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AL CATTOLICOCHE PRATICA I DOVERI

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Academic year: 2022

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(1)

C H I A V E D E L P A R A D I S O IN MANO

A L C A T T O L I C O

CHE PRATICA I DOVERI D I B U O N C R I S T I A N O

L A

TO R IN O

T I P . P A R A V I A E C O M P .

1856

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AL

B E N E V O L O

L E T T O R E

Q u e s to libretto è intitolato la

CHIAVE D E L P A R A D IS O , perchè qualsiasi fedel cristiano che sappia, creda e pratichi quanto ivi si con­

tiene può essere sicuro di sua e - terna salvezza.

Quivi troverai, o lettor divoto, un compendio delle verità della fede cattolica, e il modo di p r a ­ ticare vari esercizi di cristiana pietà, con una scelta di Laudi Sacre.

Ogni cosa fu ricavata dai più accreditati autori: io feci sola­

mente quelle aggiunte e variazioni, che parvero necessarie od opportune per l’intelligenza popolare e se­

condo il bisogno dei tempi.

(4)

Intanto uniamoci tutti a pre­

gare Iddio misericordioso affinchè conduca tutti gli uomini del mondo alla conoscenza della cattolica re ­ ligione, sola ed unica religione di Gesù Cristo, fuori di cui niuno può salvarsi.

Noi poi che abbiamo la bella sorte di trovarci in grembo alla vera Chiesa diamoci la massima solleci­

tudine per sapere, credere e p ra ti­

care quanto questa nostra madre pietosa a nome di Dio comanda.

Così facendo quanti cristiani se­

guiranno i nostri esempi! quanti la­

sceranno la strada del male per darsi alla virtù! Quante anime per­

severeranno nel cammino che con­

duce all’eterna salvezza! Qual grande ricompensa non sarà per noi riserbata da Dio in Cielo!

S a c . B o s c o G io.

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COMPENDIO

d i ciò che u n C ristiano d eve sap e re, c red e re e p ra tic a re .

Conoscenza d i D io.

Apriamo gli occhi, o cristiano, e consideriam o l’im m ensità di cose che esistono n e ll’universo. Tutte queste cose una volta non esistevano. Iddio l e trasse dal nulla, perciò lo ch ia ­ m iam o Creatore.

Egli ha creato il cielo e la terra e tutte le co se che n e l cielo e n ella terra si contengono. Non vi può e s ­ sere che un Dio solo. Egli è s e m ­ pre stato e sem pre sarà. È un p u ­ rissim o spirito, p erciò non ha corpo alcuno; noi non lo possiam o vedere in questa vita, vediam o soltanto le opere su e. Egli però v e d e tutto, è dappertutto, conosce tutto anche i

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nostri più segreti pensieri. Dio è on­

nip otente, infinitam ente buono, g iu ­ sto, santo, in una parola eg li p o s­

sie d e tutte le perfezioni.

I l M istero d e ll’u n ità e T rin ità d i D io.

Due parole soglionsi usare quando parliam o di Dio: U n ità e T rin ità . Unità vuol dire che vi è un solo Dio. T r in ità vuol dire che in Dio vi sono tre persone realm en te d is­

tinte che si chiam ano Padre, Figliuolo, Spirito Santo. Il Padre è Dio, il F i­

gliuolo è Dio, lo Spirito Santo è Dio;

tuttavia non son o tre D ei, ma tre person e c h e hanno la m edesim a po­

ten za, sapienza e divinità, che p er­

ciò sono un solo Dio.

Creazione deg li A n g eli e d e ll’Uomo.

Iddio ha creato tutto dal niente colla sola sua volontà. Egli ha creato gli A n geli. Gli uni hanno peccato per superbia e furono condannati a ll’inferno; e si chiam ano Dem oni;

gli altri si conservarono fedeli a Dio ed ora vivono per sem pre beati in cielo; e si chiam ano A ngeli buoni.

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L’uomo fu creato per con oscere, am are, servire Iddio sopra la terra e per questo m ezzo conseguire la sua eterna felicità.

Peccato o rig in a le.

Il primo uom o fa chiam ato A dam o, e la prima donna E va. Essi furono collocati in un giardino di delizie, com unem en te detto p a ra d iso te r ­ restre. Essi non dovevano andar soggetti alla morte; ma avendo d i­

sobbedito a Dio col m angiare il frutto da lui proibito, furono cacciati dal paradiso terrestre, e condannati e - glino e la loro posterità alla fatica, ai patim enti e alla m orte. È a c a ­ gione di questa disobbedienza che noi veniam o al m ondo col peccato originale il quale basta per esclu ­ derci dal Paradiso.

M istero d e ll'In c a rn a zio n e . Dio eb b e pietà del gen ere umano e per liberarci dalla schiavitù del dem onio ed acquistarci la vita eterna, la seconda persona d ella SS. Trinità, cioè il F igliuol di Dio, si degnò di

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farsi uom o, prendere un corpo ed u n ’ anim a, com e abbiamo noi, nel se n o di Maria V ergin e per opera d ello Spirilo Santo. Il fìgliuol di Dio fatto uom o si chiam a G esù Cristo.

E gli si è fatto uomo senza lasciare di essere Dio. Il Padre e lo Spirito Santo non s ’ incarnarono com e il Figlio. Il Figlio è sem pre stato Dio com e il Padre e l o Spirito Santo, m a com e uom o non v ’è sem pre stato.

Egli s’incarnò e nacqu e n ella città di Betlem m e circa l’anno del mondo quattrom ila, e m ille ottocento e cin- quantacinque prima d e ll’epoca at­

tuale.

La Santa V ergin e divenendo m a­

dre di Dio non cessò di essere v e r ­ gine. Il Figliuolo di Dio è venuto al m ondo n ella n otte di Natale in una povera stalla. Otto giorni dopo fu circon ciso, e gli fu im posto l’adora­

bile nom e di Gesù che significa Sal­

vatore. Egli visse sopra la terra 33 anni n ella povertà, n ella umiltà e n ella pratica di tutte le virtù. Egli in segn ò le verità del V angelo, fece un gran num ero di miracoli per pro­

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vare la sua divinità, e tutte le p ro­

fezie, c o lle quali Iddio lo aveva pre­

detto agli uom ini, si avverarono le t ­ teralm en te in lui.

Il Signore è morto volontariam ente sopra una croce pei nostri peccati in giorno dì venerdì. G iorno, che appunto per m otivo di tal m orte, fu in seguito denom inato V en erdì Santo.

Egli ha sofferto com e uomo, e com e Dio ha dato un prezzo infinito a ’ suoi patim enti. Colla sua passione e colla sua m orte ci ha riscattati d all’eterna dannazione; il che si app ella m istero della Redenzione. Il giorno terzo dopo la sua m orte egli risuscitò per virtù propria. Quaranta giorni dopo la R isurrezione, il giorno d ell’A scen- sion e, salì al cielo in presenza dei suoi Discepoli e di Maria SS. D ieci giorni dopo, il giorno d ella P en te ­ coste, m andò lo Spirito S. a’ suoi Apostoli. Egli ritornerà nuovam ente su questa terra alla fine del m ondo per giudicare tutti gli uom ini, i quali tutti risusciteranno. Egli darà il Pa­

radiso ai giusti, e c ondannerà all’in­

ferno tutti quelli che saranno morti

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in peccato mortale. L’ inferno e il Paradiso dureranno in etern o , cioè non avranno m ai fine.

