinato mercato o economia, ma li ritroviamo in diversi Paesi e regioni del mondo. L’evidenza empirica presentata in alcuni mercati europei e in Italia conferma l’importanza di questi benefici, anche quando le differenze struttu- rali, le divetse relazioni economico-sociali tra questi Paesi e regioni sono chiare e, in alcuni casi, notevoli. In altre parole, i vantaggi di una laurea o, ancor meglio, di un MBA, in termini di livelli di employability rappresentano una certezza, indipendentemente dal contesto geografico, strutturale e socioeconomico.

In definitiva, come sostiene anche il Fonda- tore e Dean della Rome Business School, Antonio Ragusa, la formazione post-laurea e, nello specifico, le business school in Italia

“possono svolgere un ruolo chiave nell’iden- tificare le necessità del mondo del lavoro e nel fornire un supporto educativo, collegando la domanda e l’offerta. Nel contesto di crisi economica accentuata dalla pandemia

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globale questa funzione è ancora più impor- tante”. Le statistiche, infatti, ci dicono che, anche in Italia, puntare sulle business school è un investimento che “paga”. I dati infatti confe- ramo che l’80 per cento degli iscritti è riuscito ad ottenere importanti progressi salariali e professionali, con percentuali di occupazione dell’85% a tre mesi dal diploma e stipendi lievi- tati del 121% rispetto alla media pre-Master.

In ultimo, guardando al futuro e cercando di analizzare gli scenari del mondo del lavoro post-Covid, abbiamo visto che emergeranno senz’altro nuovi posti di lavoro, i quali a loro volta richiederanno nuove competenze e quindi nuove sfide tanto per i formatori quanto per i lavoratori.

Pertanto, la recessione economica globale causata dal diffondersi della pandemia sta aggravando le disuguaglianze esistenti nei mercati del lavoro e invertendo i guadagni in termini di occupazione realizzati dalla crisi finanziaria globale di un decennio fa. L’avan- zare delle nuove tecnologie e le conseguenti

“professioni emergenti” continuano a rimodel- lare i trend statistici sull’occupabilità e queste tendenze hanno solo accelerato esponenzial- mente l’inizio di una nuova recessione. Sarà

pertanto fondamentale adeguare le cono- scenze e concentrarsi sulle soft skills dei professionisti da “adattare” o inserire in un mercato che sarà necessariamente caratte- rizzato da lavori emergenti, sempre più colle- gati all’innovazione tecnologica.

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Riferimenti Bibliografici

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Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea (2020), XXII Indagine Condizione occupazionale dei Laureati

EAE Business School (2009), Informe sobre la Empleabilidad de la Población Cualificada

McKinsey&Company (2014), Studio ergo Lavoro. Come facilitare la transizione scuola-lavoro per ridurre in modo strutturale la disoccupazione giovanile in Italia

Rome Business School (2020), Employment report 2020

Rome Business School (2020), Il malessere demografico italiano

Sciulli D., Righi A. (2012), Durata dei processi di transizione scuola-lavoro: un confronto europeo

World Economic Forum (2020), The Future of Jobs Report. October 2020

Bibliografia Employability e futuro professionale

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Riefrimenti web

https://ec.europa.eu/info/sites/info/files/file_import/european-semester_thematic-factsheet_skills-for-labour-market_it.pdf

http://dati.istat.it/Index.aspx?DataSetCode=DCCV_TAXDISOCCU1

http://www.bollettinoadapt.it/studio-ergo-lavoro-come-facilitare-la-transizione-scuola-lavoro-per-ridurre-in-modo-strutturale-la-disoccupazione-giovanile-in-italia/

https://romebusinessschool.com/blog/come-litalia-rinasce-e-contrasta-lesodo-dei-giovani-talenti-attraendone-anche-dallestero/

https://www.ilsole24ore.com/art/istat-giugno-46mila-occupati-disoccupazione-giovanile-aumenta-276percento-ADryY6g

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www.romebusinessschool.com

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