Chiesa d i Gesù C risto.

Gesù Cristo prima di salire al cielo fondò una Chiesa, c h e è la congregazion e dei fed eli cristiani, ch e, sotto la condotta del som m o P ontefice e d ei legittim i pastori, pro­

fessan o la religion e stabilita da G. C.

e partecipano ai m edesim i sacra­

m enti. Non vi è ch e una sola e vera C hiesa di G. C. cioè la Chiesa Cat­

tolica, A postolica, Rom ana. Bisogna ubbidire a qu elli che sono stati sta­

biliti da G C. per governarla. Il capo d ella Chiesa è il som m o P on­

tefice ossia il Papa successore di S. Pietro e Vicario di G. C. sopra la terra. D ipend en tem ente dal Papa govern ano eziandio la Chiesa i V e­

scovi; ma il som m o Pontefice ha l ’autorità sopra tutti i V escovi e s o ­ pra tutti i fed eli cristiani.

Questo è il solo m ezzo per non cadere n e ll’errore, secondo la p ro­

m essa di G. C. che disse a S. Pietro:

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ho pregato per te, o Pietro, affinchè la tua fede non venga m eno. Fuori della Chiesa Cattolica non vi può essere salute. In un senso più esteso la Chiesa abbraccia non solam ente i fedeli che vivono sopra la terra, ma eziandio le anim e del Purgatorio, e i Santi ch e regnano nel Cielo. Noi partecipiam o ai m eriti dei Santi e dei fedeli, e possiam o sollevare le anim e del Purgatorio c o lle nostre p regh iere, colle nostre buone op ere, e co ll’acquisto d ell’ln d u lg en ze , il che si appella com unione dei Santi.

S im bolo degli A p o sto li.

Tutte queste verità son o contenute n e l sim bolo degli Apostoli detto v o l­

garm ente il Credo. Noi dobbiamo c re ­ derle ferm am ente appoggiati n o n sopra la parola degli uom ini che le an n u n cian o, ma appoggiati sopra la m edesim a autorità di D io, il quale le ha rivelate alla sua Chiesa, e per m ezzo dei m inistri d ella sua Chiesa vengono insegnate a noi.

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C om andam enti d i D io.

Per salvarci bisogna non solam ente credere ferm am ente tutte qu este v e­

rità, ma bisogna ancora vivere c r i­

stianam ente, cioè osservare i com an­

damenti di Dio e d ella Chiesa, che è quanto dire praticare la virtù e fuggire il peccato.

I com andam enti di Dio sono dieci:

Il primo ci obbliga di am are, di adorare un Dio solo e di am are il nostro prossim o com e noi m edesim i por amor di Dio.

Il secondo ci obbliga di onorare il suo santo nom e, e ci proibisce la bestem m ia e il nom inarlo invano.

N el terzo ci ordina di santificare le feste, e ci proibisce i lavori ser ­ v ili n e ’ dì festivi.

N el quarto ordina di onorare il padre e la m adre, e tutti gli altri superiori.

N el quinto ci proibisce di ammaz­

zare, e di far m ale al nostro pros­

sim o, o di aver la volontà di far­

gliene; e ci proibisce ancora di dargli cattivo esem p io, di portargli odio,

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di vendicarci, e ordina di perdonare a tutti.

Nel sesto proibisce i l peccato della disonestà e tutto ciò che può c o n ­ durre a questo peccato.

N el settim o proibisce di pigliare o ritenere la roba d egli altri o re­

care qu alch e danno al prossim o.

N e ll’ottavo proibisce il falso testi­

m onio, la bugia, il giudizio tem era­

rio, la m aldicenza e la calunnia.

N el nono proibisce ogni sp ecie di p en siero disonesto.

Nel decim o proibisce di desiderare ingiustam ente la roba altrui.

C om andam en ti della S. M adre Chiesa.

La Chiesa a nom e di Dio ordina 1. Di santificare le feste di precetto

coll’assistere particolarm ente alla Santa Messa.

2. D igiunare la quaresim a e le altre vigilie com andate, e non mangiar carne in venerd ì e sabato e n egli altri giorn i proibiti.

3. Di confessarsi alm eno una volta l’anno, e com unicarsi alla propria parrocchia in tem po pasquale.

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4. Non celebrare le nozze n e ’ tem pi proibiti.

5. Pagare le decim e secon d o l’usanza dei proprii paesi.

O razione D om enicale.

Ma per obbedire a Dio ed alla Chiesa noi abbiamo assolutam ente bisogno della grazia di Dio, e per ottenere questa grazia bisogna di­

mandarla sovente a Dio con umili e fervorose preghiere in nom e e pei m eriti di Gesù Cristo.

La più ecc ellen te d e lle preghiere è quella ch e G. C. m edesim o ci ha insegnato, cioè il P adre n ostro. È eziandio cosa utilissim a di avere una divozione ed una riverenza partico­

lare verso la V ergin e SS. ch e è la creatura più potente presso Dio. La preghiera con cui ordinariam ente si suole invocare questa nostra pietosa m adre, è l 'Ave, M a r ia , cioè Dio ti salvi, o Maria ecc. È parim enti cosa assai utile di onorare e pregare i nostri santi A ngeli custodi e i Santi del Paradiso, perch è eglino essendo gli am ici di Dio possono m olto aiu ­ tarci colla loro intercessione.

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I S acram enti.

Gesù Cristo ha instituito i sacra­

m enti per darci la sua grazia, ed applicarci i m eriti d ella sua pas­

sion e e della sua m orte. I Sacram enti sono sette: Battesim o, Cresima, P e­

nitenza, Eucaristia, Estrem a U nzione, Ordine e Matrimonio.

Il Battesim o è un sacram ento senza cui niuno può salvarsi.

Tutti possono battezzare in caso di necessità. Bisogna però avvertir b e n e di usare acqua naturale, e v e r ­ sarla sulla testa, o in caso di n e c e s­

sità su qualunque altra parte del fanciullo; ma l’acqua deve scorrere sopra la p elle e non basta che scorra sopra gli abiti o sopra i capelli. La m ed esim a persona, ch e versa l’acqua, deve dire le parole: Io ti b attezzo nel nome del P adre, e del F ig liu o lo e dello S p irito Santo. Il B attesim o scancella in noi il peccato originale, ed anche l ’attuale se vi è; ci dà la grazia di D io , ci fa figliuoli d ella Chiesa e perciò ered i d el Paradiso.

La Cresim a, ossia la Conferm a­

zion e, è un Sacram ento che ci dà

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lo Spirito Santo e ci fa perfetti cri­

stiani. Esso dà una forza particolare per conferm are la nostra fede, per resistere alle tentazioni e a tutti i n em ici d ella nostra eterna salute.

Il Sacram ento della Penitenza fu in stitu ito da G esù Cristo per rim et­

tere i peccati com m essi dopo il Bat­

tesim o.

L ’Eucaristia è il più augusto di tutti i S acram en ti, perch è esso contien e Gesù Cristo tutto intiero, vero Dio e vero uom o, il suo corpo, il suo san ­ g u e, l’anima sua e la sua divinità.

L’ estrem a Unzione, ossia Olio Santo, è stato instituito per sollievo spirituale e tem porale d egli inferm i, per aiutarli a b en m orire.

L’Ordine dà agli ecclesia stici il potere di esercitare le sacre funzioni e la grazia per farle santam ente.

Il matrim onio dà ai coniugati la grazia di vivere in pace e in carità, e di allevare cristianam ente la propria fìgliuolanza.

M assim e eterne e v ir tù Teologali.

Le m assim e etern e ossia le verità

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fondam entali di nostra S. R eligion e che riguardano tutti gli u om in i, sono: Morte, G iu dizio, In ferno e P a­

radiso. Bisogna m orire: il m om ento della morte è incerto, da questo m o ­ m ento dip en de la nostra eterna sa l­

vezza o dannazione. Dopo la m orte vi è il giudizio a cui tutti dovrem o presentarci per essere da Dio g iu d i­

cati di tutto il ben e e di tutto il m ale che avrem o fatto. S e m orrem o in istato di grazia, il Paradiso sarà la nostra eredità per sem pre; se per disgrazia alla m orte ci troviamo in peccato m o r ta le , noi sarem o per sem pre condannati a ll’inferno. P en­

siam oci bene.

Le virtù più necessarie ad un cri­

stiano per salvarsi son o: Fed e, S p e ­ ranza e Carità; qu este virtù si c h ia ­ m ano T eologali, perch è riguardano Dio.

La fede è una virtù colla quale noi crediam o ferm am ente tutte le verità che Dio ha rivelato, e ch e la C hiesa ci propone a credere.

La Speranza è una virtù colla quale noi m ettiam o in Dio la nostra confi ­

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d enza e speriam o da lui la salute eterna e le grazie n ecessarie per conseguirla.

La Carità è una virtù colla quale noi amiamo Dio sopra tutte le cose ed il prossim o com e noi m edesim i p er am or di Dio.

Senza le virtù della Fed e, Speranza e Carità, niuno si può salvare. Ogni cristiano è obbligato di fare gli atti di F ed e, di Speranza e Carità, ap­

pena giunto a ll’uso d ella ragione. È obbligato di farli sp esso n el corso d ella vita e sp ecialm ente in p ericolo di m orte.

V iz i C a p ita li.

I vizi capitali sono s e tte : 1. Su­

perbia. 2. Avarizia. 3. Lussuria. 4. Ira.

5. Gola. 6. Invidia. 7. A ccidia.

Peccati co n tro lo S p irito Santo.

I peccati che si chiam ano contro lo Spirito Santo sono sei: 1. D isp e­

razione della salute. 2. Presunzione di salvarsi senza m erito. 3. Im pu­

gnare la v erità conosciuta. 4. Invidia della grazia altrui. 5. O stinazione nei peccati. 6. Im penitenza finale.

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Peccati che g rid a n o ven detta a l cospetto d i Dio.

I peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio son o quattro: 1 . Om i­

cidio volontario. 2. P eccato carnale contro natura. 3. O ppressione dei poveri. 4. Fraudar la m erced e agli operai.

V i r tù C a rd in a li.

Le virtù cardinali sono quattro:

Prudenza, Giustizia, Fortezza e T em ­ peranza.

D on i dello S p irito Santo.

I doni d ello Spirito Santo son o se tte: 1. Sapienza. 2. Intelletto. 3.

Consiglio. 4. Fortezza. 5. Scienza. 6.

Pietà. 7. Tim or di Dio.

Opere d i M iserico rd ia . Le opere di M isericordia son o quattordici: sette spirituali e sette corporali:

Le spirituali sono: 1. Consigliare i dubbiosi. 2. Insegnare agli ig n o ­ ranti. 3. A m m onire i peccatori. 4.

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Consolare gli afflitti. 5. Perdonare le offese. 6. Sopportare pazientem ente le persone m oleste. 7. Pregar Iddio per i vivi e per i morti.

Le corporali son o: 1. Dar da m an­

giare ai poveri affamati. 2 . Dar da bere ai poveri assetati. 3. V estire i nudi.

4. A lbergare i p ellegrin i. 5. V isitare gli infermi. 6. Visitare i carcerati.

7. Sep p ellire i morti.

R itr a tto del vero C ristian o.

Disse un giorno Iddio a M osè: ri­

cordati b en e di eseguire gli ordini m iei, e fa ogni cosa secondo il m o­

dello che ti ho m ostrato sopra la m on­

tagna. Lo stesso dice Iddio ai Cri­

stiani. Il m od ello che ogni Cristiano d ev e copiare è Gesù Cristo. Niuno può vantarsi di appartenere a G. C.

se non si adopera per im itarlo. P er­

ciò nella vita e n elle azioni di un Cristiano devonsi trovare la vita e le azioni di Gesù Cristo m edesim o.

Il Cristiano deve pregare, siccom e pregò G. C. sopra la m ontagna con r a cc o g lim e n to , con umiltà, con confidenza. Il Cristiano deve essere

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accessib ile, com e lo era Gesù Cristo, ai poveri, agli ignoranti, ai fanciulli.

Egli non d eve essere orgoglioso, non aver preten sione, non arroganza.

Egli si fa tutto a tutti per guadagnare tutti a Gesù Cristo.

Il Cristiano d eve trattare col suo prossim o, siccom e trattava Gesù Cri­

sto co ’ suoi segu aci: perciò i su oi trattenim enti devono essere e d ifi­

canti, caritatevoli, pieni di gravità, di dolcezza e di sem plicità.

Il Cristiano d eve essere u m ile, sicco m e fu Gesù Cristo, il quale gi­

nocchioni lavò i piedi a’ suoi apo­

stoli, e li lavò anche a Giuda, quan­

tunque con oscesse che qu el perfido doveva tradirlo. Il vero Cristiano si considera com e il m inore d egli a l­

tri e com e servo di tutti.

Il Cristiano d eve ubbidire com e ubbidì Gesù Cristo, il quale fu so t­

tom esso a Maria e a S. G iuseppe, ed ubbidì al suo celeste padre fino alla m orte, e alla morte di croce.

Il vero Cristiano obbed isce a’ suoi genitori, a’ suoi padroni, a’ suoi su p e ­ riori, perchè egli non riconosce in

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quelli se non Dio m ed esim o, di cui q u elli fanno le veci.

Il vero Cristiano nel m angiare e nel b ere deve essere com e era Gesù C.

a lle nozze di Cana di Galilea e di B e­

fania, cioè so b rio , tem perante, a t­

tento ai bisogni altrui, e più occupato d el nutrim ento spirituale che d elle p ietanze di cui nutrisse il suo corpo.

Il buon Cristiano deve essere coi suoi am ici, siccom e era G. C. con S. Giovanni e S. Lazzaro. Egli li deve amare n el Sign ore e p e r amor di Dio;

loro confida cordialm ente i segreti del suo cuore; e se essi cadono nel m ale, egli m ette in opera ogni s o lle ­ citu dine per farli ritornare nello stato di grazia.

Il vero Cristiano deve soffrire con rassegnazione le privazioni e la p o ­ vertà com e le soffrì G esù C risto , il quale non aveva nem m en o un luogo ove appoggiare il suo capo.

Egli sa tollerare le contraddizioni e le ca lu n n ie, com e Gesù Cristo tollerò q u elle degli Scribi e d e ’ F arisei, la­

sciando a Dio la cura di giustificarlo.

Egli sa tollerare gli affronti e gli

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oltraggi, siccom e fece G. C. allorché g li died ero uno schiaffo, gli sputa­

rono in faccia e lo insultarono in m ille guise nel pretorio.

Il vero Cristiano deve e ssere pronto a tollerare le p en e di spirito, siccom e Gesù Cristo quando fu tradito da uno d e ’ suoi d iscepoli, rinnegato da un altro, ed abbandonato da tutti.

Il buon Cristiano d ev e essere d i­

sposto ad accogliere con pazienza ogni persecu zione, ogni malattia ed anche la m orte, siccom e fece Gesù Cristo, il quale colla testa coronata di pungenti sp in e, col corpo lacero per lo battiture, coi piedi e co lle mani trafitte da chiodi, rim ise in pace l ’anima sua n elle m ani d el suo c e le ­ ste Padre.

Di m aniera che il vero Cristiano d ev e dire co ll’apostolo S. Paolo: Non sono io ch e vivo, ma è Gesù Cristo ch e v iv e in m e. Chi seguirà G. C.

secondo il m odello quivi d e sc r itto , eg li è certo di essere un giorno g lo ­ rificato con Gesù Cristo in C ielo, e regnare con lui in eterno.

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P en sieri sopra l’E tern ità . Ricordati, o Cristiano, ch e tu sei uom o di eternità.

Ogni m om ento di tua vita è un passo verso l ’eternità.

I b it homo in dom um a e te rn ita tis suae.

Ho portato i m iei pensieri, diceva Davidde, sopra gli anni eterni, e ne ho fatto soggetto d elle m ie più serie e profonde m editazioni n e lle te n e ­ bre della notte. Salm o 76.

Io che sono Cristiano ho forse m i­

nor interesse di qu ello ch e aveva Davidde di pensare a questi anni eterni? Presto passeranno i giorni di mia vita com e passarono per Da­

vidde. Verrà per m e, siccom e verrà per tutti gli uom ini il m om ento fa ­ tale in cui dovrò entrare n ella casa d ella mia eternità. R icchi e poveri, g iu sti e peccatori di qualsiasi stato e condizion e, tutti m orrem o.... Noi m orrem o quando m eno ci p en sere­

m o , e il m om ento di nostra morte d eciderà d ella nostra eternità. P os­

siamo noi forse aver nom e di pru­

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denti se non ci teniam o p rep a r a ti, e sem pre preparati?

Potrò io considerare, m editare, pesare con sufficiente attenzione questa grande parola ETERNITA'?

O etern ità! sola degna d e ’ m iei pensieri e dello m ie sollecitudini, com e mai ti ho potuto finora dim enti­

care! O eternità ineffabile! o eternità incom prensibile! chi potrà misurare la tua esten sione! ch i mai potrà giu- gnere fino al profondo d e’ tuoi abissi!

Milioni di secoli raddoppiati tante volte quante sono le g o ccie d'acqua n e ll’O ceano, i granelli di sabbia sopra i lidi del mare e sopra la terra, atomi n e ll’aria, stelle nel firm am ento, tutte queste cose sono un nulla in para­

gone d ell’eternità. D opoché saranno passati secoli innum erabili, l ’e te r ­ nità non farà che com in ciare; l ’ e ­ ternità non passerà giam m ai.

Beata e sovranam ente beata l’a- nima giusta, che regn erà e tern a ­ m ente con Dio nel delizioso so g ­ giorno del Paradiso! Infelice e s o ­ vranam ente infelice il peccatore im ­ p en iten te che brucierà eternam ente

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coi dem onii n elle fiam m e d ell’in ­ ferno!

Noi cristiani camminiamo in questo m ondo e siam o in ogni istante sospesi tra due eternità, l’una e l’altra dee e s ­ sere mia eredità per sem pre. Finché D io sarà Dio, io glorificherò o la sua m isericordia co ’ beati in c ie lo , o la sua giustizia c o ’ dannati n egli stagni di fuoco e di zolfo ardente, dove non vi è che pianto e stridor di denti.

Perdere un Dio, perdere una e ter ­ nità felice per un vil piacere, che gran pazzia! E ssere insen sibile a questa perdita, che grande stupidità! Infelice colui che non com prende la grandez­

za di questa perdita, se non quando l ’avrà fatta, e che sarà per lu i irre­

parabile!

Siam o adunque ognor v ig ila n ti, preghiam o senza interruzione, non dim entichiam o la m orte, ch e è la porta d ell’eternità: pensiam o al giu- dicio che d ecid erà d e ll’e ternità Il paradiso che è il soggiorno della eternità felice; l’inferno che è il sog­

giorno d e ll’eternità infelice, ecco ciò che terrà dietro alla m orte e al giu­

dizio.

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Occupiam oci con tim ore e trem ore del grande affare, d ell’unico affare d e ll’eternità. La figura di questo mondo passa, la m orte è vicina, l ’e ­ ternità ci atten de. C he felicità per m e , se a preferenza delle cose del m ondo io penso all’eternità, so f­

fro per l ’etern ità, affine di evitare l’ eternità infelice e regnare nella beata eternità!

Non è ancor tem po, o anima i n ­ fed ele ed ingrata, di ritornare al tuo Dio? Se il sangue di G esù Cristo non avesse trattenuto il braccio vendica­

tore d el suo padre, dove saresti tu?

Un solo peccato mortale bastava per renderti eternam ente perduta. A do­

perati alm en o per calm are la collera di Dio colla penitenza.

Il passato non c ’è più, l’avvenire non è in tuo potere, il presente non è che un m om ento che ti è dato per servir Dio e m eritarti una beata eter ­ nità.

C om p rend i, o C ristiano, la forza di queste tre parole:

Un D io , Un m om en to,

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Un’eternità.

Un Dio che ti v e d e , Un Momento che ti fo g g e , Un’ eternità che ti attende.

Un m om ento che è n u lla , Un’eternità che toglie o che dà

tutto.

Un Dio che tu s e rvi così m a le , Un m om ento di cui ti approfitti

così p o co ,

Un’eternità ch e tu rischi così te­

m erariam ente.

O Dio!

O m om ento!

O eternità!

O eternità in cielo, o eternità n e l­

l’infern o,

Che terribile alternativa! . . . O cielo! . . . O inferno! . . . O m io Dio! o Padre d elle m ise­

ricordie! io credo in voi e s o p r a la vostra santa parola io credo alle due eternità. Io spero in v o i, e da v o i, p e i m eriti di Gesù Cristo vostro fi­

glio, io spero una beata eternità. Io vi amo con tutto il cuore, penetrato del più vivo rin crescim ento di aver com inciato c o sì tardi ad amarvi, lo

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voglio, e c o ll’aiuto della vostra gra­

z ia , prom etto di amarvi fino all’u l­

timo sospiro, per potervi amare per tutta la beata eternità. Così sia.

ESERCIZI

P ART ICOLARI DI CRISTIANA PI ETÀ .

Preghiere del mattino.

R icordiam oci, o cristiani, che noi siam o creati per amare e servire Id ­ dio in questa vita, e con questo m ezzo andarlo a godere eternam ente in cielo. Ma per conseguire questo fine sublim e è assolutam ente necessario l ’aiuto della grazia divina. Tale aiuto Iddio ce lo darà certam en te, ma vuole che lo dim andiam o colla pre­

ghiera. La nostra vita dovrebbe e s ­ sere continuam ente occupata a pre­

gare; e poiché le occupazioni del proprio stato ce lo im pediscono, im ­ pieghiam o alm en o un quarto d ’ora mattino e sera a fare orazione onde otten ere da D io le grazie ch e sono necessarie a salvarci.

Pertanto al mattino appena sv e ­

(30)

gliati noi dobbiamo fare il segno d ella santa croce, offerire il nostro cuore a D io, e dire: G esù, G iuseppe, Maria vi dono il cuore e l’anima mia.

Quindi vestitici colla m assim a m o­

destia p on iam oci ginocch ion i avanti l ’im m agine di Gesù Crocifìsso , d ella Beata Vergine o di qualch e altro santo per recitare le seguenti pre­

ghiere.

Preghiere.

N el n o m e del P adre, e del F ig liu o lo e dello S p irito S an to. Così sia.

S ig n o r m io, D io m io , io vi adoro e vi am o con tu tto il c u o r e ; vi ringrazio di averm i c r e a to , fatto cristian o e con servato in q u esta n o tte. Vi offerisco tu tte le m ie azioni, e vi prego a darm i grazia di n on offendervi m ai p iù , prin­

cip a lm en te in q u e sto giorn o.

P adre n o stro , ch e s e i n e' cieli;

sia sa n tifica to il n o m e t u o , venga

il reg n o tu o ; sia fatta la volon tà

(31)

tua com e in cielo , co sì in terra.

D acci o g g i il n ostro p an e q u o ti­

d ian o, e rim etti a noi i n ostri d e­

b iti, com e a n ch e n oi li rim ettia m o ai n o stri d eb itori, e n on c'in d u rre in ten ta zio n e m a lib eraci dal m ale.

Così sia.

D io ti sa lv i, o M aria, p ien a di gra zia , il S ign ore è t e c o , tu sei b en ed etta fra le d o n n e , è b e n e ­ d etto il frutto d el v en tre tu o G esù.

Santa M aria, m adre di D io, prega p er noi p eccatori a d esso e n e ll’ora della m o rte n ostra. Così sia.

Io credo in D io P a d re o n n ip o ­

te n te , creatore d el cielo e d ella

terra : ed in G esù C risto su o f i ­

g liu o lo u n ic o S ig n o r n o str o : il

quale fu co n cep ito di S p irito S a n to ,

n a cq u e di Maria V ergin e: patì so tto

Ponzio P ila to , fu crocifisso, m orto

e s e p o lto : d iscese agli in fe r n i, il

terzo g iorn o risu scitò da m o r te :

(32)

sa lì al c ie lo , sied e alla destra di D io P ad re o n n ip o te n te : di là ha da v e n ir e a giu d icare i vivi ed i m o rti. Credo n ello S p irito S an to:

la Santa C hiesa C attolica: la co m u ­ n io n e dei S a n ti: la re m issio n e dei p e c c a ti: l a risu rrezion e della carne:

la vita etern a . Così è.

I comandamenti di Dio sono dieci:

1 . Io so n o il S ig n o re Iddio tu o , n on avrai altro D io avan ti di m e.

2 . N on n o m in a re il n o m e di D io in van o.

3 . R icordati di sa n tifica re l e feste.

4 . O nora il pad re e la m adre, a ccio cch é tu v iv i lu n g o tem p o s o ­ pra la terra.

5 . N on am m azzare.

6 . N on forn icare.

7 . N o n rubare.

8 . N on dire il falso testim o n io .

9 . N o n d esid erare la donna o

sia la p erso n a d’altri.

(33)

10 . N on d esid era re la roba d ’altri.

I comandamenti della S . Chiesa sono cinque.

1 . U dire la m essa in tiera t u tte le d o m en ich e e le altre feste c o ­ m a n d a te.

2 . D igiu n are la qu aresim a e le qu attro tem p ora ed altre vig ilie c o m a n d a te , e n o n m an giar carn e il v e n e r d ì e il sab b ato.

3 . C onfessarsi alm en o una volta l’a n n o , e co m u n icarsi alla P a sq u a .

4 . N on celeb rare le nozze n ei tem p i p roib iti.

5 . P agar le d ecim e seco n d o la u sanza.

S a lv e, R egin a, m ater m isericor- diae, v ita , dulcedo et sp es n ostra, salve. A d te clam am u s exu les filii E vae. A d te su sp iram u s g e m en tes, et flen tes in hac lacrym aru m v a lle.

Eia e r g o , advocata n o s tr a , illo s

(34)

tu o s m iserico rd es o cu lo s ad n os co n v erte. E t Jesu m b en ed ictu m fr u c tum v en tris tu i n o b is p o s t h oc exiliu m o ste n d e . O cle m e n s, o pia, o d u lcis virgo Maria. D ign are m e, lau d are te, virgo sacrata, da m ih i, v irtu tem contra h o stes tu o s. A m en .

A n g elo di D io , ch e s ie te il m io c u sto d e p er ord in e della pietosa su a p r o v v id e n z a , c u sto d item i in q u e sto g io r n o , illu m in a te il m io in te lle tto , r e g g ete i m iei a ffe tti, gov ern a te i m iei s e n tim e n ti, a c­

c io c c h é io n on offenda il m io S i­

g n o re Iddio in avven ire. Così sia.

Atto di Fede.

Credo ferm am en te, c h e v i è D io, il q u ale p rem ia i b u o n i e castiga i cattivi. Credo ch e in D io vi son o tre p erson e rea lm en te d istin te , P a ­ d r e , F ig liu o lo e S p irito S an to.

C red o , ch e il F ig liu o lo di D io si

è fatto u o m o nel sen o p u rissim o

(35)

di Maria V erg in e p er op era dello S p irilo S a n to : co m e u o m o è m orto su lla croce per i n o stri p e c c a li, ed il terzo dì risu scitò. Credo q u e ste e tu tte le altre verità della nostra Santa F e d e , p erch è D io so m m a ­ m e n te v era ce le ha rivelate alla S a n ta C hiesa e p er m ezzo della Santa Chiesa le in seg n a a n o i.

A tto di Speranza.

Mio D io, p erch è siete o n n ip o ­ ten te, m isericord ioso e fed ele, sp ero ch e m i darete il p erd on o d e’ m iei p ecca ti, la grazia di v iv ere e m o ­ rir b e n e , ed il p arad iso, ch e m i av ete p ro m esso pei m eriti di G. C.

facen d o io o p ere da b u o n c r i­

stian o, co m e p rop on go di fare col vostro sa n to aiu to.

Atto di Carità.

D io m io , vi am o sopra o g n i co sa ,

vi am o per li b en i, c h e ho r ic e ­

(36)

v u to da v o i, vi am o p er quelli ch e spero di ricevere; m a vi am o p r in c ip a lm e n te , p erch è siete un D io d ’ in fin ita b o n tà ; ep p erciò d egno p er v oi m ed esim o di essere am ato sopra tu tte le co se, ed am o il p ro s­

sim o co m e m e ste sso p er am or vostro.

Atto di Contrizione.

M isericordia, S ig n o re, m i p en to , m i d olgo co n tu tto il cu ore di avervi o ffeso ; m i p en to n o n solo p ei b en i ch e h o p erd u to , e p ei m ali ch e h o m eritato p ecca n d o , m a m i p en to p r in cip a lm en te p erch è h o offeso u n D io co sì b u o n o , così gra n d e, e co sì am ab ile co m e siete V oi. V orrei prim a esse r m orto ch e avervi offeso. E p ro p o n g o colla grazia vostra di non offen d ervi mai p iù , p erch è vi am o sop ra o g n i cosa.

Gesù m io m isericord ia.

(37)

(Il regnante Pio I X concede

1 0 0

giorni d'indulgenza a chi recita la suddetta giaculatoria).

Preghiere per la sera.

S ig n o r m io , D io m io, io vi adoro e v i am o con tu tto il c u o r e , vi rin grazio di averm i c r e a to , fatto cristian o e con servato in q u e sto g io rn o . V i offerisco tu tte le m ie azion i, e vi p rego a darm i grazia di n on offen d ervi m ai, p rin cip a l­

m en te in q u esta n o tte.

I l resto come a l m a ttin o a d ecce­

zione del l' Angelo d i D io , ove s i dice custoditem i in questo giorno, si d ir à custoditem i in questa notte.

Term inate le solite p r e g h ier e, r ec i­

tate un Pater ed A ve a S. Giuseppe af­

finchè vi ottenga da Dio la grazia di non m orire in peccato. Ferm atevi p o ­ scia alcuni istanti a considerare lo stato di vostra coscien za, e se vi trovate colp evole di qualche p ecca to , fate di cuore un atto di con trizion e, pro -

(38)

m ettendo di confessarvene al più pre­

sto possibile. M entre vi sp ogliate, im m agin atevi di ved ere i carnefici a levar con violenza le vesti di dosso a G esù Cristo per flagellarlo. A p­

p en a coricati direte:

G esù , G iuseppe e M aria, vi dono il m io c u o re e l’an im a m ia.

G esù, G iu sep p e e M aria, a ssis­

te te m i n e ll’u ltim a agon ia.

G esù , G iuseppe e M aria, spiri in p ace con voi l ’anim a m ia.

P ensando q u in d i a lla presen za d i D io colle m a n i giu n te in n a n zi a l petto pren derete riposo.

Lungo il g io r n o , oppure dopo le p reg h iere del mattino o d ella sera procurate di fare un p o ’ di lettura spirituale. L eggete per esem p io qual­

c h e capo del V a n g e lo , la v ita d i gu alch e Santo, l ’im ita zio n e d i Gesù C risto , la F ilo tea d i S. Francesco d i Sales, apparecch io a lla m orte o p r a ­ tic a d i a m a r Gesù C risto d i S. A l ­ fonso d i L ig u o ri od a ltr i lib r i sim ili.

(39)

Fuggite l’ozio per quanto vi è p o s ­ sibile; lungo il giorno attendete colla m assim a diligenza a qu elle cose che riguardano ai doveri del vostro stato.

Indirizzate ogni vostra azione al S i­

gnore d icen d o: Signore, io vi offro questo lavoro, dategli la vostra santa benedizion e.

P rim a del cibo fa te il segno della sa n ta Croce dicen do:

D a te, o S ig n o r e , la vostra san ta b en ed izion e a m e ed ai cib i ch e so n o p er p ren d ere, on d e m a n te ­ nerm i n el vostro san to servizio.

D opo i l cibo.

V i ringrazio, o S ig n o re, d ei cibi ch e mi av ete d a to , fatem i grazia on d e io m e n e p ossa servire in b en e.

Al m a ttin o , al m ezzodì ed alla sera, quando suona l'Ave, M a r ia , convien e porsi in ginocchion e, (e c ­ cetto il sabato e la dom enica in cui si sta in piedi) a fare la seguente

(40)

pratica di pietà in onore di Maria Santissim a.

A n g elu s D om in i n u n tia v it M ariae, e t c o n c e p it de Spiritu S a n cto . A ve, Maria etc.

E cce A n cilla D om in i, fiat m ihi secu n d u m v e r b u m tu u m . A ve, Ma­

ria etc.

E t verb u m caro factum est, et h ab itavit in n o b is. A ve, Maria etc.

T re Gloria P atri.

Ora p ro n o b is , sa n cta D ei G enitrix.

U t d ig n i efficiam ur prom is- sio n ib u s Ch risti.

Oremus.

Gratiam tu a m , q u a e su m u s, D o­

m in e , m en tib u s n o str is in fu n d e ,

u t q u i, A n gelo n u n tia n te , Christi

filii tu i in ca rn a tio n em cogn ovim u s,

p e r p assion em eiu s et cru cem ad

r e su r r e c tio n is g lo ria m p e r d u c a -

(41)

m ur. P er eundem C hristum D o m i­

n im n o stru m . A m en .

Nel tem po Pasquale, cioè dal s a ­ bato Santo fino al sabato dopo P en ­ tecoste in luogo d e ll’A ngelus si dirà:

R egin a

coeli, la eta re,

alleluia, Q uia q u em m eru isti p ortare, al­

lelu ia,

R esu rrex it sicu t d ix it, allelu ia.

Ora pro n o b is D e u m , allelu ia.

G aude et la e ta r e , V irgo Ma­

ria, allelu ia.

Q uia resu rrex it D om in u s vere, allelu ia.

Oremus.

D eu s, q u i per resu rrectio n em filii tui D om in i nostri Jesu Christi m u n - d u m la e tifica re d ig n a tu s es, p raesta, quaesum us, u t p er eiu s G enitricem V irgin em M ariam , p e r p e tu a e capia- rmus ga u d ia vitae. P e r eu m d em C hristum D o m in u m n o stru m .

A m en .

(42)

Nel decorso d ella giornata se vi ac­

cadrà di sentire il segn o ch e indichi portarsi il viatico a qualche inferm o, fate quanto potete per andarlo ad accom pagnare. Ci sono parecchie indulgen ze per chi lo accom pagna, e se non p otete andare, m andate qualcheduno, o dite un P ater ed A v e affinchè il Signore aiuti qu ell’in - fermo.

Quando si suona l ’agonia si p os­

son o lucrare m olte altre ind ulgen ze da chi in tervien e alla Chiesa a pre­

gare per quel m oribondo, e non p o ­ tendo intervenirvi, recitate alm eno un P ater ed A ve, ond e il Signore aiuti q u ell’inferm o a m orire nello s tato di grazia.

Ci son o eziandio m olte ind ulgen ze da guadagnarsi da chi accom pagna i defunti alla sepoltura, e da chi al seg n o di m orte dice tre Requiem aetern am in suffragio di q u ell’anima ch e è passata all’eternità.

Procurate ogni giorno di recitare alm en o la terza parte del Rosario di Maria, e se potete recitatela coi vostri parenti od am ici in famiglia.

(43)

Qualora poi le vostre occupazioni non ve lo perm ettessero, procurate alm eno di recitare ogni giorno tre volte:

Cara Madre V erg in e M aria, fate ch e io salvi l’anim a m ia. A ve Ma­

ria, Gloria P atri etc.

S e le occupazioni d el vostro stato lo perm ettono andate ogni giorno ad ascoltare la santa m essa.

MANIERA PRATICA

p e r asc o ltare con fru tto la S. Messa.

La m essa è l’offerta ed il sacri­

ficio del corpo e del sangue di N o ­ stro Signor Gesù Cristo che vien e offerto e distribuito sotto le sp ecie del p an e e d el vino. Capite b en e , o c ristia n i, che l’assistere alla Santa M essa fa lo stesso com e se voi v e ­ deste il Divin Salvatore uscir di G e­

rusalem m e e portare la croce sul m onte Calvario, dove giunto v ien e fra più barbari torm enti c ro c ifisso , spargendo fino a ll’ultima goccia il proprio sangue. Q uesto m edesim o

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sacrifizio rinnova il Sacerdote m en ­ tre celebra la Santa Messa, con que­

sta sola distin zione, che il sacrifizio del Calvario Gesù Cristo lo fece collo spargim ento d el sangue, qu ello della Messa è in cru en to, cioè senza spar­

gim ento del sangue. Siccom e non si può im m aginare cosa più santa, più p re ziosa quanto il Corpo, il Sangue,l' Anima e la Divinità di Gesù Cristo, così voglio c h e , quando andate alla S. Messa, siate persuasi di fare una azion e la più grande, la più santa, la più gloriosa a Dio e la più utile a ll’anima vostra. Gesù Cristo vien e e g li stesso in persona ad applicare a ciascuno in particolare i meriti di quel sangue a d o ra b ilissim o , che sparse per noi sul Calvario in Croce.

Ciò deve inspirarci una grande idea d ella Santa Messa e farci desiderare di assistervi ben e.

Ma rattrista il vedere tanti cristiani a fare poco o nissun conto della santa M essa, andarvi di rado, o starvi di m ala voglia, ascoltarla volontaria­

m ente distratti senza m odestia, senza attenzione, sen za rispetto, rim anen­

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dosi in p ie d i, guardando qua e là.

Ah! sappiano costoro che rinnovano più volte i patimenti del Calvario con grave scandalo degli altri e di­

sonore della R eligione.

Per evitare un male così grande entrate con disposizioni di vero cri­

stiano n ello spirito di Gesù Cristo, e su pp onete di vederlo com inciare la sua dolorosa passione, esposto ai più barbari trattamenti per nostra sa l­

vezza. Durante la Messa state con m odestia e raccoglim ento tale che alcuna cosa non sia per disturbarvi.

I l vostro spirito, il cuore, i se n ti­

m en ti vostri non siano ad altro in ­ ten ti che ad onorare Iddio.

Io vorrei qui potervi parlare del gran b ene d e lla santa M essa, e delle grandi benedizion i ch e si possono ottenere dal S ignore per m ezzo di essa. A scoltate solo qu ello che dice il Beato Leonardo da Porto Maurizio.

Egli chiam a la S. Messa arco c e ­ leste che placa le tem peste della D i­

vina Giustizia, quindi continua così:

Io credo ch e, se non fosse la Messa, i l m ondo a qu est’ora sarebbe già

(46)

sprofondato, per non poter più reg­

gere al peso di tante iniquità. La Stessa è quel potente sostegn o che lo sostiene in piedi.

E per anim are tutti ad essere sol­

leciti per ascoltare la santa M essa, il m edesim o beato Leonardo soleva predicare: Lasciate che io salga su lle cim e dei più alti m onti e quivi a gran voce e s clami: P opoli in g a n n a ti:

p o p o li in g a n n a ti, che fa te voi? P e r­

chè non correte a lla chiesa p er ascol­

ta re san tam en te quan te messe p otete?

Vi raccom ando pertanto di avere grande premura per andare alla Santa Messa, e di tollerare a tal fine anche qualche incom m odo. S. Isi­

doro, che era servo di cam pagna, si levava di buon mattino per andare alla santa Messa, e trovavasi a tem po debito a fare qu elle cose che dal suo padrone g li venivano com andate.

Con questo si tirò dal Signore ogni sorta di benedizion i; i suoi lavori, ed ogni cosa gli riusciva b en e.

In p rin cipio della Messa.

S ign or m io G esù C r is to , io vi

(47)

offerisco q u esto san to sacrifizio a vostra m a ggior gloria ed a b en e sp iritu a le d ell’anim a m ia, fatem i la grazia ch e il m io cu o re e la m ia m e n te ad altro p iù n on p en sin o che a voi. A nim a m ia, scaccia o g n i altro p en siero e preparati ad a s­

sistere a questa san ta Messa coi m assim o ra cco g lim en to .

A l Confiteor.

Io con fesso a D io o n n ip o ten te, alla B eata sem p re V erg in e Maria, al B eato M ichele A r c a n g e lo , al B e a to G iovanni B a ttista , a’ sa n ti ap ostoli P ietro e P aolo e a tutti i S a n ti , ch e m olto p ecca i con p en sieri, parole ed op ere p er m ia colp a, p er m ia colp a, per m ia gra n ­ d issim a colp a. P erciò p rego la B eata V erg in e M aria, il B eato Mi­

ch ele A r c a n g e lo , il B . G iovanni

Battista, i Ss. A p ostoli P ietro e

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P aolo e t u tti i sa n ti ad in te r c e ­ dere p er m e ap p resso il S ig n o r n ostro Id d io.

Il Sacerdote ascende all'altare.

T utta la terra vi a d o r i, o S i­

gn o re, e ca n ti lo d e al v o stro san to n om e. Sia g lo ria al P ad re, al F ig li­

u olo ed allo S p irito S a n to . Così sia.

A l Kyrie eleison.

S ig n o r m io G. C., abbiate m ise ­ ricordia di q u esta povera an im a m ia.

A l Gloria.

Sia gloria a Dio n el più alto de’ c ie li, e p a ce in terra agli u o ­ m in i di b u o n a v o lo n tà , p erch è solo Iddio è d egn o di essere lo ­ dato e glorificato p er tu tti i secoli.

A ll’Oremus.

R icev ete, o S ig n o re, le p regh iere

ch e da q u esto sacerd ote vi so n o

indirizzate p er m e. C on ced etem i

la g ra zia di v iv ere, e m orire da

(49)

buon cristiano nel grem bo della santa Madre Chiesa.

A ll’E pistola.

Infiam m ate, o Signore, il cuor mio del vostro santo am ore, ac­

ciocché io vi ami e vi serva tutti i giorni della mia vita.

A l Vangelo.

Io sono p r o n to , o S ig n o r e , a confessare la fede del V angelo a costo della m ia v ita , professando le grandi verità, che ivi sono con- ten ute.

D atem i grazia e fortezza per fare la vostra D ivina v o lo n tà , e fug­

gire tutte le occasioni di peccare.

A l Credo.

Io credo ferm am ente tu tte le

verità che voi, m io D io , rivelaste

alla vostra Chiesa, perchè siete v e ­

rità infallibile. A ccrescete perciò

in m e lo spirito di viva fed e, di

(50)

ferma speranza, e d ’ infiam m ata carità.

A ll'O ffertorio.

Vi offerisco, o m io D io , per le m ani del Sacerdote quel pane e quel vino che debbono essere can ­ g ia ti nel corpo e nel sangue di Gesù Cristo.

V i offro nel m edesim o tem po il m io cuore, la lingua m ia, affin­

chè per l’avvenire altro non d e­

sideri nè di altra cosa io parli, se non di q uello che riguarda al vo­

stro santo servizio.

A ll’Orate F r a tres.

R icev ete, S ig n o r e, q uesto sa - grifizio per onore e gloria del vo­

stro santo nom e, per m io vantaggio, e per quello di tutta la vostra Santa Chiesa.

A l Praefatio.

Mio cuore, alzati a Dio e pensa

(51)

alla passione di G. C., che egli rinnova p e’ tuoi peccati,

A l Sanctus.

A nim a m ia, unisci ogni tuo af­

fetto al coro degli A ngeli, e canta con essi un inno di gloria dicendo:

S anto, S anto, Santo è il Signore, il Dio degli eserciti. Sia glorificato e b en ed etto per tutti i secoli.

A l M emento dei vivi.

Vi prego, o Gesù m io, di ricor­

darvi de’ m iei gen itori, degli altri p a ren ti, de’ m iei benefattori, degli am ici m iei, ed anche de’ miei n e­

m ici: ricordatevi altresì del Som m o Pontefice e di tutta la C hiesa, e di ogni autorità spirituale e tem ­ porale, a cui tutti sia pace, c o n ­ cordia e benedizione.

A ll’elevazione dell’Ostia.

Con tutta um iltà prostrato vi

(52)

adoro, o S ignore, e credo ferm a­

m ente che voi esistete in questa Ostia sacra. Oh gran m istero, un Dio viene dal cielo in terra per la mia salu te! Sia lodato e rin­

graziato ogni m om ento il san tis­

sim o e divinissim o sacram ento.

(100 g io rn i d ’in d u lg e n z a o g n i volta).

A ll'E levazione del calice.

S ignor m io Gesù Cristo, io adoro quel san gu e che voi spargeste per salvare l’anima m ia. Io ve l’offe­

risco in m em oria della vostra p as­

sion e, m orte, risurrezione e ascen ­ sione al cielo; ricevetelo in isconto de’ m iei p e c c a ti, e p ei bisogni di santa Chiesa.

A l memento dei m orti.

R icordatevi, Signore, dell e anim e

del Purgatorio e specialm ente di

quelle de’ m iei p a r e n ti, benefat­

(53)

tori spirituali e tem porali. L ibe­

ratele da quelle pene e date a tutte la gloria del paradiso.

A l P ater noster.

Vi ringrazio, Gesù m io, di q u e­

sto eccellente m odello di preghiera che m i deste: fatem i la grazia che io la possa recitare colla divozione e coll’attenzione che si m erita.

C oncedetem i quanto in essa v i do­

manda per m e quel sa c er d o te, e soprattutto ch e io non cada in m or­

tale peccato, unico e som m o male c h e può farmi perdere eternam ente.

Dite il

P ater noster,

etc.

A ll’A gnus D ei.

G e sù , agnello im m a co la to , vi supplico ad usare m isericordia a m e e a tutti gli uom ini del m ondo affinchè tu tti si convertano a voi, per godere quella vera pace che provano coloro ch e sono in gra­

zia vostra.

(54)

A l D om ine non sum dignus.

O S ign ore, per la m oltitudine d e’ m iei peccati io non son degno che voi veniate ad abitare n e l­

l’anima mia, ma dite solam ente una parola, e mi sarà rim esso ogni peccato. Oh quanto mi spiace di avervi offeso, fatemi la grazia, che non vi offenda mai più per l'av­

venire.

A lla Comunione.

Se n o n p o te te co m u n ic arv i s a c ra ­ m e n ta lm e n te fate a lm e n o la c o m u ­ n io n e sp iritu a le , c h e c o n siste in un a rd e n te d e sid erio di ric e v e re G esù n e l v o stro c u o re , d ice n d o :

Mio caro e buon Gesù, poiché questa m attina io non posso r i­

cevere l’Ostia santa, venite nondi­

m eno a prendere possesso di m e colla vostra grazia, onde io viva sem pre nel vostro santo am ore.

La grazia che singolarm ente vi d o­

(55)

m ando è di potere star lontano dalle cattive com pagnie, ch e pur troppo sono state occasione delle m ie cadute nel peccato.

A lle ultim e orazioni.

V i ringrazio, o m io Dio, di es­

servi sacrificato per m e. F ate che sin da questo m om ento tutto io mi possa sacrificare a V oi. Dispia­

ceri, fatiche, caldo, freddo, fame, sete ed anche la m orte tutto a c­

cetterò volentieri dalle vostre mani, pronto ad offerire tutto e perdere tutto, purché io possa adem piere quello ch e prescrive la vostra santa legge,

A lla Benedizione.

B enedite, S ignore, queste sante

risoluzioni, beneditem i per la m ano

del vostro m inistro, e fate che gli

effetti di questa benedizione siano

eternam ente sopra di m e. Nel nom e

(56)

del Padre, e del F igliuolo, e dello Spirito S anto. Così sia.

A ll'u ltim o Vangelo.

Verbo ete rn o , fatto carne per salvare l ’anima m ia , io vi adoro col più profondo rispetto, e vi rin­

grazio di quanto patiste per m e.

C oncedetem i la grazia di conser­

vare i frutti di questa santa Messa;

p erd on atem i, se non vi ho assi­

stito colla debita attenzione, e fate che uscendo io di questa chiesa abbiano gli occhi, la lingua e tutti i sensi m iei in som m o orrore ogni cosa che si opponga alle verità del vostro santo Vangelo.

D ite u n a S a lve a lla B. V. Im m a c o ­ lata ed u n P a te r a S. G iu sep p e , a f­

finchè vi aiu tin o a m a n te n e re i p ro ­ p o n im e n ti fatti, e s o p ra ttu tto ad e v i­

ta r e lo o ccasio n i d e l peccato .

(57)

Disposizioni n ecessarie p e r ricevere il S acram ento della P enitenza.

U n solo p eccato m o rta le , o c ris tia ­ ni, b asta p e r p re c ip ita re n e ll’in fern o colui c h e l’ha com m esso, se egli non n e o ttie n e il p e rd o n o da Dio p rim a di m o rire ; p e rciò n o n havvi cosa al m o n d o c h e ci d e b b a sta re m ag g io r­

m e n te a c u o re , q u an to l ’o tte n e re q u e sto p e rd o n o q u a n d o si h a avuto la d isg razia di p e c c a re m o rta lm e n te . G esù C. h a in stitu ito il sa c ra m e n to d e lla p e n ite n za p e r o tte n e re il p e r ­ dono d e ’ p e cc a ti co m m essi dopo il B attesim o.

Egli disse a ’ suoi apostoli e n ella p e rs o n a di q u elli a ’ sa c erd o ti loro su c c esso ri: com e i l p a d r e m io celeste m a n d ò m e, c o s ì io m a n d o v o i.

Cioè l’a u to rità d a ta a m e dal mio p a d re e te rn o , la m ed esim a io c o n ­ cedo a voi. Q uesta a u to rità c o m p re n ­ d ev a c e rta m e n te ezian d io la facoltà di r im e tte r e i p eccati. V o len d o poi p a rla re in isp e cie d e lla co n fessio n e, disse p re c isa m e n te ai suoi ap o sto li:

I p e cc ati so n o rim essi a qu elli, a cui

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